IL DIAVOLO Precristianonumero perfetto quindi il numero 333 sarebbe la perfezione. Questo numero,...

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IL DIAVOLO Precristiano Una produzione di Elena Alfani, Martina Bardellino, Federica Mercolino, Marco Ferone Marrone, Martina Savarese, Francesca Vaccarella.

Transcript of IL DIAVOLO Precristianonumero perfetto quindi il numero 333 sarebbe la perfezione. Questo numero,...

  • IL DIAVOLO Precristiano

    Una produzione di Elena Alfani, Martina Bardellino, Federica Mercolino, Marco Ferone Marrone, Martina Savarese, Francesca Vaccarella.

  • Il Diavolo Precristiano

    6

    6

    6

    “Chi ha mente Computi

    il numero della bestia;

    è un numero d’uomo.

    Il suo numero è

    seiCentosessantasei.”

    Secondo la Bibbia il numero 666 èidentificato come il numero deldiavolo dalla nascita della chiesacristiana, avvenuta a Nicea nel 324d.C. Il 666 sarebbe quindi il nomedell'uomo: ogni 6 rappresenta unabestia carnivora che incarnal'Anticristo. Se si considera che il 3,secondo la tradizione cattolica, è ilnumero perfetto quindi il numero 333sarebbe la perfezione. Questonumero, moltiplicato per 3, darebbe999, cioè la Perfezione Assoluta, Dio.

    La figura del diavolo è stata, anche se conconnotazioni e significati diversi, semprepresente presso tutti i popoli ed in ognitempo della storia dell’uomo; la credenza inentità sovrannaturali malvagie è radicataquanto quella in entità benevole, poichéentrambe sono insite negli esseri umani.Entità malvagie, sotto varie forme, sonopresenti in tutte le religioni e culture dellastoria, seppur non nella figurauniversalmente diffusa poi dalcristianesimo. Alcune caratteristiche deldiavolo sono riscontrabili in diverse divinitàpagane, con relazioni che rispecchiano siala raffigurazione iconografica sia lafunzione oppositrice alle divinità buone.Infatti, in quasi tutti i grandi politeismi delmondo antico vi era la figura di un dio delMale, complementare a un dio del Bene.Questo perché le civiltà anticheconsideravano il Bene e il Male come duefacce della stessa medaglia: così a unadivinità buona si contrapponeva unamalvagia. A quest’ultima erano ricondottitutti gli aspetti negativi dell’universo.

    Ma se viene ruotato, ilnumero si trasforma in666, cioè il contrario diDio.

  • I Maya avevano la loro divinità malefica,Ah Puch, signore della Morte.Frequentemente associato al dio dellaguerra e del sacrificio umano, i suoicostanti compagni erano il cane,l’uccello Moan (una specie di sparvieroconsiderato il demone delle nuvole) ela civetta, tutti considerati creature dicattivo augurio e di morte. Presso gliaztechi c’erano due grandi divinitàuguali e opposte, Tezcatlipōca eQuetzalcóatl, generalmente maligno ilprimo e benevolo il secondo.Tezcatlipōca, che vuol dire “specchiofumante”, era nella mitologia azteca ildio della notte e delle tentazioni ed eral’antitesi e il rivale di Quetzalcóatl.

    Come precedentemente succitato, lapresenza di una divinità buona e unacattiva, ad esempio, si riscontra neiculti dell’antico Egitto, della Cananea(regione che comprendeva,approssimativamente, il territorioattuale di Libano, Israele e parti di Siriae Giordania), dell’antico Iran, delleprime civiltà dell’America centrale emeridionale. In Egitto le divinità Horuse Seth rispettivamente il dio celeste,generalmente benigno, e il dio del caos,solitamente malvagio. Quest’ultimo erarappresentato come un uomo con testadi animale, talvolta identificato con losciacallo o con una capra.

