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Il dialogo componente della missione dell’Ordine ORDINE DEI FRATI MINORI CONVENTUALI sussidio I/ V Sussidio a cura del Segretariato generale Giustizia Pace Salvaguardia del Creato Dialogo Ecumenico ed Interreligioso

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Il dialogocomponente

della missionedell’Ordine

ORDINE DEI FRATI MINORI CONVENTUALI

sussidio I/ V

Sussidio a cura del Segretariato generaleGiustizia Pace Salvaguardia del CreatoDialogo Ecumenico ed Interreligioso

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Pro manuscripto

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ORDINE DEI FRATI MINORI CONVENTUALI

Centro Francescano Internazionale per il Dialogo

Assisi

Il dialogo componentedella missione dell’Ordine

Sussidio I/ V

Autore del sussidio:

fr. Silvestro Bejan, ofm.conv.

q 2011 r

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Presentazione

introduzione

Icona francescana: cavaliere Gerardo

Prima Parte

l IN MISSIONE DIALOGANDO. BREVE EXURSUS STORICO.

1. San Francesco d’Assisi, i francescani e la missione dialogica2. Alcuni promotori del dialogo dal XIX secolo ad oggi

3. Alcuni non cattolici che hanno abbracciato la vita francescana4. Centri di apostolato ecumenico e di dialogo interreligioso

5. Alcuni documenti, decreti, mozioni e dichiarazioni dell’Ordine

seconda Parte

l LA VOCAZIONE AL DIALOGO DEL FRATE MINORE CONVENTUALE.

decalogo del dialogo1. Il dialogo, componente della missione dell’Ordine2. La fraternità, esperienza privilegiata del dialogo

3. Dio Trinità, fonte del dialogo4. La testimonianza prima del dialogo e oltre

5. “Vivere tra gli uomini”6. “Vivere tra gli uomini”, ma come?

7. Una fraternità non polemica ma costruttrice di alternative e di dialogo8. Il dialogo e la minorità

9. Una fraternità in missione per il mondo inserita in quella della Chiesa10. Dialogo profetico e creativo

Il discorso della montagna del dialogo interreligioso

indice

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Presentazione

“I soliti sussidi, un’altra volta?”. Potrebbe es-sere una reazione motivata per chi ha trale mani i cinque sussidi formativi sul dia-logo ecumenico ed interreligioso preparatidal Segretariato generale Giustizia PaceSalvaguardia del Creato, Dialogo Ecume-nico ed Interreligioso.Sono tuttavia tre le ragioni che spiegano lastesura di questi cinque testi: 1. All’interno del nostro Ordine si è par-lato sicuramente molto su queste temati-che ma non in modo sintetico, articolato,sistematico e con uno sguardo generalesulla storia e sulle attuali sfide del dialogo.2. In questo anno 2011 ricorre il 25° anni-versario della Giornata Mondiale di Pre-ghiera per la Pace che il Beato GiovanniPaolo II convocò ad Assisi nel 1986. Gio-vanni Paolo II scegliendo Assisi, ha quasiaffidato ai frati francescani l’impegno perl’ecumenismo e per il dialogo interreli-gioso: “soprattutto i Francescani devono ricor-dare tutto ciò …”; e ancora: “tocca a voifrancescani… dare una risposta all’uomo dioggi”. 3. Approfondire le tematiche del dialogoecumenico ed interreligioso alla luce dello“spirito di Assisi”. Formarsi e prendereviva coscienza della responsabilità di farsiportatore della “spirito di Assisi” nei con-fronti dei cristiani e dei credenti apparte-nenti ad altre religioni ed anche neiriguardi dei non credenti oppure atei.

Il contenuto dei cinque sussidi è così articolato:il primo sussidio ha come scopo di trac-ciare la storia del dialogo ecumenico ed in-terreligioso del nostro Ordine a partire dasan Francesco fin ad oggi (frati protagoni-sti del dialogo, centri di dialogo…); racco-gliere insieme tutti i testi ufficiali

dell’Ordine (documenti, decreti, mozioni edichiarazioni); presentare un decalogo deldialogo del frate minore conventuale.il secondo sussidio analizza il tema “lospirito di Assisi”. “Ancorato in Dio – siscrive nel testo – l’uomo santifica il luogodove vive e aiuta gli altri a camminare insieme,questo è lo “spirito di Assisi”; questo è il mododi vivere del frate francescano nel mondo”.il terzo sussidio approfondisce più speci-ficatamente il dialogo ecumenico; il dialogocon le Chiese ortodosse e con le Chiesedella Riforma.il quarto sussidio invece presenta il mododi dialogare con gli ebrei, i musulmani, ibuddisti e gli induisti.il quinto sussidio infine tratta il dialogocon le culture e con gli atei. Viene propostodi incontrare gli atei e i lontani per la lorocultura o per le ferite della vita. Questepersone non sono necessariamente nemi-che della Chiesa nel senso che cercano lasua distruzione. Il loro comportamentocritico spesso è affettivo, legato a delleesperienze negative o delle delusioni. I cinque sussidi, scaricabili in formato pdfdalle diverse pagine internet del nostroOrdine, sono degli strumenti per l’orien-tamento al lavoro pastorale e soprattuttoalla formazione personale e comunitaria aldialogo. Sottolineano la necessità di guar-dare alle sfide del nostro tempo per riflet-tere e per approfondire l’importante temadel dialogo. Presentano delle provocazionie delle proposte concrete per come dialo-gare con il diverso. Offrono quindi nume-rose possibilità di apprendimento non soloteorico ma anche pratico. Grazie a coloro che hanno contributo allastesura di questi testi e buona lettura!

fr. Jerzy NOREL

Vicario Generale

dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali

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«A Zancato, paese presso Anagni, un cavaliere di nomeGerardo, aveva perduto totalmente l’uso degli occhi. Av-venne che due frati minori, tornando dall’estero, si diri-gessero alla sua casa per esservi ospitati. Accolti pertantoonorevolmente da tutta la famiglia e trattati con ognibenevolenza, non si accorsero della cecità dell’ospite. Sirecarono poi al luogo dei frati distante sei miglia e vi ri-masero otto giorni. Una notte il beato Francesco ap-parve durante il sonno ad uno di loro, dicendogli: Alzati(Mt 2, 13.19-20) e affrettati con il compagno alla casadel vostro ospite, perché nella vostra persona ha reso onorea me e nel nome mio vi ha dato ospitalità! Rendetegli ilcontraccambio della lieta ospitalità ed onore a chi vi haonorati» (Tommaso di Celano, Trattato dei mi-racoli, 117: FF 938).Il cavaliere Gerardo è ciecotuttavia si accorge della pre-senza dei frati e li accoglie nellasua casa. Non vede, ma puòascoltare il loro passaggio e laloro voce. I due frati, invece,pur vedendo, sono ciechi. Forseimpensieriti, stanchi, vecchi?Forse preoccupati per la dimi-nuzione delle vocazioni, perl’invecchiamento, per il ridi-mensionamento delle pro-vince? Problemi veri, spessodrammatici, soprattutto in Oc-cidente, ma i problemi sonoanche tanti altri, a volte aperta-mente denunciati come forme di cecità delnostro tempo: individualismo, imborghesi-mento, mondanizzazione, indifferenza, igno-ranza… Forse stanchi di fronte alle nuovesituazioni della Chiesa? Forse troppo vecchiper vedere e pensare in grande e respirarearia nuova! Occorre cercare nuove espres-sioni per far fronte ai bisogni attuali, aprirsia nuovi orizzonti, ai grandi dialoghi neiquali la Chiesa intera si è lanciata ancorprima del Concilio Vaticano II, visto che ifrati francescani da sempre sono in dialogodi vita con le religioni, con le culture... Nonsi tratta, dunque, di una nuova invenzione.La storia della missione francescana è riccadi tentativi e di fruttuose esperienze di dia-logo.

I bambini a volte chiudono gli occhi e cre-dono di non essere visti! È vero, cessano divedere, ma non di essere visti. Oggi, davantiai nostri occhi abbiamo una situazione sem-pre più complessa dove cresce il senso di in-sofferenza e di incertezza, di paure e di crisi.Nel mondo che ci ospita non bisogna chiu-dere gli occhi e rimanere serrati nel proprioguscio. Siamo affetti da un certo “daltoni-smo religioso” e la colpa, forse, non è solo lanostra, visto che l’orizzonte delle fedi èmolto ampio e variegato, come una miriadedi pezzi colorati che compongono una massaalquanto confusa.

Bisogna dialogare, accogliere,ascoltare e guardare l’altro -anche se diverso da noi - conattenzione. I flussi migratoriormai sono inarrestabili e lacompresenza nello stesso spa-zio di appartenenze culturali ereligiose diverse è un fattocompiuto; anche le culturestanno perdendo i loro confininetti e si vanno producendoculture ibride che relativiz-zano la nostra nozione diidentità. La cultura è, oggi, ilrisultato di molte culture enon ha più senso pensare di

vivere in un mondo isolato. Ilmulticulturalismo e il multireligionismosono, di fatto, i nuovi costruttori di identitàe costituiscono un obiettivo da conquistareper pervenire a una’utentica cittadinanzapluralistica.Ogni nostra comunità deve porsi, dunque,con chiarezza e determinazione di fronte aquesta opzione di fondo: testimoniare in-sieme come fraternità che Dio è il primo e ilcentro in questo mondo e in questo mo-mento della storia, non domani o dopodo-mani, ma oggi. E, se arrivano le lunghe etenebrose notti, il nostro beato Francescocontinuerà a svegliare anche noi con lestesse parole che ha rivolto al frate “cieco”nel sogno: “Alzati e affrettati”.

