Il contributo del Museo Civico di Storia Naturale di …Museo Civico di Storia Naturale di Verona,...

8
Studi Trent. Sci. Nat., Acta Biol., 81 (2004): 15-22 ISSN 0392-0542 © Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento 2005 Il contributo del Museo Civico di Storia Naturale di Verona allo sviluppo della biospeleologia Leonardo LATELLA Museo Civico di Storia Naturale di Verona, Lungadige Porta Vittoria 9, I-37129 Verona E-mail: [email protected] RIASSUNTO - Il contributo del Museo Civico di Storia Naturale di Verona allo sviluppo della biospeleologia - Le origini del Museo Civico di Storia Naturale di Verona risalgono alla metà del XVI secolo. Un gran numero di natura- listi veronesi contribuirono in quegli anni alla raccolta di reperti e agli studi di campo. L’interesse per gli ambienti sotterranei e per la fauna che li popola nacque invece nella prima metà del diciottesimo secolo e si affermò nel secolo successivo. Il Museo di Verona entrò con decisione nell’ambito della biospeleologia, allora giovane scienza, negli anni Trenta dello scorso secolo, grazie all’incontro di tre giovani naturalisti che avrebbero poi segnato profondamente l’evoluzione del Museo. Da allora le ricerche nelle grotte sono proseguite sino a oggi portando il Museo a svolgere un ruolo di primo piano nel panorama biospeleologico e speleologico nazionale e internazionale. Nel presente articolo sono riportate le tappe che hanno condotto allo sviluppo degli studi sugli ambienti cavernicoli e il contributo apportato agli stessi dal Museo Civico di Storia Naturale di Verona. SUMMARY - The contribution of the Museo di Storia Naturale di Verona to the development of biospeleology - The origin of the Museo Civico di Storia Naturale di Verona date back to the XVI century. In that period many naturalists in Verona were involved in collecting and studying animals and plants. The interest in the subterranean environments and their inhabiting fauna, begun in the first half of XVIII century and spread out in the following century. Biospeleology studies were implemented in the thirty’s of last century thanks to three young naturalists that also deeply influenced the development of the Museum of Verona. Since then researches in caves have been carried out without interruption, reaching this Museum an important role in biospeleological studies at national and international level. The steps that allowed the development of the research on subterranean environments and the role of the Museum of Natural History of Verona in it, are here reported and discussed. Parole chiave: Biospeleologia, storia, Museo di Storia Naturale, Verona, Italia Key words: Biospeleology, history, Natural History Museum, Verona, Italy 1. GLI ANTENATI La storia delle ricerche naturalistiche a Verona ha radici antiche. Già nella prima metà del XVI secolo, Francesco Calzolari (1522-1609), farmacista verone- se, organizzava le collezioni che avrebbero dato vita ad uno dei primi Musei di Storia Naturale del mondo. Parte di queste raccolte sono tuttora conservate presso il Museo di Storia Naturale di Verona (Ruffo & Curi 2005). A lui seguirono poi molti altri appassionati natura- listi che, con i loro scritti e le loro collezioni, ci hanno lasciato una testimonianza inestimabile della diversità animale e vegetale di allora, utile a noi oggi per valu- tarne l’evoluzione nel tempo. Fu però solo nel XIX secolo che la curiosità per le cose della natura si estese alle numerose cavità nei din- torni di Verona. Il ritardo con cui cominciarono le ri- cerche negli ambienti sotterranei è da imputare al fat- to che, fino ad allora, l’attenzione dei naturalisti era stata incentrata prevalentemente sui fossili, sui grandi vertebrati, sulle piante e talvolta sugli insetti parassiti. Le prime segnalazioni faunistiche riguardanti le grotte della provincia di Verona risalgono al 1845 e vennero effettuate dal bellunese Tommaso Antonio Catullo (1762-1869), allora professore di Geologia presso l’Università di Padova. Durante una delle nu- merose visite compiute alla ricerca di resti paleonto- logici nelle cavità del Veneto, lo studioso riporta infat- ti per la “spelonca di Veja” (Monti Lessini Veronesi) la presenza di “nottoli (Vespertilio serotinus, V. auritus), i quali aleggiano là dentro durante il giorno nella sta- gione estiva, e si attaccano alle pareti, per vivere assi- derati, nella fredda stagione” (Catullo 1845). Nella

Transcript of Il contributo del Museo Civico di Storia Naturale di …Museo Civico di Storia Naturale di Verona,...

Page 1: Il contributo del Museo Civico di Storia Naturale di …Museo Civico di Storia Naturale di Verona, Lungadige Porta Vittoria 9, I-37129 Verona E-mail: leonardo_latella@comune.verona.it

15Studi Trent. Sci. Nat., Acta Biol., 81 (2004): 15-22Studi Trent. Sci. Nat., Acta Biol., 81 (2004): 15-22 ISSN 0392-0542© Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento 2005

Il contributo del Museo Civico di Storia Naturale di Verona allo sviluppo dellabiospeleologia

Leonardo LATELLA

Museo Civico di Storia Naturale di Verona, Lungadige Porta Vittoria 9, I-37129 VeronaE-mail: [email protected]

