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IL DISCORSO POLITICO UNA PRATICA SEMIOTICA COMPLESSA

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IL DISCORSO POLITICO UNA PRATICA SEMIOTICA

COMPLESSA

Che cos’è il linguaggio politico?

• Difficoltà di definizione

• Prospettive disciplinari diverse

• Linguaggio/discorso

Differenza tra la prospettiva semiotico-linguistica e altri modelli noti di analisi del linguaggio politico

Edelman, The Symbolic Uses of Politics, 1976 (tr. it. 1986):• Tre variabili: emittente, argomentazione, destinatario• Quattro stili di discorso politico:

• Esortativo (epidittico): campagne elettorali, marketing di partiti e candidati;caratteristiche: drammatizzazione ed emotività; finalità: conquistarel’attenzione dei destinatari.

• Giuridico: attività legislativa, produzione di testi normativi, costituzionali;caratteristiche: flessibilità e apertura interpretativa.

• Amministrativo (burocratese): caratteristiche: tecnicismi, precisione;accuse di autoreferenzialità, bizantinismi; interventi di semplificazione.

• Contrattazione: negoziazione tra le parti (sindacati, partiti, ecc.)

• Limiti: eterogeneità dei tipi individuati da Edelman; necessità diindividuare un campo più ristretto e specifico.

Cedroni e Dell’Era, Il linguaggio politico, Carocci, 2002

• Individuano quattro funzioni del linguaggio:• Rituale• Evocativa o simbolica• Persuasiva• LegittimanteDa cui derivano tre tipi di linguaggio politico:- Rivoluzionari- Totalitari- Della crisi

In questo modello prevalgono gli aspetti semantici e ideologici

Limiti: • questa impostazione fa perdere di vista l’aspetto più innovativo della

classificazione di Edelman: il riferimento ai contesti istituzionali;• Non si può partire da funzioni costruite arbitrariamente per costruire una

tipologia del linguaggio politico.

Prospettiva linguistica e semiotica• Rilevanza dei contesti e delle singole produzioni linguistiche.

• Ricerca dei sensi che si nascondono nella forme dell’espressione.

• Necessità di partire dalle situazioni di enunciazione, dai contesti comunicativi, che coinvolgono diversi attori e spettatori.

• Individuazione di generi prototipici del discorso politico (Van Dijk, What is political discourse analysis?, 1997):• Incontri e dibattiti istituzionali (attività parlamentare e governativa)• Programmi dei partiti• Propaganda elettorale

Il linguaggio politico è un insieme dai contorni sfumati (fuzzy set), composto da una costellazione di generi.

Discorso politico

Definire semiotico il discorso politico significa innanzitutto privilegiare tre fondamentali criteri di analisi:

• a) uno sguardo attento alle relazioni, anziché alle singole componentie ai singoli soggetti della politica

• b) un presupposto di significazione, che lega il piano sensibile-espressivo della prassi politica al piano intelligibile dei valori politici

• c) l’assunzione dello spazio politico come spazio comunicativo e nonsemplicemente informativo.

Prospettiva diversa dalla Content Analysis: non cosa dice il politico macome lo dice e come costruisce il suo destinatario.

Ogni discorso può essere analizzato su tre livelli:

• dimensione di enunciazione: chi parla a chi

• contenuto proposizionale: atto di riferimento e atto di predicazione: cosa viene detto

• forza illocutoria: come viene detto, con quale intenzione comunicativa.

Dimensione di enunciazione• Chi parla? • Come? Si appalesa o si nasconde?• Si assume la responsabilità di ciò che dice oppure la delega ad altri?

• A chi parla?• A qualcuno che vuole sapere o che deve sapere?

• Che rapporto c’è tra questi due soggetti?• Di accordo tra parti paritetiche, di fiducia incondizionata, di

coappartenenza, oppure gerarchico e asimmetrico; di conflitto,provocazione

• Come si costruisce il patto comunicativo?