INTRODUZIONE

Icona francescana: Cavaliere Gerardo

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PRIMA PARTE

IN MISSIONE DIALOGANDOBREVE EXURSUS STORICO

Nell’orizzonte della storia del dialogo deifrati minori conventuali, anche se per no-stra scelta, vogliamo guardare solo ai fratipiù recenti e a noi più vicini, perciò nonpossiamo non iniziare il nostro breve itine-rario storico da frate Francesco. Un santo universale, diventato esempio edemblema di speranza, di dialogo e di pacenon solo per i cristiani delle varie confes-sioni cristiane, ma persino per i seguacidelle grandi religioni del mondo. Il suomessaggio può dire molto all’odierno cam-mino ecumenico e al dialogo tra le reli-gioni. La sua vita è fatta di pellegrinaggi in terrevicine e lontane, di incontri con il simile eil vicino ma anche di incontri con fedi, cul-ture, religioni e tradizioni diverse. La suavita umana è racchiusa in un arco di tempoben preciso: 1182-1226. Non possiamo direaltrettanto dello spazio nel quale la sua vitasi svolse. Si apre e si chiude ad Assisi maesula dall'Umbria e si espande in quasitutte le regioni d'Italia e poi altrove nelmondo: Francia, Spagna, Siria, Palestina,Egitto… In Egitto nel 1219 incontra il sultanoMelek el-Kamel, che lo accolse e ascoltòbenevolmente, pur senza la sperata conver-sione e, per il Santo, senza l’ambita alter-nativa del martirio1. Alla corte del Sultanoincontra anche i grandi maestri del misti-cismo islamico, tra cui forse anche il grandemistico teologo Ibn al Arabi. Nel fare ritorno dalla Palestina, stando alla

rotta dei crociati di quel tempo, Francescoprobabilmente percorse la via di Cipro,Creta, Corfù, Cefalonia, Durazzo, Dalma-zia, Istria e Venezia; itinerario segnato damolteplici realtà monastiche orientali2. Ilmondo bizantino però lo aveva incontratomolto prima, nei testi dei Padri dellaChiesa d'Oriente contenuti nel breviario,sopratutto nel Crocifisso di san Damiano,dai tipici tratti bizantini. Il francescane-simo nasce infatti davanti ad un’icona par-lante e l’ecumenicità di Francesco nascedall'esperienza di San Damiano che hacambiato tutta la sua esistenza3; non a casoil Crocifisso di San Damiano costituisceanche il punto d'incontro tra esperienza difede delle Chiese orientali (la trasfigura-zione gloriosa) e quella delle Chiese occi-dentali (il mistero della croce).Basandosi su un’ampia documentazione, al-cuni storici sostengono che i genitori diFrancesco - sopratutto il padre - sarebberocristiani di origine ebraica4. Ciò sarebbe at-testato da due indizi. Il primo è l’attivitàcommerciale di Pietro Bernardone, checomportava anche il prestito di denaro,professioni queste tipiche degli ebrei(un’ipotesi piuttosto azzardata). Il secondoè la documentazione della presenza di ungruppo di ebrei ad Assisi all’epoca di Fran-cesco5. San Francesco, inoltre, avrebbe co-nosciuto direttamente l’ebraismo e da ciòderiverebbe, secondo i medesimi storici, lasua familiarità con le Scritture ebraiche.Al di là delle certezze e delle ipotesi sulla

1. san Francesco d’assisi, i Francescani e la “missione dialogica”

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kkk

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vita storica dell’Assisiate, san Francesco èun uomo del dialogo ed è un mistero. In-fatti, lo stesso “spirito” portato da France-sco in Oriente viene portato da Frate Eliain Siria, da Antonio di Padova in Africa, daGiovanni da Pian del Carpine in Mongoliae da Giovanni da Montecorvino in Cina, daGuglielmo di Rubruk e Oderico da Porde-none in altre terre dell’Oriente Asiatico... Inumerosi nomi e i luoghi che solcano lastoria francescana nella sua missione dialo-gica sono tanti e insegnano a noi frati fran-cescani di oggi. Un’eredità preziosa cheabbiamo ricevuto dal nostro fondatore eche non è stata mai persa. Un’eredità digrande importanza per il nostro tempo.Sulla scia di san Francesco, fratello univer-sale, dei confratelli che ci hanno preceduto,del Concilio Vaticano II e dei grandi incon-

tri celebrati ad Assisi (1986, 1993, 2002),che hanno dato un grande impulso al dia-logo ecumenico e interreligioso, vogliamoora percorrere velocemente la storia di al-cuni frati “missionari e modelli del dialogo”con i loro specifici tratti di approccio.

1 La Regola del 1221, secondo gli studiosi, è stata scrittadopo questo viaggio missionario di Francesco che tratutti fondatori di ordini religiosi, è stato il primo ad in-trodurre nella sua regola una capitolo sulla spiritualitàe sull'attività missionaria.2 Cf. S. BEJAN, San Francesco d’Assisi nelle riscritture di al-cuni ambienti ortodossi, Padova 2007, pp. 33-41.3 Oikoumene (gr) = di tutta la terra abitata.4 Cfr. G. FORTINI, Francesco d'Assisi ebreo?, Roma 1978;A. CASTALDINI, Il Segno del Giusto. Francesco d'Assisi el'ebraismo, Reggio Emilia 2001.5 A. TOAFF, Gli ebrei nell’Assisi medievale 1305-1487. Sto-ria sociale ed economica di una piccola comunità ebrea in Ita-lia, Assisi 2001, pp. 11-12.

2. alcuni Promotori del dialogo dal XiX secolo ad oggi

l Iniziamo con Felice Spée. Frate olandese, dal 1896 al 1899penitenziere presso la Basilica di S. Francesco in Assisi per ipellegrini provenienti dall’estero. Durante la sua permanenzaad Assisi, ebbe una fraterna amicizia, da cui scaturì poi la con-versione al cattolicesimo, con il noto scrittore protestante Jo-hannes Jørgensen (1866-1956) che fu anche un grandestudioso del francescanesimo6. La loro amicizia iniziò fin dalgiorno successivo al primo incontro, avvenuto il 30 luglio1894 durante la visita alla città di Assisi. J. Jørgensen era ac-compagnato dal pittore ebreo Mogens Ballin, anche lui con-vertito al cattolicesimo7. Lo scrittore danese dedicò il suo librosu san Francesco alla cara memoria del mio amico Felice MariaSpée dei Minori Conventuali che mi fece conoscere san Francesco.“Frati e artisti – diceva spesso Felice Spée – stanno bene in-sieme”8. Infatti, la cultura e l’arte sono un tramite privilegiatonel dialogo. Il dialogo interculturale e il dialogo interreligiososono un bisogno di sempre, un bisogno essenziale per l’uomodi ieri e di oggi.

6 Nel contesto della ricerca nel mondo del dialogo ecumenico tanti preferiscononon usare più in questo caso la parola “conversione” ma “contestualizzazionedifferente della propria fede” in quanto sia prima che dopo crede nell'unico GesùCristo.7 Cfr. F. ROSSETTI, Padre Felice M. Spée 1853-1916, Monteriggioni 2008.8 J. JøRGENSEN, Il pellegrinaggio della mia vita, Firenze 1929, p. 265.

2.1.Felice sPée(1853-1916)

Dialogo e cultura

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l Fra Michele Todde, proveniente dalla Sardegna, incurantedella sua vita, salvò decine di ebrei dalle persecuzione nellacittà di Assisi nel periodo più duro della storia della SecondaGuerra Mondiale, negli anni tra il 1943 e il 1944. Il primopasso nel processo di apprendimento su come gestire e ap-prezzare la diversità, secondo l'insegnamento di vita di M.Todde, è il coraggio del dialogo. Il dialogo non è un segno didebolezza, al contrario è segno di forza. Per la sua attività afavore degli ebrei ebbe un diploma di riconoscenza insieme adon Aldo Brunacci, sacerdote della Diocesi di Assisi. Cono-sciamo i suoi scambi epistolari con Francesco Salvatore Attal,ebreo convertito al cristianesimo, che sono di una rara bel-lezza. Portiamo come esempio un brano di una lettera di S.Attal indirizzata a M. Todde: «La contemporanea persecuzione controgli Ebrei e i Cattolici sta a dimostrare la loro unità scindibile. Non sonodue religioni, ma una religione sola. Ebraismo e Cristianesimo formanoun blocco. Il Cristiano fissando la legge, l’Ebreo fissando il Vangelo ve-dranno che è una sola fede e un solo comando. Il Dio di Mosè è il Dio diGesù sono un solo e medesimo Dio. Si dovrebbe quindi avere una sola ado-razione, con un solo rito secondo lo spirito. Ci arriveremo un giorno!»9.Tanti altri frati minori conventuali operarono per la salvezzadi numerosi ebrei dalla brutalità della repressione nazifascista:fr. Giuseppe Maria Palatucci (1982-1961)10, fr. Valeriano Va-leriani, fr. Luigi Magnino, fr. Giacomo Reali, fr. ErmannoStella, fr. Luigi De Liggea.

9 S. ATTAL, Lettera a P. Michele Todde, 4 novembre 1938, Archivio storico SacroConvento, Personali, Documenti, Carteggio, 29/4.10 Frate della provincia Napoletana. Il 16 agosto 1937 venne nominato vescovodi Campagna, ufficio che mantenne fino al suo decesso. Tra il 1938 e il 1944 aCampagna fu istituito un campo di internamento per ebrei. Il vescovo Palatuccisi prodigò nell’assistenza morale e materiale degli ebrei internati, riuscendo asalvarne circa mille dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti.

2.2.michele

todde (1882-1972)

Dialogo e coraggio

2.3.zeno

zebrowski (1891-1982)

Dialogo e carità

l Fra Zeno – allo stato civile Wladislaw Zebrowski – era unfrate polacco che godette di grande popolarità nel Giappone deldopoguerra. Dopo una giovinezza incerta e tribolata, incontraP. Massimiliano Kolbe che gli propone la vita francescana e poil’impegno missionario in Giappone, terra di religione buddistae shintoista. Dopo la tragica conclusione della seconda guerramondiale (con i bombardamenti di Hiroshima e Nagazaki), fraZeno si fa cenciaiolo tra i cenciaioli, in una instancabile e gioiosaricerca di fraternità. Parlava la lingua giapponese in modo buffo,ma col suo candido sorriso era riuscito a dialogare con moltianche perché schietto e sincero. Purtroppo non era accettato datutti. Addirittura certi cattolici criticavano i frati perché vivevanonella più totale povertà. Qualcuno diceva scandalizzato: «cam-pare in quel modo è umiliante per la chiesa cattolica. È bruttofare la figura dei mendicanti presso buddisti e shintoisti». Mafra Zeno non si faceva per niente abbattere dalle critiche a luimosse11. Diceva Giovanni Paolo II nella sua enciclica Redem-ptoris missio: «Il dialogo si fonda sulla speranza e la carità e por-terà frutti nello Spirito» (n. 56).