RIASSUNTO - Il contributo del Museo Civico di Storia Naturale di Verona allo sviluppo della biospeleologia - Leorigini del Museo Civico di Storia Naturale di Verona risalgono alla metà del XVI secolo. Un gran numero di natura-listi veronesi contribuirono in quegli anni alla raccolta di reperti e agli studi di campo. L’interesse per gli ambientisotterranei e per la fauna che li popola nacque invece nella prima metà del diciottesimo secolo e si affermò nel secolosuccessivo. Il Museo di Verona entrò con decisione nell’ambito della biospeleologia, allora giovane scienza, negli anniTrenta dello scorso secolo, grazie all’incontro di tre giovani naturalisti che avrebbero poi segnato profondamentel’evoluzione del Museo. Da allora le ricerche nelle grotte sono proseguite sino a oggi portando il Museo a svolgere unruolo di primo piano nel panorama biospeleologico e speleologico nazionale e internazionale. Nel presente articolosono riportate le tappe che hanno condotto allo sviluppo degli studi sugli ambienti cavernicoli e il contributo apportatoagli stessi dal Museo Civico di Storia Naturale di Verona.

SUMMARY - The contribution of the Museo di Storia Naturale di Verona to the development of biospeleology - Theorigin of the Museo Civico di Storia Naturale di Verona date back to the XVI century. In that period many naturalistsin Verona were involved in collecting and studying animals and plants. The interest in the subterranean environmentsand their inhabiting fauna, begun in the first half of XVIII century and spread out in the following century. Biospeleologystudies were implemented in the thirty’s of last century thanks to three young naturalists that also deeply influenced thedevelopment of the Museum of Verona. Since then researches in caves have been carried out without interruption,reaching this Museum an important role in biospeleological studies at national and international level. The steps thatallowed the development of the research on subterranean environments and the role of the Museum of Natural Historyof Verona in it, are here reported and discussed.

Parole chiave: Biospeleologia, storia, Museo di Storia Naturale, Verona, ItaliaKey words: Biospeleology, history, Natural History Museum, Verona, Italy

1. GLI ANTENATI

La storia delle ricerche naturalistiche a Verona haradici antiche. Già nella prima metà del XVI secolo,Francesco Calzolari (1522-1609), farmacista verone-se, organizzava le collezioni che avrebbero dato vitaad uno dei primi Musei di Storia Naturale del mondo.Parte di queste raccolte sono tuttora conservate pressoil Museo di Storia Naturale di Verona (Ruffo & Curi2005).

A lui seguirono poi molti altri appassionati natura-listi che, con i loro scritti e le loro collezioni, ci hannolasciato una testimonianza inestimabile della diversitàanimale e vegetale di allora, utile a noi oggi per valu-tarne l’evoluzione nel tempo.

Fu però solo nel XIX secolo che la curiosità per lecose della natura si estese alle numerose cavità nei din-

torni di Verona. Il ritardo con cui cominciarono le ri-cerche negli ambienti sotterranei è da imputare al fat-to che, fino ad allora, l’attenzione dei naturalisti erastata incentrata prevalentemente sui fossili, sui grandivertebrati, sulle piante e talvolta sugli insetti parassiti.

Le prime segnalazioni faunistiche riguardanti legrotte della provincia di Verona risalgono al 1845 evennero effettuate dal bellunese Tommaso AntonioCatullo (1762-1869), allora professore di Geologiapresso l’Università di Padova. Durante una delle nu-merose visite compiute alla ricerca di resti paleonto-logici nelle cavità del Veneto, lo studioso riporta infat-ti per la “spelonca di Veja” (Monti Lessini Veronesi)la presenza di “nottoli (Vespertilio serotinus, V. auritus),i quali aleggiano là dentro durante il giorno nella sta-gione estiva, e si attaccano alle pareti, per vivere assi-derati, nella fredda stagione” (Catullo 1845). Nella

Page 2: Il contributo del Museo Civico di Storia Naturale di …Museo Civico di Storia Naturale di Verona, Lungadige Porta Vittoria 9, I-37129 Verona E-mail: leonardo_latella@comune.verona.it

16 Latella Il Museo di Verona e la biospeleologia

grotta citata da Catullo, che oggi si chiama Grotta Adel Ponte di Veja (117 V/VR), vennero osservati nelcorso degli anni individui appartenenti a ben otto di-verse specie di chirotteri (De Betta 1863; Caoduro etal. 1994). Nessuno degli autori riportò in seguito lapresenza di Eptesicus serotinus (Schreber, 1774) (=Vespertilio serotinus) e di Plecotus auritus (Linné,1758) (= Vespertilio auritus) all’interno della cavità,dove è invece tuttora presente una importante coloniariproduttiva di Myotis myotis (Borkhausen, 1797)(Latella et al. 2001). Pochi anni dopo, è il naturalistaAbramo Massalongo (1824-1860), anche lui in cercadi reperti paleontologici, in particolare di ossa di orsidelle caverne, a riferire della presenza di alcuni“Neoropteri” (probabilmente tricotteri allora inclusi inquesto ordine) nella Grotta delle Donne Selvadeghe(103 V/VR.) nei pressi di Bolca e di alcuni generi dimolluschi polmonati nella Caverna dei Prusten neipressi di Giazza (Massalongo 1851).

2. LE PRIME RICERCHE

Fu proprio la ricchezza di reperti fossili delQuaternario che spinse i primi naturalisti ad avventu-rarsi nelle cavità dei Monti Lessini Veronesi. Fino adallora le osservazioni di animali viventi all’interno dellecavità erano state abbastanza casuali.