Soggetti empirici e soggetti simulacrali

Testo

E. tore E.tario

E.tore E.tario

Ricevente empirico

Emittente empirico

Cfr. Eco, Lector in fabula, Bompiani 1979.

Mezzi per prevedere un lettore modello

• Scelta della lingua e della varietà di lingua

• Scelta di un patrimonio lessicale e stilistico

• Scelta del tipo di enciclopedia

• Dispositivi enunciativi

Che tipo di patto comunicativo si stabilisce tra emittente e destinatario?

L’emittente propone un’immagine di sé e un’immagine del suo destinatario, e lo stesso fa il destinatario > Patto comunicativo, da cui dipende l’efficacia comunicativa finale (cognitiva, passionale, pragmatica)

Enunciatore ed Enunciatario sono variamente caricati all’interno del testo di valori modali:

volere, dovere, sapere, potere

L’Enunciatario può essere modalizzato nel senso del dovere e l’Enunciatore può essere presentato come dotato di sapere, volere (discorso didattico); L’Enunciatario può essere modalizzato nel senso del volere, e l’Enunciatore presentato come dotato di sapere, volere (discorso della informazione).

Due macro-strategie enunciazionali

Effetti di referenzializzazione Effetti di oggettivazione

Stile soggettivante (débrayage enunciazionale): l’enunciatore si annuncia in modo piùmarcato ed esplicito, orientando il discorso da uno specifico punto di vista.

Stile oggettivante (débrayage enunciativo): tende a presentare il discorso senza, almenoapparentemente, intermediazioni soggettive.

La prima strategia tende a costruire un effetto di illusoria e parziale identificazione tra isoggetti empirici dell’enunciazione (autore e lettore di un testo) e i soggetti dell’enunciato, laseconda, al contrario, produce un effetto di maggiore distanza.

Dispositivi enunciativi

• Elementi indessicali:• Pronomi personali (io, noi, impersonale)• Pronomi dimostrativi

• Come si rivolge il parlante al destinatario?• Strategie della distanza (impersonali)• Strategie di ammiccamento (uso del tu)• Strategie di prossimità (io+tu)• Strategie di complicità (far parlare il tu / assunzione di un

soggetto collettivo: noi)

Strategia della distanza

1. Distanza pedagogica• Differenza tra enunciatore ed enunciatario: il primo tiene a distanza il secondo:

guida, mostra, spiega, consiglia; l’enunciatario è rappresentato come un soggettoche ascolta, capisce, trae profitto dai consigli.

• Universo del discorso fortemente gerarchizzato.

2. Distanza non pedagogica (informativa)• L’enunciatore si limita a produrre delle affermazioni sul registro impersonale: non ci

sono marche di interpellazione, ma discorsi costruiti alla terza persona comeavviene nel genere del reportage oggettivizzato;

• Non sono presenti nemmeno gerarchizzazioni dell’universo del sapere, ma si fapiuttosto ricorso a una giustapposizione non classificatoria dei temi.

Strategia della complicità

• Costruzione di un soggetto che prende la parola in prima persona, l’enunciatariostesso viene fatto parlare e rappresentato come enunciatore.

• Dialogo tra enunciatore e enunciatario, attraverso il quale si istituisce una comunità di valori condivisa.

• Voce della comunità: noi inclusivo (io+tu).

Cfr. G. Manetti, L’enunciazione, Mondadori Università 2008: 165.

• Il discorso politico non è (o almeno è solo in parte) discorso rappresentativo.Non è un insieme di enunciati in rapporto cognitivo-referenziale con il reale.

• Anziché mirare ad una rappresentazione fedele degli eventi, il discorsopolitico costruisce il suo soggetto in forma attanziale (Greimas 1966), cioècome un sistema di ruoli in correlazione al suo antisoggetto (la figura delrivale, dell’antagonista); fabbrica il profilo del destinatario con cui istituirecomplici legami fiduciari, pianifica la circolazione di saperi, poteri e doveri.