11 Cfr. G. FACCO, Fra Zeno, Padova 1986; T. MATSUI, Zeno non ha tempo di morire,Parma 1969.

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l Frate tedesco. Nel 1978 venne eletto Segretario generaledelle Missioni, che rimasero a lui affidate, fino al 198412. Ogniterra di Missione, raccoglie il segreto del suo lavoro svoltocon innumerevoli viaggi, con lettere, con stimoli offerti. Egliha agito per orientare non solo lo sviluppo logistico della Mis-sione, ma anche per alimentare una saggia opera di promo-zione del dialogo. Parlando del dialogo egli afferma:«L’ecumenismo non è più qualcosa di esotico, come lo era nelpassato a causa di un esclusivismo falsamente inteso. In rela-zione con il nostro tema del rinnovamento conciliare france-scano, l’ecumenismo deve venire inteso nel suo senso piùvasto. Esso deve cominciare già all’interno dell’Ordine Fran-cescano»13. Per quanto riguarda invece il dialogo interreli-

l Frate olandese, santuarista per la lingua olandese, inglesee tedesco. Soggiornò ad Assisi dal 1954 al 1971. Molto primadel concilio Vaticano II, il 25 gennaio 1955, viene nominatodal Ministro generale O.F.M.Conv. P. Vittorio Costantini, de-legato generale per la costruenda Casa Betania che aveva lafinalità di offrire un posto di ristoro spirituale al Clero stra-niero e facilitare lo studio della vita e della spiritualità di sanFrancesco agli intellettuali di tutto il mondo. Per dieci annisi è prodigato in Olanda e in altri paesi, durante il periodo in-vernale, quando il movimento dei pellegrini in Assisi gli con-sentiva di stare lontano, per raccogliere pazientemente fondiper la suddetta casa. Tenne numerose conferenze e discorsiimpegnativi, anche dinanzi ai non cattolici, e faceva propa-ganda ovunque, parlando di san Francesco e della sua città,Assisi. L’edificio è stato finito ed ha aperto solennemente isuoi battenti il 24 ottobre 1965 e con esso si è aperto l’ecu-menismo dell’ospitalità: essere per l’altro e credere e vivereper l’altro.

2.5.martin benedict (1931-1986)

Dialogo e terapia

l Frate romeno, nato a Galbeni nel 1931, fu costretto ad ab-bandonare il seminario minore con l’avvento del regime co-munista. Si iscrisse a medicina e divenne un ottimo medico.Dopo diversi anni, di nascosto, emise la professione religiosae nel 1980 è ordinato sacerdote. Continua la sua attività me-dica nell’ospedale di Onesti ma quando la polizia segreta vienea conoscenza della sua ordinazione sacerdotale, iniziano perlui le persecuzioni che lo portarono alla morte il 12 luglio1986. Serviva le persone senza distinzione di razza, religionee cultura e la sua fedeltà al Vangelo fece sì che tutte le personeincontrate potessero vivere nel modo più umano possibile; in-fatti si occupava della loro dimensione sia fisica sia spirituale.Sull’esempio del Buon Samaritano, non faceva mai mancare ilsostegno a chi affrontava la dura esperienza della malattia. Ildialogo con il malato era la prima terapia e il fondamento dellacura medica e non un semplice accessorio. Contribuì inoltreall’edificazione di varie chiese, sia cattoliche che ortodossemalgrado l’ostilità del regime comunista allora al potere. Nel2007 è iniziata la sua causa di canonizzazione.

2.4.leonardovan den berg(1896-1984)

Dialogo e accoglienza

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2.6.sebald reil(1940-1992)

Dialogo e missione

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2.7.grzegorz

cioroch (1862-2004)

Dialogo ed editoria

culturale

l Fr. Grzegorz Cioroch, nato a Starachowice (Polonia), di-ceva che i francescani devono essere “coraggiosi ed intrapren-denti per Cristo”. Nel 1993 dopo aver conseguito il dottoratoin Scienze Orientali presso il Pontificio Istituto Orientale aRoma, viene inviato a Mosca come professore ed educatorenel seminario maggiore interdiocesano “Maria Regina degliApostoli” (seminario trasferito dopo alcuni anni a San Pietro-burgo). Un anno dopo, grazie al suo carisma e alla felice in-tuizione, diede inizio all’attività della Editrice Francescanache permise al pubblico russo di ogni confessione e religionedi venire a contatto con la figura e il carisma di san Francescocon i testi della spiritualità e della cultura francescana. In-sieme ad un gruppo di collaboratori intellettuali, cattolici enon, avviò l’ardito progetto di pubblicare l’Enciclopedia Cat-tolica Russa che riscosse ampi consensi non solo in ambitocattolico ma in tutto il mondo culturale russo. Nell’anno 2001fu eletto primo Custode generale della Russia. Purtroppo, al-l’età di soli 42 anni, frate Grzegorz Cioroch perde la vita inun tragico incidente in auto.

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gioso sostiene che: «Il tema delle religioni non cristiane è di-ventato oggi estremamente attuale... Francesco ci ha lasciatoun esempio veramente straordinario di dialogo nel suo incon-tro con il Sultano. Io vedo in questo un segno che Francescoci chiama a vivere in modo speciale in mezzo ai musulmani.Negli anni a venire la Chiesa dovrà impegnarsi nel dialogofra l’Islam e il Cristianesimo. E noi, frati minori, non siamoforse chiamati a crescere nella consapevolezza di questa di-mensione di san Francesco e ad offrire un contributo più spe-cifico in questo settore?»14.

12 Il primo Assistente Generale e Segretario per le Missioni e per le attività ecu-meniche dell’Ordine fu padre Philip Blaine (1932), della Provincia Americanadell’Immacolata Concezione. È stato eletto durante il Capitolo generale cele-brato ad Assisi nel 1972. Oggi, padre Philip Blaine è direttore del St. FrancisCenter for Spirituality (Staten Island, New York). 13 S. REIL, Il rinnovamento francescano e conciliare nella Chiesa e nel mondo di oggi,in “Costruisci la mia Chiesa”. Ispirazioni francescane per e dal terzo mondo, a cura diL. Boff e W. Buhlmann, Bologna-Padova 1983, pp. 175-176.14 Ivi, p. 179.

l Fr. Massimiliano Mizzi, di nazionalità maltese, sicuramenteè tra le massime figure dell’apostolato ecumenico e del dialogointerreligioso del nostro Ordine. I primi contatti ecumeniciin Assisi avvengono nel 1960 con gli Anglicani del RegnoUnito, poi con i Luterani della Scandinavia. Dal 1972 al 1990è Direttore del Centro Ecumenico del Sacro Convento; dal1990 al 2003 è nominato Delegato Generale per l’Ecumeni-smo ed il Dialogo Interreligioso. Sin dal principio della suaattività ecumenica, fr. Massimiliano Mizzi comincia una lungaserie di viaggi che lo portano in tantissimi paesi del mondodove partecipa a molte iniziative ecumeniche e di dialogo conle religioni a livello nazionale ed internazionale, ed incontragrandi personalità del mondo politico e religioso. Per questasua attività riceve importanti riconoscimenti e dal 1999 al

2.8.massimiliano

mizzi(1930-2007)

Dialogo e itineranza

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l Frate americano, convinto promotore del dialogo ecume-nico soprattutto durante il suo servizio come Ministro gene-rale dei Frati Minori Conventuali (1960-1972). Per diversianni fu membro del Segretariato per l’unione dei cristiani e,anche se per poche settimane, fu il Presidente del Centro Ecu-menico del Sacro Convento, eletto dal Capitolo Conventualenel 1972. Era presente alla solenne apertura della ecumenicaCasa Betania di Assisi, nel 1965, e in quella occasione disse:«È un movimento per l’unità e fra i fratelli separati si è giàdiffuso questo desiderio, essendo stati molti toccati da tale ri-chiamo ardente, affinché tutti i figli di Dio e fratelli fra loro siriuniscano in una sola stessa grande famiglia. Per attuare que-sto ideale occorre usare la preghiera, la parola e l’opera. Il di-saccordo dei sentimenti e degli interessi provoca la divisionetra gli uomini, con il pericolo della separazione senza più spe-ranza di riavvicinamento. Da qui l’importanza di un “dialogo”e di tutte le altre iniziative atte a facilitare l’incontro».

2.10.basilio heiser(1930-2007)

Dialogo e preghiera,parola e opera

2.9.gerhard ruF (1927-2008)

Dialogo e arte

l Nato a Kaiserslautern, Germania, il 17 ottobre 1927. Dal1959 è per quarantanove anni ad Assisi ed è stato guida per ipellegrini e turisti di lingua tedesca. Per questo suo instan-cabile impegno, nel 1981 fu onorato con la croce al merito dalPresidente della Germania. Nei suoi numerosi scritti e nellesue moltissime guide, elaborate sempre con temperamentoe passione, ha interpretato il messaggio spirituale degli affre-schi della Basilica, usando l’arte come mezzo per l’annunciodel messaggio della fede cristiana. Fra Gerhard Ruf, uno deimiglior conoscitori dell’arte della Basilica di san Francescoin Assisi, era consapevole che l’arte è un terreno favorevoleper un fecondo confronto interculturale e che i colori degliaffreschi riflettono l’infinita bellezza di Dio e la mente del-l'uomo, che non è insensibile all’aspetto religioso, anzi vienein modo naturale indirizzata verso di lui. Il suo è stato un apo-stolato ecumenico molto fecondo verso i cristiani tedeschidella Riforma in Assisi ed in Germania ed è stato inoltre, perun lungo periodo, responsabile della Casa Betania e del Con-vento di Rocca Sant’Angelo, luoghi che hanno dato ospitalitàanche a molti di coloro che non erano cattolici.

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2004 viene addirittura candidato al Premio Nobel per la Pace.Credeva profondamente nel dialogo, nella pace, nella giusti-zia… Raccontava e diffondeva ovunque la spiritualità france-scana, a volte con una semplicità sorprendente tanto da poteressere definito: “Un pellegrino, un eterno pellegrino colmo diricordi, sempre e dovunque come tale”.

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3.1.ioannes

chrysostomusde ioanne

(1722-1795)

l È nato nel 1722 a Zagora in Tessalia da genitori greci or-todossi. Era cugino con il Patriarca ortodosso di Costantino-poli Callinico III (1757). Abbracciò la fede cattolica e diventòfrate francescano minore conventuale. Fu nominato prefettoapostolico della Moldavia (Romania), per due volte. Svolsequesto incarico dal 1760 al 1763 e poi dal 1766 al 1768. Versola fine del secondo mandato fu portato e poi incarcerato a Co-stantinopoli per volontà del sultano Mustafa III (1717-1774).In carcere fu calunniato dall’anti-patriarca di Costantinopolie da numerosi greci ortodossi. Nel 1770 dopo la sua libera-zione dal carcere fu chiamato a Roma da papa Clemente XIVe nominato arcivescovo di Durazzo per ordinare i giovani sa-cerdoti greco cattolici del Collegio Sant’Atanasio, ove, pienodi meriti, morì. È stato sepolto nella Chiesa Sant’Atanasio inRoma15.