Negli stessi anni, non lontano dalla provincia diVerona, altri naturalisti compivano le prime ricerchebiospeleologiche. La descrizione del colevideLeptodirus hohenwarti (Schmidt, 1832), raccolto l’an-no prima nelle grotte di Postumia, accese un certo in-teresse per questo habitat del tutto nuovo e sconosciu-to alla scienza di allora. Nel 1849, lo zoologo daneseJ.C. Schiodte pubblicò i risultati delle ricerche da luicondotte quattro anni prima nelle grotte della Slovenianel volume Specimen Faunae subterraneae. Bidrag tilden underjordiske Fauna; l’austriaco A. Schmidl curò,nel 1854, la pubblicazione del volume Die Grotten undHohlen von Adelsberg, Lueg, Planina und Laas, checontiene importanti contributi speleobotanici di A.Pokorny e faunistici di J.R. Schiner, il quale proposeuna prima classificazione ecologica degli animalicavernicoli (Schmidl 1854). Nel contempo importantiricerche venivano condotte in Francia, Ungheria, Ita-lia settentrionale e in America dove, nel 1842, vennedescritto il primo pesce cavernicolo (De Kay 1842).

Nelle grotte della provincia di Verona, le prime ri-cerche mirate allo studio delle faune furono condotteda Edoardo De Betta (1822-1896) che, naturalista en-tusiasta sebbene laureato in giurisprudenza, nella se-conda metà dell’Ottocento studiò con attenzione imolluschi, gli anfibi e i rettili della provincia di Vero-na. De Betta ricoprì anche la carica di Conservatoredel Museo Naturalistico dell’Accademia di Agricol-tura Arti e Commercio di Verona, le cui collezioni con-fluirono in quelle del Museo Civico di Storia Naturale

nel 1905, e fu l’ultimo sindaco della Verona austriaca(nel 1866). Pubblicò numerosi volumi e articoli dedi-cati alla fauna italiana (Ruffo 1998) e nel 1863 diedealle stampe i Materiali per una fauna veronese in cuiper alcune grotte cita, tra gli altri, anche alcuni pipi-strelli “nel dialetto disegnati e compresi indistintamentesotto il nome di signàpole” come “lo strano Rinolofo(Rhinolophus ferrum-equinum Leach) provveduto sulnaso di un particolare organo olfattivo cartilagineo aforma di ferro di cavallo con aggiunte di creste e lobidi varia forma e grandezza”.

Pochi anni dopo Orseolo Massalongo, ingegneredi professione ed entomologo per passione, riportò lapresenza di “una locusta delle caverne” all’interno dellaGrotta Damati (9 V/VR) sui Monti Lessini. Pur essen-do particolarmente interessato alla fauna cavernicola,Orseolo non partecipò all’esplorazione poiché, spie-gava: “Era sempre mia intenzione di esplorare le variecaverne veronesi per illustrare gli insetti cavernicolidella fauna della nostra provincia, e certo l’avrei fattose la mia malferma salute me lo avesse permesso”;pur non potendo compiere personalmente le ricerchein questi ambienti, però, “non tralasciai ad ogni mododi raccomandare ai miei colleghi ed amici, di inviarmitutto ciò che in fatto di insetti avessero raccolto nellecaverne della provincia” (Massalongo 1895) (Fig 1).

La Grotta Damati era già stata visitata e descrittadal padre di Orseolo, Abramo, nel succitato articolodel 1851, ed è proprio da tale lavoro che trae la descri-zione della cavità definita come “orribile e più perico-losa caverna che io mai vedessi”.

Fig. 1 - Il frontespizio della pubblicazione di O. Massalongo,una delle prime sulla fauna cavernicola veronese.Fig. 1 - The front page of the publication by O. Massalongo,one of the first on the cave fauna from the Verona Province.

Page 3: Il contributo del Museo Civico di Storia Naturale di …Museo Civico di Storia Naturale di Verona, Lungadige Porta Vittoria 9, I-37129 Verona E-mail: leonardo_latella@comune.verona.it

17Studi Trent. Sci. Nat., Acta Biol., 81 (2004): 15-22

La “locusta delle caverne” venne descritta daMassalongo come Dolichopoda palpata (Sulzer, 1776),identificazione spesso attribuita a molti degli ortotteriraccolti in grotte italiane in quegli anni, e riferibileinvece a una delle due specie del genere Troglophilus(T. cavicola e T. neglectus) presenti nella grotta(Avesani et al. in stampa).

3. LA NASCITA DELLA BIOSPELEOLOGIA

L’inizio del XX secolo vide la biospeleologia ac-quistare dignità di scienza autonoma. Fu infatti nel1904 che Armand Viré utilizzò per la prima volta iltermine Biospeleologia, mutuato da quello diSpeleologia coniato da Rivière nel 1892. Viré creò,sotto l’egida del Museo di Storia Naturale di Parigi, ilprimo laboratorio di biospeleologia nelle catacombedella capitale francese (distrutto poi da un’esondazionedella Senna nel 1910), comprendendo l’importanzadella sperimentazione per lo sviluppo di questa nuovadisciplina.

Ma la nascita della moderna scienza biospeleo-logica è sancita nel 1907 con la pubblicazione degliEssai sur le problèmes biospéologique del rumenoEmile Racovitza, il quale, per primo, analizzòschematicamente le caratteristiche fisiche e biologi-che degli ambienti sotterranei e le relazioni ecologi-che tra gli organismi e tali ambienti. Quest’opera inau-gurò, inoltre, la serie di pubblicazioni dal titoloBiospéologica curate in collaborazione con ReneJeannel. Quest’ultimo, tra i molti meriti scientifici,ebbe anche quello di aver tra i primi applicato alla di-stribuzione degli animali cavernicoli i principi di un’al-tra giovane disciplina, la Biogeografia.

