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Nulla però a che vedere con la crisi che colpisce i centri storici delle nostre citta- dine. Il nostro Duomo, vanto di tutti i gemonesi, è aperto tutti i giorni e conti- nua a dare a chi varca il portone d’in- gresso una pace e serenità che raramente si trovano in altre chiese, specialmente quelle ispirate dall’architettura moderna. È spettacolare la facciata quando al tra- monto si tinge di rosa! È maestoso l’in- terno con le colonne inclinate, memoria e sfida di una forza sovrumana! È soave il volto della Madonna Bambina (segno di maternità verginale) del VESPER- BILD salisburghese, è severo il Cristo mutilato dal terremoto, è eloquente il fonte battesimale che da quasi 15 secoli genera figli di Dio! Ma il Duomo e la vita parrocchiale che rappresenta è vuoto e assente, lontano dal nostro vivere quotidiano. Scrigno prezioso di arte, ma inascoltato nel suo rac- contare la fede di una comunità anti- ca e ricca di Dio e del suo Amore. Viviamo perseguitati dall’orologio, da calendari stracolmi di impegni, fine settimana oberati da carrelli della spesa e mucchi di biancheria da stirare, bambini oppressi da atti- vità esagerate, giovani ubriacati da false promesse, famiglie che non credono che nel loro amore c’è il volto dell’amore del Padre, anziani stanchi di anni e di vuote speranze... Eppure in questa società complessa e fragile c’è più che mai bisogno di una comunità, anche se piccola, capace di vivere e trasmettere la fede. L’Arcivescovo l’11/07/2007 durante i Vesperi della vigilia dei Santi Ermacora e Fortunato ci ricordava: “E’ necessario richiamare tutti i nostri fedeli a testimoniare, con uno stile credibile di vita, Cristo Risorto come la novità capace di rispondere alle attese e alle speranze più profonde degli uomini d’oggi”. Essere oggi cristiani credibili e coerenti è senza dubbio più difficile di ieri, ma non impossibile. Occorre un sussulto di entusiastica risposta al Signore che chia- ma. C’è bisogno di persone che affian- chino le catechiste dei bambini delle ele- mentari e in maniera particolare aiutino i genitori a riprendere in mano il Vangelo per non confondere Gesù con il “bonac- cione” d’Oriente e la Chiesa con una setta ormai vuota e fallita. Se non trovia- mo qualche giovane adulto disposto a regalare un po’ di tempo per testimonia- re la propria fede ai ragazzi che si prepa- rano alla Cresima, rischiamo di bloccare il corso di formazione e rimandare a tempi migliori la celebrazione del Sacramento. Se non si aggiunge qualche voce al gruppetto di giovani che la domenica sera anima la liturgia euca- ristica con il canto, rischiamo di avere Messe devote e raccolte, ma silenziose, fredde e tristi. La stessa cosa vale per il coro delle signore (bonariamente defini- to “coro 118” per la loro disponibilità a qualsiasi celebrazione e in qualsiasi ora- rio...) Forse il gelo dell’indifferenza, della paura, della religiosità del bricolage, delle devozioncine fatte di candele e di ricatti allo Spirito ha ucciso la passione per il Regno che i nostri preti hanno annunciato e che i Sa- cramenti ricevuti ci hanno abilitato alla testimonianza e professione di fede? È mai possibile che a Gemona non si trovino giovani coppie che rac- contano la gioia e la fatica del loro volersi bene ai ragazzi che si pre- parano al matrimonio? E mi chiedo: c’è qualche papà e mamma che con discrezione e rispetto vanno a dare in famiglia il benvenuto a un bambino i cui geni- tori han chiesto per lui il Battesimo? Non posso, non possiamo aprire il Duomo solo come salotto per il Tallero o camera ardente per i fune- rali. Il Duomo è punto d’incontro di una comunità che prega, che ascolta e che poi annuncia. 1 IL DUOMO CHIUDE IL DUOMO CHIUDE L’arciprete monsignor Gastone Candusso ANNO LXXV - N. 3 OTTOBRE 2007 (segue a pagina 2)

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Nulla però a che vedere con la crisi checolpisce i centri storici delle nostre citta-dine. Il nostro Duomo, vanto di tutti igemonesi, è aperto tutti i giorni e conti-nua a dare a chi varca il portone d’in-gresso una pace e serenità che raramentesi trovano in altre chiese, specialmentequelle ispirate dall’architettura moderna.È spettacolare la facciata quando al tra-monto si tinge di rosa! È maestoso l’in-terno con le colonne inclinate, memoriae sfida di una forza sovrumana! È soaveil volto della Madonna Bambina (segnodi maternità verginale) del VESPER-BILD salisburghese, è severo il Cristomutilato dal terremoto, è eloquente ilfonte battesimale che da quasi 15 secoligenera figli di Dio! Ma il Duomo ela vita parrocchiale che rappresentaè vuoto e assente, lontano dal nostrovivere quotidiano. Scrigno preziosodi arte, ma inascoltato nel suo rac-contare la fede di una comunità anti-ca e ricca di Dio e del suo Amore.Viviamo perseguitati dall’orologio,da calendari stracolmi di impegni,fine settimana oberati da carrellidella spesa e mucchi di biancheriada stirare, bambini oppressi da atti-vità esagerate, giovani ubriacati dafalse promesse, famiglie che noncredono che nel loro amore c’è ilvolto dell’amore del Padre, anzianistanchi di anni e di vuote speranze...Eppure in questa società complessae fragile c’è più che mai bisogno diuna comunità, anche se piccola,capace di vivere e trasmettere lafede.L’Arcivescovo l’11/07/2007 durantei Vesperi della vigilia dei SantiErmacora e Fortunato ci ricordava:“E’ necessario richiamare tutti i

nostri fedeli a testimoniare, con uno stilecredibile di vita, Cristo Risorto come lanovità capace di rispondere alle attese ealle speranze più profonde degli uominid’oggi”.Essere oggi cristiani credibili e coerentiè senza dubbio più difficile di ieri, manon impossibile. Occorre un sussulto dientusiastica risposta al Signore che chia-ma. C’è bisogno di persone che affian-chino le catechiste dei bambini delle ele-mentari e in maniera particolare aiutino igenitori a riprendere in mano il Vangeloper non confondere Gesù con il “bonac-cione” d’Oriente e la Chiesa con unasetta ormai vuota e fallita. Se non trovia-mo qualche giovane adulto disposto a

regalare un po’ di tempo per testimonia-re la propria fede ai ragazzi che si prepa-rano alla Cresima, rischiamo di bloccareil corso di formazione e rimandare atempi migliori la celebrazione delSacramento. Se non si aggiunge qualchevoce al gruppetto di giovani che ladomenica sera anima la liturgia euca-ristica con il canto, rischiamo di avereMesse devote e raccolte, ma silenziose,fredde e tristi. La stessa cosa vale per ilcoro delle signore (bonariamente defini-to “coro 118” per la loro disponibilità aqualsiasi celebrazione e in qualsiasi ora-rio...)Forse il gelo dell’indifferenza, dellapaura, della religiosità del bricolage,

delle devozioncine fatte di candele edi ricatti allo Spirito ha ucciso lapassione per il Regno che i nostripreti hanno annunciato e che i Sa-cramenti ricevuti ci hanno abilitatoalla testimonianza e professione difede? È mai possibile che a Gemona nonsi trovino giovani coppie che rac-contano la gioia e la fatica del lorovolersi bene ai ragazzi che si pre-parano al matrimonio?E mi chiedo: c’è qualche papà emamma che con discrezione erispetto vanno a dare in famiglia ilbenvenuto a un bambino i cui geni-tori han chiesto per lui il Battesimo?Non posso, non possiamo aprire ilDuomo solo come salotto per ilTallero o camera ardente per i fune-rali. Il Duomo è punto d’incontro diuna comunità che prega, che ascoltae che poi annuncia.

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IL DUOMO CHIUDEIL DUOMO CHIUDE

L’arcipretemonsignor Gastone Candusso

ANNO LXXV - N. 3 OTTOBRE 2007

(segue a pagina 2)

1. La fede: domanda imbarazzante?Per dei cristiani la domanda sulla fedesembrerebbe la più scontata. Sarebbecome chiedere ad un sub se sa nuotare. Èovvio che uno, per fare il sub deve sapernuotare… È ovvio che uno per dirsi cri-stiano, cioè “credente” in Cristo, deveavere la fede…Ma è proprio così ovvio? È divertentemetterci alla prova con una domandamolto semplice e all’apparenza moltobanale. Immaginiamo di avere un amicomusulmano o buddista o … mettiamocila religione che preferiamo: se ci capitas-se di parlare di argomenti riguardanti lareligione (e, strano a dirsi, ma di questitempi non è poi così raro!) si arriverebbecertamente ad un punto in cui ci verreb-be chiesto: «Tu cosa sei?». Tutti noi, ocomunque la maggior parte, risponde-remmo: «Io sono cristiano!». Ma questoamico è piuttosto curioso e insistente equindi aggiungerebbe: «Che cosa signifi-ca essere cristiani?». Cosa risponderem-mo?Proviamo a lasciarci mettere in gioco daquesta situazione…!

2. Quale fede? Alcune situazioni perriflettereLa domanda sulla fede sembra la cosapiù scontata, invece è la più fondamenta-le. In qualunque parrocchia si battezza, sifanno prime comunioni e cresime, sicelebrano matrimoni e ci si confessa(poco, in realtà!), ma raramente ci sichiede se tutto ciò corrisponda ad un’esi-genza di fede o piuttosto al desiderio dirientrare in una consuetudine. Certo èvero che questi gesti sono sacramenti,quindi “producono” la fede, la raffor-zano, perché sono opera di Dio, presenzadi Cristo nello Spirito Santo. Ma è altret-tanto vero che richiedono e presuppon-gono la fede, altrimenti sono vuoti, prividi significato, al massimo possonodiventare rassicuranti scaramanzie.Spesso ci si preoccupa di “quando laPrima Comunione”, “quando la Cre-sima”, ma non si riflette se chi celebraquesti gesti sia o no una persona di fede.

Quando parliamo di fede che cosa inten-diamo?

• Alcuni intendono un sistema di valori,quali onestà, rettitudine, solidarietà, checi permette di vivere e di conviveremeglio Ma per essere onesti, retti e soli-dali, non occorrerà mica essere cristiani?Altrimenti dovremmo concludere che inon cristiani sono tutti disonesti, deviatied egoisti, e ciò è evidentemente falso.

• Altri distinguono la fede dalla praticareligiosa. È abbastanza comune sentirdire: «Io credo, ma non vado a messa».Un’altra frase comune è: «Credo inCristo, ma non nella chiesa», dove perchiesa si intende papa, vescovi e preti,cioè la gerarchia ecclesiastica. Ma ilCristo in cui credo, dove mi è stato pre-sentato, dove ho imparato a conoscerlo,se non nella chiesa, cioè nella comunitàcristiana? Qui le cose sono molto etero-genee: ci sono credenti non praticanti…e ci sono praticanti non credenti! Mafede e pratica religiosa e fede e chiesa inche rapporto sono tra di loro?

