Il concetto di informazione - Dipartimento di Fisica e ... · Master in Comunicazione delle scienze...
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Il concetto di informazione
Paolo Vidali
Padova 20 marzo 2015
Master in Comunicazione delle scienze
Mediamorfosi
Realtà e linguaggio
Dall’idea comune di informazione…
…alla definizione scientifica e alle sue
implicazioni filosofiche
Il cambiamento che questo approccio
induce nella nostra idea di realtà e di
comunicazione
SO
MM
AR
IO
Paolo Vidali 2015 -2
Sommario
La svolta linguistica del ‘900
L’essere che può essere compreso
è linguaggio. (Gadamer)
Paolo Vidali 2015 -3
Medium e messaggio
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Come (ci) cambia la comunicazione
Le quattro rivoluzioni la rivoluzione chirografica: dalla cultura orale alla
nascita della scrittura
(scrittura IV millennio)
la rivoluzione tipografica: dalla scrittura alla stampa
(stampa XV sec.)
la rivoluzione audiovisiva: dalla stampa ai mass media : telegrafo, radio, cinema,televisione
La rivoluzione digitale: dai mass media alla convergenza digitale
Le mediamorfosi
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cultura orale
cultura scritta
cultura audiovisiva
senso
orecchio
occhio
occhio e orecchio
oggetto
parola
testo
simulacro iperreale
comunicazione
paratattica
ridondante
agonistica
sintattica
complessa
stabilmente
trasmissibile
paratattica
totalizzante
stabilmente
disponibile
tipo di cultura
conservatrice
enfatica
selettiva
concreta
astrazione
concetto
problema – soluzione
enciclopedia
stereotipi
personaggio
evento
generalista
soggetto
gruppo
eroe
io
massa
opinione pubblica
io plurale
sapere
mito
religione
racconto
filosofia
logica
scienza
storia
pubblicità
retorica
notizia
base di dati
memoria
narrativa
collettiva
individuale
interna
mediata
esterna
tempo
circolare
lineare
a cono di luce
Paolo Vidali 2015-7
La mediamorfosi digitale
Dall’analogico al digitale
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I nuovi media digitali
Cosa caratterizza i media digitali?
digitalizzazione del segnale
manipolazione informatica del segno
personalizzazione del messaggio
… quello digitale è un medium completamente
nuovo, che integra i precedenti media ma anche
li trasforma…
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Il nuovo oggetto digitale
La Rete non è solo l’evoluzione dei media elettrici, perché implica
la modificabilità illimitata del dato
la duplicazione ontologica del dato
la costruzione del metadato
le relazione uno-uno e uno-molti
la natura interattiva
la struttura a rete
la navigazione ipertestuale e ipermediale
la pervasività
Il costo irrisorio della pubblicazione sul web
la convergenza
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I nuovi media digitali
La comprensione di come muta il nostro modo di
pensare nei media digitali dipende in modo decisivo da
come siamo già mutati attraverso la dominazione dei
mass media classici
In ogni cambio di medium il precedente non svanisce,
ma si assorbe, si piega e diventa parte del successivo.
I media digitali, attraverso la convergenza del
computer, sono per la prima volta in grado di inglobare
nella stessa tecnologia tutti i media che la storia umana
ha utilizzato.
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La realtà e il linguaggio
Cosa accadrebbe se la realtà fosse linguaggio?
Potremmo:
trasferire oggetti duplicandoli
costruire realtà immaginarie, mai sperimentate prima
contaminare e ricombinare la realtà, generandone di nuova
vivere il passato, o il futuro come fosse presente
Non è quello che avviene già?
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La realtà e il linguaggio
Il cinema, la televisione, i media sono già realtà
trattata come linguaggio.
In più vi è la convergenza digitale, cioè la
possibilità di mediare nello stesso strumento, il
computer, tutta la varietà dei linguaggi (letterali,
visuali, sonori…).
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Ontologia digitale
Questa svolta si è già realizzata nei media digitali: la realtà ha realizzato la teoria.
