Il fare ecologico

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Il fare ecologico, il prodotto industriale e i suoi requisiti ambientali. Di Carla Lanzavecchia,nuova edizione aggiornata da Paolo Tamborini e Silvia Barbero

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di Carla LanzavecchiaIL FARE ECOLOGICOIl prodotto industriale e i suoi requisiti ambientali

Edizioni Ambiente srl www.edizioniambiente.it

di Carla Lanzavecchiaa cura di Paolo Tamborrini e Silvia BarberoIntroduzione di Luigi BistagninoCoordinamento: Silvia Barbero Contributi di: Silvia Barbero, Clara Ceppa, Gian Paolo Marino, Pier Paolo Peruccio, Paolo TamborriniApprofondimenti di: Miriam Bicocca, Amina Pereno, Erika Vicaretti

Note dei curatori.

Novembre 2012

© 2012, Edizioni Ambiente via Natale Battaglia 10, 20127 Milano tel. 02.45487277, fax 02.45487333

Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopieregistrazioni o qualsiasi supporto senza il permesso scritto dell’editore.

ISBN 978-88-6627-062-1

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SOMMARIO

INTRODUZIONE Luigi Bistagnino

CApITOlO 1

1.1 Evoluzione creativa

1.2 Sostenibilità e questione etica (S. Barbero)

1.3 Le chiavi per lo sviluppo sostenibile

Box: Le tappe dello sviluppo sostenibile (M. Bicocca)

1.4 Le responsabilità del design in uno sviluppo sostenibile (S. Barbero)

1.5 Saturazione e frugalità

1.6 Occidente: dappertutto e in nessun luogo

1.7 Responsabilità condivisa

1.8 Sostenibilità ambientale e società sostenibili: ruoli del quantitativo e del qualitativo

1.9 Benessere e qualità della vita (S. Barbero)

1.10 Prodotti ecocompatibili a fianco dei simulacri

1.11 Un futuro di attenuazione

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CApITOlO 2

2.1 Il mondo come un “supermercato dell’iperofferta”

2.2 Le fasi della globalizzazione (P. Tamborrini)

2.3 Il colosso mondiale è solido o ha i piedi d’argilla?

2.4 Dalla teoria dei vantaggi comparativi a “chi” produce “che cosa” e “dove”

2.5 Concorrenza e collaborazione tra aziende

2.6 La nuova seduzione dei governi

2.7 “Corporate downsizing” e conglomerati multinazionali

2.8 “Economia di carta”

2.9 Il “sistema mondo” senza più minacce né ideologie

2.10 “Know-how, know-what, know-why”

2.11 Dumping ambientale

CApITOlO 3

3.1 Qualità totale: molto più che “toyotismo”

3.2 Responsabilità: principio inevitabile

3.3 L’immagine del consumo come filosofia di comportamento

3.4 Nuovi trends: la cultura della “scarsità desiderata”

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3.5 Megatrends e controtendenze del mercato

3.6 Bisogni e desideri

3.7 Disponibilità di merci e immaginario collettivo

3.8 I binari della produzione e dei bisogni. Responsabilità del designer e tirannia dei desideri

3.9 Consumo degli stili: retaggio obsoleto duro a morire

3.10 “Per forza di levare”: logica della sottrazione nella progettazione ecocompatibile

3.11 Comunicazione e sostenibilità ambientale (S. Barbero)

Box Tra comunicazione e prodotto (A. Pereno)

3.12 Il packaging comunicativo: l’etichettatura espressiva (C. Ceppa)

3.13 Less but better: prodotti “fuzzy” e “d’affezione”

3.14 Complessità e mercato come alibi

3.15 La rivoluzione del quotidiano: il consumo creativo

3.16 Soddisfazione dei bisogni = prodotti + strategie di mutuo soccorso

3.17 Nuove logiche: da “hard selling” a “smart selling”

3.18 La quadratura del cerchio?

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CApITOlO 4

4.1 Il progetto collettivo

4.2 Dalla prassi della normativa al valore aggiunto imprenditoriale

4.3 Innovazione e nuovi modelli sostenibili (P. Tamborrini)

4.4 I mercati e l’informazione

4.5 Ricapitolando I

4.6 Ricapitolando II (P. Tamborrini)

CApITOlO 5

5.1 “Concurrent” (o “Simultaneous”) Ecodesign come strumento organizzativo per affrontare la gestione della complessità

