il futurista marche - 5

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supplemento al n° 42 marche www.ilfuturista.it mensile indipendente A JESI LA SINISTRA SCONFITTA DOPO 40 ANNI CHE SPETTACOLO

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supplemento mensile de Il Futurista dedicato alle Marche - maggio 2012

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n° 42 marche

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a.it mensile indipendente

A JESI LA SINISTRA

SCONFITTA DOPO 40 ANNI

CHE SPETTACOLO

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marcoCATALANI

TREMA LA TERRA IN EMILIA. Damarchigiani, con i ricordi del terre-moto del ‘97 ancora bene impressiin mente e nel quarantennale delgrande terremoto di Ancona, nonpossiamo non essere vicini alle po-polazioni colpite dal sisma. Chi dinoi, sentendo tremare (qui lieve-mente) la terra, soprattutto nella giornata del 29,non ha rivolto un pensiero di preoccupazione neiconfronti dei vicini già provati dalla “botta” di diecigiorni prima. La nostra Protezione Civile, quella re-gionale e quella composta dai tanti volontari deigruppi comunali, si è già messa all’opera per dareuna mano agli emiliani provati, sfollati a lutto perla perdita di una persona cara. Ma c’è un altro terre-moto che ha caratterizzato il mese di maggio. Stiamoparlando di quello politico. Il risultato dei ballottaggiha ufficializzato ciò che da tempo nell’aria si presagiva.Bastava avere le antenne dritte e ben sintonizzatesull’umore della popolazione per capire ciò che sa-rebbe emerso dalle urne delle elezioni amministrative. I partiti tradizionali sono al collasso. Gli schemi

votati al passato cedono al passo alle nuove idee. AJesi, dopo 40 anni, la sinistra perde lo scranno piùalto del Palazzo, in favore di Massimo Bacci e dellasua coalizione di liste civiche a cui anche Futuro eLibertà ha partecipato. Le condizioni del candidatosindaco vincente erano chiare. Via i simboli deipartiti. O non se ne fa niente. Fli ha fatto la suaparte: fiducia nel candidato e nel progetto. Smessolo scudetto, ha prestato i suoi uomini e le suerisorse per il bene della città. Doveva essere della

partita anche l’Udc ma poi non se n’è fatto niente.Troppo importante, per gli uomini di Casini, tenerealta la bandiera. Il risultato è stato punitivo. Unostriminzito 2% e nessun eletto in consiglio comunale.E che dire del Pdl? In seno ai berluscones c’eraanche qualcuno che aveva tentato di proporre l’ac-coglimento della proposta di Bacci. È stato messoin minoranza. Il Popolo delle Libertà è andato dasolo, ha preso un 6,5% ed è rimasto fuori dal parla-mentino cittadino. L’esperienza jesina deve esserea questo punto d’esempio per tutti. Il presidenteFini a Pietrasanta lo aveva detto. Movimento, nonpartito. Rischio, non poltrone. “Rischiare, come ab-biamo fatto all’inizio - disse - navighiamo in mare

aperto, cerchiamo di capire cosachiede la società e di rispondere”.Con chi ci sta. Ci è venuto da sorri-dere (amaro?) quando Casini ha ar-chiviato il Terzo Polo. Quando maiè stato messo in campo? Nella logicadel potere decisionale dei territori,ci siamo trovati lo scudo crociato

cotto in tutte le salse. A Fabriano (la città di Spacca, di Viventi, dei

Merloni) ha vinto in colazioni con Pd e Idv come in-segna il Modello Marche che tanto piace al segretariodemocrat Ucchielli. Ha vinto ma non ha stravinto.E la fascia tricolore sembra più un premio al lavorodel neosindaco Sagramola, vicepresidente uscentedella Provincia di Ancona. A Civitanova e Tolentino,andando da solo, è scomparso dai consigli comunali,portando alle dimissioni il segretario provincialeAugusto Ciampechini. A Sant’Elpidio a Mare haperso appoggiando il candidato del Pd contro ilneosindaco Terrenzi (dell’Idv) e a Porto San Giorgionon la lista è stata estromessa dalla competizioneper irregolarità riscontrate dal Tar. Dare per mortoun progetto che in realtà non è stato mai attuato, cisembra almeno ingeneroso. Vero che le decisioninon vanno calate dall’alto e che ai territori spetta ladecisione finale ma un maggior impegno da partedei due leader – Fini e Casini – sarebbe auspicabile.In sostanza il voto ha confermato che chi ha ricettenuove viene premiato. Ci vuole tanto a capirlo?�

in questo numero ospitiamo l’intervento di Alessandro Neri,comitato tecnico-scientifico de I Gre delle Marche

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O si cambia o si muore

Terzo Polo addio? Ma se non è mai partito

il futurista marche

Anno 1 - numero 5inserto mensile de Il FUTURISTAdirettore FILIPPO ROSSI

REDAZIONE MARCHEcapo redattore MARCO CATALANI

In redazioneMaurizio Grilli, Sergio Solari

Hanno collaborato:Mario Baldassarri, Guido Guidi, Luca Giordani, Rossella Favi, Adriana Staicu, Francesco Gambini, Valentina Cesarini, Manola Giorgini,

Massimo Guido Conte, Emanuele Suardi.

ci trovi anche su facebooke twitter@futuristamarcheinfo: [email protected]

IL FUTURISTA MARCHE

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3giugno 2012

maceratae provincia

fermoe provincia

ascolie provincia

marche chiama italia

anconae provincia

pesaroe provincia

rubriche

PAG 8 IL CASO ERSU DI GUIDO GUIDI

cultura

ambientedi Massimo G. Conte

tavoledi Emanuele Suardi

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Due mesi fa la Corte dei Conti ha detto: “den-tro” gli 800 miliardi di euro di spesa pubblica

ci sono 60 miliardi di “corruzione”, “dentro” i740 miliardi di euro di tasse “mancano” 120miliardi di “evasione”. Totale, tra corruzione edevasione, 180 miliardi di euro, cioè l’11,4% rispettoai 1.580 miliardi di Pil del 2011. Meno di un mesefa, quattro economisti (Ardizzi, Petraglia, Piacenzae Turati) hanno pubblicato per la serie Temi di Di-scussione, n.864, della Banca d’Italia, uno studionel quale stimano le dimensioni dell’economiasommersa (quella cioè fatta per evitare di pagaretasse e contributi) e dell’economia illegale (quellacioè che oltre a non pagare tasse e contributi è to-talmente fuori legge, prostituzione e droga incluse).

Nella media degli anni 2005-2008, l’economia sommersarisulta pari al 16,5%, quella illegale pari ad un aggiuntivo 11%.Sempre rispetto al Pil del 2011, si tratterebbe di 260 miliardi dieuro per la prima e di 174 miliardi per la seconda. Totale 434miliardi, poco meno del 30% del Pil. Questi “numeri” sono asettiche analisi di un organo costituzionale

della Repubblica e contributi scientifici di coraggiosi studiosi epertanto vanno relegati ad un dibattito tra “tecnici ed esperti”?O al contrario toccano la carne viva della società italiana, ancordi più di fronte alla recessione in atto, a 21 milioni di famiglie indifficoltà, a circa 6 milioni di senza lavoro, in gran parte giovanie donne, a circa 50mila piccole e medie imprese che rischiano dichiudere bottega entro 6 mesi? Qui sta il paradosso dell’economia,della società e della politica italiane. Da un lato abbiamo i bisognidella gente, dall’altro abbiamo le risorse per produrre e crescere

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e quindi per soddisfare al meglio quei bisogni, che non sono soloeconomico-sociali ma anche e soprattutto bisogni di avere “unprogetto di vita” per milioni e milioni di cittadini. Il cuneo profondo che impedisce di usare al meglio le risorse

che abbiamo sostenendo una crescita della produzione e del-l’occupazione che consentirebbe di soddisfare al meglio i bisognidi tutti è rappresentato da quei numeri. E a difendere strenua-mente e con mille subdole scuse quel cuneo profondo sono im-pegnate le tante cosche mafiose e non, le tante aree grigie traeconomia e politica, le tante connivenze trasversali e diffuseche fanno sguazzare oltre mezzo milione di italiani, che godonodi quei numeri a danno degli altri 56 milioni di cittadini, conoltre 20 milioni di contribuenti onesti. Ecco perché questinumeri non possono essere silenziati e relegati a questioni dadibattere tra tecnici o da limitare ad estroverse esternazioni di

un organo costituzionale dello Stato. La politica e l’intera classe dirigente è chiamata a rispondere

a quei numeri. Non con slogan buonisti pieni di pie intenzioni,non con le trafile dei quant’altristi, né tantomeno negando larealtà di quei numeri o nascondendo la drammaticità delle con-dizioni economiche e sociali della gente, come fatto fin qui pertroppi anni. L’economia, la società, l’equilibrio tra le generazioni e tra i

