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Il cluster biomedicale nel Veneto dinamiche evolutive delle imprese e rapporti con la ricerca Ministero Attività Produttive Istituto Commercio Estero Regione Veneto F.I.O.T.O. Trevenezie rapporto di ricerca a cura di Fiorenza Belussi (Università di Padova) Pier Giorgio Cargasacchi (Ability Group S.r.l.) Domenico Tosello (Agevox Group S.r.l.) Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola Impresa e Media

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Il cluster biomedicalenel Venetodinamiche evolutive delle imprese e rapporti con la ricerca

MinisteroAttività Produttive

IstitutoCommercio Estero

Regione Veneto

F.I.O.T.O. Trevenezie

rapporto di ricerca a cura diFiorenza Belussi (Università di Padova)Pier Giorgio Cargasacchi (Ability Group S.r.l.)Domenico Tosello (Agevox Group S.r.l.)

Confederazione Nazionaledell’Artigianato e della Piccola

Impresae Media

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Rapporto di Ricerca

commissionato nell' ambito del progetto Euromedical promosso dalla CNA provinciale di Padova,

in accordo e con il contributo del Ministero per le Attività Produttive, della Regione Veneto,

dell' Istituto Nazionale per il Commercio Estero

Il cluster biomedicale nel Venetodinamiche evolutive delle imprese e rapporti con la ricerca

a cura diFiorenza Belussi (Università di Padova), Pier Giorgio Cargasacchi (Ability Group S.r.l.)

Domenico Tosello (Agevox Group S.r.l.)

Febbraio 2003

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Rapporto di Ricerca

commissionato nell' ambito del progetto Euromedical promosso dalla CNA provinciale di Padova,

in accordo e con il contributo del Ministero per le Attività Produttive, della Regione Veneto,

dell' Istituto Nazionale per il Commercio Estero

Il cluster biomedicale nel Venetodinamiche evolutive delle imprese e rapporti con la ricerca

a cura diFiorenza Belussi (Università di Padova), Pier Giorgio Cargasacchi (Ability Group S.r.l.)

Domenico Tosello (Agevox Group S.r.l.)

Febbraio 2003

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Il cluster biomedicale nel Veneto

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Questa ricerca è stata realizzata nell'ambito del progetto Euromedical, coordinato da:- Franco Conzato, responsabile Ufficio Internazionale - Sandro Storelli, responsabile Settore Biomedicale

CNA Direzione provinciale di Padovavia Croce Rossa, 56 - 35129 Padovatel. +39 049 8062236fax +39 049 8062200e-mail: [email protected]

I. Indice

I. Presentazione1. Introduzione

1.1 Un settore in cerca di definizione1.2 Caratteristiche peculiari del settore biomedicale

2. Il cluster biomedicale veneto2.1 Il cluster biomedicale “allargato”: raffronto Veneto-Italia2.2 Il cluster biomedicale nel Veneto2.3 Le imprese di produzione

2.3.1 Diagnostica2.3.2 Terapia e riabilitazione

2.3.2.1 Le imprese dell'ortopedia e riabilitazione2.3.3 Materiali di consumo2.3.4 Altre apparecchiature elettromedicali

2.4 Le imprese della distribuzione3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese del cluster biomedicale veneto

3.1 Prime osservazioni sulle caratteristiche del cluster3.2 Il campione d'indagine3.3 Origini ed anno d'inizio d'attività delle imprese3.4 Innovazione e ricerca3.5 Capacità competitiva3.6 Posizionamento strategico delle imprese

4. La ricerca nel settore biomedicale nelle università del Veneto4.1 Le caratteristiche dell'universo delle ricerche analizzate4.2 Considerazioni generali4.3 Ricerche in corso per classi d'attività4.4 Ricerca di base e ricerca applicata4.5 Riflessioni conclusive

5. Alcune considerazioni sul contesto competitivo5.1 Evoluzione della domanda pubblica e biomedicale: dal welfare state

alla welfare community?5.2 Il processo di internazionalizzazione delle imprese biomedicali: quale

integrazione con le reti multinazionali?5.3 Imprese biomedicali e poli sanitari: verso un rafforzamento dell'appren-

dimento interattivo legato alla relazione “produttore-utilizzatore”?5.4 L'esplorazione della scienza come fattore competitivo per il successo

delle imprese biomedicali6. Allegato 1 L'area specializzata di ortopedia e riabilitazione7. Allegato 2 Verso l'e-procurement8. Allegato 3 Schema d'intervista alle imprese9. Allegato 4 Questionario sulla ricerca universitaria10. Allegato 5 Lista delle imprese intervistate11. Allegato 6 Classificazione del settore biomedicale utilizzata nella ricerca12. Elenco imprese del biomedicale nel Veneto13. Bibliografia

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© 2003 CNA Padova

Grafica e impaginazione: Gianni Plebani Stampa: Arti Grafiche Padovane

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Il cluster biomedicale nel Veneto

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Questa ricerca è stata realizzata nell'ambito del progetto Euromedical, coordinato da:- Franco Conzato, responsabile Ufficio Internazionale - Sandro Storelli, responsabile Settore Biomedicale

CNA Direzione provinciale di Padovavia Croce Rossa, 56 - 35129 Padovatel. +39 049 8062236fax +39 049 8062200e-mail: [email protected]

I. Indice

I. Presentazione1. Introduzione

1.1 Un settore in cerca di definizione1.2 Caratteristiche peculiari del settore biomedicale

2. Il cluster biomedicale veneto2.1 Il cluster biomedicale “allargato”: raffronto Veneto-Italia2.2 Il cluster biomedicale nel Veneto2.3 Le imprese di produzione

2.3.1 Diagnostica2.3.2 Terapia e riabilitazione

2.3.2.1 Le imprese dell'ortopedia e riabilitazione2.3.3 Materiali di consumo2.3.4 Altre apparecchiature elettromedicali

2.4 Le imprese della distribuzione3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese del cluster biomedicale veneto

3.1 Prime osservazioni sulle caratteristiche del cluster3.2 Il campione d'indagine3.3 Origini ed anno d'inizio d'attività delle imprese3.4 Innovazione e ricerca3.5 Capacità competitiva3.6 Posizionamento strategico delle imprese

4. La ricerca nel settore biomedicale nelle università del Veneto4.1 Le caratteristiche dell'universo delle ricerche analizzate4.2 Considerazioni generali4.3 Ricerche in corso per classi d'attività4.4 Ricerca di base e ricerca applicata4.5 Riflessioni conclusive

5. Alcune considerazioni sul contesto competitivo5.1 Evoluzione della domanda pubblica e biomedicale: dal welfare state

alla welfare community?5.2 Il processo di internazionalizzazione delle imprese biomedicali: quale

integrazione con le reti multinazionali?5.3 Imprese biomedicali e poli sanitari: verso un rafforzamento dell'appren-

dimento interattivo legato alla relazione “produttore-utilizzatore”?5.4 L'esplorazione della scienza come fattore competitivo per il successo

delle imprese biomedicali6. Allegato 1 L'area specializzata di ortopedia e riabilitazione7. Allegato 2 Verso l'e-procurement8. Allegato 3 Schema d'intervista alle imprese9. Allegato 4 Questionario sulla ricerca universitaria10. Allegato 5 Lista delle imprese intervistate11. Allegato 6 Classificazione del settore biomedicale utilizzata nella ricerca12. Elenco imprese del biomedicale nel Veneto13. Bibliografia

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© 2003 CNA Padova

Grafica e impaginazione: Gianni Plebani Stampa: Arti Grafiche Padovane

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zione di una notevole capacità innovativa, è spiegabile come le fonti statistiche sotto-valutino sia il numero delle imprese che la consistenza degli addetti. Una conferma di ciò ci proviene anche dai dati Istat del censimento intermedio del 1997, che indicano come nella nostra re-gione sia localizzato circa il 10% del setto-re biomedicale nazionale.Abbiamo quindi ritenuto opportuno far svolgere un primo studio sul settore ad un qualificato pool di ricercatori, di cui in que-sto volume pubblichiamo il rapporto e che qui ringraziamo per il buon lavoro svolto.L' indagine ci ha fornito una conferma di-retta della rilevanza di questo insieme spe-cifico di imprese che non si presenta affat-to come un classico distretto industriale.Per definire questo sistema produttivo, ab-biamo utilizzato il concetto di cluster, che ci permette di dar conto degli elementi “di sistema” di un aggregato di imprese pro-duttive ma che non implica necessaria-mente una sua precisa localizzazione geo-grafica in un ambito ristretto.Il cluster biomedicale veneto può essere definito un “cluster di imprese specializ-zate”, per le interazioni esistenti, o poten-ziali, tra la struttura produttiva, il segmen-to di domanda servito e le istituzioni di so-stegno, ovvero il circuito di formazione delle conoscenze tecnologiche necessarie alle imprese per produrre innovazione e re-stare competitive sui mercati internazio-nali. Differentemente da altri sistemi locali, il cluster veneto non ha una sua precisa iden-tità settoriale-produttiva, perché è compo-sto da un mosaico di nicchie di prodotti molto specializzati, e sperimenta relativa-mente poche relazioni con le istituzioni pubbliche di sostegno. Il fatto che le imprese del biomedicale ab-biano scarse interazioni con i centri uni-versitari e siano escluse da sinergie speci-fiche coi centri per il sostegno all'innova-zione in ambito regionale, si spiega in

I. Presentazione

Il Veneto con una superficie di oltre 18 mi-la chilometri quadrati ed una popolazione di circa 4 milioni e mezzo di abitanti è sen-za dubbio una delle regioni più dinamiche d'Italia.Lo dimostra la presenza di più di 490.000 imprese iscritte alle Camere di Commer-cio di cui circa 138.500 artigiane (una im-presa ogni 10 abitanti).Il famoso “modello Veneto” e del Nordest in generale, è caratterizzato proprio da que-sta vasta diffusione nel territorio della pic-cola e media impresa che ha garantito nell'ultimo decennio una sviluppo senza eguali, anche rispetto alle aree più indu-strializzate d' Europa.Lo conferma il valore aggiunto di 90 mi-liardi di euro superati nel 1999 ed un red-dito disponibile procapite di oltre 13 mila euro, con un valore delle importazioni pari a 23 miliardi di euro e delle esportazioni pari a 32 miliardi di euro (14,4% del totale nazionale).Una regione, insomma, indubbiamente proiettata all'esterno, dove il termine coo-perazione transnazionale sta divenendo sempre più familiare tra tutti gli operatori.In questo contesto si inserisce il cluster bio-medicale del Veneto, che è emerso come un sistema che conta una significativa rile-vanza economica e produttiva.Siamo in presenza di un raggruppamento consistente, che conta oltre 2.500 imprese in una accezione larga del biomedicale, comprendente l'odontoprotesica e l'ottica, mentre ne fotografa circa 600 con 2.700 addetti attivi, considerando il settore in senso più stretto.Questi dati sottostimano certamente la con-sistenza reale del settore.Essendo il cluster biomedicale un compar-to ad alti tassi di crescita, composto da im-prese che basano la loro competitività sul-la dinamicità della gestione imprendito-riale, sulla rapida entrata in nuove nicchie di mercato e sul consolidamento rapido di curve di esperienza, ed infine sull'attiva-

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zione di una notevole capacità innovativa, è spiegabile come le fonti statistiche sotto-valutino sia il numero delle imprese che la consistenza degli addetti. Una conferma di ciò ci proviene anche dai dati Istat del censimento intermedio del 1997, che indicano come nella nostra re-gione sia localizzato circa il 10% del setto-re biomedicale nazionale.Abbiamo quindi ritenuto opportuno far svolgere un primo studio sul settore ad un qualificato pool di ricercatori, di cui in que-sto volume pubblichiamo il rapporto e che qui ringraziamo per il buon lavoro svolto.L' indagine ci ha fornito una conferma di-retta della rilevanza di questo insieme spe-cifico di imprese che non si presenta affat-to come un classico distretto industriale.Per definire questo sistema produttivo, ab-biamo utilizzato il concetto di cluster, che ci permette di dar conto degli elementi “di sistema” di un aggregato di imprese pro-duttive ma che non implica necessaria-mente una sua precisa localizzazione geo-grafica in un ambito ristretto.Il cluster biomedicale veneto può essere definito un “cluster di imprese specializ-zate”, per le interazioni esistenti, o poten-ziali, tra la struttura produttiva, il segmen-to di domanda servito e le istituzioni di so-stegno, ovvero il circuito di formazione delle conoscenze tecnologiche necessarie alle imprese per produrre innovazione e re-stare competitive sui mercati internazio-nali. Differentemente da altri sistemi locali, il cluster veneto non ha una sua precisa iden-tità settoriale-produttiva, perché è compo-sto da un mosaico di nicchie di prodotti molto specializzati, e sperimenta relativa-mente poche relazioni con le istituzioni pubbliche di sostegno. Il fatto che le imprese del biomedicale ab-biano scarse interazioni con i centri uni-versitari e siano escluse da sinergie speci-fiche coi centri per il sostegno all'innova-zione in ambito regionale, si spiega in

I. Presentazione

Il Veneto con una superficie di oltre 18 mi-la chilometri quadrati ed una popolazione di circa 4 milioni e mezzo di abitanti è sen-za dubbio una delle regioni più dinamiche d'Italia.Lo dimostra la presenza di più di 490.000 imprese iscritte alle Camere di Commer-cio di cui circa 138.500 artigiane (una im-presa ogni 10 abitanti).Il famoso “modello Veneto” e del Nordest in generale, è caratterizzato proprio da que-sta vasta diffusione nel territorio della pic-cola e media impresa che ha garantito nell'ultimo decennio una sviluppo senza eguali, anche rispetto alle aree più indu-strializzate d' Europa.Lo conferma il valore aggiunto di 90 mi-liardi di euro superati nel 1999 ed un red-dito disponibile procapite di oltre 13 mila euro, con un valore delle importazioni pari a 23 miliardi di euro e delle esportazioni pari a 32 miliardi di euro (14,4% del totale nazionale).Una regione, insomma, indubbiamente proiettata all'esterno, dove il termine coo-perazione transnazionale sta divenendo sempre più familiare tra tutti gli operatori.In questo contesto si inserisce il cluster bio-medicale del Veneto, che è emerso come un sistema che conta una significativa rile-vanza economica e produttiva.Siamo in presenza di un raggruppamento consistente, che conta oltre 2.500 imprese in una accezione larga del biomedicale, comprendente l'odontoprotesica e l'ottica, mentre ne fotografa circa 600 con 2.700 addetti attivi, considerando il settore in senso più stretto.Questi dati sottostimano certamente la con-sistenza reale del settore.Essendo il cluster biomedicale un compar-to ad alti tassi di crescita, composto da im-prese che basano la loro competitività sul-la dinamicità della gestione imprendito-riale, sulla rapida entrata in nuove nicchie di mercato e sul consolidamento rapido di curve di esperienza, ed infine sull'attiva-

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quanto le tecnologie biomedicali rappre-sentano oggettivamente nel Veneto una li-mitata porzione della struttura industriale, se confrontata con i grandi numeri delle imprese inserite nei settori tradizionali (ab-bigliamento, meccanica, calzaturiero, arre-damento), di elevata specializzazione re-gionale.Ma una miglior consapevolezza dei valori in campo riteniamo possa stimolare le in-terazioni utili allo sviluppo del settore in questa area geografica.La ricerca effettuata tratteggia alcune del-le caratteristiche principali del cluster bio-medicale veneto.Esso appare baricentrico sulla provincia di Padova e sulle attività di ricerca universi-tarie e ospedaliere e fortemente addensato attorno agli altri due grandi poli della sani-tà pubblica: Verona e Treviso.Si osserva una forte segmentazione pro-duttiva e l'assenza di un'unica specializza-zione spinta.Si rileva come il Veneto sia sede di nume-rose imprese di distribuzione nazionale di apparecchiature biomedicali prodotte al-l'estero. Si tratta dunque di un terziario qualificato che copre spesso le vendite o i sevizi di as-sistenza e di marketing per l'intero territo-rio nazionale, e che vede molto spesso i di-stributori commerciali affiancare altre atti-vità di tipo produttivo. Nell'area veronese troviamo inoltre la co-rona periferica delle attività di subfornitu-ra del distretto biomedicale di Mirandola.Si evidenziano inoltre punte di eccellenza del cluster, collegate al settore della riabi-litazione, dove troviamo un consistente nu-mero di imprese leader nella produzione di ausili per la mobilità e protesi, al settore dell'estetico-medicale, al settore dei mate-riali di consumo e a quello di macchinari e protesi biomedicali ad alta tecnologia, che vede la presenza di un limitato ma impor-tante gruppo di imprese che possiedono brevetti leader in alcune specifiche nic-chie di mercato.Abbiamo quindi ritenuto utile proporre al-la vasta platea degli operatori pubblici e privati, dei ricercatori, degli imprenditori, questo primo strumento di conoscenza su un tema quello del biomedicale nella no-stra regione che unisce strettamente valori

sociali con quelli dell'economia e dell'in-novazione ed il cui approfondimento cre-diamo indispensabile per interpretare al meglio l'evoluzione del settore.Questa pubblicazione avviene nell'ambito del progetto Euromedical 2003, promosso dalla CNA provinciale di Padova, in ac-cordo e con il contributo del Ministero per le Attività Produttive, della Regione Vene-to, dell'Istituto Nazionale per il Commer-cio Estero ed in collaborazione con F.I.O.T.O. Tre Venezie.

Sergio GelainPresidente CNA provinciale di Padova

Roberto Lovato Dirigente sede ICE del Veneto

tutto ai passi da gigante che hanno interes-1sato le biotecnologie , le tecnologie mec-

caniche e dei materiali, l'elettronica, l'in-gegneria genetica, la biofisica e la biochi-mica (Fig. 1.1). Questo nuovo settore si è venuto via via costituendo attraverso nu-merose innovazioni radicali e incrementa-li che sono state assimilate anche da altri comparti high-tech, come l'aereosopazia-le, il militare, l'automazione industriale e la robotica, e la ricerca sui nuovi materiali (Fig. 1.2). In prospettiva, un contributo im-portante sarà senz'altro giocato dalle nano-tecnologie, che già oggi vedono la leader-ship di alcune imprese sul mercato ameri-cano come la Nanosphere, che produce ap-parecchiature da laboratorio che utilizza-no nanoparticelle per analisi del DNA, o la Quantum Dot, che nata nel 1999, conduce ricerche sull'impiego della tecnologia dei quantum dots nella diagnosi medica (Fig. 1.3). I prodotti e servizi che rientrano in questo settore sono evidentemente numerosi e molto diversi tra loro per quanto concerne aspetti quali la funzione svolta, il contenu-to tecnologico incorporato, e la durata del loro utilizzo. A grandi linee ci sembra logico separare il comparto biomedicale da quello dei far-maci, in quanto settore più propriamente collegabile agli sviluppi dell'industria chi-mica, ed anche da quello delle attività di servizio, svolte dalle strutture sanitarie (ospedali, cliniche, laboratori, cure offerte da interventi di personale medico o para-medico), che appaiono presentare una na-tura problematica specifica. Il settore biomedicale, in questa accezione egualmente ampia e di difficile mappatu-

1. Introduzione

1.1 Un settore in cerca di defi-nizione

Il settore biomedicale, secondo una defi-nizione proposta nel 1978 dall'Office of Technology Assessment del Congresso de-gli stati Uniti, e ripresa dall'Organizzazio-ne Mondiale della Sanità, comprende tutte le imprese che producono apparecchiatu-re, strumenti, farmaci e procedure utiliz-zate per la prevenzione, diagnosi, tratta-mento della malattia e riabilitazione (Ma-riani, 2001). Invece il Consiglio nazionale delle ricerche (1987) in prima approssi-mazione ha identificato il settore biomedi-cale come “quell'area industriale che com-prende l'insieme delle tecnologie e dei pro-dotti che afferiscono alla sanità ad ecce-zione dei farmaci”. Anche in ambito acca-demico non vi è accordo sul significato da attribuire alle attività di biomedica o di bio-ingegneria. Se agli inizi degli anni '50 esse riguardavano soltanto le ricerche di base legate all'uso dei modelli matematici ap-plicati ai sistemi biologici (Biondi e Co-belli, 2001), con il tempo esse hanno finito in un senso più generale per raggruppare tutte le attività di medicina clinica o medi-cale. Naturalmente i progressi scientifici e tec-nologici avvenuti negli ultimi decenni han-no dato impulso alla creazione di nuovi si-stemi di diagnosi, trattamento, e riabilita-zione. Tutto ciò ha comportato il rapido sviluppo di nuovi campi disciplinari e di applicazione nella biomeccanica, nei bio-materiali, nei biosensori, nella strumenta-zione biomedicale, nelle analisi mediche, negli organi artificiali, nello strumentario medicale, nelle biotecnologie (enginee-ring dei tessuti, nuovi materiali biologici), nel settore video-medicale delle bio-im-magini, e nei supporti informatici per la medicina (telemedicina, sistemi esperti per la lettura di dati). L'evoluzione tecnologica che ha interes-sato questo settore è da attribuire soprat-

Numerosi lavori empirici hanno indagato, di recente, l'evoluzione della nascente industria delle biotecno-logie, basata sulla forte integrazione tra la ricerca scientifica di “frontiera”, le attività di ricerca clinica, e le applicazioni mediche o di tipo alimentare. Cfr. McKelvey (1996), Arora et al (2000), Owen Smith et al. (2001), UE (2002), e Allansdottir et al. (2002).

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quanto le tecnologie biomedicali rappre-sentano oggettivamente nel Veneto una li-mitata porzione della struttura industriale, se confrontata con i grandi numeri delle imprese inserite nei settori tradizionali (ab-bigliamento, meccanica, calzaturiero, arre-damento), di elevata specializzazione re-gionale.Ma una miglior consapevolezza dei valori in campo riteniamo possa stimolare le in-terazioni utili allo sviluppo del settore in questa area geografica.La ricerca effettuata tratteggia alcune del-le caratteristiche principali del cluster bio-medicale veneto.Esso appare baricentrico sulla provincia di Padova e sulle attività di ricerca universi-tarie e ospedaliere e fortemente addensato attorno agli altri due grandi poli della sani-tà pubblica: Verona e Treviso.Si osserva una forte segmentazione pro-duttiva e l'assenza di un'unica specializza-zione spinta.Si rileva come il Veneto sia sede di nume-rose imprese di distribuzione nazionale di apparecchiature biomedicali prodotte al-l'estero. Si tratta dunque di un terziario qualificato che copre spesso le vendite o i sevizi di as-sistenza e di marketing per l'intero territo-rio nazionale, e che vede molto spesso i di-stributori commerciali affiancare altre atti-vità di tipo produttivo. Nell'area veronese troviamo inoltre la co-rona periferica delle attività di subfornitu-ra del distretto biomedicale di Mirandola.Si evidenziano inoltre punte di eccellenza del cluster, collegate al settore della riabi-litazione, dove troviamo un consistente nu-mero di imprese leader nella produzione di ausili per la mobilità e protesi, al settore dell'estetico-medicale, al settore dei mate-riali di consumo e a quello di macchinari e protesi biomedicali ad alta tecnologia, che vede la presenza di un limitato ma impor-tante gruppo di imprese che possiedono brevetti leader in alcune specifiche nic-chie di mercato.Abbiamo quindi ritenuto utile proporre al-la vasta platea degli operatori pubblici e privati, dei ricercatori, degli imprenditori, questo primo strumento di conoscenza su un tema quello del biomedicale nella no-stra regione che unisce strettamente valori

sociali con quelli dell'economia e dell'in-novazione ed il cui approfondimento cre-diamo indispensabile per interpretare al meglio l'evoluzione del settore.Questa pubblicazione avviene nell'ambito del progetto Euromedical 2003, promosso dalla CNA provinciale di Padova, in ac-cordo e con il contributo del Ministero per le Attività Produttive, della Regione Vene-to, dell'Istituto Nazionale per il Commer-cio Estero ed in collaborazione con F.I.O.T.O. Tre Venezie.

Sergio GelainPresidente CNA provinciale di Padova

Roberto Lovato Dirigente sede ICE del Veneto

tutto ai passi da gigante che hanno interes-1sato le biotecnologie , le tecnologie mec-

caniche e dei materiali, l'elettronica, l'in-gegneria genetica, la biofisica e la biochi-mica (Fig. 1.1). Questo nuovo settore si è venuto via via costituendo attraverso nu-merose innovazioni radicali e incrementa-li che sono state assimilate anche da altri comparti high-tech, come l'aereosopazia-le, il militare, l'automazione industriale e la robotica, e la ricerca sui nuovi materiali (Fig. 1.2). In prospettiva, un contributo im-portante sarà senz'altro giocato dalle nano-tecnologie, che già oggi vedono la leader-ship di alcune imprese sul mercato ameri-cano come la Nanosphere, che produce ap-parecchiature da laboratorio che utilizza-no nanoparticelle per analisi del DNA, o la Quantum Dot, che nata nel 1999, conduce ricerche sull'impiego della tecnologia dei quantum dots nella diagnosi medica (Fig. 1.3). I prodotti e servizi che rientrano in questo settore sono evidentemente numerosi e molto diversi tra loro per quanto concerne aspetti quali la funzione svolta, il contenu-to tecnologico incorporato, e la durata del loro utilizzo. A grandi linee ci sembra logico separare il comparto biomedicale da quello dei far-maci, in quanto settore più propriamente collegabile agli sviluppi dell'industria chi-mica, ed anche da quello delle attività di servizio, svolte dalle strutture sanitarie (ospedali, cliniche, laboratori, cure offerte da interventi di personale medico o para-medico), che appaiono presentare una na-tura problematica specifica. Il settore biomedicale, in questa accezione egualmente ampia e di difficile mappatu-

1. Introduzione

1.1 Un settore in cerca di defi-nizione

Il settore biomedicale, secondo una defi-nizione proposta nel 1978 dall'Office of Technology Assessment del Congresso de-gli stati Uniti, e ripresa dall'Organizzazio-ne Mondiale della Sanità, comprende tutte le imprese che producono apparecchiatu-re, strumenti, farmaci e procedure utiliz-zate per la prevenzione, diagnosi, tratta-mento della malattia e riabilitazione (Ma-riani, 2001). Invece il Consiglio nazionale delle ricerche (1987) in prima approssi-mazione ha identificato il settore biomedi-cale come “quell'area industriale che com-prende l'insieme delle tecnologie e dei pro-dotti che afferiscono alla sanità ad ecce-zione dei farmaci”. Anche in ambito acca-demico non vi è accordo sul significato da attribuire alle attività di biomedica o di bio-ingegneria. Se agli inizi degli anni '50 esse riguardavano soltanto le ricerche di base legate all'uso dei modelli matematici ap-plicati ai sistemi biologici (Biondi e Co-belli, 2001), con il tempo esse hanno finito in un senso più generale per raggruppare tutte le attività di medicina clinica o medi-cale. Naturalmente i progressi scientifici e tec-nologici avvenuti negli ultimi decenni han-no dato impulso alla creazione di nuovi si-stemi di diagnosi, trattamento, e riabilita-zione. Tutto ciò ha comportato il rapido sviluppo di nuovi campi disciplinari e di applicazione nella biomeccanica, nei bio-materiali, nei biosensori, nella strumenta-zione biomedicale, nelle analisi mediche, negli organi artificiali, nello strumentario medicale, nelle biotecnologie (enginee-ring dei tessuti, nuovi materiali biologici), nel settore video-medicale delle bio-im-magini, e nei supporti informatici per la medicina (telemedicina, sistemi esperti per la lettura di dati). L'evoluzione tecnologica che ha interes-sato questo settore è da attribuire soprat-

Numerosi lavori empirici hanno indagato, di recente, l'evoluzione della nascente industria delle biotecno-logie, basata sulla forte integrazione tra la ricerca scientifica di “frontiera”, le attività di ricerca clinica, e le applicazioni mediche o di tipo alimentare. Cfr. McKelvey (1996), Arora et al (2000), Owen Smith et al. (2001), UE (2002), e Allansdottir et al. (2002).

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Il cluster biomedicale nel Veneto1. Introduzione

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ra, comprenderà pertanto i prodotti ed i ser-vizi collegati alle imprese che si occupano di apparecchiature, di diagnostica, di tera-pia riabilitativa, e di fornire i materiali di consumo necessari alla produzione del ser-vizio di cura (odontoiatrici e ospedalieri). Ciò significa naturalmente includere pro-dotti assai diversi, dai tavoli operatori alle valvole cardiache, dalle strumentazioni per bioimmagini ai reagenti per laboratori, dalle carrozzelle per disabili alle protesi or-topediche, dalle apparecchiature esteti-che-medicali ai centri di ricerca tecnologi-ci. La definizione del settore naturalmente deve contenere l'intera catena del valore del prodotto biomedicale, dalla sua idea-zione e progettazione (ricerca di base, spes-so condotta da istituzioni pubbliche, e atti-vità di ricerca applicata, generalmente atti-vata dalle stesse imprese fornitrici), alla sua produzione ed infine alla sua commer-cializzazione e distribuzione. Il CNR (1987) ha proposto una classifica-zione che suddivide il settore biomedicale in sei comparti, i quali presentano un certo grado di omogeneità:

• le apparecchiature per la valutazione funzionale,

• gli organi artificiali e le protesi

• le apparecchiature ed i materiali di dia-gnosi di laboratorio

• gli strumenti di intervento terapeutico

• gli strumenti per la riabilitazione.

Sulla base di un'attenta valutazione, di-scussa a lungo con i vari operatori del set-tore, in questo lavoro di ricerca abbiamo utilizzato la seguente classificazione del settore biomedicale a maglia più fine di quella proposta dal CNR: una classifica-zione sia per funzione che per prodotto (fig.1.4).

1.2 Caratteristiche peculiari del settore biomedicale

Il settore biomedicale, come abbiamo vi-sto prima, inizia a svilupparsi negli an-ni'50, anche se a partire dal Settecento tro-viamo eminenti scienziati con approfon-dite competenze sia fisico-matemetiche

sia medico-biologiche, per non parlare poi dell'antichità, che ci ha consegnato reperti archeologici di utensili atti ad eseguire tra-panazioni ed operazioni chirurgiche. Il sal-to di qualità avviene quando la cosiddetta medicina scientifica, che si identifica con l'adozione anche per l'uomo dello studio del metodo sperimentale si incontra con le tecnologie elettroniche e con l'applica-zione dei materiali in ambito sanitario. La prima classe manageriale di questo na-scente settore è composta da operatori sani-tari e da “medici imprenditori”, che cerca-no di realizzare importanti innovazioni di prodotto. Inoltre questo settore è debitore nei suoi sviluppi dalle attività di ricerca pubbliche, che soprattutto all'estero hanno permesso di sostenere gli elevati costi ini-ziali per la progettazione dei nuovi prodot-ti. Anche attualmente il settore appare for-temente frammentato per nicchie di mer-cato, che solo in parte sono state via via conquistate dalle grandi imprese multina-zionali che si sono gradualmente formate, e dalle imprese farmaceutiche che spesso hanno tentato, senza peraltro grandi suc-cessi, un'integrazione laterale in questa di-rezione.Numerose operazioni di fusione condotte durante gli anni '60 sono poi successiva-mente fallite e il settore è continuamente rinvigorito da spiazzamenti tecnologici e da nuove start-up innovative che, centrate su un nuovo prodotto, divengono presto imprese leader di successo. L'innovazione nel settore della strumentazione scientifi-ca, come è stato ampiamente dimostrato da von Hippel (1988), sono fortemente so-stenute dagli utilizzatori, spesso ricercato-ri universitari o scienziati di chiara fama. Solamente successivamente il ruolo dei fabbricanti diviene dominante, quando si passa alla standardizzazione ed alla com-mercializzazione. In numerosi casi nel set-tore biomedicale si notano imprese che fanno ricorso a crescita esterna ed acquisi-zioni per completare la gamma dei prodot-ti o per garantirsi l'accesso ad un know-how specializzato. Durante gli anni '90, sulla scia della rivoluzione della new eco-nomy, il settore è stato caratterizzato da un flusso di concentrazioni aziendali pilotate dalle multinazionali americane, tedesche e svizzere, e da acquisizioni (anche di im-

Fig. 1.1 Dipendenze tecnologiche del settore biomedicale

Fonte: nostra elaborazione da Bassoli (1999)

prese italiane).

In particolare molte imprese farmaceuti-che, oltre ad inglobare molte delle piccole nuove imprese di biotecnologia nate di re-cente che non riuscivano, data la loro scala dimensionale, ad affrontare i costi della commercializzazione e dei test di speri-mentazione dei loro nuovi prodotti e bre-vetti, hanno sperimentato l'opzione di un'integrazione “sistemica” con molti fab-bricanti di macchinari.

Meccanica

Tecnologia dei materiali

Chimica fine

Biochimica

Biotecnologie

Fisica - biofisica

Elettronica

Strumentazione

Organi artificiali

Diagnostici

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Il cluster biomedicale nel Veneto1. Introduzione

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ra, comprenderà pertanto i prodotti ed i ser-vizi collegati alle imprese che si occupano di apparecchiature, di diagnostica, di tera-pia riabilitativa, e di fornire i materiali di consumo necessari alla produzione del ser-vizio di cura (odontoiatrici e ospedalieri). Ciò significa naturalmente includere pro-dotti assai diversi, dai tavoli operatori alle valvole cardiache, dalle strumentazioni per bioimmagini ai reagenti per laboratori, dalle carrozzelle per disabili alle protesi or-topediche, dalle apparecchiature esteti-che-medicali ai centri di ricerca tecnologi-ci. La definizione del settore naturalmente deve contenere l'intera catena del valore del prodotto biomedicale, dalla sua idea-zione e progettazione (ricerca di base, spes-so condotta da istituzioni pubbliche, e atti-vità di ricerca applicata, generalmente atti-vata dalle stesse imprese fornitrici), alla sua produzione ed infine alla sua commer-cializzazione e distribuzione. Il CNR (1987) ha proposto una classifica-zione che suddivide il settore biomedicale in sei comparti, i quali presentano un certo grado di omogeneità:

• le apparecchiature per la valutazione funzionale,

• gli organi artificiali e le protesi

• le apparecchiature ed i materiali di dia-gnosi di laboratorio

• gli strumenti di intervento terapeutico

• gli strumenti per la riabilitazione.

Sulla base di un'attenta valutazione, di-scussa a lungo con i vari operatori del set-tore, in questo lavoro di ricerca abbiamo utilizzato la seguente classificazione del settore biomedicale a maglia più fine di quella proposta dal CNR: una classifica-zione sia per funzione che per prodotto (fig.1.4).

1.2 Caratteristiche peculiari del settore biomedicale

Il settore biomedicale, come abbiamo vi-sto prima, inizia a svilupparsi negli an-ni'50, anche se a partire dal Settecento tro-viamo eminenti scienziati con approfon-dite competenze sia fisico-matemetiche

sia medico-biologiche, per non parlare poi dell'antichità, che ci ha consegnato reperti archeologici di utensili atti ad eseguire tra-panazioni ed operazioni chirurgiche. Il sal-to di qualità avviene quando la cosiddetta medicina scientifica, che si identifica con l'adozione anche per l'uomo dello studio del metodo sperimentale si incontra con le tecnologie elettroniche e con l'applica-zione dei materiali in ambito sanitario. La prima classe manageriale di questo na-scente settore è composta da operatori sani-tari e da “medici imprenditori”, che cerca-no di realizzare importanti innovazioni di prodotto. Inoltre questo settore è debitore nei suoi sviluppi dalle attività di ricerca pubbliche, che soprattutto all'estero hanno permesso di sostenere gli elevati costi ini-ziali per la progettazione dei nuovi prodot-ti. Anche attualmente il settore appare for-temente frammentato per nicchie di mer-cato, che solo in parte sono state via via conquistate dalle grandi imprese multina-zionali che si sono gradualmente formate, e dalle imprese farmaceutiche che spesso hanno tentato, senza peraltro grandi suc-cessi, un'integrazione laterale in questa di-rezione.Numerose operazioni di fusione condotte durante gli anni '60 sono poi successiva-mente fallite e il settore è continuamente rinvigorito da spiazzamenti tecnologici e da nuove start-up innovative che, centrate su un nuovo prodotto, divengono presto imprese leader di successo. L'innovazione nel settore della strumentazione scientifi-ca, come è stato ampiamente dimostrato da von Hippel (1988), sono fortemente so-stenute dagli utilizzatori, spesso ricercato-ri universitari o scienziati di chiara fama. Solamente successivamente il ruolo dei fabbricanti diviene dominante, quando si passa alla standardizzazione ed alla com-mercializzazione. In numerosi casi nel set-tore biomedicale si notano imprese che fanno ricorso a crescita esterna ed acquisi-zioni per completare la gamma dei prodot-ti o per garantirsi l'accesso ad un know-how specializzato. Durante gli anni '90, sulla scia della rivoluzione della new eco-nomy, il settore è stato caratterizzato da un flusso di concentrazioni aziendali pilotate dalle multinazionali americane, tedesche e svizzere, e da acquisizioni (anche di im-

Fig. 1.1 Dipendenze tecnologiche del settore biomedicale

Fonte: nostra elaborazione da Bassoli (1999)

prese italiane).

In particolare molte imprese farmaceuti-che, oltre ad inglobare molte delle piccole nuove imprese di biotecnologia nate di re-cente che non riuscivano, data la loro scala dimensionale, ad affrontare i costi della commercializzazione e dei test di speri-mentazione dei loro nuovi prodotti e bre-vetti, hanno sperimentato l'opzione di un'integrazione “sistemica” con molti fab-bricanti di macchinari.

Meccanica

Tecnologia dei materiali

Chimica fine

Biochimica

Biotecnologie

Fisica - biofisica

Elettronica

Strumentazione

Organi artificiali

Diagnostici

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Il cluster biomedicale nel Veneto1. Introduzione

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Fig. 1.2 Esempi di ricadute tecnologiche nel settore biomedicale

Areospaziale

Militare

Energia

Materiali

Robotica

Chimica

Fonte: nostra elaborazione da Bassoli (1999)

Sistemi di telecontrollo

Sistemidi rilevazione

Sorgentidi potenza

Materialibiocompatibili

Sensori

Polimerimembrane

Fig. 1.3 Le lepri tecnologiche nelle nano tecnologie biomedicali

Fonte: Venturini (2002)

Nanomuscle (USA) Micromotori. Fondata nel 1998

Nanosphere (USA) Apparecchiature da laboratorio che utilizzano nanoparticelle per analisi del DNA (Indagini Aids, antrace ed esami genetici). Fondata nel 1997 (26 add.)

Ntera (Irlanda) Nanoparticelle. Fondata nel 1997 (30 add.)

Quantum Dot (USA) Produce macchinari rilevatori di malattie. Conduce ricerche sull'impiego della tecnologia dei quantum.dot nella diagnosi medica e nello sviluppo dei medicinali. Fondata nel 1999 (75 add.)

Fig. 1.4 Schema di classificazione delle attività biomedicali utilizzato nella ricerca

Fonte: nostra elaborazione basata su interviste ad operatori del biomedicale

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Il cluster biomedicale nel Veneto1. Introduzione

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Fig. 1.2 Esempi di ricadute tecnologiche nel settore biomedicale

Areospaziale

Militare

Energia

Materiali

Robotica

Chimica

Fonte: nostra elaborazione da Bassoli (1999)

Sistemi di telecontrollo

Sistemidi rilevazione

Sorgentidi potenza

Materialibiocompatibili

Sensori

Polimerimembrane

Fig. 1.3 Le lepri tecnologiche nelle nano tecnologie biomedicali

Fonte: Venturini (2002)

Nanomuscle (USA) Micromotori. Fondata nel 1998

Nanosphere (USA) Apparecchiature da laboratorio che utilizzano nanoparticelle per analisi del DNA (Indagini Aids, antrace ed esami genetici). Fondata nel 1997 (26 add.)

Ntera (Irlanda) Nanoparticelle. Fondata nel 1997 (30 add.)

Quantum Dot (USA) Produce macchinari rilevatori di malattie. Conduce ricerche sull'impiego della tecnologia dei quantum.dot nella diagnosi medica e nello sviluppo dei medicinali. Fondata nel 1999 (75 add.)

Fig. 1.4 Schema di classificazione delle attività biomedicali utilizzato nella ricerca

Fonte: nostra elaborazione basata su interviste ad operatori del biomedicale

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Il cluster biomedicale nel Veneto1. Introduzione

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Attualmente (Mariani, 2001) le imprese le-ader mondiali coprono appena il 30-35% del segmento del mercato, con un fatturato che va da 50 ai 500 milioni di dollari, valo-ri considerati minimi negli altri comparti industriali. Ciò dipende dall'elevata spe-cializzazione delle aziende e spesso, in re-lazione al segmento che produce macchi-nari biomedicale, dalla non elevata nume-rosità dei volumi prodotti.