Anche in Italia, nei primi decenni del ’900, comin-ciarono i primi studi sulla fauna cavernicola. Nel 1926Giuseppe Muller, conservatore del Museo di StoriaNaturale di Trieste, pubblicò il saggio La fauna dellecaverne all’interno del volume Duemila grotte, curatoda Bertarelli e Boegan. In esso l’autore passava in ras-segna tutta la fauna cavernicola italiana allora cono-sciuta e analizzava i fattori che avevano favorito lacolonizzazione degli ambienti sotterranei.

Ma fu negli anni Trenta che la biospeleologia italia-na prese definitivamente il volo, cominciando a fornireil suo fondamentale apporto allo sviluppo di questi stu-di nel mondo. In quegli anni Boldori pubblicava un la-voro (il primo di una serie) sul popolamento delle grot-te delle Prealpi lombarde, Capra e Conci compivanodiversi studi faunistici nelle grotte Piemontesi e veni-vano pubblicate le prime ricerche su alcuni dei più im-portanti gruppi tassonomici cavernicoli italiani.

Sempre in quegli anni, giunsero al Museo di StoriaNaturale di Verona tre giovani naturalisti (Fig. 2) che,ognuno nel proprio campo di interesse, dovevano la-sciare un’impronta indelebile nel naturalismo verone-se e italiano. Questi erano Francesco Zorzi, appassio-

nato di preistoria, Angelo Pasa, interessato alla geolo-gia e alla paleontologia e Sandro Ruffo, che giunse alMuseo inseguendo il nome di un insetto di colore ros-so (Ruffo 2000). Ognuno di loro proveniva da stradediverse e aveva interessi diversi, ma qualcosa li unì finda subito: la passione per lo studio degli ambienticavernicoli.

Questa sintonia si manifestò immediatamente conuna pubblicazione a firma congiunta, la prima per cia-scuno di essi, in cui venivano riportati i risultati di unaserie di ricerche che avevano condotto all’interno del-la già citata Grotta Damati, durante le quali Ruffo siera accorto dell’importanza degli studi biospleologicie di come “l’esplorazione zoologica dovrebbe essereintegrata con osservazioni termometriche ed idrome-triche per stabilire l’ambiente fisico di ogni grotta”(Zorzi et al. 1934). Nello stesso anno, il diciannovenneSandro Ruffo diede alle stampe un altro lavoro riguar-dante la presenza di una sanguisuga all’interno dellaGrotta A del Ponte di Veja (117 V/VR) (Ruffo 1934) edue anni più tardi pubblicò due lavori sugli anfipodisotterranei del genere Niphargus (Ruffo 1937a, 1937b).

Alle loro esplorazioni nelle grotte veronesi si uni-rono presto anche gli entomologi Franceso Pio Pominie Carlo Recchia. Al primo si deve, tra l’altro, la de-scrizione di alcune specie cavernicole nuove per lascienza (Duvalius baldensis, Orotechus juccii), men-tre il secondo si occupò per anni dell’incremento e dellacura delle collezioni del Museo. I primi risultati diqueste ricerche furono riassunti e analizzati da Ruffo(1938) nello Studio sulla fauna cavernicola della re-gione veronese. Il materiale raccolto fu inviato a di-versi specialisti italiani, mettendo così in contatto glientomologi che allora collaboravano con il Museo diVerona con alcuni degli zoologi che avrebbero poi fat-to la storia della faunistica e della biospeleologia ita-liana. Tra questi possiamo ricordare A. Arcangeli, F.Capra, G.M.Ghidini, E. Gridelli, G.P. Moretti e G.Muller. Nel breve testo di Ruffo, un paragrafo è dedi-cato alle cavità esplorate e ai relativi dati catastali,bibliografia e elenco faunistico; nel paragrafo succes-sivo viene riportato un elenco sistematico della faunaraccolta, seguito da un breve commento per ciascunaspecie; i paragrafi finali sono dedicati invece a com-menti ecologici e biogeografici sul popolamento. Que-sto schema di analisi dei dati, innovativo in tempi incui venivano riportati solitamente degli elenchi unicicon dati riguardanti le grotte e la fauna e pochi com-menti a seguire, è stato seguito dalla scuola biospeleo-logica italiana fino ad oggi.

Poi vennero gli anni bui della seconda guerra mon-diale e il terzetto fu separato: Ruffo si trovò sul fronteoccidentale, prima, e prigioniero dei tedeschi in Polo-nia e Germania, poi; Pasa, che era entrato nella resi-stenza, fu costretto a trovare riparo in Svizzera; Zorzi,anche lui segretamente arruolato nelle file della resi-stenza, svolse il servizio militare nella Croce Rossa.

Al termine del conflitto si trovarono però nuova-

Page 4: Il contributo del Museo Civico di Storia Naturale di …Museo Civico di Storia Naturale di Verona, Lungadige Porta Vittoria 9, I-37129 Verona E-mail: leonardo_latella@comune.verona.it

18 Latella Il Museo di Verona e la biospeleologia

mente uniti: Zorzi alla direzione e Pasa e Ruffo rispet-tivamente Conservatori per la Geologia-Paleontologiae per la Zoologia, impegnati a ricostruire il Museo,gravemente danneggiato dalla guerra, a ricomporne lecollezioni e a rilanciarne il ruolo di ente di ricerca.