5.2 L’approccio metodologico del Design Sistemico (S. Barbero)

5.3 Una lettura storica del design sistemico (P. P. Peruccio)

AppENDICEGuideline dell’Ecodesign

Guideline di progettazione dell’imballaggio in un’ottica di sostenibilità

Guideline del Design Sistemico (L.Bistagnino)

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Box La sostenibilità dei materiali e il ruolo del designer (E. Vicaretti)

BIBLIOGRAFIA

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INTRODUZIONE

Il “fare” è la caratteristica dell’uomo sapiens.L’evoluzione del pensiero e delle capacità cognitive consiste infatti in un agire che fa tesoro delle esperienze, via via consolidate, affinandosi e arricchendosi di altri contributi provenienti dall’ambito sociale in cui si opera.Gli errori commessi sono una parte essenziale di questo percorso di apprendimento in quanto lo modificano e lo fanno crescere seguendo il focus collettivo condiviso.In questo senso la crescita economica, associata per lo più all’avvento dell’industria, si è consolidata nel mondo occidentale determinando disequilibri nel resto del pianeta e diffondendo anche le ricadute ne-gative dello stesso sistema. La percezione di questa diseguaglianza, dapprima celata e poco considerata, si è via via diffusa sino a giungere ai giorni nostri in cui si ha quasi in ogni parte del mondo la consa-pevolezza di questa forte disparità che è anche la causa generatrice dell’inquinamento globale del pianeta. Per quest’ultimo motivo il di-battito negli anni si è allargato, si è sempre più approfondito e si sono delineate diverse scuole di pensiero che hanno tentato di individuare le cause profonde di questo malessere proponendo soluzioni alternati-ve per limitare gli effetti e risolvere il problema. Il libro “Il fare ecologico”(2) affronta tale questione e ce la fa cogliere nella sua estensione generale facendone percepire le posizioni dei di-versi autori e delle diverse scuole di pensiero in rapporto anche all’evol-versi nel tempo del sistema produttivo. Sono infatti delineate le tappe principali dell’evoluzione dei processi produttivi negli ultimi anni mi-

(2) Il volume pubblicato per la pima volta nel 2000 è ancora oggi il testo fondamen-tale del Corso di Requisiti ambientali del prodotto industriale tenuto presso il Politec-nico di Torino, di cui Carla Lanzavecchia è stata la prima docente, e anche una delle pubblicazioni di riferimento nella nostra Laurea Magistrale in Ecodesign. La riedizio-ne di questo volume, a cura di Paolo Tamborrini e Silvia Barbero con la partecipazione corale di tutto il gruppo di ricerca di Design Sistemico del Politecnico di Torino, ci permette di dialogare ancora attivamente con Carla e con i risultati delle sue ricerche.

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rate a trovare soluzioni nuove per mantenere o aumentare i numeri dei prodotti messi sul mercato con un miglior utilizzo di risorse impiegate.A questo crescendo continuo si è contrapposta una sempre più eviden-te azione di allerta e di divulgazione di dati da parte degli studiosi e ri-cercatori nel campo ambientale. L’ecologia ha approfondito le proprie conoscenze e ha fornito alla collettività i dati che palesavano, e tuttora palesano con chiara evidenza, l’attuale critica situazione ambientale. È interessante notare come si sia giunti, nel tempo, alla consapevo-lezza condivisa da tutti gli attori del sistema che questo “fare” umano debba essere però un “fare ecologico”, come suggerisce molto chiara-mente ed efficacemente il titolo del saggio. Questa consapevolezza, evolutasi poi nel tempo, trae origine dalla convinzione iniziale che i problemi generati dalle attività produttive e le azioni di mitigazione dovessero essere affrontati a livello globa-le per poter ottenere dei risultati. L’unico vero obiettivo raggiunto di questo agire globalmente è stato l’essere riusciti a portare la questione ambientale, come un problema da affrontare seriamente, nell’agenda dei governi di tutte le nazioni. Nel tempo però le focalizzazioni si sono sempre di più divaricate, aggravando la situazione, perché da una parte i processi industriali hanno continuato a essere affrontati separandoli nettamente dalla loro collocazione territoriale mentre dall’altra le azioni di mitigazione si sono sempre più dovute interfacciare con i territori interessati dai vari inquinamenti. Solo oggi comincia a diffondersi la consapevolezza che non solo i pro-blemi ambientali, ma anche tutte le diverse attività sia produttive sia sociali che li generano, debbano essere affrontati territorialmente, cioè nel luogo in cui tutte le azioni avvengono. Non è più fortunatamente un genius loci visto come mero inserimento formale nell’ambiente: è il concetto di appartenenza reale a un luogo in cui tutte le azioni uma-ne sociali, culturali, produttive si relazionano e generano la qualità dell’ambiente in cui si vive.

