IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la...

25
1 IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBE Traduzione italiana a cura di Vincenzo Belmonte

Transcript of IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la...

Page 1: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

1

IL FIORE DELLA POESIA

di

GIUSEPPE SEREMBE

Traduzione italiana

a cura di

Vincenzo Belmonte

Page 2: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

2

Page 3: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

3

COME UNA METEORA

In una lettera al Camarda1 il Serembe dà di sé, poco più che trentenne2, un ritratto drammatico: “Per

terribili castighi avuti da Dio… abbandonai precipitosamente il Brasile per deviare il danno. Ora è

troppo tardi… Arrivo [a Livorno] da Nizza a piedi ed in uno stato che fa orrore. Vendei paletot e

soprabito per vivere lungo la strada. Sono scalzo perfettamente e morente della fame… Arrossisco, ma

la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi di tutti quelli che

furono causa della mia rovina”.

Così lo descriverà nel 1883 Domenico Milelli: “Avevamo veduto il poeta da lontano per le vie,

capellato un Assalonne3, giallo come un brasiliano, con dentro agli occhi una mobilità di luce strana e

ce l’avevano accennato come un sognatore di visioni, una specie di Poe o di Nerval calato qui dai vicini

suoi monti albanesi”4.

Perseguitato dalla sventura e dagli uomini, psicologicamente fragile, indifeso di fronte alla malvagità

del mondo, innamorato dell’amore, disperatamente religioso, animato da ardente patriottismo nei

confronti sia dell’Italia che dell’Albania, estatico contemplatore della natura, inguaribile sognatore

spinto dall’inquietudine a un continuo vagare: tale ci appare il poeta dalle testimonianze sue e di altri.

La felicità è per lui un lontano ricordo limitato all’infanzia. La latitanza, la malattia e la morte del

padre e, subito dopo, l’assassinio, per mano dei briganti, di uno zio, rimasto unico sostegno della

famiglia, già dall’adolescenza lo travolgono in un turbine di sofferenze amplificate dal suo animo

sensibilissimo e instabile. In vari scritti inoltre egli accenna in termini sibillini a un complotto ordito ai

suoi danni dal potere politico e religioso, si sente vittima di un intrigo internazionale. Sempre alla

ricerca dell’affermazione in campo letterario e di migliori condizioni economiche, ma soprattutto di

quella serenità che gli è negata, varca l’oceano, verso la metà degli anni 70, alla volta del Brasile e venti

anni dopo ritorna nel Nuovo Mondo in una peregrinazione che lo porta negli Stati Uniti, in Argentina

e nuovamente in Brasile.

Al mattino di un giorno imprecisato del 1901 viene trovato morto nella piazza del Mercato, a San

Paolo.

1 Demetrio Camarda (Piana degli Albanesi 1821-Livorno 1882), sacerdote e filologo, autore del Saggio di grammatologia comparata sulla lingua albanese (Livorno 1864), aveva pubblicato nel volume A Dora d’Istria gli Albanesi (Pisa 1870) l’ode del Serembe Alla Signora Principessa Elena Gjika. La lettera citata è del 26 settembre 1875. 2 Era nato a San Cosmo Albanese (CS) il 6 marzo 1844. Il padre Michelangelo fu perseguitato dal regime borbonico per motivi politici. 3 Con i capelli lunghi e folti come quelli di Assalonne, figlio di Davide (II Re, XIII-XIX). 4 Riportato in Omaggio a Giuseppe Serembe, a cura di Vincenzo Belmonte, Cosenza 1988, p. 320. Il Milelli (Catanzaro 1841-Palermo 1905) fu un esponente della scapigliatura.

Page 4: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

4

GLI SCRITTI

Niente ci rimane della Storia dell’Albania e della traduzione albanese dei Salmi, smarrita per incuria

del fratello Francesco. Si considera ormai definitivamente perduto anche l’immenso poema albanese

L’uomo nella scena dell’Universo e al cospetto di Dio5. Nel 1894 il poeta affermava di ricordare ancora

dai trenta ai quarantamila versi delle composizioni già disperse “per le infamissime insidie della Chiesa

Romana6”.

