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Il contributo della persona Self-evaluation processes: Self-esteem Self-efficacy Self-discrepancies

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Il contributo della persona

Self-evaluation processes:

Self-esteem

Self-efficacy

Self-discrepancies

Le teorie cognitivo-sociali: la stima di sé

Stima di sé

convinzione (belief) personale di valere a di avere valore

è una componente chiave delle rappresentazioni di sé

con importante connotazione affettiva

è un costrutto spesso valutato a livello globale, ma

multisfaccettato, anche dominio-specifico

è uno stimatore significativo in psicologia

Le teorie cognitivo-sociali: la stima di sé

non coincide con il bisogno di self-enhancement, componente

affettivo-motivazionale volta però a proteggere e incrementare

l’auto-stima

non è un tratto, tuttavia può essere relativamente stabile nel

tempo

test-retest o stabilità gerarchica (rank-order stability)

i livelli di stabilità crescono dall’infanzia all’età adulta progressivam per poi

descrescere

andamento media (mean-level stability)

elevata durante l’infanzia, mostra picchi verso il basso in adolescenza e poi in

ingresso nella vecchiaia

Rank-order stability: uno studio di meta-analisi di 50 pubblicazioni(JPSP, 2003)

Stabilità assoluta, dato trasversali (Psy and Aging, 2002)

Le teorie cognitivo-sociali: la stima di sé

• Dipende da molteplici fattori:

• Esiti conseguiti (Chung et al., 2014: studio longitudinale su autostima globale,

condotto su studenti del college, con misurazioni in ingresso, I semestre, I anno, II anno, III

anno, IV anno, N = 295)

GPA e Self-Esteem covariano: a maggior livello di GPA corrisponde

un maggiore grado di incremento di Self-esteem alla fine del college

Le teorie cognitivo-sociali: la stima di sé

• Dipende da molteplici fattori:

• Aspettive (Chung et al., 2014)

Aspettative relative a GPA e Self-Esteem covariano negativamente:

a maggiori aspettative corrisponde incremento di minore intensità (se non un decremento)

nei livelli di Self-esteem alla fine del college

Aspettative relative a GPA e Self-Esteem covariano positivamente:

a maggior aspettative corrisponde un livello medio maggiore

di Self-esteem in ingresso

Le teorie cognitivo-sociali: la stima di sé

dipende da fattori molteplici

self-efficacy ne è un antecedente temporale (ma non vice versa)

discrepanze di sé (cfr oltre)

valutazioni altrui (anche riflesse)

Studio condotto a Trieste: Antecedenti temporali dell’auto-stima in bambini in

età scolare (8/12 anni, N da 90 a 130)

Le correlazioni positive indicano che a maggiori livelli di status o di amicizia e

dominanza valutata dai pari corrisponde un maggiore INCREMENTO nei

livelli di autostima 1 anno dopo (antecedenti temporali)

TMA_FAMIGLIARE TMA_INTERPERS. TMA_SCOLASTICO TMA_VALORE

Peer_dominanza -0,066 -0,020 0,076 -0,016

Peer_amicizia 0,005 0,155* 0,205* 0,28**

Status_positivo 0,072 0,262** -0,035 0,064

Status_negativo -0,029 -0,197* -0,032 -0,216*

Le teorie cognitivo-sociali: la stima di sé

dipende da fattori molteplici

self-efficacy ne è un antecedente temporale (ma non vice versa)

discrepanze di sé (cfr oltre)

valutazioni altrui (anche riflesse)

Studio condotto a Trieste: Cambiamenti correlati dell’auto-stima in bambini in

età scolare (8/12 anni, N da 90 a 130)

La correlazione positiva indica che a maggiore INCREMENTO di Amicizia

valutato dai pari 1 anno dopo la I valutazione corrisponde un incremento

nell’autostima del bambino (cambiamento correlato)