La passione per lo studio delle grotte portò in que-gli anni Pasa e Ruffo a estendere le ricerche al di fuoridel territorio veronese. Cominciava così una lunga se-rie di ricerche in Puglia. La scelta della regione pugliesefu influenzata dalla richiesta fatta a Ruffo da UmbertoD’Ancona, allora docente all’Università di Padova, dicollaborare allo studio sulle faune a distribuzionetransadriatica. Fu per questo motivo che dal 1948 al1950 vennero effettuate cinque campagne di ricercain quella regione. Nel programma era previsto lo stu-dio di vari gruppi di invertebrati, ma Ruffo volle inse-rire nelle ricerche anche le faune ipogee, intuendo chequeste “con i loro frequenti relitti di antiche faunescomparse nel mondo epigeo, potessero dare nuovaluce all’origine della fauna pugliese”. I risultati delleindagini biospeleologiche nelle grotte pugliesi venne-ro pubblicati dall’istituto di Studi Adriatici di Venezia(Ruffo 1955). Questo lavoro è tuttora molto noto nonsolo perché è uno dei primi sulla fauna cavernicolaitaliana e il primo per la regione pugliese, ma ancheperché in esso si propone una nuova “classificazioneecologica dei cavernicoli”.

Sin dai primordi della biospeleologia è risultatoevidente che il grado di dipendenza degli organismidagli ambienti sotterranei varia molto a seconda dellespecie o delle popolazioni considerate. Per questo

motivo si è sentita sin dall’inizio la necessità di identi-ficare delle categorie ecologiche che consentissero unaschematizzazione dell’eterogeneo popolamento dellegrotte. Una prima classificazione in “animali dell’om-bra”, “animali crepuscolari ”, “animali delle regionioscure” e “animali delle regioni oscure a concrezionistalagmitiche” fu proposta da Schiodte nel 1849 sullabase della penetrazione della luce all’interno delle ca-vità. Pochi anni dopo, Schiner (in Shmidl 1854) pro-pose una nuova classificazione, perfezionata poi daRacovitza (1907) e Jeannel (1926), basata sulla biolo-gia degli animali studiati che distinse in “ospiti occa-sionali”, “troglofili” e “troglobi”. Tale classificazionefu poi ancora modificata da Pavan (1944), che si basa-va sul concetto di “elettività” per l’ambiente caverni-colo, e da Leruth (1939) che prese in considerazionela “specializzazione” per la vita in tale ambiente. Mafu Ruffo che, nel succitato lavoro del 1955, schema-tizzò le categorie precedenti e introdusse le due gran-di categorie di “eucavernicoli” e “subcavernicoli” aloro volta suddivise in altre categorie più specifiche.Questa classificazione ecologica da allora venne se-guita dalla scuola italiana ed europea, praticamentesenza modifiche sostanziali, ma fu poco conosciutadagli autori anglosassoni che negli anni proposero al-tre classificazioni similari. Recentemente, in un con-testo internazionale, si è però convenuto che la classi-ficazione di Ruffo è tuttora quella che meglio rendeconto dei complessi rapporti tra gli organismi viventie le grotte (Sket 2004).

Negli anni del dopoguerra la partecipazione del

Fig. 2 - Zorzi, Ruffo e Pasa di fronte all’ingresso della Grotta Damati nel 1933 (foto: archivio Museo Civico di Storia Naturaledi Verona).Fig. 2 - Zorzi, Ruffo and Pasa at the entrance of the Damati cave in 1933 (photo: archive of the Museo Civico di StoriaNaturale di Verona).

Page 5: Il contributo del Museo Civico di Storia Naturale di …Museo Civico di Storia Naturale di Verona, Lungadige Porta Vittoria 9, I-37129 Verona E-mail: leonardo_latella@comune.verona.it

19Studi Trent. Sci. Nat., Acta Biol., 81 (2004): 15-22

Museo all’attività di ricerca speleologica diventò sem-pre più evidente, non solo per quanto riguardava glistudi biologici ma anche quelli geologici ed esplorati-vi. Questo entusiasmo era testimoniato anche dallafondazione, presso il Museo, del Gruppo Speleologico“A. Massalongo” (Fig. 3), di cui Pasa e Ruffo furonopromotori e organizzatori. Nel 1950, sempre presso ilMuseo, venne fondata la Società Speleologica Italia-na, e sempre in Museo si sarebbero tenute poi le cele-brazioni per il 25° ed il 50° anniversario (Latella &Zorzin 2002). Negli stessi anni vennero organizzatealcune importanti esplorazioni nelle grotte del Veneto,tra le quali ricordiamo quelle al Buso della Rana (40V/VI), che avrebbe portato gli esploratori, tra cui i solitiPasa e Ruffo e altri collaboratori dell’Istituzione mu-seale veronese, alla scoperta di circa cinque chilome-tri di sviluppo che lasciavano intuire le potenzialità diquella che attualmente è la più lunga grotta italianacon un solo ingresso (circa 27 km di sviluppo) (Alle-granzi et al. 1960).