Se il reale sussiste nella forma del suo segno digitale…
diventa trasformabile
non si consuma
è duplicabile senza costi apparenti
è ricomponibile come il linguaggio
inventa mondi e costruisce esperienze
integra logos e pathos
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I nuovi media digitali
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Nuove categorie per la
mediamorfosi digitale
Di fronte a una realtà che parte dal
linguaggio anziché dalle cose:
-possiamo parlare del mondo come
fosse fisicamente concepito (materia,
energia, atomi, molecole…)?
-Possiamo parlare di un mondo dato che
raccontiamo con il linguaggio?
Una proposta:
il concetto di informazione
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L’idea comune di informazione
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Qualche domanda sul comunicare
Avere più notizie ci permette di sapere
di più?
Avere più dati migliora la
comunicazione?
Sappiamo riconoscere i messaggi che
ci raggiungono?
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Abbiamo più informazioni?
Avere più informazioni significa sapere di piu’?
Cosa è accaduto di “importante” nel 2013?
11 febbraio - Papa Benedetto XVI annuncia le sue dimissioni dall'incarico di pontefice. Il13 marzo viene eletto Papa il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, il quale assume il nome di Francesco.
20 aprile - Giorgio Napolitano viene rieletto Presidente della Repubblica Italiana, divenendo il primo presidente nella storia della Repubblica ad ottenere un secondo mandato.
25 maggio - A Palermo viene proclamato beato don Pino Puglisi. È il primo caso di martire ucciso dalla mafia.
29 dicembre - Il pilota tedesco Michael Schumacher durante una discesa con gli sci, sulle nevi della località francese di Méribel, cade, batte violentemente la testa contro una roccia ed entra in coma.
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Avere più dati significa avere più informazione?
Questo test si chiama “Megalab Truth Test” ed è stato realizzato in Gran Bretagna da Richard Wiseman, ricercatore all’università di Hertfordshire. Ha coinvolto 40.000 persone
(Wiseman R., The megalab truth test, in Nature, vol. 373, pag. 39, febbraio 1995)
Wiseman ha intervistato per due volte un noto commentatore politico inglese (sir Robin Day) chiedendogli sempre le stesse cose. In un'intervista, però, sir Robin ha detto sempre la verità, nell’altra solo bugie. Al pubblico di tre mezzi di comunicazione (quotidiano, radio, TV) è stato chiesto di valutare quale delle due interviste fosse quella vera.
Il test di Wiseman
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Il test di Wiseman
INTERVISTA 2
•Allora, sir Robin, qual è il suo film preferito?
•Ah... (pausa) beh, “A qualcuno piace caldo”.
•E perché le piace?
•Oh, perché ogni volta che lo rivedo diventa
sempre più divertente. Ci sono moltissimi
spezzoni che adoro. E mi piacciono sempre di
più ogni volta che li rivedo.
•Quali sono i suoi personaggi preferiti?
•Ehm, Tony Curtis, credo. E’ così carino...
(breve pausa) è spiritoso, imita così bene
Cary Grant ed è molto divertente il modo in
cui cerca di resistere alla seduzione di
Marilyn Monroe.
•Bene. E quando lo ha visto per la prima volta?
•Appena uscì nelle sale, credo. Ma non
ricordo quando fu.
INTERVISTA 1
Allora, sir Robin, qual è il suo film preferito?
“Via col Vento”
E perché?
Beh, è... è un... è un classico. Grandi
personaggi: una grande star del cinema,
Clark Gable, e una grande attrice, Vivien
Leigh. Molto commovente.
E qual è il suo personaggio preferito nel film?
Oh Gable
E quante volte l’ha visto?
Uhm… (pausa) Più di sei
Quando fu la prima volta che lo vide?
Appena uscì nelle sale. Penso fosse il 1939.
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Il test di Wiseman
I radioascoltatori nel 73 % dei casi hanno scoperto l’intervista falsa,
i lettori al 64 % hanno scoperto l’intervista falsa,
il pubblico televisivo nel 52 % dei casi “Eppure il pubblico televisivo aveva molti più dati a disposizione (voce, gesto, postura corporea, occhi…)Gli spettatori televisivi hanno affidato il loro giudizio al linguaggio corporeo mentre gli ascoltatori della trasmissione radio sono stati costretti a seguire con grande attenzione le parole di sir Robin Day e il modo in cui le pronunciava. L’eccesso di “informazioni” peggiora l’elaborazione dei dati disponibili.