TMAFAMIGLIARE TMAINTERPERS. TMASCOLASTICO TMAAUTOSTIMA

Peer_dominanza -0,036 0,040 -0,007 0,008

Peer_amicizia -0,165 0,338** 0,174 0,102

Status_positivo -0,146 -0,023 0,111 -0,105

Status_negativo 0,011 -0,185 -0,076 0,123

Di nuovo su aspetti affettivi del sé: la stima di sé

Stima di sé come stimatore significativo

se si rispetta il principio della corrispondenza dei livelli di specificità di stimatore e criterio (specificity matching),

allora la stima di sé è uno stimatore significativo

a livello dominio-specifico, con varianza unica

abilità accademica (cfr self-efficacy come parte di self-esteem in Leary, 2007)

abilità legate a materie specifiche

a livello globale

depressione, anche a lungo termine (Steiger et al., 2014: in adolescenza minori liv di self-esteem e decrementi in età adolescenziale anticipano maggiori livelli di depressione 20 anni dopo)

problemi di tipo esternalizzante in adolescenza

livelli di adattamento in età adulta, in condizioni SES svantaggiate in adolescenza

Di nuovo su aspetti affettivi del sé: la stima di sé

Stima di sé: aspetti applicativi

Come migliorare la stima di sé?

molti prorammi di intervento, ma scarsa chiarezza su mediatori efficaci

Basta migliorare la stima di sé? Modelli dinamici

non basta intervenire su self-esteem (tu vali)

RAPPRESENTAZIONI DI SÉ

CONTESTO SOCIALE

(il ruolo dell’altro) COMPORTAMENTO

Il sistema del Sé: Le discrepanze

Rappresentazioni di sé reali vs. possibili

sé reale

sé imperativo (ought)

sé ideale per James definisce il grado di autostima dipende da

quanto siamo come vorremmo

Teoria delle discrepanze percepite (Higgins) LE STRUTTURE COGNITIVE INFLUENZANO GLI STATI AFFETTIVI,

QUANDO LE DISCREPANZE RIGUARDANO AREE SIGNIFICATIVE DEL SE’,

le discrepanze si possono attivare automaticamente

Il sistema del Sé: Le discrepanze

Rappresentazioni di sé reali vs. possibili

sé reale

sé imperativo (ought)

sé ideale

e la teoria delle discrepanze percepite (Higgins)

sé reale vs sé imperativo presenza di esiti negativi ansia quando non soddisfiamo noi stessi: COLPA

quando crediamo di non soddisfare gli altri significativi: AGITAZIONE E PAURA

sé reale vs sé ideale quando non soddisfiamo noi stessi: INSODDISFAZIONE E FRUSTRAZIONE

quando crediamo di non soddisfare gli altri significativi: VERGOGNA E ABBATTIMENTO

Da uno studio esplorativo sullo sviluppo delle discrepanze di sé a Trieste

(Di Blas e Cepollaro, 2017), è emerso che l’autostima è un antecedente temporale

delle discrepanze (piuttosto che vice versa) in tarda infanzia

1 Benevolenza 0,328 0,573***

2 Benevolenza

0,404 0,557***

TMA_Valore di sé -0,275***

1 Immaginazione 0,367 0,605***

2

Immaginazione

0,452

0,262***

Estroversione 0,212**

TMA Autostima Familiare -0,195*

1 TMA Scolastica 0,332 0,576***

2 Scolastica

0,367 0,518***

Familiare 0,188*

3

Scolastica

0,421

0,466***

Familiare 0,185*

Coscienziosità -0,231**

Di fronte alle difficoltà: Self-effiacy

L’autoefficacia: come belief (credenza profonda) circa e priprie capacità di poter esercitare un controllo su di sé, sul proprio funzionamento, e sulla propria vita,

riuscendo a determinarne gli esiti

è un costrutto dominio-specifico, oltre che generale

dipende dalla prestazione passata, ma ha a sua volta un impatto sulla prestazione futura poiché