15 Cf. B. MORARIU, Series Chronologica Praefectorum Apostoloricum Missionis Fr.Min. Conv. in Moldavia et Valacchia durante saec. XVII et XVIII cui accedit SeriesChronologica Episcoporum Bacoviensium, Roma 1940, pp. 16-17.

3. alcuni non cattolici che hanno abbracciato la vita Francescana

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l Emilio Norsa da Mantova. Di nobile famiglia israelita, con-vertito dalla religione ebraica, compì il noviziato in Assisi.Maestro di musica, pianista, direttore d’orchestra, composi-tore, Direttore della Cappella Musicale della Basilica in Assisie a Bologna, di animo artistico, nobile e sensibile. Si impegnònell’applicazione delle riforma del canto liturgico promossada Pio X e fu divulgatore della “riforma ceciliana” del cantosacro. Insegnò dal 1912 al 1919 musica sacra al SeminarioRegionale Umbro di Assisi, nei locali dell’attuale CollegioFranciscanum. Fece restaurare un locale prospiciente la Ba-silica (l’attuale “Sala Norsa”) e vi istituì la Scuola davidico-se-rafica, per istruire il popolo mediante l’apostolatoliturgico-biblico-musicale, in particolare i bambini cantoridella Cappella Musicale della Basilica. Lasciò varie composi-zioni sacre manoscritte, tra le quali l’opera La madre vene-ziana, per coro e pianoforte. Arricchì l’Archivio Musicale diAssisi con varie opere per pianoforte e organo. Lasciò per be-neficenza all’Istituto dei ciechi e sordomuti ad Assisi l’opu-scoletto Il piccolo trono dell’anima. Deceduto a Roma a 46anni per complicazioni polmonari dopo un intervento di ul-cera intestinale. Sepolto a Verano.

3.2.emilio norsa

(1873-1919)

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3.3.Paolo høysholt (1869-1946)

l È nato a Odense (Danimarca) il 21 gennaio 1869 da unafamiglia luterana. Trentenne, decise di passare al cattolice-simo (8 dicembre 1895) ed entrare nell’Ordine dopo aver in-contrato e colloquiato a Loreto con il padre olandese FeliceSpée (1853-1916), allora penitenziere a Loreto. Entrato a Lo-reto, novizio a Montalto il 10 ottobre 1902, professo solennead Assisi il 14 maggio 1905 e sacerdote a Montalto il 23 di-cembre 1905. Per sedici anni fu penitenziere a Loreto (1919-1934) per le lingue francese e tedesco; insegnante nelseminario di Montottone. Nel 1943, durante la ritirata del-l’esercito tedesco, si prodigò per salvare i montottonesi dallerappresaglie germaniche. Fu un religioso di vasta cultura eamò soprattutto lo studio della Sacra Scrittura, lasciando al-cuni manoscritti in lingua danese. Fu per breve tempo anchein Assisi (1908-1912). Il celebre filosofo ortodosso russo N.A. Berdjaev in visita ad Assisi nel 1912, lo ricorda nella suaAutobiografia spirituale16 e in una delle sue lettera lo scrittoredanese J. Jørgensen lo chiamò “mio amico del Sacro Con-vento”17. Morì a Montottone il 18 luglio 1946, all’età di 77anni.

16 Cf. N. BERDJAEV, Autobiografia spirituale, Firenze 1953, p. 243.17 J. JøRGENSEN, Lettere agli amici assisani, Assisi 1981, p. 21.

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lAgli occhi del grande scrittore tedesco J. W. von Goethe, nel 1786 in viaggio verso Roma,Assisi valeva una visita unicamente per la presenza del tempio di Minerva, non certo per“la triste Basilica di San Francesco”. Un secolo più tardi invece Assisi, allo sguardo delloscrittore francese F. Mauriac, appariva ormai come una tappa acquisita del viaggio in Italia.La fortuna del Santo, che del resto stupiva già il compagno Masseo, era esplosa subito dopola sua morte18. Il complessivo e progressivo atteggiamento di ammirazione ed interesseverso san Francesco, nel modo conosciuto oggi quasi come fenomeno, vede un’accelerazionetra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e procede con diversa velocità nelle diversearee geografiche dell’oriente e dell’occidente. Sempre più visitata dai pellegrini e turisti, lacittà di Assisi con i suoi santuari, la Basilica di San Francesco e il Sacro Convento vengonoidentificate con lo spirito francescano, ed in esse si riscoprono la pace, la fraternità, il per-dono, il rispetto della natura e di ogni essere, la letizia e la speranza, la voglia di vivere;tutti elementi che incidono sullo spirito dei visitatori. Assisi continua dunque ad essere peri francescani il “primo centro del dialogo”, perché in essa si cerca ancora insieme ispirazionee sostegno anche alle sfide dei tempi odierni.

18 Fioretti di san Francesco, X: FF 1838.

4.1.1.la basilica di san Francesco e il sacro convento di assisi

4. centri di aPostolato ecumenico e di dialogo interreligioso

4.1. centri storici

l L’eremo di Rocca Sant’Angelo, con l’annessa Chiesa conventuale dedicata a Maria sottoil titolo di Santa Maria in Arce, è molto antico. Alcuni vogliono addirittura farlo risalire altempo di san Francesco (XII-XIII sec.). È certo comunque che si tratti di uno dei primieremi francescani nella zona assisana, dove c’era una presenza di frati. Sul portale esternodella Chiesa appare chiaro lo stemma del Sacro Convento, segno inequivocabile dell’appar-tenenza del conventino e della Chiesa ai frati del Sacro Convento. Tra Otto e Novecentodiventa luogo privilegiato e nobilitato dalla visita di pellegrini illustri non cattolici. Tra iprimi è da ricordare per esempio il citato scrittore danese Johannes Jørgensen. Per moltianni si prese cura del Convento il frate tedesco Gerhard Ruf, il quale accoglieva gruppi,prevalentemente di lingua tedesca, o per ritiro o per vacanza durante l’estate. (Il segno delpassaggio di molti pellegrini illustri è presente ancora oggi nelle scritte ben conservate suun muro interno del convento).

4.1.2.convento rocca sant’angelo

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l Nel mese di gennaio 1973, presso la Pontificia Facoltà Teologica di San Bonaventura alSeraphicum, ha iniziato la sua attività il Centro di studio e incontro ecumenico “pro oriente”,ideato e realizzato da un gruppo di religiosi francescani conventuali impegnati o interessatinel campo ecumenico e guidato dell’Archimandrita Giorgio Eldarov della Bulgaria, profes-sore di ecclesiologia e questioni ecumeniche nella stessa facoltà. Il Centro aveva a disposi-zione tre aule scolastiche del secondo piano della facoltà e si articolava in una biblioteca

4.1.5.centro si studio e incontro ecumenico “Pro oriente”seraPhicum roma (1973)

l Il 24 ottobre 1965, P. Basilio Heiser, Ministro generale dell’O.F.M.Conv., benediceva laCasa Betania presso l’Oratorio di San Francesco Piccolino, e la sua futura attività ecumenica.Realizzata da un comitato Cattolico-Protestante, la casa intendeva diventare un punto di riu-nione per uomini di ogni religione che desiderassero approfondire la conoscenza del pensierocristiano e cattolico alla luce dell’ideale francescano. Come nella casa di Betania, la casa diLazzaro dove Gesù sostava spesso, avvenivano i colloqui amichevoli con il Maestro in unrapporto di grande intimità, così, nella casa di Assisi, si prefigurano i modi di una nuova in-timità con tutti i fratelli alla luce della verità. C’è un “universalismo della verità spiritualeuguale per tutti, che nel nostro tempo si impone come esigenza prima di amore e carità”.Spinto da questa profonda convinzione, il padre olandese Leonardo Van Den Berg si era at-tivato, già dieci anni prima del Concilio Vaticano II, per raccogliere, fra i suoi connazionali,quelle offerte che sarebbero servite poi alla realizzazione della Casa Betania. Le attività delCentro si protrassero fruttuosamente per diversi anni per poi lasciare spazio alle iniziative,non più a carattere ecumenico, portate avanti dalle Suore del Giglio.

4.1.3.casa betania - assisi (1965)

l Le attività ecumeniche di Assisi si sono sviluppate principalmente intorno alla Basilicadi San Francesco e alla Tomba di san Francesco, quali luoghi privilegiati di pellegrinaggioe di aggregazione ecumenica. Il Sacro Convento si è trovato ad essere, perciò, punto di ri-ferimento sempre più crescente, - e insieme promotore - dei più importanti eventi non solodella città ma di tutto il mondo. Il problema ecumenico e del dialogo con i visitatori, speciealtre religioni, richiedeva di essere affrontato con un impegno speciale e con spirito di ser-vizio. L’apostolato del Sacro Convento si svolge ancora oggi a favore dei pellegrini appar-tenenti ad ogni confessione religiosa, fornendo loro un’assistenza spirituale. Nel 1972,incoraggiato da queste attività, il Capitolo Custodiale del Sacro Convento stabilì, presso ilSacro Convento medesimo, un Centro di Apostolato Ecumenico che ha funzionato fino allasua trasformazione/fusione in Centro Francescano Internazionale per il Dialogo di tuttol’Ordine. Il primo Presidente del Centro, anche se solo per poche settimane, fu fr . BasilioHeiser seguito poi dal frate maltese Massimiliano Mizzi fino al 1990.