L’intervista vera è la seconda.
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L’idea comune di informazione
L’informazione è…
sinonimo di messaggio, dato, notizia, racconto, istruzione, sequenza, configurazione….
Lo sviluppo dell’informatica, dei media, dei processi comunicativi in generale ha potenziato e complicato questa nozione, facendo credere che un dato elaborato informaticamente sia per ciò stesso “informazione”.
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Abbiamo più dati che messaggi
Sappiamo riconoscere i messaggi che ci
raggiungono?
“Quanta” informazione si produce?
Quante informazioni vengono prodotte ogni anno?
Un exabyte è 1018 byte, cioè un miliardo di miliardi di byte.
Un exabyte equivale a un milione di volte la Biblioteca del Congresso di Washington.
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“Quanta” informazione si produce?
Nel 2003 una ricerca condotta dalla School of
Information Management di Berkeley ha calcolato che
fino ad ora l’umanità aveva prodotto tra i 3 e i 6
exabyte di informazioni.
Nel 2011 uno studio pubblicato su Science affermava
che al mondo sono archiviati 295 exabyte di
informazione (Hilbert, López 2011). Altre ricerche
portano oramai il limite dell’informazione creata e
duplicata a 1800 exabyte, cioè 1,8 zettabyte
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"L'informazione da acido nucleico a acido nucleico e da acido
nucleico a proteina è possibile, ma il trasferimento di informazione
da proteina a proteina e da proteina ad acido nucleico è
impossibile. Informazione significa qui la precisa determinazione
della sequenza sia delle basi nell'acido nucleico che dei residui
dell'acido nucleico nella proteina" (Maynard Smith 2000C, 214;
vedi anche la esposizione successiva di Watson in Watson 1970,
296-297)
Francis Crick nel 1957, ad un Simposio
della "Society for Experimental Biology",
espresse nella sua relazione quello che
poi verrà chiamato il "dogma centrale"
della biologia molecolare:
Informazione biologica
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Non nasce qui l'uso del termine informazione in biologia, ma qui nasce la definizione del problema relativo a come attraverso l'acido nucleico si trasferisca informazione genetica da cellula a cellula e da organismo a organismo. Secondo Maynard Smith, della School of Biological Science dell'Università del Sussex l'informazione "è l'idea centrale della biologia contemporanea". Analogamente al linguaggio, ad esempio espresso nel codice morse, anche il processo di produzione di una proteina può essere visto come una trasmissione di informazione: Lo schema proposto da Maynard Smith:
Informazione biologica
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Molti biologi sostengono •che il DNA contiene informazione programmata dalla selezione naturale; •che questa informazione codifica la sequenza di aminoacidi delle proteine; •che il DNA e le proteine trasportano le istruzioni, o il programma, per lo sviluppo dell'organismo, •che la selezione naturale degli organismi altera l'informazione nel genoma •che, infine, l'informazione genomica è "significativa" perché genera un organismo capace di sopravvivere in un ambiente.
Informazione biologica
“Il nucleo di una cellula vivente è un magazzino e un trasmettitore di informazioni” G. Gamow, Information Transfer in the Living Cell, in “Scientific American “193, 10, pp. 138-145
L’informazione, in biologia, viaggia!
Paolo Vidali 2015 -29
L’informazione in fisica
L'aumento di entropia si accompagna ad una perdita di informazione (ad es.
relativa al comportamento microscopico del gas);
Viceversa una diminuzione di entropia si accompagna ad una crescita
dell'informazione disponibile.
Formula per l’entropia:
L'entropia S di un macrostato avente W microstati è S = k · log W
Formula per l’informazione: I = - k · log W
Quindi l'entropia di un sistema è uguale, ma
di segno opposto, all'informazione del
sistema, qualora questo sia inteso come
un segnale.
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L’informazione in fisica
Più un sistema si avvicina al suo stato più probabile
(massima entropia = massimo disordine = massima disorganizzazione),
meno informazione si rende disponibile, dato che le configurazioni possibili
tendono sempre più verso lo zero.
Schrödinger espresse tale relazione chiamando l'informazione "entropia
negativa" o "negentropia" (Schrödinger 1945, p.72).
E l'osservatore?