• Adotta sempre strategie di enunciazione, comprese tra i due poli delladistanza e della complicità.

(Desideri, La comunicazione politica: dinamiche linguistiche e processidiscorsivi, in S. Gensini, Fare comunicazione, 2006: 165-192)

L’enunciazione nel discorso politico

Caratteri del discorso oggettivante• Sequenze referenziali e veridittive: trasmissione del sapere

• Uso della terza persona e della forma impersonale: il soggetto dell’enunciazione è occultatoall’interno del proprio enunciato: débrayage enunciativo

• Forme discorsive descrittive, scientifiche, storiche

• Assenza di confronti con altri enunciati

• Il fine è spingere il ricevente a identificarsi con i contenuti dei messaggi

• L’adesione dell’uditorio è presupposta

• Gli oggetti di accordo restano impliciti

Un discorso oggettivo con stile neutro in terza persona può essere altrettanto persuasivo diun discorso soggettivo.

Marche linguistiche ed enunciative della strategia della complicità

Sul piano linguistico:•domesticazione: ricerca di un linguaggio condiviso, ricorso a tipiche espressioni del parlato•metafore e metaplasmi•Iconicità

Sul piano della testualità:•preferenza per la funzione ludica e fatica (brillantezza)

Sul piano comunicativo:•scelta di forme dialogiche e informali•“noi” inclusivo

Noi• Nei pronomi personali, il passaggio dal singolare al plurale non implica

una semplice pluralizzazione: noi non è una molteplicità di oggettiidentici, ma un congiungimento tra l’io e il non-io; in noi è sempre io chepredomina in quanto non vi è noi che a partire da io, e questo io, per lasua qualità trascendente, si assoggetta l’elemento non-io. La presenzadell’io è costitutiva del noi.

• Noi si dice in un modo per me+voi (forma inclusiva) e in un altro perme+loro (forma esclusiva). In ognuna delle due forme ciò che predominaè una persona, io nell’esclusivo (che comporta il congiungimento con lanon-persona), tu nell’inclusivo (che comporta il congiungimento dellapersona non soggettiva con io implicito […] nel noi inclusivo, che sioppone a lui, loro, è il tu a essere messo in rilievo, mentre nel noiesclusivo che si oppone a tu, voi, è sottolineato l’ io (Benveniste,Struttura delle relazioni di persona nel verbo, in Problemi di linguisticagenerale I, pp. 278 sgg.)

Noi come amplificazione• Noi non è un io quantificato o moltiplicato, è un io dilatato oltre la

persona in senso stretto, accresciuto e nello stesso tempo con deicontorni vaghi…da un lato, con noi l’io si amplia in una persona piùmassiccia, più solenne o meno definita; è il noi maiestatico. Dall’altro,l ’ uso di noi smorza l ’ affermazione troppo decisa di io inun’espressione più larga e diffusa; è il noi dell’autore e dell’oratore(noi di modestia)…l’abituale distinzione di singolare e plurale deveessere, se non sostituita, almeno interpretata nell ’ ordine dellapersona da una distinzione tra persona ristretta (=singolare) epersona amplificata (=plurale) (Benveniste, ivi, p. 280).

• Cacciari (Noi e tu, «L’Espresso», 7.10.2018, p. 28) la definisce «figuratotalitaria», cui contrappone la comunità degli Io, in cui nessunodimentica la propria singolarità: «Ogni insieme che non si costituiscasulla base di un tale principio è destinato a trasformarsi in un oscurogrumo, manipolabile da qualsiasi pifferaio o burattinaio».

Forme enunciative della politica• Contatto: ricerca di coesione e di identificazione

• Contratto: rapporto fiduciario paritetico

• Discorso polemico

• Discorso didattico

• Discorso della provocazione

• Discorso dell’autolegittimazione

Strategia del contatto

• Mussolini, Primo anniversario della marcia su Roma, 28 ottobre 1923:«Camicie Nere! Noi ci conosciamo; fra me e voi non si perderà mai ilcontatto».