Luigi Bistagnino

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CApITOlO 1

1.1 Evoluzione creativa

Siamo sicuri che l’uomo sia destinato ad abitare per sempre su questo pianeta in quanto parte di un disegno divino immutabile? In caso di risposta affermativa ci si può permettere di trascurare qual-siasi tipo di problematica, compresa quella ambientale: l’uomo infatti può continuare a vivere, a produrre e a consumare indisturbato, senza occuparsi delle sorti della biosfera, della geosfera e dei suoi abitanti, regolati da ben altro.

Deve essere certamente un sollievo poter ragionare in questo modo, ma pochi possiedono il dono dell’assoluto fatalismo. Per tutti gli altri il dubbio rimane, alimentato anche dal fatto che ogni giorno su scala mondiale si estinguono diverse specie animali e vegetali.

Di conseguenza queste persone (tra cui chi scrive) ritengono che per la tutela dell’ecosistema occorra invece cercare di fare qualcosa e al più presto, anche a costo di rimettere tutto in discussione: convin-zioni, aspettative, stili di vita, abitudini vecchie e nuove.

Le certezze di ieri sembrano ogni giorno meno solide e i pilastri mentali oggettivi vacillano insieme alle aspettative. Siamo cresciuti convinti di poter confidare nella teoria evoluzionistica darwiniana, cioè nell’idea dell’uomo come risultato del miglioramento inarresta-bile della specie.

È quasi banale dire che questa convinzione razionale rassicurava l’uomo occidentale medio sul futuro della specie, tanto più se abbinata alla fede, com’era nei migliori dei casi.

Ora, però, il susseguirsi di eventi naturali catastrofici ha reso ine-vitabile l’assunzione di responsabilità da parte dei governi di tutto il mondo.

Alcuni scienziati sembrano prendere le distanze persino dal model-lo darwiniano.

Una delle ultime teorie autorevoli in questo senso è quella dello statunitense Stephen Jay Gould, professore di Zoologia ad Harvard e

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docente di Geologia, Biologia, Storia della Scienza. Secondo Gould, la formazione dell’Homo sapiens sarebbe casuale, dovuta cioè alla ri-dondanza delle potenzialità organiche e all’estrema flessibilità di adat-tamento all’ambiente. Questo, e non la logica della selezione naturale, avrebbe consentito la nascita di una creatura così complessa.

“Siamo qui” scrive “perché i nostri lontani progenitori unicellulari hanno sviluppato copie multiple di molti geni, ... perché le pinne de-gli antichi pesci possedevano il potenziale latente per ... sostenere il peso corporeo sulla terraferma, ... e per migliaia di altre capricciose e imprevedibili trasformazioni ... consentite dal potenziale, contenuto nelle strutture anatomiche, di poter assolvere a funzioni che non erano quelle previste nel progetto iniziale”. (GOULD, 1996).

Che si concordi o meno con questa nuova teoria, non si può non condividerne almeno in parte la conclusione: “siamo il risultato, per quanto ben riuscito, di un capriccioso caso che non si ripeterà su que-sto pianeta. Che questo pensiero ci spinga a proteggere, in qualche modo, la nostra fragile esistenza”.

Per analogia, lo stesso ragionamento di tutela dovrebbe essere este-so all’ecosistema, il cui equilibrio è tutt’altro che scontato e immuta-bile. Invece, si tende addirittura a ignorare che a tutt’oggi ci sono beni essenziali per i quali non esistono sostituti. Nessuno per esempio ha ancora scoperto un modo praticabile per ricreare lo strato di ozono (PEARCE, MARKANDYA, BARBIER, 1991), ma si preferisce igno-rare questo genere di dati.

Senza voler creare inutili allarmismi, è opportuno sottolineare l’importanza di una riflessione comune sulle conseguenze dell’agire umano, almeno fino a che non saranno individuate misure adatte a rispondere concretamente alle esigenze ambientali. Da qui nasce il bisogno di un allargamento del campo visivo.