territori si reggono solo e contestualmente su tre gambe: Rigorefinanziario, Crescita economica, Equità sociale. O queste tregambe stanno contestualmente insieme, oppure nessuna delletre può stare in piedi. Qui si pone la “madre”di tutte le questioni.Nel 2011 abbiamo avuto 800 miliardi di spesa pubblica, 740miliardi di entrate e quindi 60 miliardi di deficit che si sono ag-giunti al debito esistente a fine 2010. Rispetto al Pil rappresentanorispettivamente quasi il 51% la spesa totale, quasi il 47% leentrate totali e circa il 4% il deficit. Per azzerare il deficitpossiamo o aumentare le tasse a 800 miliardi, oppure tagliare laspesa a 740 miliardi, oppure ancora qualunque combinazionetra le due azioni. Nel Documento di Economia e Finanza del 18 aprile scorso, sta

scritto che tra il 2011 ed il 2014 (anno in cui faremo sul serio ildeficit zero secondo i dati del Def) le tasse aumentano di circa90 miliardi, dei quali 60 serviranno ad azzerare il deficit e 30serviranno a finanziare ulteriori aumenti di spesa pubblica, con+ 31 miliardi di spesa corrente e -1 miliardo di investimentipubblici. Questo significa che l’effetto freno sulla crescita eco-nomica rischia di ripetere la scena degli scorsi anni del cane chesi morde la coda e cioè che la minore crescita allontani e nonavvicini l’obiettivo del pareggio di bilancio, introducendo per dipiù crescenti iniquità sociali. E che si tratterebbe di perseguireapparentemente il rigore finanziario lasciando che quei numeririmangano nel bilancio pubblico, nell’economia e nella societàitaliane da qui all’eternità. Cioè senza “toccare” i 60 miliardi dicorruzione che stanno ogni anno dentro la spesa pubblica ed i120 miliardi di evasione che mancano ogni anno dentro leentrate. E questo sarebbe economicamente impraticabile, so-cialmente insostenibile e politicamente irresponsabile. La necessità di una severa lotta all’evasione poggiata su

rigorosi incroci di banche dati e conflitto di interessi condeduzioni da dare alle famiglie ed ai cittadini era alla base delProgramma di Riforma della Amministrazione Finanziaria, attopresentato 34 anni fa in Parlamento dall’allora ministro delleFinanze Malfatti. Nel 1981, il ministro Adreatta inizio la spendingreview. L’Italia è in recessione, le difficoltà delle famiglie e delleimprese crescono di giorno in giorno, le tensioni sociali aumen-tano. Non c’è più tempo per i giri di valzer mascherati da ap-profondimenti di analisi, in attesa di chissà che cosa di salvificopossa accadere fuori dall’Italia. Al contrario qualcosa di nuvolososi prospetta in Europa ed anche i segnali di rallentamento dellacrescita mondiale guidato dalla frenata cinese non lasciano pre-sagire molto di buono.Ecco perché occorre smetterla con i troppi Tolomeo degli

ultimi anni e finalmente navigare con le carte di Copernico. Oc-corre cioè una rivoluzione copernicana della politica e dellasocietà italiane. E non è forse questo che la gente si aspetterebbe

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AI LIBERI DI SPIRITO

E AGLI ONESTIDI PENSIERO

di Mario Baldassarri

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Per una politica liberale,

liberista e libertaria.

Che non c’è.

Perché ci sia.

.it

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dalla politica, forse anche per tornare a capire e “sentire” chesenza la Polis non c’è democrazia? Occorre capire bene che lagente è sempre più tentata di rifugiarsi nella protesta perchéquella protesta propone radici vere e profonde. Il problema èche la protesta non prospetta soluzioni, salvo quello del dissol-vimento e del disfacimento putrido dell’intero quadro politico,economico e sociale del paese. È capitato con la Lega tanti anni fa, sembrava capitasse con

Idv e Sel fino a poche settimane fa, ora capita con Grillo ed ilMovimento Cinque Stelle. Senza risposte forti, sagge, tempestivei risultati delle ultime amministrative non sarebbero però cheun piccolo campanello d’allarme. Senza citare i fantasmi neonazistiin Grecia o le snasate all’aria che tira di neo Br a Genova, non èdifficile pensare quale situazione di potrebbe prospettare entrola fine dell’anno con un’economia che va giù del -2%, con400.000 disoccupati in più rispetto e con 50.000 imprese inmeno rispetto ad oggi. Quasi per paradosso, avremmo invecemotivi veri per essere ottimisti perché tutto, o quasi, è nellenostre mani, nelle nostre decisioni. I numeri citati all’inizio che bloccano la crescita e soffocano i

bisogni della gente (corruzione ed evasione), noi italiani liabbiamo più degli altri… quindi se li aggrediamo abbiamo piùrisorse degli altri paesi per uscire dalla nostra crisi, per farecioè sia rigore, sia crescita, sia equità e dare un contributosolido per costruire gli Stati Uniti d’Europa e la nuova GovernanceMondiale. L’unica risorsa scarsa e limitata che abbiamo è il“tempo per decidere”. �

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Una diversa sintonia con la comunità marchigiana:

il caso degli Ersu

di Guido Guidi

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La Giunta regionale ha lasciato cadere il progetto di legge con cuiintendeva affidare la gestione degli Ersu, enti regionali per il

diritto allo studio universitario, ad un amministratore unico dinomina della Giunta. Conseguentemente sono stati rinominati gliamministratori dei Consigli dei quattro enti di Urbino, Ancona, Ma-cerata e Camerino. L’idea di snellire, semplificare e migliorare l’amministrazione degli

Ersu, anche allo scopo di conseguire risparmi gestionali, resta unapriorità. Le modalità con cui la Giunta regionale intendeva conseguirequesti esiti non erano però condivisibili e non sono stati condivisidalla 1° Commissione consigliare che le ha bocciate. Non si è trattatodi una battaglia in difesa di mere pulsioni di carattere localistico.Non si è trattato neanche di mere ostilità preconcette alla riformadell’apparato istituzionale. Ci sono, infatti, oggettive buone ragioniper ritenere che la gestione del diritto allo studio debba restare nellasfera dei Comuni e delle Università. C’è innanzitutto il riconoscimentodi un dovere costituzionale, quello sancito dall’art. 118 della Costi-tuzione, secondo cui il riformatore deve preventivamente sempre va-lutare se le funzioni amministrative possano essere ºben esercitatadai Comuni, prima di attribuirle alla competenza delle province odella stessa regione. In una logica di tipo federativo le Università diUrbino, Ancona, Macerata e Camerino dovranno per forza considerarel’opportunità di sperimentare alcune forme di azione in comune, alfine di valorizzare autonomie ed economie. Ciò non potrà menomare,tuttavia, la sostanziale autonomia degli atenei, che dovrà restarelibera nel coltivare le migliori vocazioni. In questo quadro di assetto

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In un clima politico assai teso e

caratterizzato dal vile

attentato che ha visto

coinvolte delle innocenti

alunne di un istituto femminile

di Brindisi intitolato alla

memoria di Francesca Morvillo,

si sono chiuse le elezioni

comunali su tutto il territorio

nazionale con non poche

sorprese. Il cambiamento era

nell’aria e gli elettori questa

volta hanno fatto sentire la

propria voce. Stanchi di una

politica ormai ridondante e

poco attenta al futuro del

paese, a farla da padrone è

stato il Movimento 5 Stelle

sostenuto dal comico genovese

Beppe Grillo: per la prima

volta nella storia della

Repubblica Italiana una lista

civica è riuscita ad abbattere il

baluardo dei partiti

tradizionali e a conquistare un

comune come Parma,

commissariato ormai da tempo

e in una situazione economica

assai precaria. Anche gli

elettori marchigiani hanno

confermato questo trend di

cambiamento: molte le liste

civiche preferite alle

tradizionali coalizioni, mentre

si è registrato un

ridimensionamento delle

coalizioni di centro-sinistra e

un vero e proprio crollo del Pdl

(vincente con una coalizione di

centro-destra solo a

Tolentino). Le liste civiche

presenti nei comuni andati al

voto hanno rappresentato la

vera alternativa: semplici

cittadini che hanno deciso di

rimboccarsi le maniche e di

mettere le proprie competenze

al servizio della cittadinanza,

cercando di superare le ormai

desuete e vetuste pratiche di

una politica poco credibile e

presente solo sotto le elezioni.