4.1.4.centro di aPostolato ecumenico del sacro convento di san Francesco - assisi (1972-1989)

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l Il Centro Francescano Internazionale per il Dialogo dell’O.F.M.Conv. è stato istituitodal Capitolo generale celebrato in Assisi nel 1989 ed è il risultato delle lunghe attività nelcampo del dialogo ecumenico ed interreligioso dell’O.F.M.Conv. Suo scopo è di lavorare perl’unità dei cristiani (ecumenismo) e di portare avanti lo “spirito di Assisi” (dialogo interre-ligioso) proposto da Giovanni Paolo II, seguendo le orme di san Francesco. La scelta di As-sisi come luogo del Centro di tutto l’Ordine è stata motivata dal ruolo del Sacro Conventosia per la sua natura di luogo di pace e di dialogo sia - per meglio dire – per la sua vocazioneecumenica. Il primo Delegato generale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso(CEFID) è stato fr. Massimiliano Mizzi (1990-2003), seguito da fr. Adam Bunnel (2003-2007). Dal 2007 in carica è fr. Silvestro Bejan della Provincia di Romania. Il CEFID ha avutoed avrà come obiettivo principale la formazione nell’ecumenismo e nel dialogo interreligiosodi tutti i frati dell’Ordine nello “spirito di Assisi”; di organizzare incontri, momenti di pre-ghiera, tavole rotonde e convegni. Grazie alla sua attività è diventato un’istituzione nell’Or-dine e nella Chiesa, ed è molto conosciuto ed apprezzato in molte parti del mondo.

4.2.1.centro Francescano internazionale Per il dialogo (ceFid) - assisi

4.2. centri attuali oPPure “laboratori di dialogo

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ecumenica, che conteneva un migliaio di volumi, un foyer per piccole riunioni e un’aula perle conferenze. Il Centro ha iniziato la sua attività con colloqui quindicinali su questioni edesperienze ecumeniche, condotti di volta in volta da diversi specialisti; un seminario, il mer-coledì, sul concetto di ministero nelle diverse confessioni cristiane e con una mostra com-memorativa in occasione del 250° anniversario della nascita del monaco Paissij di Khilendar,considerato il Padre della storiografia e del risorgimento nazionale bulgaro. La Chiesa or-todossa bulgara lo ha canonizzato nel 1962. Purtroppo la vita del Centro è stata relativa-mente breve ed è stato chiuso dopo aver promosso soltanto poche iniziative.

l La Casa per le riunioni e la riconciliazione San Massimiliano Kolbe (DMK) è stata fondatanel 1992 dai Frati Minori Conventuali della Provincia di Danzica. Organizza riunioni, se-minari nazionali ed internazionali allo scopo di incoraggiare i giovani ad agire nella vitasociale e a far fronte ai problemi sociali e politici nei paesi dell'Europa centrale e Orientale.I programmi internazionali di scambio tra la gioventù promuovono lo spirito di amiciziae di collaborazione fra le nazioni. DMK collabora con molti insegnanti, educatori e specia-listi, - come per esempio i giornalisti, i politici e gli uomini di cultura - e coopera con variaccademici di molte università. Dal 2010, Forsterówka è la nuova sede della DMK e sitrova sull’isola Sobieszewska. Forsterówka negli anni Trenta aveva accolto Albert Forster,uno dei più importanti collaboratori di Hitler. In quel luogo si erano prese, da parte del re-gime nazista, decisioni tragiche per la vita di tante persone. In particolare si decise l’attaccoa Westerplatte e anche il destino dei prigionieri del campo di concentramento di Stutthof.Con l’arrivo della DMK è cominciato un nuovo capitolo dell’Isola, un nuovo progetto cheavrà come nome: Isola di san Francesco d’Assisi.

4.2.2.casa Per le riunioni e la riconciliazione massimiliano kolbe gdansk - Polonia

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l Il Centro è stato istituito il 31 marzo 2003 dalle autorità accademiche dell’Istituto Teo-logico Cattolico Francescano di Roman come una forma di “prolungamento” dello spiritodi Assisi e, in modo particolare, come una forma di riconoscimento del santo Francescocome uomo ecumenico e del dialogo. Nella sua attività si propone quanto segue: la condi-visione del messaggio di armonia e fratellanza universale di san Francesco con tutti gliuomini di buona volontà, la promozione del dialogo ecumenico ed interreligioso; il rispettodella coscienza religiosa di tutti i membri; la promozione della ricerca approfondita e dellaconoscenza di tutte le grandi manifestazioni religiose. Il Centro sta organizzando nume-rosissimi incontri e pubblica tutti gli atti dei vari incontri nella propria rivista “Pax et uni-tas”. Viene riconosciuto come il Centro ecumenico cattolico più importante della Romania.

4.2.4.centro di ricerche ecumeniche e di dialogo interreligioso “PaX et unitas” roman - romania

l Il Centro Studi Francescani per il Dialogo interreligioso e le Culture è stato riconosciutocome Opera provinciale nel Capitolo dei Frati Minori Conventuali della Provincia religiosadi Napoli nell’anno 2005, ed è nato da un’esperienza concreta di confronto e dialogo con lacittà (Maddaloni, provincia di Caserta) e le sue presenze multietniche. Il direttore è fr. Edo-ardo Scognamiglio, attualmente Ministro Provinciale di Napoli e Basilicata. Una delle istanze più urgenti del tempo riguarda proprio la formazione dei giovani e dellefamiglie al rispetto delle Alterità, all’accoglienza dei Popoli e alla conoscenza delle Cultureche s’incrociano – in misura assidua e sempre più originale, nonché complessa – sul Terri-torio. Sono tre gli ambiti di azione del Centro: la proposta dei corsi di formazione, ognicorso è di circa 60 ore; la presentazione di convegni, di seminari, la celebrazione di eventiculturali e di spiritualità; l’impegno socio-caritativo, che comprende alcune attività pastoralitipicamente francescane: il volontariato, il lavoro per le missioni, la prestazione gratuita di

4.2.5.centro di studi Francescani Per il dialogo interreligioso e le culture maddaloni - italia

l Il Centro Francescano per la Pace e il Dialogo (FCPD) dell’India è stato istituito l’8 marzo1994 ed è stato inaugurato nel mese di settembre dello stesso anno. Come seguaci di sanFrancesco «conosciuto ed onorato da molti nel mondo come simbolo di pace, della riconci-liazione e della fratellanza» (Giovanni Paolo II, 27.10.1986), i frati della Provincia indiana sivogliono impegnare per essere strumenti di pace e desiderano anche camminare sempre ac-canto a tutti quelli che sono “perseguitati per la giustizia” (Mt 5, 10). Il centro ha i seguentiobiettivi: stimolare la consapevolezza e l’approfondimento della comprensione delle questioniattuali della giustizia, della pace e dell’ecologia, promuovere ed esprimere la solidarietà versocoloro che chiedono aiuto nelle situazioni d’ingiustizia, promuovere e difendere la vita umana,promuovere l’ecumenismo e il dialogo interreligioso nello “spirito di Assisi”.

4.2.3.centro Francescano Per la Pace e il dialogococchin - india

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consulenze professionali, etc… Attualmente, oltre ai corsi di lingue, vengono seguiti consuccesso i seguenti corsi: Bibbia e Corano, Storia delle Religioni, Psicologia, Diritto Inter-nazionale, Introduzione alla Teologia.Il Centro Studi Francescani lavora in sinergia con la Diocesi di Caserta, di Napoli, il Pro-getto culturale della Cei, il Pontificio Consiglio per la Famiglia, il Pontificio Consiglio perla Cultura, il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, la Pontificia Università Ur-baniana e la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli.

l L’iniziativa dei corsi accademici-scientifici sul “Dialogo tra le culture: Cristianesimo,Ebraismo, Islam” è promossa dalla Facoltà Teologica “San Bonaventura” di Roma dei FratiMinori Conventuali, in collaborazione con l’Istituto Teologico Ibleo di Ragusa e la Facoltàdi lettere e Filosofia di Catania, con sede a Ragusa. I corsi intendono favorire, in chiavemulti e trans-disciplinare, i presupposti fondamentali per un dialogo tra le culture, svilup-pando i grandi temi: Dio, l'uomo e il mondo comuni all'Ebraismo, al Cristianesimo e al-l’Islam. La Sicilia, isola nel cuore del Mediterraneo, ha da sempre costituito una croceviadi diverse culture (greci, arabi, ebrei, normanni, etc.) e cercato di trovare forme di pacificaconvivenza. Anche oggi l'isola sta affrontando la fatica non solo di accogliere il prossimonel volto dell'altro, ma anche di creare condizioni per reciproche forme di accoglienza, co-noscenza e rispetto.

4.2.6.cattedra di dialogo tra le culture ragusa - italia

l “Areopago Croato” è il nome del Centro croato per la ricerca e per l’informazione sullequestione legate ai nuovi movimenti religiosi, sette e culti che negli ultimi anni si stanomoltiplicando sempre di più in Croazia. Il Centro sostiene anche il dialogo ecumenico, in-terreligioso ed interculturale nello “spirito d’Assisi”, collaborando con i centri nazionali einternazionali che promuovono uguali o analoghi obbiettivi, particolarmente con il CentroFrancescano Internazionale per il Dialogo dell’O.F.M.Conv. con sede ad Assisi. L’idea delCentro è stata accolta e poi confermata dal Capitolo provinciale ordinario dei Frati MinoriConventuali croati nel 2002. Ha un proprio Statuto e dal 2010 il Centro ha sede a Zagabriaal quarto piano di un campanile edificato nello stesso anno. Il Centro comprende una riccabiblioteca specializzata sull’argomento e una mostra con i requisiti religiosi e magici.L’apertura formale e pubblica del Centro “Areopago Croato” è avvenuta nel mese di ottobre2010. Allo scopo di formare una rete nazionale dei collaboratori il Centro ha organizzatogià vari convegni specializzati in materia. Per i partecipanti dei convegni si organizzanodei viaggi di studi in India.

4.2.7.“areoPago croato” zagreb - croazia

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5.1. regola bollata (1223). capitolo Xii. di coloro che vanno tra i saraceni e tragli altri infedeli.

«Quei frati che, per divina ispirazione, vor-ranno andare tra i Saraceni e tra gli altri in-fedeli, ne chiedano il permesso ai loroministri provinciali. I ministri poi non con-cedano a nessuno il permesso di andarvi senon a quelli che riterranno idonei ad esseremandati. Inoltre, impongo per obbedienza aiministri che chiedano al signor Papa uno deicardinali della santa Chiesa romana, il qualesia governatore, protettore e correttore diquesta fraternità, affinché, sempre sudditi esoggetti ai piedi della medesima santaChiesa, stabili nella fede cattolica, osser-viamo la povertà, l’umiltà e il santo Vangelodel Signore nostro Gesù Cristo, che ab-biamo fermamente promesso».