L’opera superstite in albanese non supera i duemila versi. Sicuramente autentici sono i 484 versi dei

manoscritti scoperti nella Biblioteca Reale di Copenaghen, i 140 dell’ode a Elena Gjika, i 60 in morte

di Pietro Irianni. Per il resto bisogna attingere all’edizione approntata dal nipote Cosmo7.

Al suo interno Dhimitër Shuteriqi per primo rilevò la non genuinità di termini e interi versi nei quali

ravvisava la mano del curatore. Sviluppando questa intuizione, in Omaggio a Giuseppe Serembe

(Cosenza 1988) ho provocatoriamente posto a fronte il testo albanese curato da Cosmo con la

traduzione – per giunta “letterale” – dei Canti albanesi vergata dallo stesso poeta8, in modo da far

risaltare anche visivamente la mancata corrispondenza. Le pesanti interpolazioni si spiegano con

l’intento di caricare l’elemento patriottico ed epurare la lingua, oltre che con la pretesa di normalizzare

la metrica e, perfino, di apportare miglioramenti estetici.

In un secondo volume9, partendo dalla traduzione – artisticamente debole, ma, per fortuna,

“letterale” – del 1883, ho per congettura ricostruito il testo originale albanese, giustificando ogni

termine, ogni espressione usata con la citazione degli opportuni luoghi del Serembe o di altri autori

arbëreshë a lui contemporanei o comunque noti.

Con questo terzo lavoro, sulla base del testo albanese ricostruito, presento una traduzione italiana in

versi10 che nei suoni e nei costrutti di una lingua diversa aspira a trasfondere, rivissuta, la vicenda umana

e artistica del poeta di San Cosmo Albanese: “Quella poesia ci scosse perché ci richiamava alla memoria

le vergini rapsodie de’ bardi, le cantilene popolari delle saghe, con una mescolanza di salterio davidico e

d’innografia indiana... Le immagini balzavano belle di limpidità greca e dentro a tratto ci si sentiva

l’anima del poeta indomita, riboccante d’affetti e di passioni, lampeggiata qua e là da certe fiamme

corrusche di divinazioni strane e meravigliose”11.

5 Il poema constava di 120 canti e circa 200.000 versi, se si vuole prestar fede all’attestazione dell’autore contenuta in una nota al

canto A Dio, Buenos Aires 1897. 6 Lettera a Girolamo De Rada del 16 agosto 1894. 7 Giuseppe Serembe, Vjershe, a cura, con prefazione e note dell’avv. Cosmo Serembe, Milano 1926. L’interpolazione comincia

dal titolo. Il poeta indicava le sue poesie come Canti, Kënka. 8 Giuseppe Serembe, Poesie italiane e canti originali tradotti dall’albanese, Cosenza 1883. L’autore afferma nella prefazione:

“Non ho la presunzione di fare il letterato e di comparire poeta stampando questi pochi Canti… Quasi tutta la miglior parte delle mie produzioni poetiche di quindici o venti anni addietro, che mi avrebbero potuto dare qualche fama, mi vennero disperse nel Brasile e in Francia”. Dalla vendita del libro il poeta sperava di ricavare il danaro necessario per la pubblicazione di un volume in cui avrebbe smascherato le mene della Francia contro l’Italia e particolarmente contro gli emigrati italiani. 9 Vincenzo Belmonte, Alla ricerca del Serembe autentico, Cosenza 1991. In Albania si continuano a pubblicare adattamenti in

lingua standard del testo propinato dall’interpolatore. 10 Le rime dell’originale sono sostituite da assonanze, consonanze, allitterazioni. L’ordine di successione dei componimenti è

stato redatto dal curatore. Per la traduzione integrale si rinvia a Giuseppe Serembe, Canti, Amministrazione Comunale, San Cosmo Albanese/Strigari 2007. 11 Il giudizio, riportato in Omaggio a Giuseppe Serembe, cit., p. 320, è di Domenico Milelli che, per converso, formula una

severa valutazione sulle poesie in italiano. Tutti i testi serembiani, in albanese e in italiano, citati in queste note possono essere

consultati nella Biblioteca del sito www.comune.sancosmoalbanese.cs.it.

Page 5: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

5

PENSIERO NOTTURNO

Nel buio della notte s’alzò in volo,

vagò per ampio cielo la mia mente,

poi nuvole varcò fino alla proda

ove, rappreso, il tempo disfavilla.