    Anche presso i Cananei, cheprecedettero gli Ebrei in Palestina,c’era una divinità buona che sicontrapponeva a una malvagia; laprima era il dio Ba’al, signoredell’universo, la seconda Mot, fratellodella prima e divinità del caos e delmale. I culti dell’antico Iran,principalmente quello di Zoroastro,furono fortemente caratterizzati da unavisione dualistica del mondo, dove siscontrano Bene e Male, quindi un diobuono, Ahura Mazda, in diretto conflittocon un dio malvagio, Ahriman, entrambidomiciliati rispettivamente in un mondoceleste e in un inferno.

  • Etimologia:

    La parola diavolo deriva dal verbo grecoδιαβάλλω (diabàllo), che significaseparare, porre frattura, oppure, in sensometaforico, calunniare. Il diavolo è coluiche crea, attraverso la menzogna,separazione, frattura e inimicizia trauomo e Dio, tra uomo e uomo, spirito delmale. Il diavolo è nemico di Dio e degliuomini, che egli tenta per indurli apeccare, il capo degli angeli ribelli.L’esatto contrario della parola diavolo èla parola simbolo. Il Simbolo derivadall'unione del prefisso σύμ (sym-),"insieme" con il verbo greco βάλλω, ballo,"getto”, letteralmente significa quindi"mettere insieme", unire, armonizzare,quindi dal punta di vista etimologico ha ilsignificato dell’unità, quasi metafisica, trasignificante e significato, idea erappresentazione che questo termineracchiude in sé.

    La figura del diavolo per i Greci

    La parola daimon, già presente nell’Iliade, è utilizzata per designare l’insiemedegli dei olimpici o una singola divinità. È nell’Odissea che troviamo invece unadescrizione del daimon più vicina a quella che si farà strada nella filosofia greca,in particolar modo platonica: qui infatti il daimon è indicato come una potenzaoscura e malvagia che si impossessa dell’uomo. Più frequentemente però, iltermine esprime il potere divino, o l’idea stessa del divino, ma noninterscambiabile con lo stesso theos, “dio”. Inizialmente dunque la nozione didaimon indica una potenza anonima che suscita angoscia, invisibile e nonrappresentabile plasticamente. Già con Esiodo però, comincia a delinearsi unnuovo significato: essi divengono potenze intermedie tra gli dei, gli eroi e i mortali;questa concezione rimarràinvariata fino a Socrate e a Platone.Nella tradizione greca, il significatodi daimon si arricchisceulteriormente: esso diviene infattianche l’indole dell’uomo, una sortadi modello da seguire per poterrealizzare la propria moira, cioè laparte di destino assegnata all’uomoe poter così realizzare al massimola propria natura. Il demone è unaentità che ha natura intermedia tragli dei e gli uomini, che contribuiscea superare la divisione tra loro,facendoli comunicare.

    Eros, demone

    mediatore

  • La figura del diavolo per gli Ebrei

    Nell'Ebraismo non esiste il concetto di diavolo come nelCristianesimo o nell'Islam. In ebraico, il termine biblico è ha-satan che significa "l'avversario" o l'ostacolo, o anche"l'accusatore in giudizio, contraddittore (sottolineando così cheDio viene visto come il Giudice finale). Nel Libro di Giobbe (Iyov),ha-satan è la qualifica, non il nome proprio, di un angelosottomesso a Dio: egli è il capo-accusatore della corte divina.Nell'Ebraismo ha-satan non è malvagio, ma piuttosto indica aDio le cattive azioni e inclinazioni dell'umanità. Essenzialmenteha-satan non ha potere a meno che gli umani non compianoazioni malvagie. Dopo che Dio fa notare la devozione di Giobbe,ha-satan chiede il permesso di mettere alla prova la sua fede.A quest'uomo retto vengono sottratte la famiglia, le proprietà, ein seguito, la salute, ma rimane ancora pieno di fede verso Dio.Alla fine di questo libro Dio appare come un mulinello d'aria,spiegando a tutti che la giustizia divina è imperscrutabile.Nell'epilogo vengono restituiti a Giobbe i suoi averi ed egli hauna seconda famiglia per "rimpiazzare" la prima che eradeceduta. Nella Torah, ha-satan viene menzionato diverse volte.L'occasione principale è durante l'incidente del vitello d'oro:come fonte dell'inclinazione malvagia del popolo, o yetserharah, è responsabile per la costruzione da parte degli Israelitidel vitello d'oro mentre Mosè era sul Monte Sinai a ricevere laTorah da Dio. Nel libro delle Cronache, ha-satan incita Davide aun censimento illegale.