Nel 1953 Ruffo, con numerosi altri italiani, tra cuii biospeleologi Marcello Cerruti, Cesare Conci, Pie-tro Parenzan, Saverio Patrizi, Mario Pavan e Nino San-filippo, partecipò a Parigi al primo Congresso Interna-zionale di Speleologia (Fig. 4). In tale occasione Au-guste Vandel, allora direttore del Laboratorio sotterra-neo di Moulis (Francia) e co-organizzatore del con-gresso, gli chiese, inaspettatamente, di aprire i lavoridel congresso con la sua relazione sulla distribuzionegeografica degli anfipodi cavernicoli europei e del-l’area mediterranea.

Nella pianificazione dell’attività del Museo di que-gli anni, accanto all’aspetto più strettamente scientifi-co delle ricerche, grande importanza venne data giàallora alla divulgazione dei risultati ottenuti e alla for-mazione. È infatti dell’immediato dopoguerra la fon-dazione della Società Naturalisti Veronesi presso ilMuseo, e la partecipazione di Ruffo alla realizzazionedella prima edizione del volume sulla fauna d’Italiadel Touring Club Italiano, in cui curò tra l’altro il ca-pitolo su La vita degli animali sotterranei.

Nel 1964 Ruffo assunse la direzione del Museo, cheandava caratterizzandosi sempre più come centro di ri-cerca nazionale e internazionale. Negli anni della suadirigenza vennero organizzate le prime ricerche appen-niniche, continuarono le ricerche nelle grotte della Pu-glia e della regione veronese, e al Museo cominciaronoad affluire biospeleologi italiani e stranieri per studiarele collezioni e per pianificare le ricerche. Gli anni Ses-santa e Settanta dello scorso secolo furono infatti carat-terizzati da un’intensa attività di ricerca e molti furonogli zoologi che in quegli anni frequentarono il Museoper motivi di studio, mentre diversi speleologi si impe-gnavano nella sporadica raccolta di animali cavernicoliche venivano poi portati in Museo per l’identificazione(Caoduro et al. 1994), dando così origine a una tradi-zione di interscambio tra speleologi “esplorativi” ebiospeleologi ancora viva nel veronese.

Nel 1976 il Museo divenne una delle due sedi doveviene depositato e aggiornato il catasto speleologicodel Veronese, strumento fondamentale per le ricerchescientifiche ed esplorative.

Fig. 3 - La tessera del Gruppo Speleologico “A. Massalongo”.Fig. 3 - The card of the speleological group “A. Massalongo”.

Page 6: Il contributo del Museo Civico di Storia Naturale di …Museo Civico di Storia Naturale di Verona, Lungadige Porta Vittoria 9, I-37129 Verona E-mail: leonardo_latella@comune.verona.it

20 Latella Il Museo di Verona e la biospeleologia

La necessità di raccogliere e confrontare i risultatidelle ricerche svolte fino ad allora nelle grotte del no-stro paese spinse Sandro Ruffo, Giuseppe Osella, al-lora conservatore della zoologia, e diversi collabora-tori del Museo, a organizzare, nel 1978, il XXII Con-gresso Nazionale della Società Italiana di Biogeografiadedicato alla “Biogeografia delle Caverne Italiane”.Questo evento rappresenta tuttora una delle pietre mi-liari lungo la strada percorsa dalla biospleologia ita-liana. In tale occasione, infatti, venne fatto il puntosulle conoscenze di molti gruppi animali che popola-no le grotte italiane, e i contributi, raccolti poi nel VIIvolume dei Lavori della Società Italiana di Biogeogra-fia, rappresentano ancora oggi il punto di partenza permolti studi faunistici e biogeografici.

Nel frattempo l’attività degli zoologi del Museocontinuava con la descrizione di numerosi taxacavernicoli nuovi per la scienza, con lo studio siste-matico delle grotte della Lessinia e del Baldo, intra-preso da Gianfranco Caoduro, giovane collaboratoredel Museo, allo scopo di estendere e aggiornare il la-voro di Ruffo del 1938, e con le ricerche sulle acquesotterranee condotte da Beatrice Sambugar. Le sco-perte di alcuni generi nuovi come Lessinodytes VignaTaglianti, 1982, Osellasoma Mauriès, 1984 o interes-santi specie troglobie come Troglohyphantes exulThaler, 1987 e Troglocyphoniscus osellai Caruso, 2001sono tra i risultati più evidenti dell’intensa attività dicampo svolta in quegli anni da collaboratori e perso-nale del Museo. Nel 1990 il Museo di Storia Naturaledi Verona patrocinò l’istituzione del Laboratorio di Bio-logia Sotterranea, diretto da Caoduro e cogestito dalGruppo Attività Speleologica di Verona.

Negli anni ’90 il Museo iniziava ad allargare la sua

attività speleologica all’estero. Nel 1991 Mauro Dac-cordi, allora conservatore zoologo, e Roberto Zorzin,conservatore geologo, organizzarono una spedizionenelle grotte delle Filippine. Nel corso di questa spedi-zione vennero raccolte diverse specie cavernicole tracui la Bogidiella daccordii Ruffo, 1994 (oggi Indo-gidiella daccordii). Numerose altre spedizioni nelleFilippine vennero coordinate in quegli anni da GuidoRossi, collaboratore della Sezione di Geologia, a cuisi deve la scoperta di diverse specie cavernicole diquelle isole. Ad una di queste spedizioni (nel 1994)prese parte Nicola Tomelleri, collaboratore della Se-zione di Zoologia, le cui raccolte avrebbero consenti-to la descrizione di altre nuove specie cavernicole.