Dopo un periodo di consistente crescita e sviluppo negli anni '70 e '80, lo scenario con cui si confronta oggi l'industria bio-medicale italiana ed europea appare carat-terizzato dalle seguenti aree problemati-che:

a) tutti i paesi europei hanno attuato poli-tiche di contenimento e riduzione della spesa sanitaria pubblica; come conse-guenza il mercato delle apparecchiature biomedicale in questi paesi ha subito un notevole rallentamento, con effetti negati-vi indiretti su tutto il comparto; in generale vi è da osservare che nei paesi europei, e soprattutto in Italia, il peso delle spese sani-tarie sul Pil non è affatto collocato su livel-li molto elevati, se si considera ad esempio il confronto con la situazione americana, dove esse hanno un'incidenza del 12-13%; in Europa, però, al contrario degli Stati Uniti, esse gravano sui bilanci pubblici, dato il differente modello istituzionale di welfare esistente. Com'è noto, nella fase di creazione della moneta unica europea, i va-ri paesi hanno sottoscritto un accordo vin-colante che limita al 3% il deficit del bilan-cio pubblico statale; si tratta ovviamente di una misura di carattere monetario, e che afferisce alla gestione macro degli indica-tori economici, ma che si riflette pesante-mente anche sulle possibilità di sviluppo della spesa pubblica in materia di sanità e assistenza. Il carattere contraddittorio di questa tendenza è che essa si scontra con un mercato delle innovazioni molto dina-mico ed effervescente, che mette invece a disposizione degli operatori sanitari tec-nologie continuamente migliorate e che in-serisce molto frequentemente nuovi pro-dotti che rivoluzionano le precedenti pras-si di intervento medicale e curativo. Come non bastasse, vi è poi da rilevare un trend

strutturale e di lungo periodo di allunga-mento della vita media della popolazione, un fatto questo da giudicare certamente co-me positivo ma che tende (e tenderà) ad esercitare una pressione formidabile per l'innalzamento delle spese medie sanita-rie, curative e riabilitative.

b) è in corso un'armonizzazione europea ed internazionale della normativa di molti dispositivi biomedici; questo tende ad in-nalzare l'incidenza delle spese di controllo di qualità della produzione ed organizzati-ve per ottenere le necessarie certificazio-ni. Nel caso italiano, le imprese scontano la scarsa chiarezza normativa, la difficile integrazione con le norme europee, e spes-so l'assenza di laboratori autorizzati per la certificazione estera, dato che in passato in molti casi questa funzione era svolta sup-plettivamente dai laboratori Cnr, i quali nel nuovo contesto europeo, dopo l'inevitabile fase di transizione, hanno fini-to per perdere la precedente funzione di or-gani autorizzati alla marcatura per con-trassegnare la conformità del prodotto alle normative esistenti.

c) il settore biomedicale comprende nu-merosi segmenti produttivi ad alta intensi-tà di ricerca. È un settore dove le imprese science-based competono sulla capacità di inserire innovazioni tecnologiche nei prodotti esistenti e sulla capacità di ri-spondere a nuovi bisogni attraverso l'in-venzione di nuovi prodotti. Gli investi-menti richiesti per lo sviluppo di nuovi pro-dotti o nuove tecnologie hanno tipicamen-te tempi di ritorno molto lunghi, con ele-vati rischi industriali. In questo contesto competitivo le relazioni tra università e im-presa e tra ricerca pubblica e ricerca priva-ta sono fondamentali, come è dimostrato dalla esperienza delle imprese operanti ne-gli Stati Uniti e in molti paesi europei che godono degli effetti di esternalità indotti dai programmi di ricerca pubblici e dagli spillover scientifici delle università leader (Ferrucci e Deriu, 2002).

Il settore biomedicale italiano, insieme ai settori ad alta tecnologia, condivide un de-stino di marginalità economica e spesso tecnologica. La grande ricerca, le grandi

2Report sulla filiera del biomedicale in Liguria, www.pst.liguria.it.

Il distretto biomedicale di Mirandola è localizzato in nove comuni della bassa pianura modenese (Campo-santo, Cavezzo, Concordia, Finale Emilia, Midolla, Mirandola, S. Felice, S. Possidonio e S. Prospero). Se-condo le stime più recenti il distretto conta una rete di circa 90 imprese con circa 3200 addetti (3000 nel di-stretto e 200 esterni), che realizzano disposable (arti-coli monouso in materiale plastico) e apparecchiature (Bassoli, 1999). Per trovare una simile concentrazio-ne nel biomedicale si deve arrivare a Minneapolis (Moussanet e Paolozzi, 1992) negli Stati Uniti, ed in-fatti oggi queste due realtà sono in qualche modo rela-zionate, dato che due grandi imprese multinazionali (la Baxter e la Pfizer) hanno acquisito due imprese di Mirandola, fondate da Veronesi stesso e da lui suc-cessivamente cedute. Ogni anno le imprese del di-stretto realizzano un fatturato di circa 600 milioni di euro, la metà del quale è esportato. Attualmente il 73% del fatturato è realizzato da 4 grandi imprese (la Gambro, la Dideco, la Mallinckrodt, e la Bellico). È stato calcolato che le imprese biomedicali investono ogni anno circa il 4,6% del fatturato in attività di ri-cerca. Vedi anche www.consobiomed.it

istituzioni, i finanziamenti, i laboratori, le sinergie tecnologiche, una domanda pub-blica organizzata e attenta all'innovazio-ne, non rappresentano un patrimonio tipi-co del nostro paese, né della nostra regione (Belussi, 2002), che con gli anni si è spe-cializzata sui settori flessibili e post-fordisti dell'industria tradizionale (tessile, abbigliamento, calzatura, etc.). La leader-ship nelle tecnologie biomedicali è senz'altro nelle mani di università e impre-se americane e tedesche. In Italia vi sono infatti pochi esempi anche se brillanti - di imprenditorialità biomedicale:

• in Emilia Romagna, le Officine Ortope-diche Rizzoli bolognesi dei primi anni del 1900, l'OTE Galileo sorta nel 1930, e la Biotec di Bologna fondata da tecnici legati alla scuola di specializzazione in bioingegneria, che hanno realizzato con successo uno stimolatore cardiaco,

• in Piemonte, la Sorin Biomedica, fonda-ta dalla Fiat e dalla Montecatini, che ini-zialmente operava nel campo della ricer-ca nucleare, e la Ansaldo Biomedica,

2• in Liguria l'impresa Esaote di Sestri Po-nente, con circa 250 addetti ed un'ottan-tina nell'indotto, collegabile a circa 10-12 aziende, che è specializzata nell'ima-ging diagnostico (ultrasuoni e tomogra-fia a risonanza magnetica dedicata) e nel-la fornitura di sistemi ospedalieri chiavi in mano,

• in Lombardia il parco scientifico del S. Raffaele di Milano.

Nel biomedicale esiste inoltre un'impor-tante realtà distrettuale: il distretto biome-

3dicale di Mirandola , creato da un impren-ditore-inventore Schumpeteriano (Basso-li, 1999), Veronesi. Come è riportato an-che dall'analisi di Bassoli, Veronesi con-cepì la sua business idea focalizzata su un prodotto innovativo proprio grazie agli sti-moli che gli vennero dai medici dell'os-pedale civile di Padova. Nei primi anni '60 venne contattato dal dott. Cuccia, un far-macista allora inserito nell'equipe medica dei trapianti dell'ospedale di Padova, che gli richiese di realizzare un circuito per la circolazione extracorporea del sangue che doveva servire al Prof. Piero Confortini

per collegare un paziente al rene artificia-le. Da questa prima necessità pratica via via Veronesi sviluppò le conoscenze e la tecnologia per produrre prima parti di mac-chinario per dialisi e poi macchinari inno-vativi collocati nella fascia alta dello stes-so mercato dei prodotti per dialisi. Nel di-stretto di Mirandola si è realizzato anche il primo rene artificiale italiano (1965), pro-dotto da Veronesi alla Sterilplast, che uti-lizzò, migliorandola, una tecnologia allo-ra disponibile, la tecnologia del rene Kill, non coperta in quel tempo da brevetto. Con il consolidarsi delle imprese fondate da Veronesi ha preso avvio a Mirandola un vero distretto industriale marshalliano: ov-vero una concentrazione di imprese spe-cializzate nella produzione di apparec-chiature per dialisi che si pongono in com-petizione ma che cooperano anche con le grandi imprese multinazionali del settore. Veronesi, con la fondazione della Dasco, della Belleco, della Dideco, e della Dar, e l'attivazione di una rete di subfornitura, e di produttori specializzati (spesso ex di-pendenti che si mettevano in proprio per fondare una nuova impresa), appare il per-sonaggio chiave del successo imprendito-riale delle imprese di Mirandola, dove l'impresa motrice e il fondatore di un di-stretto industriale hanno saputo far evol-vere una realtà artigianale di piccola scala integrandola con le logiche di sviluppo in-

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Il cluster biomedicale nel Veneto1. Introduzione

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Attualmente (Mariani, 2001) le imprese le-ader mondiali coprono appena il 30-35% del segmento del mercato, con un fatturato che va da 50 ai 500 milioni di dollari, valo-ri considerati minimi negli altri comparti industriali. Ciò dipende dall'elevata spe-cializzazione delle aziende e spesso, in re-lazione al segmento che produce macchi-nari biomedicale, dalla non elevata nume-rosità dei volumi prodotti.

Dopo un periodo di consistente crescita e sviluppo negli anni '70 e '80, lo scenario con cui si confronta oggi l'industria bio-medicale italiana ed europea appare carat-terizzato dalle seguenti aree problemati-che:

a) tutti i paesi europei hanno attuato poli-tiche di contenimento e riduzione della spesa sanitaria pubblica; come conse-guenza il mercato delle apparecchiature biomedicale in questi paesi ha subito un notevole rallentamento, con effetti negati-vi indiretti su tutto il comparto; in generale vi è da osservare che nei paesi europei, e soprattutto in Italia, il peso delle spese sani-tarie sul Pil non è affatto collocato su livel-li molto elevati, se si considera ad esempio il confronto con la situazione americana, dove esse hanno un'incidenza del 12-13%; in Europa, però, al contrario degli Stati Uniti, esse gravano sui bilanci pubblici, dato il differente modello istituzionale di welfare esistente. Com'è noto, nella fase di creazione della moneta unica europea, i va-ri paesi hanno sottoscritto un accordo vin-colante che limita al 3% il deficit del bilan-cio pubblico statale; si tratta ovviamente di una misura di carattere monetario, e che afferisce alla gestione macro degli indica-tori economici, ma che si riflette pesante-mente anche sulle possibilità di sviluppo della spesa pubblica in materia di sanità e assistenza. Il carattere contraddittorio di questa tendenza è che essa si scontra con un mercato delle innovazioni molto dina-mico ed effervescente, che mette invece a disposizione degli operatori sanitari tec-nologie continuamente migliorate e che in-serisce molto frequentemente nuovi pro-dotti che rivoluzionano le precedenti pras-si di intervento medicale e curativo. Come non bastasse, vi è poi da rilevare un trend

strutturale e di lungo periodo di allunga-mento della vita media della popolazione, un fatto questo da giudicare certamente co-me positivo ma che tende (e tenderà) ad esercitare una pressione formidabile per l'innalzamento delle spese medie sanita-rie, curative e riabilitative.

b) è in corso un'armonizzazione europea ed internazionale della normativa di molti dispositivi biomedici; questo tende ad in-nalzare l'incidenza delle spese di controllo di qualità della produzione ed organizzati-ve per ottenere le necessarie certificazio-ni. Nel caso italiano, le imprese scontano la scarsa chiarezza normativa, la difficile integrazione con le norme europee, e spes-so l'assenza di laboratori autorizzati per la certificazione estera, dato che in passato in molti casi questa funzione era svolta sup-plettivamente dai laboratori Cnr, i quali nel nuovo contesto europeo, dopo l'inevitabile fase di transizione, hanno fini-to per perdere la precedente funzione di or-gani autorizzati alla marcatura per con-trassegnare la conformità del prodotto alle normative esistenti.

c) il settore biomedicale comprende nu-merosi segmenti produttivi ad alta intensi-tà di ricerca. È un settore dove le imprese science-based competono sulla capacità di inserire innovazioni tecnologiche nei prodotti esistenti e sulla capacità di ri-spondere a nuovi bisogni attraverso l'in-venzione di nuovi prodotti. Gli investi-menti richiesti per lo sviluppo di nuovi pro-dotti o nuove tecnologie hanno tipicamen-te tempi di ritorno molto lunghi, con ele-vati rischi industriali. In questo contesto competitivo le relazioni tra università e im-presa e tra ricerca pubblica e ricerca priva-ta sono fondamentali, come è dimostrato dalla esperienza delle imprese operanti ne-gli Stati Uniti e in molti paesi europei che godono degli effetti di esternalità indotti dai programmi di ricerca pubblici e dagli spillover scientifici delle università leader (Ferrucci e Deriu, 2002).

Il settore biomedicale italiano, insieme ai settori ad alta tecnologia, condivide un de-stino di marginalità economica e spesso tecnologica. La grande ricerca, le grandi

2Report sulla filiera del biomedicale in Liguria, www.pst.liguria.it.

Il distretto biomedicale di Mirandola è localizzato in nove comuni della bassa pianura modenese (Campo-santo, Cavezzo, Concordia, Finale Emilia, Midolla, Mirandola, S. Felice, S. Possidonio e S. Prospero). Se-condo le stime più recenti il distretto conta una rete di circa 90 imprese con circa 3200 addetti (3000 nel di-stretto e 200 esterni), che realizzano disposable (arti-coli monouso in materiale plastico) e apparecchiature (Bassoli, 1999). Per trovare una simile concentrazio-ne nel biomedicale si deve arrivare a Minneapolis (Moussanet e Paolozzi, 1992) negli Stati Uniti, ed in-fatti oggi queste due realtà sono in qualche modo rela-zionate, dato che due grandi imprese multinazionali (la Baxter e la Pfizer) hanno acquisito due imprese di Mirandola, fondate da Veronesi stesso e da lui suc-cessivamente cedute. Ogni anno le imprese del di-stretto realizzano un fatturato di circa 600 milioni di euro, la metà del quale è esportato. Attualmente il 73% del fatturato è realizzato da 4 grandi imprese (la Gambro, la Dideco, la Mallinckrodt, e la Bellico). È stato calcolato che le imprese biomedicali investono ogni anno circa il 4,6% del fatturato in attività di ri-cerca. Vedi anche www.consobiomed.it

istituzioni, i finanziamenti, i laboratori, le sinergie tecnologiche, una domanda pub-blica organizzata e attenta all'innovazio-ne, non rappresentano un patrimonio tipi-co del nostro paese, né della nostra regione (Belussi, 2002), che con gli anni si è spe-cializzata sui settori flessibili e post-fordisti dell'industria tradizionale (tessile, abbigliamento, calzatura, etc.). La leader-ship nelle tecnologie biomedicali è senz'altro nelle mani di università e impre-se americane e tedesche. In Italia vi sono infatti pochi esempi anche se brillanti - di imprenditorialità biomedicale:

• in Emilia Romagna, le Officine Ortope-diche Rizzoli bolognesi dei primi anni del 1900, l'OTE Galileo sorta nel 1930, e la Biotec di Bologna fondata da tecnici legati alla scuola di specializzazione in bioingegneria, che hanno realizzato con successo uno stimolatore cardiaco,

• in Piemonte, la Sorin Biomedica, fonda-ta dalla Fiat e dalla Montecatini, che ini-zialmente operava nel campo della ricer-ca nucleare, e la Ansaldo Biomedica,

2• in Liguria l'impresa Esaote di Sestri Po-nente, con circa 250 addetti ed un'ottan-tina nell'indotto, collegabile a circa 10-12 aziende, che è specializzata nell'ima-ging diagnostico (ultrasuoni e tomogra-fia a risonanza magnetica dedicata) e nel-la fornitura di sistemi ospedalieri chiavi in mano,

• in Lombardia il parco scientifico del S. Raffaele di Milano.

Nel biomedicale esiste inoltre un'impor-tante realtà distrettuale: il distretto biome-

3dicale di Mirandola , creato da un impren-ditore-inventore Schumpeteriano (Basso-li, 1999), Veronesi. Come è riportato an-che dall'analisi di Bassoli, Veronesi con-cepì la sua business idea focalizzata su un prodotto innovativo proprio grazie agli sti-moli che gli vennero dai medici dell'os-pedale civile di Padova. Nei primi anni '60 venne contattato dal dott. Cuccia, un far-macista allora inserito nell'equipe medica dei trapianti dell'ospedale di Padova, che gli richiese di realizzare un circuito per la circolazione extracorporea del sangue che doveva servire al Prof. Piero Confortini

per collegare un paziente al rene artificia-le. Da questa prima necessità pratica via via Veronesi sviluppò le conoscenze e la tecnologia per produrre prima parti di mac-chinario per dialisi e poi macchinari inno-vativi collocati nella fascia alta dello stes-so mercato dei prodotti per dialisi. Nel di-stretto di Mirandola si è realizzato anche il primo rene artificiale italiano (1965), pro-dotto da Veronesi alla Sterilplast, che uti-lizzò, migliorandola, una tecnologia allo-ra disponibile, la tecnologia del rene Kill, non coperta in quel tempo da brevetto. Con il consolidarsi delle imprese fondate da Veronesi ha preso avvio a Mirandola un vero distretto industriale marshalliano: ov-vero una concentrazione di imprese spe-cializzate nella produzione di apparec-chiature per dialisi che si pongono in com-petizione ma che cooperano anche con le grandi imprese multinazionali del settore. Veronesi, con la fondazione della Dasco, della Belleco, della Dideco, e della Dar, e l'attivazione di una rete di subfornitura, e di produttori specializzati (spesso ex di-pendenti che si mettevano in proprio per fondare una nuova impresa), appare il per-sonaggio chiave del successo imprendito-riale delle imprese di Mirandola, dove l'impresa motrice e il fondatore di un di-stretto industriale hanno saputo far evol-vere una realtà artigianale di piccola scala integrandola con le logiche di sviluppo in-

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Il cluster biomedicale nel Veneto1. Introduzione

ternazionali e che di recente ha visto entra-re a pieno titolo nel distretto numerose im-prese multinazionali.

Secondo le stime riportate da alcuni (Ma-riani, 2001), l'industria italiana è formata da circa 700 imprese che fatturano 2.200 milioni di euro, e che esportano circa il 50% della loro produzione. Il mercato nazionale nel 1993 valeva circa 1700 milioni di euro e si posizionava al quinto posto a livello mondiale, dopo stati Uniti, Giappone, Germania, e Francia. Nel 1998 si stima che esso valesse circa 3700 milioni di euro (Mariani, 2001). In passa-to, il suo tasso di crescita annua si attesta-va mediamente intorno al 6-7%, ma i con-tinui tagli alla spesa assistenziale pubblica hanno ridotto di molto queste percentuali. Al suo interno il comparto più rilevante è dato dagli articoli monouso, come sirin-ghe, aghi, guanti, etc. (dati 1993: circa 450 milioni di euro), seguito dalle apparec-

4chiature per bioimmagini (dati 1993: cir-ca 350 milioni di euro), dai macchinari elettromeccanici come encefalogrammi, cardiogrammi, miogrammi, sistemi per la valutazione della pressione, dai reni artifi-ciali e macchine cuore polmone (dati 1993: circa 140 milioni di euro), dai pro-dotti ortopedici e organi artificiali impian-tabili come pace-maker, valvole cardiache e protesi ortopediche (dati 1993: circa 130 milioni di euro), dall'insieme dei reattivi e delle strumentazioni per la misurazione della concentrazione di composti circo-lanti o tessutali per il riconoscimento di cellule e di componenti subcellulari (mac-chine, apparecchiature per diagnosi di la-

boratorio), e dagli ausili e strumenti per la mobilità, la comunicazione, la sordità e il

5sostegno degli ipovedenti . Il settore biomedicale trae forte impulso dalle attività di ricaduta tecnologica di al-tri settori high-tech. In quanto industria a “tecnologia non propria” costituisce un ri-levante punto di forza dei paesi industriali avanzati perché permette la costituzione di sinergie produttive e tecnologiche, con-sentendo un più efficiente sfruttamento delle risorse scientifiche e tecnologiche di-sponibili.

Il comparto delle bioimmagini comprende l'insieme delle tecniche sviluppate per ottenere immagini di strutture biologiche senza dover incorrere in inter-venti chirurgici di ispezione. Alla radiologia tradi-zionale (raggi x) si sono affiancate altre metodiche diagnostiche: la medicina nucleare (anni '60), seguita dalla tomografia, dall'ecografia, dalla tomografia as-siale computerizzata (TAC), dalla risonanza magne-tica nucleare (anni '80), e dai nuovi sviluppi delle en-doscopie dirette.

Questo settore sconfina con quello degli organi artifi-ciali ma differisce per il fatto che i presidi sono pre-scritti dall'intervento sanitario ma gestiti dall'individuo stesso. L'evoluzione che sta interes-sando questo comparto deriva dai progressi dell'elettronica, informatica, e dal perfezionamento di particolari sensori e trasduttori

4

5

2.1 Il cluster biomedicale “al-largato”: raffronto Veneto-Italia

6Le imprese del settore biomedicale nel Ve-neto sono oltre 2.500 in una accezione “al-largata” del biomedicale (fig. 2.1) che con-sideri non solo ovviamente il numeroso comparto dell'odontoprotesico (Cod. ATECO91 33.10.3 - Fabbricazione di pro-tesi dentarie), ma anche le imprese che ope-rano nel campo dell'ottica, segnatamente di “Confezionamento ed apprestamento di occhiali da vista e lenti a contatto” (Cod. 33.40.2) e quelle che svolgono attività commerciali - Commercio all'ingrosso (Cod. 51.46.2) e Commercio al dettaglio

35.000

30.000

25.000

20.000

15.000

10.000

5.000

0

Veneto Italia

Fig. 2.1 Il settore biomedicale allargato

2.527

30.494

Totale imprese Veneto - Italia Settore biomedicale “allargato”

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

6L'archivio delle imprese del settore biomedicale è sta-to costruito a partire dalla consultazione degli archivi Cerved. Questo ci ha permesso di avere un elenco ag-giornato delle imprese attive nel settore. Questo elen-co è stato arricchito dalle informazioni estratte dai siti web aziendali ed è stato corretto nella fase di campio-namento delle imprese condotto per la rilevazione em-pirica che ha coinvolto 60 aziende localizzate nel Ve-neto. Agli elenchi Cerved sono state aggiunte 58 im-prese.

Tab. 2.1 Imprese del biomedicale “allargato”

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Biomedicale (incluso

odontoprotesico) % su I talia Ottico % su I talia

Tota le Biomedica le allargato

% su I talia

Veneto 2.313 7,9% 214 15,3% 2.527 8,3%

Italia 29.097 1.397 30.494

(Cod. 52.32) di articoli medicali e ortope-dici, compresi strumenti e apparecchi sani-tari - o di servizio, quali ad esempio gli stu-di di progettazione, le società commercia-li, le attività di riparazione, ecc.

In una accezione “allargata” del biomedi-cale, il Veneto rappresenta circa l'8% delle imprese italiane nonostante il settore del-l'ottica, per la presenza del distretto bellu-nese dell'occhiale, che ha una presenza che supera il 15% del totale, sia percen-tualmente sovradimensionato rispetto al dato nazionale.

2. Il cluster biomedicale veneto

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Il cluster biomedicale nel Veneto1. Introduzione

ternazionali e che di recente ha visto entra-re a pieno titolo nel distretto numerose im-prese multinazionali.

Secondo le stime riportate da alcuni (Ma-riani, 2001), l'industria italiana è formata da circa 700 imprese che fatturano 2.200 milioni di euro, e che esportano circa il 50% della loro produzione. Il mercato nazionale nel 1993 valeva circa 1700 milioni di euro e si posizionava al quinto posto a livello mondiale, dopo stati Uniti, Giappone, Germania, e Francia. Nel 1998 si stima che esso valesse circa 3700 milioni di euro (Mariani, 2001). In passa-to, il suo tasso di crescita annua si attesta-va mediamente intorno al 6-7%, ma i con-tinui tagli alla spesa assistenziale pubblica hanno ridotto di molto queste percentuali. Al suo interno il comparto più rilevante è dato dagli articoli monouso, come sirin-ghe, aghi, guanti, etc. (dati 1993: circa 450 milioni di euro), seguito dalle apparec-

4chiature per bioimmagini (dati 1993: cir-ca 350 milioni di euro), dai macchinari elettromeccanici come encefalogrammi, cardiogrammi, miogrammi, sistemi per la valutazione della pressione, dai reni artifi-ciali e macchine cuore polmone (dati 1993: circa 140 milioni di euro), dai pro-dotti ortopedici e organi artificiali impian-tabili come pace-maker, valvole cardiache e protesi ortopediche (dati 1993: circa 130 milioni di euro), dall'insieme dei reattivi e delle strumentazioni per la misurazione della concentrazione di composti circo-lanti o tessutali per il riconoscimento di cellule e di componenti subcellulari (mac-chine, apparecchiature per diagnosi di la-

boratorio), e dagli ausili e strumenti per la mobilità, la comunicazione, la sordità e il

5sostegno degli ipovedenti . Il settore biomedicale trae forte impulso dalle attività di ricaduta tecnologica di al-tri settori high-tech. In quanto industria a “tecnologia non propria” costituisce un ri-levante punto di forza dei paesi industriali avanzati perché permette la costituzione di sinergie produttive e tecnologiche, con-sentendo un più efficiente sfruttamento delle risorse scientifiche e tecnologiche di-sponibili.

Il comparto delle bioimmagini comprende l'insieme delle tecniche sviluppate per ottenere immagini di strutture biologiche senza dover incorrere in inter-venti chirurgici di ispezione. Alla radiologia tradi-zionale (raggi x) si sono affiancate altre metodiche diagnostiche: la medicina nucleare (anni '60), seguita dalla tomografia, dall'ecografia, dalla tomografia as-siale computerizzata (TAC), dalla risonanza magne-tica nucleare (anni '80), e dai nuovi sviluppi delle en-doscopie dirette.

Questo settore sconfina con quello degli organi artifi-ciali ma differisce per il fatto che i presidi sono pre-scritti dall'intervento sanitario ma gestiti dall'individuo stesso. L'evoluzione che sta interes-sando questo comparto deriva dai progressi dell'elettronica, informatica, e dal perfezionamento di particolari sensori e trasduttori

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2.1 Il cluster biomedicale “al-largato”: raffronto Veneto-Italia

6Le imprese del settore biomedicale nel Ve-neto sono oltre 2.500 in una accezione “al-largata” del biomedicale (fig. 2.1) che con-sideri non solo ovviamente il numeroso comparto dell'odontoprotesico (Cod. ATECO91 33.10.3 - Fabbricazione di pro-tesi dentarie), ma anche le imprese che ope-rano nel campo dell'ottica, segnatamente di “Confezionamento ed apprestamento di occhiali da vista e lenti a contatto” (Cod. 33.40.2) e quelle che svolgono attività commerciali - Commercio all'ingrosso (Cod. 51.46.2) e Commercio al dettaglio

35.000

30.000

25.000

20.000

15.000

10.000

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Veneto Italia

Fig. 2.1 Il settore biomedicale allargato

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Totale imprese Veneto - Italia Settore biomedicale “allargato”

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

6L'archivio delle imprese del settore biomedicale è sta-to costruito a partire dalla consultazione degli archivi Cerved. Questo ci ha permesso di avere un elenco ag-giornato delle imprese attive nel settore. Questo elen-co è stato arricchito dalle informazioni estratte dai siti web aziendali ed è stato corretto nella fase di campio-namento delle imprese condotto per la rilevazione em-pirica che ha coinvolto 60 aziende localizzate nel Ve-neto. Agli elenchi Cerved sono state aggiunte 58 im-prese.

Tab. 2.1 Imprese del biomedicale “allargato”

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Biomedicale (incluso

odontoprotesico) % su I talia Ottico % su I talia

Tota le Biomedica le allargato

% su I talia

Veneto 2.313 7,9% 214 15,3% 2.527 8,3%

Italia 29.097 1.397 30.494

(Cod. 52.32) di articoli medicali e ortope-dici, compresi strumenti e apparecchi sani-tari - o di servizio, quali ad esempio gli stu-di di progettazione, le società commercia-li, le attività di riparazione, ecc.

In una accezione “allargata” del biomedi-cale, il Veneto rappresenta circa l'8% delle imprese italiane nonostante il settore del-l'ottica, per la presenza del distretto bellu-nese dell'occhiale, che ha una presenza che supera il 15% del totale, sia percen-tualmente sovradimensionato rispetto al dato nazionale.

2. Il cluster biomedicale veneto

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Il cluster biomedicale nel Veneto2. Il cluster biomedicale nel Veneto

Considerando il macro settore localizzato nel Veneto, il biomedicale è composto da imprese che operano per il 65% nell'am-bito odontoprotesico, per il 27% in quello biomedicale e per l'8% in quello ottico.

Analizzando la distribuzione delle impre-se per provincia si evidenzia come i tre di-versi ambiti del settore allargato abbiano andamenti differenti: quasi il 60% del com-parto ottico nel Veneto si concentra nella provincia di Belluno; per quanto riguarda il settore odontoprotesico la distribuzione è più omogenea rispetto al territorio e, infi-ne, il biomedicale ristretto è maggiormen-te concentrato attorno ai principali poli sa-nitari di Padova, Verona e Treviso.

2.2 Il cluster biomedicale nel Veneto

7Limitando l'analisi al settore biomedicale in senso più stretto, ed escludendo quindi gli ambiti dell'odontoprotesico e dell'otti-co, le imprese del Veneto rilevate sono 673

8per un totale di 2.668 addetti dichiarati , tra dipendenti e indipendenti.

Le imprese del biomedicale, possono esse-re suddivise secondo l'attività prevalente di produzione o di distribuzione conside-rando, di produzione, le imprese che forni-scono beni e servizi, anche solo in parte, e, di distribuzione, le imprese che commer-cializzano esclusivamente. Nelle attività di produzione troviamo 218 imprese di produzione, il 32,4% del totale, e oltre il 57% degli occupati; mentre nelle attività di distribuzione 455 imprese, che rappre-sentano il 67,6% delle imprese totali e che

impiegano il 42,5% degli addetti. Com’è logico, il numero di addetti medio per im-presa risulta maggiore nelle attività di pro-duzione che in quelle di distribuzione.

Per l'analisi dimensionale, in mancanza dei dati di fatturato, ci si è basati sul nume-ro degli addetti e per meglio descrivere l'universo delle imprese si sono costruite 4 classi (addetti non dichiarati, 1-10 addetti, 11-50 addetti, e oltre 50 addetti) più ri-strette della usuale suddivisione tra picco-la, media e grande impresa.

Già questo primo dato complessivo deno-ta una struttura produttiva e distributi-va polverizzata e priva di imprese dimen-sionalmente rilevanti (si noti che nessuna impresa nei dati Cerved supera i 100 ad-detti) in grado di avviare meccanismi di crescita, magari distrettuali, virtuosi. Se poi si prende in considerazione la tipolo-gia di produzione/prodotto il dato che emerge è che le imprese venete di questo settore si distribuiscono in molteplici am-biti, che si è qui cercato di raggruppare in 15 sottocategorie, le quali costituiscono

Fig. 2.3 Il biomedicale Veneto allargatoDistribuzione % delle imprese per sotto-settoriSettore biomedicale “allargato” - Veneto

qBiomedicale “ristretto”

Odontoprotesico

Ottico

q

q

q

q

q

65%

27%8%

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Provincia Biomedicale

ristretto Odontoprotesico Ottico Totale

Belluno 16 68 125 209

Padova 184 305 12 501

Rovigo 28 98 2 128

Treviso 121 286 38 445

Venezia 88 297 17 402

Vicenza 85 260 10 355

Verona 151 326 10 487

Veneto 673 1.640 214 2.527

Tab. 2.2 Localizzazione per provincia delle imprese biomedicali

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Imprese Addetti

3.000

2.500

2.000

1.500

1.000

500

0

673

2.668

Numero totale di Imprese e Addetti Settore biomedicale - Veneto

Fig. 2.4 Il biomedicale nel Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Nel settore biomedicale ristretto non sono state inclu-se le imprese odontoiatriche, che non appaiono carat-terizzare la realtà regionale in quanto offrono servizi esistenti sull'intero territorio nazionale e diffusi in re-lazione alla distribuzione della popolazione. Nelle pa-gine seguenti di questo rapporto di ricerca, per brevi-tà, useremo il termine “settore biomedicale” per con-notare il settore biomedicale ristretto.

I dati sugli addetti, tratti dagli elenchi CERVED, sono relativi all'anno 2000 e sottostimano il dato reale dal momento che il 29% delle imprese non ha dichiarato gli addetti. Queste imprese sono state raggruppate nel-la classe “Addetti non dichiarati (n.d.)”.

7

8

Tab. 2.3 Imprese del biomedicale del Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Attività Prevalente N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di N° Addetti

Distribuzione 455 67,6% 1.135 42,5

Produzione 218 32,4% 1.533 57,5

Tot. complessivo 673 100,0% 2.668 100,0%

Tab. 2.4 Imprese ed addetti del biomedicale del Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Imprese Imprese Totale Imprese Totale N° Imprese TotaleAttività Prevalente con addetti con addetti Addetti con addetti Addetti con addetti Addetti

n.d. classe 1-10 classe 1-10 classe 11-50 classe 11-50 classe > 51 classe > 51

Distribuzione 65 113 355 35 817 5 361

Produzione 133 305 789 17 346

Totale 198 418 1.144 52 1.163 5 361

Dalla suddivisione delle imprese per clas-se di addetti si rileva come il biomedicale sia rappresentato per il 62% da micro-imprese che contano meno di 10 addetti, per il 7,7% da piccole imprese che hanno tra gli 11 e i 50 addetti, e solo per lo 0,7% da aziende di dimensioni medie, mentre risultano assenti completamente le grandi imprese (per un confronto con i dati Istat si rimanda alla tab. 3.3). Quasi il 30% delle imprese non ha dichia-rato il numero di addetti, tuttavia si può supporre che queste 198 imprese siano pic-cole o micro piuttosto che medie o grandi.

spesso vere e proprie nicchie di mercato, dando così l'impressione di un tessuto pro-duttivo ricco di imprenditorialità diffusa, con esempi - come vedremo poi - anche molto interessanti, ma debole sul versante della capacità di “fare sistema”. Escludendo alcune categorie del terzia-rio come l'Ingrosso materiali e attrezza-ture sanitarie o il Dettaglio di articoli sa-nitari ed ortopedici, nessuna sottocate-goria supera i 300 addetti e sembrereb-be confermare come questo settore sia prevalentemente frammentato e come le imprese abbiano scelto una politica di

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Il cluster biomedicale nel Veneto2. Il cluster biomedicale nel Veneto

Considerando il macro settore localizzato nel Veneto, il biomedicale è composto da imprese che operano per il 65% nell'am-bito odontoprotesico, per il 27% in quello biomedicale e per l'8% in quello ottico.

Analizzando la distribuzione delle impre-se per provincia si evidenzia come i tre di-versi ambiti del settore allargato abbiano andamenti differenti: quasi il 60% del com-parto ottico nel Veneto si concentra nella provincia di Belluno; per quanto riguarda il settore odontoprotesico la distribuzione è più omogenea rispetto al territorio e, infi-ne, il biomedicale ristretto è maggiormen-te concentrato attorno ai principali poli sa-nitari di Padova, Verona e Treviso.

2.2 Il cluster biomedicale nel Veneto

7Limitando l'analisi al settore biomedicale in senso più stretto, ed escludendo quindi gli ambiti dell'odontoprotesico e dell'otti-co, le imprese del Veneto rilevate sono 673

8per un totale di 2.668 addetti dichiarati , tra dipendenti e indipendenti.

Le imprese del biomedicale, possono esse-re suddivise secondo l'attività prevalente di produzione o di distribuzione conside-rando, di produzione, le imprese che forni-scono beni e servizi, anche solo in parte, e, di distribuzione, le imprese che commer-cializzano esclusivamente. Nelle attività di produzione troviamo 218 imprese di produzione, il 32,4% del totale, e oltre il 57% degli occupati; mentre nelle attività di distribuzione 455 imprese, che rappre-sentano il 67,6% delle imprese totali e che

impiegano il 42,5% degli addetti. Com’è logico, il numero di addetti medio per im-presa risulta maggiore nelle attività di pro-duzione che in quelle di distribuzione.

Per l'analisi dimensionale, in mancanza dei dati di fatturato, ci si è basati sul nume-ro degli addetti e per meglio descrivere l'universo delle imprese si sono costruite 4 classi (addetti non dichiarati, 1-10 addetti, 11-50 addetti, e oltre 50 addetti) più ri-strette della usuale suddivisione tra picco-la, media e grande impresa.

Già questo primo dato complessivo deno-ta una struttura produttiva e distributi-va polverizzata e priva di imprese dimen-sionalmente rilevanti (si noti che nessuna impresa nei dati Cerved supera i 100 ad-detti) in grado di avviare meccanismi di crescita, magari distrettuali, virtuosi. Se poi si prende in considerazione la tipolo-gia di produzione/prodotto il dato che emerge è che le imprese venete di questo settore si distribuiscono in molteplici am-biti, che si è qui cercato di raggruppare in 15 sottocategorie, le quali costituiscono

Fig. 2.3 Il biomedicale Veneto allargatoDistribuzione % delle imprese per sotto-settoriSettore biomedicale “allargato” - Veneto

qBiomedicale “ristretto”

Odontoprotesico

Ottico

q

q

q

q

q

65%

27%8%

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Provincia Biomedicale

ristretto Odontoprotesico Ottico Totale

Belluno 16 68 125 209

Padova 184 305 12 501

Rovigo 28 98 2 128

Treviso 121 286 38 445

Venezia 88 297 17 402

Vicenza 85 260 10 355

Verona 151 326 10 487

Veneto 673 1.640 214 2.527

Tab. 2.2 Localizzazione per provincia delle imprese biomedicali

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Imprese Addetti

3.000

2.500

2.000

1.500

1.000

500

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673

2.668

Numero totale di Imprese e Addetti Settore biomedicale - Veneto

Fig. 2.4 Il biomedicale nel Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Nel settore biomedicale ristretto non sono state inclu-se le imprese odontoiatriche, che non appaiono carat-terizzare la realtà regionale in quanto offrono servizi esistenti sull'intero territorio nazionale e diffusi in re-lazione alla distribuzione della popolazione. Nelle pa-gine seguenti di questo rapporto di ricerca, per brevi-tà, useremo il termine “settore biomedicale” per con-notare il settore biomedicale ristretto.

I dati sugli addetti, tratti dagli elenchi CERVED, sono relativi all'anno 2000 e sottostimano il dato reale dal momento che il 29% delle imprese non ha dichiarato gli addetti. Queste imprese sono state raggruppate nel-la classe “Addetti non dichiarati (n.d.)”.

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Tab. 2.3 Imprese del biomedicale del Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Attività Prevalente N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di N° Addetti

Distribuzione 455 67,6% 1.135 42,5

Produzione 218 32,4% 1.533 57,5

Tot. complessivo 673 100,0% 2.668 100,0%

Tab. 2.4 Imprese ed addetti del biomedicale del Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Imprese Imprese Totale Imprese Totale N° Imprese TotaleAttività Prevalente con addetti con addetti Addetti con addetti Addetti con addetti Addetti

n.d. classe 1-10 classe 1-10 classe 11-50 classe 11-50 classe > 51 classe > 51

Distribuzione 65 113 355 35 817 5 361

Produzione 133 305 789 17 346

Totale 198 418 1.144 52 1.163 5 361

Dalla suddivisione delle imprese per clas-se di addetti si rileva come il biomedicale sia rappresentato per il 62% da micro-imprese che contano meno di 10 addetti, per il 7,7% da piccole imprese che hanno tra gli 11 e i 50 addetti, e solo per lo 0,7% da aziende di dimensioni medie, mentre risultano assenti completamente le grandi imprese (per un confronto con i dati Istat si rimanda alla tab. 3.3). Quasi il 30% delle imprese non ha dichia-rato il numero di addetti, tuttavia si può supporre che queste 198 imprese siano pic-cole o micro piuttosto che medie o grandi.

spesso vere e proprie nicchie di mercato, dando così l'impressione di un tessuto pro-duttivo ricco di imprenditorialità diffusa, con esempi - come vedremo poi - anche molto interessanti, ma debole sul versante della capacità di “fare sistema”. Escludendo alcune categorie del terzia-rio come l'Ingrosso materiali e attrezza-ture sanitarie o il Dettaglio di articoli sa-nitari ed ortopedici, nessuna sottocate-goria supera i 300 addetti e sembrereb-be confermare come questo settore sia prevalentemente frammentato e come le imprese abbiano scelto una politica di

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Il cluster biomedicale nel Veneto

nicchia. Le principali aree di prodot-to/mercato sono quelle degli organi arti-ficiali e protesi con 43 imprese (6,4% del totale), seguita dai servizi di assi-stenza tecnica con 41 imprese (19%) e dalle apparecchiature odontoiatriche con 22 imprese (10%).

Per cercare una possibile presenza di clu-ster nel settore biomedicale nel Veneto si sono raggruppate le imprese per macro-tipologie di attività secondo le tecnologie e le modalità/finalità d'impiego. Si sono quindi individuate, oltre a quella dell'assistenza quattro categorie principa-li: 1) Terapia e riabilitazione che conta 63 im-

prese e 486 addetti; 2) Materiali di consumo, con 22 imprese e

283 addetti;

3) Diagnostica con 14 imprese e 70 addet-ti;

4) Altre apparecchiature e attrezzature elettromedicali, con 78 imprese e 628 addetti, che però comprendono anche la sottocategoria delle 37 imprese che non dichiarano il tipo di produzione svolta o producono apparecchiature elettromedicali-sanitarie non classifi-cate diversamente.

Come per la produzione anche a livello di distribuzione si sono individuate 5 cate-gorie, 4 all'ingrosso e una al dettaglio; quest'ultima, ovviamente, risulta la più consistente.Guardando alla distribuzione territoriale si può notare che Padova e Verona contano insieme circa la metà delle imprese e il 57% degli addetti del settore, evidenzian-do un probabile legame tra la localizzazio-

ne delle imprese biomedicale e quella dei principali poli sanitari e medico-universi-tari della Regione.

Se però si analizza la suddivisione per tipo-

logia di attività delle imprese nelle varie province, non emerge alcuna concentra-zione che possa denotare una “vocazione” particolare di un certo territorio.