Trascese il sole, oltrepassò le stelle

per perdersi in un vortice di fuoco.

Non si bruciò, ma rapida trascorse

alla porta del riso e della gioia.

Si sporse: fluttuavano baciandosi

cieli in onde di fiamma e pura luce,

ove amore è semente a soli e stelle.

Entrò, ma l‘investì vivo bagliore:

in melodie serene l’universo

moveva incontro ad adorar l’Eterno.

L’IMMAGINE DELLA VITA

Rifulse in alto il sole ed il sambuco

nella siepe fiorì che lo recinse.

Col bosco parlò il fiume ed il dirupo,

sorrisero il paese e l’universo.

Alla fragranza volò dell’arbusto

morbido uccello dalle rosee piume.

Soave un verso effuse e lo rivolse

a me: si tacque allora il mondo, assorto.

S’attristò poi il mare e tuonò il monte,

sgusciò dal cielo la nera tempesta

e il gelo s’annidò nella contrada.

Fuggì l’uccello dal sambuco spoglio,

ogni ricordo dileguò col tempo.

Non altrimenti va la nostra vita.

Page 6: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

6

SIMILITUDINE

Guarda: albeggia sul mare. Senti l’aria

come già si riempie di profumo.

Vedi: s’adorna di luce la terra,

fuoco e bellezza le riversa il sole.

In ogni luogo ferve il brulichio,

lusingano la vita le speranze,

gioia e diletto prendono vigore,

la nebbia si dissolve nello spazio.

Ma scorre l’ora. Già piomba il meriggio,

nelle pianure domina la noia,

segno che il tempo bello è ormai finito.

Al buio della notte apre le porte

la sera, il sonno ci conquista e prostra,

preludio del destino che ci atterra.

L’AMICIZIA

Volò la rondinella incontro al mare,

scelse terre più miti per il nido,

con l’amore giocò, ma non le dolse,

venuta la stagione, di migrare.

Scosse all’aria le penne e ripercorse

lieta il sentiero delle gioie antiche.

S’imbatté poi per via nella tormenta

per amore addio disse alla vita.

È tale l’amicizia: pur lontani,

ardentemente a vicenda si cercano

due cuori separati dalla sorte.

Non riesce a domarli il fosco oblio.

Se forbice di morte li recide,

alto si leva il ricordo sul tumulo.

Page 7: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

7

IL MIO RITRATTO

I.

Sono alto e robusto più che snello,

agilissimo e con la fronte ovale,

della chioma castana vado fiero,

tristi m’ardono gli occhi, se li osservi.

Per l’apprensione il folto sopracciglio

si muove sempre come annuvolato.

Il naso a punta un po’ rigonfio spicca

sull’ampia bocca ove s’ingrossa il baffo.

Come la fronte è il mento, alla gengiva

s’innesta forte il dente e delicato

spunta l’orecchio al pari della mano.

Si muove il collo e sta morbido e dritto.

Ebbi ai giovani anni gagliardia.

Così può figurarsi il mio sembiante.

II.

Mi soggioga il dolore e sfiora il riso,

l’ira mi accende e subito si placa.

Un po’ nei crocchi e poi cerco il silenzio,

lascio che il tempo m’inganni coi sogni.

Sdegnata mi si scuote la coscienza

per il vero pestato nella mota.

Vorrei cambiare il mondo, ma dispero

e lacrima di rabbia riga il volto.

Sincera con gli amici è la mia lingua.

Mite d’indole, son aspro di rado,

anche se guerreggiare è il mio diletto.

Perdono tutto. Ho mano generosa,

pure nell’indigenza. Ogni miseria

sempre il mio cuore intenerisce e turba.

Page 8: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

8

COME FUI, COME SONO

Bevvi, fanciullo, immagini serene

e la vita mi apparve lieta festa.

Ridente il cielo, mai torbido il mondo:

non trovavo che affetto nel cammino.

Cupo tuonò dal monte e volsi gli occhi:

vidi la nube carica di tenebre.

Di qui calò, mi circondò furiosa

involgendomi in orrida tempesta.

Lacero attraversai boschi e burroni.

L’amore in petto, il riso sulle labbra

si spensero e nei triboli m’impiglio.