Strade dissestate messe a

posto in poco tempo oppure

ricchi buffet offerti a margine

di un comizio non hanno fatto

cambiare idea ad un elettorato

ormai stanco di promesse non

mantenute e di fatti poco

concreti da parte di una

politica in affanno. I risultati

sono eloquenti: su 15 comuni

al voto, 11 sono andati a liste

civiche formate da semplici

cittadini vogliosi di riprendersi

in mano in proprio futuro e di

riscattare in brutto cliché che

la politica si è creata in questi

anni di mal gestione della cosa

pubblica. Ma il vero

cambiamento è stato

rappresentato dai giovani:

Il “boom” delle liste civiche caratterizza anche le Marche: crolla il Pdl

di Luca Giordani

semplici ragazzi e ragazze che

hanno deciso di uscire

dall’ombra e di contribuire

efficacemente a risollevare le

sorti di un sistema politico

ormai alla frutta. Un esempio

ne è Sergio Solari, 31 anni,

candidato alla carica di

consigliere comunale per la

lista civica Polo 3.0 nel

comune di Fabriano; con 256

preferenze è stato il

consigliere comunale più

votato, sbaragliando la

concorrenza di avversari con

più anni e più esperienza

politica alle spalle. In un clima

politico molto teso, dove

l’astensione dal voto è

aumentata di molti punti

percentuali, giovani come

Solari stanno rappresentando il

vero cambiamento e una

speranza per le giovani

generazioni di vedere un

futuro non plumbeo e senza

speranza, bensì ricco di

opportunità e migliore dal

punto di vista del sistema

paese. E che dire

dell’affermazione di Bacci a

Jesi? Il primo comune della

Vallesina, dopo 40 anni, passa

di mano dai partiti di sinistra

per aprirsi alla novità.

Fondamentale in questo senso

l’apporto di uomini come

Massaccesi e Santinelli che in

tempi non sospetti avevano

abbandonato il Pdl per tentare

nuove strade ma anche di

Paolo Cingolani, uscito dal Pd

in dissenso per la linea tenuta

sulla questione Sadam. Segno

che i tempi sono maturi per

abbandonare le etichette dei

partiti. E che la differenza,

finalmente, la fanno le

persone e le idee.

dell’università s’innesta anche l’autonomia degli Ersu, sui quali laRegione potrà far valere le proprie linee guida nel fissare le prestazionie i costi standards, nel semplificare gli apparati amministrativi, nelcentralizzare le funzioni di spesa, di controllo e di vigilanza. Per ilresto è bene che tutto continui a restare nella sfera (non nelle mani)dei Comuni e delle Università. Con una raccomandazione: è utileche il ruolo dei partiti sia comunque ridimensionato e tale darisultare il più leggero possibile. Anche in sintonia con l’attualecontesto politico è necessario che il sistema dei partiti arretri dallagestione di tutti quegli spazi che l’autonoma iniziativa dei cittadinisingoli e associati sa meglio gestire. Oggi, tra il modello istituzionaleErsu “centralizzato”, proposto dalla Giunta regionale e il vigente

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modello partitocratico “localizzato”, la differenza non è tanta. Perquesto è auspicabile che la Giunta regionale elabori un nuovo ediverso progetto di riordino della gestione del diritto allo studio uni-versitario, in conformità ai principi di autonomia e sussidiarietà. Lerecenti tornate elettorali attestano che è ampiamente diffusa nel-l’opinione degli italiani la convinzione che le doti e le qualitàdell’agire partitico siano troppo spesso in contrasto con le comuniregole dell’agire quotidiano. Ciò attesta che la rottura tra la societàcivile e il sistema dei partiti è arrivata a uno stadio molto avanzato.Per questo il recupero di una diversa sintonia con la comunità mar-chigiana, anche nella riforma dei modelli organizzativi ed istituzionali,non è più rinviabile. �

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Ancona, cercasi opposizione

di Rossella Favi

Un eterno guado. È questa l’impressione chesi trae considerando le vicende della giunta

anconetana. Tra rimpasti, minacce di crisi e di di-missioni e valzer di poltrone, l’amministrazione“vera” della città sembra essere l’ultimo dei pro-blemi. Il caso più recente? La bocciatura, da partedel revisore dei conti, del bilancio di previsioneper il 2012.

Tutta la storia della giunta Gramillano, insomma, dà la sensazione,all’osservatore esterno e al cittadino, di essere soltanto, osoprattutto, una questione tra addetti ai lavori, che non ha nulla ache fare con la reale gestione della cosa pubblica. Di certo, però,se chi governa lascia l’amaro in bocca, viene da porsi qualche do-manda anche sull’operato della minoranza. Sembra infatti impos-sibile che non vi siano margini, con una maggioranza in tali con-dizioni, per azioni più incisive, più mirate ed efficaci. Ed ilmedesimo pensiero, del resto, si era già avuto proprio durante lacampagna elettorale del 2009, quando il centrodestra, candidatoGiacomo Bugaro, non seppe evidentemente trarre vantaggio dallacrisi in cui il centrosinistra cittadino era precipitato, con ledimissioni del sindaco Fabio Sturani che all’epoca venne indagatoper la lottizzazione dell’area del porto di Ancona (vicenda per laquale è stato poi, nell’ottobre 2010, condannato per concussionead un anno, 9 mesi e dieci giorni di reclusione). Ecco, insomma, di carne al fuoco ce ne sarebbe stata davvero

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11febbraio 2012

Non ci si può lamentare; ilsistema sanitario marchigianoè nel complesso efficiente senzacostare una fortuna. Secondodati del Ministero dell’Economia,la sanità marchigiana è secondasolo alla Lombardia per livellodei servizi erogati, per la dispo-nibilità pro-capite delle risorsefinanziarie e per un bilancio so-litamente in pareggio. Anchequi però si sta avvertendo l’om-bra della scure dei tagli decisi alivello nazionale e di conseguen-za dal direttivo sanitario regio-nale. Scarso reintegro dei medicivicini alla pensione, risorse perla ricerca non sempre sufficienti,liste di attesa che si stanno manmano allungando. Una situa-zione non critica al momento,ma che potrebbe diventarlo inun futuro molto prossimo se sicontinua sulla strada delle ra-zionalizzazioni. Effettuare taglinon è certo un male, poiché sefatti con criterio possono snellirela macchina burocratica che gra-vita attorno al settore, renderlapiù efficiente di fronte al citta-dino contribuente, eliminarespese inutili che come spessoaccade possono gravare in ma-niera importante sulle casse delbilancio regionale. Una sanitàpiù leggera dunque, ma che nondeve alleggerirsi dei servizi es-senziali e imprescindibili. Cosa

che potrebbe verificarsi ad esem-pio presso il centro trasfusionaledi Fabriano, il quale sta attra-versando un una serie di tagliche vanno a gravare direttamentesui donatori. Ora le analisi delsangue complete che danno ilvia libera alla donazione sonostate divise tra centro trasfu-sionale e laboratorio analisi, cre-ando disagi tra i donatori e unafutura inutilizzazione di un mac-chinario costoso che consentival’ottenimento del referto com-pleto in pochi minuti. Una si-tuazione che potrebbe diventarecritica in futuro per un distrettotrasfusionale che vede più di3500 donazioni l’anno (di cuimolte provenienti da cittadinistranieri). Un gesto di solidarietàimportantissimo che rischia diessere ridimensionato e imbri-gliato dalla burocrazia dei tagli.Sicuramente il momento pocopropizio per la nostra economianon può far altro che “costrin-gere” l’amministratore pubblicoad eliminare il superfluo cer-cando di essere il più efficientepossibile, ma tagliare non si-gnifica rinunciare all’essenziale,bensì essere convinti che unsettore come quello della sanitàpossa rappresentare un’oppor-tunità di crescita scientifica enon solo per l’intero sistemapaese.

Fabriano, disagi per chi dona il sanguedi Luca Giordani

giugno 2012

parecchia. Dal Pdl però nessuno ne seppe approfittare, tanto chequello stesso Pd è tornato ad ottenere la maggioranza, appuntocon la vittoria di Gramillano. Ci si chiede, cioè – ammesso che abbia ancora un senso parlare

in termini bipolari – quale sia la visione strategica di Ancona daparte di quelli che sono stati negli ultimi anni i due partitiprincipali sulla scena nazionale, cioè Pd e Pdl. Quali siano i loroprogrammi. O se sullo sfondo si collochi soltanto una lotta dipotere, tra aree politiche e all’interno di ciascuna di esse. Anchead Ancona, pertanto, potrebbe farsi strada, e rivelarsi vincentenel prossimo futuro, un progetto politico organizzato in terminidi lista civica – come dimostra il caso del neo-sindaco Bacci aJesi alle ultime amministrative. Che si fondi e prenda le mosse dalla società civile ed a questa

ritorni. Lasciando finalmente fuori dal governo della città lelotte intestine dei partiti e gli equilibri di potere di schieramentiche hanno ormai fatto il loro tempo. �

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Lisippo conteso con

il Getty MuseumD’Anna: “Storia che ha dell’incredibile”

di Francesco Gambini

Nel grande libro dei beni artistici trafugati c’è una questioneancora ben lontana dalla conclusione, soprattutto se i con-

tendenti sono il Getty Museum della California e lo Stato Italiano.Oggetto del conflitto è la statua attribuita al greco Lisippo echiamata, per metonimia, con il nome dello stesso artista. Essa furitrovata negli anni ‘60 da pescatori fanesi al largo delle coste mar-chigiane e, sebbene la legge 1089 del 1939 stabilisca che qualsiasibene artistico ritrovato sia di proprietà dello Stato, la scultura fuvenduta a un collezionista privato di Gubbio. Nel 1977 venne ac-quistata all’asta dal Getty Museum di Los Angeles per l’allora cifradi 3,98 milioni di dollari. Giancarlo D’Anna, Consigliere dellaRegione Marche per An nel 2005, dopo un viaggio di piacere negliUsa ha rilanciato la battaglia, che si era spenta, per la restituzionedel Lisippo . Con una prima mozione, datata settembre 2005, ilconsigliere D’Anna chiede di intervenire insieme al Ministero com-petente con determinazione e sollecitudine “affinché la statua delLisippo, confinata in un magazzino, possa essere finalmente espostanel Museo della città di Fano”. Irritazione, quindi, per una sculturache, relegata in un deposito di Los Angeles, avrebbe dato lustro eimportanza alla nostra Regione insieme ai declamati Bronzi diPergola. “Il giovinetto è finito in cantina” titolano i quotidianilocali. Secondo l’allora Consigliere di An, i dirigenti del Getty nonpossono lasciare imballata la scultura in una cantina mentre la città

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Malarupta, ovvero apologia di

una vittoria dimenticata. Era il

207 a.C. quando i romani

vinsero le truppe di Asdrubale

tra i fiumi Metauro e Cesano,

ottenendo così il controllo del

Mediterraneo. Dell’antica

Marotta resta solo una lapide:

quella che papa Paolo III, nel

1544, fece posizionare sul

confine tra le Diocesi di Fano e

di Senigallia. Oggi Marotta

conta circa dodicimila abitanti

divisi in tre Comuni: Mondolfo,

Fano, San Costanzo. La lapide

è ancora lì, a delimitare il

confine tra Mondolfo e Fano, e

alla cittadina è valso

l’ignominioso appellativo di

“Berlino dell’Adriatico” dopo il

primo fallimentare tentativo di

staccarsi da Fano e di unire il

territorio, tramite referendum,

sotto il Comune di Mondolfo.

Accadeva nel 1981. I marottesi

non demordono e nel 2010

raccolgono oltre cinquemila

Marotta, la Berlino dell’Adriatico in cerca di unità firme depositate in Regione.

Obiettivo: un secondo

referendum. Ora la questione,

ferma in Prima Commissione

Regionale, verte su chi debba

esprimersi a favore o contro

l’unità: se l’intero Comune di

Fano (65mila abitanti) o

soltanto i cittadini interessati,

ovvero i circa 4mila della

frazione fanese. Marotta

chiede l’unità amministrativa

per potersi sviluppare

uniformemente e per

governarsi senza fare appello a

due giunte distinte, per la

vittoria dei marottesi.

Fra.G

di Fano l’attende da decenni conla speranza di mostrarla orgoglio-samente. “Conoscendo la storiadel Lisippo - dice D’Anna-, la suaimportanza culturale, storica, tu-ristica e gli innumerevoli ma pur-troppo vani tentativi fatti per ri-portare questo capolavoro nellanostra terra, sono rimasto esterre-fatto, perché quanto mi è accadutoha dell’incredibile”. Nel corso degliultimi anni la Regione Marche chiede espressamente il rientrodella statua in Italia ma, come si legge sui giornali statunitensi chehanno seguito l’evolversi della vicenda, il museo ha sempre rispostonegativamente e ritenuto infondate le richieste a causa dell’impos-sibilità di stabilire con precisione il luogo del recupero. Nel 2010 ilgip di Pesaro, Lorena Mussoni a seguito di una denuncia fatta dal-l’Associazione Cento Città, dispone la confisca della statua: è laprima volta che si arriva davanti a un giudice per risolvere una con-troversia Italia-Usa sulla restituzione di capolavori del nostro patri-monio. Dura la replica dei portavoce del Getty, i quali, facendoricorso, sostengono di non averlo sottratto poiché “il ritrovamentoè avvenuto in acque internazionali”; secondo la difesa, infatti,l’Atleta Vittorioso sarebbe greco e all’epoca il museo lo avrebbe ac-quistato legittimamente. Gli ultimi sviluppi risalgono a maggio del2012, quando il nuovo gip di Pesaro, Maurizio Di Palma, respinge ilprecedente ricorso dell’istituzione culturale californiana. Negliultimi tempi, tuttavia, gli amministratori fanesi sembrano “insensibili”al fascino della statua, ma D’Anna, attualmente consigliere regionaleper il Gruppo Misto, afferma che si tratta di una battaglia morale eche la città, attenta alle esigenze di un turismo culturale, saprà coo-perare per il rientro del Lisippo. �

giugno 2012 13

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NON SOLI ma IUS SOLI

di Adriana Staicu

“Ho voluto raccontare una Italia nuova con unasocietà multiculturale, multietnica, una Italia

dove le persone non si chiamano più solo Paolo maanche italiani che si chiamano Mahomed o Hu allacinese e questo fatto non deve spaventare ne l’italianoclassico, ne il ragazzo italiano di origine cinese nelconfronto di un italiano di origine africana o viceversa”.A parlare è Fred Kwuornu, regista del docufilm “18Ius Soli” durante la proiezione-incontro di CivitanovaMarche.

Tu sei nato già cittadino italiano anche se le tue originisono per metà ganesi. Quindi i problemi di tutti i ragazzi delfilm non li hai avuti. Allora perché hai raccontato le lorostorie, quale è l’obiettivo che vuoi raggiungere?Il film è stato prodotto dopo aver letto un articolo

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su Repubblica che parlava dei bambini stranieri nati in Italia, delfatto che, per la legge, loro non sono cittadini italiani. Mi ha sorpresomolto questa notizia, ho intuito che questo poteva essere un temainteressante da discutere, da portare a conoscenza dell’italiano medio.Io sono, mi ritengo, un italiano medio che non sapeva che non tuttele persone che nascono in Italia sono italiane. Ho iniziato 2 anni fadopo aver vinto un premio abbastanza consistente per poter iniziaredelle produzioni audio visive. Aggiungo un aneddoto che mi hamolto stupito: volevo coinvolgere qualche politico nelle riprese ecosì ho cominciato a contattare vari esponenti politici. Un’esperienzanegativa: Pd, Idv, Pdl, nessuno mi ha mai risposto. Tra le varie mailche ho mandato c’è stata anche quella indirizzata al Presidente Fini.L’unica persona dalla quale non mi aspettavo risposta, e non perchénon interessava l’argomento ma per i tanti impegni che aveva. Finiha risposto il giorno seguente. La segreteria mi ha fissato un appun-tamento per l’intervista. Grazie anche a questa presenza Istituzionalee dopo un anno anche all’approvazione del Presidente Napolitanoche lo ha visto e in qualche modo ha sottoscritto anche lui questacampagna, mi ha dato tanto coraggio di andare avanti e di essere inseguito anche smaliziato.

Il percorso burocratico per la cittadinanza di un bambino nato in Italia dagenitori stranieri deve essere diverso di quello di un bambino straniero venutoin Italia da piccolo?

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Chi è Fred Kuwornu

Giovedì 26 aprile a Senigallia e

sabato 28 aprile a Civitanova

Marche è stato proiettato il film

documentario “18 ius soli” girato

dal regista bolognese Fred

Kwuornu. Inizia la sua carriera con

l’attività d’autore di programmi

televisivi e realizza format

televisivi per la Rai e La 7. Nel

2007 viene scelto dal regista

americano Spike Lee per lavorare

all’interno della crew del film

"Miracolo a Sant’ Anna", lavorando

al fianco d’attori americani del

calibro di Derek Luke (Capitan

America, Notorius, Leoni per

agnelli, Catch a fire), Laz Alonso

(Avatar, Fast and Furious) , Omar

Benson Miller ( Csi, Miami, 8

Miles), Michael Ealy e la

nomination all’Oscar come

direttore della fotografia Matthew

Libatique (Swann, Il cigno nero).

Vincitore del Premio Mutti, "18 IUS

SOLI” (durata 50’), ufficialmente

presentato alla Camera dei

Deputati lo scorso 20 dicembre, è

il primo documentario grass-roots

italiano ad affrontare il tema del

diritto di cittadinanza per chi è

nato e cresciuto in Italia da

genitori immigrati. L’impegno per

la pubblicizzazione di questi

eventi (in particolare quello di

Civitanova) è stato massimo: 80

inviti postali a varie Associazioni

Culturali della Provincia di

Macerata, altre tanti inviti e-mail

spediti anche a tutte le televisioni

locali e a tutti i giornali cartacei e

on-line, 200 manifesti affissi in

vari Comuni della Provincia di

Macerata oltre a tanti comunicati

stampa inviati come promemoria.