• Altri per fede intendono l’obbedienza acerte regole, quali ad esempio i diecicomandamenti o i precetti della chiesa.C’è del vero, ma non sempre basta. Suquesto tipo di fede molti, giustamente,non ci stanno e, soprattutto i giovani, sene allontanano. Attenzione: non si allon-tanano dalla fede, ma contestano unmodo se non errato almeno incompletodi proporla. Spesso molti di coloro che sidicono atei, non è che non credano inDio; non credono invece nel dio che

viene loro presentato. E spesso fannobene, perché certe immagini di Dio sonoassolutamente caricaturali!• Altri trovano la fede inadatta alla vitamoderna. La complessità del mondo incui viviamo, il moltiplicarsi degli influssiculturali, il progresso scientifico e tecno-logico hanno fatto vacillare le fondamen-ta religiose di molte persone, basateesclusivamente su un substrato tradi-zionale ed affettivo, che non tiene nelconfronto con una vita quotidiana pienadi problemi, di contraddizioni, di ambi-guità. Per queste persone la parola delVangelo e della chiesa perde pian pianomordente e assume le caratteristiche almassimo di una simbologia rassicurante,buona per certi momenti (pensiamo almodo in cui si vive il Natale o la PrimaComunione), ma assolutamente inadattaalle esigenze della vita moderna. «Ama-re il prossimo va bene in chiesa, ma inpolitica, sul lavoro, a scuola… com’èpossibile?».

• Altri ancora vivono dei dubbi di fede.Capita di parlare con persone che dubita-no dell’esistenza di Dio, della risurrezio-ne, della vita eterna. Molti di costorosono spaventati dai loro stessi dubbi eritengono che dubitare significhi che sista perdendo la fede. Si tratta forse diuna fede che mira ad una certezza scien-tifica o filosofica. Ma, anche se fede eragione non sono tra loro in contraddi-zione, fede non è sinonimo di certezzascientifica, cioè di soluzione esclusiva-mente razionale del “problema” Dio.

Queste situazioni, elencate alla svelta ein modo incompleto, ci fanno dire che lafede è una realtà tutt’altro che scontata eche essere battezzati o vivere in un paeseancora – ma per quanto? – a maggioran-za cristiana, non garantisce granché.

3. Ma la fede, allora, che cos’è?Sono quasi duemila anni che la paroladel Vangelo risuona nelle nostre terre eciò rappresenta una grazia di cui nonsempre ci rendiamo conto. Eppure anchenoi abbiamo bisogno di fermarci un atti-mo a riflettere su questo dato fondamen-tale, non solo per la nostra civiltà occi-dentale, per il sistema di valori in cui ciriconosciamo, ma soprattutto per lanostra vita di singoli e di comunità.Il catechismo ci ha presentato la fedecome un insieme di affermazioni daconoscere: Chi è Dio? Dio è l’Essereperfettissimo…; Chi è Gesù Cristo?Gesù Cristo è…

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UNA RIFLESSIONE DI DON FEDERICO GROSSO NEO LICENZIATO IN TEOLOGIA

Fede e catechesi: nell’orizzonte della relazionalitàFede e catechesi: nell’orizzonte della relazionalità

Fermiamo la vertigine del correre alme-no la domenica e ridiamo il primato alSignore che ci chiama alla mensa delPane, della Parola, della Comunità, dellafamiglia.Stacchiamo allora la spina della televi-sione o del computer per ascoltare laParola di Dio leggendo la Bibbia, parte-cipando agli incontri di formazione chela parrocchia propone durante l’anno,parliamo e giochiamo con i nostri bam-bini e ragazzi.Il Duomo NON chiude! Non l’han chiu-so le guerre, non l’ha chiuso il terremo-to, non lo chiuderà la nostra stanchezzao la nostra paura di prendere sul serio lagrande eredità di fede che i nostri vecchici han lasciato. Spalanchiamo allora ilDuomo – Salcons – il Glemonensis – lechiese delle nostre borgate. Spalanchiamo il nostro cuore e la nostramente allo Spirito e dopo avere incon-trato il Signore raccontiamolo ai nostribambini, ai nostri giovani, alle nostrefamiglie. Raccontiamolo! E la nosta vitadiventerà racconto.

L’arcipreteMons. Gastone Candusso

IL DUOMO CHIUDE(segue dalla prima pagina)

(segue alla pagina a fianco)

ORARI DELLA CATECHESIElementari 1° turno (in Salcons)martedì e giovedì: 14,30–15,30pre–accoglienza: 14,00Elementari 2° turno (in Salcons)giovedì: 17,30–18,30; sabato: 14,30–15,30Medie (al Glemonensis)venerdì e sabato: 14,30–16Superiori (al Glemonensis)giovedì: 20–21Adulti (in Canonica)mercoledì: 10–11

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IL CORSO BIBLICO CON MONSIGNOR FABRIS

Credere per avere la VitaTutto ciò è sacrosanto, ma in una realtàin cui tutti parlano la stessa lingua, la lin-gua del cristianesimo. Oggi però si parla-no molte lingue diverse e non è raro sen-tir dire che «ognuno valuta e sceglie lareligione che gli va meglio…». Ma seDio è l’essere perfettissimo e Cristo è ilsuo Figlio, può esserci qualcosa dimeglio?Forse è il caso di sottolineare, prima del-l’aspetto conoscitivo della fede – i conte-nuti dottrinali – l’aspetto relazionale. Iosono cristiano perché credo in GesùCristo, morto e risorto, che dona la sal-vezza ad ogni uomo e al mondo intero,avendo riconciliato il mondo con Dio,Padre suo e nostro. E che cosa significa credere in Cristo?Semplicemente condividere quanto luiha detto? No, non solo. Credere in luivuol dire essere in relazione viva e per-sonale con lui. Vuol dire conoscerlo, nonsolo nel senso intellettuale, ma in sensorelazionale, in senso … “biblico”!E le affermazioni del catechismo? Ser-vono o non servono? Certo che servono.Ma è proprio questa la domanda chedevono suscitare: «Questa parola, per meè solo una regoletta da applicare, o èqualcosa che cambia in meglio la miavita?». La fede ci cambia la vita o ce lalascia tale e quale? Il Vangelo fa la diffe-renza o no?Semplificando in una specie di slogan, sipotrebbe dire che non è vero che peressere cristiano occorre seguire certeregole, ma perché siamo cristiani sentia-mo che non possiamo non seguire certeregole (che poi sono … una sola: «amatecome io vi ho amato») che non sono soloregole, ma lo stile di vita del Signore checonosco ed amo.Su questa pista “relazionale” forse acqui-stano un valore nuovo, più agganciatoalla nostra esistenza concreta, anche leregole e i precetti della chiesa. Per unapersona che desidera essere in relazionecon Cristo occorre prescrivere «la con-fessione almeno una volta all’anno e laMessa almeno a Pasqua»? Se Cristo a Messa mi offre la sua Parolae il suo Corpo e Sangue, dove possoconoscerlo e incontrarlo se non lì. Edove, se non lì, posso trovare la forza ela grazia per compiere le sue opere, pervivere come lui ha vissuto, cioè donandola vita? Allora, basta andare a Messa«almeno a Pasqua»? Allora, si può esse-re credenti ma non praticanti?

5. E allora la catechesi?Quindi, su questa linea, catechesi nonsignifica ripasso e ripetizione della dot-trina, quanto essere confermati in unarelazione con Cristo che si desidera con-tinuare e approfondire, perché la si è sco-perta importante per la vita. Proprio a questo il Signore stesso invitaPietro quando gli comanda di conferma-

re i fratelli nella fede (cfr. Lc 22, 31-34).Pietro che, rinnegando Gesù, ha tradito emisconosciuto la relazione con lui, èchiamato a ricuperare un rapporto vivo,adulto, maturo e a confermare in ciò glialtri credenti, nei passaggi spesso acci-dentati e critici in cui la vita e la fede simuovono.Sappiamo per esperienza che nelle rela-zioni interpersonali non si è mai finito dicrescere e di maturare. Anche in quella con Gesù! La catechesiè il momento in cui, con il dono delloSpirito, riceviamo nuova forza e nuovistimoli e motivazioni per proseguire inquesta relazione, per metterci più radi-calmente in gioco, per lasciarci provoca-re di nuovo dalla parola forte delVangelo.In questo cammino non siamo accompa-gnati solo da Signore e dal suo Spirito,ma anche da alcuni fratelli – i catechisti– che la comunità cristiana chiama alministero di educatori della fede. Evidentemente un passaggio della cate-chesi dal dottrinale al relazionale chiededi rivedere molti nostri parametri e diimpegnarsi in una formazione che mirinon semplicemente ad un cambio dimetodo, ma di mentalità. E, altrettantoevidentemente, una catechesi di stilerelazionale è di sua natura permanente eriguarda tutte le età della vita.Nelle nostre comunità spendiamo ener-gie enormi per la catechesi dei fanciulli edei ragazzi. Ma quando i ragazzi crescono e vannoalle superiori cominciano i problemi e ledifficoltà. E non parliamo degli adulti,delle famiglie, degli anziani. La catechesi dei fanciulli è importante,ma rischia di essere sovraesposta, a sca-pito di tutto il resto, senza contare che laChiesa italiana e diocesana hanno piùvolte invitato a dare un’attenzione prefe-renziale – senza evidentemente trascura-re i piccoli – agli adulti e alle famiglie.A proposito della necessità di una cate-chesi permanente, è quindi drammatico eassurdo che la cresima sia tristementenota come il “sacramento della fuga”!Verrebbe da chiedere ai nostri giovani:«Ma perché te ne vai, proprio sul piùbello?». Ma i nostri giovani quale fedevedono in noi adulti? Noi oggi, ci senti-remmo, onestamente, di confermare lanostra fede e di impegnarci in un cammi-no permanente di educazione della fedestessa?Lasciamoci con questa domanda, nonper piangerci addosso o per disprezzare inostri tentativi che talvolta vanno a vuo-to, ma per fare il punto della situazionenella nostra vita.Avendo però davanti ai nostri occhi lafigura così umana di Pietro, chiamato aconfermare la fede dopo essere passatoattraverso la crisi e il fallimento.

don Federico Grosso

Si è svolto, nei giorni 24, 25 e 26 agosto,il corso biblico Credere per avere la Vita– Lettura del Vangelo secondo Giovannitenuto da monsignor Rinaldo Fabris eorganizzato dalla Forania di Gemona. Sitratta della 15a tappa (la prima risale al1993) di un percorso che dimostra quantola Forania ed il gruppo frequentanteabbiano a cuore questa iniziativa e la sen-tano estremamente importante per uncammino di fede e di conoscenza dellaParola, tanto che è già programmato il cor-so 2008 (27, 28 e 29 giugno, in Salcons),cui fin da ora tutti sono invitati.Il corso è cominciato con la contestualiz-zazione di questo Vangelo nella comunitàin cui è stato elaborato e scritto e con l’e-videnziazione di alcune caratteristicheche ne fanno un testo originale, distintodai tre Sinottici. È seguita la presenta-zione e la lettura, anche in forma di la-boratorio, di alcuni capitoli del Libro deisegni, cioè dei miracoli, da quello operatoa Cana fino a quello di Betania dove, conla resurrezione di Lazzaro, Gesù anticipae prefigura la propria morte e resurre-zione. La progressione di questo libroattraverso i segni operati rimanda al per-corso di fede della comunità, chiamata avedere, al di là dei segni esteriori, la tra-sformazione che avviene nella personagrazie all’incontro e all’instaurarsi di unarelazione d’amore e di fede con Gesù. IlLibro del compimento, che segue, è il rac-conto della manifestazione della gloria diGesù, venuto nel mondo per dare la Vitaa quelli che accolgono, mediante la fede,il dono di salvezza che Egli portaDi grande profondità e ricco di simbolipotenti, il quarto Vangelo vuole metterein luce il senso della vita, delle opere edelle parole di Gesù che, per l’autore, è laParola fatta carne, inviata da Dio a mani-festare il suo amore per gli uomini attra-verso la vita donata, che diventa per tuttisorgente di Vita vera, piena e inesauribile.Il corso del prossimo anno approfondirà itesti sapienziali (Siracide, Proverbi,Qoèlet, Sapienza) e monsignor Fabrisregalerà ancora una volta la sua straordi-naria conoscenza della Bibbia alle perso-ne – speriamo numerose – attratte daldesiderio di conoscere la Parola.