Il 1992 fu l’anno in cui Zorzin e alcuni gruppispeleologici, veronesi e non, organizzarono la primaspedizione in Cina. A questa seguirono altre otto spe-dizioni nel paese dei draghi. Dal 2000, con la parteci-pazione di Leonardo Latella, attuale conservatore dizoologia, e diversi altri collaboratori (FabrizioAbrescia, Daniele Avesani ed Enrico Mezzanotte), lasezione di Zoologia del Museo partecipa attivamentealle ricerche nelle aree carsiche della Cina. Grazie aqueste spedizioni, organizzate in collaborazione conla Guizhou Normal University, sono state esplorate piùdi cento nuove cavità e scoperte più di quindici nuovespecie, che hanno consentito di cominciare a compren-dere la storia del popolamento di questa interessantearea geografica (Latella 2004) (Fig. 5).

Altre spedizioni all’estero, come ad esempio inTurchia, Egitto, Messico, Ecuador sono state organiz-zate o hanno visto la partecipazione di personale ecollaboratori del Museo.

La fine degli anni ’90 ha visto un nuovo incremen-to dell’attività speleologico-scientifica del Museo; gra-zie soprattutto a una nuova comunione di interessi dellesezioni di Geologia-Paleontologia e Zoologia, nume-rose ricerche naturalistiche nelle cavità di tutta Italia eall’estero sono state portate a termine e molti progettidi cooperazione sono stati stilati con diversi altri entidi ricerca nazionali ed esteri. I risultati di molte diqueste ricerche sono stati presentati al XVI Congres-so Internazionale di Biospeleologia organizzato pro-prio a Verona dal Museo di Storia Naturale. La prose-cuzione delle ricerche ha portato ultimamente a nuoveinteressanti scoperte tra cui il rinvenimento di unapopolazione di Lessinodytes all’interno della GrottaC del Ponte di Veja, a conferma del fatto che anche legrotte più conosciute e studiate possono riservare in-teressanti sorprese, e alla scoperta del polichetenerillide prequaternario Troglochaetus veranecki in unagrotta nei pressi di Bolca (Sambugar 2005).

Scorrendo le tappe fondamentali dell’evoluzionedella biospeleologia, mi è apparso sempre più eviden-te il contributo fondamentale che i musei di storia na-turale hanno apportato allo sviluppo di questa scien-za. Per citarne solo alcuni: il Museo di Storia Naturaledi Parigi, presso il quale fu creato il primo laboratorio

Fig. 4 - Cerruti, Ruffo e Patrizi in visita alla Grotta Lascauxdurante il Primo Congresso Internazionale di Speleologia(foto: archivio Museo Civico di Storia Naturale di Verona).Fig. 4 - Cerruti, Ruffo and Patrizi near the Lascaux caveduring the first international congress of speleology (photo:archive of the Museo Civico di Storia Naturale di Verona).

Page 7: Il contributo del Museo Civico di Storia Naturale di …Museo Civico di Storia Naturale di Verona, Lungadige Porta Vittoria 9, I-37129 Verona E-mail: leonardo_latella@comune.verona.it

21Studi Trent. Sci. Nat., Acta Biol., 81 (2004): 15-22

di biospeleologia e che ha curato la pubblicazione diBiospeologica, il Peabody Museum di Boston, dovelavorava Packard che nel 1888 pubblicò la FaunaCavernicola del Nord America, il Museo di Madrid,presso il quale lavorano diversi biospeleologi e, perl’Italia, il Museo di Trieste dove fu conservatore G.Muller, e quelli di Genova e Firenze alle cui scuole sisono formate generazioni di zoologi e bospeleologi.Questo non deve però stupire. Rientrano infatti neicompiti di un Museo di Storia Naturale il monitoraggiodel territorio e il coordinamento delle ricerche che sudi esso si svolgono. In più, essi hanno una caratteristi-ca fondamentale che li porta a poter svolgere questoruolo: la multidisciplinarità. Questa consente di po-tersi avvalere, nella pianificazione e nello svolgimen-to delle ricerche, di specialisti in tutte le branche dellaStoria Naturale, dal geologo al preistorico passandoper i botanici e gli zoologi.

Il Museo di Verona è sempre stato attento alletematiche riguardanti le ricerche negli ambienti sot-

terranei, non solo nello svolgimento delle ricerche sulcampo ma anche nella divulgazione scientifica dellestesse. Nella serie editoriale del Museo sono state de-dicate diverse monografie agli studi sulle faune sot-terranee, sono stati pubblicati più di cento lavori dibiospeleologia, altrettante nuove specie sotterraneesono state descritte dai biospeleologi veronesi e unnumero ancor più elevato ne è stato scoperto graziealle loro ricerche.

Dagli anni Trenta ad oggi il Museo di Verona haininterrottamente svolto un ruolo di primo piano neglistudi speleologici, soprattutto biospeleologici, graziealla passione iniziale di tre giovani naturalisti ed allaloro amicizia.

BIBLIOGRAFIA

Allegranzi A., Bartolomei G., Broglio A., Pasa A., RigobelloA. & Ruffo S., 1960. Il Buso della Rana (40 V-VI). Ras-segna Speleol. Ital., 12, 3: 99-164.

Avesani D., Latella L. & Rampini M., (2005) - La GrottaDamati a Badia Calavena: 150 anni di storia, esplorazio-ni e ricerche. Quaderno Culturale-La Lessinia ieri oggie domani, 28 (in stampa).

Caoduro G., Osella G. & Ruffo S., 1994 - La faunacavernicola della regione veronese. Memorie del MuseoCivico di Storia Naturale di Verona (II serie), sezioneScienze della Vita (A: Biologica), 11: 1-144.