1.2 Sostenibilità e questione etica (Silvia Barbero)

La necessità di ridiscutere il modello attuale porta a interrogarsi prin-cipalmente sull’etica dell’agire umano, che ovviamente non offre nes-

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suna soluzione diretta per tutti gli immensi problemi del mondo, ma fornisce la base morale per un migliore ordine individuale e globale (LASZLO, 2002).

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non-umano, e di prescrivere una risposta etica adeguata per mantenere (sustaining), ripristinare (restoring), proteggere (preserving) quei va-lori (LIGHT, ROLSTON III, 2003).

Esistono diversi approcci all’etica ambientale, tra cui quello antro-pocentrico, che considera i valori sia generati dagli uomini, sia foca-lizzati sugli uomini. Il mondo naturale non-umano è valutato etica-mente solo nei termini dei suoi valori strumentali per gli esseri umani

-di l’uomo diventa superiore a tutti gli altri elementi del Pianeta. La giustizia viene relazionata solo agli uomini e alle loro relazioni: inter-generazionale e inter-nazionale. Le risorse naturali dovrebbero venire

poveri, delle generazioni umane future, e delle diverse nazioni.-

portamento che porta alle migliori conseguenze (piacere, interessi, preferenze), in cui però l’unità della considerazione etica è lo stato di cose dell’organismo individuale (né ecosistemi, né specie). La dif-ferenza di unità porta a un duplice utilitarismo: quello edonistico e quello delle preferenze.

Il primo considera moralmente accettabile un organismo che prova piacere/dolore, e ne ha esperienza soggettiva, perché la capacità di

in-teressi. Un organismo che può sentire dolore, ha un interesse a evitar-lo; un organismo che può sentire piacere, ha un interesse a mantenerlo o aumentarlo (per esempio tutti gli animali senzienti). Perciò laddove un organismo non può sentire piacere/dolore, non è moralmente con-siderabile e non ha interessi (per esempio gli alberi).

Per l’utilitarismo delle preferenze, gli enti moralmente considera-bili si dividono in due gruppi:

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La ricerca di un modello di sviluppo sostenibile è l’obiettivo delle società industrial-mente avanzate. Il volume propone un’analisi delle posizioni dei diversi autori e delle diverse scuole di pensiero in rapporto anche all’evolversi nel tempo del sistema produttivo e delinea le tappe principali dell’evoluzione dei processi produttivi negli ultimi anni mirate a trovare soluzioni nuove con un miglior e più efficiente utilizzo delle risorse impiegate.Il fare ecologico (la prima edizione risale al 2000) è ancora oggi il testo fondamentale del corso di Requisiti ambientali del prodotto industriale del Politecnico di Torino, di cui Carla Lanzavecchia è stata la prima docente, e anche una delle pubblicazioni di riferimento nella Laurea Magistrale in Ecodesign.

Carla Lanzavecchia (1961/2002) Architetto, designer e ricercatrice presso il Politecnico di Torino. In qualità di docente di Requisiti ambientali del prodotto industriale nel Corso di laurea di Disegno industriale ha definito i contenuti culturali del corso medesimo e ha contribuito in modo determi-nante all’individuazione degli obiettivi del Corso di laurea specialistica in Design del prodotto eco-compatibile (Ecodesign).Consulente per le ricerche europee Ecolife e Ecodesign Campus, ha scritto numerosi saggi ed è stata uno degli autori della ricerca Produrre Risorse (segnalazione d’onore al XVII Premio Compasso d’oro, 1995). I suoi lavori di design sono stati esposti in varie mostre.

Silvia Barbero Dottore di ricerca in Sistemi di produzione e Design industriale e attualmente ri-cercatore in Design presso il dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, dove è docente di Requisiti ambientali del prodotto industriale nel Corso di laurea in Design e comuni-cazione visiva. Ha scritto alcuni libri sulla tematica ambientale e pubblica su riviste scientifiche internazionali.

Paolo Tamborrini Architetto, giornalista pubblicista e Assistant Professor in Design presso il Po-litecnico di Torino. Associa l’attività accademica ai suoi interessi professionali nei campi della comunicazione e dell’ecodesign. Responsabile di ricerche sul design sostenibile, ha scritto saggi e partecipato a seminari e convegni internazionali. Si occupa di critica del design e collabora con alcune testate giornalistiche del settore tra cui Il Giornale dell’Architettura, Domus e Il Sole 24 Ore. Al suo attivo ha numerose collaborazione con il mondo dell’editoria online.

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