Credere per avere la Vita

di tutta la tua vita, è il momento dellascelta importante, è il momento da cuinon si torna più indietro e che cambia persempre la tua esistenza, risignificandolacon un significato nuovo e colorandola didonazione.Come può il Signore fidarsi di me?Questa era la frase che quella sera conti-nuava a risuonare nel mio cuore. Cosamai può volere il Signore dalla mia vita,come mai ha chiesto proprio a me unacosa così grande?Mi è venuto a cercare, con i miei limiti, imiei difetti…forse sono come la “dram-

ma perduta” di cui parla il Vangelo, unamoneta dal valore irrisorio ma che la pro-tagonista della parabola cerca con ansia epoi tutta felice tiene per sè, come un teso-ro prezioso.Sì, anche io valgo poco, forse di più diuna moneta così se ne farebbero benpoco; ma mi è parso che il Signore abbiascommesso su di me dandomi la cosa piùbella che potesse darmi dopo il donodella vita: la vocazione.Ma come saprò rispondere a questa gra-zia? Come sarò da diacono? E poi tra unpo’ da prete? Non lo so... io mi sono fida-to di giocare questa avventura con ilSignore e ora mi riaffido a lui perchéogni giorno possa rispondere con genero-sità a ciò che la vita di ogni giorno mimetterà davanti.Diacono letteralmente significa servo.Che questo momento per me non siasolamente un passaggio qualsiasi e chequesta parola non venga a designare perme una semplice professione. Diventiattitudine di vita, aspirazione e stimolo

quotidiano. Il servizio cioè diventi per mel’unica ragione delle mie scelte e dellemie azioni, il criterio delle decisioni, ilmotivo delle soddisfazioni.Pregate per me, carissimi amici, pregateperché riesca a divenire un buon servo diquel Regno di Dio che cresce piano pianonel cuore di ogni uomo e diventa imma-gine sulla terra dell’amore celeste di Dio.E pregate perché, consacrandomi, nondiventi mai un funzionario stanco ma rie-sca sempre a far vedere nel mio sorriso ilsorriso di Dio, nel far udire nelle mieparole la voce del Padre e di far intrave-dere nelle mie azioni la bellezza di unDio che può affascinare ancora la vita ditante e tante persone. Grazie di cuore.

Oscar

Sarei lieto di vedervi all’ordinazione didomenica 21 ottobre alle 16 in Duomoa Udine. Vi aspetto con amicizia!

Domenica 21 ottobre Oscar Pinaffo –che da oltre un anno è presente nellanostra parrocchia nei fine settimana ecollabora alla catechesi, alla animazionedei ragazzi e alle celebrazioni liturgicheparrocchiali – sarà consacrato diaconodall’arcivescovo monsignor PietroBrollo.In quell’occasione tutta la parrocchia glisarà vicina con l’affetto e la riconoscen-za per la sua generosità ma soprattuttocon la preghiera per il suo prossimoimpegno e per quello successivo: ilsacerdozio al servizio del Signore.

Ebbene sì, era arrivato il momento in cuiil rettore, con frase quasi di rito mi comu-nicava il parere favorevole dell’Arci-vescovo sulla mia ordinazione diaconalee, dopo un po’ di commozione, tornandoa casa in macchina pensavo e ripensavoai tanti e tanti momenti in cui, sin da pic-colo e poi da più grande, immaginavoquesto momento; mi veniva in mente l’e-mozione e l’innocente (più o meno) invi-dia che provavo nei cinque anni di chieri-co quando guardavo ai miei compagniche si stavano avvicinando alla “meta”;ma, a differenza di sempre, il sentimentoche faceva da padrone nel mio cuore nonera tanto un’impazienza o un’attesa bra-mosa quanto piuttosto un deciso e chiarosenso di inadeguatezza…Anche se per noi seminaristi il diaconatonon è la tappa ultima a cui miriamo(restiamo diaconi per un anno scolasticoprima di essere ordinati preti) rappresentacomunque un importante “salto di qua-lità”, se così si può chiamare; è ilmomento della consacrazione al Signore

“NOI NON PREDICHIAMO NOI STESSI MA GESÙ CRISTO… E CHE NOI SIAMO SERVI VOSTRI…”

In prossimità dell’ordinazione diaconaleIn prossimità dell’ordinazione diaconale

CHE COS’È IL DIACONATO?Il diaconato è il primo dei tre gradidel Sacramento dell’Ordine (diaco-nato, presbiterato, episcopato).Il diacono è un ministro consacrato,collaboratore dei vescovi nella vitadella diocesi. Egli amministra ilSacramento del Battesimo, assiste ilSacramento del Matrimonio, presiedele esequie e le celebrazioni dellaliturgia delle ore e e della Parola.Il ministero diaconale, dopo il ConcilioVaticano II, non è più conferito sola-mente a chi si prepara al sacerdozio,ma è conferito anche a persone sposa-te (Andrea Venturini, membro dellanostra comunità, si sta preparando ariceverlo tra qualche anno).

PASTORALE PER I FAMILIARIDEI DEFUNTI

Il fine ultimo dell’uomo, ci dice la nostrafede, è l’unione definitiva con Dio.A questo appuntamento nessuno può man-care e la vita non incontra nella morte ladistruzione di tutto, perché essa fa partedella vita stessa, in quanto continua in unanuova dimensione, nella vita ultraterrena.Tuttavia la morte di un familiare, di unamico, di un vicino di casa, è sempredolorosa: si viene privati della presenza,dell’affetto, dell’esperienza di una personache rendeva più ricca la nostra comunità.La partecipazione alla liturgia del funeraleci fa sentire membri di una grandefamiglia, il dolore di uno diventa il doloredi tutti. È un momento di grande com-mozione, dove ci si sente parte di unacomunità di credenti.È sempre viva nelle nostre borgate anchela tradizione della recita del Santo Rosarioper affidare a Maria l’anima del defuntoperché l’accompagni al suo incontro conCristo. Il gruppo liturgico, assieme al par-roco, ha preparato un foglietto per medi-tare il mistero di Gesù, fattosi uomo intutto simile a noi fuorché nel peccato,morto per noi per dirci la sua presenzanella nostra sofferenza, risorto per noi pergarantirci il nostro futuro di uomini reden-ti, destinati all’eternità.Questo foglietto sarà distribuito in tutte leborgate, come segno di unità della parroc-chia, per aiutarci a crescere nella fede enella speranza di una vita senza fine.

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Per chi vi si reca per la prima volta l’ap-proccio con la Terra Santa è, insieme, dimeraviglia e di incredulità. dapprima ci siaccorge che Israele è visitabile con tran-quillità e in sicurezza, contrariamente aquanto fanno apparire i media, poi si af-fronta la realtà dei luoghi, fondamento del-la nostra fede. Alcuni sono luoghi certi,altri sono solo legati alla tradizione ma inentrambi i casi si tocca con mano qualcosache colpisce in profondità il cuore di chiun-que venga da queste parti con disponibilitàe mente ricettiva.“La pratica del pellegrinaggio ai luoghisanti è comune a tutte le grandi religioni,pur essendo, in ciascuna di esse, tratti ecaratteristiche peculiari. Questo fenomenoreligioso e sociale trova la sua origine nellaricerca di un contatto più intenso e piùdiretto col divino o con il sacro, del qualela persona pia desidera fare esperienza,indottavi dalle più diverse motivazioni: ilpellegrinaggio, infatti, può essere compiutocon un fine spirituale oppure anche peradempiere un dovere o rispettare un voto,per ottenere benefici, liberamente, senza unpreciso vincolo temporale...”.Noi tutti abbiamo affrontato il viaggio congrande disponibilità, attenti alla comples-sità della realtà con la quale venivamo, divolta in volta, in contatto, desiderosi diconoscere i luoghi in modo non superficia-le né frettoloso, di immergerci nella dimen-sione religiosa, paesaggistica, ambientale,sociale e culturale dei luoghi che visitava-mo. Questo è stato fatto sia in Israele che inGiordania e nella piccola parte di Palestina– Gerico e Betlemme – che abbiamo toc-cato.Abbiamo riportato una grande ricchezza divalori e di spiritualità e siamo ripartiti con,nel cuore, il desiderio di tornare presto inTerra Santa.La memoria dei luoghi visitati e delle per-sone incontrate è molto viva nella nostramente: i colori delle pietre di Petra, deldeserto giordano e di quello di Giuda siriflettono ancora nei nostri occhi e ora simescolano al verde dei monti di Gemona.Le approfondite spiegazioni di Samuele –la nostra guida – appaiono ora un po’ sbia-dite e confuse ma sono facilmente recupe-rabili attraverso le foto e il forte ricordo.La profondità dei diversi momenti di pre-ghiera sperimentati con don Gastone inluoghi inimitabili è emotivamente ancoramolto presente: tra tutti la celebrazioneeucaristica vissuta nel deserto, di fronte almonastero ortodosso di San Giorgio inKoziba, con la musica del vento nelle orec-chie, gli occhi rapiti dal tramonto del sole el’anima immersa nelle parole silenziose diDio. Tutte queste sono emozioni che vor-remmo trattenere il più a lungo possibile.

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UN CONTATTO INTENSO E DIRETTO CON IL SACRO

Pellegrinaggio in Terra SantaPellegrinaggio in Terra Santa

GRAZIE AL CONTRIBUTO DI BANCA DI CARNIA E GEMONESE

Restaurata l’Assunzione del WidmarRestaurata l’Assunzione del WidmarGravemente rovinata dai crolli del 1976,la tela di Melchior Widmar raffigurantel’Assunzione della Vergine (nella foto unparticolare) è stata recentemente restaura-ta dal laboratorio Lizzi di Artegnagrazie al contributo della Banca diCarnia e Gemonese – CreditoCooperativo.Il lavoro, che ha permesso di salva-re una tela di buona fattura, è statoinaugurato alla presenza del presi-dente della banca Duilio Cescutti edi alcuni consiglieri, presenti ancheil sindaco Marini con amministrato-ri comunali. Monsignor arciprete haespresso sentimenti di gratitudineper la sensibilità dell’istituto di cre-dito (già intervenuto in passato peril restauro di altre opere d’arte) edha rivolto un particolare apprezza-mento per il lavoro eseguito dalLaboratorio Lizzi, lavoro che è statobrevemente illustrato ai convenutida Mauro Vale.La tela, sistemata per ora nel cave-dio del Museo della Pieve–Tesorodel Duomo, sarà collocata nellachiesa di Santa Maria di Fossale,in un allestimento curato dell’ar-chitetto Gianpaolo Della Marina, insiemecon altre pregevoli opere d’arte come idue altari secenteschi del Comuzzo, losplendido Crocifisso del Duecento con ilfondale dipinto dal Tiani (già nella chiesadi San Giovanni) e quattro Apostoli dellostesso artista. Una volta ultimati i lavori necessari allacollocazione delle opere – si spera entrol’anno – la chiesa di Santa Maria di Fos-

sale sarà un vero scrigno d’arte e a buondiritto risulterà un’appendice del Museodella Pieve che, per la stessa data, do-vrebbe anche essere dotato di un catalogo

illustrato.I lavori per l’esposizione delle opere d’ar-te salvate nel 1976 non sono comunqueultimati: si sta infatti lavorando nei vanisotterranei del duomo dove, su progettodell’architetto Alberto Antonelli, sarà al-lestito un lapidario e saranno proposte al-l’attenzione dei visitatori le fondazioni diantichissimi corpi annessi al duomo forserisalenti addirittura al periodo longobardo.