Catullo T.A., 1845 - Sulle caverne delle provincie venete.Atti dell’I. R. Veneto Istituto.

De Betta E., 1863 - Materiali per una fauna veronese. Mem.Accad. Verona, 42: 93-234.

De Kay E.J., 1842 - Zoology of New York American Journalof Science, 45: 397-399.

Jeannel R., 1926 - Faune cavernicole de la France. Lecheva-lier, Paris: 334 pp.

Latella L., 2004 - Natural History and biodiversity in tropicaland subtropical China caves. XVII International Sym-posium on Biospeleology, Raipur, India 25-30 November,2004. Abstracts: 26.

Latella L. & Zorzin R., 2002 - Il Museo di Storia Naturaledi Verona e la speleologia: breve storia di un lungo soda-lizio. Istituto Italiano di Speleologia. Memoria, 13: 39-42.

Latella L., Abrescia F. & Fiorentini R., 2001 - Ricerche suichirotteri della provincia di Verona. Quaderno Cultura-le-La Lessinia ieri oggi e domani, 24: 49-56.

Leruth R, 1939 - La biologie du domaine souterrain et lafaune cavernicole de la Belgique. Mem. Mus. R. d’Hist.Nat. Belgique, 87: 1-506.

Massalongo A., 1851 - Osteologia degli orsi fossili del Ve-ronese, con un saggio sopra le principali caverne delDistretto di Tregnago. Atti dell’ I. R. Istituto Geologicodi Vienna, 4:1-58

Massalongo O., 1895 - Nota sopra una locusta delle caver-ne. Memorie della Accademia di Agr. Sc. Lett. Arti eComm. di Verona, serie III, 71: 5-13.

Fig. 5 - Il fiume sotterraneo di Luo Sai Dong, un importantecomplesso sotterraneo esplorato durante le spedizioni in Cinaorganizzate dal Museo di Verona (foto: S. Meggiorini).Fig. 5 - The subterranean river Luo Sai Dong, an importantChinese cave system explored by the staff of the VeronaMuseum (photo: S. Meggiorini).

Page 8: Il contributo del Museo Civico di Storia Naturale di …Museo Civico di Storia Naturale di Verona, Lungadige Porta Vittoria 9, I-37129 Verona E-mail: leonardo_latella@comune.verona.it

22 Latella Il Museo di Verona e la biospeleologia

Muller G., 1926 - La fauna delle caverne. In: Boegan E. &Bertarelli L.V. (a cura di), Duemila Grotte. Touring ClubItaliano, Milano: 47-74.

Pavan M., 1944 - Considerazioni sui concetti di troglobio,troglofilo e troglosseno. Le Grotte d’Italia, 5: 35-41.

Racovitza E.G., 1907 - Essai sur le problèmes biospéo-logiques. Arch. Zool. Exp., 6: 371-448.

Ruffo S., 1934 - L’Herpobdella atomaria v. meyeri Bl. dellaGrotta di Veja. Atti Acc. Verona, 12: 85-87.

Ruffo S. 1937a - Studi sui Crostacei Anfipodi IV. Su alcunespecie italiane del genere Niphargus. Boll. Ist. Entomol.R. Univ. Bologna, 9: 153-183.

Ruffo S., 1937b - Studi sui Crostacei Anfipodi VI. Un nuo-vo Niphargus del Veneto. Boll. Ist. Entom. R. Univ. Bo-logna, 10: 24-30.

Ruffo S., 1938 - Studio sulla fauna cavernicola della regio-ne veronese. Boll. Ist. Entom. R. Univ. Bologna, 10: 70-116.

Ruffo S., 1955 - Le attuali conoscenze sulla fauna cavernicolapugliese. Mem. Biogeogr. Adriatica, 3: 1-143.

Ruffo S., 1998 - Botanici e zoologi dell’Ottocento verone-se. In: Battaglia B., Daniele G.A. & Minelli A. (a cura

di), Le Scienze Biologiche nel Veneto dell’ottocento. Isti-tuto veneto di scienze lettere ed arti, Venezia: 157-180.

Ruffo S., 2000 - Il mio Museo di Storia naturale. In: Nelgiardino di Darwin. Il Museo di Storia naturale di Vero-na nelle fotografie di Enzo e Raffaello Bassotto. Electa,Milano: 23-28.

Ruffo S. & Curi E., 2005 - Il Museo civico di storia naturaledi Verona dal 1862 ad oggi. Marsilio, Venezia: 171 pp.

Sambugar B., 2005 - La presenza di Troglochaetus beraneckiDelachaux (Polychaeta, Nerillidae) in due grotte italia-ne. Studi Trent. Sci. Nat., Acta Biol., 81 (2004):........

Schmidl A., 1854 - Die grotten und Hohlen von Adelsber,Lueg, Planina und Loos. Braunmuller, Wien: 316 pp.

Schiodte J.C., 1849 - Specimen Faunae subterraneae. Bidragtil den underjordiske Fauna.

Sket B., 2004 - Can we agree in an ecological classificationof subterranean animals? XVII International Symposiumon Biospeleology, Raipur, India 25-30 November, 2004.Book of abstracts: 30.

Zorzi F., Pasa A. & Ruffo S., 1934 - La Grotta dei Damati ela Grotta del Falasco nel Veronese. Le Grotte d’Italia, 8:12-18.