Informazione, entropia e organizzazione sono infatti concetti che hanno
significato solo in relazione a un punto di vista e sono caratteristiche
proprie di sistemi o di oggetti che non esistono indipendentemente da un
osservatore: lo stato più probabile di un sistema con massima entropia è lo
stato più probabile per un osservatore, l'aumento di informazione dovuto
alla riduzione dell'incertezza è prodotto dall'osservatore del sistema
considerato.
In fisica l’informazione/negentropia è observer independent
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Il concetto di informazione
Claude E. Shannon
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Il concetto di informazione
Tra il 1948 e il 1949 Claude E. Shannon elabora una "teoria matematica della comunicazione" per far fronte all'esigenza di descrivere, ottimizzare e costruire sistemi di trasmissione di messaggi sempre più veloci e affidabili.
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Il concetto di informazione
“Il termine informazione nella teoria delle comunicazioni non riguarda tanto ciò che si dice effettivamente, quanto ciò che si potrebbe dire.
Cioè, l'informazione è una misura della libertà di scelta che si ha quando si sceglie un messaggio.
Se ci si trova di fronte ad una situazione molto elementare, nella quale si deve optare per uno fra due messaggi alternativi, allora arbitrariamente si dice che l'informazione, in relazione a questa situazione, equivale ad una unità. “ (Shannon, Weaver, 1949, 8)
L'informazione è riduzione di incertezza
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Informazione e incertezza
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Il concetto di informazione
Continuano Shannon e Weaver:
"Si noti che è ingannevole (anche se spesso conveniente) dire che l'uno o l'altro messaggio trasferisce una unità di informazione. Il concetto di informazione non si applica ai messaggi particolari (come vorrebbe il concetto di significato), ma piuttosto all'informazione intesa come un tutto.
Per maggior chiarezza, la quantità di informazione è determinata, nei casi più semplici, dal logaritmo del numero di scelte possibili.
Una situazione a due alternative è caratterizzata da una unità di informazione, come si è precedentemente affermato. Questa unità di informazione è detta
bit, termine proposto da John W. Tukey, in luogo dell'espressione completa binary digit.
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La formula dell'informazione
H= LOG2 N
H= quantità di informazione
N: messaggi totali, cioè scelte
binarie possibili
scelte 2 4 8 16
messaggi
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bit 1 2 3 4
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L’informazione non è il messaggio
L'informazione non è il messaggio, ma il processo di incontro con ciò che riceviamo come messaggio, o con ciò che pensiamo di ricevere. E' l'azione associata al messaggio.
Inoltre essa si definisce sulla situazione di attesa di messaggi possibili, sulla libertà di scelta tra messaggi possibili. Il che testimonia la sua fondamentale situazionalità, cioè la necessità di sapere sempre quali e quanti messaggi sono possibili per il ricevente in una situazione comunicativa.
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L’informazione e incertezza
Come dice bene Roland Baddeley (2000, p. 3):
La teoria dell'informazione è relativa alla
misurazione delle cose, in particolare a
quanto la misura di qualcosa ci dice su
qualcos'altro che non conosciamo già.
L'informazione ci dice la misura della nostra
incertezza sul mondo …
Il più importante aspetto da quantificare è
quanto "incerti" siamo relativamente
all'input che ci aspettiamo, prima di
misurarlo“
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L'incertezza è quindi il presupposto di ogni possibile uso del
termine informazione.
L’informazione non è il messaggio
L'informazione non si applica a messaggi particolari:
potremmo dire che, per sua natura, l'informazione è
sistemica, cioè richiede:
•più messaggi possibili (almeno due) e
quindi diverse configurazioni
comunicative,
•un ricevente di tali messaggi (non
necessariamente un inviante)
•una situazione di incertezza che il
ricevente riduce una volta ottenuto il
messaggio
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L’informazione è cambiamento
l’informazione è un cambiamento di stato.
Si passa da uno stato di incertezza ad uno stato di certezza,
o di minore incertezza
Senza cambiamento non c’è informazione
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L’informazione e il ricevente
L'informazione è nella testa del ricevente, se ne è dotato, oppure nel sistema di elaborazione dei messaggi riconosciuti come tali. Il che equivale a dire che, senza l'osservatore, l'informazione svanisce.