Saremo all’altezza della situazione? Comesaranno i bambini? Sarà difficile tenerlid’occhio? Saprò trasmettere i valori delcampeggio ai ragazzi? Queste sono soloalcune delle domande che ci siamo posteprima di partire con i bambini di quarta ele-mentare, divisi in due turni, per il nostroprimo campeggio da animatrici.Il tema di quest’anno era ispirato al modellodi vita degli indiani d’America: tema nuovoper tutti noi, ma è risultato un vero successo,grazie anche ai suggerimenti di Noha, unvero pellerossa.Così, divisi in tribù, abbiamo imparato a sco-prire noi stessi e ad apprezzare le nostre qua-lità, mettendole a disposizione degli altri e

offrendole a Dio.Anche se il tempo non è stato dei migliorisiamo riusciti a trascorrere bei momenti disvago e di divertimento al parco o nel boscocon tanti giochi, ma anche momenti di rifles-sione.La sera ci ritrovavamo tutti in cappella peruna cerimonia indiana per offrire la nostragiornata al Signore che ci ha accompagnatoin questa avventura.I bambini sono stati molto entusiasti e si sonodimostrati degli ottimi compagni di viaggio;ci hanno dato molto e speriamo di avergli tra-smesso altrettanto.Arrivederci al prossimo anno!

Sara e Viola

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LA METAOsais è stata una meta molto dura,ma ce l’abbiamo fatta e insiemealle persone che ci stanno accantosiamo subito ritornati in pista.I paesini di montagna sembrano un presepe,poi la bellezza delle montagne è insuperabileperché nelle montagne c’è vita.Poi qua le piante sono in qualsiasi altitudinee qua e là ci sono delle chiazze marroncinesommerse dalla desolazione di una frana,però ci scommetto che un giornoil Signore darà la vitaanche a quelle chiazze marroncinepiù di ogni altro bosco realizzato da Dio all’ini-zio dell’universoperché gli ultimi arriveranno primi.OSAIS, GRAZIE CHE CI HAI FATTO VEDE-RE QUESTE COSE MERAVIGLIOSE.CHE CI HAI FATTO VIVEREQUESTE BELLISSIME GIORNATE.

Eros e Christian

ANIMATRICI ALLA PROVA

I POETI DELLA QUINTA

I ragazzini di quinta elementare hanno avutocome compagni di viaggio 4 ragazzi in cercadella felicità. Assieme a loro abbiamo vissu-to avventure pericolose, abbiamo attraversa-to deserti e montagne, conosciuto principi eprincipesse, conquistato spade, clessidre,turiboli, fino a conoscere un monaco chedipinge icone. Il nostro cammino s’è fermato davanti al-l’immagine dei tre angeli apparsi adAbramo che ci dicono: “Vuoi trovare la feli-cità? Siedi a tavola con noi e seguici!”…Come? acquisendo le virtù cardinali e teolo-gali conosciute in questa settimana.Ma non ci siamo fermati qui: abbiamo fattosuperare ai ragazzi le loro timidezze e le loropaure facendogli preparare un spettacolinodove ognuno faceva ciò che sapeva o pensa-va di saper fare. Sono stati bravi tutti, ma inparticolare ci sono stati tre ragazzi chehanno composto due poesie su Osais.Giudicate voi!

LE PRIME ANCHE IN MALGALunedì 30 luglio un vociare festoso ha ani-mato il piccolo paesino di Osais: stavanoarrivando ragazze e ragazzi di prima media!Tra saluti e presentazioni c’era chi davantialla porta spingeva per correre non appenapossibile alla conquista del proprio letto, chiinvece, essendo alle prime armi, guardava unpo’ stupito e timoroso.“TANTE TRIBU’, UN UNICO POPOLO”:questo è il tema del campeggio. Un campeg-gio ricco di segni, di cerimonie e di riflessio-ne in cui le parole spesso erano superflue. Piùpassavano i giorni più aumentava la curiositàe l’entusiasmo per le tradizioni e lo stile divita degli indiani d’America, un popolo cosìlontano da noi nel tempo e nello spazio, macon così tante cose da insegnarci: l’importan-za del nostro essere e agire per le realtà a cuiapparteniamo, il rispetto per le persone e lecose che ci circondano, lo spirito di apparte-nenza, l’atteggiamento necessario a scoprire inostri talenti e le nostre debolezze… e moltoaltro! Noi animatori assieme ai ragazzi abbiamovissuto in comunione questa settimana, carat-terizzata da momenti di gioco, di riflessione edi preghiera. Abbiamo scoperto che l’unicomodo per far crescere e fruttificare i “semi” ènon distogliere mai lo sguardo da Dio che è laVia, la Verità e la Vita.

Gli animatori

. . . . . .Alla mattina quando mi alzo fuori dal balconesi notano le montagne maestose e imponenti, al risveglio del sole una tenue luce si appoggiadelicatamente alle rocce fredde, anzi ghiacciate e piano iniziano ad arrossirsicome un bambino sgridato.Il fiume scorre in continuazione giorno e notte.Il sole dà la luce, prima molto tenuema poi rulli di tamburi:a mezzogiorno arrabbiato e stizzitoi suoi raggi si fondono nell’acqua;e piccole gocce magiche salgono nel cielorinfrescando le guance del sole....Sento un odore che mi attrae, anzi, guardo:ci sono migliaia di rose scarlatte...La casa è immersa nel silenzio, i suoi murisvaniscono nel colore scuro della notte.A questa altitudine penso che anche il Signore mistia vicino in tutti i momenti e mi protegga da tutti i (mali) pericoli.

Mirco

Quarta elementare - primo turnoQuarta elementare - primo turno

Quinta elementare

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IIEESECONDE MEDIE OSAIS 2007“Tienimi il posto vicino a te!”, “Salgo primaio!”, “Forza corri se no non troviamo piùposto!”Una lotta per i primi posti a una prima allaScala di Milano? No: i ragazzi di secondamedia all’arrivo a Osais per il loro campeg-gio dal 6 al 12 agosto! 27 scatenati ragazzierano pronti a fare della Val Pesarina il cam-po base per tanto divertimento, ma anche pertanti momenti di crescita. Un campeggio o-riginale, dato che per la loro classe era previ-sta un’uscita di due giorni in Malga Malins.Una camminata ricca di avventure visto iltempo non troppo favorevole e un arrivo trasimpatiche mucche; ma possiamo dire che èstata una delle esperienze più belle, grazieanche ai gentilissimi ed accoglienti proprie-tari della malga che con simpatia hanno...sopportato le nostre “piccole pesti”. Devodire che questo è stato il primo anno in cuiho visto questi ragazzi tranquilli, sereni ecollaborativi; certo: sempre vivaci ma dav-vero cresciuti! Non sono poi di certo mancati i giochi alparco, i tornei di pallavolo, i momenti digruppo, le riflessioni in cappella, i giochinotturni e la serata finale con falò, discotecae tante lacrime per la tristezza di andar via…ma abbiamo ancora tanta strada da fareassieme, ogni sabato al Glemonensis! Vi lasciamo con una piccola frase di BernardBenson, filosofo che con la sua storia ci haaccompagnato nel nostro cammino dellafelicità: “La tua vita costruiscila come unacorda e non come una catena. Così, se capitache qualche fibra si strappi, la corda puòforse indebolirsi un po’, ma tiene e non sispezza; e poi è molto più facile riaggiustar-la!” così anche noi, durante questo campeg-gio, abbiamo imparato a costruire la nostracasa sulla roccia, così come aveva dettoGesù, affinchè nessun temporale possa di-struggerla, e perché possa essere sempre a-perta a chiunque voglia conoscere Dio attra-verso di noi.

Valentina

Augh! Anche quest'anno la parrocchia haorganizzato i campeggi estivi che, nel me-se di agosto, coinvolgono le classi dellemedie. Dal 30 luglio al 5 agosto si è svoltocosì ad Osais il campeggio della primamedia. Quest’anno il gruppo era proprionumeroso e sarebbe stato un po’ difficilepermettere a tutti di partecipare, se nonfosse stato per il gruppo A.N.A. di Gemo-na che è corso in nostro aiuto donandociuna grandissima tenda dove abbiamo po-tuto far alloggiare i ragazzi. La tenda capi-tava proprio a pennello, in quanto il temadel campeggio di prima media quest’annosi concentrava sulla spiritualità degli india-ni d’America. Abbiamo così costruito untepee (la tipica tenda indiana), ci siamovestiti da indiani, ci siamo divisi in tribù,ognuna con i propri colori e il proprio

saluto, ogni componente aveva persino ilsuo nome indiano ispirato dall’armonia delsuo carattere con la natura! Insommaabbiamo cercato di riprodurre l’atmosferaquasi magica, potremmo dire, degli india-ni, vivendo nella semplicità ed essenzialitàe questo è stato possibile anche e soprat-tutto grazie alla tenda piantata vicino allacasa. Ogni sera infatti una “tribù” ha pro-vato l’emozione di dormire in tenda, l’e-mozione di sedersi accanto al fuoco eosservare le stelle, ha avuto la possibilitàdi parlare, nel calore e riparo della tenda,con la propria tribù. Forse le parole nonriescono ad esprimere tutte le fantastichesensazioni che abbiamo provato, ciò che cisiamo trasmessi uno con l’altro, ma abbia-mo imparato davvero tanto, e speriamo diriuscire a compiere la nostra “missione” di

rivivere tutto ciò ogni giorno nella nostraquotidianità. Noi tutti ringraziamo dunquedi cuore chi ci ha permesso di vivere que-sta bellissima esperienza, in particolare ilsignor Vozza e tutto il gruppo A.N.A. diGemona, grazie mille!!!

Quarta elementare - secondo turno

Prima media

Seconda media

GRAZIE ALL’A.N.A. DI GEMONA

QUELLI DELLA TERZA MEDIA Il 13 Agosto è iniziato il campeggio più si-gnificativo e più bello che i ragazzi di terzamedia abbiano mai affrontato.Le giornate erano piene di attività di ognigenere: dai tornei di pallavolo, castellone ealce rossa, alle riflessioni su noi stessi e sucome aprirci agli altri, sulla nostra felicità e inostri desideri più profondi, sulla famiglia, inparticolare sul rapporto coi genitori, e anchesui sentimenti e sull’amore, in particolare sui

primi incontri con gli altri adolescenti. Giovedì abbiamo fatto una bellissima, anchese un po’ faticosa, camminata durante laquale abbiamo avuto l’occasione di vedereposti incantati, resti della prima guerra mon-diale e di legare di più tra noi, incoraggiando-ci e aiutandoci nelle difficoltà e negli sforzi

che dovevamo affrontare per superare i no-stri limiti: dalle vertigini alla resistenza fisi-ca, dalla pigrizia alla stanchezza. La difficoltà maggiore per i ragazzi è stataquella di trovare il coraggio di intervenirenelle discussioni per esprimere la propriaopinione superando la paura dei commentialtrui e di dire cose sciocche. Venerdì e sabato sono stati giorni moltointensi: un continuo alternarsi e giostraredi spiritualità, magia, vivacità e giochi.