• Mussolini, Al popolo di Mantova, 25 ottobre 1925:«I miei non sono discorsi, nel senso tradizionale della parola: sonoallocuzioni, prese di contatto tra la mia anima e la vostra, tra il mio cuore e ivostri cuori. I miei discorsi non hanno quindi nulla di comune con i discorsiufficiali e compassati pronunciati in altri tempi da uomini in troppo funereeuniformi, uomini che non potevano parlare direttamente al popolo perché ilpopolo non li comprendeva e non li amava».

• Mussolini, Al Congresso dei sindacati fascisti, 7 maggio 1928«Camerati! Come ben potete intendere, non sono venuto qui perpronunciare un discorso. Sono venuto qui per prendere contatto con voi,col vostro spirito e con la vostra fede».

(Desideri, La comunicazione politica, cit. p. 169-170)

• Mussolini, Il governo fascista e la nazione, 4 ottobre 1924«Camicie nere! Riconosco il vostro grido che è un grido di promessa e difede. Riconoscete voi il vostro Capo? Ebbene, il vostro Capo è fedele comevoi gli siete fedeli e come tutti insieme siamo fedeli alla Nazione. Se l’orafosse più propizia io vorrei rievocare gli anni passati, gli episodi della nostrapassione e le nostre battaglie. Noi siamo gli stessi: quelli che erano unpiccolo manipolo, che sapevano tenere la piazza contro la folla aizzata daicattivi pastori, siamo noi che abbiamo sbarazzato il terreno della nostrastoria dalle vecchie classi politiche. Nulla è cambiato nello spirito nostro. Lanostra fede è la stessa e la nostra disciplina non conosce limiti».(in Desideri, La comunicazione politica, cit. p. 170 nota)

• Ricorso privilegiato al campo semantico del sentimento (anima, cuore,spirito, fede).

• Esaltazione del rapporto immediato e quasi corporeo tra il capo delgoverno e la comunità (processo di rispecchiamento). La comunitàpreesiste all’individuo che le appartiene in modo necessario(evocazione dell’identità collettiva).Questo è il principio organizzatore dello stile di Mussolini: espressionedi una identificazione sentimentalizzata (non argomentata) tra oratore euditorio

• Svilimento della parola come strumento di mediazione e dirappresentazione ed esaltazione di una immediatezza irriflessa,istintiva ed emozionale che trascina all’azione.

• Molteplicità di atti linguistici esercitivi.

Fedel, Il linguaggio politico nel Novecento: il caso di Benito Mussolini, in Id., Saggi sul linguaggio e l’oratoria politica, Giuffrè, 1999: Elementi del discorso agitatorio di Mussolini:

• Andamento paratattico della retorica mussoliniana: • stimolo all’azione• espressione di una appartenenza naturale• Perentorietà (Mussolini si presenta come l’unico portatore della verità e dei valori)• Assenza di problematicità; certezza che intensifica l’adesione dell’uditorio e

l’orientamento all’azione• Componente ritmica (asemantica):

• Obiettivo: far sentire l’esistenza della comunità• Spinta emotiva• Drammatizzazione: rappresentazione scenica dell’azione, del gesto, della parola

• Presenza abbondante di tropi:• Metafore religiose• Metafore belliche • Metafore medico-chirurgiche

Fedel, Il concetto di demagogia, in Id. Saggi sul linguaggio e l’oratoria politica, Giuffrè, 1999: 161-180

• Struttura uno/molti: la demagogia ha una struttura oratoria obbligata a duepoli: l’oratore e l’uditorio: uno che parla e molti che ascoltano.

• funzione motivante del linguaggio. Nella situazione demagogica l’efficacia deldiscorso non dipenderà dai contenuti di verità, dalla razionalità o dalla validitàlogica delle parole, ma dal fatto che esse sappiano stimolare in modoadeguato il complesso motivazionale degli individui (valori, sentimenti,interessi, credenze) per controllarne l’agire. Ne deriva: semplificazione,illogicità, indifferenza alla verità, drammatizzazione.

