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Aualità, storia e cultura esoterica Marzo 2019 Il Generale di Brigata Aerea Aldo Amedeo Mecozzi e la Gran Loggia d’Italia. Storia di un faldone ritrovato. di Anna Checcoli Grafica, impaginazione, eding a cura di Franco Ardito

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Attualità, storia e cultura esotericaMarzo 2019

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Il Generale di Brigata Aerea Aldo Amedeo Mecozzi e la Gran Loggia d’Italia.

Storia di un faldone ritrovato.

di Anna Checcoli

Grafica, impaginazione, editing a cura di Franco Ardito

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Il Generale di B. A.Aldo Amedeo Mecozzi

e la Gran Loggia d’Italia.Storia di un faldone ritrovato

Anna Checcoli

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l mondo del collezio-nismo è davvero va-rio, e quindi capita di imbattersi, soprat-

tutto se sei alla continua ri-cerca di oggetti e documenti mas-sonici, in qual-cosa di davvero interessante.Questa è la sto-ria del Generale di brigata aerea Aldo Amedeo Mecozzi, limi-tatamente ad un periodo molto importante per le vicende del no-stro paese ed an-che per la Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M., che allora si chiamava Sere-nissima Gran Loggia Naziona-le d’Italia.Aldo Amedeo Mecozzi nasce a Roma 17 genna-io 1892, in una famiglia mode-sta, ma si mo-stra sin da bam-bino desideroso di aiutare i geni-tori facendo il garzone di un fornaio. Amante della lettura e dello studio, cer-cherà di acquistare sulle bancarelle quanti più libri possibile, nel tentativo di farsi una cultura.

A 21 anni si arruola come soldato semplice volontario nel 6° Reggimento genio ferrovieri, e va in Eritrea. Nel 1916 vene promosso

Sergente, poi Sottotenente di complemento, e quindi Tenente di complemento. Compie 370 voli di guerra, abbatte sette velivoli nemi-ci, è pluridecorato.Dai primi anni ‘20 inizia

l’attività di pubblicista in materia aeronautica, e pro-segue brillantemente la sua intensa e complessa carriera fino a quando, nel 1930, vie-

ne promosso Te-nente Colonnello e nel ‘35 diventa Generale di bri-gata aerea. Passa all’Oriente eter-no a Roma il 2 novembre 1971. Non mi sono di-lungata nei par-ticolari della vita del Gen. Mecoz-zi perché, seppu-re con qualche inesattezza, è possibile trovarli sul web. Quello che qui, invece, ci interessa da vicino, è la do-c umentazione relativa alla sua ap pa r te ne n za alla Serenissi-ma Gran Loggia Nazionale d’I-talia, oggi Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M.Da una piccola pagina di taccu-ino scritta fret-

tolosamente si evince che il futuro Generale si era informato anche rela-tivamente alla “Massoneria Universale Comunione Italia-na”, di cui segna l’indirizzo

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(S. Pietro all’orto n. 7, al pri-mo piano) e il nome di alcu-ne Logge come Cattaneo, De Cristoforis, Fratelli Bandie-

ra, Giovi-ne Italia,

La Ragione ed altre scritte con grafia incomprensibile, oltre alla Romagnosi, Batti-sti, Cavalieri di Scozia, Ci-

salpina, Eterna Luce, Car-ducci, Vis Nova, ecc... Ma andiamo per ordine.In una lettera ad un collega, il Tenente Retino, datata gennaio 1917, egli si rivolge a lui chiamandolo Fratel-lo, pur non essendo anco-ra stato iniziato. Oggetto della corrispondenza è l’in-

vito che l’aviatore riceve ad entrare in Massoneria, esattamente nella nostra Istituzione: egli sostiene di non sentirsi ancora pronto ad affrontare seriamente l’ingresso nell’Ordine e ag-giunge inoltre:«...Il mio desiderio di coerenza non solo formale ma sostan-ziale mi renderebbe difficile liberarmi, qualora i gravi av-venimenti politici e militari e sociali che si succedono, qua-lora l’indirizzo che di fronte ad essi l’Ordine potrebbe assume-re, qualora infine i suoi tradi-zionali programmi di pensiero e d’azione che io come profano ignoro, suscitassero in avvenire un dissidio fra la mia libera co-scienza di uomo e i miei doveri di massone».Prosegue con alcune con-siderazioni piuttosto anti-clericali, ma ciò che mi ha colpita sono le osservazioni “molto personali”, come lui le definisce, relativamente al suo ruolo in Massoneria, dalle quali si evincono con-cetti non poi così personali, ma anzi esplicativi di come un tempo veniva vissuta e percepita la vita massonica. Egli scrive dunque:«Allo stato odierno dei miei meriti, sprovvisto come sono di titoli, non disponendo nell’Or-dine di altro appoggio che quel-lo portomi dalla tua cortesia, non avendo potuto partecipare alla vita politica per il soprag-giungere del servizio militare,