Il lutto vendemmiò le mie speranze,

mi trincia la miseria con le forbici.

Vivo assediato da avverso destino!

LAVANDAIE CANTERINE

Voci di gioia innalzate, fanciulle,

intanto che lavate nel ruscello.

Placida l’ora, quieto brilla il tempo

ed avanzate liete, inconsapevoli.

Conservate il piacere che v’inonda,

mentre in terra la vita già s’invola.

Neve e nebbia verrà, pioggia e tempesta,

e s’aprirà, non atteso, il sepolcro.

Tutto ha fine quaggiù e non rimane

né ricordo né affanno né speranza

nel vortice dei vuoti desideri.

Questo, fanciulle, di contro vi dico.

Poi per lidi lontani mi diparto

dal paese, ferita sempre aperta.

Page 9: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

9

LA TEMPESTA

Fosco il mare, rannuvolati i monti:

porta tristezza il giorno così buio.

Il gallo canterino s’è appiattato,

fronde e pagliuzze ruotano per l’aria.

Dalla soglia la vaga pastorella

osserva il tramestio, ma, come in alto

romba, geme la terra spaurita

e intanto nubi turgide s’addensano.

Si riversa la pioggia col rovaio,

scroscia sul tetto, si smuove la casa,

scendono a valle i boschi coi torrenti.

Al focolare, noi smarriti e muti!

Minacciosa la folgore lampeggia

e l’universo subito si scrolla.

MEDITAZIONE

È calata nell’aria fitta tenebra

fino a coprire per intero il mondo.

Stanno distesi già nel sonno gli uomini

né si ode bisbiglio d’animale.

Io veglio, solo, e vado con la mente

alle liete stagioni del passato,

per il cuore le desto che le incide

e sconfortato sorge il desiderio.

In fuga dal dolore, m’avventuro

al di là delle stelle per mirare

il simbolo di pace che risana.

Su per l’erta scoscesa dello spazio

luce che approssimandosi rallegra

ci svela nati ad eterno destino.

Page 10: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

10

LA FONTE DEL DOLORE

Sulla riva deserta miro un’onda

che il vento rimescola fremendo

e a dismisura l’acqua si solleva

fino a spruzzare il cielo fatto cupo.

S’è ricusato di spuntare il sole,

nella nebbia la terra s’è nascosta

con mugghio sordo e sfilano in quest’ora

pene e terrori mai intesi prima.

Quindi il vento si calma e dopo il nembo

compare sorridente il sole in cielo

ad ammantare di gioia la terra.

La nostra pace disperse il peccato

che ci inflisse un diluvio di dolori

finché col sangue Cristo ci redense.

AI SANTI COSMA E DAMIANO

S’avvicina la festa e per letizia

il giorno già risplende. Voi, patroni,

cospargete il paese di bellezza

e da voi grazie il popolo si attende.

Ecco, la pena sempre più mi soffoca,

figlia della miseria, e intanto pencolo

inquieto come un’onda e conoscete

l’affanno che mi preme da ogni lato.

Santi buoni, tergetemi le lacrime

che riversa dagli occhi il cuore in fiamme

tra lunghe attese e continui sospiri.

Sì, ho peccato, ma Cristo assicura

col dono del suo sangue, a chi si pente

delle colpe, speranza di riscatto.

Page 11: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

11

A MARIA VERGINE

Consunte le ginocchia, arsa la lingua,

secchi a furia di piangere i miei occhi,

l’anima sfatta, sbrandellato il cuore:

sempre di più nel baratro sprofondo.

Non mi giovò la fede che in te posi,

bui senza tempo nacquero i miei giorni,

speranze e sogni andarono delusi,

furon causa di scherno i miei lamenti.

Madre, che cosa ormai mi resta al mondo?

L’oggi è fosco per me, tetro il domani,

mi attrista il giorno e la notte mi spegne.

Balza verso di te fervido il cuore,

ma sei lontana e la miseria incalza,

mare di sofferenze che m’ingoia.

A MARIA IMMACOLATA

Veleno in petto, buio nella mente,

morbo nel corpo, amaro nella gola:

senza riposo, disperato e fragile

vivo da folle steso nel rigagnolo.

