IL CONVEGNO L’orrore raccontato con l’ironia Mario Rigoni ... · L’orrore raccontato con...

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44 SABATO 29 GENNAIO 2011 TRENTINO L’orrore raccontato con l’ironia Antisemitismo e letteratura: la grande (e sconosciuta) lezione di Rawicz IL CONVEGNO Esperti e critici a confronto in biblioteca comunale sulla Shoah e la tradizione del Novecento europeo di Maddalena Di Tolla Deflorian L a grande letteratura del Novecento intorno alla tragedia della Shoah e intorno all’antisemitismo tro- va a grandi linee una sua con- solidata lettura critica. Oggi invece che cosa succede? At- torno a questa domanda si so- no impegnati ieri pomeriggio alla biblioteca comunale di Trento i relatori del conve- gno “Il giallo e il nero. Rifles- si di antisemitismo nella let- teratura moderna”, che si conclude stamane. Speculari nella relazione degli esperti gli strumenti narrativi di due discussi libri di recente pub- blicazione: da una parte la finzione carica di l’ambiguità del romanzo di Umberto Eco “Il cimitero di Praga” (tal- mente ricco di antisemitismo narrato da sembrare quasi reale), dall’altra invece il bi- sogno di raccontare quello che è stato, nella restituzione di una necessaria tensione morale, nel libro “Les Bien- veillantes” di Jonathan Lit- tel, che intreccia l’Orestiade di Eschilo con le vicende di un protagonista della perse- cuzione degli ebrei. Forse però resta ancora qualcosa che può sorprende- re nella storia della letteratu- ra del Novecento. Guia Risari ha raccontato la storia dello scrittore ucraino Piotr Rawi- cz e del suo incredibile “Le sang du ciel - Il sangue del cie- lo”, uscito nel 1961 per Galli- mard, nella storica Collection Blanche, la stessa di Proust, Celine, Antelme, Camus e al- tri. Rawicz era uno scampato, assistette alla distruzione del- la sua città, in Ucraina. Per vent’anni «vivacchiò rodendo nel profondo del suo animo una ferita troppo profonda per essere condivisa», spiega Risari. Rawicz visse a Parigi, mimetizzò memoria e dolore nello studio, «vivendo spesso con i disperati di una città do- ve la memoria dei sopravvis- suti era venduta ai cronisti per un caffè». Da quei vent’anni di silen- ziosa elaborazione scaturì un libro, scritto in francese, quindi in una lingua adotta- ta, a tutt’oggi quasi scono- sciuto in Italia. L’opera era basata su un’ironia come uni- ca arma per comunicare l’or- rore, «senza accuse, senza di- spute tra colpevoli e innocen- ti, ma solo con un’accusa po- tente contro l’Essere» come scrive nel suo saggio intro- duttivo Guia Risari. Il libro era costruito come una sorta di fiction, la prima del gene- re, «certo molto più potente e autentica della mole di fi- ction televisiva e non solo sul- la Shoah, alla quale la con- temporaneità ci ha abituato», prosegue Risari. Tre sono le parti del libro: nella prima si affronta il tema della compa- razione in arte, la seconda racconta una fuga attraverso un paesaggio ostile e la terza disvela la finzione, per con- cludere però che le vicende narrate potrebbero ripetersi in qualsiasi tempo e paese e in qualsiasi animo umano. Una provocazione (accenna- re al possibile ritorno di quanto si stava appena ten- tando di comprendere) che al- lora, negli anni Sessanta, ri- sultava insopportabile. Tan- to più perché Rawicz intro- dusse nel libro tutti gli artifi- ci stilistici e tutte le tracce delle contaminazioni presen- ti e passate (lui che parlava ucraino, francese, yiddish, polacco, ebraico e hindi) con una incredibile vis ironica. Questa scrittura era sconcer- tante. E oggi la letteratura riesce a parlare ai lettori, al- le persone e soprattutto ai giovani di cose indicibili. Guia Risari ha ricordato che «quando ero bambina al- le elementari si leggeva in classe “Se questo è un uo- mo”, adesso se va bene lo si legge alle superiori»: a segna- lare un cambio di comples- sità, in perdita. E designa la letteratura come arte di con- solazione profonda di fronte alla consapevolezza che Piotr aveva ragione. Potrebbe an- cora succedere se ognuno di noi non vigila sull’orrore sempre possibile. «Oggi però siamo ad un punto di cambia- mento sostanziale - avverte Rainier Speelman (Univer- sità di Utrecht) - perché gli ul- timi testimoni, a cui era affi- dato il compito di andare nel- le scuole e tra la gente per raccontare quello che era suc- cesso, stanno scomparendo». Dunque sarà la letteratura, la sola parola senza un cor- po, a dover sopportare il peso del racconto. Il libro di Rawicz oggi figu- ra tra i cento capolavori mon- diali della letteratura della Shoah ma anche tra le opera- zioni artistiche più ardite del Novecento secondo la critica. Rawicz moriva suicida nel 1980. Prima di morire scrisse, lui uomo laico, di amare fra gli elementi soprattutto l’ac- qua e di aver cercato «attra- verso la scrittura un’entità che possa essere per l’anima quello che l’acqua è per il cor- po. Poiché sono credente in- travedo gli ingredienti di que- sta sostanza nella fede. Oppu- re nella grande arte». Ritene- va potesse esistere una san- tità estetica, così lontana dal tempo presente. RIPRODUZIONE RISERVATA Una delle immagini simbolo della Shoah; a sinistra, Piotr Rawicz La vicenda dello scrittore ucraino che scrisse in francese il sorprendente «Il sangue del cielo» Dalla finzione ambigua di Eco nel «Cimitero di Praga» alla tensione morale di Jonathan Littell PERGINE Un recital teatrale dedicato al grande Mario Rigoni Stern O maggio a Rigoni Stern alle 20.30 al tea- tro Don Bosco di Per- gine con una performance promossa da Vox Populi e interpretata dal professor Piero Leonardi di Rivoli e con la partecipazione del Coro Genzianella di Ronco- gno di Pergine, diretto dal maestro Andrea Fuoli. L’e- vento promosso ed organiz- zato dal Centro Studi “Vox Populi” è dedicato alla fi- gura e all’opera di Mario Rigoni Stern: testimone di due guerre e poi, in pace col mondo, cantore della natura e del bosco. Lo spet- tacolo mira a far conosce- re vari aspetti dell’uomo e dello scrittore, evidenzian- do l’evoluzione di un giova- ne che, travolto dalla tra- gedia della guerra, ha sa- puto trovare, anche nel- l’immane sacrificio, aspet- ti umani altamente mora- li, e che successivamente, ritornato ai suoi monti, ha ritrovato in essi, negli albe- ri, negli animali, le ragioni non soltanto del vivere, ma anche quelle del comu- nicare agli uomini il senso e la bellezza dell’esistere. Il narratore, durante lo spettacolo, si sdoppia: quando è lontano dal leg- gio dialoga col pubblico e con lo scrittore, unendo e raccordando il percorso umano, storico e letterario dello scrittore. Quando è al leggio diviene lo scritto- re stesso, interpretando pa- gine scelte tratte dalle sue opere, sempre coerenti con quanto detto dalla vo- ce narrante. I passi scelti da Leonardi sono tratti da “Il naufragio dei contadi- ni”, “Le stagioni di Giaco- mo”, “Il sergente nella ne- ve”, “Il bosco degli urogal- li”, “Storia di Tonle” e da “Storie naturali” dedicate a varie specie arboree. RIPRODUZIONE RISERVATA Gli animali di Boscheri al Museo di scienze di Torino