Raoul Vittorio Palermi, Gran Maestro della Serenissima Gran Loggia Nazionale d’Italia.

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non posso aspirare nell’Ordine che ad un grado umile e, aspet-tando di acquistar meriti ed autorità, dovrei subire la coar-tazione di alcune mie tendenze ed abitudini. Se invece io atten-do, se faccio conoscere qualche mio valore, se faccio in modo che la mia iscrizione sia deside-rata e apprezzata dai Fratelli, io, quando accetterò di farne parte, raggiungerò rapidamen-te un grado elevato, entrerò con un programma mio, con una “self made personality” [...]»Ciò che viene dunque spon-taneo di dedurre è la piena integrazione della Masso-neria con la vita politica e sociale di chi veniva a far-ne parte. E’ quindi evidente uno scollamento importan-te del mondo latomistico da quello istituzionale sta-tale, che via via si è andato acuendo a seguito dei tragi-ci eventi delle due guerre, del Fascismo, dei Patti La-teranensi, della questione P2 e di altre interazioni con ulteriori realtà massoniche che non sto qui a citare.Aldo Amedeo Mecozzi ver-rà poi iniziato alla R...L...Nazionale il 16 febbraio 1922, per giungere al IV grado il 14 settembre dello stesso anno. Nel fascicolo sono presenti gli Statuti ed i Rituali dei tre gradi simbolici, nonché il suo brevetto di 4° grado. Esaminandoli, ho avuto grandi sorprese. Citerò solo

quelle che non hanno un riferimento specifico alla ritualità, ma che possono rivestire in ogni caso, a mio parere, un forte interesse. Inizio da una curiosità: sono presenti i rituali per le cerimonie funebri, per il battesimo massonico (pre-sentazione di giovani comu-nemente definiti ulivelli) e per il matrimonio massoni-co. Quest’ultimo Rito, dun-que, esisteva già nel 1921, e non è stato creato recen-

temente, come qualcuno ha sostenuto. La cosa di maggior interesse è che già allora in tutti questi ritua-li si parla di Sorelle. Quin-di, la presenza delle donne era prevista, ed esse erano affiliate, seppur in numero esiguo. In effetti, leggendo gli Statuti del l’epo-ca, in nessun luogo si nega alle profane di sesso femmi-nile di poter essere iniziate.Fra i vari documenti emer-

Domizio Torrigiani, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.

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ge un invito datato 22 giu-gno 1922, dove il M...V...Chiarappa convoca i FFrr... della R...L...XX Settembre al matrimonio massonico “di un nostro caro Fratello con una nostra cara Sorella”.Un altro particolare che mi ha colpita è il forte legame con l’ebraismo che era pre-sente nei nostri rituali. Già in quello di primo grado, la prima pagina riporta i mesi dell’anno in ebraico ed una datazione diversa da quel-la oggi in uso, distinta fra Ordine e Rito: 4000 anni da aggiungere all’anno in corso, definito Anno Lucis, mentre per il Rito Scozze-se si fa iniziare l’anno il 23 settembre e si contano 3760 anni da aggiungere secon-do la “cronologia giudai-ca”, definito Anno Mundi. Le varie parole di deriva-zione ebraica sono scritte e lette al contrario, partendo da destra. Ne deduco che tali riferimenti all’Ebrai-smo siano stati epurati con la riemersione della Masso-neria nel 1946, temendo fu-ture ricadute in fatti tragici e ben noti, e dunque pren-dendo le distanze da certe peculiarità.Ugualmente interessante