L’esito di tutto ciò è stato

pressoché inesistente. A parte un

“coraggioso” giornale on-

line,”Vivere Civitanova” che ha

pubblicato il comunicato relativo

all’evento e la partecipazione

attiva dell’associazione Anolf

Marche, nessuno ha risposto alle

sollecitazioni. Come ha ben

sottolineato nel suo intervento il

senatore Mario Baldassarri, la

partecipazioni italiana è stata

molto scarsa. L’argomento non è

abbastanza popolare? Non paga

subito in termini di immagine? O è

un problema di terza categoria

che non ci interessa direttamente?

Qualunque sia la risposta, è quella

sbagliata. I figli degli immigrati

nati o cresciuti in Italia sono

italiani come noi. In pochi hanno

sostenuto e partecipato a questo

bellissimo e proficuo incontro. La

strada è ancora lunga ma non

bisogna arrendersi fino a che tutti

non diventeranno coraggiosi e

felici di vivere in un’Italia nuova,

multietnica, l’Italia di oggi. È

paradossale che è italiano “il figlio

di un genitore cittadino italiano”,

non importa se è nato o vissuto in

Italia. Allora la legge riconosce la

cittadinanza anche se quell’

“italiano” non conosce o non ha

mai visto il proprio Paese e,

d’altra parte, ne condiziona

pesantemente il riconoscimento a

coloro che invece ci sono nati e ci

hanno sempre vissuto,

differenziandosi dagli altri solo per

le loro sembianze e, magari, per

un naturale bilinguismo.

A.Sta.

Secondo me ci sono delle differenze. L’obiettivo finale è lo stessoper tutte le persone che vengono in Italia ma proprio perché parliamodi diversità, anche i percorsi devono essere diversi. Le opportunitàinvece devono essere uguali per tutti. È ovvio che per i bambini natiin Italia o venuti qui prima di aver compiuto 3 anni la strada da per-correre deve essere differente da quella dei ragazzi più grandi. Nonper cattiveria ma, chi ha già iniziato un percorso scolastico nei paesid’origine ha più difficoltà di chi inizia la formazione scolastica inItalia; ci mette più tempo ad imparare la lingua, ad inserirsi nelnuovo contesto scolastico, necessita di più tempo, di più attenzionida parte dei docenti e quindi è giusto che si abbiano percorsidifferenti.

Nel tuo giro per l’Italia hai riscontrato umori vari, sentimenti diversi tra iragazzi stranieri nati qua e quelli venuti poi? Si sentono tutti uguali?I bambini in generale si vogliono tutti sentire uguali. Anche quelli

venuti più tardi vogliono far parte del gruppo, sentirsi uguali aglialtri. Poi ci sono grosse differenze: quelli arrivati in età più adulta sisentono un po’ più esclusi, più a metà, non sanno quale identità as-sumere e si sentono un po’ come l’immigrato che è già abituato avivere nel nostro Paese e quindi non riuscirebbe a tornare a viverenel suo Paese e allo stesso modo ci sono momenti in cui nonvorrebbe vivere nel nostro Paese con le difficoltà che ci possonoessere, che incontra quotidianamente. L’ho notato nei ragazzi di 16-17 anni che sono arrivati qui in età di 8-9-10 anni. Poi ci sono anchesituazioni paradossali dove i bambini arrivano ha negare le originidei genitori pur di avere “la patente” italiana a tutti i costi per poiarrivare al età di 29-30 ad avere il desiderio di andare a cercare leloro origini.

Gli italiani come percepiscono questa necessità di dare la cittadinanza aglistranieri?L’italiano medio solo dopo aver visto questo film si rende conto

dei problemi che incontrano questi ragazzi. La maggior parte sonoconviti che chi è nato in Italia è anche cittadino Italiano, magari nondalla nascita ma che ci sia un automatismo nell’averla e non sannoche comunque ci deve essere una richiesta specifica da parte deiragazzi al raggiungimento dei 18 anni e non oltre i 19 anni. Comunquec’è un ignoranza su questo e di fronte a ciò ci sono delle persone fa-vorevoli a un cambiamento delle regole. La maggior parte sono favo-revoli a livello umanitario, poi ci sono anche quelli che fanno dei ra-gionamenti più pragmatici e allora c’è qualcuno addirittura infastiditoche non ci sia stato fatto prima un intervento a riguardo proprioperché si rende conto che questo è un problema per l’intero Paesenon del singolo ragazzo.". �

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“Una regione al plurale”, “turismo acinque sensi” e “Il sesto senso è

qui” sono gli slogan istituzionali utilizzatinegli ultimi anni per la promozione turisticanella nostra regione. I dati del 2011 relativiagli arrivi e alle presenze hanno registratouna crescita rispetto all’anno precedente,con incrementi a due cifre del turismo in-ternazionale, nonostante la perdurante crisieconomica internazionale. L’Osservatorionazionale del turismo, afferma che le Marchehanno superato anche la Toscana e la Liguriaper camere occupate nel mese di agostodell’anno scorso.Lo scorso febbraio, alla Borsa Internazio-

nale del Turismo, la Regione Marche si èpresentata quindi forte e motivata da questidati ed intenzionata a mantenere il trendpositivo. I dati emersi da specifiche indaginidi mercato e relativi al I trimestre 2012,però, registrano una diminuzione delle pre-senze su tutto il territorio marchigiano. idati evidenziano un calo medio delle presenzedel 28,6% rispetto allo stesso periodo del2011, un valore che tuttavia permette dipoter affermare che il comparto nella suaglobalità sta tenendo. Se il comparto turisticoregionale tiene, è sicuramente merito dellaperformance dei territori del Fermano dovela crisi si è sentita proporzionalmente menoe pertanto le strutture ricettive hanno regi-strato un calo solo intorno al 40%.Un dato importante che non può passare

inosservato per cui è importante compren-derne le ragioni anche in considerazionedell’incidenza della crisi economica avvertitain tutta Europa. Il nostro turismo vive anchee sempre più grazie ai flussi turistici prove-nienti dal resto dell’Europa. Le indagini con-tenute nel recente rapporto “Attitudes ofEuropeans toward Tourism”(gennaio2012)rilevano l’intenzione sulle destinazioni esulla tipologia di vacanza per i diversi Paesid’Europa, anche in considerazione dell’im-patto dell’attuale situazione economica. Nellospecifico, tra le intenzioni degli intervistati,spicca il 48% rivolto ad una vacanza fatta diriposo e benessere e significativo perciò iltrend positivo delle presenze straniere inprovincia di Fermo registrato negli ultimianni (+4,5% degli arrivi e +6,8% delle pre-senza nel 2010). L’esistenza del Sistema Tu-ristico Locale denominato “Marca Fermana”,oltre che di specifici portali web, possonoessere senza dubbio indicati come fattorideterminanti per mettere in rete la vivacità

dell’imprenditoria turistica fermana consen-tendole di raggiungere risultati importantianche in questa fase delicata per il settoreturistico. A questo va ad aggiungersi larecente costituzione dell’Associazione Tem-poranea di Scopo “MarkeThink Fermano”(traducibile in marketing pensato per il fer-mano) che dovrà portare alla realizzazionedi un piano operativo ed integrato a sostegnodelle attività promozionali, finalizzato ad in-crementare l’attrattività turistica del territoriopuntando sulle specificità e sulle eccellenze.L’intervento ha l’obiettivo di coordinare le

operazioni promozionali del Gal (Gruppoazione locale) in maniera sistemica affinchéle azioni promosse dai Comuni, dalla Provincia,dagli altri enti territoriali siano messe in retecon le aziende operanti nel settore dell’ospi-talità, con il sistema dei servizi per l’accoglienzae la fruibilità turistica, con le strutture perl’accoglienza e l’informazione turistica e gliitinerari tematici di fruizione turistica. Nonva infine dimenticato che sempre dalle terredi questa provincia, la più giovane delle Mar-che, si stanno già da tempo raccogliendo ifrutti dell’impegno come l’ennesima ricon-ferma della bandiera blu per Porto San Giorgio,la terza edizione della manifestazione per laconsegna degli attestati “Ospitalità Italiana:un marchio di qualità per le imprese turistiche”promossa da Unioncamere Marche, Cameradi Commercio di Fermo, Regione Marche,Provincia di Fermo, in collaborazione conIsnart (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche)e che addirittura il nuovo campione delmondo dei pizzaioli vincitore dell’ "11esimoTrofeo internazionale Caputo" tenutosi a Na-poli nel mese di maggio è di Ortezzano. Èevidente che Fermo e la sua provincia nonlesinano impegno nell’ambito dello sviluppoe dell’innovazione applicati al turismo, equesto non può non indurre a guardare conottimismo all’imminente stagione estiva eancor più al futuro prossimo. �

Turismo nelle Marche,solo Fermo non retrocede

di Maurizio GrilliMarcello D’Erasmo, premiato come miglior pizzaiolo del mondo 2012

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Ascoli, l’antenna della discordia

di Maurizio Grilli

Il presidente esecutivo di Telecomitalia Franco Bernabèe il responsabile per la stessa rete nelle Marche,

l’ingegner Massimo Bontempi, sotto inchiesta perlesioni colpose ad Ascoli Piceno. Il tutto è cominciatocon una denuncia - querela presentata da alcuniresidenti che lamentavano un presunto collegamentotra alcune patologie da cui sono affetti e le emissionielettromagnetiche di una vicina stazione radio base diTelecomitalia, appunto. L’esposto risale al dicembre2009. I cittadini sottoscriventi lamentavano la rumorositàdell’impianto e la presunta relazione tra l’esposizioneal campo magnetico generato dalla stazione e alcunepatologie che li affliggevano. Il pm Ettore Picardi

aveva proposto l’archiviazione, ritenendo non sufficiente la perizia ef-fettuata dal consulente, incaricato dal pm stesso, il quale avevaconcluso, nel luglio 2011, per un’elevata probabilità di connessionetra le patologie lamentate e l’esposizione al campo elettromagneticodella stazione radio. Ma i firmatari dell’esposto si sono opposti, solle-citando nuova perizia: l’avvocato Giuseppina Maurizi, legale delgruppo di cittadini ascolani, ha infatti richiesto un supplemento diconsulenza con la nomina di altri due periti, tra cui quello incaricatodal Tribunale di Roma per il caso di inquinamento elettromagneticodi Radio Vaticana. Quindi, ora, il procedimento è approdato davantial gip Carlo Calvaresi: la prima istanza è stata programmata per il 7giugno 2012. Fin qui i fatti, per un recentissimo ed eclatante caso dielettrosmog registrato nella nostra regione. L’inquinamento diffuso,invisibile, per il quale si fatica a trovare soluzioni efficaci e per ilquale sembra impossibile definire chiari limiti di esposizione, forseperché tutti o quasi usiamo un telefono cellulare e magari ci arrabbiamoquando non abbiamo segnale. Nell’ottobre 2011, il Governo Berlusconi,inoltre, in una norma del cosiddetto “decreto sviluppo” ha innalzatoquasi del 70% i vecchi limiti per gli impianti di telefonia mobile,motivo per cui oggi è difficile poter parlare di presenza di limitazionialla diffusione di antenne per la telefonia nei prossimi anni. L’Arpa(l’Agenzia per l’Ambiente) e Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione

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e la Ricerca Ambientale) hanno reagito ne-gativamente a questo provvedimento met-tendo in rilievo come da più parti (nellaricerca scientifica internazionale) si parli dipossibile cancerogenicità delle radiazioniemesse dalle “antenne-ripetitori”. La geo-morfologia del territorio nazionale e la com-petitività tra le aziende gestori di telefonia,attraverso la suddetta deregulation approvata,inducono a delineare scenari nell’immediatofuturo per un’abnorme diffusione di impiantiper cui è ormai improcrastinabile legiferareper trovare soluzioni e governarne la feno-menale proliferazione. In questo senso po-trebbe essere presa in considerazione l’ipotesidi incentivare (anche mediante una deter-minata moral suasion) gli accordi tra le com-pagnie telefoniche per “antenne comuni” eda collocare in luoghi lontani dalle abitazioni:operazione sicuramente difficile ma non im-possibile. È bene ricordare, a questo punto,che la Regione Marche si è dotata di una

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specifica legge per quanto riguarda l’elettro-smog: la 23 del 2001, sulla quale, all’attodell’approvazione il giudizio delle associazionidei consumatori e di vari comitati cittadiniera stato favorevole, nel complesso, in virtùdell’accoglimento di alcuni loro punti basilari.L’istallazione poteva avvenire a seguito dirilascio di concessione edilizia, con l’obbligodi potenza pari a massimo 3volt/metro, conl’obbligo per i comuni di adeguare gli stru-menti urbanistici e per i gestori di adeguarsiconseguentemente delocalizzando gli impiantidove necessario oltre che dotarli di specificodispositivo per la limitazione della potenza.A marzo 2012 la notizia che la Regione Mar-che dovrà pagare oltre 2 milioni di euro allacuratela fallimentare della Sitt srl di Ancona,azienda leader nel settore degli impianti ditelecomunicazioni, fallita per colpa dellalegge regionale sull’elettrosmog del 2001dichiarata incostituzionale dalla Consulta. IlTribunale di Ancona con sentenza emessa il

20 gennaio scorso, ha sancito per la primavolta in Italia l’“illecito legislativo”, dandocosì ”una picconata – secondo l’avv. AndreaBartolini, della curatela fallimentare – alconcetto di irresponsabilità del potere legi-slativo”. �

Franco Bernabe

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La vita sa essere ordinaria e stravagante,lieta e sconvolgente. Lo sanno bene i pro-tagonisti di questo Linfe - Romanzo vegetale,prigionieri di una tenue monotonia diprovincia fatta di piccoli piaceri e malcelatefrustrazioni, di misteri e segreti inconfes-sabili. I punti di vista si accavallano e idestini si incrociano, mentre il raccontoprocede a ritroso verso una serie di folgo-ranti rivelazioni e un piccolo mondo sem-bra pulsare all’unisono, accomunato dallostesso sangue, dalla stessa “linfa”. L’uni-verso vegetale descritto nel romanzo nonè soltanto una metafora: con i suoi infiniticicli e i suoi silenzi, racchiude una pro-messa di eternità di fronte alla morte euno spazio di ascolto per questi personaggicosì vicini eppure così soli. La milanese Adriana Libretti ha pub-

blicato la raccolta di racconti Incontri distagione, l’epistolario Lettere a un cretino eil romanzo Un dolore senza fissa dimora. Èattrice di prosa, cinema e pubblicità, dop-piatrice e autrice teatrale. Ha messo inscena suoi pezzi di cabaret allo Zelig diMilano, mentre per la prosa ha scritto erappresentato Mi parve di sentir cantare(Omaggio ad Anna Maria Ortese). Collaborada anni con il Teatro Alkaest di Milano.Recentemente è stata nelle Marche perpromuovere la sua ultima opera. Tra levarie tappe ha toccato anche il capoluogodi regione. Il libro è disponibile in formatocartaceo (librerie, sito, ibs), ebook(www.lulu.com) e audiolibro inciso di-rettamente dall’autrice. A pubblicarlo è Vydia Editore, una gio-

vane realtà editoriale maceratese natadalla passione e dal coraggio di Luca Bar-toli, con il supporto di Alessandro Seri.Vydia si occupa di poesia, narrativa e sag-gistica. Ha finora pubblicato per la collana “Li-

cenze”, l’antologia poetica Poesia di stradaXIII (della quale ci siamo già occupati inpassato su queste pagine) e il saggio-rac-conto Scuola di poesia di Massimo Sannelli,già vincitore del prestigioso premio lette-rario spezzino Il Golfo.

LinfeRomanzo vegetale

No Wave di Livia Satriano

Gli anni ‘70 sono agli sgocciolie l’economia mondiale è sul-l’orlo di una crisi. Ovunque sirespira un’aria di instabilità eincertezza. New York, capitaledell’impero americano, è ri-dotta a un campo di battaglia,è una città travagliata in predaalla malavita e agli scontri. Maè proprio in questo contestoapocalittico che alcuni giovaniriescono a convogliare tutto ilnichilismo e l’alienazione diun’epoca senza speranze in

qualcosa di positivo. Prende così forma la rivoluzione No Wave:un movimento/non movimento musicale,un modo di fare arte, uno stile di vita. Sidiffondono nuovi suoni, una nuova esteticama soprattutto un diverso e innovativo ap-proccio creativo destinato a lasciare il segnosu generazioni successive di musicisti. Cosìcome in America, anche in Italia l’alienazionee la disillusione collettiva si dimostranoottimi incentivi per rifiutare gli stilemi pre-esistenti e iniziare a sperimentare soluzionioriginali. Band ed esperienze artistiche spes-so purtroppo dimenticate. No wave is theright way.

Il grande orecchio di Mauro Cortellucci

Dichiaratamente autobiogra-fico, il romanzo vive di fugge-voli racconti e vicendeapparentemente ordinarie,dall’infanzia alla maturitàdell’autore. In realtà quellache viene raccontata èun’epica del quotidiano, incui ogni evento, dal più diver-tente al più drammatico,viene pervaso da una spiri-tualità tutta personale, inda-gata e perfino teorizzata in

una continua oscillazione tra ironia e sa-cralità. E in questa ricerca si insinuaun’entità curiosa, indefinibile, a trattianche dispettosa e vendicativa come undio del mito, eppure chiamata a convivere– o coincidere? – con la fede cristiana.Cos’è dunque questo “Grande Orecchio”eternamente vigile e giudicante? Il fato, ildestino, una forza divina? O qualcosa cherisale dagli abissi più profondi della nostraumanità? L’autore, all’esordio, è il macerateseMarco Cortellucci. Parte del ricavato dellavendita de Il Grande Orecchio sarà devolutaall’Anffas Macerata.