Dal deserto, in cui i ragazzi si isolavano,ognuno per conto suo, per pensare, cono-scersi e ascoltarsi e ascoltare la voce diDio, alle confessioni, l’incontro per capireciò che Dio ci chiede per tentare di risol-vere i nostri primi dubbi di fede; dal falò,momento culmine della settimana, com-movente, in cui ci si siede attorno al fuocoa cantare parlare e pregare (...e, perché no,anche a scherzare!), alla disco party, seratainiziata a cena, con i tavoli disposti comein una sagra vera e propria e la polenta(fatta da don Federico), il frico e la salsic-cia non potevano mancare, e continuatapoi in refettorio dopo il falò, dove la musi-ca, il canto e il ballo hanno chiuso la sera-ta nel migliore dei modi!È stato difficile creare un rapporto d’ami-cizia con loro, ma alla fine ci siamo riu-sciti e si è formato proprio un forte lega-me: infatti al saluto domenicale non sonomancate le lacrime! Per alcuni di noi – Pietro, Gabriele, An-drea e la sottoscritta – questo gruppo èstato il primo seguito e accompagnatodalla quarta elementare alla terza media,ed è stato molto duro separarci da quei ra-gazzi stupendi, conosciuti bambini e oralasciati “grandi”!Alcuni momenti sono stati coinvolgenti,altri stancanti, anche per noi animatori,per i ragazzi alcuni momenti più interes-santi di altri, ma in ognuno di noi è rima-sto un segno di questa esperienza!

Jenny

~ A N C H E C H I A R A A O S A I S ~ Quest’estate, per la prima volta, ancheChiara ha potuto partecipare al campeggiodi Osais, insieme ai suoi amici di terzamedia. È stata un’occasione unica e dav-vero straordinaria perché Chiara ha portatoa tutti un’ondata di allegria, gioia e vogliadi divertirsi. Non ho potuto non lasciarmitrascinare in quel suo modo di essere, fattodi spensieratezza, sorrisi contagiosi e tantasperanza e fiducia… così abbiamo condi-viso assieme un’esperienza nuova e indi-menticabile!! Eh sì... perchè come si puòdimenticare il bagno al fiume, le passeg-giate e poi i giochi notturni!!Ringrazio Chiara prima di tutto… infinita-mente: per la riconoscenza e il grandeaffetto che mi ha dimostrato e per la bellaamicizia che è nata; tutti, ma proprio tuttiquelli che hanno partecipato al campeggioe anche Dio perché continua a dimostrar-mi che per la gioia non c’è bisogno di faregrandi cose, ma di grande amore.

Francesca

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RRIIGEMONA ED ARTEGNA AD OSAIS INSIEMESi dice «chi fa da sé fa per tre»… durante ilnostro Osais abbiamo cercato di conoscereuno stile di vita diverso: il servizio secondoGesù. È stato questo, infatti, il tema che ci haaccompagnati nella settimana che abbiamotrascorso insieme ai nostri amici di Artegna,con i quali abbiamo potuto approfondire que-sto argomento, sperimentando già lassù cosasia il servizio condividendo dei momenti dicrescita, divertendoci e…lavant la pignate dapaste!! Anche se il tempo ed una fastidiosa “epide-mia” non c’hanno aiutati, la settimana è statapiuttosto intensa: si sono alternati avvincentipartite a briscola, momenti di riflessione ingruppo, passeggiate e preghiere (animate daun gruppetto di giovani ed abili musicisti).Per noi di Gemona, dopo che “chei diDartigne” sono ritornati a casa, è stato parti-colarmente significativo il “deserto”, unmomento di preghiera e meditazione perso-nali in un luogo, come lo ha definito Oscar,“da favola”. Occasioni come queste nellavita di ogni giorno non ci vengono offertefacilmente.Un altro motivo di soddisfazione è stato l’a-vere con noi persone nuove, magari che nonhanno ancora incontrato nostro SignoreGesù, ed alle prime armi con Osais: c’hafatto molto piacere trascorrere con loro unasettimana in cui parlare, ascoltare le opinionidi tutti, confrontarci col Vangelo.Un’altra cosa che abbiamo notato è come leprime esperienze di alcuni di noi come neo-animatori durante l’anno abbiano cambiato ilnostro modo di porci nei confronti del cam-peggio e delle attività proposte, aiutandoci aviverli meglio.Ma non possiamo concludere senza ringra-ziare coloro che hanno “messo al servizio” illoro tempo e le loro forze (ma anche tutta laloro pazienza!!) per rendere il nostro cam-peggio così bello e significativo: tutti gli ani-matori, don Federico e don Gastone,Manuela, Daniele. Un grazie ad Oscar, cheha reso gli ultimi giorni veramente fantastici;ultime ma non ultime le cuoche, che ci hannopreparato colazioni, pranzi e cene veramentesuper, da veri pascià!È più facile parlare di servizio gratuito e deldonarsi per gli altri se si può contare suesempi concreti di persone che lo fanno pernoi ragazzi. Il loro esempio è prezioso e ciaiuta a capire cosa sia il servizio per Gesù.«Chi vuol essere grande tra voi sarà il servodi tutti».

Quelli delle Superiori

Terza media

Nell’ultima Voce Amica abbiamo pubblicatola foto dei ragazzi di IV elementare al postodi quella dei ragazzi di V: erano tutti aPierabech e noi, purtroppo, abbiamo fattoconfusione. Ci scusiamo con gli interessati.

PROTAGONISTI AD OSAISIl campeggio delle superiori 2007 ha visto discena trentasei ragazzi (due terzi di Gemonaed uno di Artegna) insieme ad una decina dianimatori catechisti. E così, per il secondoanno consecutivo, le nostra parrocchia equella di Artegna hanno condiviso la settima-na ad Osais. Il numero dei partecipanti è cre-sciuto anche grazie al passaparola: noi ragaz-zi amiamo parlare tra noi dei bei momenti!Possiamo dire con un po’ di fierezza che l’e-sperienza ha avuto molto successo!Tralasciando di riportare il bollettino meteo-rologico di quei giorni (davvero inclemen-te!), desideriamo raccontarvi quali sono statii momenti più significativi, i punti cardine diquesto campo che ha proposto il tema: IlServizio secondo Gesù.

Siamo stati chiamati ad interrogarci sul signi-ficato di servizio da più punti di vista: primascoprendo le varie sfumature che esso puòassumere nella nostra quotidianità e poi cer-cando di capire ciò che esso è stato per Gesùe come lo ha vissuto. Da esempi ordinari,come possono essere la condivisione di unacasa, del tavolo dove mangiare, del bagno

(perchè no), delle proprie cose... siamo arri-vati a quelli più importanti, come l’offerta delproprio tempo e della propria vita per glialtri.Per quanto riguarda le motivazioni che pos-sono spingere una persona a mettersi al servi-zio di altri …ognuno di noi ha tentato di daredelle risposte e, in alcuni casi, non è statofacile trovarle.È possibile, per un giorno, per un attimo, pertutta la vita servire gli altri seguendo l’esem-pio di Gesù? Siamo in grado di accettare unaproposta così radicale? Ha senso parlare diservizio superando la già valida accezioneche ne danno i gruppi impegnati oggi nelsociale? Cosa offre in più l’idea cristiana diservizio?A tutte queste domande abbiamo risposto,

sedendo davanti ad una telecamera. Gli ani-matori infatti hanno ben pensato di registrarele nostre risposte, le nostre idee, le nostreconvinzioni e i nostri atteggiamenti, così dafornirci un dato con cui confrontarci, ora esoprattutto in futuro.È stato possibile stabilire un confronto apertotra di noi: all’inizio non è stato semplice

esporre i nostri pensieri, ma poi abbiamo tira-to fuori tutto il nostro coraggio perché abbia-mo compreso che l’iniziativa degli animatoriera finalizzata a capire se è possibile metterein pratica un tipo di servizio che segua vera-mente gli insegnamenti cristiani e ad instau-rare un dialogo sincero e ravvicinato.Da una frase banale nasceva un discorso, daldiscorso si passava alla confidenza e dallaconfidenza alla fiducia e alla continua vogliadi scoprire gli altri. Si accresceva la stima,elemento altrettanto fondamentale.Come non citare, poi, i momenti di preghierae riflessione comunitaria, dove non si smettemai di imparare ad ascoltare le opinioni deglialtri, a sconfiggere i pregiudizi nei loro con-fronti e a tenere la mano a chi magari reputa-vi un tipo troppo diverso.Una delle ricchezze del campo, infatti, è statal’unione, sia nei momenti di svago che inquelli dove era richiesta serietà. C’è semprestata disponibilità da parte di tutti a ricono-scere i diversi percorsi di crescita. Tra tutti gliinsegnamenti che un campo estivo parroc-chiale ti può dare, infatti, forse il più impor-tante è quello di imparare ad accettare glialtri per come sono, a riconoscerli uguali anoi (perchè davanti agli occhi di Dio siamotutti uguali) e a pregare insieme senza ipocri-sie. La cosa che più ci ha meravigliato è lasemplicità dell’amicizia, da ricercare nei pic-coli gesti, dietro ai sorrisi e nelle esperienzecomunitarie. Insomma, in una settimana, pic-cole cose hanno fatto sì che nascesse in noiun’attenzione maggiore verso il prossimo,una consapevolezza che essere cristiani è unachiamata al servizio vissuto con umiltà ecoraggio di testimonianza.Concludendo, vorremmo ringraziare DonFederico, Oscar e gli animatori per la riuscitadel campeggio, e per aver scelto il tema delservizio, per le riflessioni e i momenti di pre-ghiera fatti, senza i quali forse non avremmodischiuso gli occhi e capito che anche la fati-ca e la condivisone di tutto hanno i loro latipositivi!È valsa la pena di sopportare tanta pioggia edi resistere agli acciacchi stagionali per sco-prire tutto questo? Noi diremmo proprio di sì... e contiamo di tornaci anche il prossimoanno, con un tema altrettanto bello e stimo-lante da affrontare insiemeProssimo appuntamento, dunque: Osais2008, luogo di ristoro per l’anima, oasi dovepotremo trovare uno spazio privilegiato perriscoprire la grandezza del messaggio diGesù.

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Superiori

SULLE ORME DI SAN FRANCESCOAlle famiglie dei bambini di 4a che ad aprilehanno ricevuto la Prima Comunione laParrocchia ha riproposto l’opportunità divivere un’esperienza di fede e riflessionenella splendida cittadina umbra di Assisi. Siamo partiti in settantadue la mattina divenerdì 17 agosto, entusiasti e carichi di

aspettativa. Arrivati a destinazione, ci attendeva nonsolo la bellezza del paesaggio, ma anche laserenità interiore e la dolcezza del sorriso disuor Marzia che per tre giorni ci ha accom-pagnato alla riscoperta di San Francesco,uomo moderno che amava gli animali,rispettava la natura e credeva nella pace enella fratellanza degli uomini. Ad Assisi abbiamo riabbracciato anche SuorMarina che molti di noi, grandi e piccoli,ricordavano con affetto per la sua attivitàeducativa a Gemona.

Nell’itinerario, magistralmente curato neidettagli dalla catechista Loretta, erano previ-sti momenti di riflessione ed occasioni diconoscenza di luoghi ed episodi della vitafrancescana come la Chiesa di Santa Chiara,la Basilica di San Francesco, la splendidaPorziuncola, l’indimenticabile San Damianoimmerso nella pace di ulivi argentati e il

Santuario della Verna.Non è mancata neppure la santa messa, inti-ma e partecipata, che don Gastone ha cele-brato sabato sera all’aperto, sotto uno splen-dido cielo di stelle.“Con lo spirito dei pellegrini, non dei turisti”come aveva raccomandato don Gastone allapartenza, siamo rientrati a Gemona con iricordi e i pensieri più belli di un breve cam-mino che sicuramente ha regalato a tuttimomenti di amicizia, serenità, gioia, speran-za e pace.