Dato un insieme di messaggi possibili circa le potenziali configurazioni di un sistema, l'informazione è quindi il processo per mezzo del quale un osservatore riduce l'incertezza circa la scelta di uno (o di una sequenza) di questi messaggi.
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L’informazione non si archivia
“Non si può recuperare informazione in un computer per il semplice motivo che non si può innanzitutto immagazzinare informazione in un computer. Tutto ciò che si può immagazzinare in un computer è il DATO, e la parentela tra dato e informazione è un mistero fondamentale […] il dato diventa informazione solo quando qualcuno pone una domanda su di esso. Perciò la vera informazione è nella domanda, non dentro il computer”
J. Vallée, The Network Revolution, Harmondworth, Penguin, 1982, pp. 45-46.
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L’informazione non si riceve
Ricorriamo al termine "informazione" per designare sia un'attività che i suoi risultati. Diventiamo così propensi a considerare l'informazione come qualcosa che si sposta da un emittente a un destinatario, come il trasferimento di dati anziché come il processo di costruzione di quelli che noi utilizziamo come dati.
"Ricevere informazione" è, al contrario, una affermazione che non ha senso: possiamo soltanto selezionare perturbazioni interpretandole come "messaggi", e tale selezione/interpretazione produce una riduzione dell'incertezza rispetto all'insieme delle perturbazioni che potevamo attenderci.
(vedi l'esempio fatto prima della pressione delle scarpe sui piedi)
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L’informazione non viaggia
" (chiamare le banche dati) “sistemi di immagazzinamento e di recupero dell'informazione" equivale a chiamare un garage "sistema di immagazzinamento e di recupero del trasporto". Confondendo i veicoli di potenziale informazione con l'informazione stessa si colloca di nuovo il problema della cognizione nel punto cieco della nostra visione intellettuale, e il problema convenientemente scompare"
(H. von Foerster, Observing Systems, 1981, 137).
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L’informazione e il contesto
L’informazione è irrimediabilmente sensibile al
contesto, cioè localizzata rispetto a chi (o che
cosa) riceve un messaggio e processa
informazione.
Un giornale in cinese non mi offre alcuna
informazione, ma ne offre parecchia a un
miliardo di altre persone. La quantità di
informazione contenuta nel “Corriere della Sera”
non è la stessa per un uomo d'affari o per un
disoccupato.
Come dice Jumarie : "l’informazione biologica
contenuta nel DNA è necessariamente relativa al
suo ambiente: se, come caso speciale, noi
mettiamo questo segmento di DNA in un
bicchiere colmo di sabbia, il suo valore
informazionale scompare" (Jumarie 1990, p. 4)
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Informazione e selezione degli eventi
Il sistema stesso di selezione degli eventi
ambientali ritenuti come messaggi diventa un
fattore determinante per processare
informazione.
Un radiotelescopio osserva il cielo e "vede"
soltanto segnali elettromagnetici di
determinate lunghezze d'onda, e ci dà quindi
una percezione specifica dell'universo.
Se poi consideriamo una localizzazione non
tecnologica, cioè legata agli strumenti di
selezione dei messaggi, ma culturale, ecco che
le cose si complicano ulteriormente.
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L’informazione e l’interesse
“Passeggiando un tizio si ferma davanti alle vetrine che espongono merce per lui interessante: per esempio davanti a un negozio di scarpe piuttosto che a uno di filatelia, a meno che tizio non sia filatelico, per cui quel negozio costituisce per lui una fonte di informazione.
E' l'interesse a trasformare il negozio in una sorgente di informazione. Dunque la sorgente non è tale per ogni destinatario: ecco perché si deve sempre considerare la coppia sorgente - destinatario. Anche nel caso ci siano molti destinatari interessati alla sorgente, ciascuno di essi vede la sorgente in modo diverso, sia perché i destinatari hanno interessi diversi, sia perché hanno capacità osservative diverse. Come ha già detto qualcuno, l'informazione sta nell'orecchio di chi ascolta più che nelle parole di chi parla". (Longo 1996, pp. 32-33)
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L’informazione in sé esiste?