Ai tuoi piedi per anni mi prostrai

per farti dono di fiori olezzanti

sempre composti in fasci novelli,

sperando nella fine dei dolori.

Passava il tempo e più mi si feriva

con beffe, amare critiche ed ingiurie,

poiché fede ebbi, Madre, solo in te.

Io piansi giorno e notte, ti invocai,

ma imperversò su di me la tempesta

e il buio mi ha coperto da ogni parte.

Page 12: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

12

Ho smarrito la strada, più non vedo

la luce che balugina al mattino

e di dare nei triboli pavento,

io peccatore.

Se l’anello davvero sei, Maria,

che il cielo lega al mondo doloroso,

ascolta i miei sospiri, ovunque sia,

dai mali affrancami.

Se ho sospirato e pianto fino ad oggi,

travolto come piuma, come pula,

tu non tardare a tergermi le lacrime,

apri un sentiero.

E mostra come impetri la salvezza

pure l’uomo dal cuore devastato,

che, sotto il peso di lunga condanna,

parve perduto.

Pace serena dona e gloria pura,

gioia e delizia desta e desiderio,

rendi la via di qui lieta, riedifica

anche la casa.

Lo sguardo non staccarmi dalla mente,

non togliermi dal cuore la tua mano,

avvolgimi e fa’ di me corona

per la vita immortale.

Allora splenderà la tua bontà

e avrà onore la pietà di Cristo,

ché per un tratto affligge l’uomo e poi

lo solleva sugli altri

in omaggio alla tua grazia potente

che fino al cielo innalza le suppliche.

Si annunci che è risorto il sofferente,

per amor tuo, nel giubilo.

Page 13: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

13

A PIETRO IRIANNI

Nell’ora che, sul punto di calare,

posa il sole la luce sulle nubi,

rapido t’involasti per disperderti

come vento che all’improvviso turbina,

la gente attrista, la natura assidera

e sfronda fiori ed alberi nel rivolo.

Non eri ancora vecchio e ti chiamava

la campana tra lacrime e lamenti

di amici e di parenti sconfortati

cui furono baldanza e gioia estinte,

mentre la terra ti copriva, donde

la voce tua vibrante non risuona.

Tu, grande lustro della patria, un giorno

con detti e fatti le rendesti onore

e non curavi che poi ti attendesse

sempre in agguato il carcere o la morte,

ché, raggio del gran Giorgio, sia la penna

con foga maneggiasti che la spada.

E ti vollero duce gli albanesi

e rifulsero allora le speranze

che tornassero presto le vittorie

con gli eserciti antichi al nostro lido.

E non per colpa tua mancò il trionfo

la bandiera caduta con Urana.

Pochi compagni avesti, ma nessuno

sentì il fuoco che ardeva nel tuo petto

né mai ti superò nella dottrina,

nella coscienza tersa come specchio,

con cui volesti gli uomini non servi,

ma fratelli benevoli e operosi.

E dimorasti in casa, nel paese,

come limpida stella tra le nubi,

qual solitaria stella che nel buio

irradia luce in terra e sopra il mare,

Page 14: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

14

luce che ci ravviva mente e ingegno

tanto che libertà più s’avvicina.

Perché tu dritto e impavido segnasti

la strada, a rischio di beni e fratelli,

mai al mondo cambiando il tuo volere

per banchetti, ricchezze o traversie;

e verrà l’ora in cui darà il suo frutto

l’opera, perché l’albanese è memore.

Ecco, in quel giorno alla zolla che copre

la tua spoglia, ché l’anima sta in cielo,

per farti dono di grate memorie

i giovani s’accostano con lodi

e, genuflessi, tra preghiere e lacrime

quanto cara ti fu la patria attestano.

Scaturirà dal tumulo la fede

a ridestare speranze e vigore,

ché per le nostre accolte spunterà

di lì la fausta stella, quando, libera,

la patria rinnovata potrà scrivere

nei fasti della storia nuove pagine.

Tu, signor Pietro, cinto allor di luce

nella danza divina attenderai

noi con l’usato tuo dire soave

messo alla prova tra lunghi tormenti.

Ma il sole splenderà lieto in eterno,

ché il Dio svelato aleggerà sul mondo.