Una mamma

ASSISI… E DINTORNIQuanto a suo tempo era stato ipotizzatoquasi come un gioco, come un momento perritrovarsi insieme dopo il lungo camminoche ha condotto i nostri figli alla primaComunione, si è confermato ora come unmomento significativo per la nostraComunità. Ebbene: su queste pagine un anno fa unpapà, a conclusione del viaggio allora com-piuto, chiudeva il suo scritto con questafrase «Ancora ad Assisi per un paio di gior-ni? Grazie, sì !»L’incontro di Assisi è diventato un appunta-mento irrinunciabile, profondamente sentitonon solo dai ragazzi ma anche dai genitorie... da qualche nonno: le adesioni per il viag-gio si sono esaurite ancor prima che si apris-sero le iscrizioni! Ci spiace solo che qualcu-no non abbia potuto partecipare per mancan-za di… spazi.Assisi è il punto di riferimento, anche se gliinteressi si sono estesi ad un territorio piùampio, fino a Orvieto, Cascia, Spoleto, Peru-gia e Gubbio. Uno degli aspetti più significativi di questaescursione «allargata» sta nel fatto che, ingran parte, ci si è lasciati all’improvvisazio-ne, come una qualsiasi buona famiglia cheunita e concorde va alla scoperta di bellezzenaturali ed artistiche di cui aveva solo avutonotizie. La sola eccezione era costituita daquella fede che trova certezze e profonderadici in tutti noi e che la sensibile guida didon Gastone ha contribuito a confermare erafforzare, consentendoci di riflettere su queivalori che la vita di tutti i giorni talvolta ciinduce a non considerare nella giusta luce.Abbiamo trascorso insieme tre giorni inarmonia, immersi in un territorio dove ilfascino della natura e le meraviglie dell’artesi uniscono ad una profonda spiritualità edove la storia che ha confermato il territoriocome la culla dei più grandi santi: SanFrancesco, Santa Chiara, San Benedetto,Santa Rita.In un pomeriggio di sole la nostra «piccolagrande famiglia» è approdata ad Orvieto,davanti al duomo la cui facciata ha lasciatotutti senza respiro. Ma per i credenti il mag-gior valore va sicuramente attribuito al moti-vo che ha dato origine al sacro edificio: ilmiracolo di Bolsena. Quelle gocce di sangueche nel lontano 1263 un prete boemo videstillare dall’Ostia consacrata e bagnare ilcorporale e i lini liturgici, rappresentanol’essenza della nostra fede. All’interno,sostando in riflessione e preghiera davantialla Cappella del SS. Corporale, ci siamosentiti piccoli piccoli al cospetto della verità

BAMBINI E GENITORI CON LO SPIRITO DEI PELLEGRINI IN DUE VIAGGI INDIMENTICABILI

Con la bussola del cuore verso AssisiCon la bussola del cuore verso Assisi

Il gruppo delle quinte a Rocca Porena, dove santa Rita da Cascia celebrò il suo matrimo-nio e i funerali del marito e dei figli e, in alto, in vista di Assisi. Nella pagina accanto: ilgruppo e i ragazzini delle quarte ad Assisi.

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ESTATE RAGAZZI AL GLEMOUn bradipo… gelo polare… un mam-mut… iceberg… una tigre dai denti asciabola… si tratta dell’ultimo docu-mentario di Piero Angela sull’era gla-ciale? Ma no, si tratta della splendidaavventura che quest’anno i bambini eragazzi tra i sei e quattordici annihanno vissuto all’Estate Ragazzi. Eh sì, perché la parrocchia di Gemonanon si stanca mai di riproporre annodopo anno, in collaborazione con leassociazioni sportive gemonesi e ilcomune, un mese di ritrovo per tutti ibambini che vogliono crescere diver-tendosi!Quest’anno con una novità: la coope-rativa Chichibio come coordinatricegenerale dell’organizzazione. E condei nuovi compagni di viaggio: i sim-patici personaggi dell’”Era glaciale”,che con la loro simpatia ci hanno aiu-tato a trascorrere un mese sereno,ricco di avventure, momenti di cre-scita e tante tante occasioni per diver-tirsi insieme! Anche quest’anno laparrocchia, con sede nel centro gio-vanile Glemonensis, ha potuto conta-re sulla manodopera di tanti volontariadulti, che con la loro pazienza sonostati disponibili per insegnare airagazzi le più svariate attività manua-li, e tantissimi giovani, che con laloro travolgente simpatia hanno sapu-to sacrificare parte della loro estateper dedicarsi ai bambini. In unmondo ricco di scontri, invidie, corseal potere questo mese si è invecedistinto, andando controcorrente, efacendo di Gemona una delle pochecittà dove parrocchia, comune e asso-ciazioni sportive collaborano insiemeper un unico scopo: far crescere iragazzi gemonesi nella collaborazio-ne, nell’amicizia, nella fatica che poidà tanta soddisfazione… tutto questolungo il cammino verso Dio. Non èpoi mancata la festa finale, venerdì27 luglio, dove i ragazzi hanno datoil meglio di loro stessi interpretando ipersonaggi della storia, ballando conevoluzioni, giocando con i palloni ecantando a squarciagola!

Ci vediamo il prossimo anno!!!Valentina

Nel prossimo numero del bollettinopubblicheremo altre informazionisulle attività estive di alcuni gruppiparrocchiali come anche l’articolorelativo ai 75 anni di vita di VoceAmica.

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della transustanziazione: era difficile ester-nare pensieri di fronte alla grandiosità delmiracolo.E che serenità quando, in serata, ci siamo sof-fermati in preghiera alla Porziuncola: cisiamo sentiti amati e coccolati tra le braccia diSan Francesco e di Santa Chiara che ci hannotrasmesso il calore della speranza e la fiducianecessaria per capire che anche noi, se vera-mente vogliamo, possiamo trovare il modo dimeritare quanto Dio ha ideato e creato per noiin questa vita ed in quella futura.Il sabato ci siamo ritrovati a Cascia, doveabbiamo potuto conoscere Santa Rita, le an-gosce delle sua vita e la forza della sua fede. Dopo l’incanto pomeridiano di Spello ilmomento più importante e significativo delnostro incontro turistico è stato la sera allacelebrazione della santa Messa.Don Gastone ci ha trasmesso con pacatezzae compiutezza – non disgiunte da una sanadeterminazione – tutti quei motivi di rifles-sione sui quali dovremmo soffermarci conmolta attenzione perché riguardano la nostravita e quella dei nostri ragazzi oggi e, soprat-tutto, nell’immediato futuro. «L’ha fatta unpo’ lunga» (la predica), come si potrebbedire in termini tecnici, ma – a ben pensarci –non … abbastanza lunga. Ci siamo tuttiaugurati che quegli argomenti possano esse-re ripresi uno per uno in un immediato futu-ro: noi genitori ci troviamo tutti ad affrontaremomenti difficili per i nostri ragazzi e sen-tiamo la necessità di essere aiutati, di con-frontarci, di imparare. Dio ce li ha dati: a noiil dovere di farli crescere e vivere in unmondo che vorremmo sempre migliore perloro, per noi e per la comunità tutta.Molto profondo e toccante il momento dellaComunione impartita da ogni genitore aipropri figli.La domenica mattina abbiamo invaso il cen-tro di Perugia: in questa occasione siamostati più fortunati perché le universali amici-zie di don Gastone ci hanno consentito diavere come guide Micaela e Mario che,memori del loro storico legame con monsi-

gnore, ci hanno regalato una interessantissi-ma parentesi turistica.Il pomeriggio ci ha visti padroneggiare nellepiazze e viuzze di Gubbio. L’atmosfera –pur con uno splendido sole – era in realtà unpo’… nuvolosa e mesta perché ognuno dinoi, pensando all’ormai prossimo distacco,aveva perso lo smalto precedente.Ma s’è trattato solo di un momento: infattitutti abbiamo capito l’importanza del nostroessere in quei tre giorni. Un’esperienza indi-menticabile!Le nostre famiglie sono state le prime a cre-dere di formare insieme una famiglia unica– anche con le catechiste – e vorremmo…continuare ad esserlo, possibilmente nonsolo tre giorni all’anno!

Alle catechiste riserviamo un profondo sen-timento di gratitudine: noi e i nostri ragazzinon le dimenticheremo mai!Sentiamo anche molto affetto e riconoscenzaad Oscar che si sta assumendo, con il prosie-guo della catechesi, un’eredità ancor più…pesante ed impegnativa. Ma il frut al è brâf ezovin… je fasarà … o sin sigûrs!A don Gastone cosa dire? Non sappiamo.Ma la risposta, e soprattutto le considerazio-ni ed i pensieri conseguenti, ognuno di noi liha nel cuore!E il prossimo anno? Quando si riparte tuttiinsieme? Aspettiamo solo di conoscere ladata.

Un altro papà

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IL GRUPPO MISSIONARIO PARROCCHIALE E I MISSIONARI GEMONESI

Suor Germana Tomat missionaria a Cipro e in BulgariaSuor Germana Tomat missionaria a Cipro e in BulgariaAd un anno e mezzo dalla sua rinascita, ilGruppo Missionario Parrocchiale ha propo-sto diverse occasioni d’incontro e di medita-zione, soprattutto con le veglie missionarie induomo, con le raccolte per i missionari nelmondo (particolarmente per padrePushpanadam, monsignor Tito Solari, leSuore Francescane Missionarie del SacroCuore), anche in collaborazione con ilGruppo affine di Tricesimo, e tentando di farconoscere ai parrocchiani i nostri missionarigemonesi dalle pagine di Voce Amica (nelnumero di dicembre 2006 è stata presentatala biografia di Padre Vitaliano Zilli o.f.m.)con cui vengono mantenuti costanti contattiepistolari mentre ogni componente delGruppo cerca di portare il suo messaggio dimissionarietà nella propria vita e in modoparticolare nella catechesi, nelle scuole, inspecifiche iniziative e negli incontri. In questo numero Voce Amica ospita il profi-lo biografico di suor Germana Tomat delleSuore Francescane Missionarie del SacroCuore, che è nata a Gemona il 31 agosto1942 da mamma gemonese e da papà venzo-nese. La mamma si chiamava Teresa Copetti(Copèt) di Cicule (attuale Piazzetta Baldis-sera) e suor Germana ricorda che le racconta-va spesso della povertà della sua infanzia egiovinezza vissuta in una famiglia di contadi-ni e che all’età di nove anni lavorava giànella filanda. Fu tra quelle operaie dello sta-bilimento serico che nel 1921 scioperaronoper avere un aumento di salario. Era unadonna di fede senza però essere bigotta.Teresa conobbe Eugenio Tomat, di Venzone,e nel 1923 si sposarono. Dalla loro unionenacquero ben nove figli (un maschietto, pur-troppo, volò in paradiso neonato), tutti cre-sciuti a Moggio Udinese, dove il nonnopaterno aveva acquistato dei terreni. Infatti èqui che Germana trascorrerà la fase inizialedella sua vita. A Gemona verrà solo di tantoin tanto in occasione di feste o a far visita aiparenti materni, soprattutto da Agne Ane diVia Osoppo per la vendemmia e ne appro-fitterà anche per imparare ad andare in bici-cletta!Germana Tomat è sempre stata in qualchemodo in contatto con suore di diverse con-gregazioni ed istituti: a Moggio frequentaval’Azione Cattolica e le Suore di MariaBambina, a Gorizia ha preso il diploma diinfermiera professionale presso l’Istitutodelle Suore della Provvidenza, all’Ospedaledi Udine si è diplomata assistente sanitaria edha lavorato a fianco delle Ancelle dellaCarità… Fino a ventidue anni pensava che lasua strada fosse il matrimonio, finché ungiorno percepì che il Signore la chiamava ad