• L’emotività come requisito della ricezione del linguaggio. I sentimenti fannoparte delle componenti motivazionali dell’agire, di conseguenza il discorso deldemagogo farà presa anche (e soprattutto) sui sentimenti per produrre glieffetti voluti.

Strategia del contratto

Campagne socialiste dal 1979 in poi (Craxi): manifesta enunciazione di contratti programmatici ed esplicita richiesta di mandati fiduciari:

«Abbiamo proposto agli elettori un “contratto”. Se ci daranno la forza,promettiamo in cambio di lavorare per garantire al paese cinque anni distabilità e di governabilità» (Craxi, Intervista al Messaggero, 13 maggio1979)

«Abbiamo proposto un “contratto” agli elettori. Chiediamo di essere posti inuna posizione di forza e di influenza attraverso un segnale elettoralesignificativo; in cambio assumiamo l’impegno di lavorare perché il paesepossa avere cinque anni di stabilità, di governabilità, di rinnovamento e diriforme» (Craxi, intervista al Corriere della sera, 20 maggio 1979)

• Patto elettorale, vincolo laico fondato sulla negoziazione• Noi esclusivo• Insistenza sull’atto commissivo (tipico della propaganda politica)

(in Desideri, La comunicazione politica, cit.,p. 171)

Strategia del discorso polemico

• Molto frequente, in linea con la natura competitiva della politica• Esplicitazione degli oggetti di disaccordo• Confronto con la parola degli avversari (spesso manipolata):

• Strategie della citazione: allusione, replica, negazione, confutazione,obiezione

• Strategie di embrayage attanziale, finalizzate alla identificazionedell’enunciatario con il soggetto enunciatore.

• De Gasperi, Presentazione alla Camera del suo VIII e ultimo governo, 28luglio 1953:

«Sommando le cifre della sinistra con quelle della destra si ottiene, naturalmente, lasconfitta del centro. Ma voi scherzate! Questo centro ha avuto parecchi milioni di voti. Èvero, all’atto pratico il suo accordo politico è venuto meno; ma voi, opposizioni, sieteforse d’accordo fra di voi? Voi vi unite in un atto negativo; ma siete capaci di unirvi in unatto positivo? Come li considerate gli 11 milioni di elettori che hanno votato per lademocrazia cristiana? Forse creata per un vasaio che ne tragga qualunque figura didestra o di sinistra, come torna un grumo che disseccandosi diventi polvere? Non ne hoparlato nel mio primo discorso; ma voi mi sfidate a parlarne, e allora vi affermerò che viingannate, che è un centro solido, cementato da ideali profondi, collegato con lacoscienza della nazione» (in Desideri, La comunicazione politica, cit. p. 174).

Aldo Moro; forti accenti polemici nei confronti degli avversari interni alla Dc(dorotei)

Discorso del 18 gennaio 1969«Non credo che occorra aggiungere altro, per dire che significato io intendo

dare alla sollecitazione al Congresso, all’invito pressante ad aprire finalmentele finestre di questo castello nel quale siamo arroccati, per farvi entrare ilvento che soffia nella vita, intorno a noi. Non è un fatto di politica interna dipartito, di distribuzione o redistribuzione del potere. Io non so che fare diqueste cose» (cit. in Desideri, p. 178)

Discorso del 29 giugno 1969, XI Congresso della Dc«Sarebbe un grave errore, un errore fatale, restare in superficie e non andare

nel profondo; pensare in contingenza, invece che di sviluppo storico. Toccaalle forze politiche e allo Stato creare in modo intelligente e rispettoso i canaliattraverso i quali la domanda sociale e anche la protesta possano giungere auno sbocco positivo, ad una società rinnovata, ad un più alto equilibriosociale e politico.[…] Dobbiamo temere gli eccessi che vanno corretti, masalvando la sostanza del processo rinnovatore della nostra società. Esserecon la storia. Alla mortificazione seguirebbe fatalmente un sussulto piùpericoloso e meno controllabile» (cit. in Desideri, p. 177)