è un do-cumento

dattiloscritto datato 1922 e intitolato “Sintesi esplica-tiva dell’Istituto massonico”, a cura di un Maestro Venera-

bile dell’Oriente di Roma, (esattamente della R...L... Madre XX Settembre 1870) ivi siglato come M.A.C (Michele A. Chiarappa), 33° grado. Cito: «[...] Basta pensare all’apparente contrad-dizione che può discoprirsi fra il trinomio massonico e la fon-damentale struttura della Mas-soneria, per com-prendere in quale inganno potrebbe indurre una sinte-si affrettata e sem-plicista: il termine “Libertà” sembra in antitesi con la ferrea disciplina, quello di “Ugua-glianza” con il ca-rattere gerarchico dell’Istituto; mentre la stessa “Fratel-lanza” è in contra-sto almeno formale con la voluta esclu-sione di classi in-tiere e di categorie sociali e morali dal consorzio massoni-co. […]»Prosegue insisten-do sull’importanza della co-noscenza e dello studio eso-terico, affinché la tradizione millenaria della Massoneria possa essere tramandata, scrive che uno dei requisiti fondamentali è la selezione e quindi la preparazione, e che i Fratelli sono chiamati a collaborare in ogni forma al progresso umano, diffonden-

do l’amore del vero e la fede nel divino, impedendo però che essi possano diventare strumenti di oppressione so-ciale, e a coltivare l’amore fra gli uomini. Tuttavia conclu-de così: «[...] Forgiare nei propri proseliti e adepti la facoltà di gui-datori, noti od occulti, di masse, pel conseguimento di tutte queste

finalità».Tornando ad Aldo Amedeo Mecozzi, essendo uomo che amava informarsi, egli conserva svariati articoli di giornale; uno in particola-re, firmato da Torrigiani, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, intitolato il “Manifesto della Massone-ria”, pubblicato nel 1922 in

Benito Mussolini con i Quadrumviri Emilio De Bono, Michele Bianchi, Cesare Maria De Vecchi e Italo Balbo, tutti massoni della Serenissima Gran Loggia Nazionale d’Italia.

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occasione della ricorrenza del XX settembre, chiarisce la posizione assolutamente anticonfessionale della sua Istituzione. Egli infatti ri-badisce che esiste il perico-lo per la nazione di ricadere nel dominio incontrastato della Chiesa a causa di “tor-bidi mercanti della politica, ze-

latori della fede”. Non immaginava che di lì a cinque mesi Mussolini avrebbe preso delle decisio-ni che preludevano gli ac-cordi che avrebbero portato alla stipula dei Patti Late-ranensi, l’11 febbraio 1929.Incuranti, però, le più gran-di Obbedienze del momen-to continuano nelle loro

scaramucce relative alla pratica del Rito Scozzese; ed ecco quindi che il 27 otto-bre 1922 il Grande Oriente comunica su un quotidiano che esso è «la continuazio-ne ininterrotta di quello che si formò nel 1861 a Torino e che nel 1872 unificò in Roma, au-spice Giuseppe Garibaldi, la

Famiglia Massoni-ca Nazionale». In poche parole, il GOI sostiene di essere l’unica au-torità italiana ri-conosciuta dalla Massoneria Uni-versale.Andando a sbir-ciare nei vari do-cumenti, però, appare evidente ben altro.Il 24 maggio 1921 Raoul Pa-lermi emana un decreto che af-ferma che «l’unica Potenza Massonica del Rito Scozzese Antico e Accetta-to per l’Italia, sue

dipendenze e Colonie, è il Su-premo Consiglio sito in Piazza del Gesù 47, riconosciuto dal-la Confederazione Universale del Rito, e che la Gran Loggia Scozzese per il Governo dei pri-mi tre gradi è la sola autorità simbolizzata da esso Supremo Consiglio nonché dalle poten-ze regolari, riconosciuta per la Giurisdizione italiana».