“Esiste qualcosa di paragonabile
all'informazione in sé? Esiste un bit di
informazione che possa dirsi oggettivamente
stabile in qualunque contesto, quindi non
localizzato?
"L'informazione in sé è priva di significato,
a meno di non considerarne l'origine e la
definizione, la comunicazione e la
trasmissione attraverso un mezzo fisico, la
ricezione, l'affidabilità, l'efficacia e
l'elaborazione (decodifica, trattamento) e,
infine, a meno di non darne
un'interpretazione." (Shah 2000, 15).
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Il paradosso dell’informazione?
Se ogni messaggio che ricevo è già previsto come possibilità, allora posso ricevere solo le informazioni che già possiedo.
Paolo Vidali 2015 -50
La teoria classica della comunicazione
sorgente
messaggio
apparato trasmittente canale
rumore
Apparato ricevente
destinatario
messaggio
Paolo Vidali 2015 -51
La teoria informazionale
sorgente
apparato trasmittente canale
rumore
Apparato ricevente
destinatario
messaggio
messaggio
messaggio messaggio
informazione
messaggio messaggio
messaggio messaggio
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Informazione e teoria
L’uso trasmissivo del termine “informazione” è fuorviante.
Occorre superare l’idea di “avere informazioni” anche se
questo porta con sé alcuni problemi nuovi:
Il carico teorico appare ogni volta che parliamo di qualcosa:
in ogni messaggio elaborato vi è un carico teorico che la
accompagna e che spesso resta tacito.
Il mondo di cui parliamo dipende dalle scelte teoriche che lo
selezionano e lo modificano ogni volta che esse cambiano.
L’informazione diventa maggiore quanto più articolato è il
quadro teorico (la cultura) con cui processiamo i messaggi
Paolo Vidali 2015 -53
Informazione e novità
Si pone il problema della novità nella
conoscenza: se tutto ciò che processiamo
avviene a partire da un sistema di possibilità
preventivamente aperto e confrontato con il
messaggio, come è possibile conoscere
qualcosa di nuovo?
Una risposta a tali problemi viene da una
profonda rimodulazione del nostro impianto
ontologico, del tutto in linea con la
trasformazione tipica del mondo digitale.
Il mondo non è fatto di cose, ma di messaggi,
di linguaggio, di segni (digitali) modulabili e
trasformabili.
Paolo Vidali 2015 -54
Informazione, mondo e linguaggio
La comprensione del mondo avviene come rimodulazione del
nostro sistema linguistico, rimodulazione creativa ed anche
casuale, comunque legata alla varietà delle possibilità
grammaticali del linguaggio usato. E’ su questa immagine del
mondo che avviene il rapporto con la realtà
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Informazione, mondo e linguaggio
Si può affermare che la varietà linguistica crea le
possibilità ontologiche e spetta poi alla realtà selezionarle.
La prospettiva è interessante, anche perché ridà al linguaggio
la funzione poetica che per altri aspetti esso continua a
mantenere da millenni.
Il linguaggio non descrive la realtà, ma la anticipa,
lasciando poi alla selezione dei messaggi provenienti
dall'esterno il compito di selezionare le costruzione linguistiche
(cioè le frasi) più opportune.
Anche in questo senso si potrebbe intendere la espressione
wittgensteiniana
"4.05 La realtà è confrontata con la proposizione."
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Informazione e ontologia
Un approccio allargato al tema dell'informazione, soprattutto se collocato nel sistema della riflessione filosofica più recente, comporta una serie di nuovi problemi tutti da affrontare.
Esiste un grado zero della realtà? Esiste qualcosa di indipendente dal processo informazionale che abbiamo descritto?
No. Esistono enti, oggetti materiali, campi, onde, energia, ma niente di tutto ciò ci raggiunge in questa forma.
Tutto diventa informazione se viene raccolto e per questo - prima di questo - processato come un dato che può ridurre incertezza sulla nostra attesa di realtà. P
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Informazione e ontologia
Ma ciò significa che la nostra realtà è intessuta del carico teorico delle nostre domande, del linguaggio usato per porle, del sistema di attese messo in campo per selezionarle, della riduzione di incertezza derivante dal nostro incontrare il mondo.
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Informazione e ontologia
Il mondo non è fatto di cose, ma di messaggi, di linguaggio, di segni (digitali) modulabili e trasformabili.