5.2. costituzioni dell’ordine dei Fratiminori conventuali del 1969(Approvate dal Capitolo generale speciale 1969.Rivedute dal Capitolo generale ordinario 1972)

«133. Mossi dallo spirito di pace del Padresan Francesco, i Frati partecipino alle atti-vità ecumeniche. Quelli poi che sono parti-colarmente preparati in materia ecumenica,si interessino, pazientemente e prudente-mente, con personali contatti, con convegnidi lavoro, secondo le indicazioni dellaChiesa, a raggiungere quella pienezza diopere, con la quale il Signore vuole che siaccresca il suo mistico Corpo».

5.3. costituzioni dell’ordine dei Fratiminori conventuali del 1985(Approvate dal Capitolo generale, Assisi, 1983;Confermate dalla S. Congregazione per i Reli-giosi e gli Istituti Secolari, Roma, 2 ottobre1984; Promulgate dal Ministro generale, Roma,4 ottobre 1984; in vigore dal 25 marzo 1985)

5. alcuni documenti, decreti, mozioni e dichiarazione dell’ordine

«134. Mossi dallo spirito pacificatore delPadre San Francesco, i frati partecipino alleattività ecumeniche. Quelli poi che sono par-ticolarmente versati nei problemi dell’ecu-menismo, lavorino con prudenza e pazienza,con personali contatti e convegni di lavoro,secondo le indicazioni della Chiesa, a rag-giungere quella pienezza mediante la qualeil Signore vuole la crescita del suo CorpoMistico.135. Nell’ambito delle relazioni con i noncristiani, i frati, con sollecitudine apostolica,possono opportunamente collaborare inquelle cose che riguardano la promozionedei valori umani, attenendosi alle prescri-zioni della autorità ecclesiastica».

5.4. statuti generali dell’ordine dei Fratiminori conventuali 1985(Approvati dal Capitolo generale, Assisi, 1983;promulgati dal Ministro generale, Roma, 4 ot-tobre 1984; in vigore dal 25 marzo 1985; mo-dificati dal Capitolo Generale, Assisi 1989)

59 - § 1. Spetta al Ministro generale con ilconsenso del suo Definitorio nominare ilDelegato generale per l’ecumenismo. Il De-legato generale rappresenta il Ministro ge-nerale nei rapporti con lo specialeSegretariato ecumenico della Santa Sede, enei congressi e raduni dove è richiesta lapresenza dell’Ordine.§ 2. Lo stesso, analogamente, si faccia anchedal Ministro provinciale e dal suo Definito-rio per la propria provincia, se lo si crede op-portuno.§ 3. Il Delegato generale e il Delegato pro-vinciale tengano al corrente i frati sul pro-gresso del movimento ecumenico;soprattutto procurino che vengano fedel-mente eseguite le disposizioni della SantaSede in materia di ecumenismo (Cost. n.134).60. Il Delegato abbia una cura particolare chelo spirito ecumenico permei l’istruzione dei

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nostri religiosi durante il loro corso di studinegli istituti teologici dipendenti dall’Ordine.Si tengano frequenti corsi sui temi e argo-menti ecumenici e orientali, e si cerchi chetutte le discipline teologiche siano impartitein una retta prospettiva ecumenica.62. Ogni provincia abbia cura che le operespeciali (per es. la Casa dell’Immacolata, ilCentro Ecumenico, la Casa editrice, la casadi educazione, ecc.), quando ci sono, conser-vino la propria finalità, e i religiosi che si de-dicano a tali opere promuovano questefinalità con la testimonianza della loro vita(Cost. 120, § 3).

5.5. capitolo generale, assisi 1972«Il Capitolo generale con molta premuradesidera insistentemente che tutto l’Ordinemosso dall’esempio dello stesso Serafico Pa-triarca, promuova efficacemente e continuil’apostolato ecumenico, oggi più che mai im-pellente, con i fratelli separati e con le altreReligioni non-cristiane (Const. n. 133), se-condo le norme stabilite nel Direttorio Ecu-menico. Pertanto venga istituito ilSegretariato per l’Ecumenismo unito al se-gretariato delle missioni».

Nuntius Capituli Generalis ad omnes Fra-tres (11 giugno 1972)«Il movimento francescano non nasce, in-fatti, per dedicarsi a missioni particolari, néper affrontare necessità settoriali proprie diun tempo e di una civiltà, ma per vivere in-tegralmente il Vangelo nel suo tempo, cioèper essere Chiesa nel senso più ampio e pro-fondo. Le caratteristiche del Francescane-simo, cioè la fraternità, la minorità, lapovertà, la libertà evangelica, la radicalitàcristiana esprimono e traducono l’essenzaecclesiale ed ecumenica della vita religiosafrancescana… Durante la nostra permanenza presso laTomba di san Francesco abbiamo constatatol’afflusso incessante di numerosissime per-sone di ogni estrazione sociale e di ogni na-zione nella Basilica a Lui dedicata. SanFrancesco continua ad esercitare un fascinostraordinario su uomini di ogni fede e diogni cultura, come nel passato, come du-rante la sua vita.Il motivo può essere ravvisato nel fatto chesan Francesco, uomo veramente evangelico,

seppe proclamare al mondo la Buona No-vella di salvezza, la gioia cristiana, la pace ela fraternità tra tutti gli uomini. Egli fu dav-vero un precursore anche nel modo di acco-starsi a persone di fede diversa, comedimostrò nei suoi rapporti con il mondo mu-sulmano, sperimentando l’azione missiona-ria della Chiesa tra i popoli non cristiani.E guardando al mondo contemporaneo, noici rendiamo conto della urgente necessità diispirarci integralmente a san Francesconell’esercizio del nostro apostolato.Abbiamo notato i grandi sforzi che i nostriFrati compiono ovunque per aiutare i poverie i bisognosi in ogni genere. Nel campo ecu-menico, essi operano per l’unità di tutti i cri-stiani al fine di realizzare la preghiera diGesù “Ut unum sint”, associandosi aglisforzi di tante persone di buona volontà.Desideriamo sottolineare che il caratterefondamentale dell’apostolato francescanodeve essere specialmente quello di diffon-dere la pace, la fraternità e la bontà fra gliuomini; la riconciliazione con Dio, con sestessi e con il prossimo. Questa dimensionepacificatrice non può venire da leggi e dispo-sizioni esteriori che pure sono di aiuto; nascee si alimenta principalmente dalla conver-sione interiore, dall’unione con Dio e dallagrazia dello Spirito Santo, nella fedeltà allapropria vocazione, in modo particolare nellavita della fraternità francescana.Questo Capitolo Generale invita caldamentetutte le nostre comunità ed i singoli frati aun riesame della propria disponibilità al ser-vizio verso tutti gli uomini per poter essereapportatori di pace e di gioia nel mondo».

5.6. capitolo generale, assisi 198923. Centro per l’Ecumenismo1. Sia istituito in Assisi, il Centro per l’Ecu-menismo e per le relazioni con i non-cri-stiani.2. Il Ministro generale, con il suo Definito-rio, dopo aver trattato in primo luogo nellerisoluzioni capitolari, può affidare ad unaspeciale Commissione di frati la definizionedel sopradetto progetto.3. Sono da tenere particolarmente a cuore iprogetti ecumenici già avviati del Sacro Con-vento di Assisi e, a seconda delle possibilità,si curi la collaborazione con gli altri Istitutiovvero Organizzazioni ecclesiastiche.

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5.7. capitolo generale, messico 1992«Sensibile alle esigenze della nuova evange-lizzazione, l’Ordine si impegni (anche attra-verso i Centri di studio, le riviste, i mezzi dicomunicazione sociale a sua disposizione):a) nel dialogo ecumenico ed interreligioso,ricercando dove è possibile, forme di colla-borazione; b) nella promozione della culturasecondo lo spirito francescano, della fratel-lanza universale, della letizia».

«34. Il Delegato generale per l’Ecumenismo(cf. Stat. Gen. 59§1) abbia la seguente domi-nazione: Delegato generale per l’Ecumeni-smo e il Dialogo interreligioso. Egli presentiuna relazione della sua attività al Capitologenerale ordinario».

5.8. capitolo generale, assisi 2007Mozione n. 36: Impegno dell’Ordine circal’Ecumenismo ed il Dialogo interreligioso.1. Il Capitolo generale 2007 riafferma la de-cisione del Capitolo generale del 1992 chel’Ecumenismo ed il Dialogo Interreligiosonello “spirito di Assisi” è una componentedella missione nell’Ordine, che pertanto siimpegna a preparare il personale e provve-dere i mezzi necessari, coinvolgendo il De-legato generale in questo campo ecollaborando strettamente con gli altrimembri delle famiglie francescane.2. Il Capitolo generale 2007 considera ilDialogo con l’Islam come impegno dell’Or-dine e auspica la collaborazione con tutti imembri del movimento francescano.Mozione n. 37 Revisione e ristrutturazionedel CEFID.Il governo dell’Ordine s’impegni ad una re-visione e ristrutturazione del CEFID.

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SECONDA PARTE

LA MISSIONE AL DIALOGODEL FRATE MINORE CONVENTUALE

decalogo del dialogo

La storia, i nomi, i centri e i documenti finoraelencati confermano l’impegno di sempre delnostro Ordine nel campo del dialogo, capacedi testimoniare la complessità delle diverse re-ligioni e la ricchezza dell’esperienza di fede odi incontro con l’altro, nel contesto delle sfidee dei numerosi problemi del passato. Da sem-pre dunque i frati minori conventuali hannocreduto nel confronto tra culture e religioni ela loro storia si pone da sempre come un“viaggio nelle differenze” che nessuna logica

di critica “facile” può ignorare o sopprimere. Dialogare significa ascoltare e parlare, accet-tare e donare, comprendere e rispettare,aprirsi e confrontarsi. Si può continuare alungo con le definizioni stereotipate ma la do-manda specifica è: c’è qualcosa nel carismafrancescano che oggi sprona i suoi “posses-sori” ad affrontare positivamente il fenomenoodierno della globalizzazione, ad abitare confiducia e ottimismo nel “villaggio globale” e adare ad esso un particolare contributo?