2. Il cluster biomedicale nel Veneto

Tab. 2.5 Imprese e addetti nei sottosettori biomedicali del Veneto, imprese produttive e commerciali

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Attività Prevalente N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di N° Addetti

Bioimmagini 4 0,6% 23 0,9%Diagnostica clinica 8 1,2% 33 1,2%Valutazione funzionale 2 0,3% 14 0,5%DiagnosticaOrgani artificiali e protesi 43 6,4% 290 10,9%Riabilitazione e supporto 15 2,2% 179 6,7%Terapia chirurgica 1 0,1% 0 0,0%Terapia non invasiva 4 0,6% 17 0,6%Terapia e riabilitazioneMateriali odontoiatrici 9 1,3% 148 5,5%Materiali ospedalieri 13 1,9% 135 5,1%Materiali di consumoAssistenza tecnica 41 6,1% 66 2,5%App. elettromedicali-sanitarie n.c. 37 5,5% 204 7,6%App. estetica 10 1,5% 93 3,5%App. odontoiatriche 22 3,3% 198 7,4%App. ospedaliere 9 1,3% 133 5,0%Altre apparecchiatureDettaglio Articoli sanitari-ortopedici 201 29,9% 316 11,8%Ingrosso App. elettromedicali 48 7,1% 94 3,5%Ingrosso Mat. e attrez. odontoiatriche 51 7,6% 177 6,6%Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie 112 16,6% 457 17,1%Ingrosso Sanitari-protesi-ausili 43 6,4% 91 3,4%Distribuzione

Totale complessivo 673 100,0% 2.668 100,0%

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Provincia N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di N° Addetti

Belluno 16 2,4% 22 0,8%

Padova 184 27,3% 899 33,7%

Rovigo 28 4,2% 171 6,4%

Treviso 121 18,0% 388 14,5%

Venezia 88 13,1% 308 11,5%

Verona 151 22,4% 629 23,6%

Vicenza 85 12,6% 251 9,4%

Tot. complessivo 673 100,0% 2.668 100,0%

Tab. 2.6 Imprese ed addetti nei sottosettori biomedicali del Veneto, imprese produttive e commerciali per provincia

Fig. 2.5 Imprese ed addetti del biomedicale del VenetoImprese e addetti per sottocategoria di attivitàSettore biomedicale - Veneto

q Imprese Addettiq q q

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Ingrosso Sanitari-protesi-ausili

Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie

Ingrosso Mat. e attrezz. odontoiatriche

Ingrosso App. elettromedicali

Dettaglio Articoli sanitari-ortopedici

Valutazione funzionale

Terapia non invasiva

Terapia chirurgica

Riabilitazione e supporto

Organi artificiali e protesi

Materiali ospedalieri

Materiali odontoiatrici

Diagnostica clinica

Bioimmagini

Assistenza tecnica

App. ospedaliere

App. odontoiatriche

App. estetica

App. elettromedicali-sanitarie n.c.

0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500

Tab. 2.5 Imprese e addetti nei sottosettori biomedicali del Veneto, imprese produttive e commerciali

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Il cluster biomedicale nel Veneto

nicchia. Le principali aree di prodot-to/mercato sono quelle degli organi arti-ficiali e protesi con 43 imprese (6,4% del totale), seguita dai servizi di assi-stenza tecnica con 41 imprese (19%) e dalle apparecchiature odontoiatriche con 22 imprese (10%).

Per cercare una possibile presenza di clu-ster nel settore biomedicale nel Veneto si sono raggruppate le imprese per macro-tipologie di attività secondo le tecnologie e le modalità/finalità d'impiego. Si sono quindi individuate, oltre a quella dell'assistenza quattro categorie principa-li: 1) Terapia e riabilitazione che conta 63 im-

prese e 486 addetti; 2) Materiali di consumo, con 22 imprese e

283 addetti;

3) Diagnostica con 14 imprese e 70 addet-ti;

4) Altre apparecchiature e attrezzature elettromedicali, con 78 imprese e 628 addetti, che però comprendono anche la sottocategoria delle 37 imprese che non dichiarano il tipo di produzione svolta o producono apparecchiature elettromedicali-sanitarie non classifi-cate diversamente.

Come per la produzione anche a livello di distribuzione si sono individuate 5 cate-gorie, 4 all'ingrosso e una al dettaglio; quest'ultima, ovviamente, risulta la più consistente.Guardando alla distribuzione territoriale si può notare che Padova e Verona contano insieme circa la metà delle imprese e il 57% degli addetti del settore, evidenzian-do un probabile legame tra la localizzazio-

ne delle imprese biomedicale e quella dei principali poli sanitari e medico-universi-tari della Regione.

Se però si analizza la suddivisione per tipo-

logia di attività delle imprese nelle varie province, non emerge alcuna concentra-zione che possa denotare una “vocazione” particolare di un certo territorio.

2. Il cluster biomedicale nel Veneto

Tab. 2.5 Imprese e addetti nei sottosettori biomedicali del Veneto, imprese produttive e commerciali

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Attività Prevalente N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di N° Addetti

Bioimmagini 4 0,6% 23 0,9%Diagnostica clinica 8 1,2% 33 1,2%Valutazione funzionale 2 0,3% 14 0,5%DiagnosticaOrgani artificiali e protesi 43 6,4% 290 10,9%Riabilitazione e supporto 15 2,2% 179 6,7%Terapia chirurgica 1 0,1% 0 0,0%Terapia non invasiva 4 0,6% 17 0,6%Terapia e riabilitazioneMateriali odontoiatrici 9 1,3% 148 5,5%Materiali ospedalieri 13 1,9% 135 5,1%Materiali di consumoAssistenza tecnica 41 6,1% 66 2,5%App. elettromedicali-sanitarie n.c. 37 5,5% 204 7,6%App. estetica 10 1,5% 93 3,5%App. odontoiatriche 22 3,3% 198 7,4%App. ospedaliere 9 1,3% 133 5,0%Altre apparecchiatureDettaglio Articoli sanitari-ortopedici 201 29,9% 316 11,8%Ingrosso App. elettromedicali 48 7,1% 94 3,5%Ingrosso Mat. e attrez. odontoiatriche 51 7,6% 177 6,6%Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie 112 16,6% 457 17,1%Ingrosso Sanitari-protesi-ausili 43 6,4% 91 3,4%Distribuzione

Totale complessivo 673 100,0% 2.668 100,0%

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Provincia N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di N° Addetti

Belluno 16 2,4% 22 0,8%

Padova 184 27,3% 899 33,7%

Rovigo 28 4,2% 171 6,4%

Treviso 121 18,0% 388 14,5%

Venezia 88 13,1% 308 11,5%

Verona 151 22,4% 629 23,6%

Vicenza 85 12,6% 251 9,4%

Tot. complessivo 673 100,0% 2.668 100,0%

Tab. 2.6 Imprese ed addetti nei sottosettori biomedicali del Veneto, imprese produttive e commerciali per provincia

Fig. 2.5 Imprese ed addetti del biomedicale del VenetoImprese e addetti per sottocategoria di attivitàSettore biomedicale - Veneto

q Imprese Addettiq q q

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Ingrosso Sanitari-protesi-ausili

Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie

Ingrosso Mat. e attrezz. odontoiatriche

Ingrosso App. elettromedicali

Dettaglio Articoli sanitari-ortopedici

Valutazione funzionale

Terapia non invasiva

Terapia chirurgica

Riabilitazione e supporto

Organi artificiali e protesi

Materiali ospedalieri

Materiali odontoiatrici

Diagnostica clinica

Bioimmagini

Assistenza tecnica

App. ospedaliere

App. odontoiatriche

App. estetica

App. elettromedicali-sanitarie n.c.

0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500

Tab. 2.5 Imprese e addetti nei sottosettori biomedicali del Veneto, imprese produttive e commerciali

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Il cluster biomedicale nel Veneto

2.3 Le imprese di produzione

Le imprese rilevate che, in tutto o almeno in parte, producono prodotti e servizi nel biomedicale sono 218 per un totale di 1.533 addetti dichiarati, il che significa una media di 10 addetti per impresa esclu-dendo le 65 con addetti non dichiarati.Nessuna supera i 100 addetti, solo 5 supe-rano i 50 addetti e più dell'80% ha meno di 10 addetti, confermando l'esistenza nel Ve-neto di una struttura produttiva polveriz-zata, priva di quelle imprese leader di me-

die e grandi dimensioni con una sufficien-te forza verso il mercato finale e ramifica-te catene di subfornitura a monte.

Per quanto riguarda la distribuzione terri-toriale delle imprese, Padova, Verona e Treviso si confermano le province più rap-presentate in relazione alla numerosità del-le imprese produttive; in particolare, Pado-va si classifica come la provincia più im-portante e pesa per il 30% sul dato genera-le regionale.

2. Il cluster biomedicale nel Veneto

Fig. 2.6 Imprese del biomedicale del VenetoNumero di Imprese per tipologia di attivitàSettore biomedicale - Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Terapia e riabilitazione

Materiali di consumo

Diagnostica

Assistenza Tecnica

Altre apparecchiature

Ingrosso App. elettromedicali

Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie

Ingrosso Sanitari-protesi-ausili

Ingrosso Mat. e attrezz. odontoiatriche

Dettaglio Art. sanitari-ortopedici

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

63

22

14

41

78

48

112

43

51

201DIS

TR

IBU

ZIO

NE

PR

OD

UZIO

NE

Tab. 2.7 Imprese produttive (manifatturiere e di servizio)

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

N° Imprese N° Imprese N° Imprese N° Imprese NumeroProvincia con addetti con addetti con addetti con addetti Totale

n.d. classe 1-10 classe 11-50 classe > 51 Imprese

Totale complessivo

Belluno 2 1 n.d. n.d. 3

Padova 19 32 12 2 65

Rovigo 2 7 1 1 11

Treviso 20 26 3 n.d. 49

Venezia 6 12 2 2 22

Verona 9 26 12 n.d. 47

Vicenza 7 9 5 n.d. 21

65 113 35 5 218

La sigla n.d. sta per addetti non dichiarati

% Iimprese di produzione per provinciaSettore biomedicale del Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Fig. 2.8 Imprese del biomedicale del Veneto, imprese produttive e di servizio

21,6%29,8%

1,4%

5,0%22,5%

10,1%

9,6%Vicenza

TrevisoRovigoVenezia

Verona

BellunoPadova

200

180

160

140

120

100

80

60

40

20

0

Imprese per provincia e tipologia di attività Settore biomedicale - Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Fig. 2.7 Imprese nei sottosettori biomedicali del Veneto, imprese produttive e commerciali

Padova Treviso VeneziaRovigoBelluno Verona Vicenza

9 23421

Terapia e riabilitazione

Materiali di consumo

Ingrosso Sanitari-protesi-ausili Riabilitazione

Ingrosso Odontotecnico-odontoiatrico

Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie

Ingrosso App. elettromedicali

Diagnostica

Dettaglio Art. sanitari-ortopedici

Assistenza Tecnica

Altre apparecchiature

13

67

16

99

42

24

35

132 11533

22

831

15

11

12

14

7

28

6

3

676

6125

37

15

10

713

17

14

26

7

40

2

934

54

117

3

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Il cluster biomedicale nel Veneto

2.3 Le imprese di produzione

Le imprese rilevate che, in tutto o almeno in parte, producono prodotti e servizi nel biomedicale sono 218 per un totale di 1.533 addetti dichiarati, il che significa una media di 10 addetti per impresa esclu-dendo le 65 con addetti non dichiarati.Nessuna supera i 100 addetti, solo 5 supe-rano i 50 addetti e più dell'80% ha meno di 10 addetti, confermando l'esistenza nel Ve-neto di una struttura produttiva polveriz-zata, priva di quelle imprese leader di me-

die e grandi dimensioni con una sufficien-te forza verso il mercato finale e ramifica-te catene di subfornitura a monte.

Per quanto riguarda la distribuzione terri-toriale delle imprese, Padova, Verona e Treviso si confermano le province più rap-presentate in relazione alla numerosità del-le imprese produttive; in particolare, Pado-va si classifica come la provincia più im-portante e pesa per il 30% sul dato genera-le regionale.

2. Il cluster biomedicale nel Veneto

Fig. 2.6 Imprese del biomedicale del VenetoNumero di Imprese per tipologia di attivitàSettore biomedicale - Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Terapia e riabilitazione

Materiali di consumo

Diagnostica

Assistenza Tecnica

Altre apparecchiature

Ingrosso App. elettromedicali

Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie

Ingrosso Sanitari-protesi-ausili

Ingrosso Mat. e attrezz. odontoiatriche

Dettaglio Art. sanitari-ortopedici

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

63

22

14

41

78

48

112

43

51

201DIS

TR

IBU

ZIO

NE

PR

OD

UZIO

NE

Tab. 2.7 Imprese produttive (manifatturiere e di servizio)

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

N° Imprese N° Imprese N° Imprese N° Imprese NumeroProvincia con addetti con addetti con addetti con addetti Totale

n.d. classe 1-10 classe 11-50 classe > 51 Imprese

Totale complessivo

Belluno 2 1 n.d. n.d. 3

Padova 19 32 12 2 65

Rovigo 2 7 1 1 11

Treviso 20 26 3 n.d. 49

Venezia 6 12 2 2 22

Verona 9 26 12 n.d. 47

Vicenza 7 9 5 n.d. 21

65 113 35 5 218

La sigla n.d. sta per addetti non dichiarati

% Iimprese di produzione per provinciaSettore biomedicale del Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Fig. 2.8 Imprese del biomedicale del Veneto, imprese produttive e di servizio

21,6%29,8%

1,4%

5,0%22,5%

10,1%

9,6%Vicenza

TrevisoRovigoVenezia

Verona

BellunoPadova

200

180

160

140

120

100

80

60

40

20

0

Imprese per provincia e tipologia di attività Settore biomedicale - Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Fig. 2.7 Imprese nei sottosettori biomedicali del Veneto, imprese produttive e commerciali

Padova Treviso VeneziaRovigoBelluno Verona Vicenza

9 23421

Terapia e riabilitazione

Materiali di consumo

Ingrosso Sanitari-protesi-ausili Riabilitazione

Ingrosso Odontotecnico-odontoiatrico

Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie

Ingrosso App. elettromedicali

Diagnostica

Dettaglio Art. sanitari-ortopedici

Assistenza Tecnica

Altre apparecchiature

13

67

16

99

42

24

35

132 11533

22

831

15

11

12

14

7

28

6

3

676

6125

37

15

10

713

17

14

26

7

40

2

934

54

117

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Il cluster biomedicale nel Veneto

Le imprese produttive, distribuite secondo la tipologia di attività, vedono prevalere nettamente la categoria "altre apparecchia-ture e attrezzature elettromedicali", con 78 imprese, e la categoria "terapia e riabilita-zione" con 63, che insieme rappresentano circa il 70% delle imprese produttive.

Queste imprese sono state suddivise in sot-to-categorie, maggiormente omogenee in-ternamente, che danno un quadro più com-pleto delle tipologie di prodotti/mercati co-perti.

Tab. 2.8 Imprese nei sottosettori biomedicali del Veneto, imprese produttive e di servizio

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Tipologia Attività Imprese % di Imprese N° Addetti % di Addetti

Diagnostica

Terapia e riabilitazione

Materiali di consumo

Altre apparecchiature

Assistenza tecnica

Totale complessivo 218 100,0% 1.533 100,0%

14 6,4% 70 4,6%

63 28,9% 486 31,7%

22 10,1% 283 18,5%

78 35,8% 628 41,0%

41 18,8% 66 4,3%

Tab. 2.9 Imprese ed addetti del biomedicale del Veneto per sotto-settore

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Sottocategoria di attività N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di N° Addetti

Organi artificiali e protesi 43 19,70% 290 18,90%

Assistenza tecnica 41 18,80% 66 4,30%

App. elettromedicali-sanitarie n.c. 37 17,00% 204 13,30%

App. odontoiatriche 22 10,10% 198 12,90%

Riabilitazione e supporto 15 6,90% 179 11,70%

Materiali ospedalieri 13 6,00% 135 8,80%

App. estetica 10 4,60% 93 6,10%

App. ospedaliere 9 4,10% 133 8,70%

Materiali odontoiatrici 9 4,10% 148 9,70%

Diagnostica clinica 8 3,70% 33 2,20%

Bioimmagini 4 1,80% 23 1,50%

Terapia non invasiva 4 1,80% 17 1,10%

Valutazione funzionale 2 0,90% 14 0,90%

Terapia chirurgica 1 0,50% 0 0,00%

Totale complessivo 218 100,0% 1.533 100,0%

700

600

500

400

300

200

100

0

Numero di imprese di produzione e numero di addetti per tipologia di attivitàSettore biomedicale - Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Fig. 2.9 Imprese ed addetti del biomedicale Veneto per macro-settore

Diagnostica Altreapparecchiature

Terapiae riabilitazione

Assistenzatecnica

Materialidi consumo

14

70

22

283

4166 63

486

78

628

q Imprese Addettiq q q

Imprese di produzione per tipologia di attività e sotto-categoriaSettore biomedicale - Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Fig. 2.10 Imprese ed addetti del biomedicale Veneto per macro-settore

App.

elet

trom

edic

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tari

e n.

c.

App.

est

etic

a

App.

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tric

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App.

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Bio

imm

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Dia

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tica

clin

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tazi

one

funz

iona

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Mat

eria

liod

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iatr

ici

Mat

eria

lios

peda

lieri

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ani a

rtifi

cial

ie

prot

esi

Ria

bilit

azio

nee

supp

orto

Tera

pia

chir

urgi

ca

Tera

pia

non

inva

siva

ALTRE APPARECCHIATURE ASSISTENZATECNICA DIAGNOSTICA MATERIALI

DI CONSUMO TERAPIA E RIABILITAZIONE

45

40

35

30

25

20

15

10

5

0

37

10

22

41

4

8

2

43

9

13

9

4

1

15

2. Il cluster biomedicale nel Veneto

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Il cluster biomedicale nel Veneto

Le imprese produttive, distribuite secondo la tipologia di attività, vedono prevalere nettamente la categoria "altre apparecchia-ture e attrezzature elettromedicali", con 78 imprese, e la categoria "terapia e riabilita-zione" con 63, che insieme rappresentano circa il 70% delle imprese produttive.

Queste imprese sono state suddivise in sot-to-categorie, maggiormente omogenee in-ternamente, che danno un quadro più com-pleto delle tipologie di prodotti/mercati co-perti.

Tab. 2.8 Imprese nei sottosettori biomedicali del Veneto, imprese produttive e di servizio

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Tipologia Attività Imprese % di Imprese N° Addetti % di Addetti

Diagnostica

Terapia e riabilitazione

Materiali di consumo

Altre apparecchiature

Assistenza tecnica

Totale complessivo 218 100,0% 1.533 100,0%

14 6,4% 70 4,6%

63 28,9% 486 31,7%

22 10,1% 283 18,5%

78 35,8% 628 41,0%

41 18,8% 66 4,3%

Tab. 2.9 Imprese ed addetti del biomedicale del Veneto per sotto-settore

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Sottocategoria di attività N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di N° Addetti

Organi artificiali e protesi 43 19,70% 290 18,90%

Assistenza tecnica 41 18,80% 66 4,30%

App. elettromedicali-sanitarie n.c. 37 17,00% 204 13,30%

App. odontoiatriche 22 10,10% 198 12,90%

Riabilitazione e supporto 15 6,90% 179 11,70%

Materiali ospedalieri 13 6,00% 135 8,80%

App. estetica 10 4,60% 93 6,10%

App. ospedaliere 9 4,10% 133 8,70%

Materiali odontoiatrici 9 4,10% 148 9,70%

Diagnostica clinica 8 3,70% 33 2,20%

Bioimmagini 4 1,80% 23 1,50%

Terapia non invasiva 4 1,80% 17 1,10%

Valutazione funzionale 2 0,90% 14 0,90%

Terapia chirurgica 1 0,50% 0 0,00%

Totale complessivo 218 100,0% 1.533 100,0%

700

600

500

400

300

200

100

0

Numero di imprese di produzione e numero di addetti per tipologia di attivitàSettore biomedicale - Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Fig. 2.9 Imprese ed addetti del biomedicale Veneto per macro-settore

Diagnostica Altreapparecchiature

Terapiae riabilitazione

Assistenzatecnica

Materialidi consumo

14

70

22

283

4166 63

486

78

628

q Imprese Addettiq q q

Imprese di produzione per tipologia di attività e sotto-categoriaSettore biomedicale - Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Fig. 2.10 Imprese ed addetti del biomedicale Veneto per macro-settore

App.

elet

trom

edic

ali

sani

tari

e n.

c.

App.

est

etic

a

App.

odon

toia

tric

he

App.

ospe

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re

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sten

zate

cnic

a

Bio

imm

agin

i

Dia

gnos

tica

clin

ica

Valu

tazi

one

funz

iona

le

Mat

eria

liod

onto

iatr

ici

Mat

eria

lios

peda

lieri

Org

ani a

rtifi

cial

ie

prot

esi

Ria

bilit

azio

nee

supp

orto

Tera

pia

chir

urgi

ca

Tera

pia

non

inva

siva

ALTRE APPARECCHIATURE ASSISTENZATECNICA DIAGNOSTICA MATERIALI

DI CONSUMO TERAPIA E RIABILITAZIONE

45

40

35

30

25

20

15

10

5

0

37

10

22

41

4

8

2

43

9

13

9

4

1

15

2. Il cluster biomedicale nel Veneto

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Il cluster biomedicale nel Veneto

2.3.1 Diagnostica

Per quanto riguarda la categoria Diagno-stica, delle 14 imprese di bioimmagini, dia-gnostica clinica e valutazione funzionale, si può individuare un unico nucleo signifi-cativo di produzione nella diagnostica cli-nica a Padova con 5 aziende e 32 addetti.

2.3.2 Terapia e riabilitazione

A parte la categoria delle “Altre Apparec-

chiature e attrezzature” (all'interno della quale ci sono però 37 imprese non esatta-mente classificabili), la Terapia e riabilita-zione con 63 imprese si evidenzia come la categoria più rilevante. All'interno di que-sta, 43 imprese con 290 addetti producono organi artificiali e protesi sono per lo più imprese ortopediche, prevalentemente arti-giane, ma che abbinano sapientemente al-ta tecnologia, utilizzo di materiali di base altamente innovativi e capacità di diffe-renziazione del prodotto; 15 imprese si oc-cupano di riabilitazione e supporto, ed al-

tre 5 di terapia non invasiva e chirurgica. Rispetto al territorio si conferma una mag-gior presenza delle imprese a Padova, Tre-viso e Verona.

2.3.2.1 Le imprese dell'ortopedia e riabilitazione

Nel settore biomedicale un particolare ri-lievo è assunto dalle imprese dell'ortope-dia e riabilitazione, che vantano una lunga tradizione ed una consolidata presenza in Veneto. Si tratta di 37 aziende, il 5,5% del totale delle imprese biomedicali, che occu-pano 287 addetti (mancano dal conto le im-prese con addetti non dichiarati). In per-centuale gli addetti di questo settore rap-presentano quasi l'11% degli addetti com-

Tab. 2.10 Imprese della diagnostica in Veneto per provincia

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

SOTTOCATEGORIA DI ATTIVITÀ

Bioimmagini Diagnostica clinica Valutazione funzionale Imprese

totale Addetti totale

Provincia Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti

Padova 5 32 1 14 6 46

Treviso 1 0 1 0 1 0 3 0

Venezia 2 2 1 0 3 2

Verona 1 21 1 1 2 22

Tot. complessivo 4 23 8 33 2 14 14 70

5

4

3

2

1

0

Diagnostica - distribuzione per sottocategoria e provinciaImprese di produzione Settore biomedicale - Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Fig. 2.11 Imprese della diagnostica

Bioimmagini Valutazione funzionaleDiagnostica clinica

2

5

q q Padova Treviso Venezia Veronaq qq q q q

DIAGNOSTICA

1 1 1 1 11 1

plessivi. Le imprese ortopediche appaiono essere il comparto produttivo omogeneo più numeroso del biomedicale regionale.

All'interno della categoria “Terapia e ria-bilitazione” in particolare il peso delle im-prese dell'ortopedia e riabilitazione si evi-denzia ancora di più: esse rappresentano infatti il 59% della imprese e degli addetti della categoria; se analizziamo questi dati per classe dimensionale osserviamo che le imprese ortopediche sono presenti soprat-tutto nelle classi dimensionali maggiori: nelle imprese con più di dieci addetti esse rappresentano quasi il 70% delle imprese esistenti nella categoria della “terapia e ria-bilitazione”.

Tab. 2.12 Imprese ed addetti dell’ortopedia e riabilitazione del Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di Addetti

Ortopedia e riabilitazione 37 5,5% 287 10,8%

Totale biomedicale veneto 673 100,0% 2.668 100,0%

Tab. 2.13 Imprese ed addetti dell’ortopedia e riabilitazione sul totale della categoria “Terapia e riabilitazione”

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di Addetti

Ortopedia e riabilitazione 37 58,7% 287 59,1%

Altro 26 41,3% 199 40,9%

Totale complessivo 63 100,0% 486 100,0%

Tab. 2.11 Imprese di terapia e riabilitazione del Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Organi artificiali

e protesi Riabilitazione

e supporto Terapia chirurgica

Terapia non invasiva

Imprese totale

Addetti totale

Provincia Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti

Belluno 2 2 2 2

Padova 8 97 7 78 1 0 16 175

Rovigo 4 4 1 0 5 4

Treviso 13 87 2 0 15 87

Venezia 5 10 2 72 7 82

Verona 11 90 2 3 13 93

Vicenza 3 26 2 17 5 43

Totale 43 290 15 179 1 0 4 17 63 486

2. Il cluster biomedicale nel Veneto

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Il cluster biomedicale nel Veneto

2.3.1 Diagnostica

Per quanto riguarda la categoria Diagno-stica, delle 14 imprese di bioimmagini, dia-gnostica clinica e valutazione funzionale, si può individuare un unico nucleo signifi-cativo di produzione nella diagnostica cli-nica a Padova con 5 aziende e 32 addetti.

2.3.2 Terapia e riabilitazione

A parte la categoria delle “Altre Apparec-

chiature e attrezzature” (all'interno della quale ci sono però 37 imprese non esatta-mente classificabili), la Terapia e riabilita-zione con 63 imprese si evidenzia come la categoria più rilevante. All'interno di que-sta, 43 imprese con 290 addetti producono organi artificiali e protesi sono per lo più imprese ortopediche, prevalentemente arti-giane, ma che abbinano sapientemente al-ta tecnologia, utilizzo di materiali di base altamente innovativi e capacità di diffe-renziazione del prodotto; 15 imprese si oc-cupano di riabilitazione e supporto, ed al-

tre 5 di terapia non invasiva e chirurgica. Rispetto al territorio si conferma una mag-gior presenza delle imprese a Padova, Tre-viso e Verona.

2.3.2.1 Le imprese dell'ortopedia e riabilitazione

Nel settore biomedicale un particolare ri-lievo è assunto dalle imprese dell'ortope-dia e riabilitazione, che vantano una lunga tradizione ed una consolidata presenza in Veneto. Si tratta di 37 aziende, il 5,5% del totale delle imprese biomedicali, che occu-pano 287 addetti (mancano dal conto le im-prese con addetti non dichiarati). In per-centuale gli addetti di questo settore rap-presentano quasi l'11% degli addetti com-

Tab. 2.10 Imprese della diagnostica in Veneto per provincia

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

SOTTOCATEGORIA DI ATTIVITÀ

Bioimmagini Diagnostica clinica Valutazione funzionale Imprese

totale Addetti totale

Provincia Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti

Padova 5 32 1 14 6 46

Treviso 1 0 1 0 1 0 3 0

Venezia 2 2 1 0 3 2

Verona 1 21 1 1 2 22

Tot. complessivo 4 23 8 33 2 14 14 70

5

4

3

2

1

0

Diagnostica - distribuzione per sottocategoria e provinciaImprese di produzione Settore biomedicale - Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Fig. 2.11 Imprese della diagnostica

Bioimmagini Valutazione funzionaleDiagnostica clinica

2

5

q q Padova Treviso Venezia Veronaq qq q q q

DIAGNOSTICA

1 1 1 1 11 1

plessivi. Le imprese ortopediche appaiono essere il comparto produttivo omogeneo più numeroso del biomedicale regionale.

All'interno della categoria “Terapia e ria-bilitazione” in particolare il peso delle im-prese dell'ortopedia e riabilitazione si evi-denzia ancora di più: esse rappresentano infatti il 59% della imprese e degli addetti della categoria; se analizziamo questi dati per classe dimensionale osserviamo che le imprese ortopediche sono presenti soprat-tutto nelle classi dimensionali maggiori: nelle imprese con più di dieci addetti esse rappresentano quasi il 70% delle imprese esistenti nella categoria della “terapia e ria-bilitazione”.

Tab. 2.12 Imprese ed addetti dell’ortopedia e riabilitazione del Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di Addetti

Ortopedia e riabilitazione 37 5,5% 287 10,8%

Totale biomedicale veneto 673 100,0% 2.668 100,0%

Tab. 2.13 Imprese ed addetti dell’ortopedia e riabilitazione sul totale della categoria “Terapia e riabilitazione”

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di Addetti

Ortopedia e riabilitazione 37 58,7% 287 59,1%

Altro 26 41,3% 199 40,9%

Totale complessivo 63 100,0% 486 100,0%

Tab. 2.11 Imprese di terapia e riabilitazione del Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Organi artificiali

e protesi Riabilitazione

e supporto Terapia chirurgica

Terapia non invasiva

Imprese totale

Addetti totale

Provincia Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti

Belluno 2 2 2 2

Padova 8 97 7 78 1 0 16 175

Rovigo 4 4 1 0 5 4

Treviso 13 87 2 0 15 87

Venezia 5 10 2 72 7 82

Verona 11 90 2 3 13 93

Vicenza 3 26 2 17 5 43

Totale 43 290 15 179 1 0 4 17 63 486

2. Il cluster biomedicale nel Veneto

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Il cluster biomedicale nel Veneto

Istituendo un confronto nell'ambito della sottocategoria “organi artificiali e protesi” le imprese dell'ortopedia e riabilitazione rappresentano ben l'86% delle imprese e la quasi totalità degli addetti.

2.3.3 Materiali di consumo

Questa categoria raccoglie le imprese pro-duttrici di materiali ospedalieri e odonto-iatrici: un settore maturo e che, a differen-

za delle apparecchiature biomedicali, svi-luppa grandi volumi di vendite e che quin-di consente di sviluppare forti economie di scala tali da permettere/obbligare le im-prese a maggiori dimensioni. Infatti, qui si riscontra un numero medio di addetti per impresa di 20 unità, numero che risulta doppio rispetto alla dimensione prevalen-te negli altri comparti produttivi conside-rati. Nel settore materiali di consumo vi è anche la presenza dell'azienda veneta con il maggior numero di addetti.

2.3.4 Altre apparecchiature elettromedicali

Questa categoria raccoglie 78 imprese pro-duttrici di apparecchiature e attrezzature elettromedicali e sanitarie che occupano complessivamente 628 addetti. Queste im-prese sono state ulteriormente suddivise, secondo il campo di applicazione, in: appa-recchiature per l'estetica e il benessere, ap-parecchiature odontoiatriche, apparec-

chiature ospedaliere ed un'ultima sottoca-tegoria che raccoglie le imprese che non di-chiarano la tipologia di apparecchiature prodotte.Si può notare che per le apparecchiature estetiche le tre imprese localizzate nel ve-neziano raccolgono la quasi totalità degli addetti, mentre le imprese produttrici di ap-parecchiature ospedaliere si concentrano prevalentemente nella provincia di Pado-va.

Tab. 2.14 Imprese di terapia, ortopedia e riabilitazione ed addetti del Veneto per classe dimensionale

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Imprese Imprese Totale Imprese Totale N° Imprese Totalecon addetti con addetti Addetti con addetti Addetti con addetti Addetti

n.d. classe 1-10 classe 1-10 classe 11-50 classe 11-50 classe > 51 classe > 51

2 26 78 9 209

14 35 93 13 322 1 71

Tab. 2.16 Imprese specializzate nell’attività di produzione di materiali di consumo nel Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Materiali odontoiatrici Materiali

ospedalieri Imprese totale Addetti totale

Provincia Imprese Addetti Imprese Addetti

Padova 3 10 4 34 7 44

Rovigo 1 90 2 38 3 128

Treviso 1 1 1 1

Verona 1 1 6 62 7 63

Vicenza 4 47 4 47

Tot. complessivo 9 148 13 135 22 283

Tab. 2.17 Imprese specializzate in “altre apparecchiature” nel Veneto, per provincia

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Apparecchiature elettromedicali sanitarie n.c.

Apparecchiature

estetica

Apparecchiature odontoiatriche

Apparecchiature ospedaliere

Imprese totale

Addetti totale

Provincia Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti

Padova 10 41 1 1 5 86 7 123 23 251

Rovigo 2 2 1 10 3 12

Treviso 11 55 1 9 30 1 22 85

Venezia 1 5 3 90 2 16 6 111

Verona 10 95 4 2 1 1 15 98

Vicenza 3 6 1 5 65 9 71

Totale 37 204 10 93 22 198 9 133 78 628

12

10

8

6

4

2

0

Altre apparecchiature - distribuzione imprese per provinciaSettore biomedicale - Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Fig. 2.12 Imprese specializzate in altre apparecchiature nel Veneto per provincia

App. elettromedicali-sanitarie n.c.

App. ospedaliereApp. odontoiatricheApp. estetica

10

3

q q Padova Rovigo Treviso q Venezia Verona Vicenzaq q qq q q q q q

1

2

10

3

11

11

4

1

2

5

9

1

5

7

11

2. Il cluster biomedicale nel Veneto

Tab. 2.15 Imprese produttrici di organi artificiali e protesi ortopediche ed addetti del Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di Addetti

Ortopedia e riabilitazione 37 86,0% 287 99,0%

Altro 6 14,0% 3 1,0%

Totale complessivo 43 100,0% 486 100,0%

290

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Il cluster biomedicale nel Veneto

Istituendo un confronto nell'ambito della sottocategoria “organi artificiali e protesi” le imprese dell'ortopedia e riabilitazione rappresentano ben l'86% delle imprese e la quasi totalità degli addetti.

2.3.3 Materiali di consumo

Questa categoria raccoglie le imprese pro-duttrici di materiali ospedalieri e odonto-iatrici: un settore maturo e che, a differen-

za delle apparecchiature biomedicali, svi-luppa grandi volumi di vendite e che quin-di consente di sviluppare forti economie di scala tali da permettere/obbligare le im-prese a maggiori dimensioni. Infatti, qui si riscontra un numero medio di addetti per impresa di 20 unità, numero che risulta doppio rispetto alla dimensione prevalen-te negli altri comparti produttivi conside-rati. Nel settore materiali di consumo vi è anche la presenza dell'azienda veneta con il maggior numero di addetti.

2.3.4 Altre apparecchiature elettromedicali

Questa categoria raccoglie 78 imprese pro-duttrici di apparecchiature e attrezzature elettromedicali e sanitarie che occupano complessivamente 628 addetti. Queste im-prese sono state ulteriormente suddivise, secondo il campo di applicazione, in: appa-recchiature per l'estetica e il benessere, ap-parecchiature odontoiatriche, apparec-

chiature ospedaliere ed un'ultima sottoca-tegoria che raccoglie le imprese che non di-chiarano la tipologia di apparecchiature prodotte.Si può notare che per le apparecchiature estetiche le tre imprese localizzate nel ve-neziano raccolgono la quasi totalità degli addetti, mentre le imprese produttrici di ap-parecchiature ospedaliere si concentrano prevalentemente nella provincia di Pado-va.

Tab. 2.14 Imprese di terapia, ortopedia e riabilitazione ed addetti del Veneto per classe dimensionale

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Imprese Imprese Totale Imprese Totale N° Imprese Totalecon addetti con addetti Addetti con addetti Addetti con addetti Addetti

n.d. classe 1-10 classe 1-10 classe 11-50 classe 11-50 classe > 51 classe > 51

2 26 78 9 209

14 35 93 13 322 1 71

Tab. 2.16 Imprese specializzate nell’attività di produzione di materiali di consumo nel Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Materiali odontoiatrici Materiali

ospedalieri Imprese totale Addetti totale

Provincia Imprese Addetti Imprese Addetti

Padova 3 10 4 34 7 44

Rovigo 1 90 2 38 3 128

Treviso 1 1 1 1

Verona 1 1 6 62 7 63

Vicenza 4 47 4 47

Tot. complessivo 9 148 13 135 22 283

Tab. 2.17 Imprese specializzate in “altre apparecchiature” nel Veneto, per provincia

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Apparecchiature elettromedicali sanitarie n.c.

Apparecchiature

estetica

Apparecchiature odontoiatriche

Apparecchiature ospedaliere

Imprese totale

Addetti totale

Provincia Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti

Padova 10 41 1 1 5 86 7 123 23 251

Rovigo 2 2 1 10 3 12

Treviso 11 55 1 9 30 1 22 85

Venezia 1 5 3 90 2 16 6 111

Verona 10 95 4 2 1 1 15 98

Vicenza 3 6 1 5 65 9 71

Totale 37 204 10 93 22 198 9 133 78 628

12

10

8

6

4

2

0

Altre apparecchiature - distribuzione imprese per provinciaSettore biomedicale - Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Fig. 2.12 Imprese specializzate in altre apparecchiature nel Veneto per provincia

App. elettromedicali-sanitarie n.c.

App. ospedaliereApp. odontoiatricheApp. estetica

10

3

q q Padova Rovigo Treviso q Venezia Verona Vicenzaq q qq q q q q q

1

2

10

3

11

11

4

1

2

5

9

1

5

7

11

2. Il cluster biomedicale nel Veneto

Tab. 2.15 Imprese produttrici di organi artificiali e protesi ortopediche ed addetti del Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di Addetti

Ortopedia e riabilitazione 37 86,0% 287 99,0%

Altro 6 14,0% 3 1,0%

Totale complessivo 43 100,0% 486 100,0%

290

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Il cluster biomedicale nel Veneto

2.4 Le imprese della distribu-zione

Le imprese che si occupano esclusiva-mente di distribuzione dei prodotti biome-dicali in Veneto sono 455 e contano 1.135 addetti: il 56% all'ingrosso e il 44% al det-taglio.

Questa prevalenza numerica dei grossisti sui dettaglianti denota una probabile rile-vanza sovra regionale dell'attività di di-stribuzione all'ingrosso del Veneto. In par-ticolare, tra le imprese di commercio al-l'ingrosso, spiccano le 112 aziende di mate-riali e attrezzature sanitarie che, con i loro 457 addetti, rappresentano il 44% delle aziende e il 56% degli occupati.

Per quanto riguarda la localizzazione, an-che in questo caso, Padova e Verona rap-presentano quasi il 50% del totale delle im-prese e il 60% degli addetti, confermando il loro ruolo di poli principali del settore biomedicale veneto.Analizzando la distribuzione delle impre-se della distribuzione per classe di addetti, si evidenzia come non siano presenti aziende con più di 50 addetti e come, me-diamente, le imprese di distribuzione ab-biano dimensioni inferiori rispetto a quel-le di produzione.

Tab. 2.14 Imprese di distribuzione nel Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Tipologia Attività Imprese % di Imprese N° Addetti % di Addetti

Dettaglio Articoli sanitari-ortopedici 201 44,2% 316 27,8%

Ingrosso App. elettromedicali 48 10,5% 94 8,3%

Ingrosso Mat. e attrez. odontoiatriche 51 11,2% 177 15,6%

Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie 112 24,6% 457 40,3%

Ingrosso Sanitari-protesi-ausili 43 9,5% 91 8,0%

Totale complessivo 455 100,0% 1.135 100,0%

% Imprese di distribuzione per tipologia di attivitàSettore biomedicale - Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Fig. 2.13 Imprese di distribuzione nel Veneto

Ingrosso Sanitari-

protesi-ausili9,5%

Ingrosso Articoli Sanitari-ortopedici

44,2%

Ingrosso Mat. e attrezz.

odontoiatriche11,2%

Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie

24,6%Ingrosso App. elettromedicali

10,5%

Numero di imprese di distribuzione e numero di addetti per tipologia di attivitàSettore biomedicale - Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Fig. 2.14 Imprese ed addetti della distribuzione nel Veneto

Dettaglio Art.sanitari-ortopedici

Ingrosso sanitariprotesi ausiliriabilitazione

Ingrossoodontotecnico-odontoiatrico

Ingrosso Mat. eattrezz. sanitario

Ingrosso Appar.elettromedicali

201

316

40

94112

457

51

177

43

91

q Imprese Addettiq q q

500

450

400

350

300

250

200

150

100

50

0

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Tab. 2.19 Imprese ed addetti della distribuzione nel Veneto

Provincia N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di N° Addetti

Belluno 13 2,9% 20 1,8%

Padova 119 26,2% 369 32,5%

Rovigo 17 3,7% 27 2,4%

Treviso 72 15,8% 210 18,5%

Venezia 66 14,5% 110 9,7%

Verona 104 22,9% 312 27,5%

Vicenza 64 14,1% 87 7,7%

Tot. complessivo 455 100,0% 1.135 100,0%

Tab. 2.20 Imprese della distribuzione nel Veneto per dimensione

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Tipologia Attività Imprese

con addetti n.d.

Imprese con addetti classe 1-10

Totale addetti

classe 1-10

Imprese con addetti

classe 11-50

Totale addetti

classe 11-50

Numero Imprese

Numero Addetti

Dettaglio Articoli sanitari-ortopedici

55 145 298 1 18 201 316

Ingrosso App. elettromedicali

19 28 80 1 14 48 94

Ingrosso Mat. e attrez. odontoiatriche

15 30 68 6 109 51 177

Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie

31 72 252 9 205 112 457

Ingrosso Sanitari- protesi-ausili

13 30 91 43 91

Totale complessivo 133 305 789 17 346 455 1.135

2. Il cluster biomedicale nel Veneto

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28 29

Il cluster biomedicale nel Veneto

2.4 Le imprese della distribu-zione

Le imprese che si occupano esclusiva-mente di distribuzione dei prodotti biome-dicali in Veneto sono 455 e contano 1.135 addetti: il 56% all'ingrosso e il 44% al det-taglio.

Questa prevalenza numerica dei grossisti sui dettaglianti denota una probabile rile-vanza sovra regionale dell'attività di di-stribuzione all'ingrosso del Veneto. In par-ticolare, tra le imprese di commercio al-l'ingrosso, spiccano le 112 aziende di mate-riali e attrezzature sanitarie che, con i loro 457 addetti, rappresentano il 44% delle aziende e il 56% degli occupati.

Per quanto riguarda la localizzazione, an-che in questo caso, Padova e Verona rap-presentano quasi il 50% del totale delle im-prese e il 60% degli addetti, confermando il loro ruolo di poli principali del settore biomedicale veneto.Analizzando la distribuzione delle impre-se della distribuzione per classe di addetti, si evidenzia come non siano presenti aziende con più di 50 addetti e come, me-diamente, le imprese di distribuzione ab-biano dimensioni inferiori rispetto a quel-le di produzione.