    Etimologia:

    Satana è un vocabolo d'origine ebraico,sāṭān, è una normale derivazione dellaradice s ṭ n, che ha il significato di

    "osteggiare", "aggredire" anche solomoralmente, e quindi pure di "accusare"in giudizio e di "calunniare"; perciò ilsostantivo ebbe da principio il significatogenerico di "avversario" in guerra, dinemico.

  • La figura del diavolo per gli Egiziani

    La divinità egizia Bes era rappresentatacon il corpo tarchiato, tozzo di un nanocon le gambe storte e le mani suifianchi. La sua testa era grottesca conun’espressione ghignante, mentre lalingua ciondolava verso il mento e leciocche della sua barba terminano conspirali tremolanti. La coda dondolasuggestivamente tra le gambe. Questafigura è stata amata per secoli non soloin Egitto, ma anche in tutto ilMediterraneo, ha contribuito a plasmare

    l’aspetto del diavolo cristiano. Bes era un antico dio nanoegiziano, un essere complesso, sia divinità che combattentedemoniaco. Bes era un dio della guerra, ma anche un patronodel parto e della casa, era associato a sessualità, umorismo,musica e balli. Il suo ruolo in origine era quello di protettoredel faraone, ma divenne molto popolare tra la gente comune,perché proteggeva in primo luogo donne e bambini. Gli artistitatuavano i loro corpi con immagini di Bes a causa delle sueassociazioni con la musica e la danza, mentre le prostitutepotrebbero aver tatuato Bes vicino ai loro genitali, al fine discongiurare le malattie sessualmente trasmissibili. Non avevaun culto ufficiale, quindi non c’erano templi o sacerdotiordinati a suo

    nome. Era uno degli dei più popolari dell’antico Egitto ed eraspesso raffigurato su articoli per la casa. Le sue origini forseprovengono dall’Africa sub-sahariana. È possibile che abbiainiziato la sua vita come un leone o un gatto in piedi sulle zampeposteriori. Bes ha impresso la sua immagine sulla culturaoccidentale; l’antico Egitto era una fonte importante per gli artisticristiani. La sua popolarità sopravvisse anche all’avvento delcristianesimo. Bes era un antecedente importante per ilDiavolo. Di tanto in tanto è apparso con una coda biforcuta e conserpenti che fuoriuscivano dal suo corpo, tutti divenuti poiattributi di Satana. L’espressione grottesca di Bes è stata unmodello per il volto macabro del Diavolo. Sappiamo che piccoliamuleti di Bes sono stati esportati in tutto il Mediterraneoorientale, così la gente sicuramente conosceva l’immagine delBes, e ciò può aver influenzato la rappresentazione dei demoni edei satiri greci. Queste a loro volta hanno influenzato leraffigurazioni del diavolo: ci sono evidenti somiglianze tra Satanae il suo antenato silvestre, il rauco greco dio-capra Pan, conbarba, fianchi pelosi e piedi biungulati. Per gli antichi egizi, Besera un dio protettore amichevole. Eppure i cristiani lo hannoscelto come alieno e disturbante al fine di dimostrare il trionfodella nuova fede sui culti più antichi. Bes, se non altro, ciinsegna che l’apparenza inganna.