Nell’ultimo Capitolo generale, celebrato ad Assisi nel 2007, si èespressa l’esigenza di riaffermare la decisione del Capitolo gene-rale del 1992, cioè che «l’Ecumenismo ed il Dialogo interreligiosonello “spirito di Assisi” è una componente della missione nell’Or-dine…». Si faceva riferimento ad un testo del documento capito-lare 1992 che ne costituisce il cuore e la sintesi e che esprimel’obbiettivo che dovrebbe vederci impegnati in questi anni. Vi siafferma: «Il nostro Ordine è chiamato dallo Spirito a servire laChiesa e gli uomini attraverso una particolare spiritualità (…).Ciò comporta anzitutto un chiaro riconoscimento del carismaproprio della nostra famiglia religiosa e delle sue caratteristiche.Esse sono principalmente: la fraternità, la minorità, la conven-tualità, dimensioni da vivere in una totale dedizione alla mis-sione»19.La fraternità evangelico-francescana, la minorità e la conventua-lità sono dunque condizioni indispensabili per l’annuncio del Van-gelo e nella sua missione dialogica. Occorre dunque guardare ildialogo alla luce di queste tre caratteristiche dell’Ordine che de-vono diventare stile proprio della nostra vita e missione, con laconsapevolezza di essere come Francesco, che con la sua vita hadimostrato che solo il dialogo, sincero e umile, può riportare lapace e l'amore tra i fratelli. Il frate francescano, di conseguenza,è una persona coinvolta in un dialogo totalmente aperto e conti-nuo con Dio, con gli uomini e con la creazione.

1. il dialogo,componenete

della missionedell’ordine

19 Presenza e testimonianza, 1.2;1.3.

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kkk

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I francescani hanno una loro particolare vocazione ad “uscire dasé” per farsi compagni di strada, interlocutori, amici di personeanche molto “diverse da sé”. Per tale motivo, l’Ordine è semprepiù fortemente sollecitato, in una società caratterizzata dal plu-ralismo religioso, culturale ed etnico, a vivere e dare una testi-monianza della fraternità come sua dimensione costitutiva e comeluogo ed «esperienza privilegiata del dialogo». Da ciò scaturiscela necessità che la nostra fraternità riprenda in considerazione erifletta sul suo carisma e le sue dimensioni costitutive e struttu-ranti, testimoniate alle origini e sviluppate nel corso del suo svi-luppo storico, ritorno ricco di insegnamenti sia per ravvivare lacoscienza della propria identità e missione allo stato fondante, siaper vedere come i semi delle origini sono fioriti nelle nuove si-tuazioni storiche e ambientali nel corso di quasi otto secoli.Quando in una fraternità il dialogo non esiste si ha il monologoe, quando rimaniamo nel monologo, ci chiudiamo in noi stessi eci impoveriamo, non arriviamo alla conversione che richiede diparlare e di ascoltare. Il vero dialogo è scambio che ci porta a unamaggior chiarezza e, a volte, alla conversione. La vita fraternanon è quindi centrata su se stessa, ma è rivolta all’esterno. Si po-trebbe dire che la fraternità, come una persona, vive simultanea-mente su due registri: in sé e in relazione. Il dialogo significainterscambio tra varie coscienze e, più si è trasparenti, tanto piùgrande è il dialogo. Quando una fraternità non dialoga con tuttala sincerità, oppure quando perde la sua trasparenza, essa vela ealtera la sua vera natura, il suo carattere di immagine della Tri-nità e la sua capacità di essere responsabile delle altre fraternità.La vita fraterna non deve essere centrata su se stessa, ma deveessere piuttosto rivolta all’esterno. Essa ha dimensioni cosmiche,essendo aperta all’uomo, alla Chiesa e al mondo: «Le comunitàdi vita consacrata sono mandate ad annunziare, con la testimo-nianza della loro vita, il valore della fraternità cristiana e la forzatrasformante della Buona Novella, che fa riconoscere tutti comefigli di Dio e spinge all'amore oblativo verso tutti, specialmenteverso gli ultimi. Queste comunità sono luoghi di speranza e discoperta delle Beatitudini, luoghi nei quali l'amore, attingendoalla preghiera, sorgente della comunione, è chiamato a diventarelogica di vita e fonte di gioia»20. In altre parole, il mondo per ilfrate francescano non ha senso se non nella sua comprensionecome luogo del dialogo. L’essere dell’uomo non sta nella sua in-dividualità, ma nella sua relazione; anzitutto nella sua relazionecon le cose, poi nella sua relazione con gli altri uomini, infinenella sua relazione con un Totalmente altro, che trascende ogniindividuo ma insieme lo costituisce nella sua dignità. Perciò ognivolto dell’uomo è traccia del Totalmente Altro, indipendente-mente dalla razza, dalla lingua o dalla religione.

2. la fraternità,esperienzaprivilegiata del dialogo

Qual è la ragione di una tale sollecitudine e quali sono le radicidella fraternità in dialogo? L'Ordine è un gruppo di fratelli rac-colti dallo Spirito in seno alla Chiesa intorno al Fratello maggioreGesù Cristo, nel quale Dio Padre ci ha voluto e ci vuole (cf. Rnb23, 1-5; Am 5, 1; 2Lf 10, 56). È una fraternità di uguali, motivatae sostenuta fondamentalmente dalla fede in Gesù Cristo e in Dio,

3. dio trinità,fonte di dialogo

20 Esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata, n. 51,del Santo Padre GiovanniPaolo II, 25 marzo 1996.

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la cui anima e norma di vita sono costituite dal dono e servizioreciproci. Nel carisma francescano conventuale l'uomo è visto etestimoniato come creatura amata da Dio in Cristo, redenta echiamata a vivere nell’amore abbracciante di Dio (cf. Rnb 23, 1ss),al di sopra di tutte le altre creature (cf. Am 5, 1), ma allo stessotempo in rapporto di fraternità, riconciliazione e solidarietà contutta la creazione (cf. Cant); in atteggiamento di umiltà, sempli-cità di spirito, serena letizia e gratuità. «L’uomo francescano-con-ventuale è povero, umile, ma sereno e lieto perché ricco di Dio,Bene suo Sommo e unico, suo Tutto, in Cristo donatosi qualePadre nello Spirito (cf Rnb 23, 41-55, 2Lf 10, 51-60)»21. Il dia-logo, dunque, non va inteso soltanto fra uomini, ma è anche undialogo con Dio. La missione dialogica del frate francescano con-ventuale si fonda perciò su un pilastro fondamentale: essere in-teramente pieni di amore per Dio, perché l’esperienza di Diocoinvolge il credente nel suo dialogo di amore e comunione eporta come frutto il dialogo reciproco e l’unità. Dio è dialogo, eci rivolge la parola che è Cristo. Dio Trinità, dunque, è una Parolad’amore e, se è tale, è necessariamente un dialogo continuod’amore, è un continuo comunicarsi l’amore.Si può dire infine che una fraternità è viva quando è una fraternitàin preghiera. La preghiera è un dialogo d’amore con Dio e pre-gare è tanto importante quanto lavorare e chi non prega non èadatto alla carità e al dialogo.

4. la testimonianzaprima del dialogo

e oltre

San Francesco edifica il suo auditorio sia con la parola che conl’esempio perché «era con tutt’intera la sua persona che predi-cava» (1Cel 97: FF 488). E consiglia ai frati di fare lo stesso e chefacciano di tale consiglio la guida inseparabile della loro vita mis-sionaria: «Tale dovrebbe essere il comportamento dei frati inmezzo alla gente, che chiunque li ascolti e li veda, sia indotto aglorificare e lodare il Padre celeste» (3Comp 58). Il dialogo fran-cescano non cerca di emergere dalla “massa” facendo qualcosa distraordinario, di sensazionale; si tratta di porre la propria vita al-l'ascolto di una chiamata che collega, in quanto persone, conl’eternità. La vita francescana di fraternità per sua natura è giàdialogo, è già missione... ecco perché ognuno fa quello che è: dia-logo della vita, dialogo come presenza, dialogo delle opere con-divise, dialogo degli scambi teologici e culturali... «È necessarioricordare a tutti che la comunione fraterna, in quanto tale, è giàapostolato, contribuisce cioè direttamente all'opera di evangeliz-zazione. Il segno per eccellenza lasciato dal Signore è infattiquello della fraternità vissuta: “Da questo tutti sapranno che sietemiei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35)»22. Senza “nulla di proprio” da difendere, come tutti i frati professanodavanti a Dio, il messaggio francescano di «Pace e Bene» è es-senza della vocazione religiosa, vocazione ecumenica e “dialogica”che apre all’infinito. Il dialogo per il frate francescano è dunqueun atteggiamento continuo del cuore, non una “scienza” possedutasolo da qualcuno; è uno stile di vita e un modo di comportarsi enon un artificio legato alle ”mode esotiche” del tempo.

21 G. IAMMARRONE, Il francesca-nesimo conventuale nel futuro ra-dicato nel presente, in E.MARAZZI (a cura), Quale fran-cescanesimo conventuale all'albadel terzo millennio cristiano?,Giornata di studio alla Ponti-ficia Facoltà Teologica di SanBonaventura-Seraphicum(Roma 6 febbraio 2001), Roma2001, p. 86.

22 La vita fraterna in Comunità, 54.

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5. “vivere tra gli uomini”

Chi era l’altro per Francesco? San Francesco è cittadino di Assisied è cittadino del mondo. A differenza del monachesimo, egliscelse di “vivere tra gli uomini”. Questa espressione significaapertura verso tutti, senza preclusioni, esclusioni, discrimina-zione. «Nessuno - sintetizza bene L. Iriarte - doveva rimanereescluso in questa carità universale: né il peccatore, né l'eretico, néil saraceno»23. E ancora: «Francesco si sente “servo di tutti”, li-bero per portare a tutti, ricchi e poveri, plebei e nobili, laici e chie-rici, ortodossi ed eretici, cristiani e infedeli, il messaggio dellaconversione...»24. L’altro dunque è anche il lebbroso, il sultano, illupo di Gubbio... «Chiunque si avvicina ai frati, amico e avversa-rio, ladro e brigante, venga ricevuto con benevolenza» (Rnb 7,14). La “differenza” non è un limite alla comunicazione ma un “va-lore”, una “risorsa”, un “diritto”. Urge liberarsi dai pregiudizi escoprire cosa si cela dentro il diverso da noi, senza mai dimenti-care che tale liberazione richiede sempre di guardare anche den-tro di noi. Rivedere il cammino per raddrizzarlo e chiarire a noistessi i nostri punti oscuri. La reciprocità è nella natura del dia-logo. È fatto dal dare e ricevere.Come si può attuare oggi, nel nostro tempo, questo “vivere tragli uomini”? Dobbiamo interrogarci se l'uomo di oggi - cristianoo non - trova nel francescano di oggi un fratello che “sa stare conlui”, e non si sente escluso o tenuto ad una certa distanza per ilfatto di essere “poco o per nulla cristiano”, o per il fatto di essereun cristiano peccatore, un po' eretico, un po' saraceno, un po'lupo... Da qui nasce un’altra domanda legittima: troppe nostre co-munità non si ripiegano forse verso una chiusura tale verso glialtri che li rende presenze insignificanti, e non certo luoghi di dia-logo con tutti, oppure brutte copie di uno stile monastico che nonci appartiene?