Tab. 2.14 Imprese di distribuzione nel Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Tipologia Attività Imprese % di Imprese N° Addetti % di Addetti

Dettaglio Articoli sanitari-ortopedici 201 44,2% 316 27,8%

Ingrosso App. elettromedicali 48 10,5% 94 8,3%

Ingrosso Mat. e attrez. odontoiatriche 51 11,2% 177 15,6%

Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie 112 24,6% 457 40,3%

Ingrosso Sanitari-protesi-ausili 43 9,5% 91 8,0%

Totale complessivo 455 100,0% 1.135 100,0%

% Imprese di distribuzione per tipologia di attivitàSettore biomedicale - Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Fig. 2.13 Imprese di distribuzione nel Veneto

Ingrosso Sanitari-

protesi-ausili9,5%

Ingrosso Articoli Sanitari-ortopedici

44,2%

Ingrosso Mat. e attrezz.

odontoiatriche11,2%

Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie

24,6%Ingrosso App. elettromedicali

10,5%

Numero di imprese di distribuzione e numero di addetti per tipologia di attivitàSettore biomedicale - Veneto

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Fig. 2.14 Imprese ed addetti della distribuzione nel Veneto

Dettaglio Art.sanitari-ortopedici

Ingrosso sanitariprotesi ausiliriabilitazione

Ingrossoodontotecnico-odontoiatrico

Ingrosso Mat. eattrezz. sanitario

Ingrosso Appar.elettromedicali

201

316

40

94112

457

51

177

43

91

q Imprese Addettiq q q

500

450

400

350

300

250

200

150

100

50

0

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Tab. 2.19 Imprese ed addetti della distribuzione nel Veneto

Provincia N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di N° Addetti

Belluno 13 2,9% 20 1,8%

Padova 119 26,2% 369 32,5%

Rovigo 17 3,7% 27 2,4%

Treviso 72 15,8% 210 18,5%

Venezia 66 14,5% 110 9,7%

Verona 104 22,9% 312 27,5%

Vicenza 64 14,1% 87 7,7%

Tot. complessivo 455 100,0% 1.135 100,0%

Tab. 2.20 Imprese della distribuzione nel Veneto per dimensione

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Tipologia Attività Imprese

con addetti n.d.

Imprese con addetti classe 1-10

Totale addetti

classe 1-10

Imprese con addetti

classe 11-50

Totale addetti

classe 11-50

Numero Imprese

Numero Addetti

Dettaglio Articoli sanitari-ortopedici

55 145 298 1 18 201 316

Ingrosso App. elettromedicali

19 28 80 1 14 48 94

Ingrosso Mat. e attrez. odontoiatriche

15 30 68 6 109 51 177

Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie

31 72 252 9 205 112 457

Ingrosso Sanitari- protesi-ausili

13 30 91 43 91

Totale complessivo 133 305 789 17 346 455 1.135

2. Il cluster biomedicale nel Veneto

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

tore e della sua successiva quantificazio-ne, la nostra indagine ci ha fornito comun-que una conferma diretta della rilevanza, ipotizzata anche inizialmente dai promo-tori della ricerca, di questo insieme speci-fico di imprese che non si presenta affatto come un agglomerato localizzato di im-prese simili e dotate di visibilità (statistica ed economica). Per definire questo siste-ma produttivo, che non può essere affatto paragonato organizzativamente alla moda-lità di un distretto industriale, come invece accade al biomedicale di Mirandola, ab-biamo utilizzato il concetto di cluster, una terminologia che ci permette di dar conto degli elementi “di sistema” di un aggrega-to di imprese produttive ma che non impli-ca necessariamente una sua precisa loca-lizzazione geografica in un ambito molto ristretto.Il cluster biomedicale veneto può essere definito un “cluster di imprese specializ-zate”, nella notazione data da Porter (1998), per le interazioni esistenti, o possi-bili, o in parte realizzate, tra la struttura produttiva, il segmento di domanda servi-to (domanda pubblica o connessa alle pre-stazioni mutualistiche), e le istituzioni di sostegno (spesso indiretto), ovvero il cir-cuito di formazione delle conoscenze tec-nologiche necessarie alle imprese per pro-durre innovazione e restare competitive sui mercati internazionali, e che vede nelle Università le istituzioni ponte di riferi-mento per produrre le informazioni scien-tifiche e tecnologiche rilevanti. Differentemente da altri sistemi locali, il cluster veneto non ha una sua identità set-toriale-produttiva molto precisa, perché è composto da un mosaico di nicchie di pro-dotti molto specializzati, e sperimenta rela-tivamente poche relazioni con le istituzio-ni pubbliche di sostegno. Le imprese del biomedicale sono testimo-ni spesso di scarse interazioni con i centri universitari e sono anche escluse dalle si-nergie più specifiche che sono attivate in ambito regionale dai centri regionali per il sostegno all'innovazione, in quanto le tec-nologie biomedicali rappresentano ogget-tivamente nel Veneto una porzione della struttura industriale assai limitata, se con-frontata con i grandi numeri delle imprese inserite nei settori tradizionali (abbiglia-

mento, meccanica, calzaturiero, arreda-mento), settori questi, come è noto, di ele-vata specializzazione regionale. Dalle interviste condotte è possibile trat-teggiare una descrizione esplorativa delle caratteristiche principali del cluster bio-medicale veneto:

• Innanzitutto esso appare baricentrico sul-la provincia di Padova e sulle attività di ricerca universitarie e ospedaliere (sia per le attività di commercializzazione che per quelle produttive), e fortemente addensato attorno agli altri 2 grandi poli della sanità pubblica: Verona e Treviso.

• In secondo luogo, vi è da osservare una forte segmentazione produttiva e l'as-senza di una unica specializzazione spin-ta come nel caso del distretto di Miran-dola.

• All'interno del settore della commercia-lizzazione, il Veneto è sede di numerose imprese di distribuzione nazionale di ap-parecchiature biomedicali prodotte al-l'estero. Si tratta dunque di un terziario qualificato che copre spesso le vendite o i sevizi di assistenza e di marketing per l'intero territorio nazionale, e che vede molto spesso i distributori commerciali affiancare altre attività di tipo produttivo.

• Nell'area veronese troviamo inoltre la co-rona periferica delle attività di subforni-tura del distretto biomedicale di Miran-dola.

Le punte di eccellenza del cluster veneto sono tuttavia collegate:

• al settore della riabilitazione, dove tro-viamo un consistente numero di imprese leader nella produzione di carrozzelle, ausili per la mobilità e protesi (dalle no-stre interviste il Veneto appare un'area a forte concentrazione di questo sub-settore che si collega alle pre-esistenti competenze meccaniche esistenti nella regione e alla presenza di imprese stori-camente consolidate che producono pro-tesi con una lunga tradizione di collabo-razione informale e non istituzionalizza-ta con gli istituti di cura);

• al settore dell'estetico-medicale, con la presenza di imprese leader produttrici di apparecchiature per l'abbronzatura;

3.1 Prime osservazioni sulle caratteristiche del cluster

Nonostante le informazioni esistenti sul settore biomedicale siano assai lacunose e difficili da reperire ed organizzare, il clu-ster biomedicale del Veneto è emerso dalla nostra analisi come un sistema che conta una significativa rilevanza economica e produttiva. Come abbiamo visto nel para-grafo precedente, dalle informazioni de-sunte dall'archivio Cerved, integrate con altre fonti, inclusa la nostra indagine diret-ta presso le maggiori imprese localizzate in area regionale, siamo in presenza di un raggruppamento di imprese consistente - circa 600 imprese e circa 2.700 addetti (da-ti riferiti alle imprese produttive e a quelle commerciali, fonte Cerved). Nelle figure 3.1 e 3.2 abbiamo riportato una disaggre-gazione del settore biomedicale per classi-ca funzionale e di prodotto.I dati presentati sottostimano certamente la consistenza reale del settore, anche per-ché per numerose imprese incluse negli ar-chivi Cerved non esiste la possibilità di ve-rificare il dato occupazionale in quanto es-se non sono tenute a dichiarare il numero degli occupati presenti. Inoltre anche per quelle che hanno invece fornito questo da-to agli uffici camerali non vi è la possibili-tà di controllare l'anno di riferimento della dichiarazione. Si deve pertanto presumere che gli addetti dichiarati non corrisponda-no ad un dato aggiornato ma si riferiscano ad un periodo piuttosto lontano. Essendo il cluster biomedicale un comparto ad alti tassi di crescita, come l'indagine su campo ci ha permesso di evidenziare, dato che è composto da imprese che basano la loro competitività sulla dinamicità della ge-stione imprenditoriale, sulla rapida entrata in nuove nicchie di mercato e sul consoli-damento rapido di curve di esperienza, ed infine sull'attivazione di una notevole ca-pacità innovativa, dobbiamo immaginare che la fonte Cerved sottovaluti fortemente

sia il numero delle imprese che la consi-stenza degli addetti. Un esercizio che ha tentato di misurare l'errore statistico si trova riportato nelle ta-belle 3.1 e 3.2, che presenta un confronto tra i dati Cerved e gli addetti delle imprese campionate rilevati nel corso dell'intervi-sta (e riferiti all'anno 2002). Mentre sulla base delle stime Cerved al campione esa-minato (includendo gli addetti delle im-prese con add. non dichiarati) dovremmo imputare 964 unità lavorative, l'indagine empirica ha rilevato ben 1843 occupati. Escludendo dal campione le imprese con addetti non dichiarati (18) e gli occupati correlati a queste imprese (302) registria-mo comunque nella nostra indagine la pre-senza di un forte gap di stima, che nel no-stro caso raggiunge ben il 60% degli occu-pati. In questo senso, una conferma della sotto-stima dei livelli occupazionali ci proviene anche dall'analisi dei dati Istat (Tab. 3.3), recentemente pubblicati, che si riferiscono al censimento intermedio del 1997, e che ci permettono di analizzare il numero delle imprese e gli occupati, sia in Veneto che in Italia, per il settore della classe 33.1 (Fab-bricazione di apparecchi medicali e chi-rurgici e di apparecchi ortopedici). Come è noto, l'utilizzo della fonte Istat non con-sente nessuna verifica nominativa sulle im-prese, né permette di controllare l'attribu-zione del settore di attività. Nel 1997 l'Istat fotografa nel Veneto la presenza di 1733 imprese e 4935 addetti inseriti nella classe 33.1. Nella nostra regione è localizzato cir-ca il 10% del settore biomedicale naziona-le, che è a sua volta composto da circa 21.000 imprese e 55.000 addetti. Anche a livello nazionale il settore è caratterizzato dalla predominanza della piccola e media dimensione. Si osservi a questo proposito che nel Veneto le aziende sopra i 10 addetti sono solo 123 (e 518 a livello nazionale). Al di là della questione pur importante del-la definizione dei confini produttivi del set-

3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese del cluster biomedicale veneto

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

tore e della sua successiva quantificazio-ne, la nostra indagine ci ha fornito comun-que una conferma diretta della rilevanza, ipotizzata anche inizialmente dai promo-tori della ricerca, di questo insieme speci-fico di imprese che non si presenta affatto come un agglomerato localizzato di im-prese simili e dotate di visibilità (statistica ed economica). Per definire questo siste-ma produttivo, che non può essere affatto paragonato organizzativamente alla moda-lità di un distretto industriale, come invece accade al biomedicale di Mirandola, ab-biamo utilizzato il concetto di cluster, una terminologia che ci permette di dar conto degli elementi “di sistema” di un aggrega-to di imprese produttive ma che non impli-ca necessariamente una sua precisa loca-lizzazione geografica in un ambito molto ristretto.Il cluster biomedicale veneto può essere definito un “cluster di imprese specializ-zate”, nella notazione data da Porter (1998), per le interazioni esistenti, o possi-bili, o in parte realizzate, tra la struttura produttiva, il segmento di domanda servi-to (domanda pubblica o connessa alle pre-stazioni mutualistiche), e le istituzioni di sostegno (spesso indiretto), ovvero il cir-cuito di formazione delle conoscenze tec-nologiche necessarie alle imprese per pro-durre innovazione e restare competitive sui mercati internazionali, e che vede nelle Università le istituzioni ponte di riferi-mento per produrre le informazioni scien-tifiche e tecnologiche rilevanti. Differentemente da altri sistemi locali, il cluster veneto non ha una sua identità set-toriale-produttiva molto precisa, perché è composto da un mosaico di nicchie di pro-dotti molto specializzati, e sperimenta rela-tivamente poche relazioni con le istituzio-ni pubbliche di sostegno. Le imprese del biomedicale sono testimo-ni spesso di scarse interazioni con i centri universitari e sono anche escluse dalle si-nergie più specifiche che sono attivate in ambito regionale dai centri regionali per il sostegno all'innovazione, in quanto le tec-nologie biomedicali rappresentano ogget-tivamente nel Veneto una porzione della struttura industriale assai limitata, se con-frontata con i grandi numeri delle imprese inserite nei settori tradizionali (abbiglia-

mento, meccanica, calzaturiero, arreda-mento), settori questi, come è noto, di ele-vata specializzazione regionale. Dalle interviste condotte è possibile trat-teggiare una descrizione esplorativa delle caratteristiche principali del cluster bio-medicale veneto:

• Innanzitutto esso appare baricentrico sul-la provincia di Padova e sulle attività di ricerca universitarie e ospedaliere (sia per le attività di commercializzazione che per quelle produttive), e fortemente addensato attorno agli altri 2 grandi poli della sanità pubblica: Verona e Treviso.

• In secondo luogo, vi è da osservare una forte segmentazione produttiva e l'as-senza di una unica specializzazione spin-ta come nel caso del distretto di Miran-dola.

• All'interno del settore della commercia-lizzazione, il Veneto è sede di numerose imprese di distribuzione nazionale di ap-parecchiature biomedicali prodotte al-l'estero. Si tratta dunque di un terziario qualificato che copre spesso le vendite o i sevizi di assistenza e di marketing per l'intero territorio nazionale, e che vede molto spesso i distributori commerciali affiancare altre attività di tipo produttivo.

• Nell'area veronese troviamo inoltre la co-rona periferica delle attività di subforni-tura del distretto biomedicale di Miran-dola.

Le punte di eccellenza del cluster veneto sono tuttavia collegate:

• al settore della riabilitazione, dove tro-viamo un consistente numero di imprese leader nella produzione di carrozzelle, ausili per la mobilità e protesi (dalle no-stre interviste il Veneto appare un'area a forte concentrazione di questo sub-settore che si collega alle pre-esistenti competenze meccaniche esistenti nella regione e alla presenza di imprese stori-camente consolidate che producono pro-tesi con una lunga tradizione di collabo-razione informale e non istituzionalizza-ta con gli istituti di cura);

• al settore dell'estetico-medicale, con la presenza di imprese leader produttrici di apparecchiature per l'abbronzatura;

3.1 Prime osservazioni sulle caratteristiche del cluster

Nonostante le informazioni esistenti sul settore biomedicale siano assai lacunose e difficili da reperire ed organizzare, il clu-ster biomedicale del Veneto è emerso dalla nostra analisi come un sistema che conta una significativa rilevanza economica e produttiva. Come abbiamo visto nel para-grafo precedente, dalle informazioni de-sunte dall'archivio Cerved, integrate con altre fonti, inclusa la nostra indagine diret-ta presso le maggiori imprese localizzate in area regionale, siamo in presenza di un raggruppamento di imprese consistente - circa 600 imprese e circa 2.700 addetti (da-ti riferiti alle imprese produttive e a quelle commerciali, fonte Cerved). Nelle figure 3.1 e 3.2 abbiamo riportato una disaggre-gazione del settore biomedicale per classi-ca funzionale e di prodotto.I dati presentati sottostimano certamente la consistenza reale del settore, anche per-ché per numerose imprese incluse negli ar-chivi Cerved non esiste la possibilità di ve-rificare il dato occupazionale in quanto es-se non sono tenute a dichiarare il numero degli occupati presenti. Inoltre anche per quelle che hanno invece fornito questo da-to agli uffici camerali non vi è la possibili-tà di controllare l'anno di riferimento della dichiarazione. Si deve pertanto presumere che gli addetti dichiarati non corrisponda-no ad un dato aggiornato ma si riferiscano ad un periodo piuttosto lontano. Essendo il cluster biomedicale un comparto ad alti tassi di crescita, come l'indagine su campo ci ha permesso di evidenziare, dato che è composto da imprese che basano la loro competitività sulla dinamicità della ge-stione imprenditoriale, sulla rapida entrata in nuove nicchie di mercato e sul consoli-damento rapido di curve di esperienza, ed infine sull'attivazione di una notevole ca-pacità innovativa, dobbiamo immaginare che la fonte Cerved sottovaluti fortemente

sia il numero delle imprese che la consi-stenza degli addetti. Un esercizio che ha tentato di misurare l'errore statistico si trova riportato nelle ta-belle 3.1 e 3.2, che presenta un confronto tra i dati Cerved e gli addetti delle imprese campionate rilevati nel corso dell'intervi-sta (e riferiti all'anno 2002). Mentre sulla base delle stime Cerved al campione esa-minato (includendo gli addetti delle im-prese con add. non dichiarati) dovremmo imputare 964 unità lavorative, l'indagine empirica ha rilevato ben 1843 occupati. Escludendo dal campione le imprese con addetti non dichiarati (18) e gli occupati correlati a queste imprese (302) registria-mo comunque nella nostra indagine la pre-senza di un forte gap di stima, che nel no-stro caso raggiunge ben il 60% degli occu-pati. In questo senso, una conferma della sotto-stima dei livelli occupazionali ci proviene anche dall'analisi dei dati Istat (Tab. 3.3), recentemente pubblicati, che si riferiscono al censimento intermedio del 1997, e che ci permettono di analizzare il numero delle imprese e gli occupati, sia in Veneto che in Italia, per il settore della classe 33.1 (Fab-bricazione di apparecchi medicali e chi-rurgici e di apparecchi ortopedici). Come è noto, l'utilizzo della fonte Istat non con-sente nessuna verifica nominativa sulle im-prese, né permette di controllare l'attribu-zione del settore di attività. Nel 1997 l'Istat fotografa nel Veneto la presenza di 1733 imprese e 4935 addetti inseriti nella classe 33.1. Nella nostra regione è localizzato cir-ca il 10% del settore biomedicale naziona-le, che è a sua volta composto da circa 21.000 imprese e 55.000 addetti. Anche a livello nazionale il settore è caratterizzato dalla predominanza della piccola e media dimensione. Si osservi a questo proposito che nel Veneto le aziende sopra i 10 addetti sono solo 123 (e 518 a livello nazionale). Al di là della questione pur importante del-la definizione dei confini produttivi del set-

3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese del cluster biomedicale veneto

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32 33

Il cluster biomedicale nel Veneto

• al settore dei materiali di consumo, che registra la presenza di numerosi piccoli-medi produttori di diagnostici in vitro, ar-ticoli monouso, contenitori, pipette, ma-teriali per impronte dentali, e prodotti per chirurgia: laparoscopia, strumenti chirurgici per dentisti, etc.

• al settore di macchinari e protesi biome-dicali ad alta tecnologia, che vede la pre-senza di un limitato ma importante grup-po di imprese fondate da medici, scien-ziati e ricercatori universitari che possie-dono brevetti leader in alcune specifiche nicchie di mercato (fusioni in titanio per laboratori dentistici, macchinari per dia-gnosi neurofisiologiche, pace-makers e cardiostimolatori, diagnostica moleco-lare, ricerche nel settore nelle neuro-scienze e neuroimmunologia, stimolato-ri gastrici).

3.2 Il campione d'indagine

L'utilizzo dell'archivio Cerved, controlla-to da altre fonti qualitative (Associazioni imprenditoriali, Università, Corso di Lau-rea in ingegneria biomedicale, Cna, Inter-net) ci ha consentito di costruire un elenco nominativo delle imprese del settore bio-medicale e, di conseguenza, di mappare la sua consistenza nel Veneto. Nell'archivio per così dire “corretto” troviamo 455 im-prese terziarie di distribuzione (con 1135 addetti nelle imprese con addetti dichia-rati fonte Cerved), 177 imprese produtti-ve e 41 imprese attive nell'area dell'assi-stenza tecnica (con corrispondenti 1533 addetti nelle imprese che hanno dichiarato il numero di addetti fonte Cerved). Si trat-ta di un totale di circa 600 imprese e di 2700 addetti.Il campione delle imprese intervistate (ve-di appendice) è stato estratto casualmente

da questo elenco e ha riguardato 60 azien-de, 7 esclusivamente commerciali (corri-spondenti al 2% dell'universo) e 53 pro-duttive, o produttive e commerciali, che coprono circa il 30 % delle imprese esi-stenti. Si noti che dal campionamento so-no state escluse le imprese di assistenza, che non ci pare possano costituire un'area di specificità regionale. Inoltre va detto che il nostro campione è particolarmente rappresentativo nel segmento medio alto del settore, dato che abbiamo intervistato pressoché l'intero universo delle imprese più grandi, escludendo solamente le im-prese contattate ma non disponibili

9all'intervista . Agli intervistati abbiamo sottoposto una batteria di domande riguardanti l'origine dell'impresa, le caratteristiche produttive dell'impresa, il trend espansivo degli ulti-

mi tre anni, le fonti innovative originarie, l'intensità innovativa dell'impresa (R&S e brevetti), i suoi legami con la ricerca pub-blica, italiana o straniera, lo scenario com-petitivo nel quale l'impresa opera (Come fronteggia la competizione dei produttori stranieri: americani, europei e tedeschi? Come vede il futuro nel settore? Quali stra-tegie di cooperazione con le università ve-nete e con i centri per la diffusione dell'in-novazione hanno attivato).

Fig. 3.1 Classificazione per funzione delle imprese del settore biomedicale

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Le imprese manifatturiere nel biomedicale veneto Classificazione per funzione

Imprese Campionate (produttive e commerciali)

Diagnostica 14 16

Terapia e riabilitazione 61 19

Materiali di consumo 20 12

Altre apparecchiature 78 13

Totale 60

Bioimmagini 4

Diagnostica clinica 8 9

Valutazione funzionale 2 7

Diagnostica 14

Organi artificiali e Protesi 42 6

Riabilitazione e Supporto 15 7

Terapia Chirurgica 1 2

Terapia non invasiva 3 4

Terapia e riabilitazione 61

Materiali odontoiatrici 7 2

Materiali ospedalieri 13 10

Materiali di consumo 20

Apparecchiature estetiche 10 2

Apparecchiature odontoiatriche 23 4

Apparecchiature ospedaliere 8 6

Apparecchiature elettromedicali n.c. 37 1

Atre apparecchiature 78

3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

Delle 60 interviste realizzate, 56 interviste sono state effettuate dal gruppo di ricerca e 4 da un collaborato-re esterno (Massimo Gastaldon) che qui si ringrazia. Circa la metà delle interviste sono state condotte at-traverso un colloquio telefonico con il titolare dell'impresa. Nell'altra metà delle aziende si è optato per un colloquio diretto con l'intervistato

9

Fig. 3.2 Classificazione per prodotto funzione delle imprese del settore biomedicale

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Le imprese manifatturiere nel biomedicale veneto Classificazione per prodotto

Apparecchiature 77

Rotesi e ausili 57

Materiali di consumo 20

Attrezzature 19

Bioimmagini 4

Diagnostica clinica 8

Valutazione funzionale 2

Apparecchiature estetiche 10

Apparecchiature odontoiatriche 12

Apparecchiature elettromedicali n.c. 37

Terapia Chirurgica 1

Terapia non invasiva 3

Apparecchiature 77

Organi artificiali e Protesi 42

Riabilitazione e Supporto 15

Protesi e ausili 57

Materiali odontoiatrici 7

Materiali ospedalieri 13

Materiali di consumo 20

Attrezzature odontoiatriche 11

Attrezzature ospedaliere 8

Attrezzature 19

Protesi e ausili

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32 33

Il cluster biomedicale nel Veneto

• al settore dei materiali di consumo, che registra la presenza di numerosi piccoli-medi produttori di diagnostici in vitro, ar-ticoli monouso, contenitori, pipette, ma-teriali per impronte dentali, e prodotti per chirurgia: laparoscopia, strumenti chirurgici per dentisti, etc.

• al settore di macchinari e protesi biome-dicali ad alta tecnologia, che vede la pre-senza di un limitato ma importante grup-po di imprese fondate da medici, scien-ziati e ricercatori universitari che possie-dono brevetti leader in alcune specifiche nicchie di mercato (fusioni in titanio per laboratori dentistici, macchinari per dia-gnosi neurofisiologiche, pace-makers e cardiostimolatori, diagnostica moleco-lare, ricerche nel settore nelle neuro-scienze e neuroimmunologia, stimolato-ri gastrici).

3.2 Il campione d'indagine

L'utilizzo dell'archivio Cerved, controlla-to da altre fonti qualitative (Associazioni imprenditoriali, Università, Corso di Lau-rea in ingegneria biomedicale, Cna, Inter-net) ci ha consentito di costruire un elenco nominativo delle imprese del settore bio-medicale e, di conseguenza, di mappare la sua consistenza nel Veneto. Nell'archivio per così dire “corretto” troviamo 455 im-prese terziarie di distribuzione (con 1135 addetti nelle imprese con addetti dichia-rati fonte Cerved), 177 imprese produtti-ve e 41 imprese attive nell'area dell'assi-stenza tecnica (con corrispondenti 1533 addetti nelle imprese che hanno dichiarato il numero di addetti fonte Cerved). Si trat-ta di un totale di circa 600 imprese e di 2700 addetti.Il campione delle imprese intervistate (ve-di appendice) è stato estratto casualmente

da questo elenco e ha riguardato 60 azien-de, 7 esclusivamente commerciali (corri-spondenti al 2% dell'universo) e 53 pro-duttive, o produttive e commerciali, che coprono circa il 30 % delle imprese esi-stenti. Si noti che dal campionamento so-no state escluse le imprese di assistenza, che non ci pare possano costituire un'area di specificità regionale. Inoltre va detto che il nostro campione è particolarmente rappresentativo nel segmento medio alto del settore, dato che abbiamo intervistato pressoché l'intero universo delle imprese più grandi, escludendo solamente le im-prese contattate ma non disponibili

9all'intervista . Agli intervistati abbiamo sottoposto una batteria di domande riguardanti l'origine dell'impresa, le caratteristiche produttive dell'impresa, il trend espansivo degli ulti-

mi tre anni, le fonti innovative originarie, l'intensità innovativa dell'impresa (R&S e brevetti), i suoi legami con la ricerca pub-blica, italiana o straniera, lo scenario com-petitivo nel quale l'impresa opera (Come fronteggia la competizione dei produttori stranieri: americani, europei e tedeschi? Come vede il futuro nel settore? Quali stra-tegie di cooperazione con le università ve-nete e con i centri per la diffusione dell'in-novazione hanno attivato).

Fig. 3.1 Classificazione per funzione delle imprese del settore biomedicale

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Le imprese manifatturiere nel biomedicale veneto Classificazione per funzione

Imprese Campionate (produttive e commerciali)

Diagnostica 14 16

Terapia e riabilitazione 61 19

Materiali di consumo 20 12

Altre apparecchiature 78 13

Totale 60

Bioimmagini 4

Diagnostica clinica 8 9

Valutazione funzionale 2 7

Diagnostica 14

Organi artificiali e Protesi 42 6

Riabilitazione e Supporto 15 7

Terapia Chirurgica 1 2

Terapia non invasiva 3 4

Terapia e riabilitazione 61

Materiali odontoiatrici 7 2

Materiali ospedalieri 13 10

Materiali di consumo 20

Apparecchiature estetiche 10 2

Apparecchiature odontoiatriche 23 4

Apparecchiature ospedaliere 8 6

Apparecchiature elettromedicali n.c. 37 1

Atre apparecchiature 78

3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

Delle 60 interviste realizzate, 56 interviste sono state effettuate dal gruppo di ricerca e 4 da un collaborato-re esterno (Massimo Gastaldon) che qui si ringrazia. Circa la metà delle interviste sono state condotte at-traverso un colloquio telefonico con il titolare dell'impresa. Nell'altra metà delle aziende si è optato per un colloquio diretto con l'intervistato

9

Fig. 3.2 Classificazione per prodotto funzione delle imprese del settore biomedicale

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Le imprese manifatturiere nel biomedicale veneto Classificazione per prodotto

Apparecchiature 77

Rotesi e ausili 57

Materiali di consumo 20

Attrezzature 19

Bioimmagini 4

Diagnostica clinica 8

Valutazione funzionale 2

Apparecchiature estetiche 10

Apparecchiature odontoiatriche 12

Apparecchiature elettromedicali n.c. 37

Terapia Chirurgica 1

Terapia non invasiva 3

Apparecchiature 77

Organi artificiali e Protesi 42

Riabilitazione e Supporto 15

Protesi e ausili 57

Materiali odontoiatrici 7

Materiali ospedalieri 13

Materiali di consumo 20

Attrezzature odontoiatriche 11

Attrezzature ospedaliere 8

Attrezzature 19

Protesi e ausili

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Il cluster biomedicale nel Veneto

Il nostro campione appare fortemente si-gnificativo soprattutto in riferimento alla suddivisione per tipologia dell'attività. Mentre la copertura delle imprese com-merciali, pur essendo statisticamente si-gnificativa, è analoga a quella di altre ri-cerche, considerando le imprese produtti-ve, localizzate nella nostra regione, nel set-tore terapia e riabilitazione sono state in-tervistate 13 imprese su 63, nei materiali di consumo 8 su 22, nella diagnostica 8 su 14, e nelle altre apparecchiature 10 su 78, ovvero complessivamente 39 imprese su 177. Le aziende campionate sono state di-stinte in 3 tipologie: “commerciali”, “pro-duttive”, e “produttive e commerciali” (una nuova categoria che abbiamo inserito dopo aver verificato che molte imprese dell'elenco Cerved censite come commer-ciali avevano in realtà avviato anche atti-vità di produzione od offrivano sevizi spe-cifici di consulenza e marketing). Com-plessivamente pertanto abbiamo lavorato su un campione di 39 imprese produttive, 14 produttive e commerciali e 7 solo com-merciali (Tab. 3.4). Il segmento produttivo che abbiamo mes-so sotto la lente di osservazione della no-stra indagine copre circa un terzo delle im-prese della struttura regionale produttiva, ma, si può stimare, quasi il 50% degli ad-detti. Tuttavia la rilevanza dei livelli occu-pazionali è senza dubbio superiore alle at-tese derivanti da una mera campionatura oggettiva, basata su dati Cerved dell'uni-verso delle imprese esistenti. Si consideri a questo proposito che la dimensione occu-pazionale degli addetti delle 60 imprese in-tervistate raggiunge da solo quasi le 2000 unità. La differenza tra la stima degli occu-pati secondo quanto emerge dalle infor-mazioni Cerved (che contiene un'elevata numerosità di imprese con addetti non di-chiarati) e l'indagine diretta (vedi Tab. 3.1) di fatto porta ad un raddoppio dei livelli oc-cupazionali. Le 60 imprese intervistate nel 2002 hanno prodotto un fatturato stimato di 322 milio-ni di euro, per il 40% esportato. La tab. 3.5a e le figure 3.3 e 3.4 mostrano che sia in termini di addetti, sia in termini di fattu-rato il segmento delle imprese produttive è la categoria dominante nel nostro campio-ne, coprendo il 74% degli addetti e il 72%

del fatturato. Le imprese commerciali pe-sano solamente per il 5% degli addetti e il 9% del fatturato mentre la categoria che ab-biamo definito intermedia, quella delle aziende che fanno sia commercializzazio-ne che produzione compre il 21% degli ad-detti e il 19% del fatturato. Come abbiamo già avuto modo di osservare, la classe di-mensionale di queste imprese è tipicamen-te medio piccola (Tab. 3.4). Ma in riferi-mento alla dimensione appare evidente la rilevanza economica e produttiva delle im-prese sopra i 10 addetti. Calcolata sul tota-le del campione, la dimensione media è di circa 30 dipendenti, ma nella diagnostica (Tab. 3.5b), per esempio, dove sono inse-rite molte piccole imprese innovative e le imprese commerciali che distribuiscono (anche come agenti monomandatari di im-prese estere e grandi multinazionali) appa-recchiature e sistemi diagnostici comples-si ed avanzati da un punto di vista tecnolo-gico, spesso risulta ancora inferiore (19 di-pendenti). La mediana del campione è rap-presentata dalla classe 10-49 addetti dove sono inserite ben 33 imprese e dove si rea-lizza la quota più grande di fatturato (Tab. 3.6). Le imprese collocate nel segmento della te-rapia e riabilitazione rappresentano la cate-goria più numerosa, esse tuttavia appaio-no meno importanti se si va a guardare il numero di addetti e il fatturato prodotto. Infatti, rispetto a questi ultimi due indica-tori, il segmento più importante appare quello dei produttori di attrezzature e mac-chinari che copre il 38% degli addetti del cluster e quasi, la metà del fatturato totale prodotto dalle imprese campionate. L'evoluzione del campione di imprese os-servato, nonostante la difficile congiuntu-ra internazionale in cui è entrata anche l'economia italiana a partire dalla fine del 2001, appare straordinariamente positiva (figure 3.3-3.6). Infatti solamente nel 5% dei casi le imprese hanno dichiarato un fat-turato calante e solo nel 7% dei casi un de-clino dei livelli occupazionali interni. Le situazioni di perdita di competitività sono inoltre limitate al tessuto imprenditoriale minore (Tab.3.7).

3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

Tab. 3.1 Imprese del biomedicale veneto: confronto imprese campionate rispetto ai dati Cerved dichiarati e agli addetti dichiarati nel corso dell’intervista nel 2002 (imprese produttive e commerciali, classi dimensionali costruite a partire dagli addetti Cerved)

Imprese campionate Dati Cerved

Imprese campionate

Addetti dichiarati nel 2002

Variazione intercorsa negli addetti

tra la rilevazione Cerved e l’indagine con intervista

2002

Classe dimensionale Imprese Addetti Imprese Addetti %

Addetti non dichiarati (0 add.) 18 0 18 302 + 302

1-9 add. 10 41 10 104 + 63

10-49 add. 27 583 27 743 + 160

Oltre 50 add. 5 340 5 684 + 344

Totale 60 964 60 1843 + 879

Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Nb. Si noti che nell’universo Cerved considerato 40 imprese su 177 non hanno dichiarato addetti

Numero imprese Campione Universo

Addetti Campione Universo Cerved 2002

Imprese % Imprese % Addetti % Addetti %

Diagnostica 8 21% 14 8% 196 14% 70 5%

Terapia e riabilitazione

13 33% 63 36% 399 29% 468 32%

Materiali di consumo e Mezzi di contrasto

8 21% 22 12% 137 10% 283 19%

Altre attrezzature e Apparecchiature

10 26% 78 44% 626 46% 628 44%

Totale 39 100% 177 100% 1358 100% 1467 100%

Tab. 3.2 Imprese del biomedicale veneto: piano di campionamento delle imprese produttive (39 imprese su 60)

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Il cluster biomedicale nel Veneto

Il nostro campione appare fortemente si-gnificativo soprattutto in riferimento alla suddivisione per tipologia dell'attività. Mentre la copertura delle imprese com-merciali, pur essendo statisticamente si-gnificativa, è analoga a quella di altre ri-cerche, considerando le imprese produtti-ve, localizzate nella nostra regione, nel set-tore terapia e riabilitazione sono state in-tervistate 13 imprese su 63, nei materiali di consumo 8 su 22, nella diagnostica 8 su 14, e nelle altre apparecchiature 10 su 78, ovvero complessivamente 39 imprese su 177. Le aziende campionate sono state di-stinte in 3 tipologie: “commerciali”, “pro-duttive”, e “produttive e commerciali” (una nuova categoria che abbiamo inserito dopo aver verificato che molte imprese dell'elenco Cerved censite come commer-ciali avevano in realtà avviato anche atti-vità di produzione od offrivano sevizi spe-cifici di consulenza e marketing). Com-plessivamente pertanto abbiamo lavorato su un campione di 39 imprese produttive, 14 produttive e commerciali e 7 solo com-merciali (Tab. 3.4). Il segmento produttivo che abbiamo mes-so sotto la lente di osservazione della no-stra indagine copre circa un terzo delle im-prese della struttura regionale produttiva, ma, si può stimare, quasi il 50% degli ad-detti. Tuttavia la rilevanza dei livelli occu-pazionali è senza dubbio superiore alle at-tese derivanti da una mera campionatura oggettiva, basata su dati Cerved dell'uni-verso delle imprese esistenti. Si consideri a questo proposito che la dimensione occu-pazionale degli addetti delle 60 imprese in-tervistate raggiunge da solo quasi le 2000 unità. La differenza tra la stima degli occu-pati secondo quanto emerge dalle infor-mazioni Cerved (che contiene un'elevata numerosità di imprese con addetti non di-chiarati) e l'indagine diretta (vedi Tab. 3.1) di fatto porta ad un raddoppio dei livelli oc-cupazionali. Le 60 imprese intervistate nel 2002 hanno prodotto un fatturato stimato di 322 milio-ni di euro, per il 40% esportato. La tab. 3.5a e le figure 3.3 e 3.4 mostrano che sia in termini di addetti, sia in termini di fattu-rato il segmento delle imprese produttive è la categoria dominante nel nostro campio-ne, coprendo il 74% degli addetti e il 72%

del fatturato. Le imprese commerciali pe-sano solamente per il 5% degli addetti e il 9% del fatturato mentre la categoria che ab-biamo definito intermedia, quella delle aziende che fanno sia commercializzazio-ne che produzione compre il 21% degli ad-detti e il 19% del fatturato. Come abbiamo già avuto modo di osservare, la classe di-mensionale di queste imprese è tipicamen-te medio piccola (Tab. 3.4). Ma in riferi-mento alla dimensione appare evidente la rilevanza economica e produttiva delle im-prese sopra i 10 addetti. Calcolata sul tota-le del campione, la dimensione media è di circa 30 dipendenti, ma nella diagnostica (Tab. 3.5b), per esempio, dove sono inse-rite molte piccole imprese innovative e le imprese commerciali che distribuiscono (anche come agenti monomandatari di im-prese estere e grandi multinazionali) appa-recchiature e sistemi diagnostici comples-si ed avanzati da un punto di vista tecnolo-gico, spesso risulta ancora inferiore (19 di-pendenti). La mediana del campione è rap-presentata dalla classe 10-49 addetti dove sono inserite ben 33 imprese e dove si rea-lizza la quota più grande di fatturato (Tab. 3.6). Le imprese collocate nel segmento della te-rapia e riabilitazione rappresentano la cate-goria più numerosa, esse tuttavia appaio-no meno importanti se si va a guardare il numero di addetti e il fatturato prodotto. Infatti, rispetto a questi ultimi due indica-tori, il segmento più importante appare quello dei produttori di attrezzature e mac-chinari che copre il 38% degli addetti del cluster e quasi, la metà del fatturato totale prodotto dalle imprese campionate. L'evoluzione del campione di imprese os-servato, nonostante la difficile congiuntu-ra internazionale in cui è entrata anche l'economia italiana a partire dalla fine del 2001, appare straordinariamente positiva (figure 3.3-3.6). Infatti solamente nel 5% dei casi le imprese hanno dichiarato un fat-turato calante e solo nel 7% dei casi un de-clino dei livelli occupazionali interni. Le situazioni di perdita di competitività sono inoltre limitate al tessuto imprenditoriale minore (Tab.3.7).