  • La figura del diavolo per Iraniani

    I diavoli sono sempre esistiti nell’immaginario umano. In quasi tutti i grandipoliteismi del mondo antico vi era la figura di un dio del Male,complementare a un dio del Bene. Questo perché le civiltà anticheconsideravano il Bene e il Male come due facce della stessa medaglia: cosìa una divinità buona si contrappone una malvagia. A quest’ultima eranoricondotti tutti gli aspetti negativi dell’universo. Questo, si riscontra, comesuccitato nelle slide precedenti, nei culti dell’antico Egitto, della Cananea,dell’antico Iran, delle prime civiltà dell’America centrale e meridionale.Presso i Cananei, che precedettero gli Ebrei in Palestina, c’era una divinitàbuona che si contrappone a una malvagia, la prima era il dio Ba’al, signoredell’universo, la seconda Mot, fratello della prima e divinità del caos e delmale. I culti dell’antico Iran, principalmente quello di Zoroastro, furonofortemente caratterizzati da una visione dualistica del mondo, dove siscontrano Bene e Male, quindi un dio buono, Ahura Mazda, in direttoconflitto con un dio malvagio, Ahriman, entrambi domiciliatirispettivamente in un mondo celeste e in un inferno. Qui spesso è appellatocon i sinonimi di demonio e satana. Tuttavia, quest’ultime erano entitàdiverse e distinte sia dal diavolo sia tra loro. Nelle religioni politeistiche enelle mitologie antiche i demoni sono esseri intermediari tra l’uomo e ladivinità e potevano essere di natura benigna o maligna, mentre nellavisione iniziale dettata dalla religione ebraica, cristiana e islamica, sonoentità appartenenti al mondo spirituale che influenzano negativamente opositivamente la vita degli uomini. In pratica sono dei servitori del Diavolo,spiriti maligni e delle tenebre che incitano l’uomo a far male.

    Zarathustra

    e

    Ahura Mazda

  • La figura del diavolo per i Maia

    Il nome Camazotz è formato dalla parola K'iche, che significa "morte", eSotz, che significa "pipistrello". Camazotz ha avuto origine nellamitologia mesoamericana come una pericolosa creatura pipistrello cheabita in una caverna. Un seguito di culto per la creatura iniziò tra gliindiani Zapoteca di Oaxaca, in Messico e la figura fu successivamenteadottata nel pantheon della tribù Maya Quiche e le leggende del Diopipistrello furono successivamente registrate nella letteratura dei Maya.Camazotz viene rappresentato come un pipistrello ( che in Mesoamericaè associato alla notte, la morte e il sacrificio) con un cartello sacrificalein una mano e la sua vittima dall’altra parte. La leggenda narra che siastata la sete di sangue di Camazotz a causare il declino della civiltàMaya. Quanto più il suo culto si diffondeva , tanto più venivano richiestisacrifici umani e i suoi vampiri si nutrivano della popolazione. Tant'è cheinfine non rimasero più abbastanza persone per nutrire tutte quellebestiacce e soddisfare la sete di sangue di quella terrificante divinità. IMaya avevano un’altra divinità malefica, Ah Puch, divinità dei Mayamessa in connessione con la morte. Patrono del giorno Cimi (chesignifica appunto morte), veniva raffigurato con il corpo parzialmentescarnificato e per il resto in putrefazione. I suoi costanti compagni eranoil cane, l’uccello Moan (una specie di sparviero considerato il demonedelle nuvole) e la civetta, tutti considerati creature di cattivo augurio emorte. Era una divinità malefica, spesso associata agli dei della guerra edel sacrificio umano. Gli attuali Maya credono ancora che Ah-Puch,quale “signore della morte” (Yum Cimil), si aggiri presso i malati perportarseli via.