Crac Edizioni

Pp. 220

Euro 15,00

Vydia editore

Pp. 206

Euro 15,00

ebook 4,99

DI ADRIANA LIBRETTI

Vydia editore

Pp. 221

Euro 15,00

book euro 4,99

Sil novo di Matteo Renzi

Stil Novo - La rivoluzione della bellezza tra

Dante e Twitter è un saggio in cui l’attualesindaco di Firenze si racconta,intrecciando la sua visionepolitica con la storia culturaledella città che governa. Lastoria come magistra vitae, ingrado di insegnare molto allapolitica contemporanea. Perrinascere, secondo Renzi, può

essere utile voltarsi e guardareal passato. È proprio qui, aFirenze, che alla fine delmedioevo nacque quelmovimento culturale chiamatoRinascimento che portò un

grande cambiamento nel modo di vedere lecose, di percepire il mondo e l’uomo. IlRinascimento come esempio da seguire perquanto riguarda la capacità di investiredenaro e sovvenzionare opere. Vennerocostruite strutture pubbliche in grado diaiutare i bisognosi. Vigeva nell’opera pubblicacome in quella privata, un sistema davveromeritocratico che non tardò a mostrare ipropri frutti. Erano le banche a salvare gliStati, e non viceversa. Le riflessioni di Renziriguardano soprattutto la necessità di tornaread una politica sana in grado di fornire nuoveidee. È urgente riuscire a ritrovare lo slancioper portare avanti progetti di lungo periodo.Nascono così parallelismi tra Machiavelli eMario Monti, mentre Dante diventa un modelloper la sinistra. Matteo Renzi guarda al futuroproponendo uno Stil novo in grado di cambiareil modo di fare politica, facendo leva sulcoinvolgimento delle persone e sulle emozioni.Forse un pò troppo toscano-centrico, masicuramente un libro interessante che anticipale future mosse politiche di un personaggioda seguire.

Rizzoli

Pp. 192

Euro 15,00

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Che cosa è l’Imu? Con il D.Lgs 23 del2011 è stata introdotta la nuova impostacomunale: Imposta MUnicipale propria che havisto l’applicazione al 01 gennaio 2012, so-stituendo per certi versi la vecchia Ici e lacomponente immobiliare Irpef unitamentealle relative addizionali dovute per gli im-mobili non locati, tenendo come base im-ponibile di calcolo quella stessa della vecchiaIci e cioè il valore dell’immobile, vengono,poi, modificati i moltiplicatori assegnati aciascuna categoria catastale.Le aliquote Imu possono essere fissate da

ciascun Comune aumentando o diminuendol’aliquota ordinaria. Grande novità è peròdata dal fatto che l’Imu viene applicata atutti gli immobili residenziali e commerciali,compresi quindi le abitazioni principali e leloro pertinenze ed i soggetti passivi tenutial pagamento sono i proprietari di immobilied i titolari di diritti reali di usufrutto, uso,abitazione, enfiteusi e superficie. La primacasa, quella di abitazione, può beneficiaredi una detrazione fissa di duecento euro,più cinquanta euro per ciascun figlio (fino a26 anni di età) che compone la famiglia.Certo è che la condizione affinché la casa

venga considerata abitazione principale èche il proprietario vi dimori abitualmente evi risieda anagraficamente.Qualora invece la casa venga concessa a

titolo gratuito a parenti, a differenza dell’Ici,non viene considerata come abitazione prin-cipale. Per la case date in affitto è previstoun dimezzamento dell’aliquota ordinaria,ma solo a partire dal 2015 – ciascun Comunepuò comunque deliberare una riduzionefino al 0,4 per cento. Anche per le aree edi-ficabili viene applicata l’Imu, la cui baseimponibile viene determinata dal valore dimercato al 01 gennaio dell’anno per il qualesi paga l’imposta. La manovra “Salva Italia”del Governo Monti ha introdotto altresìuna nuova tassa a carico di coloro che purresidenti in Italia possiedono immobili al-l’estero, versando un’imposta dello 0.76per cento del valore dell’immobile.E l’Imu in caso di separazione o divorzio?

L’emendamento al decreto legge di sempli-ficazione fiscale prevede che la tassa sarà acarico di chi resta nella casa, chi ha dunqueun “diritto di abitazione” anche se non ne-cessariamente ne è proprietario. Scrivi a: [email protected]

FUTURO & DIRITTO n.4Il terzo Reichdi Roberto Bolaño

Era da tempo che non leggevoun Romanzo così pieno, avvin-cente, mai banale e che ti tienelì, con quella voglia di non smet-tere mai di leggere! Veramenteconsigliato a tutti per riaprop-priarci della Lettura...Il romanzo inedito di RobertoBolaño è il diario di una disfattae una discesa all’inferno pas-sando per gli esagoni di un war-game da tavolo: Il Terzo Reich.Una discesa cadenzata in sibilie tonfi. Sibili del maligno cheattraversano il racconto, tonfi

della coscienza del protagonista, un giovanetedesco che vagheggia le figure dei leggendarigenerali della II Guerra mondiale, Rommel,von Manstein, Guderian, e intanto non si av-vede del nemico che lo aspetta al varco.Siamo alla fine di un’estate degli anni ‘80, inCosta Brava: Udo Berger arriva all’Hotel delMar insieme alla giovane fidanzata Ingeborgper una vacanza. È uno di quei giovani uominiminacciati dalla propria leggerezza, che nonsanno del Male, dormono bene e si sveglianofreschi, non si annoiano mai e accudisconola minaccia che gli cresce accanto silenziosa.

SpotPolitik di Giovanna Cosenza

Che cos’è la SpotPolitik? È lapolitica che imita il peggio diciò che fanno certe aziendeitaliane con la pubblicità.Quella che pensa che per co-municare basti scegliere unoslogan generico, due coloriper il logo e e qualche fotoper le affissioni. Quella cheriduce la comunicazione a unospot televisivo, appunto.Come se comunicare coi cit-tadini fosse solo una questio-ne di estetica superficiale escelta grafica. La comunica-

zione, insomma, è un elemento troppoimportante per lasciarla in mano agli"esperti". E se non verrà recuperato dalleclassi dirigenti la capacità di entrare inrelazione con i cittadini cui si rivolgono,di ascoltarli autenticamente, il rischio èche dilaghino i linguaggi più viscerali,propri dell’antipolitica e dei movimentipopulisti, i quali ripetono alla pancia dichi accumula frustrazione sempre lo stessomessaggio, che suona più o meno così:«hai ragione, ti capisco, fai bene ad arrab-biarti, continua così».

Adelphi

Pp. 324

Euro 20,00

Laterza

Pp. 218

Euro 12,00

A CURA DI

MANOLA GIORGINI

INTERNAZIONALE a cura di Valentina Cesarini

La presente rubrica intende

fornire a meri fini di critica,

discussione e ricerca, brevi

estratti dalla stampa estera.

Un riformista di sinistra all’Eliseo

Socialista? Socialdemocratico? Progressista? Ilsettimo presidente della V Repubblica […] èanzitutto un riformista. François Hollande siproclama “riformista di sinistra” e ciò per luirappresenta sia un metodo che una strategia.Nel maggio del 2003, al congresso di Digionedel partito socialista, il primo dopol’eliminazione di Lionel Jospin la sera delprimo turno delle presidenziali del 2002, ildeputato di Corrèze propone il concetto di“riformista di sinistra”.L’uomo della sintesi apre una terza via tral’ala sinistra del PS che, riunita un tempoattorno a Jean-Luc Mélanchon, si consideral’erede radicale di una prima sinistra statista,e gli amici di Dominique Strauss-Kahn e diLaurent Fabius che riuniscono i fedeli dellaseconda sinistra dietro lo stendardo dellamodernità. Attraverso il suo “socialismo dellarealtà”, François Hollande delinea una terzasinistra, che considera come la risposta“adeguata sia per assumere la nostra identità”,sia per stabilire la linea strategica, nonchéper segnare il rinnovamento”.Durata, metodo e rinnovamento del pensierosono le parole chiave di questo “riformismodi sinistra”, dell’“hollandismo”.Per François Hollande, l’obiettivo è“promuovere la democrazia del successo, incui il collettivo che rappresenta la nazioneconsenta la promozione dell’individuo e incui il successo di ognuno contribuisca airisultati del Paese”. Il suo metodo risiedenell’arte di governare. Rifiutando di essere,come Nicolas Sarkozy, un “iperpresidente”,Hollande intende “stabilire le priorità” elasciare che il primo ministro governi, ilParlamento legiferi e i corpi intermedi faccianosentire la voce della società civile.“Credo nella democrazia sociale”, ha dichiaratoil nuovo presidente nel suo discorso diinsediamento, martedì 15 maggio, davanti airappresentanti dei lavoratori e dei datori dilavoro, invitati per la prima volta allacerimonia.Il nuovo presidente vuole ripensare le riforme,combinando “la durata con l’equità, lasicurezza con l’equità”. “Nessuna conquistaè perenne”, scrive nel 2009, “ma è possibilerinunciarvi in funzione di un nuovo equilibrio,di un nuovo patto generazionale, di una nuovastabilità. Ciò che ostacola le riforme sono idifetti della giustizia e la mancanza di visione”.