6. “vivere tra gli uomini”,ma come?

«E tutti i frati si guardino dal calunniare alcuno, ed evitino le di-spute di parole; anzi cerchino di stare in silenzio, se Dio darà lorola grazia. E non litighino tra di loro, né con gli altri, ma procurinodi rispondere con umiltà, dicendo: sono servo inutile» (Rnb 11,1-2).«E siano modesti, mostrando mansuetudine verso tutti gli uo-mini. Non giudichino, non condannino» (Rnb 11, 8-9).«I frati poi che vanno fra gli infedeli, possono ordinare i rapportispirituali in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non fac-ciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana peramore di Dio e confessino di essere cristiani. L’altro modo è che,quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dioperché credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo,creatore di tutte le cose, e nel Figlio Redentore e Salvatore…»(Rnb 16, 8-10).«Consiglio poi, ammonisco ed esorto i miei frati nel Signore GesùCristo che, quando vanno per il mondo, non litighino ed evitinole dispute di parole, né giudichino gli altri; ma siano miti, pacifici,modesti, mansueti e umili, parlando onestamente con tutti, cosìcome conviene» (Rnb 3, 11-12).“Parlando onestamente con tutti” ma con quale linguaggio? Inun’epoca frettolosa come la nostra, il linguaggio che comunica

23 L. IRIARTE, Vocazione france-scana. Sintesi degli ideali di sanFrancesco e di santa Chiara, Ca-sale Monferrato 1999, p. 256.24 Ivi, p. 258.

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pensiero si corrompe sempre di più e la comunicazione si dege-nera e si impoverisce25. Si avverte una certa fatica nel comunicareil proprio sentire interiore attraverso il linguaggio. Ci si stancadel linguaggio corrente che banalizza a tal punto quello che sipensa, che non c’è più pensiero. Ombra del dubbio e di balbuzie?C’è sempre una possibilità di uscire da questo buio. L’uomo è ca-pace di scavare sempre più a fondo per trovare, una luce, per tro-vare al di là del mondo, Dio. E bisogna ritrovarlo rovesciando ilmondo, ”disarticolando” il linguaggio... In un’opera attribuita fal-samente a Seneca si dice: «Imago animi sermo est: qualis vita talisoratio» cioè “La parola, il discorso è immagine dell’anima: qualeè la vita, tale è il discorso, è la parola” e si potrebbe aggiungere“tale è il dialogo, tale è la vita”26.

7. una fraternitànon polemica

ma costruttricedi alternative

e di dialogo

Questi principi generali sulla condotta da tenere, Francesco li ap-plica concretamente; nei confronti della Chiesa e del mondo delsuo tempo non polemizza, ma costruisce alternative. È facile cri-ticare e polemizzare, è difficile mettersi nella postura dell'uomoche sa valutare criticamente i propri gesti, i propri movimentinella vita. Oggi forse il mondo con le sue istituzioni e organizza-zioni è troppo polemico; non mancano sicuramente i motivi peresserlo, ma bisognerebbe essere propositivi, e non polemici. Tuttociò per due motivi. Il primo perché la polemica impedisce e rendedifficile il dialogo. Il secondo motivo perché l'annuncio cristianoè un Vangelo, buona novella, una parola positiva, liberante, sal-vifica, benefica, costruttiva; l'annuncio di un Dio che ha sempreuna via d'uscita, anche là dove gli uomini non ne vedono più al-cuna.Il metodo di san Francesco era di non polemizzare, ma costruirealternative, cioè dimostrare con i fatti che un'altra via è possibile,quella non vista o scartata dagli uomini; che ad esempio si puòvivere tra i “saraceni” in modo da poter dialogare con loro o inmodo, quindi, alternativo a quello delle crociate.

8. il dialogo e la minorità

Il dialogo del frate minore conventuale non è fatto solo di parole.Esse possono essere pronunciate e allo stesso tempo superate. Leparole hanno la forma del rivolgersi nel modo di un dialogo maquesto dialogo può essere vissuto anche senza parole. La strategiadialogica di Francesco è delle più semplici: guadagnare la bene-volenza di tutti facendosi il loro umile e rispettoso servitore, cioèessere minore. Questo atteggiamento dovrà caratterizzare ilmodo di essere fra gli uomini che sarà quello dei frati: «per questomotivo sono detti “frati minori”, perché devono essere i più piccolidi tutti gli uomini del mondo, sia nel nome, sia nell’esempio e nelcomportamento» (LegPer 15). L’apostolato francescano deveaprirsi spontaneamente a tutti gli uomini e «debbono essere lietiquando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra i poverie deboli, tra infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada»27,perciò deve essere improntato e formato dalla “minoritas”28. L’esempio di Francesco, nella testimonianza di una vita che ri-chiama il Vangelo, reso fortemente vivo, invita e impegna tutti,

25 G. RAVASI, Comunicazione eParola di Dio. Visione biblica eteologica della comunicazione inIn principio. La comunicazionenella Bibbia, Cinisello Balsamo1994, pp. 8-9; E. SCOGNAMI-GLIO, Il volto di Dio nelle reli-gioni. Una indagine storica,filosofica e teologica, Milano2001.26 Cf. E. SCOGNAMIGLIO, Dia-logos. Verso una Pedagogia deldialogo. I. Prospettive, CiniselloBalsamo 2009.

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Chiese cristiane dell'Occidente e dell'Oriente, alla “pazzia dellaminorità”, per preparare e realizzare un mondo diverso, un mondodelle beatitudini: «Vi ho dato, infatti, l'esempio perché, come hofatto io, facciate anche voi... Sapendo queste cose sarete beati se lemetterete in pratica» (Gv 13, 15-17). In fondo, la scelta di esserecon gli altri e a servizio degli altri, introduce l'uomo di oggi e ditutti i tempi nella ricerca del grandissimo e “grande segreto” diFrancesco: la minorità.

9. una fraternità in missione per il mondoinserita in quelladella chiesa

Lo spirito di minorità esige anche un servizio nell’obbedienza,perciò Francesco esige dai frati predicatori obbedienza e sotto-missione ai Ministri, ai Vescovi che sono i responsabili della curapastorale nelle diocesi29. La fraternità francescana conventualedeve andare per il mondo per compiervi una missione che s'inse-risce in quella della Chiesa, Sposa povera del Cristo povero. Sitratta di un compito ricevuto dal Fondatore (cf. Rnb 14; 16; Rb 3;12) che lungo la storia ha portato nelle diverse parti del mondo,sia dentro che fuori la “cristianità”. Nel suo fare missione, dalSanto di Assisi però ha ricevuto un compito specifico, peculiare:proclamare nella Chiesa e nel mondo, con la parola e la vita,l’amore umile e povero di Dio che in e per Gesù Cristo gratuita-mente tutto si è donato e dona e richiamare la Comunità cristianae l'umanità intera alla conversione e alla penitenza perché gli uo-mini con animo e vita umili e grati si donino senza riserve a Coluiche li ha amati e ama immensamente (cf. Rnb 23, 7; Lcap, v. 9).

10. dialogoprofetico e creativo

Il dialogo del frate minore conventuale deve essere un dialogoprofetico, come profezia di presenza, prima che di gesti ed inizia-tive, sia delle comunità sia dei singoli frati. Profezia di esistenzadi una comunità francescana accogliente, povera, orante e ottimi-sta. Il dialogo profetico non enfatizza mai il lamento ma è sempreottimista; una passione che nasce dalla fede nel potere di Dio: “Tusei forte. Tu sei grande. Tu sei l’Altissimo” (Lodi di Dio Altis-simo). L’ottimismo francescano non è ottimismo dolciastro, e nep-pure la fiducia umana che tutto andrà bene. È un ottimismo cheaffonda le sue radici nella coscienza della libertà e nella sicurezzadel potere della grazia; un ottimismo che porta ad essere esigenticon sé stessi per corrispondere in ogni momento alle chiamate diDio. Per dialogo profetico si può intendere la freschezza, la sponta-neità, l’umanità, la letizia francescana in grado d’aiutare il mondoa superare le tenaci tentazioni del ritualismo, dell'abitudine, d’unateologia troppo ripetitiva, portandola a superare quella specie di“normalità” priva di creatività ed aprirsi “nello spirito di Assisi”a uno slancio giovane.

29 RnBu IX, 1-2: FF 98.

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27 RnBu IX, 2: FF 30.28 Cfr. K. ESSER, Temi spiri-tuali, Milano 1981, p. 200.

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Il discorso della montagnadel dialogo interreligioso

Quando entri in un dialogo intrareligioso, non pensare prima ciò che tu devi credere.

Quando tu dai testimonianza della tua fede non difendere te stesso o i tuoi interessi costituiti,

per quanto ti possano apparire sacri. Fa’ come gli uccelli del cielo che cantano e volano e non difendono la loro musica

o la loro bellezza.

Quando dialoghi con qualcuno, guarda il tuo interlocutore come una esperienza rivelativa,

come tu guarderesti – o ti piacerebbe guardare – i gigli del campo.

Quando intraprendi un dialogo intrareligioso cerca di rimuovere la trave dal tuo occhio,

prima di rimuovere la pagliuzza dall’occhio del tuo vicino.

beato te quando non ti senti autosufficiente mentre sei in dialogo.

beato te quando credi all’altro perché tu credi in Me.

beato te quando affronti incomprensioni da parte della tua comunità o di altri a causa della tua fedeltà alla verità.

beato te quando non attenui le tue convinzioni e tuttavia non le presenti come norme assolute.

guai a voi, teologi ed accademici, quando trascurate ciò che gli altri dicono

perché lo considerate imbarazzante o non sufficientemente “scientifico”.

guai a voi, praticanti di religioni, quando non ascoltate il grido dei piccoli.

guai a voi, autorità religiose, perché impedite il cambiamento e la (ri)conversione.

guai a voi, gente religiosa, perché monopolizzate la religione e soffocate lo Spirito

che soffia dove vuole e come vuole30.

30 R. PANIKKAR, Il dialogo intrareligioso, Assisi 1988, pp. 12-13.

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Sussidio pubblicato nel mese di settembre 2011CEFID - Assisi, Italia

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