    http://www.sapere.it/enciclopedia/Maya.html

  • Tezcatlipoca (“specchio fumante”), secondo lamitologia azteca, era il dio della notte, del nord edelle tentazioni. Possedeva uno specchio chesprigionava fumo ed uccideva i suoi nemici. Eral’antitesi ed il rivale di Quetzalcoat (“serpentepiumato”) che era il dio della bellezza e dellaguerra. Tezcatlipoca e Quetzalcoatl provengonodalle più antiche tradizioni azteche. Gli aztechi liassimilarono nella loro religione e liconsiderarono due divinità gemelle. Erano ugualied opposte. Per questo motivo Tezcatlipoca fuchiamato “Tezcatlipoca Nero” e Quetzalcoatl“Tezcatlipoca Bianco”. Tezcatlipoca, divinità dellaguerra e della notte e patrono dei guerrieri,sembra rappresentare la parte oscura, violenta eirrazionale dell’uomo, mentre invece Quetzalcoaltne incarna il lato razionale e generoso. GliAztechi consideravano Tezcatlipoca come ilcreatore della guerra per poter ottenereprigionieri con cui poter sfamare gli dei. L’epitetocol quale veniva chiamato da tutti, “Specchiofumante”, derivava dal fatto che il suo piedesinistro era stato sostituito con uno specchio diossidiana. Gli indovini aztechi fissavano a lungo losguardo in tale specchio in modo da cadere intrance per poter leggere la volontà del dio e potertrasmettere alla tribù i suoi voleri e il futuro.

    La figura del diavolo per gli Aztechi

  • La figura del diavolo per Socrate

    Socrate non era ateo, ma anzi affermava di credere in una

    particolare divinità, figlia degli dei tradizionali, che egli chiamava

    dàimon. Socrate si diceva tormentato da questa voce interiore che sifaceva sentire non tanto per indicargli

    come pensare e agire ma piuttostoper dissuaderlo dal compiere unacerta azione. Lo identificava come unessere divino, una sorta di angelocustode, che lo consigliava tramitesegni nei momenti di indecisione:“C’è dentro di me non so che spiritodivino e demonico; quello appunto dicui anche Meleto, scherzandocisopra, scrisse nell’atto di accusa. Edè come una voce che io ho dentro sinda fanciullo; la quale, ogni volta chemi si fa sentire, sempre mi dissuadeda qualcosa che sto per compiere, enon mi fa mai proposte.” Egli stesso

    dice di esser continuamente spinto da questa entità a discutere, confrontarsi, e ricercare la verità morale. Questo ‘spirito guida’,secondo il filosofo, è in realtà presente in tutti gli uomini, e accompagna ciascuno nel corso della propria vita. Non solo: infatti ildaimon è anche il compagno scelto nell’Ade dall’uomo prima di cominciare la sua esistenza terrena e che, dopo la morte, guidal’anima sino al luogo in cui deve essere giudicata. Dunque, esso si configura come uno spirito guida della coscienza. E’ importanteinfatti assecondare la volontà del Daimon, simbolo dei bisogni che l’anima deve assolutamente soddisfare durante le fasi critichedell’esistenza. Ciò significa che ogni essere ha una struttura psico-fisica adatta a realizzare la vocazione dell’anima.

    δαίμωνNella cultura greca i

    demoni sono esseri

    intermediari tra gli

    uomini e gli Dei, più

    potenti degli uomini

    ma in misura minore

    rispetto agli Dei. A

    differenza di questi

    ultimi che sono sempre

    buoni, tra i Demoni ve

    ne sono anche di

    cattivi.