Prosegue inoltre sostenen-do che sia Saverio Fera, che Leonardo Ricciardi, W. Burgess e lui stesso han-no reiterato proposte per giungere a concordia con il Grande Oriente e alla riu-nificazione, ma che queste non hanno mai trovato ri-sposta. Riafferma ancora una volta la precisa volontà di instau-rare l’unione dei cuori in tutta la Massoneria italiana e alla fine delibera di tron-care ogni indugio, procla-mando, a far data dal gior-no indicato nel documento, la unione di tutti i Massoni italiani in una unica Comu-nione per l’Italia. In poche parole, invita tutti coloro che lo desiderano ad aderi-re alla sua deliberazione e decreta la fusione delle for-ze massoniche italiane di Rito Scozzese Antico e Ac-cettato sotto gli auspici del nostro S. C. Confederato. Chiosa vietando ogni con-tatto con massoni irregolari e facendo osservazioni sui gradi di cui si fregiano, ov-viamente abusivi.Conclude il documento un paragrafo intitolato Palazzo Giustiniani dichiarato irrego-lare. Questo fa riferimen-to ad un a l l e g a t o estremamente interessan-te relativo a Saverio Fera e alla scissione del 1908, quando, cito le testuali pa-

Benito Mussolini con i Quadrumviri Emilio De Bono, Michele Bianchi, Cesare Maria De Vecchi e Italo Balbo, tutti massoni della Serenissima Gran Loggia Nazionale d’Italia.

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role, «il Grande Oriente presieduto dal Gran Maestro Ferrari propose la unificazione dei Riti onde veniva-no a scomparire il Rito Scozzese (dal 4° al 33° grado) ed il Rito Simbolico Italiano (dal 1° al 3° grado dell’Or-dine) per formare un Rito Nuovo. Naturalmente il Supremo Consiglio di Rito Scozzese si oppose a grande maggioranza». La piccola mi-noranza che ave-va accettato la distruzione del Rito Scozzese si era distacca-ta dal Supremo Consiglio e ne aveva creato uno nuovo, presiedu-to allora dal prof. Ballori (alla data del documento da Ferrari) che sedeva in Palaz-zo Giustiniani.

La gran maggioranza, in-vece, aveva seguito Save-rio Fera, divenuto Sovra-no Gran Commendatore. Sostiene Palermi che tutti i S.C. del mondo riconobbe-ro come preesistente quello di Saverio Fera. Fu così che nel 1912, a Washington, su 33 S.C. presenti, anche i due che precedentemente si erano dichiarati neutrali, quello di Francia e quel-lo svizzero, si associarono agli altri nel riconoscerci.Molto interessante è sottoli-neare che la Conferenza di Washington additò ai “dis-sidenti” il dovere di unir-si al S.C. di Fera, definito “unico e solo Supremo Consi-glio regolare del Regno” (vedi Atti Ufficiali della Conferenza di Washington, 1912).Dall’ultima pagina del De-creto si evincono anche al-tre informazioni. A Fera, dopo la sua morte, nel 1913 succede Ricciardi. A Ric-ciardi, William Burgess, a quest’ultimo, Palermi come S.G.C., il quale dall’aprile 1918 è anche Gran Mae-stro. Il 20 settembre 1920 a Roma, si riuniscono di nuovo le Rappresentanze dei Supremi Consigli del-la Confederazione e anco-ra una volta riconoscono che non vi è in Italia altra Massoneria regolare se non quella della Comunione di Rito Scozzese Antico e Accettato presieduta da Pa-

Massone ameri-cano dell’epoca della guerra d’indipendenza, durante una pa-rata in costume.

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lermi, con sede a Roma, in Piazza del Gesù 47.Palermi fa riferimento ad Annuari in nostro possesso relativi al 1912, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 18 e 20 e ai mag-giori Supremi Consigli del mondo che sempre ricono-scono il nostro come unico regolare, oltre ai succitati Atti del Congresso di Wa-shington del 1912.Cita inoltre la futura Con-ferenza di Losanna, dove il nostro è l’unico Supremo Consiglio d’Italia invitato come membro della Confe-derazione del Rito.Seguono un estratto dal n.11 della Rassegna Masso-nica dell’ottobre 1921 e le Deliberazioni della Conferenza dei Supremi Consigli Federati del Rito Scozzese Antico e Ac-cettato di Losanna, che ne-cessiterebbero di una men-zione a parte, in quanto di interesse storico e massoni-co veramente eccezionale, oltre che punteggiati da gu-stosi colpi di scena causati da “irregolari” che cerca-no di infiltrarsi e vengono prontamente scacciati. Un paragrafo veramente no-tevole riguarda Marshall, che in qualità di Fratello rappresentante i massoni americani, si complimenta con noi per l’opera svolta in Polonia e Cecoslovacchia.Una successiva comunica-zione del Supremo Consi-glio della Serenissima Gran