contribuisce causalmente al funzionamento dell’individuo svolgendo ruolo centrale nell’auto-regolazione della motivazione e del comportamento, avendo un impatto sui processi cognitivi

affettivi

motivazionali

i suoi effetti si dimostrano con studi quasi-sperimentali

sperimentali

within-person (misure ripetute) between people

Le teorie cognitivo-sociali: l’autoefficacia

Self-efficacy (S-E) e processi cognitivi

S-E correla con scenari anticipati rispetto ad un evento

contribuisce alla prestazione al di là delle abilità (esperimenti

mostrano come a parità di livelli di abilità coloro con maggiori livelli

di S-E utilizzano strategie più efficaci e con maggiore flessibilità

rispetto a coloro con minore S-E)

anche stimolando l’investimento di risorse, con effetto sia diretto sia

mediato (esempio su prestazioni di memoria nella persone più

anziane)

Self-efficacy Prestazione

Sforzo cognitivo

Le teorie cognitivo-sociali: l’autoefficacia

Self-efficacy (S-E) e processi cognitivi

mostra una relazione di reciproca influenza (dipende da e influenza) con

confronto sociale: vedersi superati dagli altri …

feedback sulla prestazione (focus su progressi vs limiti e fallimenti)

controllabilità percepita rispetto alla possibilità di

produrre cambiamenti con il proprio impegno e investimento di sé

modificare un ambiente che offre vincoli e opportunità: maggior S-E,

maggiore sforzo per produrre cambiamenti anche in un ambiente con

molti vincoli

Le teorie cognitivo-sociali: l’autoefficacia

Self-efficacy e processi motivazionali: il sé ha un impatto sui fattori

cognitivi della motivazione che determinano i meccanismi di auto-

regolazione di azioni verso l’obiettivo stesso, auto-gratificazione e

incentivi compresi

Fattori motivazionali cognitivi

• Attribuzioni causali di esiti già conseguiti

• Esiti attesi

• Obiettivi

Scenari anticipati

Prestazione

Le teorie cognitivo-sociali: l’autoefficacia

a) processi attributivi: il vantaggio di privilegiare l’impegno sull’abilità Locus interno vs esterno

Controllabilità vs incontrollabilità

Stabilità vs instabilità

b) aspettative di successo vs fallimento e valore attribuito all’esito

c) definizione degli obiettivi

Riduzione della discrepanza tra stato attuale (prestazione) e standard

Creazione di una discrepanza tra stato attuale e stato futuro definito in termini proattivi (self-improvement)

e rimodulazione flessibile degli obiettivi in base ai progressi

favorendo, in generale, il conseguimento di nuove competenze (mastery vs performance) e di self-improvement

Le teorie cognitivo-sociali: l’autoefficacia

Self-efficacy e processi affettivi

mediano la relazione tra obiettivo e azione

sostenendo o meno l’azione attraverso l’auto-gratificazione (es.,

soddisfazione di sé)

favorendo o meno la resilienza al fallimento (stress)

anche attraverso il controllo di pensieri interferenti connotati

affettivamente (es., ansia da prestazione) via la stessa S-E nella capacità di

controllo delle emozioni

La self-efficacy si lega a stati depressivi anche importanti e helplessness

flessibilità nella definizione di standard conseguibili rispetto ai quali definire

il valore di sé

S-E sociale per favorire le relazioni sociali e il supporto vs ritiro sociale

Le teorie cognitivo-sociali: l’autoefficacia

Self-efficacy e prestazione

effetti della self-efficacy senza diretta esperienza studi su pazienti fobici, con desensibilizzazione simbolica

accompagnata da rilassamento profondo conclusa con successo, mostrano che rating self-efficacy variano da persona a persona e stimano performance coping alla fine del trattamento (parzializzando ansia anticipata, ma non vs)