È l’ultima poesia in albanese del Serembe, dedicata a Pietro Irianni (1830-1898), un patriota

di Lungro (CS). Il grande Giorgio è Giorgio Castriota Scanderbeg. Urana: condottiero

albanese del periodo di Scanderbeg.

Page 15: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

15

DOPO LA VENDEMMIA

Svolte dal vento, spargono le nuvole

oggi gocce di pioggia.

Finita la vendemmia, il cuore è triste:

l’autunno corre via né si desidera

andar per le campagne

con speranza, con gioia.

Tra poco perderà le fronde l’albero,

le giovani già filano,

l’amaro inverno incombe, silenziosi

i vicoli diventano.

Ovunque guardi, volano gli uccelli

lasciando vuoti i nidi.

Nel mio tedio infelice

- sfuggente è la ragazza -

gironzolo, fantastico e mi uccide

l’afflitto desiderio.

Nessuno che mi avvisi:

“Vieni, è nel vicinato”.

Con il fucile in spalla, ogni mattina,

uscito per la caccia, esploro inquieto

brughiere e precipizi e, quasi in fuga

dal mondo, tra i burroni

della ripida costa

mi addentro in fossi e grotte.

Ma la fanciulla scivola pian piano

nella mente e nel petto,

fa divampare il sole nel pensiero,

nel mio cuore la gioia.

Fuoco dona all’amore e luce al fuoco,

fa rinascere in me la primavera.

E ricordo: cinguettano

nei boschi i cardellini,

in cerchio le ragazze

giù nel ruscello bollono il bucato,

trascorrono gorgheggi

dalle cime fiorite.

Page 16: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

16

Allora, giubilante,

sì che avverto la luce;

non più pene, tripudio,

avvolto dall’amore.

Vado, cammino e, venga pur la neve,

il mio cuore l’ho in mano.

Se poi tuona dal monte, si ritira

la gente, si disperdono gli uccelli, ma carezza

è per me l’aria gelida.

Pioggia e neve che lavano la terra

mi fanno rincasare

nell’ora in cui su tutto scende il buio.

Scruto da dentro i poggi, dal balcone

osservo l’ampio cielo.

Allora vuol balzare il cuore dove

leggera la ragazza si trastulla.

Ma sulle nubi già rimbomba il tuono,

dai pensieri mi sveglia.

Trema il suolo, lo spazio vibra e mugghia,

il mare si nasconde, dalla nebbia

solo una casa affiora,

la gente si spaura e cede al sonno.

Io sto muto e poi gemo

disteso in un cantuccio.

Se venissi, fanciulla, a darmi requie

ora che mi tormentano i dolori!

Sollievo recheresti alla mia casa

col canto, tra fremiti profondi.

Sul letto chiuderei gli occhi vedendo

in sogno la danza delle gioie.

Ascoltami adesso, ovunque sia!

Ieri nella spelonca più remota

ho scovato leggiadro

il gallo di montagna appollaiato

che in ogni tempo, giorno e notte, invoca

la compagna perduta.

Page 17: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

17

Lo serbo, per donartelo,

legato, non dissimile

da me che tieni in ceppi. Ed anch’io piango

come l’uccello misero

che senza amore in carcere consuma

la vita e le speranze.

Fanciulla, nel bosco qualche volta

vieni a cogliere frasche.

Fissami coi tuoi occhi delicati,

mostra le rosse gote.

Accennami un sorriso, una parola

solo dimmi e starnuta.

Solco linterni ed eriche, oltrepasso

i corbezzoli e i cisti,

appresso ti vengo di nascosto; appassionato,

il volto ti rimiro.

Un solo bacio e via, mentre risuona,

il canto da ogni lato.

Tendo l’orecchio. Ecco, tuona l’eco

dal precipizio sul colle scosceso

e l’attimo sereno

vela la terra scossa.

Dell’amore nascente

sta testimone il cielo.

Si fa tardi. Appoggiato

al fucile, vagheggio

l’estasi che sprofonda

con le immagini care.

Ah, come ridda nella grande danza

la vita s’è smarrita nell’oblio!

Page 18: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

18

CANTO D’AMORE

Non so spiegarmi di che mai t’adonti,

mela gustosa dell’Eden perduto.

Dimmi per quale colpa, abbandonato,

lasci che mi consumi in vita inerte.