Non c'è una realtà là fuori, che possiamo cogliere senza anticiparla nei nostri schemi mentali.
La teoria dell'informazione, applicata correttamente, ci dice qualcosa di più.
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Informazione e ontologia
Esiste solo una realtà vestita dal nostro modo di anticiparla e di dirla. Meglio ancora, esiste solo una realtà che, se illuminata dai nostri processi informazionali, può essere riconosciuta come tale.
Non c'è un mondo che non sia informazionalmente predisposto, e quindi non c'è una realtà precedente al nostro modo di coglierla e di comunicarla.
Tra informazione e realtà non esiste differenza ontologica: l'una è il modo per dire l'altra.
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Informazione e ontologia digitale
Lo scarto tecnologico dovuto alla rivoluzione digitale non fa che amplificare questa consapevolezza. Tutto può essere riprodotto, ripresentificato, rimodulato, trasformato, ricontestualizzato, contaminato...
Il processo del conoscere e del comunicare si salda con la struttura della realtà.
Il mondo che incontriamo nel sistema mediatico manifesta una nuova ontologia, una ontologia digitale.
Con la consapevolezza di essere costantemente responsabili della realtà processata.
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Informazione e autopoiesi
"Fintantochè il linguaggio viene considerato denotativo sarà necessario
considerarlo come un mezzo per la trasmissione di informazioni, come se
qualcosa fosse trasmessa da organismo a organismo, in modo tale che il
dominio di incertezze del "ricevente" dovrebbe essere ridotto secondo le
specificazioni dell'"inviante".
Tuttavia quando è riconosciuto che il linguaggio è connotativo e non
denotativo, e che la sua funzione è di orientare l'orientato entro il suo
dominio cognitivo indipendentemente dal dominio cognitivo dell'orientatore,
diventa evidente che non vi è alcuna trasmissione di informazioni
attraverso il linguaggio […]
In senso stretto allora, non vi è alcun trasferimento di pensiero dal parlante
al suo interlocutore; l'ascoltatore crea informazione riducendo la sua
incertezza attraverso le sue interazioni nel suo dominio cognitivo"
(H. Maturana, F.Varela, 1980, p.80)
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Conclusione
Occorre rovesciare l’idea di un mondo che ci precede e di un linguaggio che lo descrive.
La realtà nasce da un nostro atto di curiosità nei confronti del mondo che ci circonda.
Si mantiene nel cambiamento che qualche processo informazionale determina in noi.
Si consolida nel sistema di comunicazione con cui scambiamo le nostre esperienze.
L’informazione è il modo con cui un mondo nasce e scompare, ogni volta, sotto i nostri occhi.
E di questo mondo, come prima, ma più di prima, siamo sempre più responsabili.
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Conclusione
Si può dire che un buon criterio per sapere se
trattiamo il termine informazione in modo
corretto è considerare se e quanto lo usiamo
al plurale. Se parliamo di "informazioni"
probabilmente non abbiamo capito che si
tratta di un'operazione su messaggi/eventi,
operazione da tenere ben distinta dai dati su
cui opera.
Ebbene, c'è qualcosa di ironico nell'accorgersi
che in inglese la parola "information" può
essere usata solo al singolare.
Un'intelligenza della lingua non sempre
raccolta da chi la usa.
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Bibliografia
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Dretske, F. (1981), Knowledge and the Flow of Information. Cambridge (Mass.): The MIT Press.
Floridi, L. (2003b), “Open Problems in the Philosophy of Information”, Metaphilosophy, vol 35, n. 4, July 2004, pp. 554-582.
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Wittgenstein L. (1921-1922), Tractatus logico-philosphicus, Routledge and Kegan Paul, London 1922, tr. it. Einaudi, Torino 1974.
Consigli bibliografici
Vidali P., Neresini F., Il valore dell’incertezza,
Filosofia e sociologia dell’informazione, Mimesis,
Milano 2015
Gleich J.(2012), L’informazione. Una teoria. Una
teoria. Un diluvio, Feltrinelli, Milano 2012
Seife Ch, (2006), La scoperta dell'universo. I misteri
del cosmo alla luce della teoria dell'informazione
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