una scelta radicale e sarà un sacerdote a farleconoscere le Suore Francescane Missionariedel Sacro Cuore di Gemona.Le parole illuminanti furono francescanemissionarie. Ecco aveva trovato quanto cer-cava! Avrebbe seguito la “chiamata” nellospirito di San Francesco e, con il cuore aper-to alla Pace ed al Bene, si sarebbe avventura-ta nella nuova vita che Cristo le apriva dinan-zi. Missionaria!Anche prima di avere la consapevolezzadella vocazione, Germana sentiva una fortespinta alla missionarietà: il suo desiderio eradi trasmettere la fede e l’amore di Cristo,facendo di sé un dono sull’esempio di Coluiche, per amore dell’umanità, ha offerto sestesso sulla croce. Entra in convento nel1966 e nel 1968 emette la prima professionereligiosa. I primi sei anni presta la sua operain case di riposo di Treviso. Nel 1974, pochimesi dopo aver emesso i voti perpetui, iSuperiori le proposero di andare a Cipropresso la Casa di Riposo “Terra Santa” diLarnaca, un istituto per anziani con ospiti divarie religioni, lingue e nazionalità, dove lesuore operano in collaborazione con anglica-ni, ortodossi, ebrei e, prima dell’invasione,anche con musulmani turchi.Com’è noto l’isola di Cipro si trova nelMediterraneo orientale, poco distante dallecoste turche, siriane, libanesi ed israeliane.Nell’antichità ha sempre rappresentato, per lasua posizione geografica, il naturale luogod’incontro dei più evoluti popoli delMediterraneo e dell’Asia anteriore. Nella sto-ria moderna è stata sempre oggetto di conte-sa tra Turchia e Grecia, finché, subito dopol’arrivo di suor Germana sull’isola, nel luglio1974, da Atene partì l’iniziativa di un colpodi stato che suscitò subito la reazione dellaTurchia, che sbarcò truppe nell’isola, occu-

pandone la parte settentrionale. Sull’istitutodi Larnaca furono subito issate la bandieraitaliana, quella pontificia e quella della CroceRossa; nel giro di un’ora dall’inizio dellesparatorie, buona parte della popolazione arischio chiese rifugio presso la casa di riposo,considerato territorio neutrale: “il Signore limandò lì, da noi”. Un centinaio di persone fuospitato in attesa di tregua. La località diLarnaca non fu bombardata, ma i fuochiincrociati sfiorarono, si può dire, suore eospiti, tutti in preda alla paura. La notte fuimposto il coprifuoco ma suor Germanaricorda ancora con viva commozione e stu-pore come fossero chiaramente percepiti dasuore, ospiti e rifugiati i numerosi segni dellaProvvidenza e dell’assistenza divina in queigiorni di terrore. È stata sicuramente un’e-sperienza molto forte.Suor Germana è stata a Cipro dal 1974 al1987 e, dopo una parentesi a Roma e inBulgaria, vi è tornata nel 1995 fino al 2005(dal 1995 al 2001 è responsabile della comu-nità di Limassol, dove le Suore gemonesihanno un’infermeria per le suore anziane euna grande scuola).Dal 1993 al 1995 è stata in missione a Ra-kovski, nella Bulgaria che, a seguito dellacaduta del Muro di Berlino alla fine del1989, s’era liberata dal regime comunista. Làha vissuto con profonda letizia il ritorno deibulgari alla fede, che riemergeva rinvigoritaalla luce del sole dopo anni di repressione.Ha svolto compiti di pastorale e catechesi, disostegno alle famiglie povere, agli anziani eagli ammalati. La piccola comunità di suore,in quegli anni, era ospitata nel sotterraneodella chiesa parrocchiale e in una sorta dibaracca in quanto non era ancora permesso aisacerdoti e alle suore di avere una casa pro-pria, una canonica, e quindi l’abitazionedoveva essere ricavata negli spazi della chie-sa stessa. Dell’esperienza bulgara suorGermana dice: “Ho provato con gioia la verapovertà”. La difficoltà più grande, anche se solo inizia-le, è sempre stata la lingua, il dramma di nonriuscire a comunicare subito: purtroppo tantevolte non basta solo il linguaggio del cuore!Non ha mai provato nostalgia, si è sempresentita a casa ovunque (per i missionari lapatria è il mondo intero), anche perché suorGermana Copetti era ed è una vera missiona-ria: “Non mi appartengo più; ho fatto il votodi obbedienza e quindi non devo fare ciò chevoglio io, ma ciò che vuole Dio tramite i mieiSuperiori”.Dal 2005 è a Roma, dove ricopre la carica diConsigliera Generale della Congregazione.

Maria Copetti

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Qualche mese fa abbiamo avuto l’occasio-ne di ospitare a Gemona una reliquia diSant’Antonio e un gruppo di frati “fuori dalcomune”, allegri e pieni di vita, giovani chehanno cambiato il nostro modo di vedere lafigura del frate, insomma ragazzi come noima che hanno deciso di dedicare la propriavita al Signore. L’idea del viaggio a Padova è nata quasi percaso. Rimasti visibilmente colpiti dall’ener-gia e dalla gioia che trasmettevano questigiovani frati, abbiamo pensato di scriverealcune domande, curiosità e di inviarle loroper farci dare una risposta e cementare unpo’ l’amicizia nata in quei giorni. Con lascusa di non riuscire a risponderci via e-mail, ci hanno invitato ad andare ad ascolta-re le risposte direttamente da loro.E così tra un impegno e l’altro siamo riusci-ti ad organizzare l’uscita per il 23 e 24 giu-gno. Le premesse non erano delle migliori,soprattutto a causa del tempo: avevamo iltreno alle sette e mezza e ci siamo svegliaticon tuoni e un diluvio che faceva paura. Mail viaggio è volato via quasi senza accorger-cene e un sole ci ha accolto al nostro arrivo.In attesa di incontrarci con Fra Giambo, checi avrebbe fatto da cicerone nella basilica,abbiamo dato un’occhiata alla città e cisiamo rifocillati.In basilica siamo stati trattati come veriVIP, con il nostro Fra Giambo ad illustrarciogni dettaglio e a farci vedere anche i reces-si più nascosti. Abbiamo avuto il privilegiodi visitare l’altare, di solito chiuso al pub-blico e di capire meglio la storia del Santo,e di scoprire che c’è una cappella dedicataagli studenti dove, così ci hanno detto, gliuniversitari si recano prima di un esame achiedere “una mano”! Una cappella davve-ro utile!!La guida è stata veramente coinvolgente ecosì, entusiasti e sempre più incuriositi, cisiamo recati a Camposampiero, il paesinoin cui Sant’Antonio ha vissuto l’ultimoperiodo della sua vita.È un luogo in cui si respira un’aria di tran-quillità e pace, anche se le zanzare prolifi-cano un po’ troppo. La quiete che vi regnaè veramente divina, rilassante. Ci siamo si-stemati e dopo un breve rinfresco, perché ilcaldo e il viaggio ci avevano proprio taglia-to le gambe, in compagnia di Fra Giambo eFra Simone siamo andati a mangiare unapizza. Dopo cena i due fraticelli ci hannomostrato qualche attività che hanno fatto inpassato con i ragazzi del posto: sono pro-prio matti! La domenica è stato il fatidico giorno in cuii due frati hanno risposto alle nostre

domande. Ci siamo svegliati in un silenzioquasi irreale, rotto solo dalle nostre urla.L’aria che si respirava era proprio particola-re, aiutava a riflettere. Dopo colazione cisiamo raccolti tutti insieme per l’attesoincontro.Eravamo solo una piccola parte del nostrosolito gruppo del giovedì sera ma la discus-sione è stata veramente coinvolgente. Iragazzi erano presi dalle parole dei giovanifrati e nel contempo sorpresi, perché sapereche uno come loro è entrato in seminarioalla loro età sembrava una cosa lontanaanni luce dalle scelte che di solito fa unragazzo di 14 anni, che si affaccia al mondoe vuole vivere sempre al massimo. Cihanno arricchito raccontandoci la loro espe-rienza, sia come frati che come animatori, eci hanno fatto capire che la vita non è soloquella vissuta nella totale assenza delSignore come oggi molti propongono. Civuole qualcosa in più!Abbiamo quindi partecipato alla messadella domenica; la chiesa era piena di gentee siamo rimasti sorpresi dalla tecnologia:schermi e videoproiettori, per permettereanche alla gente lontana dall’altare di parte-cipare in prima persona alla funzione. Ci hasorpreso anche la partecipazione dellagente, non solo con la presenza, ma anchecon i canti. Forse dovremmo provare a par-tecipare anche noi con il canto alla messa! Dopo una visita al percorso di Sant’An-tonio e alla chiesetta costruita dove unavolta si trovava l’albero da cui il santo pre-dicava, abbiamo pranzato e ci siamo conge-dati dai nostri due nuovi amici, prometten-do che saremmo tornati a trovarli.Nonostante alcune peripezie, coincidenzesballate e corse per le stazioni, siamo riusci-ti a tornare a casa, sani e salvi e con qualco-sa in più dentro.Pensiamo che quest’esperienza sia stataveramente produttiva sotto tutti i punti divista. Prima di tutto ha aiutato il gruppo, oquella piccola parte, a cementarsi, a cono-scersi e a creare un rapporto diverso tra ani-mato e animatore. Ci ha permesso di conoscere un Ordine,quello dei Frati Minori, che prima ci erapiuttosto sconosciuto e che ci ha sorpreso!Ma soprattutto ci ha lasciato dentro un picco-lo interrogativo: è possibile trovare ilSignore nelle persone che ci stanno vicino,anche in quelle che magari non ci vanno agenio?! Noi una risposta l’abbiamo tentata:anche se non lo vogliamo, un angolino nelnostro cuore per LUI c’è sempre, bastasapergli aprire la porta!

I ragazzi di prima superiore e gli animatori

UN INCONTRO VOLUTO DAI RAGAZZI DI PRIMA SUPERIORE

Frati “fuori dal comune”Frati “fuori dal comune”

Un grande pannello luminoso all’u-scita dell’autostrada di Mestre indicai giorni lavorativi che mancano al-l’apertura del nuovo raccordo auto-stradale.Noi non possiamo mettere sul sagratodel Duomo nessun cartellone ma fraun anno, nel n° 3 di Voce Amica del2008, speriamo vivamente di poterannunciare la data dell’inaugurazionedella grande casa parrocchiale perbambini/ragazzi, famiglie e anziani aForni Avoltri.

Dopo il periodo di ferie i lavoririprenderanno e ci auguriamo cheriprendano anche gli aiuti dei par-rocchiani. È molto importante sen-tire questa casa non proprietà diqualcuno, ma nostra, di tutte lepersone che lassù vorranno fareun’esperienza di vita di comunità.È quindi molto prezioso qualsiasitipo di aiuto, anche se piccolissimo:un prestito grazioso (restituibile inqualsiasi momento senza interessientro 10 anni), una libera offerta,la sponsorizzazione di una stanza odi parte dell’arredo.

Intanto ci diamo un appuntamento:seguendo una tradizione faremo unbrindisi benaugurante quando avremocollocato il tetto della casa: il licôf.Se tutto procede secondo i nostri cal-coli, il pomeriggio di domenica 28ottobre siamo tutti invitati a sbirciarela casa, ad immaginare le stanze, lesale, le camere dove fra un anno circa inostri bambini, giovani, famiglie e an-ziani impareranno ancora a crescereinsieme e a credere nel progetto delRegno di Dio in questo pezzetto diterra: Gemona trapiantata a ForniAvoltri.