Quanto amari mi sono stati i giorni

lontano dalle tue gaie pupille

che l’anima inondata di diletto

sospingevano in alto con furore.

La fronte, ricamata dalla luce

del sole, più non vidi alla finestra,

né bocca e volto cui rideva il cielo

ed ora fosche avversano le nubi.

Mi pesa e brucia, amata, il cuore in petto,

i pensieri scatenano tempesta,

pace non trovo né riposo e intanto

prima del tempo tu mi dai la morte.

Ristetti sui sedili al solatio,

buie notti percorsi ramingando,

misero mi accucciai sotto le fronde,

m’inerpicai per balzi dirupati.

Eppure a te volava la mia mente,

mi ribolliva il cuore di passione,

aura infuocata il corpo mi avvolgeva,

mi piansero reietto dall’amore.

Come cera si sciolse la mia carne,

decadde la baldanza giovanile

e, se sono ridotto così, pensa

che inferno brucia dentro me, fanciulla.

Ciò che detta sincero il cuore ascolta,

ora che, luna, più non mi fai luce.

Cingo la spada, raccatto i vestiti

e vado in guerra senza più ritorno.

Quando saprai della mia fine misera,

versa su me una lacrima d’amore:

Page 19: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

19

tra vicende d’inverni e primavere

il mondo sarà in fiore, io nella fossa.

Un fazzoletto avrai sporco del sangue

della ferita aperta da uno sparo.

Questo il solo ricordo del tuo amante

da te da parte a parte trapassato.

Ogni bene sarà svanito allora

e, gravata di terra, la mia salma

avrà riparo all’ombra di un cipresso

che nutrirò d’amore e di tormento.

Là dormirò, infelice, nell’oblio:

giorni e anni, anni e giorni scorreranno

e nessuno più mi ricorderà,

nessuno mi farà dono del pianto.

Ma tu che ho amato più degli occhi miei,

nel destarti pensosa una mattina

col primo raggio ch’entra nella stanza

dal letto solo mandami un ricordo:

“Gioì del sole l’infelice, allora

che aitante s’aggirava nel paese!

Qual vento turbinoso corse il mondo,

ora riposa in luogo sconosciuto.

Lo sventurato giace nell’oblio,

dalla pioggia battuto e dalla neve;

leva un sospiro nel deserto e un gemito

con il cuore innocente dilaniato.

Innocente? Quanta malinconia

per me nel petto il giovane racchiuse!

Così a lungo mi amò, poi, per mia colpa,

indifferente scivolò dal mondo.

Ora con le folate, dove giaci,

ti invio saluti e lacrime diffuse.

Lì germoglino i fiori e con la brezza

gorgheggi in ogni tempo l’usignolo!

Page 20: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

20

Io, travolta dal vortice dell’onda

che si leva dal mondo turbolento,

nutrirò di sospiri le memorie

fin che morte con te non mi congiunga”.

Al rotolar per il pendio del vento,

messaggero dei detti dell’amore,

leverò lieto un fremito e un lamento,

incurante dei guasti della sorte.

Page 21: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

21

MEMORIA DELL’AMATA

Vaga fanciulla, dove ti trastulli

vaneggiando tra sogni e fantasie?

Dove l’animo tuo volgi e rigiri?

Quale contrada la tua grazia incanta?

Spira dal vasto mare lieve il vento.

Pure, non viene a me risposta alcuna.

Spuntò da oriente il sole e al suo tramonto

malinconica si levò la luna,

le gioie degli umani sperse il turbine

e nell’oblio svanirono i ricordi.

Io sono qui né sento che l’amore

viene in terra di nuovo a consolarmi.

Viene l’amore? Che tristezza cupa

scende in cuore e amareggia l’esistenza!

Lungi da me le immagini serene,

ché l’aura nuovamente me le invola.

Per me la valle infausta e il colle bruno

lacrime solo versano e sospiri.

In casa mi compenetra il silenzio

quando ritorno stanco della vita

e già la solitudine d’intorno

mi assale con oscuri desideri.

Percorro con la mente terra e cielo,

ma all’amore rinascere è negato.

Nell’orto poi mi adagio su un sedile,

circondato di fiori e di verzura,

e dipinti risorgono quegli anni

quando afflitto non ero a primavera

e piano piano, silenziosa e tacita,

le labbra pare la fanciulla schiudere.