  • La figura del diavolo per Platone

    Secondo il pensiero di Platone, il concetto di filosofia è strettamente unito alla concezione dell'eros. Nell’erosgreco, infatti, l’aspetto sessuale è inevitabilmente unito alla dimensione politica ed educativa. La sacerdotessaDiotima identifica Eros come essere semidivino che fa da tramite tra il Dio e l’uomo. Egli, figlio di Penia,povertà, e di Poros, intelligenza acuta, non è un dio e non è bello ma tende alla bellezza in quanto non lapossiede ma la desidera. Questo, per Platone, esprime le condizioni del filosofo, ovvero un individuo che non èné sapiente (come una divinità) né ignorante poiché tenta di apprendere continuamente con i mezzi a propriadisposizione. Infatti il divino non si mescola direttamente con l’umano, ed è soltanto attraverso la mediazionedel mondo della spirito che l’uomo, sveglio o dormiente, può avere qualche rapporto con gli dei. Eros, quindi,rappresenta un diretto collegamento con il modo divino attraverso cui è possibile apprendere e, quindi, divenireun filosofo. Platone non usa la parola “daimon” senza qualche ambiguità; in genere è sinonimo di Dio e talvoltacon la sfumatura di un essere quasi umano. Ad esempio nell’opera Timeo, enuncia la dottrina secondo cui ognipersona possiede un daimon divino, rappresentante la più nobile della sua psiche. Ogni essere umano checerca la saggezza divina alimenta il suo daimon. Platone esplica questa dottrina anche nel mito di Er, in cuiprima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un'immagine o un disegno che poi vivremo sulla terra, ericeve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. In tal caso il daimon diviene ilportatore del nostro destino, Ciò significa che l’anima non ricorda il motivo per cui ha scelto determinatigenitori, ma che esiste comunque uno spirito-guida capace di indirizzare istintivamente l’individuo a compieredeterminate scelte invece di altre. Durante la vita, l’Eros, considerato come forma di follia divina attraverso cuil’anima, grazie alla bellezza, recupera il contatto con il mondo delle Idee, in particolare con l’Idea diBello/Bellezza, definita come l’idea più chiara e splendente per le anime. Inoltre, Il concetto di dualismo perPlatone, che esprime la frattura tra il mondo delle idee, eterno, incorruttibile e perfetto e il mondo sensibile,imperfetto e corruttibile è possibile riscontrarlo nel Giano Bifronte (slide successiva). Giano bifronte, infatti,simboleggia il cambiamento e la transizione da uno stato dell’essere ad un altro. Giungere allo «stato» difilosofo, per Platone significa essere divenuti sapienti e di essere riusciti a comprendere il mondo delle Idee edi essere in grado, quindi, di educare le future generazione e governare le città.

    Platone:

    Gli uomini saggi

    parlano perché

    hanno qualcosa

    da dire; gli

    sciocchi perché

    devono dire

    qualcosa.

  • Giano Bifronte

    Benedetto Antelami è stato uno scultore e architetto italiano. Nell’edifico ilBattistero di Parma, l’autore descrive i vari mesi dell’anno con diversesculture come l’opera che riecheggia il mese di gennaio.In quest’ultima è raffigurato in posizione frontale un uomo anziano,riccamente vestito, seduto su una sedia curule con l'atteggiamento di chi sista scaldando al fuoco. Dietro la testa è presente un secondo volto inomaggio all'iconografia di Giano Bifronte, il misterioso dio romano con duevolti spesso associato a questo mese di passaggio. Giano è definito anchecome il dio degli inizi. Egli è una delle divinità più antiche venerate daiRomani insieme a Quirino. Al di sotto, è murata una scena complessadove le attività di questo periodo dell'anno, come l'affumicatura degliinsaccati o la preparazione del terreno, sono associati ad unaraffigurazione dell'Acquario che versa l'acqua da un’otre. Giano Bifronte di Benedetto

    Antelami

    Giano Bifronte

  • La figura del diavolo nelle Sacre Scritture

    Nel Nuovo Testamento, con il terminediavolo ci si riferisce sempre aSatana. Erroneamente è ritenutosinonimo di demonio, ma nella Bibbiala parola diavolo è utilizzata alsingolare e fa sempre riferimento alcapo dei demoni. Nelle SacreScritture la parola diavolo è sinonimodi accusatore, tentatore, assassino,serpente. Quasi tutti i testi sacriutilizzano il nome di Lucifero comesinonimo di diavolo: in realtà, pareche sia il secondo demone piùimportante nella gerarchia infernale,secondo solo a Satana. Satana è ildemone più forte, più bello e piùintelligente. Il più carismatico epotente tra tutti quelli che siribellarono. Nell’Antico Testamentoviene definito anche satanasso.Satana significa avversario, nemico,oppositore. Gesù nel Vangelo arriva achiamarlo "Principe di questo mondo"e San Paolo addirittura "Dio di questomondo".

    Titolo originale:

    Η Καινή Διαθή