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44 SABATO 29 GENNAIO 2011 TRENTINO

L’orrore raccontato con l’ironiaAntisemitismo e letteratura: la grande (e sconosciuta) lezione di Rawicz

IL CONVEGNO Esperti e critici a confronto in biblioteca comunalesulla Shoah e la tradizione del Novecento europeo

di Maddalena Di TollaDeflorian

La grande letteratura delNovecento intorno allatragedia della Shoah e

intorno all’antisemitismo tro-va a grandi linee una sua con-solidata lettura critica. Oggiinvece che cosa succede? At-torno a questa domanda si so-no impegnati ieri pomeriggioalla biblioteca comunale diTrento i relatori del conve-gno “Il giallo e il nero. Rifles-si di antisemitismo nella let-teratura moderna”, che siconclude stamane. Specularinella relazione degli espertigli strumenti narrativi di duediscussi libri di recente pub-blicazione: da una parte lafinzione carica di l’ambiguitàdel romanzo di Umberto Eco“Il cimitero di Praga” (tal-mente ricco di antisemitismonarrato da sembrare quasireale), dall’altra invece il bi-sogno di raccontare quelloche è stato, nella restituzionedi una necessaria tensionemorale, nel libro “Les Bien-veillantes” di Jonathan Lit-tel, che intreccia l’Orestiadedi Eschilo con le vicende diun protagonista della perse-cuzione degli ebrei.