Chiude il discorso con l’invito alla DC a farsi opposizione e alternativa a sestessa (uso del paradosso e dell’ossimoro, vedi “convergenze parallele”)

Ultimo discorso pronunciato prima dell’agguato in via Fani, rivolto aigruppi parlamentari, 28 febbraio 1978:

«Se mi si chiedesse se la situazione di oggi si riprodurrà domani, inelezioni ravvicinate, la mia risposta è: sì! Se voi mi dite: fra qualcheanno cosa potrà accadere, fra qualche tempo cosa potrà accadere?Non parlo di logoramento di partiti, linguaggio che penso non siaopportuno, ma parlo dell’andamento delle cose, del movimento delleopinioni, della dislocazione delle forze politiche. Se mi dite: fraqualche tempo cosa accadrà? Io rispondo: può esservi qualcosa dinuovo. Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamodirettamente a questo domani, credo si potrebbe accettare. Ma, cariamici, non è possibile. Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostraresponsabilità» (in Desideri, La comunicazione politica, cit., p. 178).

Strategia della Distanza didattica (più propriamenteinformativa)

Enrico Berlinguer: prosa austera di tono quasi scientifico, sequenze argomentative centratesui rapporti di causa-effetto, mezzo-scopo

Discorso del 20 settembre 1981: struttura di tipo elencativo, forma della enumerazione:«I guasti profondi che tensione e guerra fredda producono nel mondo di oggi:- limitano e soffocano l’autonomia, l’indipendenza e la sovranità di un numero grande di

popoli e stati;- Portano, nelle forme più varie, a restringere e a coartare in tutti i sistemi sociali la libertà e i

diritti democratici- Complicano la soluzione dei problemi economici e sociali all’interno di tutti i paesi, da

quelli più poveri a quelli più ricchi- Avvelenano gli animi, generano paura e odi tra gli uomini e fra i popoli, alimentano

sfiducia, spengono la ragione e sfibrano le energie;- ……….- Pace e sviluppo, dunque: due obiettivi che possono e debbono essere comuni a tutte le

forze, le istituzioni, le organizzazioni che hanno a cuore le sorti dell’uomo» (cit. inDesideri, p.181)

Débrayage enunciativo, enunciatore ed enunciatario restano impliciti, ma il discorso guida,mostra, spiega, consiglia e indica le priorità. Senza però interpellare direttamentel’enunciatario (perciò può essere più propriamente definita strategia informativa anzichédidattica, come vuole invece Desideri).

Strategia della provocazione

• Contesta le regole del gioco politico

• Pannella: • voce acuta, ritmo martellante, toni apocalittici e profetici; • particolari modalità espressive e riformulazione semantica; parole chiave e

neologismi: sfascio, ammucchiata, silenziamento (per parlamento), scippare, imbavagliare, sgovernare.

• Ricorso all’iperbole e al paradosso• Teatralizzazione della propria immagine

Programma di Jader Jacobelli, 6 giugno 1980 (ultimo appello per le votazioni amministrative e regionali dell’8 giugno):

«Chi è felice stasera, chi è felice oggi in Italia, chi non ha motivo di preoccuparsi, chi ècontento della sua condizione, chi non teme per quel che accade attorno e quel chesta per accaderci, chi non crede lo riguardi un mondo che ormai sembra folle,attorno al quale dappertutto quaranta milioni di persone sono sterminati per fame ela morte incalza nelle nostre strade e la vita è angoscia per tutti, troppi di noi già daoggi, chi è felice, chi è contento di come vanno le cose in politica qui da noi in Italia,questa sera non mi ascolti. Ascolti quelli che hanno parlato prima di me, quelli cheparleranno dopo: quelli che chiedono tutti e solo voti, voti, voti per il loro partito, votiper le loro idee, voti e posti di responsabilità per sé e per gli altri. Ma chi non èfelice, chi ha angosce, chi sa che bisogna cambiare, chi non si è rassegnato alladisperazione, chi non si è rassegnato all’inerzia, chi vuole sperare, allora ci ascoltiun attimo» (in Desideri, La comunicazione politica, cit., p.182-3)

• Bossi: • semplificazione semantico-grammaticale, invettiva verbale• centralità del dialetto nella duplice funzione di collante etnico per

l’autoriconoscimento delle genti lombarde e di rottura con la lingua italiana standard come codice ufficiale dello statalismo.