Estratto da “Un réformiste de gauche à

l’Elysée” di Michel Noblecourt, pubblicato su

www.lemonde.fr il 16 maggio 2012

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www.danielesilvetti.it

Massimo G.CONTE

ORDIGNI A BASE DI IPRITE, ar-senico e molti altri aggressivi chimiciminacciano l’ambiente marino. Inalcuni casi questi composti sonoconservati in bidoni adagiati suifondali marini e corrodendosi rila-sciano il loro carico tossico letale.Dagli studi su 232 pescatori pugliesi, del professorGiorgio Assennato, emergono anche alterazioni ge-netiche e cromosomiche. È il sistema respiratorioad accusare i sintomi più evidenti d’intossicazionecon risvolti anche gravi fino a provocare tumori emorte per insufficienza respiratoria.Oltre ai danni per l’uomo sono da mettere in

conto le conseguenze, gravissime, per l’ambientemarino: su alcuni campioni sottoposti a quattro di-verse metodologie d’analisi emerge la sussistenzadi danni per gli ecosistemi marini determinati dainquinanti persistenti rilasciati dai residuati corrosi(fonte Icram). Cosa significa tutto questo? Che ipesci dell’Adriatico, spiega Ezio Amato, sono soggettiall’insorgenza di tumori, danni all’apparato ripro-duttivo e mutazioni genetiche e, consentendone lapesca questi pesci finiscono sulle nostre tavole condanni alla salute non ancora stimati. La Marina mi-litare aveva annunciato la bonifica, promessa davari governi ma nulla è stato fatto mentre, chi lavorain mare, ci rimette la vita. Come per esempio i trepescatori del peschereccio Rita Evelin affondatosenza motivo dinanzi alla costa marchigiana. Era il2006, ed ancora, tutto tace in archivi secretati.L’area dell’incidente poi, casualmente coincide con

una delle 24 zone individuate in cui sono stati ab-bandonati gli ordigni della Nato ai tempi dei bom-bardamenti sulla Bosnia Herzegovina e sul Kosovo.Ma è nel basso Adriatico che si registra la maggioreconcentrazione di questi ordigni. A Molfetta, in unraggio di 500 metri dalla riva di Torre Gavettone, isub della Marina militare ne hanno catalogati ben110.000. Nel 2004, in un’interrogazione al Governoda parte del sen. Franco Danieli, è menzionata lapresenza nell’Adriatico di residuati chimici dellaseconda guerra mondiale di produzione Usa proibitidalla Convenzione di Ginevra e soprattutto di bombea grappolo del tipo Blu-27 e proiettili all’uranio im-

poverito. Il 25 maggio 1999, con ladeliberazione 239, il Consiglio re-gionale delle Marche prendeva attoche in questo ultimo periodo è con-tinuato lo sganciamento di bombeda parte di aerei Nato nell’Adriatico,anche a ridosso della costa marchi-giana. Queste sono alcune delle men-

zioni del problema a livello istituzionale che nonhanno sortito, però, alcun esito. Intanto gli incidentisi susseguono e nel 2006, tra le Marche e l’Abruzzo,affondano i pescherecciVito Padre e Maria Cristina. Altre tre le vittime.

Da segnalare, infine, nei paraggi delle piattaformemetanifere della raffineria Api di Falconara, l’af-fondamento di tre ordigni a grappolo e di unadecina di bombe a guida laser, lunghe quasi tremetri e mezzo e pesanti una tonnellata. Scaricarein mare gli ordigni viola la Convenzione di Barcellona,secondo cui il rilascio di tali materiali, in situazioniaccidentali o emergenziali, devono comportareazioni di recupero e bonifica delle aree interessate.Azioni di risanamento mai affrontate seriamente.Questa non volontà di rimediare a tali sciagure di-venta inaccettabile quando si apprende che verrannoacquistati ben 131 cacciabombardieri F35 per unimporto di 14 miliardi di Euro. Fino a che punto atti criminali del genere rimar-

ranno senza colpevoli? La natura, dal canto suo, siè dimostrata fin troppo generosa ed è tempo chel’uomo espanda la propria coscienza e comprendaciò che lo circonda se vuole continuare ad esserneparte integrante. �

Adriatico allarme pesce

Spazio a Neri,tecnico-scientificode I Gre delle Marche

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emanueleSUARDI

IL BRODETTO NASCE dalle dalle comunità di

pescatori. Quando non sempre il pranzo o la cena

erano previsti la gente escogitava un modo di

sfruttare tutte specie di pesce ricche di spine che

non avrebbero avuto mercato perchè poco pregiate,

ma non meno cariche di sapore. La leggenda narra

che le varietà da cuocere sarebbero dovute essere 13,

una in più rispetto agli apostoli nel-l’ultima cena, in quanto nessunoavrebbe rispecchiato Giuda. È im-portante sottolineare che il brodettoè considerato piatto unico. Con loscorrere degli anni la ricetta si è evo-luta grazie anche alla sempre piùpressante richiesta di pesce pregiato. È per questoche ogni cuoco interpreta la ricetta aggiungendoanche qualità ittiche che di povero hanno ben poco.Chissà che questa crisi non ci riporti indietro neltempo e ci faccia riscoprire i veri sapori, autentici egenuini dei nostri nonni. Elencherò alcune specie dipesce che generalmente uso nel mio brodetto. Ov-viamente andranno scelte a seconda del vostro gusto,della reperibilità sul mercato e delle stagioni: sogliole,mormore, san pietro, razza, rana pescatrice, branzino,orata, pagello, scorfano, pesce ragno, rombo, sarago,palombo, dentice, seppia, polipo, calamari, canocchie,cozze, vongole, sardoncini, merluzzi.INGREDIENTI PER 4 PERSONEUn bicchiere di olio extra vergine di oliva, una ci-

polla, 2 spicchi di aglio, mezzo bicchiere di aceto divino bianco, una bella presa di prezzemolo tritato,400 gr di pomodori pelati, pane raffermo affettato avolontà, sale-pepe-peperoncino q.b.PROCEDIMENTO: Squamate ed eviscerate il pe-

sce, lavandolo accuratamente. Tagliate via le variepinne dorsali, le teste e le code, così non si stacche-ranno durante la cottura. Con questi scarti preparatea parte un brodo di pesce, aggiungendo qualchepezzetto di sedano, carota, cipolla, una patata eprezzemolo. Tritate grossolanamente la cipolla emettetela a rosolare nell’olio con gli spicchi d’aglioe il peperoncino. Quando il soffritto risulterà bendorato, aggiungete il prezzemolo e l’aceto che la-scerete evaporare per qualche secondo. L’aceto con-ferisce al brodetto un sapore deciso e serve anche arendere più resistente il pesce alla cottura. Ora ag-giungete i pelati, che frantumerete con le mani, la-sciate prendere il bollore per qualche minuto,versate il brodo di pesce, salate e pepate a vostropiacimento. Attendete che riprenda il bollore, l’ese-cuzione e la difficoltà di questo piatto inizia adesso,l’abilità sta nel conoscere le varie specie ed intuirei loro tempi di cottura, le seppie e i calamariandranno aggiunti subito e solo quando risulteranno

giugno 2012 23

Armatevi di pesce e scarpetta:

ecco il Brodetto

quasi cotti si procederà alle altre specie,tenendo conto delle dimensioni, dellatenerezza e consistenza delle carni.Dopo le seppie sarà la volta delle spi-gole, le mormore o simili, poi le soglioleed infine i crostacei ed i molluschi,avendo cura di coprire il tegame con

un coperchio ogni volta, onde evitare l’eccessiva eva-porazione del sugo. Se necessita,potrete aggiungereancora brodo mano a mano. Il colore dovrà risultaredorato, il profumo intenso e il sapore deciso ma gra-devole. È buona norma cucinarlo nella terra cotta.Prima di servire, un generoso filo di olio extra verginea crudo. Assolutamente obbligatoria sarà la scarpetta,con il pane. Armarsi di pazienza, per quanto riguardale spine e di un valido tovagliolo per evitare eventualimacchie nella camicia, anche se a quei tempi, non eradi grande importanza. �

Con la crisiriscopriamo il pesce povero

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