Forse però resta ancoraqualcosa che può sorprende-re nella storia della letteratu-ra del Novecento. Guia Risariha raccontato la storia delloscrittore ucraino Piotr Rawi-cz e del suo incredibile “Lesang du ciel - Il sangue del cie-lo”, uscito nel 1961 per Galli-mard, nella storica CollectionBlanche, la stessa di Proust,Celine, Antelme, Camus e al-tri. Rawicz era uno scampato,assistette alla distruzione del-la sua città, in Ucraina. Per

vent’anni «vivacchiò rodendonel profondo del suo animouna ferita troppo profondaper essere condivisa», spiegaRisari. Rawicz visse a Parigi,mimetizzò memoria e dolorenello studio, «vivendo spessocon i disperati di una città do-ve la memoria dei sopravvis-suti era venduta ai cronistiper un caffè».

Da quei vent’anni di silen-ziosa elaborazione scaturì unlibro, scritto in francese,quindi in una lingua adotta-ta, a tutt’oggi quasi scono-sciuto in Italia. L’opera erabasata su un’ironia come uni-ca arma per comunicare l’or-rore, «senza accuse, senza di-

spute tra colpevoli e innocen-ti, ma solo con un’accusa po-tente contro l’Essere» comescrive nel suo saggio intro-duttivo Guia Risari. Il libroera costruito come una sortadi fiction, la prima del gene-re, «certo molto più potente eautentica della mole di fi-ction televisiva e non solo sul-la Shoah, alla quale la con-temporaneità ci ha abituato»,prosegue Risari. Tre sono leparti del libro: nella prima siaffronta il tema della compa-razione in arte, la secondaracconta una fuga attraversoun paesaggio ostile e la terzadisvela la finzione, per con-cludere però che le vicende

narrate potrebbero ripetersiin qualsiasi tempo e paese ein qualsiasi animo umano.Una provocazione (accenna-re al possibile ritorno diquanto si stava appena ten-tando di comprendere) che al-lora, negli anni Sessanta, ri-sultava insopportabile. Tan-to più perché Rawicz intro-dusse nel libro tutti gli artifi-ci stilistici e tutte le traccedelle contaminazioni presen-ti e passate (lui che parlavaucraino, francese, yiddish,polacco, ebraico e hindi) conuna incredibile vis ironica.Questa scrittura era sconcer-tante. E oggi la letteraturariesce a parlare ai lettori, al-

le persone e soprattutto aigiovani di cose indicibili.

Guia Risari ha ricordatoche «quando ero bambina al-le elementari si leggeva inclasse “Se questo è un uo-mo”, adesso se va bene lo silegge alle superiori»: a segna-lare un cambio di comples-sità, in perdita. E designa laletteratura come arte di con-solazione profonda di frontealla consapevolezza che Piotraveva ragione. Potrebbe an-cora succedere se ognuno dinoi non vigila sull’orroresempre possibile. «Oggi peròsiamo ad un punto di cambia-mento sostanziale - avverteRainier Speelman (Univer-sità di Utrecht) - perché gli ul-timi testimoni, a cui era affi-dato il compito di andare nel-le scuole e tra la gente perraccontare quello che era suc-cesso, stanno scomparendo».Dunque sarà la letteratura,la sola parola senza un cor-po, a dover sopportare il pesodel racconto.

Il libro di Rawicz oggi figu-ra tra i cento capolavori mon-diali della letteratura dellaShoah ma anche tra le opera-zioni artistiche più ardite delNovecento secondo la critica.Rawicz moriva suicida nel1980. Prima di morire scrisse,lui uomo laico, di amare fragli elementi soprattutto l’ac-qua e di aver cercato «attra-verso la scrittura un’entitàche possa essere per l’animaquello che l’acqua è per il cor-po. Poiché sono credente in-travedo gli ingredienti di que-sta sostanza nella fede. Oppu-re nella grande arte». Ritene-va potesse esistere una san-tità estetica, così lontana daltempo presente.

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Una delle immagini simbolo della Shoah; a sinistra, Piotr Rawicz

La vicenda delloscrittore ucraino

che scrisse in franceseil sorprendente«Il sangue del cielo»