• Fallacie: “stia bene attento il presidente Scalfaro...noi facciamo lo sciopero fiscale” (argumentum ad baculum)

• Formule: “uomo avvisato mezzo salvato”

11 luglio 1993:«Amico Scalfaro, direttore d’orchestra, ascolta! I partiti si son mangiatitutti i risparmi di questo popolo che ha fatto il miracolo dell’Italia […]basta con queste tasse a Roma, lasciateci lavorare in pace. Noi nonvogliamo la secessione, ma se il Sud assistito continuerà a votare perlo statalismo, ci metterà con le spalle al muro: uomo avvisato, mezzosalvato» (in Desideri, La comunicazione politica, cit., p. 186)

GrilloProvocazione:• Cornice: guerra alla politica

• Siamo in guerra, Arrendetevi, siete circondati

• Nomignoli per gli avversari• Psiconano (Berlusconi), Topo Gigio (Veltroni), Alzheimer (Prodi), Salma (Fassino e

poi Napolitano e poi Berlusconi), Azzurro Caltagirone (Casini), “il nano Bagonghicon gli occhialini rossi” (Maroni); i media sono barracuda, Monti è Rigor Montis, Bersani: Bersanator (zombi), un morto che parla

• Critica del linguaggio della politica, definito oscuro, contorto e fuori della realtà: semplificazione

• Teatralizzazione, messa in scena degli eccessi• Metaforica morte/vita (tipica del vitalismo e del totalitarismo), bellica: traditori,

cadere in trappola, ecc.• Fallacie dell’argomentazione: ad hominem, inversione dell’onere della prova• Nascondimento e silenzio (Oracolo: “non dice né nasconde ma manda

segni”), R. Simone, «Repubblica», 14.3.2013

B. Moffitt, The global rise of populism – Performance, political style andrepresentation, Stanford University Press, 2016

Strategia delle cattive maniere (Bad Manners): emancipazione dallapolitica mainstream e delle élites; modi verbali, e non, chenormalmente non sono considerati adatti all’interno dell’arena politica:• insulti o denigrazione dell’avversario con l’utilizzo di un vocabolario

volgare, poco ricercato ma molto comprensibile;• farsi vedere in ambienti familiari, conviviali o mondani che rimandano

al vissuto quotidiano di ognuno;• scadere nel politicamente scorretto.

Le Bad Manners possono spiegare meglio del carisma (Weber) lapopolarità dei leader populisti, in quanto tutte le culture del mondoprevedono una distinzione tra ciò che rientra nei costumi appropriati eciò che non vi rientra. L’abilità peculiare dei populisti sta proprio nelriuscire a rompere queste barriere.

Autolegittimazione e linguaggio della semplificazione (complicità)

• Berlusconi (1994, in Galli de’ Paratesi, La lingua di Berlusconi):«Nel 1993 c’era una gran voglia di cambiamento, una voglia di rinnovamento delmodo stesso di far politica, una voglia di rinnovamento morale, una voglia anchedel modo di esprimersi della politica in maniera diversa. Non più quel linguaggio datemplari che nessuno capiva: si sentiva il bisogno di un linguaggio semplice,comprensibile, concreto».