Loggia Nazionale d’Italia, datata 29 novembre 1921, a firma del Gran Segretario Generale Cesare Mombel-lo, ci mette infine al corren-te del fatto che Raoul Paler-mi, invitato a Washington alla riunione del Supremo Consiglio di Rito Scozze-se Antico ed Accettato per la giurisdizione Sud degli Sta-ti Uniti d’A-m e r i c a , definito Supre -m o

Con-s i g l i o Madre del mondo, è sta-to nominato Mem-bro Emerito, dignità confe-rita prima di allora solo al Duca di Kintore, Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio di Sco-zia e al Conte Goblet di Al-viella, S.G.C. del S.C. del Belgio. Inoltre, la Comu-nione italiana del “nostro” Rito, viene definita ancora una volta l’unica regolare.

Arriviamo alle note dolen-ti del 14 febbraio 1923, non senza un rapido excursus sulle posizioni dell’allora Gran Maestro del Grande Oriente e di quello della Gran Loggia.Uno storico contemporaneo sostiene che fu la Massone-ria a favorire l’avvento del Fascismo. Io direi piuttosto

che probabilmente favorì l’avvento del Sociali-

smo contro la fami-glia regnante ed il clericalismo predo-

minante. Citando in parte da A.

A. Mola, Sto-ria della Mas-soneria italia-na dall’Unità alla Repub-blica, in ef-

fetti, «l’atteg-giamento di favore sembra

motivato da aspetti del program-

ma del primo fascismo: lo spirito patriottico, la ten-

denza repubblicana, l’anticle-ricalismo». Non sono totalmente d’ac-cordo sull’ostilità nei con-fronti di popolari e socia-listi, in quanto, in fondo, il primo Mussolini era so-c i a l i s t a . Prosegue Mola: «E di fatto, lo stesso Torrigiani, pur con la necessa-ria prudenza, sembra guardare con benevolenza all’avanzata

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di Mussolini. Alla vigilia del-la marcia su Roma, Domizio dichiara di considerare il fasci-smo una “rivolta necessaria” che ponga fine alla confusione del dopo-guerra; sebbene voci sommesse all’interno di Palaz-zo Giustiniani esprimano qual-che dubbio sugli orientamenti del nuovo partito, il Gran Ma-estro si affretta, da un lato, a smorzare le manifestazioni di dissenso, dall’altro, a presenta-re l’Ordine sotto il segno del pa-triottismo e dell’interventismo, sottolineando le affinità e le comunanze con la nuova forza politica nella condivisa idea di rinnovamento della “coscienza nazionale”». La Giunta di palazzo Giu-stiniani convoca a Roma l’Assemblea per il 28 gen-naio 1923; a essa parteci-pano circa 500 delegati: lo scopo è quello di stabilire la condotta da tenersi nei confronti del Governo ora che la massoneria è stata definita “traditrice della na-zione e negatrice del rinnova-mento”. Nel corso dell’a-dunanza Torrigiani prova a negare tutte le accuse di antifascismo, ma non cede alla pregiudiziale anticleri-cale. Stando alle cronache del Corriere della Sera dell’1

f e b b r a i o 1923, la

discussione è appassiona-ta e ricca di interventi: alla fine, l’Assemblea si divide, nonostante l’opera media-

trice del Gran Mae-stro, fra chi vorrebbe seguire un indirizzo di incondizionato ap-poggio al Governo e chi rivendica, per la massoneria, una posi-zione “al di sopra dei partiti” “nella conce-zione superiore degli interessi della patria”. Quest’ultimo orien-tamento, alla fine, ot-tiene la maggioranza dei consensi, portan-do alla riaffermazio-ne dell’idea di laicità dello stato, del rispetto delle libertà politiche e delle organizzazioni sindacali. Dall’altra parte Paler-mi, a capo della Gran Loggia, ha una posi-zione di totale fedeltà al Fascismo, ma non tanto quanto sembre-rebbe. Ci rende edot-ti un opuscoletto del maggio 1939, intitolato Contro gli intrighi masso-nici nel campo rivoluzio-nario a cura dei Gruppi Anarchici dell’Antracite. Quivi è scritto che il Grande Oriente aveva accampato il merito della rivendicazione dell’italianità di Fiume per mezzo di Torrigia-ni, il quale, in una ba-laustra del 28 febbraio 1924, ne sottolinea la necessità di annessione.