self-efficacy ha un ruolo nella self-regulation che va al di là della prestazione effettiva precedente: Self-efficacy media tra feedback e comportamenti, in ambito clinico (esp. sulla tolleranza al panico/fobia manipolata sperimentalmente via

feedback rispetto a dati normativi, con misure ripetute )

educativo (anche in studi longitudinali, studi di Caprara e coll. su aspirazioni occupazionali e scolastiche, con self-efficacy che media tra aspirazioni genitoriali per figli, SES, self-efficacy genitoriali e aspirazioni dei ragazzi)

sportivo e competitivo, soprattutto quando l’atleta è sotto pressione

Le teorie cognitivo-sociali: l’autoefficacia

In generale

guida l’interpretazione del contesto attuale e del comportamento futuro

vi è una relazione reciproca tra self-efficacy, prestazione, fattori cognitivi, motivazionali e affettivi

quanti più fattori legati al sé in termini di self-efficacy positiva vengono coinvolti nel processo che porta dall’obiettivo al suo conseguimento, tanto maggiore è l’investimento profuso (controllo proattivo) e pertanto la probabilità di conseguimento positivo

favorendo il mantenimento vs il cambiamento di belief personali e conseguentemente di azioni, strategie etc volte al conseguimento di futuri obiettivi

il senso di self-efficacy influenza i processi che portano alla selzione di ambienti e situazioni (sociali, lavorativi, affettivi), oltre che di obiettivi e di azioni

Le teorie cognitivo-sociali: l’autoefficacia

Il comportamento passato non è causa del comportamento futuro:

la correlazione riflette la varianza condivisa

dovuta a determinanti condivise

Se le determinanti delle prestazioni sono costanti nel tempo,

le prestazioni saranno correlate.

Le determinanti sono molteplici e relate tra loro

(abilità, motivazioni, auto-regolazione, self-efficacy)

Di fronte alle difficoltà:

beliefs entitari e incrementali Te

oric

i e

ntit

ari

• OBIETTIVI di prestazione

• ottenere valutazioni positive

• evitare valutazioni negative

• PRESERVARE l’autostima e l’autoefficacia attraverso la prestazione

• SCELTA dei compiti

• facilmente conseguibile • troppo difficile da conseguire

• ATTRIBUZIONI CAUSALI stabili (se qualità elevata allora controllabile, se bassa non controllabile)

Le teorie cognitivo-sociali:

beliefs entitari e incrementali: il modello di C. Dweck Te

oric

i

incr

emen

tali

• OBIETTIVI di crescita

• sviluppare competenze

• PRESERVARE l’autostima e l’autoefficacia attraverso la crescita personale

• SCELTA dei compiti

• sfide per imparare, passo passo

• ATTRIBUZIONI CAUSALI controllabili (se bassa qualità allora maggiore impegno)

Le teorie cognitivo-sociali:

beliefs entitari e incrementali: il modello di C. Dweck

Pattern di tipo helpless

reazioni affettive negative verso il compito

rappresentazioni di sé negative e attribuzione a causa stabile, interna, incontrollabile

strategie di autoregolazione inadeguate

rapida rinuncia

obiettivi di evitamento di giudizi negativi e di sfide

Pattern di tipo mastery-oriented

reazioni affettive positive verso il compito

rappresentazioni di sé positive e attribuzione a causa controllabile

strategie di autoregolazione adeguate

perseveranza

obiettivi di apprendimento, ricerca di nuove sfide per crescere

Come si reagisce di fronte alle difficoltà? Possibili pattern

osservabili, in contesti non solo scolastici

Le teorie cognitivo-sociali:

beliefs entitari e incrementali: il modello di C. Dweck

Incrementali

Timidezza: comportamenti

orientati all’approccio

Stati depressivi:

comportamenti orientati

all’azione

Entitari

Timidezza: comportamenti

orientati all’evitamento

Stati depressivi:

comportamenti orientati

alla ruminazione

Implicazioni per lo sviluppo:

Trasmettiamo al bambino non solo la nostra prospettiva sul mondo

ma anche chi è, cosa ci possiamo aspettare, quali obiettivi preferire, …

Introduzione al cambiamento della personalità

… e conclusioni

Disegni longitudinali per lo studio dello sviluppo di problemi

clinici in relazione alle differenze individuali

Possibili modelli esplicativi della relazione tra personalità e sviluppo di condizioni cliniche:

A) Vulnerabilità o predisposizione

alcuni tratti possono predisporre l’individuo a maggiore rischio di condizioni/tratti clinici (Personalità Disturbo)

personalità e psicopatologia sono indipendenti l’una dall’altra in termini di fattori sottesi latenti

Metodi:

Disegni longitudinali: se al T0 i partecipanti NON presentano caratteristiche cliniche, possibile verificare come personalità influenza insorgenza stati clinici (personalità è un antecedente)

Disegni longitudinali: se al T0 i partecipanti presentano caratteristiche cliniche, possibile verificare come personalità influenza il decorso della condizione clinica

Sviluppo di problemi clinici in infanzia e adolescenza

Vulnerabilità

elevata impulsività e affettività negativa in infanzia / adolescenza

delinquenza “cronica” già in adolescenza

abuso di sostanze

comportamenti antisociali in età adulta

cfr l’impulsività favorisce attenzione a segnali di ricompensa

(immediata) ma non a segnali di punuzione, favorendo così il

mantenimento di comportamenti disinibiti (mecc di apprendimento)

Disegni longitudinali per lo studio dello sviluppo di problemi clinici

in relazione alle differenze individuali

B) Modello della “complicazione”

una condizione/tratto clinico può lasciare conseguenze e modificare caratteristiche di personalità (Disturbo Personalità) Scar model: effetti a lungo termine

State model: effetti transitori

personalità e psicopatologia sono indipendenti l’una dall’altra in termini di fattori sottesi latenti

Metodi:

Disegni longitudinali: se al T0 i partecipanti presentano una condizione psicopatologica, ma non una caratteristica di personalità che emerge in seguito, allora è possibile verificare come condizione clinica influenza personalità; inoltre, se i pazienti sono seguiti fino all’esito e oltre, è possibile distinguere tra scar e state models. (condizione clinica è un antecedente)

Esempi Comportamenti antisociali a 10 anni anticipano maggior N in adolescenza

ADHD e maggiore impulsività comportamentale e aggressività

Disegni longitudinali per lo studio dello sviluppo di problemi

clinici in relazione alle differenze individuali

Patoplasticità

alcuni tratti normali possono influenzare lo sviluppo di condizioni/

tratti clinici,

pur essendo da questi distinti (indipendenza dei fattori causali latenti)

Metodi

Disegni longitudinali: se T0 presenza del disturbo ma tratti di personalità a

livelli di premorbidità, allora possibile valutare come tratti influenzano

aspetti del decorso e dell’esito (es. durata)

Esempi: N favorisce ricadute tabagismo

Nelle condizioni di depressione,, stili interpersonali “sottomessi vs dominanti” si

associano a numero di sedute e lunghezza temporale della terapia

Disegni longitudinali per lo studio dello sviluppo di problemi

clinici in relazione alle differenze individuali

Modello della causa comune

Modello del “terzo” fattore comune: stessa causa con manifestazioni

fenotipiche qualitativamente differenti (es., stessa base genetica)

Modello spettro: manifestazioni quantitativamente differenti dello

stesso tratto clinico (es., schizotipi schizofrenia)

Metodi:

Within family, compreso il metodo dei gemelli

(studi su basi biologiche)

non del tutto distinto empiricam dal modello di vulnerabilità

focus su verifica che tratti normali e clinici siano riconducibili allo stesso

continuum (genetica quantitativa, psicofarmacologia, modelli tassonomici)

non si basa necessariam su studi longitudinali