3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

Tab. 3.1 Imprese del biomedicale veneto: confronto imprese campionate rispetto ai dati Cerved dichiarati e agli addetti dichiarati nel corso dell’intervista nel 2002 (imprese produttive e commerciali, classi dimensionali costruite a partire dagli addetti Cerved)

Imprese campionate Dati Cerved

Imprese campionate

Addetti dichiarati nel 2002

Variazione intercorsa negli addetti

tra la rilevazione Cerved e l’indagine con intervista

2002

Classe dimensionale Imprese Addetti Imprese Addetti %

Addetti non dichiarati (0 add.) 18 0 18 302 + 302

1-9 add. 10 41 10 104 + 63

10-49 add. 27 583 27 743 + 160

Oltre 50 add. 5 340 5 684 + 344

Totale 60 964 60 1843 + 879

Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore

Nb. Si noti che nell’universo Cerved considerato 40 imprese su 177 non hanno dichiarato addetti

Numero imprese Campione Universo

Addetti Campione Universo Cerved 2002

Imprese % Imprese % Addetti % Addetti %

Diagnostica 8 21% 14 8% 196 14% 70 5%

Terapia e riabilitazione

13 33% 63 36% 399 29% 468 32%

Materiali di consumo e Mezzi di contrasto

8 21% 22 12% 137 10% 283 19%

Altre attrezzature e Apparecchiature

10 26% 78 44% 626 46% 628 44%

Totale 39 100% 177 100% 1358 100% 1467 100%

Tab. 3.2 Imprese del biomedicale veneto: piano di campionamento delle imprese produttive (39 imprese su 60)

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

Tab. 3.1 Imprese ed addetti del biomedicale secondo la classificazione Istat: un confronto Veneto-Italia. Codice 33.1 fabbricazione di apparecchi medicali e chirurgici e di apparecchi ortopedici 1997

Fonte: Istat. Censimento intermedio industria e servizi

Veneto Italia Veneto/Italia

Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti

1 add. 755 755 11.458 11.458 7% 7%

2-5 add 855 2.320 8.434 21.888 10% 11%

6-9 add. 65 463 588 4.096 11% 11%

10-19 add. 32 434 314 4.169 10% 10%

20-49 add. 20 584 143 4.126 14% 14%

50-249 add. 6 379 49 4.870 12% 8%

250-499 add. 0 0 9 3.261 0% 0%

500-999 add. 0 0 3 1.643 0% 0%

Oltre 1000 add. 0 0 0 0 0% 0%

Totale 1.733 4.935 20.998 55.511 8% 9%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.4 Imprese del biomedicale veneto per tipologia produttiva ed attività prevalente

Solo Produzione

Solo commercio

Sia produzione che commercio

Totale

Totale % Totale % Totale % Totale %

Diagnostica 8 13% 3 5% 5 8% 16 27%

Terapia e riabilitazione 13 22% 0 6 10% 19 32%

di cui ortopediche e di riabilitazione 7 11% 0

0% 4 7% 11 18%

Materiali di consumo e mezzi di contrasto

8 13% 3 5% 1 2% 12 20%

Altre attrezzature e apparecchiature

10 17% 1 2% 2 3% 13 22%

Totale 39 65% 7 12% 14 23% 60 100%

Tab. 3.5a Imprese del biomedicale veneto per tipologia prevalente, addetti e fatturato

Imprese Addetti 2002 Fatturato 2002 (euro)

Totale % Totale % Totale %

Produttiva 39 65% 1.358 74% 231.558.630 72%

Commerciale 7 12% 94 5% 30.470.957 9%

Produttiva e commerciale 14 23% 391 21% 59.662.873 19%

Totale 60 100% 1.843 100% 321.692.460 100%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.5b Imprese del biomedicale veneto per attività prevalente, addetti e fatturato

Numero imprese Addetti 2002 Dimensione

media Fatturato 2002 (euro)

% % %

Diagnostica 16 27% 305 17% 19 49.280.492 15%

Terapia e riabilitazione 19 32% 501 27% 26 71.639.190 22% di cui ortopediche e di riabilitazione

11 18% 271 15% 25 33.157.753 10%

Materiali di consumo e mezzi di contrasto

12 20% 332 18% 28 51.298.426

16%

Altre attrezzature e apparecchiature

13 22% 705 38% 54 149.474.354 46%

Totale 60 100% 1843 100% 31 321.692.462 100%

Dimensione media imprese campionate (addetti e fatturato)

30.7 5.361.541

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

Tab. 3.1 Imprese ed addetti del biomedicale secondo la classificazione Istat: un confronto Veneto-Italia. Codice 33.1 fabbricazione di apparecchi medicali e chirurgici e di apparecchi ortopedici 1997

Fonte: Istat. Censimento intermedio industria e servizi

Veneto Italia Veneto/Italia

Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti

1 add. 755 755 11.458 11.458 7% 7%

2-5 add 855 2.320 8.434 21.888 10% 11%

6-9 add. 65 463 588 4.096 11% 11%

10-19 add. 32 434 314 4.169 10% 10%

20-49 add. 20 584 143 4.126 14% 14%

50-249 add. 6 379 49 4.870 12% 8%

250-499 add. 0 0 9 3.261 0% 0%

500-999 add. 0 0 3 1.643 0% 0%

Oltre 1000 add. 0 0 0 0 0% 0%

Totale 1.733 4.935 20.998 55.511 8% 9%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.4 Imprese del biomedicale veneto per tipologia produttiva ed attività prevalente

Solo Produzione

Solo commercio

Sia produzione che commercio

Totale

Totale % Totale % Totale % Totale %

Diagnostica 8 13% 3 5% 5 8% 16 27%

Terapia e riabilitazione 13 22% 0 6 10% 19 32%

di cui ortopediche e di riabilitazione 7 11% 0

0% 4 7% 11 18%

Materiali di consumo e mezzi di contrasto

8 13% 3 5% 1 2% 12 20%

Altre attrezzature e apparecchiature

10 17% 1 2% 2 3% 13 22%

Totale 39 65% 7 12% 14 23% 60 100%

Tab. 3.5a Imprese del biomedicale veneto per tipologia prevalente, addetti e fatturato

Imprese Addetti 2002 Fatturato 2002 (euro)

Totale % Totale % Totale %

Produttiva 39 65% 1.358 74% 231.558.630 72%

Commerciale 7 12% 94 5% 30.470.957 9%

Produttiva e commerciale 14 23% 391 21% 59.662.873 19%

Totale 60 100% 1.843 100% 321.692.460 100%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.5b Imprese del biomedicale veneto per attività prevalente, addetti e fatturato

Numero imprese Addetti 2002 Dimensione

media Fatturato 2002 (euro)

% % %

Diagnostica 16 27% 305 17% 19 49.280.492 15%

Terapia e riabilitazione 19 32% 501 27% 26 71.639.190 22% di cui ortopediche e di riabilitazione

11 18% 271 15% 25 33.157.753 10%

Materiali di consumo e mezzi di contrasto

12 20% 332 18% 28 51.298.426

16%

Altre attrezzature e apparecchiature

13 22% 705 38% 54 149.474.354 46%

Totale 60 100% 1843 100% 31 321.692.462 100%

Dimensione media imprese campionate (addetti e fatturato)

30.7 5.361.541

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Classe dimensionale Imprese Numero

di addetti nel 2002

Numero medio di addetti nel 2002

Fatturato nel 2002 (Euro)

Fatturato medio nel 2002 (Euro)

1-9 add. 17 93 5 14.283.165 840.186

10-49 add. 33 703 21 122.370.325 3.708.192

50-99 add. 6 377 63 64.288.720 10.714.787

Oltre 100 add. 4 670 168 120.750.250 30.187.563

Totale 60 1.843 31 321.692.462 5.361.541

Tab. 3.6 Imprese del biomedicale veneto per dimensione

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.7 Imprese del biomedicale veneto per dimensione ed evoluzione dei livelli occupazionali e del fatturato

Andamento degli occupati interni negli ultimi 3 anni Andamento del fatturato negli ultimi 3 anni

CRESCENTI STABILI CALANTI CRESCENTE STABILE CALANTE

0-9 add. 8 7 2 11 4 2

10-49 add. 23 8 2 27 5 1

50-99 add. 5 1 0 5 1 0

Oltre 100 add. 4 0 0 4 0 0

Totale 40 16 4 47 10 3

Suddivisione degli addetti nei 3 tipi di azienda nel 2002

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.3 Imprese del biomedicale veneto: suddivisione per numero di occupati

74%

5%

21%

q Produttiva Commerciale pro. & com.q qq q q

Suddivisione del fatturato nei 3 tipi di azienda nel 2002

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.4 Imprese del biomedicale veneto: suddivisione per fatturato

9%

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q Produttiva Commerciale pro. & com.q qq q q

Fatturato degli ultimi 3 anni

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.6 Imprese del biomedicale veneto: dinamica della produzione

5%

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q

Crescente

Stabile

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Numero di addetti negli ultimi 3 anni

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.5 Imprese del biomedicale veneto: dinamiche occupazionali

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Crescente

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Classe dimensionale Imprese Numero

di addetti nel 2002

Numero medio di addetti nel 2002

Fatturato nel 2002 (Euro)

Fatturato medio nel 2002 (Euro)

1-9 add. 17 93 5 14.283.165 840.186

10-49 add. 33 703 21 122.370.325 3.708.192

50-99 add. 6 377 63 64.288.720 10.714.787

Oltre 100 add. 4 670 168 120.750.250 30.187.563

Totale 60 1.843 31 321.692.462 5.361.541

Tab. 3.6 Imprese del biomedicale veneto per dimensione

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.7 Imprese del biomedicale veneto per dimensione ed evoluzione dei livelli occupazionali e del fatturato

Andamento degli occupati interni negli ultimi 3 anni Andamento del fatturato negli ultimi 3 anni

CRESCENTI STABILI CALANTI CRESCENTE STABILE CALANTE

0-9 add. 8 7 2 11 4 2

10-49 add. 23 8 2 27 5 1

50-99 add. 5 1 0 5 1 0

Oltre 100 add. 4 0 0 4 0 0

Totale 40 16 4 47 10 3

Suddivisione degli addetti nei 3 tipi di azienda nel 2002

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.3 Imprese del biomedicale veneto: suddivisione per numero di occupati

74%

5%

21%

q Produttiva Commerciale pro. & com.q qq q q

Suddivisione del fatturato nei 3 tipi di azienda nel 2002

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.4 Imprese del biomedicale veneto: suddivisione per fatturato

9%

19%

72%

q Produttiva Commerciale pro. & com.q qq q q

Fatturato degli ultimi 3 anni

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.6 Imprese del biomedicale veneto: dinamica della produzione

5%

17%

78%

q

Crescente

Stabile

Calante

q

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Numero di addetti negli ultimi 3 anni

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.5 Imprese del biomedicale veneto: dinamiche occupazionali

q

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

3.3 Origini ed anno d'inizio d'attività delle imprese

Il cluster biomedicale veneto non è forma-to da imprese appena formatesi, ma al con-trario, da un nucleo di imprese e di compe-tenze che si sono via via radicate nell'area regionale. Nel nostro campione il 33% del-le imprese intervistate è stato fondato pri-ma degli anni '80, il 32% nel corso degli an-ni '80, e il 32% durante gli anni '90 (figure 3.7 e 3.8). Due imprese intervistate erano sorte dopo il 2000: si tratta di start-up re-centi in un'area ad elevata dinamica tecno-logica. In relazione ai settori produttivi (Tab. 3.8a e 3.8b) si nota che la diagnosti-ca e la terapia e riabilitazione appaiono es-sere le nicchie di mercato dove sono sorte maggiormente nuove imprese negli anni '90. Al contrario, i produttori di materiale di consumo e le imprese di attrezzature bio-medicali sono imprese con maggiore an-zianità aziendale. Un elemento interessan-te che spiega la lenta genesi di questo clu-ster è l'osservazione riferita al tipo di atti-vità iniziale. Dalla tab. 3.9 si nota che in molti casi le imprese biomedicali sono sor-te come commerciali ma sono poi diventa-te produttive o che, accanto alla attività commerciale, è stata affiancata un'altra at-tività produttiva. Il lento formarsi delle competenze è dun-que un aspetto fondativo di questo cluster. All'interno del gruppo delle imprese che sono nate come produttive (46) solo 19 so-no partite producendo un nuovo prodotto, mentre 17 hanno dichiarato di aver imitato un prodotto già esistente e 10 di aver mi-gliorato un prodotto esistente (Tab. 3.11). Si tratta di un pattern di crescita tipico dei distretti industriali italiani e dell'impren-ditorialità delle imprese del nord-est, dove si eccelle soprattutto nell'innovazione in-crementale e nella capacità di adattare i prodotti alle esigenze specifiche della clientela. In questo contesto, le imprese più grandi del campione analizzato (Tab. 3.10 e 3.11), quelle con oltre 100 addetti (4 su 4), emergono come leader tecnologiche, cioè come imprese innovative e schumpeteria-ne, che devono la loro origine alla capacità di introdurre nel mercato un'innovazione (tab.3.11). Molte imprese innovatrici sono

anche inserite nella classe 10-49 addetti, come abbiamo visto una classe molto nu-merosa di imprese dove ben un'impresa su tre ha iniziato la sua attività producendo un nuovo prodotto. Avremmo potuto immaginare che gli im-prenditori del cluster biomedicale siano stranieri e provengano da realtà più avan-zate sul piano tecnologico, invece la stra-grande maggioranza del campione inter-vistato è di origine locale (95% del cam-pione), anche nel caso delle imprese di di-stribuzione (tab. 3.12 e figura 3.11). Il possesso di competenze specifiche appa-re un'altra caratteristica importante che ri-leviamo in tutti i vari settori di attività con-siderati (Tab. 3.13 e figura 3.12). Spesso i fondatori delle imprese intervistate sono medici o laureati in discipline scientifiche. All'interno del campione esaminato ab-biamo trovato anche due recenti start up con imprenditori che provengono dal-l'Università di Padova (come E-motion e Research and Innovation). Si tratta di im-prese che si costituiscono sulla base di un progetto specifico ma che poi trovano dif-ficile inserire concretamente la loro busi-ness idea nel mercato. Dopo solo pochi an-ni una di queste due imprese è già stata ac-quistata da un grande produttore ed è ora quotata sul nuovo mercato.

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Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.7 Anno di inizio dell’attività degli imprenditori

dal 1995 al 1999

dal 1985al 1989

dal 1980al 1984

primadel 1980

dal 2000dal 1990al 1994

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Percentuale di imprenditori per classi d’inizio attività

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

3.3 Origini ed anno d'inizio d'attività delle imprese

Il cluster biomedicale veneto non è forma-to da imprese appena formatesi, ma al con-trario, da un nucleo di imprese e di compe-tenze che si sono via via radicate nell'area regionale. Nel nostro campione il 33% del-le imprese intervistate è stato fondato pri-ma degli anni '80, il 32% nel corso degli an-ni '80, e il 32% durante gli anni '90 (figure 3.7 e 3.8). Due imprese intervistate erano sorte dopo il 2000: si tratta di start-up re-centi in un'area ad elevata dinamica tecno-logica. In relazione ai settori produttivi (Tab. 3.8a e 3.8b) si nota che la diagnosti-ca e la terapia e riabilitazione appaiono es-sere le nicchie di mercato dove sono sorte maggiormente nuove imprese negli anni '90. Al contrario, i produttori di materiale di consumo e le imprese di attrezzature bio-medicali sono imprese con maggiore an-zianità aziendale. Un elemento interessan-te che spiega la lenta genesi di questo clu-ster è l'osservazione riferita al tipo di atti-vità iniziale. Dalla tab. 3.9 si nota che in molti casi le imprese biomedicali sono sor-te come commerciali ma sono poi diventa-te produttive o che, accanto alla attività commerciale, è stata affiancata un'altra at-tività produttiva. Il lento formarsi delle competenze è dun-que un aspetto fondativo di questo cluster. All'interno del gruppo delle imprese che sono nate come produttive (46) solo 19 so-no partite producendo un nuovo prodotto, mentre 17 hanno dichiarato di aver imitato un prodotto già esistente e 10 di aver mi-gliorato un prodotto esistente (Tab. 3.11). Si tratta di un pattern di crescita tipico dei distretti industriali italiani e dell'impren-ditorialità delle imprese del nord-est, dove si eccelle soprattutto nell'innovazione in-crementale e nella capacità di adattare i prodotti alle esigenze specifiche della clientela. In questo contesto, le imprese più grandi del campione analizzato (Tab. 3.10 e 3.11), quelle con oltre 100 addetti (4 su 4), emergono come leader tecnologiche, cioè come imprese innovative e schumpeteria-ne, che devono la loro origine alla capacità di introdurre nel mercato un'innovazione (tab.3.11). Molte imprese innovatrici sono

anche inserite nella classe 10-49 addetti, come abbiamo visto una classe molto nu-merosa di imprese dove ben un'impresa su tre ha iniziato la sua attività producendo un nuovo prodotto. Avremmo potuto immaginare che gli im-prenditori del cluster biomedicale siano stranieri e provengano da realtà più avan-zate sul piano tecnologico, invece la stra-grande maggioranza del campione inter-vistato è di origine locale (95% del cam-pione), anche nel caso delle imprese di di-stribuzione (tab. 3.12 e figura 3.11). Il possesso di competenze specifiche appa-re un'altra caratteristica importante che ri-leviamo in tutti i vari settori di attività con-siderati (Tab. 3.13 e figura 3.12). Spesso i fondatori delle imprese intervistate sono medici o laureati in discipline scientifiche. All'interno del campione esaminato ab-biamo trovato anche due recenti start up con imprenditori che provengono dal-l'Università di Padova (come E-motion e Research and Innovation). Si tratta di im-prese che si costituiscono sulla base di un progetto specifico ma che poi trovano dif-ficile inserire concretamente la loro busi-ness idea nel mercato. Dopo solo pochi an-ni una di queste due imprese è già stata ac-quistata da un grande produttore ed è ora quotata sul nuovo mercato.

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Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.7 Anno di inizio dell’attività degli imprenditori

dal 1995 al 1999

dal 1985al 1989

dal 1980al 1984

primadel 1980

dal 2000dal 1990al 1994

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Percentuale di imprenditori per classi d’inizio attività

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

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Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.9 Imprese del biomedicale veneto: strategia produttiva nella fase di avvio per tipologia prevalente

L'azienda è sorta

Producendo

un nuovo prodotto

Migliorando un prodotto esistente

Imitando un prodotto esistente

Prima come

commerciale Totale

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Produttiva 15 38% 8 21% 14 36% 2 5% 39 100%

Commerciale 0 0% 0 0% 0 0% 7 100% 7 100%

Pro. & Com. 4 29% 2 14% 3 21% 5 36% 14 100%

Totale 19 32% 10 17% 17 28% 14 23% 60 100%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.10 Imprese del biomedicale veneto: strategia produttiva nella fase di avvio per attività prevalente

L'azienda è sorta

Producendo

un nuovo prodotto

Migliorando un prodotto esistente

Imitando un prodotto esistente

Prima come

commerciale Totale

totale % totale % totale % totale % totale %

Diagnostica 7 44% 2 13% 1 6% 6 38% 16 100%

Terapia e riabilitazione 4 21% 3 16% 11 58% 1 5% 19 100% di cui ortopediche e di riabilitazione 1 9% 2 18% 7 64% 1 9% 11 100%

Materiali di consumo e mezzi di contrasto

2 17% 1 8% 4 33% 5 42% 12 100%

Altre attrezzature e apparecchiature

6 46% 4 31% 1 8% 2 15% 13 100%

Totale 19 32% 10 17% 17 28% 14 23% 60 100%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.11 Imprese del biomedicale veneto: strategia produttiva nella fase di avvio per dimensione aziendale

L'azienda è sorta

Producendo un nuovo prodotto

Migliorando un prodotto esistente

Imitando un prodotto esistente

Prima come

commerciale Totale

totale % totale % totale % totale % totale %

1-9 addetti 4 24% 3 29% 6 35% 4 24% 17 100%

10-49 addetti 10 30% 5 15% 9 27% 9 27% 33 100%

50-99 addetti 1 17% 2 33% 2 33% 1 17% 6 100%

oltre 100 addetti 4 100% 0 0 0 0 0 0 4 100%

Totale 19 32% 10 17% 17 28% 14 23% 60 100%

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

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42

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12

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20

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Dal 1980 a

l 1984

21

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84

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15

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31

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%

Dal 1985 a

l 1989

15

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0%

15

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10

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Dal 1990 a

l 1994

63

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52

5%

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Dal 1995 a

l 1999

31

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31

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71

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Dal 2000

15

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15

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28

%33

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7%

60

10

0%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.9 Imprese del biomedicale veneto: strategia produttiva nella fase di avvio per tipologia prevalente

L'azienda è sorta

Producendo

un nuovo prodotto

Migliorando un prodotto esistente

Imitando un prodotto esistente

Prima come

commerciale Totale

totale % totale % totale % totale % totale %

Produttiva 15 38% 8 21% 14 36% 2 5% 39 100%

Commerciale 0 0% 0 0% 0 0% 7 100% 7 100%

Pro. & Com. 4 29% 2 14% 3 21% 5 36% 14 100%

Totale 19 32% 10 17% 17 28% 14 23% 60 100%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.10 Imprese del biomedicale veneto: strategia produttiva nella fase di avvio per attività prevalente

L'azienda è sorta

Producendo

un nuovo prodotto

Migliorando un prodotto esistente

Imitando un prodotto esistente

Prima come

commerciale Totale

totale % totale % totale % totale % totale %

Diagnostica 7 44% 2 13% 1 6% 6 38% 16 100%

Terapia e riabilitazione 4 21% 3 16% 11 58% 1 5% 19 100% di cui ortopediche e di riabilitazione 1 9% 2 18% 7 64% 1 9% 11 100%

Materiali di consumo e mezzi di contrasto

2 17% 1 8% 4 33% 5 42% 12 100%

Altre attrezzature e apparecchiature

6 46% 4 31% 1 8% 2 15% 13 100%

Totale 19 32% 10 17% 17 28% 14 23% 60 100%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.11 Imprese del biomedicale veneto: strategia produttiva nella fase di avvio per dimensione aziendale

L'azienda è sorta

Producendo un nuovo prodotto

Migliorando un prodotto esistente

Imitando un prodotto esistente

Prima come

commerciale Totale

totale % totale % totale % totale % totale %

1-9 addetti 4 24% 3 29% 6 35% 4 24% 17 100%

10-49 addetti 10 30% 5 15% 9 27% 9 27% 33 100%

50-99 addetti 1 17% 2 33% 2 33% 1 17% 6 100%

oltre 100 addetti 4 100% 0 0 0 0 0 0 4 100%

Totale 19 32% 10 17% 17 28% 14 23% 60 100%

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

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70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

Percentuali di aziende per tipo

produttiva pro. & com.commerciale

q crescente stabile calanteq q q q

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.9 - Qual’è il fatturato negli ultimi 3 anni? -

18%

8%

74%

14%

0%

86%

14%

0%

86%

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80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

Percentuali di aziende per tipo

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.8 - Qual’è l’andamento degli addetti negli ultimi 3 anni? -

produttiva pro. & com.commerciale

33%

5%

62%

q crescente stabile calanteq q q q

0%

86%

21%

71%

14%

7%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

Percentuali di imprenditori per settori

Diagnostica Altre attrezzaturee apparecchiature

Materiali di consumoe mezzi di contrasto

Terapia e riabilitazione

13%

32%

qprima del 1980 dal 1980 al 1984 dal 1985 al 1989 qdal 1990 al 1994 dal 1995 al 1999 dal 2000q q q qq q q q q q

31%31%

13%

6%6% 5%

0%

58%

17%

25%

17%

38%

23%

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Fig. 3.10 Anno d’inizio attività degli imprenditori

5%

0%

42%

0% 0%

15%

8%

0%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Diagnostica Altre attrezzaturee apparecchiature

Materiali di consumoe mezzi di contrasto

Terapia e riabilitazione

35%

30%

25%

20%

15%

10%

5%

0%

Percentuali di imprenditori per settoriFig. 3.11 - L’imprenditore è veneto? -

q SI NOq q q

23%

3%32%

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18%

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0%2%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

90%

80%

70%

60%

50%

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30%

20%

10%

0%

Percentuali di aziende per tipo

produttiva pro. & com.commerciale

q crescente stabile calanteq q q q

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.9 - Qual’è il fatturato negli ultimi 3 anni? -

18%

8%

74%

14%

0%

86%

14%

0%

86%

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

Percentuali di aziende per tipo

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.8 - Qual’è l’andamento degli addetti negli ultimi 3 anni? -

produttiva pro. & com.commerciale

33%

5%

62%

q crescente stabile calanteq q q q

0%

86%

21%

71%

14%

7%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

Percentuali di imprenditori per settori

Diagnostica Altre attrezzaturee apparecchiature

Materiali di consumoe mezzi di contrasto

Terapia e riabilitazione

13%

32%

qprima del 1980 dal 1980 al 1984 dal 1985 al 1989 qdal 1990 al 1994 dal 1995 al 1999 dal 2000q q q qq q q q q q

31%31%

13%

6%6% 5%

0%

58%

17%

25%

17%

38%

23%

15%

Fig. 3.10 Anno d’inizio attività degli imprenditori

5%

0%

42%

0% 0%

15%

8%

0%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Diagnostica Altre attrezzaturee apparecchiature

Materiali di consumoe mezzi di contrasto

Terapia e riabilitazione

35%

30%

25%

20%

15%

10%

5%

0%

Percentuali di imprenditori per settoriFig. 3.11 - L’imprenditore è veneto? -

q SI NOq q q

23%

3%32%

0%

18%

22%

0%2%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.12 Imprese del biomedicale veneto: provenienza dell’imprenditore per tipologia produttiva

L'imprenditore è veneto ?

Si No Totale

totale % totale % totale %

Produttiva 39 65% 0 0% 39 65%

Commerciale 6 10% 1 2% 7 12%

Produttiva e commerciale

12 20% 2 3% 14 23%

Totale 57 95% 3 5% 60 100%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Esistenza competenze specifiche

si no Totale

totale % totale % totale %

Diagnostica 14 23% 2 3% 16 27%

Terapia e riabilitazione 14 23% 5 8% 19 32% di cui ortopediche e di riabilitazione 7 15% 4 30% 11 18%

Materiali di consumo e Mezzi di contrasto

10 17% 2 3% 12 20%

Altre attrezzature e apparecchiature

9 15% 4 7% 13 22%

Totale 47 78% 13 22% 60 100%

Tab. 3.13 Imprese del biomedicale veneto: esistenza di competenze specifiche dell’imprenditore per tipologia settoriale

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.14 Imprese del biomedicale veneto: presenza di attività R&S per tipologia produttiva

Ricerca e Sviluppo

Addetti R&S Fatturato R&S

(euro) Indicatore di intensità di R&S

totale % totale % Addetti R&S/ Addetti Totali

Fatturato R&S/ Fatturato totale

Produttiva 150 88% 14.727.117 91% 11% 6%

Commerciale 0 0% 0 0% 0% 0%

Produttiva e commerciale

21 12% 1.528.134 9% 5% 3%

Totale 171 100% 16.255.251 100% 9% 5%

60%

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10%

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Percentuali di imprenditori per tipo di azienda

produttiva pro. & com.commerciale

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.12 - L’imprenditore aveva competenze specifiche? -

13%

52%

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q qSI NO q q

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.12 Imprese del biomedicale veneto: provenienza dell’imprenditore per tipologia produttiva

L'imprenditore è veneto ?

Si No Totale

totale % totale % totale %

Produttiva 39 65% 0 0% 39 65%

Commerciale 6 10% 1 2% 7 12%

Produttiva e commerciale

12 20% 2 3% 14 23%

Totale 57 95% 3 5% 60 100%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Esistenza competenze specifiche

si no Totale

totale % totale % totale %

Diagnostica 14 23% 2 3% 16 27%

Terapia e riabilitazione 14 23% 5 8% 19 32% di cui ortopediche e di riabilitazione 7 15% 4 30% 11 18%

Materiali di consumo e Mezzi di contrasto

10 17% 2 3% 12 20%

Altre attrezzature e apparecchiature

9 15% 4 7% 13 22%

Totale 47 78% 13 22% 60 100%

Tab. 3.13 Imprese del biomedicale veneto: esistenza di competenze specifiche dell’imprenditore per tipologia settoriale

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.14 Imprese del biomedicale veneto: presenza di attività R&S per tipologia produttiva

Ricerca e Sviluppo

Addetti R&S Fatturato R&S

(euro) Indicatore di intensità di R&S

totale % totale % Addetti R&S/ Addetti Totali

Fatturato R&S/ Fatturato totale

Produttiva 150 88% 14.727.117 91% 11% 6%

Commerciale 0 0% 0 0% 0% 0%

Produttiva e commerciale

21 12% 1.528.134 9% 5% 3%

Totale 171 100% 16.255.251 100% 9% 5%

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Percentuali di imprenditori per tipo di azienda

produttiva pro. & com.commerciale

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.12 - L’imprenditore aveva competenze specifiche? -

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Il cluster biomedicale nel Veneto

3.4 Innovazione e ricerca

L'organizzazione delle attività di ricerca nei settori del biomedicale, settori tipica-mente basati sullo sfruttamento di nuove conoscenze scientifiche, rappresenta una delle componenti principali dell'attività in-novativa delle imprese. Naturalmente si deve immaginare che non tutte le cono-scenze utili siano “originate” all'interno delle imprese dato che, come è stato messo in rilievo già da molti anni da numerosi stu-diosi (Cohen e Levinthal, 1989; 1990), le imprese producono ed assorbono cono-scenza dall'esterno (Dasgupta and David, 1984), in un continuo gioco di interscam-bio che produce una ibridizzazione delle conoscenze possedute e genera un proces-so cumulativo di acquisizione di sapere e competenze (Winter, 1987; Antonelli, 1999; 2002). Le condizioni di appropria-bilità diverse da settore a settore generano una varietà di meccanismi che le imprese utilizzano per proteggere la loro “cono-scenza tecnologica dedicata” (tacita o codi-ficata) che rappresenta il patrimonio cono-scitivo (Gambardella e Rullani, 1999; Bal-coni, 2002) dal quale si attinge per dare im-pulso all'attività creativa dell'invenzione e dell'innovazione (Foray e Hargreaves, 2002).Il settore biomedicale fa parte di quell'area che condivide una forte interfaccia con le attività scientifiche e tecnologiche (S&T). Le attività innovative si presentano per-tanto fortemente legate alla ricerca di base sviluppata dalle istituzioni scientifiche, le innovazioni sono tipicamente protette dall'imitazione dei concorrenti attraverso il possesso di brevetti esclusivi, e il lavoro di acquisizione e sviluppo di conoscenze è tipicamente organizzato all'interno di isti-tuzioni formali e luoghi specifici: i labora-tori di ricerca e sviluppo (Arrow, 1994; Au-dretsch D. et al., 2002). Le imprese si pro-teggono dall'imitazione attraverso tre mec-canismi: il mantenimento del segreto indu-striale, la brevettazione e il ricorso al “lead time” che si avvale del vantaggio tempo-rale degli innovatori sugli imitatori per mantenere una posizione di dominanza sui mercati (Levin et al., 1987).La disponibilità di attività complementari all'attività innovativa appare oltremodo

importante per garantire lo sfruttamento economico dell'innovazione, che non sem-pre privilegia i primi entranti, quali l'esi-stenza di reti commerciali adeguate, di so-glie dimensionali ottimali, di capacità pro-duttive complementari, di interdipenden-ze tecnologiche, la capacità di essere inte-rattivi con i clienti e gli utilizzatori, l'abi-lità nel combinare fonti di conoscenza dif-ferenti e lontane (tipicamente: conoscenze biotecnologiche e mediche, conoscenze ingegneristiche e informatiche) ma en-trambe necessarie (Belussi and Gottardi, 2000). Data la complessità del processo in-novativo e la rilevanza della componente istituzionale (Cooke, 2002a) che fa della public good (Nelson and Levin, 1986; Nel-son, 1992) un elemento necessario ma pe-raltro non sufficiente a determinare il suc-cesso innovativo dell'impresa, nel settore biomedicale sono le sinergie tecnologiche e produttive ad essere importanti, come ri-levati appaiono gli aspetti di spillover tec-nologico che si formano all'interno delle reti di impresa, dei cluster localizzati, e dei sistemi di impresa: si pensi ad esempio al fenomeno della Silicon Valley negli Stati Uniti (Saxenian, 1994), ai cluster biotec-nologici inglesi (Cooke, 2001, 2002b) o te-deschi (Lechner e Dowling, 2000; Casper e Kettler, 2001; Krauss and Wolf, 2002) o al parco scientifico di Sophia Antipolis in Francia (Longhi, 2002). Partiamo ora con l'analizzare i principali indicatori dell'innovazione riferiti al cam-pione osservato. Le imprese biomedicali analizzate sono, come era logico aspettar-si, imprese ad alta intensità di attività di ri-cerca (tab. 3.14). Tra le imprese produttive l'11% degli occupati è coinvolto nell'atti-vità di R&S, che spesso, come hanno mes-so in rilievo i nostri intervistati, sono indi-stinguibili dalle fasi più manifatturiere e di engineering, o dal processo di differenzia-zione del prodotto. In totale le spese di R&S per l'anno 2002 nelle imprese inter-vistate risultano eguali a 16.255.251 euro (attrezzature e personale).

Mentre ovviamente le imprese solo com-merciali non hanno all'interno la funzione di R&S, nelle imprese cosiddette “miste” si osserva una intensità significativa delle spese di R&S che tocca la soglia del 5%.

Così, considerando l'intero universo delle imprese analizzate arriviamo alla percen-tuale certamente elevata del 9% di addetti collocato in azienda con funzioni legate all'attività innovativa dell'impresa. Ai no-stri intervistati è stato chiesto di calcolare la percentuale di fatturato aziendale dedi-cato alle attività di R&S. Dalle nostre suc-cessive elaborazioni abbiamo stimato i co-sti dell'attività di ricerca per le imprese ve-nete analizzate come pari a circa 16 milio-ni di euro, equivalenti al 5% del totale fat-turato relativo alle imprese del cluster. Co-me si osserva dai dati, considerando que-sto secondo indicatore, le percentuali ora viste calano nettamente. Infatti nelle im-prese intervistate queste informazioni non sono di solito di facile uso né sono archi-viate o memorizzate. Come è noto, i bilan-ci aziendali non riportano questi dati in quanto essi non sono utilizzabili fiscal-mente per ridurre il livello della tassazio-ne, come avviene invece all'estero. Ciò che è emerso da questa indagine conferma l'impressione che molti studiosi si sono fat-ta in riferimento ai bassi livelli registrati dalle imprese italiane nelle attività di R&S, e cioè che vi sia una consistente e si-stematica sottovalutazione delle attività di ricerca. Si tratta di un elemento che richie-derebbe naturalmente un approfondita va-lutazione di merito. L'analisi per settore produttivo risulta di un certo interesse (tab. 3.15; figure 3.13 e 3.14): il segmento che assorbe maggiori ri-sorse lavorative risulta essere quello delle attività di diagnostica (70 addetti alle atti-vità di R&S su un totale di 171 ricercatori; ciò porta l'indice di intensità di R&S al 23%), mentre in termini di fatturato inve-stito sono i settori di terapia e riabilitazio-ne a guidare la classifica. Si tratta di un da-to che probabilmente è spiegato anche dai maggiori costi che queste imprese devono sostenere per l'acquisto di macchinari e at-trezzature. Questo settore è quello però che ottiene anche i migliori risultati in ter-mine di performance dell'output dell'atti-vità di ricerca, misurato dalla numerosità dei brevetti internazionali conseguiti (42 brevetti registrati su un totale di 92). La funzione di R&S appare presente e diffusa all'interno di tutti i 4 sottosettori analizza-ti. Come si vede dai dati solo tra le imprese

dei materiali di consumo e mezzi di con-trasto la numerosità delle imprese dove si effettuano attività di R&S è piuttosto bas-sa. All'interno del campione delle imprese del biomedicale regionale anche le piccole im-prese mostrano una forte propensione all'attività di ricerca. La presenza delle atti-vità di R&S è però correlata in misura cre-scente alla dimensione aziendale (quarta colonna della tab. 3.16). Invece l'indica-tore dell'intensità di R&S registra un valo-re molto elevato nella classe 0-9 addetti, dove il 26% degli occupati è funzional-mente collegato alle attività di ricerca. Le piccole imprese biomedicale venete sono certamente imprese molto dinamiche tec-nologicamente ma sono anche costrette a sopportare i costi fissi elevati richiesti dal-la produzione di conoscenza scientifica. All'interno delle imprese minori la funzio-ne di R&S è presente mediamente nella metà del campione. Lì dove la funzione di R&S esiste, i laboratori di ricerca occupa-no circa 3-5 addetti per impresa. Questo da-to è ovviamente più elevato nel caso delle imprese maggiori dove gli occupati in atti-vità di R&S raddoppiano: 7-8 addetti (e co-sì accade anche per le spese medie per ad-detto coinvolto in attività di ricerca). Un altro strumento importante per misura-re la performance della ricerca scientifica e dei suoi spillover è il brevetto. Come è stato ampiamente discusso dalla letteratu-ra l'utilizzo del brevetto come indicatore dell'attività di ricerca e di innovazione pre-senta diversi vantaggi e svantaggi (Jaffe, 1989).

Da un lato i brevetti sono effettivamente un risultato diretto dell'attività innovativa e le banche dati sui brevetti sia nazionali ma soprattutto internazionali sono oggetto di studio e di analisi soprattutto perché si prestano all'analisi di lunghe serie stori-che, dall'altra esse hanno il difetto di non misurare la qualità del risultato raggiunto dalle imprese (si contano i brevetti assu-mendo che ciascuno abbia la stessa rile-vanza scientifica e tecnologica), e dall'al-tro esse non tengono conto della diversa propensione settoriale e aziendale alla bre-vettazione che dipende dal modello scelto dall'impresa per proteggere la sua innova-

3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

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Il cluster biomedicale nel Veneto

3.4 Innovazione e ricerca

L'organizzazione delle attività di ricerca nei settori del biomedicale, settori tipica-mente basati sullo sfruttamento di nuove conoscenze scientifiche, rappresenta una delle componenti principali dell'attività in-novativa delle imprese. Naturalmente si deve immaginare che non tutte le cono-scenze utili siano “originate” all'interno delle imprese dato che, come è stato messo in rilievo già da molti anni da numerosi stu-diosi (Cohen e Levinthal, 1989; 1990), le imprese producono ed assorbono cono-scenza dall'esterno (Dasgupta and David, 1984), in un continuo gioco di interscam-bio che produce una ibridizzazione delle conoscenze possedute e genera un proces-so cumulativo di acquisizione di sapere e competenze (Winter, 1987; Antonelli, 1999; 2002). Le condizioni di appropria-bilità diverse da settore a settore generano una varietà di meccanismi che le imprese utilizzano per proteggere la loro “cono-scenza tecnologica dedicata” (tacita o codi-ficata) che rappresenta il patrimonio cono-scitivo (Gambardella e Rullani, 1999; Bal-coni, 2002) dal quale si attinge per dare im-pulso all'attività creativa dell'invenzione e dell'innovazione (Foray e Hargreaves, 2002).Il settore biomedicale fa parte di quell'area che condivide una forte interfaccia con le attività scientifiche e tecnologiche (S&T). Le attività innovative si presentano per-tanto fortemente legate alla ricerca di base sviluppata dalle istituzioni scientifiche, le innovazioni sono tipicamente protette dall'imitazione dei concorrenti attraverso il possesso di brevetti esclusivi, e il lavoro di acquisizione e sviluppo di conoscenze è tipicamente organizzato all'interno di isti-tuzioni formali e luoghi specifici: i labora-tori di ricerca e sviluppo (Arrow, 1994; Au-dretsch D. et al., 2002). Le imprese si pro-teggono dall'imitazione attraverso tre mec-canismi: il mantenimento del segreto indu-striale, la brevettazione e il ricorso al “lead time” che si avvale del vantaggio tempo-rale degli innovatori sugli imitatori per mantenere una posizione di dominanza sui mercati (Levin et al., 1987).La disponibilità di attività complementari all'attività innovativa appare oltremodo

importante per garantire lo sfruttamento economico dell'innovazione, che non sem-pre privilegia i primi entranti, quali l'esi-stenza di reti commerciali adeguate, di so-glie dimensionali ottimali, di capacità pro-duttive complementari, di interdipenden-ze tecnologiche, la capacità di essere inte-rattivi con i clienti e gli utilizzatori, l'abi-lità nel combinare fonti di conoscenza dif-ferenti e lontane (tipicamente: conoscenze biotecnologiche e mediche, conoscenze ingegneristiche e informatiche) ma en-trambe necessarie (Belussi and Gottardi, 2000). Data la complessità del processo in-novativo e la rilevanza della componente istituzionale (Cooke, 2002a) che fa della public good (Nelson and Levin, 1986; Nel-son, 1992) un elemento necessario ma pe-raltro non sufficiente a determinare il suc-cesso innovativo dell'impresa, nel settore biomedicale sono le sinergie tecnologiche e produttive ad essere importanti, come ri-levati appaiono gli aspetti di spillover tec-nologico che si formano all'interno delle reti di impresa, dei cluster localizzati, e dei sistemi di impresa: si pensi ad esempio al fenomeno della Silicon Valley negli Stati Uniti (Saxenian, 1994), ai cluster biotec-nologici inglesi (Cooke, 2001, 2002b) o te-deschi (Lechner e Dowling, 2000; Casper e Kettler, 2001; Krauss and Wolf, 2002) o al parco scientifico di Sophia Antipolis in Francia (Longhi, 2002). Partiamo ora con l'analizzare i principali indicatori dell'innovazione riferiti al cam-pione osservato. Le imprese biomedicali analizzate sono, come era logico aspettar-si, imprese ad alta intensità di attività di ri-cerca (tab. 3.14). Tra le imprese produttive l'11% degli occupati è coinvolto nell'atti-vità di R&S, che spesso, come hanno mes-so in rilievo i nostri intervistati, sono indi-stinguibili dalle fasi più manifatturiere e di engineering, o dal processo di differenzia-zione del prodotto. In totale le spese di R&S per l'anno 2002 nelle imprese inter-vistate risultano eguali a 16.255.251 euro (attrezzature e personale).

Mentre ovviamente le imprese solo com-merciali non hanno all'interno la funzione di R&S, nelle imprese cosiddette “miste” si osserva una intensità significativa delle spese di R&S che tocca la soglia del 5%.

Così, considerando l'intero universo delle imprese analizzate arriviamo alla percen-tuale certamente elevata del 9% di addetti collocato in azienda con funzioni legate all'attività innovativa dell'impresa. Ai no-stri intervistati è stato chiesto di calcolare la percentuale di fatturato aziendale dedi-cato alle attività di R&S. Dalle nostre suc-cessive elaborazioni abbiamo stimato i co-sti dell'attività di ricerca per le imprese ve-nete analizzate come pari a circa 16 milio-ni di euro, equivalenti al 5% del totale fat-turato relativo alle imprese del cluster. Co-me si osserva dai dati, considerando que-sto secondo indicatore, le percentuali ora viste calano nettamente. Infatti nelle im-prese intervistate queste informazioni non sono di solito di facile uso né sono archi-viate o memorizzate. Come è noto, i bilan-ci aziendali non riportano questi dati in quanto essi non sono utilizzabili fiscal-mente per ridurre il livello della tassazio-ne, come avviene invece all'estero. Ciò che è emerso da questa indagine conferma l'impressione che molti studiosi si sono fat-ta in riferimento ai bassi livelli registrati dalle imprese italiane nelle attività di R&S, e cioè che vi sia una consistente e si-stematica sottovalutazione delle attività di ricerca. Si tratta di un elemento che richie-derebbe naturalmente un approfondita va-lutazione di merito. L'analisi per settore produttivo risulta di un certo interesse (tab. 3.15; figure 3.13 e 3.14): il segmento che assorbe maggiori ri-sorse lavorative risulta essere quello delle attività di diagnostica (70 addetti alle atti-vità di R&S su un totale di 171 ricercatori; ciò porta l'indice di intensità di R&S al 23%), mentre in termini di fatturato inve-stito sono i settori di terapia e riabilitazio-ne a guidare la classifica. Si tratta di un da-to che probabilmente è spiegato anche dai maggiori costi che queste imprese devono sostenere per l'acquisto di macchinari e at-trezzature. Questo settore è quello però che ottiene anche i migliori risultati in ter-mine di performance dell'output dell'atti-vità di ricerca, misurato dalla numerosità dei brevetti internazionali conseguiti (42 brevetti registrati su un totale di 92). La funzione di R&S appare presente e diffusa all'interno di tutti i 4 sottosettori analizza-ti. Come si vede dai dati solo tra le imprese

dei materiali di consumo e mezzi di con-trasto la numerosità delle imprese dove si effettuano attività di R&S è piuttosto bas-sa. All'interno del campione delle imprese del biomedicale regionale anche le piccole im-prese mostrano una forte propensione all'attività di ricerca. La presenza delle atti-vità di R&S è però correlata in misura cre-scente alla dimensione aziendale (quarta colonna della tab. 3.16). Invece l'indica-tore dell'intensità di R&S registra un valo-re molto elevato nella classe 0-9 addetti, dove il 26% degli occupati è funzional-mente collegato alle attività di ricerca. Le piccole imprese biomedicale venete sono certamente imprese molto dinamiche tec-nologicamente ma sono anche costrette a sopportare i costi fissi elevati richiesti dal-la produzione di conoscenza scientifica. All'interno delle imprese minori la funzio-ne di R&S è presente mediamente nella metà del campione. Lì dove la funzione di R&S esiste, i laboratori di ricerca occupa-no circa 3-5 addetti per impresa. Questo da-to è ovviamente più elevato nel caso delle imprese maggiori dove gli occupati in atti-vità di R&S raddoppiano: 7-8 addetti (e co-sì accade anche per le spese medie per ad-detto coinvolto in attività di ricerca). Un altro strumento importante per misura-re la performance della ricerca scientifica e dei suoi spillover è il brevetto. Come è stato ampiamente discusso dalla letteratu-ra l'utilizzo del brevetto come indicatore dell'attività di ricerca e di innovazione pre-senta diversi vantaggi e svantaggi (Jaffe, 1989).