Sempre grazie alla Masso-neria vengono fondate l’U-nione Antibolscevica di Roma

Opuscolo del 1939 realizzato dai Gruppi Anarchici dell’Antracite.

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e l’Alleanza cittadina di Fi-renze, che hanno lo scopo di opporsi a qualsiasi ro-

vesciamento politico e sociale, e che quindi in realtà manifestano simpatia al re quan-do i deputati socialisti abbandonarono l’aula all’apertura della sedu-ta reale. Nel gennaio 1921 si costituisce una federa-zione di tutte le Unioni antibolsceviche e Orga-nizzazioni civiche e vie-ne eletta vice-presidente Maria Rygier, Massona (così citata nel libretto). Questo apre un inciso ulteriore sulla impor-tanza, già in tale epoca, delle donne nel mondo latomistico, seppur pre-senti in numero esiguo. Nelle pagine del testo si prosegue scrivendo che gli stessi massoni avevano organizzato il lavoro volontario in tali associazioni, e i fasci non fecero che seguirli, mettendosi al servizio dell’Agraria e della Con-federazione dell’Indu-stria. Ancora, si sostie-ne che la Gran Loggia aveva creato all’inizio del 1921 il Partito Na-zionale Democratico, con d’Annunzio come pa-drino, e nel gennaio del 1923 aveva sospeso i sussidi. In quell’epoca

Gran Maestro della Serenis-sima Gran Loggia Nazio-nale d’Italia è Palermi, qui

definito “maggiore sabotatore della Massoneria del Grande Oriente”. Anche il Partito di Rinnovamento annovera fra i suoi capi membri della Gran Loggia, e nel testo ci-tato si sottolinea come Ma-ria Rygier era stata incarica-ta dalla stessa Gran Loggia di entrare nel Fascio per controllare l’uso degli aiuti finanziari dati dall’Agraria e dalla Confindustria. Segue un elenco di Massoni del Grande Oriente e della Gran Loggia appartenenti ai Fasci.Subito dopo, in grassetto, si parla di cifre. Cito: «Il Gran-de Oriente contribuì con tre milioni e mezzo alla marcia su Roma, dopo la quale la Gran-de Loggia assicurò i massoni d’America che l’Italia stava en-trando in un’era di ordine e di pace. Questi telegrammi furo-no trasmessi dal governo stesso come dispacci di stato, indiriz-zati all’ambasciatore di Boston, che li fece pervenire ai destina-tari. Rassicurare la massoneria americana valeva rassicurare il governo e la plutocrazia degli Stati Uniti. Basti pensare che Harding, presidente degli S.U., era 32 del Rito Scozzese, per vedere tutta l’importanza del connubio fascista-massonico».E ancora, il Supre-mo Consiglio della Gran Loggia nel 1922 appro-va una dichiarazione col placet di Mussolini, nella

Opuscolo del 1939 realizzato dai Gruppi Anarchici dell’Antracite.

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I deputati Gioacchino Volpe (sopra) e Massimo Rocca (pagi-na a fianco)

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quale si impegna a non far nulla contro le direttive del governo, ma anche Torri-giani, Gran Maestro del Grande Oriente, dichiara in una intervista al Giorna-le d’Italia che le Logge della sua Obbedienza erano da lui state invitate a cooperare al successo di Mussolini. In quell’occasione Torrigiani afferma che i massoni del-la colonia italiana di Parigi erano ferventi fascisti, cosa non vera, perché la Loggia Italia, appartenente alla Gran Loggia di Francia, si era pronunciata contro il governo fascista, cosicché a Triaca, Maestro Venerabile di quell’Officina, fu ritirato il titolo di garante di amici-zia fra le due Istituzioni. Mussolini però è ormai certo che la Massoneria, dichiarandosi in realtà al di sopra dei partiti, non sia conciliabile con il Governo nazional-fascista. È inoltre consapevole che combat-terla, in un paese profonda-mente cattolico come l’Ita-lia, gli avrebbe assicurato il consenso dei fedeli. E così, il 15 febbraio 1923, il Gran Consiglio, a maggioranza, dichiara incompatibile l’ap-partenenza alla massoneria