Dalla finzioneambigua di Eco

nel «Cimitero di Praga»alla tensione moraledi Jonathan Littell

PERGINE

Un recital teatralededicato al grandeMario Rigoni Stern

Omaggio a RigoniStern alle 20.30 al tea-tro Don Bosco di Per-

gine con una performancepromossa da Vox Populi einterpretata dal professorPiero Leonardi di Rivoli econ la partecipazione delCoro Genzianella di Ronco-gno di Pergine, diretto dalmaestro Andrea Fuoli. L’e-vento promosso ed organiz-zato dal Centro Studi “VoxPopuli” è dedicato alla fi-gura e all’opera di MarioRigoni Stern: testimone didue guerre e poi, in pacecol mondo, cantore dellanatura e del bosco. Lo spet-tacolo mira a far conosce-re vari aspetti dell’uomo edello scrittore, evidenzian-do l’evoluzione di un giova-ne che, travolto dalla tra-gedia della guerra, ha sa-puto trovare, anche nel-l’immane sacrificio, aspet-ti umani altamente mora-li, e che successivamente,ritornato ai suoi monti, haritrovato in essi, negli albe-ri, negli animali, le ragioninon soltanto del vivere,ma anche quelle del comu-nicare agli uomini il sensoe la bellezza dell’esistere.Il narratore, durante lospettacolo, si sdoppia:quando è lontano dal leg-gio dialoga col pubblico econ lo scrittore, unendo eraccordando il percorsoumano, storico e letterariodello scrittore. Quando èal leggio diviene lo scritto-re stesso, interpretando pa-gine scelte tratte dalle sueopere, sempre coerenticon quanto detto dalla vo-ce narrante. I passi sceltida Leonardi sono tratti da“Il naufragio dei contadi-ni”, “Le stagioni di Giaco-mo”, “Il sergente nella ne-ve”, “Il bosco degli urogal-li”, “Storia di Tonle” e da“Storie naturali” dedicatea varie specie arboree.

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Si è aperta ieri al Museoregionale di Scienze na-turali di Torino, dove re-

sterà aperta fino al 27 feb-braio, la mostra personale diMaurizio Boscheri “Animaliin Arte, l’Arcadia della biodi-versità”, che si basa su unanuova concezione di figura-zione non interessata alla re-sa fedele del dato reale bensìall’attribuzione di un signifi-cato altro al soggetto rappre-sentato, quasi sempre un ani-male esotico. Il lavoro artisti-co di Maurizio Boscheri costi-tuisce un approccio interes-sante all’analisi e alla perce-zione dell’universo flora-fau-nistico, un tema di grande at-tualità, il 2010 è stato infattiproclamato dall’Onu Annodelle Biodiversità. La seriedi circa 50 dipinti (tra origi-nali e retouchés) presentatiin mostra rappresenta un in-solito approccio per conosce-re la vita animale che, in luo-ghi lontani, scorre inviolata.“Animali in Arte, l’Arcadiadella biodiversità” sembraraccogliere un mondo oniri-co in cui il confine tra reale eirreale, difficilmente percepi-bile, è talmente labile da diso-rientare l’osservatore. Gli

animali sono dipinti con unrealismo quasi fotografico e idettagli sono estremamentecurati e minuziosi. I paesag-gi in cui questi si trovano, in-vece, sembrano illustrare ununiverso fantastico, comple-tamente slegato dalla realtà.

I soggetti e i contesti, però, siraccordano con armonia gra-zie ai cromatismi esasperatiche sottolineano la caricaemotiva e suggestiva delle te-le di Boscheri.

Maurizio Boscheri nasce aMezzolombardo il 5 maggio

1955. Viaggiatore fai da te, dasempre innamorato della na-tura del mondo, senza alcu-na scuola specifica inizia a di-pingere nel 1997, da autodi-datta. Da anni insofferentealla routine di un lavoro“classico”, come manager di

una multinazionale, al ritor-no da uno dei suoi numerosiviaggi inizia a dipingere inacrilico su tela. La pittura lotravolge subito con passionee trasferisce su tela tutte leemozioni, i colori e l’amoreper la natura che ha accumu-lato dai viaggi in giro per ilmondo. Il suo talento incon-tra immediatamente l’inte-resse del pubblico e vienepresto notato anche dalla cri-tica. Nel 1999 lascia l’attivitàmanageriale per dedicarsi atempo pieno alla pittura.Espone da allora in luoghi“altri” (Torre Branca, Mila-no - Villa Caldogno, Vicenza- Villa Borghese, Roma - Tea-tro Smeraldo, Milano) ed èspesso chiamato ad esporrein luoghi legati al mondo del-la scienza, della natura e del-la cultura. Ha all’attivo pa-recchie esposizioni personalie collettive dove ha esposto afianco di Ligabue, Keith Ha-ring, Francis Bacon, Folon ealtri. È pubblicato tra i pitto-ri trentini in “Arte trentinadel Novecento” di MaurizioScudiero. Vive a Laghetti diEgna, in via Principale 21, do-ve lavora nel suo atelier.

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Gli animali di Boscheri al Museo di scienze di TorinoAperta la mostra dell’artista trentino «L’Arcadia della Biodiversità»

Tre delle opere esposte