Nel discorrere gli occhi le sfavillano,

dalla bocca le scivola il sorriso,

splende la fronte, sfolgora la chioma,

quasi che stella rimirassi in cielo.

Svanisce l’ora immemore e rimane

il cuore mio sommerso dall’amore.

Page 22: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

22

Spira la brezza nella valle e ride

la rosa sullo spino in mezzo al bosco,

alto già il sole ti concilia il sonno,

mentre le donne lavano nel fiume.

Ed ecco, l’usignolo scioglie e avvia

gli accordi con cui piange l’amor suo.

Appoggiato sul braccio, ad occhi chiusi,

io parlo allora con la mia fanciulla.

Le racconto e confido le mie pene,

le narro quanto a lungo l’ho serbata

nei ricordi e le porgo le canzoni,

echi della mia prima giovinezza.

E dalla bocca dell’amata scorre

la parola col bacio che conquista,

il cuore con un canto s’alza in volo

e dipinge la gioia l’universo.

Sembra avvolto il creato d’armonia

ora che la fanciulla s’è destata.

Ma, come il sole cala, già discende

l’ombra che con la brezza mi pervade.

Si insinua il freddo e intanto mi abbandona

il sogno che infuocò la fantasia.

So che più non si sveglia dal torpore

l’amata nel sepolcro irrigidita.

Resto muto come violino rotto

in mezzo al ballo di nobile gente,

come perastro ombreggiante nei campi

cui recisero i rami con la pioggia.

Di passero solingo è la mia vita:

il dì mi celo e nella notte gemo.

Nove anni finora son trascorsi,

nove volte è fiorita primavera.

Nove ferite m’han squarciato il petto

e con gli anni la vita s’è accorciata.

Riposo come nel nido pernice

che il mare salutò dalla montagna.

Page 23: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

23

Si spegne a poco a poco la lucerna,

si smorza a poco a poco anche il dolore.

La sorte sfuma e mena la speranza

nel silenzio ove sfociano le cose.

Dall’alto mare s’alza e soffia il vento,

ma più da me l’amore non ritorna.

Mi senti lì dove ora sei, fanciulla?

Ricordi la mia allegra serenata?

Promisi e chiesi amore e compassione

e il vicinato deliziai col canto.

Ero giovane e tu lieta fanciulla

e dolci inganni prodigava il fato.

Arancia del giardino ti chiamai,

ti chiamai pure stella del mattino,

fiore ti decantai che nel verziere

occhieggia con la goccia di rugiada.

Ti dissi rosa intinta nella brezza,

che profuma la valle dei suoi giochi.

Magica ora, notte fuggitiva!

Luna ch’eri spuntata tra quei colli,

illuminavi i muri e come un’onda

irradiavi le vie del mio villaggio.

Sollievo al cuore e pungolo al pensiero

fosti e una stella in cielo ricercai.

Tutto è finito. Oggi tu, fanciulla,

un altro fa’ di me, reso sereno,

allontanami il fango che calpesto,

nella vita ridestami la pace.

L’amara sete estingui di vendetta,

fede ed alti pensieri invece dona.

Ché in questo modo compio il mio cammino

lasciando dietro sofferenze e affanni.

Benedico il tuo nome e sulla tomba

fiori e pianto depongo e le memorie.

Spira poi il mio tempo e m’addormento

per rinascere in gioia senza fine.

Page 24: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

24

I N D I C E

Come una meteora 3

Gli scritti 4

CANTI

Pensiero notturno 5

L’immagine della vita 5

Similitudine 6

L’amicizia 6

Il mio ritratto 7

Come fui, come sono 8

Lavandaie canterine 8

La tempesta 9

Meditazione 9

La fonte del dolore 10

Ai SS. Cosma e Damiano 10

A Maria Vergine 11

A Maria Immacolata 11

A Pietro Irianni 13

Dopo la vendemmia 15

Canto d’amore 18

Memoria dell’amata 21

6 settembre 2012

Page 25: IL FIORE DELLA POESIA di GIUSEPPE SEREMBEsa9405973a3efe243.jimcontent.com/download/version... · la mia sventura non ha limiti. Finirò a scomparire come una meteora vendicandomi

25