con l’ade-sione al

Partito nazionale fascista. Di fronte al nuovo attacco Torrigiani torna ad offrire garanzie di lealtà: il 16 feb-

braio invia una circolare alle Logge per confermare la volontà di fiancheggiare il Governo, invitando tut-

ti ad applicare le direttive votate; nello stesso tempo cerca di difendere l’Ordi-ne, ricordando a Mussoli-ni in uno scritto personale che «le nostre Logge ed i nostri membri non hanno mai man-cato in fedeltà alla Patria».Lungi da me il voler as-solvere Raoul Palermi ma questi, in effetti, assume un comportamento che, ad una lettura superficiale, può apparire tortuoso e in-

congruente. Da una parte anch’egli cerca protezione, in quanto fanno parte del Gran Consiglio fascista

alcuni membri della sua Comunione, tre dei quali hanno votato inizialmente contro il decreto mussoli-niano di scioglimento del-le Comunioni massoniche; dall’altra parte dichiara che “la Gran Loggia non esiste” e si rifiuta di riunire la Gran Loggia, convocando solo il Supremo Consiglio, forse, e dico forse, in un estremo tentativo di salvare qualco-sa. Questo però gli vale un

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articolo su un quotidiano, a firma dei suoi stessi Fra-telli, dove viene accusato di alto tradimento.

Per approfondire un po’ quanto detto poc’anzi, ri-porto alcuni stralci degli interventi di due Deputati durante la 1a sessione della tornata del 16 Maggio 1925 alla Camera, in occasione della discussione per il voto al decreto di Mussolini sullo scioglimento di cui sopra.

Gioacchino Volpe:«[...]Vale a dire, la legge contiene un divieto indiretto e attenuato

alla esistenza delle associazioni segrete e un divieto perentorio e categorico ai funzionari di appartenervi. Questo, a mio

modo di vedere, po-teva basta-re. Utile e necessario far questo, ma anche suf f icien-te, vuoi in rap p o r to allo sco-po che si voleva e si doveva raggiunge-re, vuoi in rap p o r to alla limi-t a z i o n e che è le-cito porre all’attività dei citta-dini. Le a s s o c i a -zioni più

o meno segrete, più o meno pubbliche - non illudiamoci, onorevoli colleghi, tutte quan-te le associazioni, di qualsiasi genere, sono un po’ segrete e un po’ pubbliche e tali rimarran-no - tutte queste associazioni potevano seguitare a sussistere; ma lo Stato armava se stesso a difesa contro le associazioni, disarmava esse delle loro armi più efficaci ; le colpiva special-mente in quella che era la sor-gente prima della loro forza,

che si risolveva poi in una sua propria debolezza, vale a dire il segreto e l’appartenenza ad esse dei funzionari dello Stato. La maggioranza della Com-missione, di cui ho avuto l’onore di far parte, ha invece aggiunto qualche altra cosa: «Le associa-zioni, enti ed istituti costituiti od operanti anche solo in parte in modo clandestino od occul-to, o i cui soci sono comunque vincolati dal segreto sono vieta-ti. Il loro scioglimento avviene per decreto del prefetto, ecc.». Seguono poi le sanzioni puni-tive. Ora, io non credo che la maggioranza della Commissio-ne sia stata bene avvisata nel proporre questa modificazione al progetto. Ed io ho espresso il mio dissenso nel seno della Commissione stessa. Si è detto che il mutamento è piccolo, che è più di forma che di sostanza, che si tratta in fondo di girare la posizione, anziché affrontar-la. In fondo, lo scopo primo ed ultimo è sempre quello di sop-primere le associazioni segrete, ecc. Ma io non credo che sia una cosa di forma solamente. Diverso è dire: io, Stato italia-no, intendo sapere quello che si fa nell’ambito delle associazio-ni tutte quante; io, Stato, ordi-no a voi miei impiegati di non iscrivervi in associazioni segre-te, e pongo fra le altre limitazioni vostre anche que-sta; oppure: io, Stato, sciolgo con decreto prefettizio tutte le associazioni esistenti o operan-

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ti anche in parte in modo clan-destino o i cui soci siano vinco-lati dal segreto».