Da un lato i brevetti sono effettivamente un risultato diretto dell'attività innovativa e le banche dati sui brevetti sia nazionali ma soprattutto internazionali sono oggetto di studio e di analisi soprattutto perché si prestano all'analisi di lunghe serie stori-che, dall'altra esse hanno il difetto di non misurare la qualità del risultato raggiunto dalle imprese (si contano i brevetti assu-mendo che ciascuno abbia la stessa rile-vanza scientifica e tecnologica), e dall'al-tro esse non tengono conto della diversa propensione settoriale e aziendale alla bre-vettazione che dipende dal modello scelto dall'impresa per proteggere la sua innova-

3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

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Il cluster biomedicale nel Veneto

zione (come abbiamo visto sopra: segreto industriale, brevetto o lead-time). Con que-ste premesse, va detto che il brevetto è ge-neralmente considerato il più efficace indi-catore di output dell'attività innovativa del-le imprese. Come si osserva dalla tab. 3.17 il campio-ne delle imprese intervistate presenta un elevata propensione alla brevettazione. Se consideriamo tutte le imprese campionate (60), nelle imprese biomedicali venete ogni impresa mediamente è in possesso di 2 brevetti internazionali. Escludendo cor-rettamente le imprese commerciali tale percentuale sale a circa 2,5%; se poi consi-derassimo solo le imprese che hanno regi-strato almeno un brevetto troviamo una propensione media di quasi 7 brevetti ad impresa. L'attività brevettuale delle im-prese biomedicali venete può essere con-frontata con quella dei ricercatori veneti utilizzando i dati EPO elaborati da Balco-ni, Breschi e Lissoni, 2001). Nelle tecno-logie biomedicali intese in senso lato (tab. 3.18), negli ultimi 20 anni le università ve-nete, all'interno delle quali domina Pado-va, mostrano una significativa presenza di attività inventiva: 68 brevetti registrati contro 1.174 Italiani, corrispondenti ad un 6% del totale nazionale. E' interessante os-servare che l'attività di brevettazione “pub-blica” in termini numerici è leggermente inferiore a quella “privata”, e concentrata quasi esclusivamente attorno all'ateneo pa-dovano.

3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

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Il cluster biomedicale nel Veneto

zione (come abbiamo visto sopra: segreto industriale, brevetto o lead-time). Con que-ste premesse, va detto che il brevetto è ge-neralmente considerato il più efficace indi-catore di output dell'attività innovativa del-le imprese. Come si osserva dalla tab. 3.17 il campio-ne delle imprese intervistate presenta un elevata propensione alla brevettazione. Se consideriamo tutte le imprese campionate (60), nelle imprese biomedicali venete ogni impresa mediamente è in possesso di 2 brevetti internazionali. Escludendo cor-rettamente le imprese commerciali tale percentuale sale a circa 2,5%; se poi consi-derassimo solo le imprese che hanno regi-strato almeno un brevetto troviamo una propensione media di quasi 7 brevetti ad impresa. L'attività brevettuale delle im-prese biomedicali venete può essere con-frontata con quella dei ricercatori veneti utilizzando i dati EPO elaborati da Balco-ni, Breschi e Lissoni, 2001). Nelle tecno-logie biomedicali intese in senso lato (tab. 3.18), negli ultimi 20 anni le università ve-nete, all'interno delle quali domina Pado-va, mostrano una significativa presenza di attività inventiva: 68 brevetti registrati contro 1.174 Italiani, corrispondenti ad un 6% del totale nazionale. E' interessante os-servare che l'attività di brevettazione “pub-blica” in termini numerici è leggermente inferiore a quella “privata”, e concentrata quasi esclusivamente attorno all'ateneo pa-dovano.

3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

Fo

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Il cluster biomedicale nel Veneto

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.17 Imprese del biomedicale veneto: presenza dell’attività brevettuale misurata in numero brevetti internazionali registrati per tipologia produttiva

* Percentuale calcolata sulle 53 imprese produttive e produttive commerciali, escludendo le sole commerciali

N.

BREVETTI

Intensità brevettuale (n. brevetti/n. imprese

campionate)

Imprese con presenza di attività brevettuale

in riferimento all’universo campionato

Numero medio brevetti

per impresa brevettante

Produttiva 87 2,39 33% 6,69

Commerciale 0 0,0 0% 0,0

Produttiva e commerciale

5 0,36 21% 1,00

Totale 92 1,74 30%* 5,75

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Fonte: nostre elaborazioni da Balconi, Breschi e Lissoni, (2001)

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.14 Suddivisione del fattureto per la R&S nei settori

7%

27%

42%

24%

q diagnostica q terapia e riabilitazione

materiali di consumo altre attrezzaturee mezzi di contrasto e apparecchiature

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Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.13 Suddivisione degli addetti alla R&S nei settori

q diagnostica q terapia e riabilitazione

materiali di consumo altre attrezzaturee mezzi di contrasto e apparecchiature

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30%

9%

41%

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3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

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Il cluster biomedicale nel Veneto

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.17 Imprese del biomedicale veneto: presenza dell’attività brevettuale misurata in numero brevetti internazionali registrati per tipologia produttiva

* Percentuale calcolata sulle 53 imprese produttive e produttive commerciali, escludendo le sole commerciali

N.

BREVETTI

Intensità brevettuale (n. brevetti/n. imprese

campionate)

Imprese con presenza di attività brevettuale

in riferimento all’universo campionato

Numero medio brevetti

per impresa brevettante

Produttiva 87 2,39 33% 6,69

Commerciale 0 0,0 0% 0,0

Produttiva e commerciale

5 0,36 21% 1,00

Totale 92 1,74 30%* 5,75

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Fonte: nostre elaborazioni da Balconi, Breschi e Lissoni, (2001)

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.14 Suddivisione del fattureto per la R&S nei settori

7%

27%

42%

24%

q diagnostica q terapia e riabilitazione

materiali di consumo altre attrezzaturee mezzi di contrasto e apparecchiature

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Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Fig. 3.13 Suddivisione degli addetti alla R&S nei settori

q diagnostica q terapia e riabilitazione

materiali di consumo altre attrezzaturee mezzi di contrasto e apparecchiature

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20%

3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

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Il cluster biomedicale nel Veneto

Se esaminiamo l'attività brevettuale in re-lazione alla appartenenza settoriale (Tab. 3.19) delle imprese possiamo notare che le imprese in tutti i quattro sottosettori pre-sentano un diffuso ricorso allo strumento del brevetto per proteggere le loro innova-zioni dai concorrenti. Nella diagnostica molte imprese (circa la metà delle imprese campionate) brevettano, ma gestiscono un numero limitato di brevetti (circa 3), nei settori della terapia e riabilitazione le im-prese brevettanti sono di meno, solo un ter-zo, ma mediamente esse posseggono un numero assai più elevato di brevetti (7), e così appare essere anche per le imprese che producono attrezzature e macchinario diverso dalla diagnostica, dove il numero medio di brevetti posseduto dalle aziende brevettanti è 5. Nel settore dei materiali di consumo e mezzi di contrasto l'attività bre-vettuale non rappresenta la norma: qui so-lo un'impresa (ovvero l’11% del campio-ne) brevetta, ma essa possiede un patrimo-nio in-house di ben 20 brevetti internazio-nali. L'incrocio con la dimensione (tab. 3.20 e 3.21) ci porta a confermare l'attesa teorica che una ridotta scala dimensionale del-l'impresa influisca sfavorevolmente sulla sua propensione a brevettare, data la com-

plessità delle procedure burocratiche e dei costi connessi alla registrazione di un bre-vetto internazionale. La soglia dimensio-nale discriminante, in questo contesto, ap-pare essere quella dei 50 addetti, soglia so-pra la quale si nota nel nostro campione una maggior presenza di imprese che fan-no ricorso alla brevettazione. È tuttavia si-gnificativo osservare che sia all'interno delle imprese più piccole (il 13% del cam-pione intervistato di tale classe) che all'in-terno delle imprese più grandi che supera-no la dimensione dei 100 addetti (il 50% del campione intervistato di tale classe), vi è un gruppo di imprese ad elevata propen-sione brevettuale, e che possiede media-mente circa 10 brevetti internazionali. Osserviamo ora come nel nostro campio-ne di imprese biomedicali si distribuisca l'incrocio tra attività brevettuale e presen-za di R&S (Tab. 3.21). Significativamente:

• il 36% (19 imprese) delle imprese non sviluppa in- house né attività di R&S né attività brevettuali;

• un altro 4% (2 imprese) invece è riuscito a registrare dei brevetti pur non soppor-tandone i costi attraverso le spese di R&S: si tratta tuttavia di una modalità ra-

ra nel nostro campione, in quanto l'inno-vazione brevettata è stata probabilmente originata dalla creatività dell'imprendi-tore stesso;

• molte imprese poi, il 34% (18 imprese) sopportano i costi dell'attività di ricerca senza apparentemente trarre alcun bene-ficio in termini di proprietà intellettuale di innovazioni eventualmente prodotte: si deve presumere che in questo caso le attività di ricerca siano state condotte più in direzione dell'attività di exploita-tion di conoscenze e tecnologie già con-solidate e per assorbire le conoscenze

mancanti e tenere aggiornato lo stock co-noscitivo dell'impresa

• l'ultimo gruppo di imprese invece, il 26% (14 imprese) risulta corrispondere specularmene a quanto indicato dalla let-teratura sull'innovazione (Le Bas, 1995; Guellec, 1999), dove le attività di R&S ed i brevetti vengono visti rispettiva-mente come input ed output dell'attività innovativa dell'impresa.

Queste osservazioni ci introducono ad una riflessione più articolata sulle determinan-ti dell'attività innovativa delle imprese,

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate* N.B. Le percentuali sono calcolate sulle imprese totali escluse le commerciali (53)

Tab. 3.19 Imprese del biomedicale veneto: presenza dell’attività brevettuale misurata in numero brevetti internazionali registrati per tipologia settoriale

N.

Brevetti

Intensità brevettuale (n. brevetti/

n. totale imprese

campionate)

Imprese con presenza

di attività brevettuale

in riferimento all’universo campionato

Numero medio brevetti

per impresa brevettante

Diagnostica 16 1,23 46% 2,67

Terapia e riabilitazione 42 2,21 32% 7,00 di cui ortopediche e di riabilitazione

12 1,09% 19% 6,00%

Materiali di consumo e mezzi di contrasto

20 2,22 11% 20,00

Altre attrezzature e apparecchiature

14 1,17 23% 4,67

Totale 92 1,74 30%* 5,75

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

* N.B. Le percentuali sono calcolate sulle imprese totali escluse le commerciali (53)

Tab. 3.20 Imprese del biomedicale veneto: presenza dell’attività brevettuale misurata in numero brevetti internazionali registrati per classe dimensionale

N.

Brevetti

Intensità brevettuale (n. brevetti/

n. totale imprese

campionate)

Imprese con presenza

di attività brevettuale

in riferimento all’universo campionato

Numero medio brevetti

per impresa brevettante

0-9 addetti. 21 1,40 13% 10,50

10-49 addetti 32 1,14 29% 4,00

50-99 addetti 19 3,17 67% 4,75

Oltre 100 addetti 20 4,00 50% 10,00

Totale 92 1,74 30%* 5,75

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.21 Imprese del biomedicale veneto: presenza dell’attività brevettuale misurata in numero brevetti internazionali registrati e dell’attività di R&S (numero ricercatori)

0 addetti R&S 1-2 addetti R&S 3-9 addetti R&S >10 addetti R&S Totale Addetti R&S

Imprese % Imprese % Imprese % Imprese % Imprese %

0 brevetti 19 36% 8 15% 8 15% 2 4% 37 70%

1-9 brevetti 2 4% 3 6% 3 6% 3 6% 11 21%

>10 brevetti 0 0% 1 2% 3 6% 1 2% 5 9%

Totale 21 40% 12 23% 14 26% 6 11% 53 100%

3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

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Il cluster biomedicale nel Veneto

Se esaminiamo l'attività brevettuale in re-lazione alla appartenenza settoriale (Tab. 3.19) delle imprese possiamo notare che le imprese in tutti i quattro sottosettori pre-sentano un diffuso ricorso allo strumento del brevetto per proteggere le loro innova-zioni dai concorrenti. Nella diagnostica molte imprese (circa la metà delle imprese campionate) brevettano, ma gestiscono un numero limitato di brevetti (circa 3), nei settori della terapia e riabilitazione le im-prese brevettanti sono di meno, solo un ter-zo, ma mediamente esse posseggono un numero assai più elevato di brevetti (7), e così appare essere anche per le imprese che producono attrezzature e macchinario diverso dalla diagnostica, dove il numero medio di brevetti posseduto dalle aziende brevettanti è 5. Nel settore dei materiali di consumo e mezzi di contrasto l'attività bre-vettuale non rappresenta la norma: qui so-lo un'impresa (ovvero l’11% del campio-ne) brevetta, ma essa possiede un patrimo-nio in-house di ben 20 brevetti internazio-nali. L'incrocio con la dimensione (tab. 3.20 e 3.21) ci porta a confermare l'attesa teorica che una ridotta scala dimensionale del-l'impresa influisca sfavorevolmente sulla sua propensione a brevettare, data la com-

plessità delle procedure burocratiche e dei costi connessi alla registrazione di un bre-vetto internazionale. La soglia dimensio-nale discriminante, in questo contesto, ap-pare essere quella dei 50 addetti, soglia so-pra la quale si nota nel nostro campione una maggior presenza di imprese che fan-no ricorso alla brevettazione. È tuttavia si-gnificativo osservare che sia all'interno delle imprese più piccole (il 13% del cam-pione intervistato di tale classe) che all'in-terno delle imprese più grandi che supera-no la dimensione dei 100 addetti (il 50% del campione intervistato di tale classe), vi è un gruppo di imprese ad elevata propen-sione brevettuale, e che possiede media-mente circa 10 brevetti internazionali. Osserviamo ora come nel nostro campio-ne di imprese biomedicali si distribuisca l'incrocio tra attività brevettuale e presen-za di R&S (Tab. 3.21). Significativamente:

• il 36% (19 imprese) delle imprese non sviluppa in- house né attività di R&S né attività brevettuali;

• un altro 4% (2 imprese) invece è riuscito a registrare dei brevetti pur non soppor-tandone i costi attraverso le spese di R&S: si tratta tuttavia di una modalità ra-

ra nel nostro campione, in quanto l'inno-vazione brevettata è stata probabilmente originata dalla creatività dell'imprendi-tore stesso;

• molte imprese poi, il 34% (18 imprese) sopportano i costi dell'attività di ricerca senza apparentemente trarre alcun bene-ficio in termini di proprietà intellettuale di innovazioni eventualmente prodotte: si deve presumere che in questo caso le attività di ricerca siano state condotte più in direzione dell'attività di exploita-tion di conoscenze e tecnologie già con-solidate e per assorbire le conoscenze

mancanti e tenere aggiornato lo stock co-noscitivo dell'impresa

• l'ultimo gruppo di imprese invece, il 26% (14 imprese) risulta corrispondere specularmene a quanto indicato dalla let-teratura sull'innovazione (Le Bas, 1995; Guellec, 1999), dove le attività di R&S ed i brevetti vengono visti rispettiva-mente come input ed output dell'attività innovativa dell'impresa.

Queste osservazioni ci introducono ad una riflessione più articolata sulle determinan-ti dell'attività innovativa delle imprese,

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate* N.B. Le percentuali sono calcolate sulle imprese totali escluse le commerciali (53)

Tab. 3.19 Imprese del biomedicale veneto: presenza dell’attività brevettuale misurata in numero brevetti internazionali registrati per tipologia settoriale

N.

Brevetti

Intensità brevettuale (n. brevetti/

n. totale imprese

campionate)

Imprese con presenza

di attività brevettuale

in riferimento all’universo campionato

Numero medio brevetti

per impresa brevettante

Diagnostica 16 1,23 46% 2,67

Terapia e riabilitazione 42 2,21 32% 7,00 di cui ortopediche e di riabilitazione

12 1,09% 19% 6,00%

Materiali di consumo e mezzi di contrasto

20 2,22 11% 20,00

Altre attrezzature e apparecchiature

14 1,17 23% 4,67

Totale 92 1,74 30%* 5,75

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

* N.B. Le percentuali sono calcolate sulle imprese totali escluse le commerciali (53)

Tab. 3.20 Imprese del biomedicale veneto: presenza dell’attività brevettuale misurata in numero brevetti internazionali registrati per classe dimensionale

N.

Brevetti

Intensità brevettuale (n. brevetti/

n. totale imprese

campionate)

Imprese con presenza

di attività brevettuale

in riferimento all’universo campionato

Numero medio brevetti

per impresa brevettante

0-9 addetti. 21 1,40 13% 10,50

10-49 addetti 32 1,14 29% 4,00

50-99 addetti 19 3,17 67% 4,75

Oltre 100 addetti 20 4,00 50% 10,00

Totale 92 1,74 30%* 5,75

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.21 Imprese del biomedicale veneto: presenza dell’attività brevettuale misurata in numero brevetti internazionali registrati e dell’attività di R&S (numero ricercatori)

0 addetti R&S 1-2 addetti R&S 3-9 addetti R&S >10 addetti R&S Totale Addetti R&S

Imprese % Imprese % Imprese % Imprese % Imprese %

0 brevetti 19 36% 8 15% 8 15% 2 4% 37 70%

1-9 brevetti 2 4% 3 6% 3 6% 3 6% 11 21%

>10 brevetti 0 0% 1 2% 3 6% 1 2% 5 9%

Totale 21 40% 12 23% 14 26% 6 11% 53 100%

3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

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che sin dai contributi forniti da Schumpe-ter includono il ruolo e il contributo auto-nomo apportato dall'attività imprendito-riale, che può essere intesa come una risor-sa complementare ed importante all'atti-vazione del processo innovativo stesso, e inseriscono all'interno della nostra analisi il tentativo di valutare l'importanza delle fonti esterne all'impresa attiva per l'attivi-tà innovativa.Se assumiamo il processo innovativo co-me una attività complessa e che necessità di risorse e conoscenze complementari, ap-pare evidente che le imprese non possono essere rappresentate come delle entità au-tosufficienti (Davenport and Prusak, 1998). Affinché l'innovazione abbia luogo è spesso necessaria una combinazione di fonti “interne” (R&S, imprenditore) ed “esterne” (R&S università, acquisto bre-vetti, riviste scientifiche, fiere, clienti, im-prese fornitrici, rete distributiva). Alle vol-te inoltre le imprese innovano, là dove è possibile, imitando altre imprese. Si tratta di una modalità comunque importante all'interno della dinamica industriale, per-ché frequentemente le imprese quando imi-tano introducono a loro volta dei migliora-menti tecnologici nei prodotti, o scoprono nuovi modi per abbassare i costi e mutare la matrice produttiva degli input, come è avvenuto per esempio nel caso citato pre-cedentemente di Veronesi, che ha poi av-viato in proprio la produzione di nuove macchine per dialisi, dando avvio allo svi-luppo del distretto biomedicale di Miran-dola. Le tre tabelle presentate qui di seguito (Tab. 3.22-24) esplorano appunto tale pro-blematica. Ai nostri intervistati era stato ri-chiesto di indicare l'importanza delle varie fonti innovative discusse sopra con un pun-teggio da 0 a 5. In primo luogo è importan-te osservare in generale che le imprese so-lo produttive indicano punteggi sempre più elevati di quelli indicati dalle imprese produttive e commerciali, dove evidente-mente si compete in nicchie di mercato me-no sottoposte alla “distruzione creativa” schumpeteriana e alla iper-competizione tecnologica. In riferimento al campione delle imprese produttive risulta interessante a questo pro-posito osservare che la fonte innovativa

più citata è quella dell'imprenditore, che to-talizza un valore di 4,03 punti su 5. Qui an-che le attività di R&S appaiono importan-ti, ma sono collocate relativamente in se-condo ordine (2,77), quasi al pari con la fonte innovativa “clienti” (2,58). Le altre modalità ritenute importanti sono l'utiliz-zo di conoscenze estratte dalle riviste scientifiche (2,21) e l'imitazione di impre-se estere (2,10). Delle tre fonti pubbliche elencate (Università di Padova, CNR, Uni-versità straniere), solo la prima, l'Univer-sità di Padova (1, 92) realizza un punteg-gio significativo. In riferimento al cam-pione delle imprese produttive e commer-ciali si nota che contano soprattutto le fon-ti imprenditoriali e la relazione con i clien-ti. Spesso sono questi ultimi che con le lo-ro esigenze hanno spinto l'azienda com-merciale a diventare produttrice innovati-va. Esplorando l'articolazione per tipologia settoriale (Tab. 3.23) si nota che sono pro-prio le imprese dei settori diagnostici a to-talizzare i punteggi più elevati totali (22,62). Le fonti principali indicate sono ri-spettivamente: l'imprenditore (4,54), la R&S interna (3,00), l'imitazione delle im-prese straniere (2,54) la lettura di riviste scientifiche (2,92), e l'Università di Pado-va (2,08). Per seconde in questo ranking vengono le imprese che producono mac-chinario non diagnostico, cioè le imprese inserite nella classe “altre attrezzature e ap-parecchiature” (20,83), quasi alla pari con le imprese di terapia e riabilitazione (20,37). Le imprese di macchinario non diagnostico indicano come importanti le fonti precedentemente indicate, ovvero l'imprenditore (4,17), la R&S interna (3,17), l'Università di Padova (2,08), ed in-troducono due nuove voci: i clienti (3,33) e le fiere (2,42). Clienti (3,05) e fiere (2,16) risultano essere fonti giudicate im-portanti anche dalle imprese dei settori di “terapia e riabilitazione”, assieme all'im-prenditore interno (3,68), e alle imprese fornitrici di componenti intermedi (1,58). Rispetto all'approccio ora utilizzato le im-prese più “deboli” del campione appaiono essere mediamente quelle che producono “materiali di consumo e mezzi di contra-sto”, che totalizzano valori pari (12,67) al-la metà di quelli raggiunti dalle altre tipo-

logie settoriali. Significativamente le voci che raggiungono il punteggio più elevato sono l'imitazione delle imprese estere (2,22) e le fiere (2,33).

Risulta interessante osservare poi come,

in relazione alla valutazione dell'impor-tanza delle varie fonti innovative ora ana-lizzate, la dimensione aziendale appaia o no discriminante (Tab. 3.24). Per le impre-se di tutte le dimensioni aziendali la fonte imprenditoriale ed i clienti sembrano assu-

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Il cluster biomedicale nel Veneto

che sin dai contributi forniti da Schumpe-ter includono il ruolo e il contributo auto-nomo apportato dall'attività imprendito-riale, che può essere intesa come una risor-sa complementare ed importante all'atti-vazione del processo innovativo stesso, e inseriscono all'interno della nostra analisi il tentativo di valutare l'importanza delle fonti esterne all'impresa attiva per l'attivi-tà innovativa.Se assumiamo il processo innovativo co-me una attività complessa e che necessità di risorse e conoscenze complementari, ap-pare evidente che le imprese non possono essere rappresentate come delle entità au-tosufficienti (Davenport and Prusak, 1998). Affinché l'innovazione abbia luogo è spesso necessaria una combinazione di fonti “interne” (R&S, imprenditore) ed “esterne” (R&S università, acquisto bre-vetti, riviste scientifiche, fiere, clienti, im-prese fornitrici, rete distributiva). Alle vol-te inoltre le imprese innovano, là dove è possibile, imitando altre imprese. Si tratta di una modalità comunque importante all'interno della dinamica industriale, per-ché frequentemente le imprese quando imi-tano introducono a loro volta dei migliora-menti tecnologici nei prodotti, o scoprono nuovi modi per abbassare i costi e mutare la matrice produttiva degli input, come è avvenuto per esempio nel caso citato pre-cedentemente di Veronesi, che ha poi av-viato in proprio la produzione di nuove macchine per dialisi, dando avvio allo svi-luppo del distretto biomedicale di Miran-dola. Le tre tabelle presentate qui di seguito (Tab. 3.22-24) esplorano appunto tale pro-blematica. Ai nostri intervistati era stato ri-chiesto di indicare l'importanza delle varie fonti innovative discusse sopra con un pun-teggio da 0 a 5. In primo luogo è importan-te osservare in generale che le imprese so-lo produttive indicano punteggi sempre più elevati di quelli indicati dalle imprese produttive e commerciali, dove evidente-mente si compete in nicchie di mercato me-no sottoposte alla “distruzione creativa” schumpeteriana e alla iper-competizione tecnologica. In riferimento al campione delle imprese produttive risulta interessante a questo pro-posito osservare che la fonte innovativa

più citata è quella dell'imprenditore, che to-talizza un valore di 4,03 punti su 5. Qui an-che le attività di R&S appaiono importan-ti, ma sono collocate relativamente in se-condo ordine (2,77), quasi al pari con la fonte innovativa “clienti” (2,58). Le altre modalità ritenute importanti sono l'utiliz-zo di conoscenze estratte dalle riviste scientifiche (2,21) e l'imitazione di impre-se estere (2,10). Delle tre fonti pubbliche elencate (Università di Padova, CNR, Uni-versità straniere), solo la prima, l'Univer-sità di Padova (1, 92) realizza un punteg-gio significativo. In riferimento al cam-pione delle imprese produttive e commer-ciali si nota che contano soprattutto le fon-ti imprenditoriali e la relazione con i clien-ti. Spesso sono questi ultimi che con le lo-ro esigenze hanno spinto l'azienda com-merciale a diventare produttrice innovati-va. Esplorando l'articolazione per tipologia settoriale (Tab. 3.23) si nota che sono pro-prio le imprese dei settori diagnostici a to-talizzare i punteggi più elevati totali (22,62). Le fonti principali indicate sono ri-spettivamente: l'imprenditore (4,54), la R&S interna (3,00), l'imitazione delle im-prese straniere (2,54) la lettura di riviste scientifiche (2,92), e l'Università di Pado-va (2,08). Per seconde in questo ranking vengono le imprese che producono mac-chinario non diagnostico, cioè le imprese inserite nella classe “altre attrezzature e ap-parecchiature” (20,83), quasi alla pari con le imprese di terapia e riabilitazione (20,37). Le imprese di macchinario non diagnostico indicano come importanti le fonti precedentemente indicate, ovvero l'imprenditore (4,17), la R&S interna (3,17), l'Università di Padova (2,08), ed in-troducono due nuove voci: i clienti (3,33) e le fiere (2,42). Clienti (3,05) e fiere (2,16) risultano essere fonti giudicate im-portanti anche dalle imprese dei settori di “terapia e riabilitazione”, assieme all'im-prenditore interno (3,68), e alle imprese fornitrici di componenti intermedi (1,58). Rispetto all'approccio ora utilizzato le im-prese più “deboli” del campione appaiono essere mediamente quelle che producono “materiali di consumo e mezzi di contra-sto”, che totalizzano valori pari (12,67) al-la metà di quelli raggiunti dalle altre tipo-

logie settoriali. Significativamente le voci che raggiungono il punteggio più elevato sono l'imitazione delle imprese estere (2,22) e le fiere (2,33).

Risulta interessante osservare poi come,

in relazione alla valutazione dell'impor-tanza delle varie fonti innovative ora ana-lizzate, la dimensione aziendale appaia o no discriminante (Tab. 3.24). Per le impre-se di tutte le dimensioni aziendali la fonte imprenditoriale ed i clienti sembrano assu-

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3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

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mere la stessa valenza in relazione agli sti-moli che queste voci forniscono all'attività innovativa dell'impresa. Invece la dimen-sione aziendale sembra contare in relazio-ne alle attività di R&S interna, ed ai colle-gamenti con le università di Padova e con quelle straniere: in questo caso le piccole imprese risultano assai sfavorite, sia per-ché non possono mettere a disposizione dell'impresa le risorse materiali per finan-ziare la ricerca e quindi non ne possono sopportarne i costi, sia perché non posseg-gono le risorse relazionali adeguate per in-tercettare gli output conoscitivi e tecnolo-gici prodotti dalle istituzioni pubbliche, sia locali (università di Padova) che estere. La tabella ci fornisce delle indicazioni inte-ressanti anche in relazione alle fonti che vengono utilizzate maggiormente dalle im-prese medie al confronto di quelle inserite nella classe di addetti 0-9: si tratta delle fonti “imitazione imprese estere”, “fiere”, accesso alle “riviste scientifiche”. Qui i punteggi assegnati dalle piccole imprese ri-spetto alle medie subiscono una caduta ver-ticale. Si tratta di un elemento che in qualche mo-do potrebbe essere tenuto in considerazio-ne a livello di policy per articolare gli in-centivi e il sostegno all'innovazione.

3.5 Capacità competitiva

L'indicatore per eccellenza della capacità competitiva delle imprese è rappresentato dalla modalità con cui esse sono in grado di posizionarsi sui mercati esteri. Questo indicatore ha una validità generale, ma ap-pare ancora più significativo per i settori globalizzati dove non solo le conoscenze e le tecnologie sono sviluppate da players in-ternazionali, ma i mercati sono straordina-riamente porosi, e aperti all'interscambio. La propensione all'export delle imprese può dunque essere considerata come un in-dicatore indiretto della loro eccellenza competitiva: sulla tecnologia, sulla qualità e sulla variabile prezzo. Da questo punto di vista il cluster biomedi-cale veneto ora analizzato appare posizio-nato in una situazione di notevole forza competitiva (Tab. 3.25): il 40% circa del

fatturato prodotto dalle imprese analizzate è esportato sui mercati internazionali, so-prattutto europei, ed escludendo dai nostri calcoli le imprese commerciali, le imprese esportatrici (36) rappresentano ben il 68% del campione (sono state considerate solo le imprese produttive e quelle produttive e commerciali). Le imprese “produttive” so-no responsabili per i maggiori flussi di ex-port e coprono l'87% del fatturato esporta-to, mentre le “produttive e commerciali” si distinguono per essere solo deboli esporta-trici. Nelle classi dimensionali inferiori si notano mediamente volumi e quote medie di export sul fatturato meno elevate, come sensibilmente più basso è il numero delle imprese esportatrici (Tab. 3.26 e 3.27). Mentre la percentuale delle imprese espor-tatrici è quasi simile in tutti i sottosettori in-dagati (Tab. 3.28), le quote medie esporta-te sono assai diverse: il settore “altre at-trezzature e apparecchiature” è quello in cui i flussi di export sono più consistenti (si esporta il 58% del fatturato totale esportato e le quote medie delle imprese esportatrici raggiungono la metà circa del fatturato pro-dotto), seguono le imprese del settore “te-rapia e riabilitazione” (20% del fatturato esportato su flussi totali di export e quote medie di export su fatturato del 34% cir-ca), della diagnostica (10% del fatturato to-tale esportato e quote medie di export su fatturato del 25% circa), e dei “materiali di consumo e mezzi di contrasto” (12% del fatturato totale esportato e quote medie di export su fatturato del 19% circa).

3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.26 Imprese del biomedicale veneto: quota media dei flussi di export su fatturato aziendale per dimensione aziendale

Tutte le imprese campionate

Solo imprese esportatrici

Percentuale di imprese esportatrici nella classe

Quote medie Quote medie Imprese %

0-9 addetti 6,06 20,60 (5) 29,41

10-49 addetti

16,18 29,67 (18) 54,54

50-99 addetti 45,83 55,00 (5) 83,33

Oltre 100 addetti 61,25 61,25 (4) 100,00

Fatturato esportato (euro)

% Tutte le imprese

campionate Solo imprese esportatrici

Percentuale di imprese esportatrici nella classe

Quote medie Quote medie Imprese %

Diagnostica 13.221.904 10% 14,62 25,11 (9) 56,25

Terapia e riabilitazione 25.819.523 20% 19,63 33,90 (11) 57,89 di cui ortopediche e di riabilitazione 7.206.091 5% 12,54 27,6 (5) 45,5

Materiali di consumo e mezzi di contrasto

16.169.119 12% 12,50 18,75 (4) 33,33

Altre attrezzature e apparecchiature

76.100.002 58% 30,76 49,33 (8) 61,53

Totale 131.310.548 100%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3. 28 Imprese del biomedicale veneto: flussi di export tipologia settorialeFonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.25 Imprese del biomedicale veneto: flussi di export per tipologia produttiva

Export Export

per impresa

Totale (Euro)

% (Euro)

Produttiva 114.255.097 87% 2.929.615

Commerciale 0 0% 0

Pro. & com. 17.055.450 13% 1.218.214

Totale 131.310.547 100% 2.188.500

Export/Fatturato 40,81%

4.147.829

Classe dimensionale

Export (Euro)

% Export/

fatturato

Numero di Addetti nel 2002

Numero Medio

di Addetti nel 2002

Fatturato nel 2002 (Euro)

Fatturato Medio

nel 2002 (Euro)

0-9 addetti 1.152.914 1% 8,06 93 5 14.283.165 840.186

10-49 addetti 22.297.214 17% 18,2 703 21 122.370.325 3.708.192

50-99 addetti 27.481.304 21% 42,7 377 63 64.288.720 10.714.787

Oltre 100 addetti 80.379.116 61% 65,6 670 168 120.750.250 30.187.563

Totale 131.310.547 100% 40,81 1843 321692461

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3. 27 Imprese del biomedicale veneto: flussi di export per dimensione aziendale

321.692.4608

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Il cluster biomedicale nel Veneto

mere la stessa valenza in relazione agli sti-moli che queste voci forniscono all'attività innovativa dell'impresa. Invece la dimen-sione aziendale sembra contare in relazio-ne alle attività di R&S interna, ed ai colle-gamenti con le università di Padova e con quelle straniere: in questo caso le piccole imprese risultano assai sfavorite, sia per-ché non possono mettere a disposizione dell'impresa le risorse materiali per finan-ziare la ricerca e quindi non ne possono sopportarne i costi, sia perché non posseg-gono le risorse relazionali adeguate per in-tercettare gli output conoscitivi e tecnolo-gici prodotti dalle istituzioni pubbliche, sia locali (università di Padova) che estere. La tabella ci fornisce delle indicazioni inte-ressanti anche in relazione alle fonti che vengono utilizzate maggiormente dalle im-prese medie al confronto di quelle inserite nella classe di addetti 0-9: si tratta delle fonti “imitazione imprese estere”, “fiere”, accesso alle “riviste scientifiche”. Qui i punteggi assegnati dalle piccole imprese ri-spetto alle medie subiscono una caduta ver-ticale. Si tratta di un elemento che in qualche mo-do potrebbe essere tenuto in considerazio-ne a livello di policy per articolare gli in-centivi e il sostegno all'innovazione.

3.5 Capacità competitiva

L'indicatore per eccellenza della capacità competitiva delle imprese è rappresentato dalla modalità con cui esse sono in grado di posizionarsi sui mercati esteri. Questo indicatore ha una validità generale, ma ap-pare ancora più significativo per i settori globalizzati dove non solo le conoscenze e le tecnologie sono sviluppate da players in-ternazionali, ma i mercati sono straordina-riamente porosi, e aperti all'interscambio. La propensione all'export delle imprese può dunque essere considerata come un in-dicatore indiretto della loro eccellenza competitiva: sulla tecnologia, sulla qualità e sulla variabile prezzo. Da questo punto di vista il cluster biomedi-cale veneto ora analizzato appare posizio-nato in una situazione di notevole forza competitiva (Tab. 3.25): il 40% circa del

fatturato prodotto dalle imprese analizzate è esportato sui mercati internazionali, so-prattutto europei, ed escludendo dai nostri calcoli le imprese commerciali, le imprese esportatrici (36) rappresentano ben il 68% del campione (sono state considerate solo le imprese produttive e quelle produttive e commerciali). Le imprese “produttive” so-no responsabili per i maggiori flussi di ex-port e coprono l'87% del fatturato esporta-to, mentre le “produttive e commerciali” si distinguono per essere solo deboli esporta-trici. Nelle classi dimensionali inferiori si notano mediamente volumi e quote medie di export sul fatturato meno elevate, come sensibilmente più basso è il numero delle imprese esportatrici (Tab. 3.26 e 3.27). Mentre la percentuale delle imprese espor-tatrici è quasi simile in tutti i sottosettori in-dagati (Tab. 3.28), le quote medie esporta-te sono assai diverse: il settore “altre at-trezzature e apparecchiature” è quello in cui i flussi di export sono più consistenti (si esporta il 58% del fatturato totale esportato e le quote medie delle imprese esportatrici raggiungono la metà circa del fatturato pro-dotto), seguono le imprese del settore “te-rapia e riabilitazione” (20% del fatturato esportato su flussi totali di export e quote medie di export su fatturato del 34% cir-ca), della diagnostica (10% del fatturato to-tale esportato e quote medie di export su fatturato del 25% circa), e dei “materiali di consumo e mezzi di contrasto” (12% del fatturato totale esportato e quote medie di export su fatturato del 19% circa).

3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.26 Imprese del biomedicale veneto: quota media dei flussi di export su fatturato aziendale per dimensione aziendale

Tutte le imprese campionate

Solo imprese esportatrici

Percentuale di imprese esportatrici nella classe

Quote medie Quote medie Imprese %

0-9 addetti 6,06 20,60 (5) 29,41

10-49 addetti

16,18 29,67 (18) 54,54

50-99 addetti 45,83 55,00 (5) 83,33

Oltre 100 addetti 61,25 61,25 (4) 100,00

Fatturato esportato (euro)

% Tutte le imprese

campionate Solo imprese esportatrici

Percentuale di imprese esportatrici nella classe

Quote medie Quote medie Imprese %

Diagnostica 13.221.904 10% 14,62 25,11 (9) 56,25

Terapia e riabilitazione 25.819.523 20% 19,63 33,90 (11) 57,89 di cui ortopediche e di riabilitazione 7.206.091 5% 12,54 27,6 (5) 45,5

Materiali di consumo e mezzi di contrasto

16.169.119 12% 12,50 18,75 (4) 33,33

Altre attrezzature e apparecchiature

76.100.002 58% 30,76 49,33 (8) 61,53

Totale 131.310.548 100%

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3. 28 Imprese del biomedicale veneto: flussi di export tipologia settorialeFonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3.25 Imprese del biomedicale veneto: flussi di export per tipologia produttiva

Export Export

per impresa

Totale (Euro)

% (Euro)

Produttiva 114.255.097 87% 2.929.615

Commerciale 0 0% 0

Pro. & com. 17.055.450 13% 1.218.214

Totale 131.310.547 100% 2.188.500

Export/Fatturato 40,81%

4.147.829

Classe dimensionale

Export (Euro)

% Export/

fatturato

Numero di Addetti nel 2002

Numero Medio

di Addetti nel 2002

Fatturato nel 2002 (Euro)

Fatturato Medio

nel 2002 (Euro)

0-9 addetti 1.152.914 1% 8,06 93 5 14.283.165 840.186

10-49 addetti 22.297.214 17% 18,2 703 21 122.370.325 3.708.192

50-99 addetti 27.481.304 21% 42,7 377 63 64.288.720 10.714.787

Oltre 100 addetti 80.379.116 61% 65,6 670 168 120.750.250 30.187.563

Totale 131.310.547 100% 40,81 1843 321692461

Fonte: nostre elaborazioni su informazioniricavate dal campione di 60 imprese intervistate

Tab. 3. 27 Imprese del biomedicale veneto: flussi di export per dimensione aziendale

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

3.6 Posizionamento strategico delle imprese

In questo lavoro di ricerca abbiamo tenta-to, ancora peraltro in via preliminare, di quantificare il peso e le caratteristiche co-stitutive delle imprese del settore biome-dicale localizzate nella nostra regione. Par-tendo da una prima definizione dei confini settoriali e tecnologici del settore (cap. 1, Fig. 1.4), abbiamo poi cercato attraverso l'integrazione di più fonti informative (Istat, Cerved, siti web, interviste ad ope-ratori del settore) di costruire una mappa relativamente precisa della struttura pro-duttiva regionale. Nonostante la difficoltà sperimentata nella ri-classificazione set-toriale delle imprese, e nella stima degli oc-cupati che devono essere attribuiti a que-sto settore dell'economia regionale, siamo giunti ad un notevole livello di disaggre-gazione dei dati, e abbiamo superato la li-mitatezza della fonte Istat che, utilizzando il censimento intermedio 1997 ci permette solamente di stimare a livello aggregato re-gionale il livello degli occupati (dipenden-ti ed indipendenti) e il numero delle im-prese localizzate nel Veneto per classe di-mensionale.Dai dati Istat ricaviamo che nel Veneto so-no localizzate circa 1700 imprese e circa 5000 addetti, apparteneti alla classe 33.1 (fabbricazione di apparecchi medicali e di apparecchi ortopedici). In questo settore le imprese con più di 10 addetti sono però solamente 52. Una rappresentazione più puntuale ci viene invece fornita dall'uti-lizzo della Fonte Cerved, debitamente veri-ficata, corretta ed integrata. Se ci poniamo l'obiettivo di descrivere la filiera biomedi-cale è chiaro che dovremo considerare an-che le imprese del terziario e distributive, imprese che abbiamo verificato con l'inda-gine empirica sono spesso coinvolte nelle attività di produzione e nella fornitura di servizi specialistici.Come andrebbero considerate le imprese ottiche e odontoprotesiche. Nel cap.2 ci siamo soffermati a descrivere le varie sfac-cettature (settoriali e territoriali della filie-ra biomedicale così caratterizzata). Sof-fermiamoci ora a considerare il biomedi-cale ristretto (senza gli odontoprotesici e le imprese dell'ottica, che come è noto ca-

ratterizzano la realtà distrettuale di Bellu-no e dell'agordino). Nel Veneto vi sono 218 imprese produttive (41 sono solamen-te imprese di servizio) e 455 distributive (grande e piccola distribuzione). Gli ad-detti imputabili a questo macro settore, che in base ai dati Cerved sarebbero circa 2700, in base a nostre successive valuta-zioni, basate anche sull'indagine empirica, ce ne fanno stimare la consistenza in circa totali 7000 unità (5000 nelle attività pro-duttive e 2000 in quelle commerciali). Ma naturalmente quello che abbiamo definito cluster biomedicale non è rappresentato so-lamente dalla parte produttiva e distributi-va: vi sono qui da considerare le attività di produzione della conoscenza scientifica e tecnologica che sono fondamentali in un settore ad alta tecnologia e basato sulla scienza. Per questa ragione abbiamo deci-so di includere anche l'analisi delle attività di ricerca condotte nel Veneto in questi am-biti tecnologici, per verificare le ricadute cognitive egli spill-over tecnologici di cui godono le imprese localizzate nella nostra regione (capitolo 4). Abbiamo poi rilevato che, per lo sviluppo delle conoscenze in questo settore, non è fondamentale solo la ricerca di base ma anche quella di tipo ap-plicativo e tacito, che si è con il tempo svi-luppata negli istituti di cura e riabilitazio-ne.