• “Messaggio alla nazione” del 24 gennaio 1994: annuncio della discesa incampo: «L’Italia è il paese che amo…»

• Il linguaggio diviene un esplicito elemento di propaganda:semplificazione semantica e sintattica; scarso il ragionamento dialettico e lariflessione politica

• Appello enfatico all’affetto, sentimentalismo, pietismo, condivisioni emotive(commozione, abbraccio caloroso, cuore, baci, saluto affettuosissimo);metafore religiose

• Fallacie: “Prodi ha la faccia larga e pastosa di un dottor Balanzone”(attacco alla persona dell’avversario: argumentum ad hominem)

Berlusconi, I Congresso nazionale di Forza Italia, Milano, 18 aprile 1998:«Vi voglio bene perché siete quella parte dell’Italia che non ha piegato e non piegheràmai la schiena di fronte all’arroganza del potere; vi voglio bene perché nei vostri occhibrilla l’orgoglio di far parte di Forza Italia […]; vi voglio bene perché nel vostro sguardobrilla la luce di un paese serio, operoso [...]» (in Desideri, cit., p. 188)

Rapporto passionale tra capo e seguaci, naturalezza e spontaneità

Berlusconi, L’Italia che ho in mente, Mondadori, 2000, p. 183:«Non dubitate! Non mollerò, questa è un’avventura grande [...] che ha una terribileposta in gioco: il mantenimento della democrazia e della libertà nel nostro paese [...] ildestino ha messo sulle mie spalle una responsabilità grande [...] io questaresponsabilità la sento tutta. C’è solo un modo per fermarmi. Che mi facciano fuori,altrimenti non mi fermerà nessuno, in nessun modo».

Il credo della libertà:«Noi crediamo nella libertà in tutte le sue forme molteplici e vitali [...] libertà dipensiero; libertà di espressione; libertà di culto, di tutti i culti; libertà di associazione;libertà di impresa;libertà di mercato» (in Desideri, cit., p. 188-189)

Vedi anche: F. Santulli, Le parole del potere, il potere delle parole, Angeli 2005

«R: La crisi del linguaggio politico non è solo una patologia“semiologica”, è il segnale di un male più profondo, la scomparsa diregole comuni nella sfera pubblica, di un’etica condivisa, di un patto dicittadinanza che ci unisce nel rispetto reciproco. Sono temi che nel librodi Thompson [La fine del dibattito pubblico. Che cosa è successo allinguaggio della politica?] includono Donald Trump, Brexit, le fakenews, il rigetto della scienza, dal clima alle vaccinazioni».«T: Il livello d’informazione sulle politiche pubbliche s’inabissa, mentreprevale la pancia, l’istinto, l’emozione convogliata da tv e social media.[…]. L’”atutenticismo” è un istinto politico con cui presenti te stessocome più “vero” del tuo oppositore, ti richiami al “popolo reale”mettendolo in contrasto con l’élite. Come se un funzionario dello Statoo un economista o un giornalista non fossero reali. È una reazionecontro una cultura della razionalità che risale all’Illuminismo, che cercòdi depurare il linguaggio pubblico dalla religione e dalle emozioni.»

Rampini, intervista a M. Thompson, RE, Robinson, 12 marzo 2017

Oggi «i fatti vengono ignorati per dare spazio alla narrazione dellenostre sofferenze, paure, rancori»«T.: Mussolini fu un precursore dell’autenticismo, un maestro nelfingere una diversità radicale fra se stesso e il ceto politico tradizionale,ipocrita e falso per definizione.R.: «Una sigla che cattura l’essenza del nostro tempo è TL; DR ovvero“too long; didn’t read”. Riassume pigrizia diffusa, superficialità, e unoscatto di stizza verso i contenuti seri, approfonditi, elaborati».T.: «Il populismo vince attraverso il degrado della informazione, ildilagare della volgarità, il prevalere degli estremi. Tutto ciò vienefavorito dalla compressione dell’attenzione. Ma la domanda diun’informazione di qualità sta tornando a crescere, come dimostrano idati del New York Times […]. Ci sono segnali che il dilagare delle fakenews stia suscitando un bisogno di realtà, una ricerca di fonti affidabili»