Massimo Rocca

«[...]Non sono stato mai un ami-co della massoneria; l’ho sempre combattuta; entro il fascismo sono stato un antimassone asso-

luto: ebbene, permettetemi che io vi dica che una legge contro la massoneria, e contro la mas-soneria soltanto, una legge la quale non si appuntasse ad uno scopo generale ma ad uno sco-po particolare, per colpire quel-la data associazione esclusiva-mente, non soltanto farebbe del male al fascismo medesimo e al

paese, ma rappre-senterebbe una fa-ziosità che nessun buon senso po-trebbe giustificare. Comprendo: la massoneria è una società segreta; ed è vero: io credo che in regimi civili le società segrete non dovrebbero esiste-re perché soltanto coloro che hanno la capacità di ri-spondere delle pro-prie azioni e delle proprie opinioni hanno diritto, in fondo, di vivere la vita politica. Se la massoneria non sarà capace di vivere senza segreto, si troverà nella condizione di dover soccom-bere. Orbene, se l’accusa che si fa alla massoneria di essere segre-ta è una accusa fondata, l’accu-sa che si fa alla

massoneria puramente per avere dei legami internaziona-li è pericolosa, e domani può ritorcersi contro tutti voi. Ho detto che se si fa alla massone-ria l’accusa di essere segreta e si domanda che non lo sia più, questo, in principio, lo appro-vo. Ma nella relazione Bodre-ro e in certi discorsi, si son det-

Lettera di richiesta a Mecozzi di dichiarare la propria eventuale apparte-nenza a società segrete.

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te cose che possono pesare più ancora del progetto di legge del Governo, ed io non mi sento di condividerle».Come diretta conseguenza dei gravi fatti che poste-riormente accaddero, molti furono coloro che abbando-narono la Massoneria, e fra questo anche il nostro, allo-ra Capitano, Mecozzi. Egli fu tuttavia quasi premoni-tore, in quanto fece sì che il suo cammino latomistico cessasse assai prima.Il 16 settembre 1922 chie-de di essere messo in con-gedo dalla Loggia e dalla Camera di appartenenza a Roma, causa trasferimen-to a Milano. Dopo qualche tempo in cui egli, di stanza nella nuova città, oberato di impegni correlati al suo servizio, e affannato dalla malattia di una persona di famiglia, non si presenta ai lavori massonici, riceve una lettera piuttosto risenti-ta dall’allora Grande Ispet-tore Pro-

vinciale di Milano cui il nostro risponde puntual-mente con un piglio degno della sua personalità, per niente malleabile... Egli rimarrà fuori dall’ambito massonico sin da quel 16 settembre in cui aveva chie-sto congedo a Roma. Il 16 Gennaio 1926 viene ri-chiesto a Mecozzi, da parte del Comando di apparte-nenza, di dichiarare esplici-tamente e per scritto di non appartenere a società segre-te. Egli chiede e ottiene da Palermi una dichiarazione, che conferma le sue dimis-sioni dalla Associazione Massonica fin dal settem-bre 1922 e di aver trascu-rato i doveri massonici ri-nunciandovi, non aderendo agli inviti pervenutigli.Ed ecco che il nostro rac-conto si conclude, voluta-mente privo o quasi di va-lutazioni personali, mera citazione di fatti estrapolati da documenti, senza alcun

tentativo di edulcorazione. Nella mia opinione, il cam-mino massonico è davvero bello e formativo, anche nella misura in cui chia-rezza, ricerca ed autocritica ne sono punte di diamante. Dopo aver percorso la linea del tempo in orizzontale, e i fatti degli uomini in verti-cale, sperando di aver colto l’essenza di quella luce che pulsa nel punto di unione di queste due ideali direzioni, un po’ come nella moleco-la di laminina, che è il col-lante che tiene insieme le cellule del tessuto umano, mi auguro che anche la so-cietà contemporanea esca dal torpore ed impari dalla storia, adoperandosi affin-ché gli errori e gli orrori del passato non si ripetano.

BIBLIOGRAFIA- Contro gli intrighi massonici nel campo rivoluzionario - gruppi anar-chici della Valle dell’Antracite mag-gio 1939- Legislatura XXVII . 1a sessione

- discussioni - tornata del 16 maggio 1925 - Deliberazioni della

Conferenza dei Supremi Consigli Federati del Rito

Scozzese Antico ed Accetta-to a Losanna

- A.A. M o l a ,

Storia della Massoneria italia-na dall’Unità alla Repubblica

- Documenti presenti in un fasci-colo privato

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