Spesso - e qui gli enti ospedalieri padovani assumono una rilevanza straordinaria - es-si hanno dato impulso alla ricerca di nuovi prodotti e allo sviluppo di nuove tecnolo-gie (dal caso emblematico di Mirandola, dove Veronesi, l'imprenditore schumpete-riano è partito a costruire il primo rene arti-ficiale italiano in connessione con il cen-tro trapianti padovano, al successo sul mer-cato della ditta Vassilli, costruttrice di car-rozzelle per disabili, la cui connessione con i centri di cura e riabilitazione ha per-messo la sperimentazione e la produzione di numerose tipologie di nuovi prodotti) al buon posizionamento competitivo delle aziende ortopediche venete che, pur in as-senza di grandi istituti come il Rizzoli di Bologna o il centro di Budrio supportato dall'Inail, si muovono su un terreno di con-tinua sperimentazione e miglioramento dei prodotti). Infatti, circa metà delle im-

prese e degli addetti del cluster biomedi-cale sono localizzati nelle aree di Padova e Verona, attorno dunque ai principali poli ospedalieri regionali. Alcuni dati strutturali emersi dalla nostra indagine empirica ci permettono di quali-ficare la capacità competitiva delle impre-se di questo settore (si noti che abbiamo in-tervistato 60 aziende inserite nelle macro-classi della diagnostica, della terapia e ria-bilitazione, dei materiali di consumo e del-la produzione di altre attrezzature e mac-chinari). Queste imprese appaiono collocate in una dimensione di forte dinamicità: il 68% del-le imprese “produttive” e “produttive e commerciali” è esportatrice, nel settore (considerando tutte le imprese) il 40% del fatturato è esportato; questo dato per le im-prese esportatrici sale al 60 % circa. Negli ultimi tre anni, nel 70% delle imprese gli addetti sono cresciuti e il fatturato è co-munque aumentato o restato stabile nel 95% dei casi (cfr. fig. 3.5 e 3.6). Anche ri-spetto all'attività innovativa, le imprese ve-nete emergono dall'analisi come un sotto-insieme abbastanza interessante: il 30% delle imprese è sorto producendo un nuo-vo prodotto e il 17% migliorando un pro-dotto esistente (cfr. 3.8a); nelle imprese produttive (53) il 6% del fatturato è speso in attività di R&S ma i ricercatori (anche non a tempo pieno) coinvolti nelle attività di ricerca rappresentano l'11% degli ad-detti (cfr. Tab. 3.14). Nelle imprese inter-vistate il fatturato investito in R&S nel 2002 è stato di circa 16 milioni di euro. Le imprese del cluster biomedicale negli ulti-mi anni hanno registrato 92 brevetti inter-nazionali.Le imprese con presenza di attività brevet-tuale sono circa il 30% del campione ma il numero medio di brevetti per impresa bre-vettante è piuttosto elevato: circa 7 brevet-ti per impresa. Considerando le imprese produttive e produttivo-commerciali - e quindi le 53 aziende intervistate - sola-mente nel 36% dei casi non si hanno né atti-vità di ricerca formalizzata né attività di brevettazione, perché nel restante dei casi (64%) una delle attività considerate è pre-sente: le imprese appaiono o solo brevetta-re (4%) o attivare esclusivamente attività di R&S (34%), o svolgere sia ricerca che

attività di brevettazione 28% (cfr. Tab. 3.21).L'analisi delle fonti innovative ha mostra-to la forte capacità delle imprese di sfrutta-re altre risorse di conoscenza oltre alla fon-te interna R&S: e soprattutto la capacità creativa imprenditoriale, l'interazione con i clienti, l'accesso a riviste scientifiche e l'università di Padova (cfr. Tab. 3.22 e 3.23). Vi è in Italia e all'estero un diffusa consa-pevolezza del problema della difficoltà di dialogo tra le istituzioni pubbliche della ri-cerca e le imprese. I limiti organizzativi dell'università sono nella scarsa propen-sione alla ricerca applicata e nell'incapa-cità di parlare il linguaggio delle imprese, quelli delle imprese nell'avere scarsa cul-tura per l'innovazione, tendenza al lock-in tecnologico, e difficoltà nel definire cor-rettamente le esigenze di ricerca. In quale misura nel cluster veneto si incrociano le attività di ricerca universitarie con la ricer-ca di sviluppo condotta dalle imprese in ambito aziendale? E quale è la stima delle attività di ricerca pubblica (ovvero i fondi che la collettività investe per far progredi-re le conoscenze in un settore cruciale dal punto di vista del benessere collettivo, co-me il biomedicale)?

Partiamo da questa seconda domanda. Le ricerche che abbiamo censito nel Veneto, grazie all'esistenza della banca dati “Ri-cerca impresa” dell'Università di Padova e della BDTT del CNR, sono 25 di cui 21 realizzate o attive. Esse rappresentano una spesa in R&S di circa 7 milioni di euro, equivalente al 43% della ricerca condotta dalle imprese in quest'area specifica. I ri-cercatori coinvolti nelle tecnologie bio-medicali sono 68 ed essi equivalgono al 40% dei ricercatori finanziati dal settore privato. Si tratta di un dato comunque rile-vante anche se incomparabilmente infe-riore ai finanziamenti assegnati all'estero a queste attività (Orsenigo, 2001). A confer-ma di ciò è anche la buona performance della brevettazione da parte dei ricercatori universitari ottenuta dall'analisi dei bre-vetti EPO (cfr. Tab. 3.18), e la posizione strategica di Padova che si classifica tra le prime università italiane. Le interazioni co-gnitive tra imprese e ricerca pubblica sono

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

3.6 Posizionamento strategico delle imprese

In questo lavoro di ricerca abbiamo tenta-to, ancora peraltro in via preliminare, di quantificare il peso e le caratteristiche co-stitutive delle imprese del settore biome-dicale localizzate nella nostra regione. Par-tendo da una prima definizione dei confini settoriali e tecnologici del settore (cap. 1, Fig. 1.4), abbiamo poi cercato attraverso l'integrazione di più fonti informative (Istat, Cerved, siti web, interviste ad ope-ratori del settore) di costruire una mappa relativamente precisa della struttura pro-duttiva regionale. Nonostante la difficoltà sperimentata nella ri-classificazione set-toriale delle imprese, e nella stima degli oc-cupati che devono essere attribuiti a que-sto settore dell'economia regionale, siamo giunti ad un notevole livello di disaggre-gazione dei dati, e abbiamo superato la li-mitatezza della fonte Istat che, utilizzando il censimento intermedio 1997 ci permette solamente di stimare a livello aggregato re-gionale il livello degli occupati (dipenden-ti ed indipendenti) e il numero delle im-prese localizzate nel Veneto per classe di-mensionale.Dai dati Istat ricaviamo che nel Veneto so-no localizzate circa 1700 imprese e circa 5000 addetti, apparteneti alla classe 33.1 (fabbricazione di apparecchi medicali e di apparecchi ortopedici). In questo settore le imprese con più di 10 addetti sono però solamente 52. Una rappresentazione più puntuale ci viene invece fornita dall'uti-lizzo della Fonte Cerved, debitamente veri-ficata, corretta ed integrata. Se ci poniamo l'obiettivo di descrivere la filiera biomedi-cale è chiaro che dovremo considerare an-che le imprese del terziario e distributive, imprese che abbiamo verificato con l'inda-gine empirica sono spesso coinvolte nelle attività di produzione e nella fornitura di servizi specialistici.Come andrebbero considerate le imprese ottiche e odontoprotesiche. Nel cap.2 ci siamo soffermati a descrivere le varie sfac-cettature (settoriali e territoriali della filie-ra biomedicale così caratterizzata). Sof-fermiamoci ora a considerare il biomedi-cale ristretto (senza gli odontoprotesici e le imprese dell'ottica, che come è noto ca-

ratterizzano la realtà distrettuale di Bellu-no e dell'agordino). Nel Veneto vi sono 218 imprese produttive (41 sono solamen-te imprese di servizio) e 455 distributive (grande e piccola distribuzione). Gli ad-detti imputabili a questo macro settore, che in base ai dati Cerved sarebbero circa 2700, in base a nostre successive valuta-zioni, basate anche sull'indagine empirica, ce ne fanno stimare la consistenza in circa totali 7000 unità (5000 nelle attività pro-duttive e 2000 in quelle commerciali). Ma naturalmente quello che abbiamo definito cluster biomedicale non è rappresentato so-lamente dalla parte produttiva e distributi-va: vi sono qui da considerare le attività di produzione della conoscenza scientifica e tecnologica che sono fondamentali in un settore ad alta tecnologia e basato sulla scienza. Per questa ragione abbiamo deci-so di includere anche l'analisi delle attività di ricerca condotte nel Veneto in questi am-biti tecnologici, per verificare le ricadute cognitive egli spill-over tecnologici di cui godono le imprese localizzate nella nostra regione (capitolo 4). Abbiamo poi rilevato che, per lo sviluppo delle conoscenze in questo settore, non è fondamentale solo la ricerca di base ma anche quella di tipo ap-plicativo e tacito, che si è con il tempo svi-luppata negli istituti di cura e riabilitazio-ne.

Spesso - e qui gli enti ospedalieri padovani assumono una rilevanza straordinaria - es-si hanno dato impulso alla ricerca di nuovi prodotti e allo sviluppo di nuove tecnolo-gie (dal caso emblematico di Mirandola, dove Veronesi, l'imprenditore schumpete-riano è partito a costruire il primo rene arti-ficiale italiano in connessione con il cen-tro trapianti padovano, al successo sul mer-cato della ditta Vassilli, costruttrice di car-rozzelle per disabili, la cui connessione con i centri di cura e riabilitazione ha per-messo la sperimentazione e la produzione di numerose tipologie di nuovi prodotti) al buon posizionamento competitivo delle aziende ortopediche venete che, pur in as-senza di grandi istituti come il Rizzoli di Bologna o il centro di Budrio supportato dall'Inail, si muovono su un terreno di con-tinua sperimentazione e miglioramento dei prodotti). Infatti, circa metà delle im-

prese e degli addetti del cluster biomedi-cale sono localizzati nelle aree di Padova e Verona, attorno dunque ai principali poli ospedalieri regionali. Alcuni dati strutturali emersi dalla nostra indagine empirica ci permettono di quali-ficare la capacità competitiva delle impre-se di questo settore (si noti che abbiamo in-tervistato 60 aziende inserite nelle macro-classi della diagnostica, della terapia e ria-bilitazione, dei materiali di consumo e del-la produzione di altre attrezzature e mac-chinari). Queste imprese appaiono collocate in una dimensione di forte dinamicità: il 68% del-le imprese “produttive” e “produttive e commerciali” è esportatrice, nel settore (considerando tutte le imprese) il 40% del fatturato è esportato; questo dato per le im-prese esportatrici sale al 60 % circa. Negli ultimi tre anni, nel 70% delle imprese gli addetti sono cresciuti e il fatturato è co-munque aumentato o restato stabile nel 95% dei casi (cfr. fig. 3.5 e 3.6). Anche ri-spetto all'attività innovativa, le imprese ve-nete emergono dall'analisi come un sotto-insieme abbastanza interessante: il 30% delle imprese è sorto producendo un nuo-vo prodotto e il 17% migliorando un pro-dotto esistente (cfr. 3.8a); nelle imprese produttive (53) il 6% del fatturato è speso in attività di R&S ma i ricercatori (anche non a tempo pieno) coinvolti nelle attività di ricerca rappresentano l'11% degli ad-detti (cfr. Tab. 3.14). Nelle imprese inter-vistate il fatturato investito in R&S nel 2002 è stato di circa 16 milioni di euro. Le imprese del cluster biomedicale negli ulti-mi anni hanno registrato 92 brevetti inter-nazionali.Le imprese con presenza di attività brevet-tuale sono circa il 30% del campione ma il numero medio di brevetti per impresa bre-vettante è piuttosto elevato: circa 7 brevet-ti per impresa. Considerando le imprese produttive e produttivo-commerciali - e quindi le 53 aziende intervistate - sola-mente nel 36% dei casi non si hanno né atti-vità di ricerca formalizzata né attività di brevettazione, perché nel restante dei casi (64%) una delle attività considerate è pre-sente: le imprese appaiono o solo brevetta-re (4%) o attivare esclusivamente attività di R&S (34%), o svolgere sia ricerca che

attività di brevettazione 28% (cfr. Tab. 3.21).L'analisi delle fonti innovative ha mostra-to la forte capacità delle imprese di sfrutta-re altre risorse di conoscenza oltre alla fon-te interna R&S: e soprattutto la capacità creativa imprenditoriale, l'interazione con i clienti, l'accesso a riviste scientifiche e l'università di Padova (cfr. Tab. 3.22 e 3.23). Vi è in Italia e all'estero un diffusa consa-pevolezza del problema della difficoltà di dialogo tra le istituzioni pubbliche della ri-cerca e le imprese. I limiti organizzativi dell'università sono nella scarsa propen-sione alla ricerca applicata e nell'incapa-cità di parlare il linguaggio delle imprese, quelli delle imprese nell'avere scarsa cul-tura per l'innovazione, tendenza al lock-in tecnologico, e difficoltà nel definire cor-rettamente le esigenze di ricerca. In quale misura nel cluster veneto si incrociano le attività di ricerca universitarie con la ricer-ca di sviluppo condotta dalle imprese in ambito aziendale? E quale è la stima delle attività di ricerca pubblica (ovvero i fondi che la collettività investe per far progredi-re le conoscenze in un settore cruciale dal punto di vista del benessere collettivo, co-me il biomedicale)?

Partiamo da questa seconda domanda. Le ricerche che abbiamo censito nel Veneto, grazie all'esistenza della banca dati “Ri-cerca impresa” dell'Università di Padova e della BDTT del CNR, sono 25 di cui 21 realizzate o attive. Esse rappresentano una spesa in R&S di circa 7 milioni di euro, equivalente al 43% della ricerca condotta dalle imprese in quest'area specifica. I ri-cercatori coinvolti nelle tecnologie bio-medicali sono 68 ed essi equivalgono al 40% dei ricercatori finanziati dal settore privato. Si tratta di un dato comunque rile-vante anche se incomparabilmente infe-riore ai finanziamenti assegnati all'estero a queste attività (Orsenigo, 2001). A confer-ma di ciò è anche la buona performance della brevettazione da parte dei ricercatori universitari ottenuta dall'analisi dei bre-vetti EPO (cfr. Tab. 3.18), e la posizione strategica di Padova che si classifica tra le prime università italiane. Le interazioni co-gnitive tra imprese e ricerca pubblica sono

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

evidenziate nella fig. 3.15, dove abbiamo combinato le informazioni provenienti dal-la nostra ricerca empirica sulle ricerche universitarie con le interviste condotte in azienda. Nel 30% dei casi (16 imprese su 53 non commerciali) esiste un'attività di interfac-ciamento fra R&S pubblica e privata. Si tratta di una relazione che in alcuni casi proietta le imprese venete a collegarsi con le università straniere (Gastric pacer, Lai-ca) e dare avvio a dei veri start-up impren-ditoriali nel campo del biomedicale al-l'estero, in altri costruisce un solido rap-porto di ricerca e di convergenza fra le esi-genze di ricerca pubbliche e la domanda aziendale (Micromed, Medico, R&I e Gla-xo), in altri casi si esplica più sulla consu-lenza ad hoc (Euromed, Uniflair, Euron-da), in altri ancora prevede la fornitura di servizi (Labat, Team Laser). In un caso possiamo individuare una start-up univer-sitaria, nel settore delle bio-immagini, con la E-motion. Infine vi è da osservare il si-gnificativo segmento delle imprese che si relazionano con gli istituti di cura per atti-vare attività di test e di ricerca applicata (Euroimmun, Vassilli, Fek, Elmed e FGP). E' significativo osservare che queste atti-vità non sembrano affatto pianificate dal-l'alto ma sono spesso spontanee ed anzi, nel caso dei tecnici operanti nelle istitu-zioni ospedaliere sono il frutto di attività di “volontariato”. Il vero problema è che anche nella nostra regione non esistono istituzioni che siano in grado di fare del marketing della ricerca e che molte iniziative anche interessanti non riescono a trovare una controparte im-prenditoriale (si veda ad esempio il caso ci-tato nella figura della ricerca sugli ausili e riabilitazione che non si relaziona con l'in-dotto regionale). Come verrà illustrato nel prossimo paragrafo, anche i ricercatori hanno dimostrato interesse a relazionarsi con aziende esterne. Ciò è avvenuto in quattordici casi, pari a quasi il 70% del to-tale delle ricerche attive (21). In due casi, per ragioni di riservatezza e segretezza in-dustriale, non si è potuto sapere con quali imprese. Tutti gli altri casi però sono ri-portati nella figura 5.4. In particolare, va sottolineato che nella maggior parte dei ca-si (nove, pari al 64% del totale), i ricerca-

tori instaurano collaborazioni con aziende del Veneto. Ed esattamente nella metà (in sette casi) con imprese di Padova. In parti-colare tre di queste sono proprio aziende che fanno parte del campione intervistato (Micromed, Medico e Research & Inno-vation). Da tutto questo emerge l’esisten-za di un buon legame tra università ed im-prese nel cluster biomedicale del Veneto.

Concludendo, tre appaiono i punti di inte-resse emersi dal lavoro svolto:

- nonostante le informazioni esistenti sul settore biomedicale siano assai lacuno-se e difficili da reperire ed organizzare, il cluster biomedicale del Veneto è emerso dalla nostra analisi come un si-stema che conta una significativa rile-vanza economica e produttiva;

- il cluster biomedicale appare come un comparto ad alti tassi di crescita, come l'indagine su campo ci ha permesso di evidenziare, dato che è composto da im-prese che basano la loro competitività sulla dinamicità della gestione impren-ditoriale, sulla rapida entrata in nuove nicchie di mercato e sul consolidamen-to rapido di curve di esperienza, ed infi-ne sull'attivazione di una notevole ca-pacità innovativa;

- al di là della questione pur importante della definizione dei confini produttivi del settore e della sua successiva quan-tificazione, la nostra indagine ci ha for-nito comunque una conferma diretta della rilevanza, ipotizzata anche ini-zialmente dai promotori della ricerca, di questo insieme specifico di imprese che non si presenta affatto come un ag-glomerato localizzato di imprese simili e dotate di visibilità (statistica ed eco-nomica) ma che può essere definito un “cluster di imprese specializzate”, nel-la notazione data da Porter (1998), per le interazioni esistenti, o possibili, o in parte realizzate, tra la struttura produt-tiva, il segmento di domanda servito (domanda pubblica o connessa alle pre-stazioni mutualistiche), e le istituzioni di sostegno (spesso indiretto), ovvero il circuito di formazione delle conoscen-ze tecnologiche necessarie alle imprese per produrre innovazione e restare com-

petitive sui mercati internazionali, e che vede nelle Università le istituzioni ponte di riferimento per produrre le in-formazioni scientifiche e tecnologiche rilevanti;

- differentemente da altri sistemi locali, il cluster veneto non ha una sua identità settoriale-produttiva molto precisa, perché è composto da un mosaico di nic-chie di prodotti molto specializzati.

Le imprese del biomedicale sono testimo-ni spesso di non frequenti interazioni con i centri universitari ed appaiono anche escluse dalle sinergie più specifiche atti-vate dai centri regionali per il sostegno all'innovazione, in quanto le tecnologie biomedicali rappresentano oggettivamen-te nel Veneto una porzione assai limitata della struttura industriale, se confrontata con i grandi numeri delle imprese inserite nei settori tradizionali (abbigliamento, meccanica, calzaturiero, arredamento), settori questi, come è noto, di elevata spe-cializzazione regionale.

Una descrizione esplorativa delle caratte-ristiche principali del cluster biomedicale veneto vede poi le seguenti caratteristiche:

• Innanzitutto esso appare baricentrico sul-la provincia di Padova e sulle attività di ricerca universitarie e ospedaliere (sia per le attività di commercializzazione che per quelle produttive) e comunque fortemente addensato attorno agli altri 2 grandi poli della sanità pubblica: Verona e Treviso.

• In secondo luogo, vi è da osservare una forte segmentazione produttiva e l'as-senza di un'unica specializzazione spin-ta come nel caso del distretto di Miran-dola.

• All'interno del settore della commercia-lizzazione, il Veneto è sede di numerose imprese di distribuzione nazionale di ap-parecchiature biomedicali prodotte al-l'estero. Si tratta dunque di un terziario qualificato, che copre spesso le vendite o i servizi di assistenza e di marketing per l'intero territorio nazionale e che vede molto spesso i distributori commerciali affiancare altre attività di tipo produtti-vo.

• Nell'area veronese troviamo inoltre la co-

rona periferica delle attività di subforni-tura del distretto biomedicale di Miran-dola.

Le punte di eccellenza del cluster veneto sono tuttavia collegate:

• al settore della riabilitazione, dove tro-viamo un consistente numero di imprese leader nella produzione di carrozzelle, ausili per la mobilità e protesi (dalle no-stre interviste il Veneto appare un'area a forte concentrazione di questo sub-set-tore che si collega alle pre-esistenti com-petenze meccaniche esistenti nella re-gione e alla presenza di imprese storica-mente consolidate che producono prote-si con una lunga tradizione di collabora-zione informale e non istituzionalizzata con gli istituti di cura); in questo settore stanno entrando le grandi multinazionali che competono con prodotti inferiori fab-bricati nei paesi dell'est, cosa che apre de-gli scenari competitivi nuovi, scenari che già molte imprese distrettuali del nor-dest hanno declinato spingendo il pedale sul fenomeno della delocalizzazione gui-data;

• al settore dell'estetico-medicale, con la presenza di imprese leader produttrici di apparecchiature per l'abbronzatura;

• al settore dei materiali di consumo, che registra la presenza di numerosi piccoli-medi produttori di diagnostici in vitro, ar-ticoli monouso, contenitori, pipette, ma-teriali per impronte dentali, e prodotti per chirurgia: laparoscopia, strumenti chirurgici per dentisti, etc.

• al settore di macchinari e protesi biome-dicali ad alta tecnologia, che vede la pre-senza di un limitato ma importante grup-po di imprese fondate da medici, scien-ziati e ricercatori universitari che possie-dono brevetti leader in alcune specifiche nicchie di mercato (fusioni in titanio per laboratori dentistici, macchinari per dia-gnosi neurofisiologiche, pace-makers e cardiostimolatori, diagnostica moleco-lare, ricerche nel settore nelle neuro-scienze e neuroimmunologia, stimolato-ri gastrici).

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

evidenziate nella fig. 3.15, dove abbiamo combinato le informazioni provenienti dal-la nostra ricerca empirica sulle ricerche universitarie con le interviste condotte in azienda. Nel 30% dei casi (16 imprese su 53 non commerciali) esiste un'attività di interfac-ciamento fra R&S pubblica e privata. Si tratta di una relazione che in alcuni casi proietta le imprese venete a collegarsi con le università straniere (Gastric pacer, Lai-ca) e dare avvio a dei veri start-up impren-ditoriali nel campo del biomedicale al-l'estero, in altri costruisce un solido rap-porto di ricerca e di convergenza fra le esi-genze di ricerca pubbliche e la domanda aziendale (Micromed, Medico, R&I e Gla-xo), in altri casi si esplica più sulla consu-lenza ad hoc (Euromed, Uniflair, Euron-da), in altri ancora prevede la fornitura di servizi (Labat, Team Laser). In un caso possiamo individuare una start-up univer-sitaria, nel settore delle bio-immagini, con la E-motion. Infine vi è da osservare il si-gnificativo segmento delle imprese che si relazionano con gli istituti di cura per atti-vare attività di test e di ricerca applicata (Euroimmun, Vassilli, Fek, Elmed e FGP). E' significativo osservare che queste atti-vità non sembrano affatto pianificate dal-l'alto ma sono spesso spontanee ed anzi, nel caso dei tecnici operanti nelle istitu-zioni ospedaliere sono il frutto di attività di “volontariato”. Il vero problema è che anche nella nostra regione non esistono istituzioni che siano in grado di fare del marketing della ricerca e che molte iniziative anche interessanti non riescono a trovare una controparte im-prenditoriale (si veda ad esempio il caso ci-tato nella figura della ricerca sugli ausili e riabilitazione che non si relaziona con l'in-dotto regionale). Come verrà illustrato nel prossimo paragrafo, anche i ricercatori hanno dimostrato interesse a relazionarsi con aziende esterne. Ciò è avvenuto in quattordici casi, pari a quasi il 70% del to-tale delle ricerche attive (21). In due casi, per ragioni di riservatezza e segretezza in-dustriale, non si è potuto sapere con quali imprese. Tutti gli altri casi però sono ri-portati nella figura 5.4. In particolare, va sottolineato che nella maggior parte dei ca-si (nove, pari al 64% del totale), i ricerca-

tori instaurano collaborazioni con aziende del Veneto. Ed esattamente nella metà (in sette casi) con imprese di Padova. In parti-colare tre di queste sono proprio aziende che fanno parte del campione intervistato (Micromed, Medico e Research & Inno-vation). Da tutto questo emerge l’esisten-za di un buon legame tra università ed im-prese nel cluster biomedicale del Veneto.

Concludendo, tre appaiono i punti di inte-resse emersi dal lavoro svolto:

- nonostante le informazioni esistenti sul settore biomedicale siano assai lacuno-se e difficili da reperire ed organizzare, il cluster biomedicale del Veneto è emerso dalla nostra analisi come un si-stema che conta una significativa rile-vanza economica e produttiva;

- il cluster biomedicale appare come un comparto ad alti tassi di crescita, come l'indagine su campo ci ha permesso di evidenziare, dato che è composto da im-prese che basano la loro competitività sulla dinamicità della gestione impren-ditoriale, sulla rapida entrata in nuove nicchie di mercato e sul consolidamen-to rapido di curve di esperienza, ed infi-ne sull'attivazione di una notevole ca-pacità innovativa;

- al di là della questione pur importante della definizione dei confini produttivi del settore e della sua successiva quan-tificazione, la nostra indagine ci ha for-nito comunque una conferma diretta della rilevanza, ipotizzata anche ini-zialmente dai promotori della ricerca, di questo insieme specifico di imprese che non si presenta affatto come un ag-glomerato localizzato di imprese simili e dotate di visibilità (statistica ed eco-nomica) ma che può essere definito un “cluster di imprese specializzate”, nel-la notazione data da Porter (1998), per le interazioni esistenti, o possibili, o in parte realizzate, tra la struttura produt-tiva, il segmento di domanda servito (domanda pubblica o connessa alle pre-stazioni mutualistiche), e le istituzioni di sostegno (spesso indiretto), ovvero il circuito di formazione delle conoscen-ze tecnologiche necessarie alle imprese per produrre innovazione e restare com-

petitive sui mercati internazionali, e che vede nelle Università le istituzioni ponte di riferimento per produrre le in-formazioni scientifiche e tecnologiche rilevanti;

- differentemente da altri sistemi locali, il cluster veneto non ha una sua identità settoriale-produttiva molto precisa, perché è composto da un mosaico di nic-chie di prodotti molto specializzati.

Le imprese del biomedicale sono testimo-ni spesso di non frequenti interazioni con i centri universitari ed appaiono anche escluse dalle sinergie più specifiche atti-vate dai centri regionali per il sostegno all'innovazione, in quanto le tecnologie biomedicali rappresentano oggettivamen-te nel Veneto una porzione assai limitata della struttura industriale, se confrontata con i grandi numeri delle imprese inserite nei settori tradizionali (abbigliamento, meccanica, calzaturiero, arredamento), settori questi, come è noto, di elevata spe-cializzazione regionale.

Una descrizione esplorativa delle caratte-ristiche principali del cluster biomedicale veneto vede poi le seguenti caratteristiche:

• Innanzitutto esso appare baricentrico sul-la provincia di Padova e sulle attività di ricerca universitarie e ospedaliere (sia per le attività di commercializzazione che per quelle produttive) e comunque fortemente addensato attorno agli altri 2 grandi poli della sanità pubblica: Verona e Treviso.

• In secondo luogo, vi è da osservare una forte segmentazione produttiva e l'as-senza di un'unica specializzazione spin-ta come nel caso del distretto di Miran-dola.

• All'interno del settore della commercia-lizzazione, il Veneto è sede di numerose imprese di distribuzione nazionale di ap-parecchiature biomedicali prodotte al-l'estero. Si tratta dunque di un terziario qualificato, che copre spesso le vendite o i servizi di assistenza e di marketing per l'intero territorio nazionale e che vede molto spesso i distributori commerciali affiancare altre attività di tipo produtti-vo.

• Nell'area veronese troviamo inoltre la co-

rona periferica delle attività di subforni-tura del distretto biomedicale di Miran-dola.

Le punte di eccellenza del cluster veneto sono tuttavia collegate:

• al settore della riabilitazione, dove tro-viamo un consistente numero di imprese leader nella produzione di carrozzelle, ausili per la mobilità e protesi (dalle no-stre interviste il Veneto appare un'area a forte concentrazione di questo sub-set-tore che si collega alle pre-esistenti com-petenze meccaniche esistenti nella re-gione e alla presenza di imprese storica-mente consolidate che producono prote-si con una lunga tradizione di collabora-zione informale e non istituzionalizzata con gli istituti di cura); in questo settore stanno entrando le grandi multinazionali che competono con prodotti inferiori fab-bricati nei paesi dell'est, cosa che apre de-gli scenari competitivi nuovi, scenari che già molte imprese distrettuali del nor-dest hanno declinato spingendo il pedale sul fenomeno della delocalizzazione gui-data;

• al settore dell'estetico-medicale, con la presenza di imprese leader produttrici di apparecchiature per l'abbronzatura;

• al settore dei materiali di consumo, che registra la presenza di numerosi piccoli-medi produttori di diagnostici in vitro, ar-ticoli monouso, contenitori, pipette, ma-teriali per impronte dentali, e prodotti per chirurgia: laparoscopia, strumenti chirurgici per dentisti, etc.

• al settore di macchinari e protesi biome-dicali ad alta tecnologia, che vede la pre-senza di un limitato ma importante grup-po di imprese fondate da medici, scien-ziati e ricercatori universitari che possie-dono brevetti leader in alcune specifiche nicchie di mercato (fusioni in titanio per laboratori dentistici, macchinari per dia-gnosi neurofisiologiche, pace-makers e cardiostimolatori, diagnostica moleco-lare, ricerche nel settore nelle neuro-scienze e neuroimmunologia, stimolato-ri gastrici).

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

4.1 Le caratteristiche dell'uni-verso delle ricerche ana-lizzate

Il data set delle ricerche analizzate in que-sto nostro lavoro è stato formato a partire da due banche dati e dal sito del Diparti-mento di Elettronica ed Informatica (DEI) dell'Università degli Studi di Padova.La prima banca dati si trova nel sito www.ricercaimpresa.it, ad opera del Ser-vizio rapporti con le imprese dell'Univer-sità degli studi di Padova, realizzato dal Parco Scientifico e Tecnologico Galileo. “Ricercaimpresa” contiene una prima ras-segna delle attività di ricerca e sperimen-tazione dell'Università degli studi di Pado-va ed è costruita per consentire ad imprese ed enti di selezionare nella maniera più semplice e diretta le informazioni fonda-mentali per loro. Così, inserendo come set-tore produttivo di interesse la “fabbrica-zione di apparecchi medicali e chirurgici e di apparecchi ortopedici” si sono eviden-ziate undici attività di ricerca svolte dal-l'ateneo di Padova.La seconda fonte da noi utilizzata è la Ban-ca Dati Trasferimento Tecnologico (BDTT) creata dall'Istituto di Studi della Ricerca e Documentazione Scientifica. Essa è costituita da circa novemila schede relative ai risultati scientifici della ricerca pubblica italiana (Università, CNR, Enea, etc.) ed intende far fronte alla domanda di innovazione tecnologica da parte delle pic-cole e medie imprese (PMI) del nostro pae-se. L'obiettivo della BDTT è, infatti, quel-lo di fornire alle PMI la possibilità di cono-scere e contattare specialisti, di diverse di-scipline scientifiche, disponibili ad offrire le proprie competenze.Anche in questo caso inserendo come set-tore d'applicazione la “fabbricazione di ap-parecchi medicali e chirurgici e di appa-recchi ortopedici” abbiamo ottenuto cen-tocinquantatre schede, di cui solo sette ri-guardano ricerche attivate nella regione

Veneto.L'ultima fonte da noi utilizzata è stata il fi-le di presentazione delle attività di ricerca in corso al Dipartimento di Elettronica ed Informatica (DEI) dell'Università degli Studi di Padova. Questo file è scaricabile e visionabile dal sito del Dipartimento stes-so che è www.dei.unipd.it. Abbiamo potu-to così inserire altre cinque ricerche affe-renti al settore biomedicale da noi analiz-zato.Alla fine, perciò, l'universo dell'attività di ricerca nel settore biomedicale nella re-gione Veneto è rappresentato da venticin-que casi.In tutte queste venticinque ricerche abbia-mo intervistato il referente nominato sulle varie schede ottenute come prima descrit-to. Abbiamo così raggiunto i risultati che ora andremo ad illustrare.

4.2 Considerazioni generali

Le venticinque ricerche, in accordo con la definizione delle attività assai variegate comprese nel settore, spaziano dai dispo-sitivi per il controllo della glicemia alla produzione di prodotti per la radioterapia, dalla costruzione in vitro di bioprotesi per ricostruzioni epiteliali o ossee alla bioin-gegneria del movimento, fino alle analisi per il sequenziamento del DNA. Come si può intuire coprono prodotti e servizi assai diversi tra loro (si veda la fig. 4.1).

Delle venticinque ricerche analizzate, ad oggi, diciassette sono in corso, mentre otto non sono più attive, quattro perché hanno raggiunto i risultati voluti e quattro perché non sono ancora iniziate, per la mancanza di un'adeguata copertura finanziaria.

4. La ricerca nel settore biomedicale 10nelle università del Veneto

Fig. 3.15 Flussi cognitivi tra imprese ed istituti di ricerca pubblica

Fonte: Nostra elaborazione dalle interviste al campione di 60 aziende e ai ricercatori universitari

AURELIAMICROELETTRONICA

KHIMEIA

POIESYS

SAMP

START-UPESTERE

NETMED BIOMEDICA*GASTRICPACER

LAICA

ISTITUZIONIDI RICERCA

ESTERE

ISTITUZIONIDI RICERCA

VENETE

ISTITUTORICERCHE

BIOTECNOLOGICHE**MENFIS

TITANIA

BRACCO

AB ANALITICAENTI

OSPEDALIERINEL VENETOSORIN

BIOMEDICA

UNIFLAIR

NIDEKTECHNOLOGIES

BIOMEDIN

EUROMED

EURONDA

E-MOTION

GLAXOMICROMED

MEDICORESEARCH & INNOVATION

TECNOTHON***

EUROIMMUNVASSILLI

FEKFGP

ELMED GARDA

ISTITUZIONIDI RICERCA

ITALIANE

LABATENTI

OSPEDALIERIIN ITALIA

TEAMLASER

* Impresa fondata da G. Zanni a Sophia Antipolis (azienda non intervistata, informazioni desunte da Sottocorona, 2002).

** Impresa intervistata ma non appartenente al campione delle 60 aziende.

*** Impresa non intervistata, informazioni tratte da Bazzi (2002).

N.B.: le frecce continue indicano flussi e legami originati dalle aziende, quelle tratteggiate flussi e legami instaurati dalla ricerca universitaria, invece la doppia freccia indica flussi e legami prodotti sia dalle aziende che dai ricercatori. Le caselle con fondo grigio indicano aziende fuori dal Veneto.

10Questo paragrafo rappresenta una sintesi della tesi di laurea di Gastaldon Massimo, “Il cluster biomedicale nel Veneto: imprese e istituzioni di ricerca”, AA 2001-2002, che qui si ringrazia.

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Il cluster biomedicale nel Veneto3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese

4.1 Le caratteristiche dell'uni-verso delle ricerche ana-lizzate

Il data set delle ricerche analizzate in que-sto nostro lavoro è stato formato a partire da due banche dati e dal sito del Diparti-mento di Elettronica ed Informatica (DEI) dell'Università degli Studi di Padova.La prima banca dati si trova nel sito www.ricercaimpresa.it, ad opera del Ser-vizio rapporti con le imprese dell'Univer-sità degli studi di Padova, realizzato dal Parco Scientifico e Tecnologico Galileo. “Ricercaimpresa” contiene una prima ras-segna delle attività di ricerca e sperimen-tazione dell'Università degli studi di Pado-va ed è costruita per consentire ad imprese ed enti di selezionare nella maniera più semplice e diretta le informazioni fonda-mentali per loro. Così, inserendo come set-tore produttivo di interesse la “fabbrica-zione di apparecchi medicali e chirurgici e di apparecchi ortopedici” si sono eviden-ziate undici attività di ricerca svolte dal-l'ateneo di Padova.La seconda fonte da noi utilizzata è la Ban-ca Dati Trasferimento Tecnologico (BDTT) creata dall'Istituto di Studi della Ricerca e Documentazione Scientifica. Essa è costituita da circa novemila schede relative ai risultati scientifici della ricerca pubblica italiana (Università, CNR, Enea, etc.) ed intende far fronte alla domanda di innovazione tecnologica da parte delle pic-cole e medie imprese (PMI) del nostro pae-se. L'obiettivo della BDTT è, infatti, quel-lo di fornire alle PMI la possibilità di cono-scere e contattare specialisti, di diverse di-scipline scientifiche, disponibili ad offrire le proprie competenze.Anche in questo caso inserendo come set-tore d'applicazione la “fabbricazione di ap-parecchi medicali e chirurgici e di appa-recchi ortopedici” abbiamo ottenuto cen-tocinquantatre schede, di cui solo sette ri-guardano ricerche attivate nella regione

Veneto.L'ultima fonte da noi utilizzata è stata il fi-le di presentazione delle attività di ricerca in corso al Dipartimento di Elettronica ed Informatica (DEI) dell'Università degli Studi di Padova. Questo file è scaricabile e visionabile dal sito del Dipartimento stes-so che è www.dei.unipd.it. Abbiamo potu-to così inserire altre cinque ricerche affe-renti al settore biomedicale da noi analiz-zato.Alla fine, perciò, l'universo dell'attività di ricerca nel settore biomedicale nella re-gione Veneto è rappresentato da venticin-que casi.In tutte queste venticinque ricerche abbia-mo intervistato il referente nominato sulle varie schede ottenute come prima descrit-to. Abbiamo così raggiunto i risultati che ora andremo ad illustrare.

4.2 Considerazioni generali

Le venticinque ricerche, in accordo con la definizione delle attività assai variegate comprese nel settore, spaziano dai dispo-sitivi per il controllo della glicemia alla produzione di prodotti per la radioterapia, dalla costruzione in vitro di bioprotesi per ricostruzioni epiteliali o ossee alla bioin-gegneria del movimento, fino alle analisi per il sequenziamento del DNA. Come si può intuire coprono prodotti e servizi assai diversi tra loro (si veda la fig. 4.1).

Delle venticinque ricerche analizzate, ad oggi, diciassette sono in corso, mentre otto non sono più attive, quattro perché hanno raggiunto i risultati voluti e quattro perché non sono ancora iniziate, per la mancanza di un'adeguata copertura finanziaria.

4. La ricerca nel settore biomedicale 10nelle università del Veneto

Fig. 3.15 Flussi cognitivi tra imprese ed istituti di ricerca pubblica

Fonte: Nostra elaborazione dalle interviste al campione di 60 aziende e ai ricercatori universitari

AURELIAMICROELETTRONICA

KHIMEIA

POIESYS

SAMP

START-UPESTERE

NETMED BIOMEDICA*GASTRICPACER

LAICA

ISTITUZIONIDI RICERCA

ESTERE

ISTITUZIONIDI RICERCA

VENETE

ISTITUTORICERCHE

BIOTECNOLOGICHE**MENFIS

TITANIA

BRACCO

AB ANALITICAENTI

OSPEDALIERINEL VENETOSORIN

BIOMEDICA

UNIFLAIR

NIDEKTECHNOLOGIES

BIOMEDIN

EUROMED

EURONDA

E-MOTION

GLAXOMICROMED

MEDICORESEARCH & INNOVATION

TECNOTHON***

EUROIMMUNVASSILLI

FEKFGP

ELMED GARDA

ISTITUZIONIDI RICERCA

ITALIANE

LABATENTI

OSPEDALIERIIN ITALIA

TEAMLASER

* Impresa fondata da G. Zanni a Sophia Antipolis (azienda non intervistata, informazioni desunte da Sottocorona, 2002).

** Impresa intervistata ma non appartenente al campione delle 60 aziende.

*** Impresa non intervistata, informazioni tratte da Bazzi (2002).

N.B.: le frecce continue indicano flussi e legami originati dalle aziende, quelle tratteggiate flussi e legami instaurati dalla ricerca universitaria, invece la doppia freccia indica flussi e legami prodotti sia dalle aziende che dai ricercatori. Le caselle con fondo grigio indicano aziende fuori dal Veneto.

10Questo paragrafo rappresenta una sintesi della tesi di laurea di Gastaldon Massimo, “Il cluster biomedicale nel Veneto: imprese e istituzioni di ricerca”, AA 2001-2002, che qui si ringrazia.