L’arciprete

DOMENICA 28 OTTOBRE

Il licôf a ForniIl licôf a Forni

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A completare la solennità di Santa Maria Assunta, patrona della pieve, il 15 agosto sono statibattezzati ben 6 bambini – Eleonora Contessi, Alessia Londero, Daniele Londero, FrancescoMidena, Gregorio Perco, Simone Marco Vidoni, nella foto con qualche fratellino – che entra-no così a far parte della grande famiglia che è la comunità cristiana di Gemona.

Anagrafe parrocchialeBATTESIMI

26 Sartori Alessandra di Massimiliano eBalossi Federica n. il 22.11.06 batt. il 3.6.07

27 Boezio Luca di Paolo e Fabro Mara n. il29.11.06 batt. il 17.6.07

28 Celotti Elisa di Kristian e Micolino MariaSerena n. il 4.3.07 batt. il 17.6.07

29 Clocchiatti Giacomo di Mauro e PascoloSilvia n. il 27.6.06 batt. il 17.6.07

30 Londero Veronica di Michele e CodarinFederica n. il 5.5.07 batt. il 17.6.07

31 Pascolo Alessandro Bruno di Diego eForgiarini Lisa n. il 24.1.07 batt. il 17.6.07

32 Toffolini Melissa di Francesco e BalistreriDonatella n. il 27.1.07 batt. il 17.6.07

33 Urbani Francesco di Riccardo eD’Angelo Paola n. il 5.9.06 batt. il 17.6.07

34 Venturini Mattia di Giulio e MissinaLucia n. il 6.11.06 batt. il 17.6.07

35 Verilli Valter di Silvano e di MostaccioCarmela n. il 9.4.1969 batt. il 15.7.07

36 Brollo Giacomo di Ivano e BoezioMarina n. il 18.11.06 batt. il 15.7.07

37 Cargnelutti Alessio di Christian e Gre-gorutti Flavia n. il 27.4.06 batt. il 15.7.07

38 Collini Thomas di Graziano e MainardisFlaviana n. il 25.4.07 batt. il 15.7.07

39 Cuccinello Alessandra di Gianluca e Ser-avalli Sonia n. il 17.11.06 batt. il 15.7.07

40 Lenuzza Lorenzo di Edi e CartaEmanuela n. il 2.2.07 batt. il 15.7.07

41 Nadalin Alessandro Andrea di Claudio eMazzoleni Barbara n. il 13.5.06 batt. il 15.7.07

42 Stefanutti Andrea Maria di Anglio e Leon-forte Fabbro Tiziana n. il 8.2.07 batt. il 15.7.07

43 Felice Michele di Flavio e Del BiancoIsa n. il 21.10.06 batt. il 29.7.07

44 Contessi Eleonora di Giulio e PittiniSilvia n. il 20.9.06 batt. il 15.8.07

45 Londero Alessia di David e BrumattiElisa n. il 21.5.07 batt. il 15.8.07

46 Londero Daniele di Andrea e CalderariLucia n. il 31.5.07 batt. il 15.8.07

47 Midena Francesco di Eugenio e ColliniMonica n. il 31.1.07 batt. il 15.8.07

48 Perco Gregorio di Alberto e MarsonRaffaella n. il 18.4.07 batt. il 15.8.07

49 Vidoni Simone Marco di Marco eBrandi Monia n. il 4.4.07 batt. il 15.8.07

MATRIMONI

3 Sartori Massimiliano – Balossi Fe-derica sposati in Duomo il 3.7.07

4 Durigotto Massimo – Berti Olga spo-sati in Duomo il 7.7.07

5 Londero Daniel – Fabiano Oriettasposati in Duomo il 14.7.07

6 Benetti Mauro – Fornasiero Luisasposati in Duomo il 12.8.07

7 Marchetti Paolo – Della Vedova Sarasposati in S. Agnese il 15.8.07

DEFUNTI

39 Dorigo Davide di anni 73 l’1.6.0740 Barbina Galliano di anni 71 l’1.6.07

41 Moretti Luciano di anni 59 il 6.6.0742 Bierti Tarsilla ved. Stefanutti di anni

90 il 7.6.0743 Angelone Alberto di anni 77 il 10.6.0744 Calderini Noè di anni 68 il 12.6.0745 Bonitti Caterina di anni 83 il 22.6.0746 Faleschini Renza di anni 77 il 2.7.0747 Stefanutti Elena ved. Sabidussi di

anni 83 il 6.7.0748 Brondani Francesco di anni 79 il

12.7.07

49 Toffoletto Bruna Basso di anni 72 il13.7.07

50 Marchetti Caterina ved. Rizzi di anni87 il 16.7.07

51 Rizzi Antonino di anni 87 il 16.7.0752 Gatti Rocco di anni 66 il 31.7.0753 Tedesco suor Alba di anni 91 il 15.8.0754 Lepore Caterina Pontelli di anni 71 il 21.8.0755 Micolino Pietro di anni 83 il 27.8.0756 Della Marina Rosa ved. Dapit di anni

92 il 5.9.07

Rosa Della Marina Dapitn. 29.11.1914 m. 05.09.2007

Lidia Artico Pescen. 21.03.1928 m. 22.08.2007

Amalia Fantinin. 16.12.1919 m. 11.09.2007

Pietro Venturinin. 13.08.1917 m. 19.05.2007

Caterina Lepore n. 16.05.1926 m. 21.08.2007

Elda Silvestrin. 12.06.1935 m. 16.09.2007

I Battesimi dell’Assunta

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Nel giorno dell’Assunta, patrona della nostra Pieve, i custodi delle chiese officiate nelle borga-te – San Rocco in centro storico, San Valentino in Godo, Santa Lucia in Piovega, l’Annunziatain Taboga, San Giuseppe in Campagnola, Madonna della Salute in Maniaglia e Madonnadella Pace in Stalis – hanno recato in duomo le croci astili per un bacio simbolico alla crocedella nostra chiesa matrice a rinnovare i legami secolari della tradizione di fede.

Anche per quest’anno abbiamo scelto di trascor-rere le nostre vacanze in maniera forse pococonvenzionale ma sicuramente più solidale,curiosa e attiva.L’anno scorso abbiamo speso le nostre feriepresso una casa famiglia di Campina inRomania mentre il mese di agosto 2007 siamostati a Salvador da Bahia, nel nordest delBrasile.I motivi che ci hanno spinto a dedicare le nostrevacanze a questo tipo di viaggi sono la grandecuriosità, la voglia di conoscenza, di incontrarel’altro (anche se molto lontano) e il fatto che cisiamo stancati di racconti di terzi, di immaginitelevisive che spesso distorcono la realtà o lanascondono: insomma volevamo toccare conmano, vedere e vivere in prima persona lapovertà, la sofferenza (quelle vere) senza pauradi sporcarci le mani.Una mano in questo senso ce l’ha data un corsodi formazione e sensibilizzazione (Solidarietàper Azioni) che mira a fornire una preparazionedi base a chi intende fare un’esperienza brevenel Sud del mondo, organizzata ogni anno daassociazioni religiose e laiche.La nostra esperienza estiva si è svolta in Brasile.Siamo stati ospiti delle Suore della Provvidenzache gestiscono e portano avanti, in mezzo amille difficoltà, una scuola elementare chiamataEscola Providençia a Sussuarana (Salvador), unquartiere, più grande di Udine, dove la crimina-lità, la droga e la violenza rappresentano imodelli educativi più forti per bambini e adole-scenti. Il tutto in uno scenario di povertà, miseriae desolazione assolute.La scuola elementare accoglie circa 240 bambi-ni e adolescenti: l’età degli studenti varia dai 6 ai18 anni in quanto l’accesso a scuola avvienespesso in ritardo perché i genitori, per la gran

parte analfabeti e giovanissimi, non indirizzano ipropri figli agli studi. Quindi il reclutamentodegli studenti è uno dei compiti delle suore, chevanno di casa in casa a convincere le famiglie amandare i figli a scuola: compito arduo, vistaanche l’impraticabilità delle strade e la vastitàdel territorio...La prima cosa che questi bambini-ragazzi devo-no imparare è – sembrerà strano – rimanereseduti al proprio banco: immaginatevi voi la dif-ficoltà a rimanere imprigionati in un’aula dopoaver trascorso la maggior parte della vita sullastrada…Molto spesso le famiglie sono numerose e, se igenitori vivono ancora insieme, spesso uno deidue ha problemi di droga, alcool e ha comporta-menti violenti. Raramente le famiglie hannomodo di assicurare la regolarità dei pasti: lascuola, per questo, fornisce ai ragazzi almeno unpasto decente al giorno.Il nostro compito all’interno della scuola è statoprincipalmente quello di osservare la realtà checi circondava, raccogliere testimonianze sullefamiglie e sui bambini, sulle loro storie, insom-ma un viaggio di osservazione/ascolto. Maall’interno della scuola abbiamo dato anche unaiuto più concreto: ci è capitato di sostituire delpersonale (cucinando, facendo lezioni di italia-no, affiancando gli altri insegnanti...) e, insiemealle suore, visitare alcune famiglie del quartieredove ci siamo resi conto delle condizioni dimiseria, povertà e disperazione di quella gente.È stata sicuramente la parte più emozionante etoccante della nostra esperienza.Incoraggiati dalle suore, durante i fine settimanaci siamo dedicati al turismo a Salvador, città cheè famosa e vive soprattutto di questo: accompa-gnati da gente del posto abbiamo visitato il cen-tro storico e le spiagge vicine. È proprio durante

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TRA I RAGAZZI DI UNA SCUOLA DI SUSSUARANA/SALVADOR DA BAHIA

Vacanze speciali in BrasileVacanze speciali in Brasile

Il “bacio delle Croci”Il “bacio delle Croci”

queste escursioni che i contrasti tra quanto vede-vamo e vivevamo ogni giorno e la vita da turistasi facevano più stridenti, più forti e più evidenti.Salvador è forse la città più bella del Brasile maanche quella con i contrasti più marcati: dalgrand hotel in riva all’oceano Atlantico alle caseabusive ammassate l’una sull’altra, con allaccia-menti abusivi, con il fango al posto del pavi-mento, con le fognature a cielo aperto, con i topiin casa, con sporcizia e malattie.In Brasile abbiamo trovato gente molto felice,che ci ha accolto con grande calore; gente che,nonostante la povertà, riusciva a trovare la gioiadi vivere negli affetti e nelle piccole, piccolissi-me cose.Un po’ di tristezza ci ha assalito nel rientro inItalia ma Escola Providençia ha ancora bisognodi noi: ora che siamo di nuovo in Italia, il nostrocompito è quello di raccontare, sensibilizzare,contagiare, cercare di portare un po’ di Brasile(non quello delle cartoline!) anche qui, condivi-dere con più gente possibile la nostra esperienza.Per questo è stata organizzata una serata aperta atutta la comunità (martedì 23 ottobre alle 20,30 aSalcons) per raccontare e proiettare le foto delleferie: tutti così potranno partecipare alla gioiache ci ha lasciato questa esperienza.Ci attiveremo anche per una raccolta fondi dadestinare alla scuola per consentire alle sorelle diproseguire questa missione.Per qualsiasi informazione e curiosità potetetelefonare a Chiara Roncastri al numero347.8915935 o a Pierfabio Vittorio al numero349.5038106.

Periodico parrocchiale fondato nel 1933

Proprietà: Pieve di Santa Maria Assunta

Parrocchia di Gemona – Periodicità trimestrale –

Direttore resp. Mauro Vale – Aut. Tribunale

Tolmezzo n. 163 del 04-04-2006 – Stampa: Arti

Grafiche Friulane / Imoco spa, (Ud) Spedizione in

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legge 662/96 – Filiale di Udine

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