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Il cluster biomedicale nel Veneto4. La ricerca nelle università del Veneto

Considerando l'insieme delle venticinque ricerche studiate si può osservare che esse afferiscono a varie facoltà: biologia, chi-mica, ingegneria, farmacia, fisica e medi-cina; si tratta di un risultato atteso visto l'ampio spettro di attività che emergono dalla definizione del settore biomedicale il-lustrata in precedenza. In particolare la fa-coltà maggiormente impegnata è quella di ingegneria, dove si svolge il 32% delle ri-cerche totali. Se poi ci limitiamo ad analiz-zare le diciassette ricerche attive, esclu-dendo le otto che non lo sono più (come in precedenza spiegato: quattro non sono an-cora iniziate e quattro hanno terminato il loro corso), ingegneria prevale decisa-mente sulle altre facoltà con una quota pa-ri al 41% (ovvero 7 ricerche). A seguire vi sono le facoltà di biologia e chimica con una quota di quasi il 18% a testa (pari a 3 ri-cerche). Poi, con una quota di quasi il 12% (pari a 2 ricerche) troviamo le facoltà di far-macia e fisica ed, infine, all'ultimo posto la facoltà di medicina. Quest'ultima posizio-ne di medicina un po' sorprende ma è sem-plicemente dovuta al fatto che delle quat-tro ricerche che le afferiscono, tre devono ancora iniziare ed una è già terminata. Dai risultati dell'indagine svolta si desume che in tutte le facoltà le ricerche sono ini-ziate a partire dagli anni novanta. Questo risultato è giustificabile dalla storia delle facoltà stesse e dall'affermarsi piuttosto re-cente degli studi nel settore biomedicale (anche l'istituzione del Corso di Laurea in Ingegneria Biomedica e del Dottorato di Ricerca nella stessa disciplina sono al-quanto recenti).Gli addetti totali coinvolti nelle attività di ricerca e sviluppo (R&S) sono sessantot-to, divisi in gruppi formati nella maggior parte dei casi da due persone, seguiti da quelli di cinque e di tre e, comunque, con una media di tre addetti per ricerca.La prevalenza delle attività di ricerca ha evidenziato una notevole concorrenza nei laboratori di tutto il mondo, segno questo di una notevole importanza e soprattutto competitività delle attività stesse. Tanto che, nella pressoché totalità dei casi, si è evidenziata una posizione di eccellenza nella ricerca. Ciò ha portato ad avere nella maggioranza dei casi (il 76%) un'innova-zione che per 81% è di tipo radicale e per il

11restante 19% di tipo incrementale . Le in-novazioni di prodotto avutesi nella stra-grande maggioranza (75%) riguardano la creazione di nuovi prodotti e per la parte re-stante il miglioramento di prodotti esisten-ti. Tutto ciò evidenzia una forte originalità dell'attività di ricerca nel settore della ri-cerca scientifica biomedicale Veneta.Attività che, quando è protetta da brevetto, e ciò, purtroppo, avviene nella minoranza dei casi, pari a solo al 24%, lo è a livello in-ternazionale. Infatti, ben l'80% dei brevet-ti ottenuti sono di tipo internazionale (USPO) e solamente il 20% di tipo italia-no. Resta, a nostro avviso, una ancora trop-po grande numerosità di casi in cui non si ricorre al brevetto. Ciò avviene, alle volte perché, effettivamente, le scoperte non so-no brevettabili, ma in prevalenza è stata evidenziata una certa difficoltà e poca co-noscenza dell'iter burocratico per ottenere un brevetto, oltre ad un necessario, ma non sempre disponibile, impiego di tempo e co-sti che non si vogliono sostenere.All'interno delle ricerche condotte, ben il 67% dei ricercatori intervistati ha dichia-rato di avere rapporti con aziende esterne, nella maggioranza dei casi restando all'in-terno della regione o, comunque, in Italia, e solamente in due casi in Europa o negli Stati Uniti d'America. Ma nel 48% dei casi non si hanno collaborazioni con enti ospe-dalieri e per il 52% nemmeno con altro per-sonale dei dipartimenti o delle facoltà del-l'Università. Ciò dimostra la poca apertura ed il cammino solitario e per comparti-menti stagni della ricerca sul biomedicale nel Veneto. Ad esempio, ha poco senso fa-re ricerca su un tema già sviluppato da altri con risultati già raggiunti, oppure, perché non collaborare in modo interdipartimen-tale se vi sono ricercatori interessati allo stesso tema? Ci sono ancora, purtroppo, molte resistenze e abitudini dure da supe-rare.Assumendo, con un'ipotesi che ci è sem-brata adeguata ed accettabile, che un ricer-catore costi all'Università 51.646 euro (pa-ri a 100 milioni di lire) abbiamo stimato il

Fig. 4.1 Le attività di ricerca nel settore biomedicale nelle Università delVeneto

Fonte: Nostra elaborazione dalle interviste effettuate

CAMPO DI APPLICAZIONE DIPARTIMENTO

1 Preparazione e d uso di un kit d i analisi per analisi del DNA e immunologiche (interazione tra le biomolecole)

Chimic a Biologic a

2 Realizzazione d i un bios ensore per la rilev azione e d il mon itoraggio dell'Ald eide F ormica, che è so stanza tossica e can cerogena e può essere presente anche negli ospedali oltre che nelle industrie

Chimic a Biologic a

3 Predisp osizione di serviz i di analisi e di ricerc a nei set tori dell’ingegneria proteica, sintesi di peptidi, sequenziazione di proteine, per imprese biotecnologiche pubbliche e private

Scienze Farmaceutich e -

CRIBI

4 Allestim ento d i servizi d i analisi pe r seque nziamento d el DNA e genot ipizza- zione attraverso nuovi metodi innovativi e economicamente convenienti

Biologia - CRIBI

5

Mappat ura dei g eni de l musco lo schele trico um ano in d iversi stat i fisiologici e patologi-ci e conseguente creazione di un database della mappatura utile a fini diagno stici e te ra-peutici (ad esempio per i settori farmaceutico, ospedaliero, zooprofilattico)

Biologia - CRIBI

6 Costruz ione in v itro di un a biopro tesi om ologa pe r ricostru zioni ep iteliali o ossee

Biologia

7 Preparaz ione di u n kit diag nostico innova tivo per le malattie da prion i

Istologia, Microbiologia

e Biotecnologie Mediche

8 Fabbricazion e di un dispositiv o med ico (e ne cessari su oi progra mmi c on algoritm i) per l'au tocon trollo de lla glicemia ne l pazien te diab etico

Medic ina Clinic a e Sperimentale

9 Realizzazione d i un disp ositivo m edico c he rilev i “in vivo ” nell’uo mo il dan no ossidativo, fungendo da predittore di arteriosclerosi

Medic ina Clinic a e Sperimentale

10 Predisp osizione di un rile vatore d ell'espos izione alle radiazion i UV Fisica

11

Costruzione d i apparecchiature portatili per: a. la scintigrafia cardiaca rapida da usarsi in caso di infarto acuto per il controllo sia dell’evoluzione che del recupero d el danno vasco lare; b. la scintigrafia cranica per il mon itoraggio in tempo reale negli interventi chirurgici per l’asportazione di masse tumorali

Fisica

12 Preparazione di materiali bioc ompat ibili per im pianti oss ei e pe r ferri ch irurgici

Chimic a Inorganica,

Metallorganica ed An alitica

13 Realizzazione d i un sistema di m isurazione della pressio ne all'in terno dell'eso fago e a nalisi automatica dell'andam ento della stessa pe r lo studio della m otilità e d ella coo rdinazione faringo-esofagea e de l tratto intestinale

Chirurgia Generale 2

14 Sviluppo di parti microelettroniche per elettromedicali (pace-maker) Fisica

15 Produz ione di r adiofarm aci per la d iagnosi d ei tum ori e la rad ioterapia Scienze

Farmaceutich e

16 Diagnosi, attraverso l’analisi dell’elettroenc efalogramma, di patolog ie immunoinfiammatorie e degenerative del sistema nervoso (costruzione di mode lli teorici con uso d i algoritm i e reti ne urali)

Fisica

17 Preparazione prodot ti diagno stici e te rapeut ici per l'industria fa rmace utica e per l'us o clinic o per la MRI e la PET

ICTIMA* (CNR)

18 Riabilitazione motoria de lla mano attraverso un sistema di realtà virtuale preparato appositamente

Elettronica e Informatica

19 Studio delle patologie della retina e della cornea attraverso software per l’analisi delle immagini creato appositamen te

Elettronica e Informatica

20 Studio delle alterazion i neurologiche attraverso l’analisi dell’elettroencefalogramma (preparazione di software adeguato)

Elettronica e Informatica

21 Costruz ioni di m odelli pe r la funzio nalità ed il controllo di sistem i metab olici (ad esempio del glucosio nel diabetico)

Elettronica e Informatica

22 Tecn iche d i imagin g in me dicina (M RI e PE T) per lo studio d el sistema recet- toriale nel cervello o per la stima del flusso e del volume ematico cerebrale

Elettronica e Informatica

23 Svilupp o di modelli di funziona lità e di co ntrollo de l sistema respirato rio (ad esem pio per pazien ti ventilat i artificialm ente)

Elettronica e Informatica

24 Studio del comportamento delle cellule in presenza di insulina (nei diabetici) Elettronica

e Informatica

25 Bioingegneria del movimento del corpo umano; valutazione quantitativa della funzion e moto ria per sp ortivi o pe r riabilitaz ione

Elettronica e Informatica

* N.B.: ICTIMA è l'Istituto di Chimica e Tecnologie Inorganiche e dei Materiali Avanzati.

11Questo tipo di valutazione è stata richiesta a ciascun ricercatore, ma ex post è stata sottoposta a verifica col-lettiva.

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68 69

Il cluster biomedicale nel Veneto4. La ricerca nelle università del Veneto

Considerando l'insieme delle venticinque ricerche studiate si può osservare che esse afferiscono a varie facoltà: biologia, chi-mica, ingegneria, farmacia, fisica e medi-cina; si tratta di un risultato atteso visto l'ampio spettro di attività che emergono dalla definizione del settore biomedicale il-lustrata in precedenza. In particolare la fa-coltà maggiormente impegnata è quella di ingegneria, dove si svolge il 32% delle ri-cerche totali. Se poi ci limitiamo ad analiz-zare le diciassette ricerche attive, esclu-dendo le otto che non lo sono più (come in precedenza spiegato: quattro non sono an-cora iniziate e quattro hanno terminato il loro corso), ingegneria prevale decisa-mente sulle altre facoltà con una quota pa-ri al 41% (ovvero 7 ricerche). A seguire vi sono le facoltà di biologia e chimica con una quota di quasi il 18% a testa (pari a 3 ri-cerche). Poi, con una quota di quasi il 12% (pari a 2 ricerche) troviamo le facoltà di far-macia e fisica ed, infine, all'ultimo posto la facoltà di medicina. Quest'ultima posizio-ne di medicina un po' sorprende ma è sem-plicemente dovuta al fatto che delle quat-tro ricerche che le afferiscono, tre devono ancora iniziare ed una è già terminata. Dai risultati dell'indagine svolta si desume che in tutte le facoltà le ricerche sono ini-ziate a partire dagli anni novanta. Questo risultato è giustificabile dalla storia delle facoltà stesse e dall'affermarsi piuttosto re-cente degli studi nel settore biomedicale (anche l'istituzione del Corso di Laurea in Ingegneria Biomedica e del Dottorato di Ricerca nella stessa disciplina sono al-quanto recenti).Gli addetti totali coinvolti nelle attività di ricerca e sviluppo (R&S) sono sessantot-to, divisi in gruppi formati nella maggior parte dei casi da due persone, seguiti da quelli di cinque e di tre e, comunque, con una media di tre addetti per ricerca.La prevalenza delle attività di ricerca ha evidenziato una notevole concorrenza nei laboratori di tutto il mondo, segno questo di una notevole importanza e soprattutto competitività delle attività stesse. Tanto che, nella pressoché totalità dei casi, si è evidenziata una posizione di eccellenza nella ricerca. Ciò ha portato ad avere nella maggioranza dei casi (il 76%) un'innova-zione che per 81% è di tipo radicale e per il

11restante 19% di tipo incrementale . Le in-novazioni di prodotto avutesi nella stra-grande maggioranza (75%) riguardano la creazione di nuovi prodotti e per la parte re-stante il miglioramento di prodotti esisten-ti. Tutto ciò evidenzia una forte originalità dell'attività di ricerca nel settore della ri-cerca scientifica biomedicale Veneta.Attività che, quando è protetta da brevetto, e ciò, purtroppo, avviene nella minoranza dei casi, pari a solo al 24%, lo è a livello in-ternazionale. Infatti, ben l'80% dei brevet-ti ottenuti sono di tipo internazionale (USPO) e solamente il 20% di tipo italia-no. Resta, a nostro avviso, una ancora trop-po grande numerosità di casi in cui non si ricorre al brevetto. Ciò avviene, alle volte perché, effettivamente, le scoperte non so-no brevettabili, ma in prevalenza è stata evidenziata una certa difficoltà e poca co-noscenza dell'iter burocratico per ottenere un brevetto, oltre ad un necessario, ma non sempre disponibile, impiego di tempo e co-sti che non si vogliono sostenere.All'interno delle ricerche condotte, ben il 67% dei ricercatori intervistati ha dichia-rato di avere rapporti con aziende esterne, nella maggioranza dei casi restando all'in-terno della regione o, comunque, in Italia, e solamente in due casi in Europa o negli Stati Uniti d'America. Ma nel 48% dei casi non si hanno collaborazioni con enti ospe-dalieri e per il 52% nemmeno con altro per-sonale dei dipartimenti o delle facoltà del-l'Università. Ciò dimostra la poca apertura ed il cammino solitario e per comparti-menti stagni della ricerca sul biomedicale nel Veneto. Ad esempio, ha poco senso fa-re ricerca su un tema già sviluppato da altri con risultati già raggiunti, oppure, perché non collaborare in modo interdipartimen-tale se vi sono ricercatori interessati allo stesso tema? Ci sono ancora, purtroppo, molte resistenze e abitudini dure da supe-rare.Assumendo, con un'ipotesi che ci è sem-brata adeguata ed accettabile, che un ricer-catore costi all'Università 51.646 euro (pa-ri a 100 milioni di lire) abbiamo stimato il

Fig. 4.1 Le attività di ricerca nel settore biomedicale nelle Università delVeneto

Fonte: Nostra elaborazione dalle interviste effettuate

CAMPO DI APPLICAZIONE DIPARTIMENTO

1 Preparazione e d uso di un kit d i analisi per analisi del DNA e immunologiche (interazione tra le biomolecole)

Chimic a Biologic a

2 Realizzazione d i un bios ensore per la rilev azione e d il mon itoraggio dell'Ald eide F ormica, che è so stanza tossica e can cerogena e può essere presente anche negli ospedali oltre che nelle industrie

Chimic a Biologic a

3 Predisp osizione di serviz i di analisi e di ricerc a nei set tori dell’ingegneria proteica, sintesi di peptidi, sequenziazione di proteine, per imprese biotecnologiche pubbliche e private

Scienze Farmaceutich e -

CRIBI

4 Allestim ento d i servizi d i analisi pe r seque nziamento d el DNA e genot ipizza- zione attraverso nuovi metodi innovativi e economicamente convenienti

Biologia - CRIBI

5

Mappat ura dei g eni de l musco lo schele trico um ano in d iversi stat i fisiologici e patologi-ci e conseguente creazione di un database della mappatura utile a fini diagno stici e te ra-peutici (ad esempio per i settori farmaceutico, ospedaliero, zooprofilattico)

Biologia - CRIBI

6 Costruz ione in v itro di un a biopro tesi om ologa pe r ricostru zioni ep iteliali o ossee

Biologia

7 Preparaz ione di u n kit diag nostico innova tivo per le malattie da prion i

Istologia, Microbiologia

e Biotecnologie Mediche

8 Fabbricazion e di un dispositiv o med ico (e ne cessari su oi progra mmi c on algoritm i) per l'au tocon trollo de lla glicemia ne l pazien te diab etico

Medic ina Clinic a e Sperimentale

9 Realizzazione d i un disp ositivo m edico c he rilev i “in vivo ” nell’uo mo il dan no ossidativo, fungendo da predittore di arteriosclerosi

Medic ina Clinic a e Sperimentale

10 Predisp osizione di un rile vatore d ell'espos izione alle radiazion i UV Fisica

11

Costruzione d i apparecchiature portatili per: a. la scintigrafia cardiaca rapida da usarsi in caso di infarto acuto per il controllo sia dell’evoluzione che del recupero d el danno vasco lare; b. la scintigrafia cranica per il mon itoraggio in tempo reale negli interventi chirurgici per l’asportazione di masse tumorali

Fisica

12 Preparazione di materiali bioc ompat ibili per im pianti oss ei e pe r ferri ch irurgici

Chimic a Inorganica,

Metallorganica ed An alitica

13 Realizzazione d i un sistema di m isurazione della pressio ne all'in terno dell'eso fago e a nalisi automatica dell'andam ento della stessa pe r lo studio della m otilità e d ella coo rdinazione faringo-esofagea e de l tratto intestinale

Chirurgia Generale 2

14 Sviluppo di parti microelettroniche per elettromedicali (pace-maker) Fisica

15 Produz ione di r adiofarm aci per la d iagnosi d ei tum ori e la rad ioterapia Scienze

Farmaceutich e

16 Diagnosi, attraverso l’analisi dell’elettroenc efalogramma, di patolog ie immunoinfiammatorie e degenerative del sistema nervoso (costruzione di mode lli teorici con uso d i algoritm i e reti ne urali)

Fisica

17 Preparazione prodot ti diagno stici e te rapeut ici per l'industria fa rmace utica e per l'us o clinic o per la MRI e la PET

ICTIMA* (CNR)

18 Riabilitazione motoria de lla mano attraverso un sistema di realtà virtuale preparato appositamente

Elettronica e Informatica

19 Studio delle patologie della retina e della cornea attraverso software per l’analisi delle immagini creato appositamen te

Elettronica e Informatica

20 Studio delle alterazion i neurologiche attraverso l’analisi dell’elettroencefalogramma (preparazione di software adeguato)

Elettronica e Informatica

21 Costruz ioni di m odelli pe r la funzio nalità ed il controllo di sistem i metab olici (ad esempio del glucosio nel diabetico)

Elettronica e Informatica

22 Tecn iche d i imagin g in me dicina (M RI e PE T) per lo studio d el sistema recet- toriale nel cervello o per la stima del flusso e del volume ematico cerebrale

Elettronica e Informatica

23 Svilupp o di modelli di funziona lità e di co ntrollo de l sistema respirato rio (ad esem pio per pazien ti ventilat i artificialm ente)

Elettronica e Informatica

24 Studio del comportamento delle cellule in presenza di insulina (nei diabetici) Elettronica

e Informatica

25 Bioingegneria del movimento del corpo umano; valutazione quantitativa della funzion e moto ria per sp ortivi o pe r riabilitaz ione

Elettronica e Informatica

* N.B.: ICTIMA è l'Istituto di Chimica e Tecnologie Inorganiche e dei Materiali Avanzati.

11Questo tipo di valutazione è stata richiesta a ciascun ricercatore, ma ex post è stata sottoposta a verifica col-lettiva.

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Il cluster biomedicale nel Veneto

costo del personale coinvolto che nel com-plesso dei venticinque casi è pari a 3.519.060 euro. Considerando le spese ge-nerali (affitto locali, materiali e attrezzatu-re) potremmo raddoppiare questa voce e stimare pertanto in 7.038.120 euro le spe-se totali. Considerando poi le spese di R&S delle imprese private (come risulta dal cap. 3 esse sono state stimate in 16.255.251 euro), le attività pubbliche ap-paiono qui corrispondere al 43,3% di quel-le private. Il che significa che rispetto al to-tale delle spese (23.293.371 euro) in R&S stimate per l'anno 2002, le attività pubbli-che coprono il 30% circa, mentre sono le imprese private a finanziare il grosso del-l'attività di ricerca (70%). Utilizzando la classificazione per funzio-ne nei quattro settori (diagnostica, terapia e riabilitazione, materiali di consumo e mezzi di contrasto, altre attrezzature ed ap-parecchiature) precedentemente esposta e per tipo di ricerca (di base o applicata) si sono avuti altri risultati che ora andremo ad esporre.

4.3 Ricerche in corso per clas-si d'attività

È possibile analizzare le ricerche conside-rando la suddivisione del settore, da noi proposta, nelle quattro classi diagnostica, terapia e riabilitazione, materiali di con-sumo e mezzi di contrasto ed altre attrez-zature ed apparecchiature.Si nota che delle 17 ricerche che rientrano nel settore diagnostica 13 sono ancora in corso mentre 4 non sono più attive; così delle 5 che si possono inserire nel settore terapia e riabilitazione 2 sono ancora in corso ma 3 non lo sono più. Ancora, delle 2 ricerche nel settore materiali di consumo e mezzi di contrasto 1 è ancora in svolgi-mento ed 1 non lo è; infine, l'unica ricerca nel settore altre attrezzature ed apparec-chiature è ancora in corso. Perciò, è evi-dente che la maggior parte delle attività di ricerca pubblica (il 68%) riguarda la dia-gnostica seguita da terapia e riabilitazione (il 20%) e da materiali di consumo e mezzi di contrasto (per il 4%) per finire con altre attrezzature ed apparecchiature (1%). Ciò

non trova riscontro nelle imprese dove l'ordine delle 4 classi settoriali è diverso, a dimostrare ancora che aziende ed univer-sità sembrano avere interessi e priorità di-verse.Osservando gli anni d'inizio delle varie ri-cerche si vede che la maggioranza, pari al 72%, (soprattutto nella diagnostica) è par-tita in tempi recenti, cioè dopo il 1990, ad evidenziare che il settore biomedicale è piuttosto giovane.Come ci si poteva aspettare, il numero di persone impiegate, così come i costi sti-mati, concorda con il numero di ricerche svolte nelle varie classi. Esse, quindi sono maggiori nella diagnostica (43 persone per 4.441.513 €); seguono poi le altre 3 classi (rispettivamente con 12 addetti per 1.239.492 €, 8 addetti per 826.328 €, e 5 ad-detti per 516.455 €). In totale dunque, i ri-cercatori coinvolti nelle attività di ricerca biomedicali sono 68: si noti che essi sono pari al 40% dei ricercatori attivi nelle im-prese biomedicali intervistate (cfr. capito-lo 3). Nel prosieguo della nostra esposizione considereremo 21 ricerche su 25, visto che quattro non sono ancora iniziate.In 16 ricerche su 21 si è avuta un'innova-zione. Di queste, in 13 casi l'innovazione è di tipo radicale e in 3 di tipo incrementale. In particolare (si veda la tab. 4.1) nella dia-gnostica la maggioranza è formata da inno-vazioni radicali, mentre in terapia e riabili-tazione ed in materiali di consumo e mezzi di contrasto si hanno esclusivamente inno-vazioni radicali e, infine, in altre attrezza-ture ed apparecchiature si ha esclusiva-mente un'innovazione incrementale. Se a ciò si aggiunge il fatto che le innovazioni nella maggior parte dei casi (pari al 75%) riguardano la creazione di nuovi prodotti e solo nella minoranza (pari al 25%) il mi-glioramento di prodotti esistenti, si mette in luce che i ricercatori, fortunatamente, hanno in prevalenza idee originali e nuo-ve. E ciò può indicare un aspetto positivo della ricerca nel biomedicale svolta nelle università venete. Purtroppo, però, come evidenziato in precedenza, queste innova-zioni solo in pochi casi sono protette da brevetto.

I ricercatori che dicono di avere rapporti con

aziende esterne all'università sono il doppio di quelli che non ne hanno. In più del 50% dei casi hanno rapporti con gli enti ospeda-

lieri mentre questa percentuale si abbassa notevolmente nel caso di rapporti con altri dipartimenti (si vedano le tab. 4.2-3- 4).

4. La ricerca nelle università del Veneto

Tab. 4.1Fonte: Nostra elaborazione

tot % tot % tot %

1 7 77,78% 2 22,22% 9 100,00%

2 4 100,00% 0 0,00% 4 100,00%

3 2 100,00% 0 0,00% 2 100,00%

4 0 0,00% 1 100,00% 1 100,00%

tipo di innovazione

radicale incrementale totale

s

e

t

t

o

r

e

diagnostica

terapia e riabilitazione

materiali di consumo e

mezzi di contrasto

altre attrezzature e

apparecchiature

Tab. 4.2Fonte: Nostra elaborazione

Tab. 4.3Fonte: Nostra elaborazione

Tab. 4.4Fonte: Nostra elaborazione

totale % totale % totale %

1 8 61,54% 5 38,46% 13 100,00%

2 3 60,00% 2 40,00% 5 100,00%

3 2 100,00% 0 0,00% 2 100,00%

4 1 100,00% 0 0,00% 1 100,00%

Rapporti con aziende

totalesi no

s

e

t

t

o

r

e

diagnostica

terapia e riabil itazione

materiali di consumo e

mezzi di contrasto

altre attrezzature e

apparecchiature

totale % totale % totale %

1 7 53,85% 6 46,15% 13 100,00%

2 4 80,00% 1 20,00% 5 100,00%

3 0 0,00% 2 100,00% 2 100,00%

4 0 0,00% 1 100,00% 1 100,00%

s

e

t

t

o

r

e

diagnostica

terapia e riabilitazione

materiali di consumo e

mezzi di contrasto

altre attrezzature e

apparecchiature

totalesi noCollaborazioni con enti ospedalieri

totale % totale % totale %

1 5 38,46% 8 61,54% 13 100,00%

2 4 80,00% 1 20,00% 5 100,00%

3 1 50,00% 1 50,00% 2 100,00%

4 0 0,00% 1 100,00% 1 100,00%

totale

Collaborazioni con altri dipartimenti?si no

s

e

t

t

o

r

e

diagnostica

terapia e riabilitazione

materiali di consumo e

mezzi di contrasto

altre attrezzature e

apparecchiature

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Il cluster biomedicale nel Veneto

costo del personale coinvolto che nel com-plesso dei venticinque casi è pari a 3.519.060 euro. Considerando le spese ge-nerali (affitto locali, materiali e attrezzatu-re) potremmo raddoppiare questa voce e stimare pertanto in 7.038.120 euro le spe-se totali. Considerando poi le spese di R&S delle imprese private (come risulta dal cap. 3 esse sono state stimate in 16.255.251 euro), le attività pubbliche ap-paiono qui corrispondere al 43,3% di quel-le private. Il che significa che rispetto al to-tale delle spese (23.293.371 euro) in R&S stimate per l'anno 2002, le attività pubbli-che coprono il 30% circa, mentre sono le imprese private a finanziare il grosso del-l'attività di ricerca (70%). Utilizzando la classificazione per funzio-ne nei quattro settori (diagnostica, terapia e riabilitazione, materiali di consumo e mezzi di contrasto, altre attrezzature ed ap-parecchiature) precedentemente esposta e per tipo di ricerca (di base o applicata) si sono avuti altri risultati che ora andremo ad esporre.

4.3 Ricerche in corso per clas-si d'attività

È possibile analizzare le ricerche conside-rando la suddivisione del settore, da noi proposta, nelle quattro classi diagnostica, terapia e riabilitazione, materiali di con-sumo e mezzi di contrasto ed altre attrez-zature ed apparecchiature.Si nota che delle 17 ricerche che rientrano nel settore diagnostica 13 sono ancora in corso mentre 4 non sono più attive; così delle 5 che si possono inserire nel settore terapia e riabilitazione 2 sono ancora in corso ma 3 non lo sono più. Ancora, delle 2 ricerche nel settore materiali di consumo e mezzi di contrasto 1 è ancora in svolgi-mento ed 1 non lo è; infine, l'unica ricerca nel settore altre attrezzature ed apparec-chiature è ancora in corso. Perciò, è evi-dente che la maggior parte delle attività di ricerca pubblica (il 68%) riguarda la dia-gnostica seguita da terapia e riabilitazione (il 20%) e da materiali di consumo e mezzi di contrasto (per il 4%) per finire con altre attrezzature ed apparecchiature (1%). Ciò

non trova riscontro nelle imprese dove l'ordine delle 4 classi settoriali è diverso, a dimostrare ancora che aziende ed univer-sità sembrano avere interessi e priorità di-verse.Osservando gli anni d'inizio delle varie ri-cerche si vede che la maggioranza, pari al 72%, (soprattutto nella diagnostica) è par-tita in tempi recenti, cioè dopo il 1990, ad evidenziare che il settore biomedicale è piuttosto giovane.Come ci si poteva aspettare, il numero di persone impiegate, così come i costi sti-mati, concorda con il numero di ricerche svolte nelle varie classi. Esse, quindi sono maggiori nella diagnostica (43 persone per 4.441.513 €); seguono poi le altre 3 classi (rispettivamente con 12 addetti per 1.239.492 €, 8 addetti per 826.328 €, e 5 ad-detti per 516.455 €). In totale dunque, i ri-cercatori coinvolti nelle attività di ricerca biomedicali sono 68: si noti che essi sono pari al 40% dei ricercatori attivi nelle im-prese biomedicali intervistate (cfr. capito-lo 3). Nel prosieguo della nostra esposizione considereremo 21 ricerche su 25, visto che quattro non sono ancora iniziate.In 16 ricerche su 21 si è avuta un'innova-zione. Di queste, in 13 casi l'innovazione è di tipo radicale e in 3 di tipo incrementale. In particolare (si veda la tab. 4.1) nella dia-gnostica la maggioranza è formata da inno-vazioni radicali, mentre in terapia e riabili-tazione ed in materiali di consumo e mezzi di contrasto si hanno esclusivamente inno-vazioni radicali e, infine, in altre attrezza-ture ed apparecchiature si ha esclusiva-mente un'innovazione incrementale. Se a ciò si aggiunge il fatto che le innovazioni nella maggior parte dei casi (pari al 75%) riguardano la creazione di nuovi prodotti e solo nella minoranza (pari al 25%) il mi-glioramento di prodotti esistenti, si mette in luce che i ricercatori, fortunatamente, hanno in prevalenza idee originali e nuo-ve. E ciò può indicare un aspetto positivo della ricerca nel biomedicale svolta nelle università venete. Purtroppo, però, come evidenziato in precedenza, queste innova-zioni solo in pochi casi sono protette da brevetto.

I ricercatori che dicono di avere rapporti con

aziende esterne all'università sono il doppio di quelli che non ne hanno. In più del 50% dei casi hanno rapporti con gli enti ospeda-

lieri mentre questa percentuale si abbassa notevolmente nel caso di rapporti con altri dipartimenti (si vedano le tab. 4.2-3- 4).

4. La ricerca nelle università del Veneto

Tab. 4.1Fonte: Nostra elaborazione

tot % tot % tot %

1 7 77,78% 2 22,22% 9 100,00%

2 4 100,00% 0 0,00% 4 100,00%

3 2 100,00% 0 0,00% 2 100,00%

4 0 0,00% 1 100,00% 1 100,00%

tipo di innovazione

radicale incrementale totale

s

e

t

t

o

r

e

diagnostica

terapia e riabilitazione

materiali di consumo e

mezzi di contrasto

altre attrezzature e

apparecchiature

Tab. 4.2Fonte: Nostra elaborazione

Tab. 4.3Fonte: Nostra elaborazione

Tab. 4.4Fonte: Nostra elaborazione

totale % totale % totale %

1 8 61,54% 5 38,46% 13 100,00%

2 3 60,00% 2 40,00% 5 100,00%

3 2 100,00% 0 0,00% 2 100,00%

4 1 100,00% 0 0,00% 1 100,00%

Rapporti con aziende

totalesi no

s

e

t

t

o

r

e

diagnostica

terapia e riabil itazione

materiali di consumo e

mezzi di contrasto

altre attrezzature e

apparecchiature

totale % totale % totale %

1 7 53,85% 6 46,15% 13 100,00%

2 4 80,00% 1 20,00% 5 100,00%

3 0 0,00% 2 100,00% 2 100,00%

4 0 0,00% 1 100,00% 1 100,00%

s

e

t

t

o

r

e

diagnostica

terapia e riabilitazione

materiali di consumo e

mezzi di contrasto

altre attrezzature e

apparecchiature

totalesi noCollaborazioni con enti ospedalieri

totale % totale % totale %

1 5 38,46% 8 61,54% 13 100,00%

2 4 80,00% 1 20,00% 5 100,00%

3 1 50,00% 1 50,00% 2 100,00%

4 0 0,00% 1 100,00% 1 100,00%

totale

Collaborazioni con altri dipartimenti?si no

s

e

t

t

o

r

e

diagnostica

terapia e riabilitazione

materiali di consumo e

mezzi di contrasto

altre attrezzature e

apparecchiature

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72 73

Il cluster biomedicale nel Veneto

Un'ultima considerazione va fatta osser-vando il tipo di ricerca (di base o applica-ta) che viene svolta nei quattro settori con-siderati. Come si può vedere dalla tabella 4.5 nei ventuno casi considerati si ha una leggera prevalenza della ricerca di base sulla ricerca applicata (undici casi contro dieci).

sia quelle di base che quelle applicate sono nate in anni recenti e che la ricerca appli-cata è in leggerissima dominanza rispetto a quella di base. Tuttavia se escludiamo le quattro non ancora avviate e ci limitiamo a ventuno ricerche, prevale la ricerca di ba-se. Dal nostro studio si può osservare, co-me ci si poteva aspettare, che la concor-renza tra laboratori internazionali (tabella non riportata) sia più alta nel caso della ri-cerca applicata rispetto a quella di base.

In entrambe i tipi di ricerca prevalgono i ca-si di innovazioni che, in quella di base so-no in prevalenza di tipo radicale, mentre in quella applicata sono solamente di tipo ra-dicale (si veda la tab. 4.6). La maggior par-te di queste innovazioni, sia per la ricerca di base che per quella applicata, consisto-no nella creazione di nuovi prodotti piut-tosto che in miglioramento di prodotti già esistenti.I pochissimi brevetti ottenuti (cinque), so-no due relativi alla ricerca di base e tre alla ricerca applicata. I due della ricerca di ba-se sono uno di tipo italiano ed uno di tipo internazionale; mentre quelli relativi alla ricerca applicata sono tutti e tre di tipo in-ternazionale. Valgono anche qui le consi-derazioni sui brevetti fatte in precedenza.

Nella tabella 4.7 si nota come chi svolge ri-cerca applicata sia più aperto ad instaurare rapporti con aziende esterne all'università rispetto a chi sviluppa ricerca di base. Que-sto risultato non ci sorprende perché è no-to che la ricerca applicata è più affine alle imprese e ne cattura più facilmente l'atten-zione rispetto a quella di base, che è co-munque insostituibile, ma meno interes-

sante per le aziende. Le relazioni instaura-te sono con imprese in prevalenza localiz-zate nel nostro paese piuttosto che in Euro-pa o nel mondo. Il divario si appiana se si osservano i rapporti con gli enti ospedalie-ri e addirittura si inverte se si studiano i rap-porti con gli altri dipartimenti (si vedano le tab. 4.8 9).

4. La ricerca nelle università del Veneto

Questo non stupisce affatto, anche se, ci si aspetterebbe una più netta dominanza del-la ricerca di base su quella applicata, visto che sarebbe compito specifico dell'univer-sità occuparsi del primo tipo di ricerca. Nei settori della diagnostica e delle altre at-trezzature ed apparecchiature prevale la ri-cerca di base, invece nel settore della tera-pia e riabilitazione prevale completamen-te la ricerca applicata e, infine nel settore materiali di consumo e mezzi di contrasto i due tipi di ricerca hanno lo stesso peso.

4.4 Ricerca di base e ricerca applicata

La ricerca di base è finalizzata all'amplia-mento delle conoscenze scientifiche e non è orientata all'ottenimento di un obiettivo preciso e definito a livello di prodotto o processo produttivo. Al contrario la ricer-ca applicata utilizza conoscenze scientifi-che o genera nuove conoscenze tecnologi-che per la creazione di nuovi prodotti e pro-cessi produttivi. È vero, tuttavia, che i con-fini tra i due tipi di ricerca sono spesso indi-stinti.Considerando il complesso delle venticin-que attività di ricerca studiate si vede che

Tab. 4.5Fonte: Nostra elaborazione

tot % tot % tot %

1 9 69,23% 4 30,77% 13 100,00%

2 0 0,00% 5 100,00% 5 100,00%

3 1 50,00% 1 50,00% 2 100,00%

4 1 100,00% 0 0,00% 1 100,00%

s

e

t

t

o

r

e

diagnostica

terapia e riabilitazione

materiali di consumo e

mezzi di contrasto

altre attrezzature e

apparecchiature

totaletipo di ricerca

di base applicata Tab. 4.6Fonte: Nostra elaborazione

tot % tot % tot %

4 57,14% 3 42,86% 7 100,00%

9 100,00% 0 0,00% 9 100,00%

tipo di innovazione

ricerca applicata

radicale incrementale totale

ricerca di base

Tab. 4.7Fonte: Nostra elaborazione

Tab. 4.8Fonte: Nostra elaborazione

Tab. 4.9Fonte: Nostra elaborazione

Infatti per la ricerca applicata avere o no rapporti con l'ospedale sembra pesare nel-lo stesso modo. Addirittura pare poco im-portante avere scambi con altri diparti-menti visto che in questo caso prevalgono le non collaborazioni.

totale % totale % totale %

6 54,55% 5 45,45% 11 100,00%

8 80,00% 2 20,00% 10 100,00%

ricerca di base

ricerca applicata

Rapporti con aziende

si no totale

totale % totale % totale %

6 54,55% 5 45,45% 11 100,00%

5 50,00% 5 50,00% 10 100,00%

si no totale

Collabora con enti ospedalieri?

ricerca di base

ricerca applicata

totale % totale % totale %

6 54,55% 5 45,45% 11 100,00%

4 40,00% 6 60,00% 10 100,00%

ricerca di base

ricerca applicata

Collaborazioni con altri diparti menti?si no totale

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72 73

Il cluster biomedicale nel Veneto

Un'ultima considerazione va fatta osser-vando il tipo di ricerca (di base o applica-ta) che viene svolta nei quattro settori con-siderati. Come si può vedere dalla tabella 4.5 nei ventuno casi considerati si ha una leggera prevalenza della ricerca di base sulla ricerca applicata (undici casi contro dieci).

sia quelle di base che quelle applicate sono nate in anni recenti e che la ricerca appli-cata è in leggerissima dominanza rispetto a quella di base. Tuttavia se escludiamo le quattro non ancora avviate e ci limitiamo a ventuno ricerche, prevale la ricerca di ba-se. Dal nostro studio si può osservare, co-me ci si poteva aspettare, che la concor-renza tra laboratori internazionali (tabella non riportata) sia più alta nel caso della ri-cerca applicata rispetto a quella di base.

In entrambe i tipi di ricerca prevalgono i ca-si di innovazioni che, in quella di base so-no in prevalenza di tipo radicale, mentre in quella applicata sono solamente di tipo ra-dicale (si veda la tab. 4.6). La maggior par-te di queste innovazioni, sia per la ricerca di base che per quella applicata, consisto-no nella creazione di nuovi prodotti piut-tosto che in miglioramento di prodotti già esistenti.I pochissimi brevetti ottenuti (cinque), so-no due relativi alla ricerca di base e tre alla ricerca applicata. I due della ricerca di ba-se sono uno di tipo italiano ed uno di tipo internazionale; mentre quelli relativi alla ricerca applicata sono tutti e tre di tipo in-ternazionale. Valgono anche qui le consi-derazioni sui brevetti fatte in precedenza.

Nella tabella 4.7 si nota come chi svolge ri-cerca applicata sia più aperto ad instaurare rapporti con aziende esterne all'università rispetto a chi sviluppa ricerca di base. Que-sto risultato non ci sorprende perché è no-to che la ricerca applicata è più affine alle imprese e ne cattura più facilmente l'atten-zione rispetto a quella di base, che è co-munque insostituibile, ma meno interes-

sante per le aziende. Le relazioni instaura-te sono con imprese in prevalenza localiz-zate nel nostro paese piuttosto che in Euro-pa o nel mondo. Il divario si appiana se si osservano i rapporti con gli enti ospedalie-ri e addirittura si inverte se si studiano i rap-porti con gli altri dipartimenti (si vedano le tab. 4.8 9).

4. La ricerca nelle università del Veneto

Questo non stupisce affatto, anche se, ci si aspetterebbe una più netta dominanza del-la ricerca di base su quella applicata, visto che sarebbe compito specifico dell'univer-sità occuparsi del primo tipo di ricerca. Nei settori della diagnostica e delle altre at-trezzature ed apparecchiature prevale la ri-cerca di base, invece nel settore della tera-pia e riabilitazione prevale completamen-te la ricerca applicata e, infine nel settore materiali di consumo e mezzi di contrasto i due tipi di ricerca hanno lo stesso peso.

4.4 Ricerca di base e ricerca applicata

La ricerca di base è finalizzata all'amplia-mento delle conoscenze scientifiche e non è orientata all'ottenimento di un obiettivo preciso e definito a livello di prodotto o processo produttivo. Al contrario la ricer-ca applicata utilizza conoscenze scientifi-che o genera nuove conoscenze tecnologi-che per la creazione di nuovi prodotti e pro-cessi produttivi. È vero, tuttavia, che i con-fini tra i due tipi di ricerca sono spesso indi-stinti.Considerando il complesso delle venticin-que attività di ricerca studiate si vede che

Tab. 4.5Fonte: Nostra elaborazione

tot % tot % tot %

1 9 69,23% 4 30,77% 13 100,00%

2 0 0,00% 5 100,00% 5 100,00%

3 1 50,00% 1 50,00% 2 100,00%

4 1 100,00% 0 0,00% 1 100,00%

s

e

t

t

o

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e

diagnostica

terapia e riabilitazione

materiali di consumo e

mezzi di contrasto

altre attrezzature e

apparecchiature

totaletipo di ricerca

di base applicata Tab. 4.6Fonte: Nostra elaborazione

tot % tot % tot %

4 57,14% 3 42,86% 7 100,00%

9 100,00% 0 0,00% 9 100,00%

tipo di innovazione

ricerca applicata

radicale incrementale totale

ricerca di base

Tab. 4.7Fonte: Nostra elaborazione

Tab. 4.8Fonte: Nostra elaborazione

Tab. 4.9Fonte: Nostra elaborazione

Infatti per la ricerca applicata avere o no rapporti con l'ospedale sembra pesare nel-lo stesso modo. Addirittura pare poco im-portante avere scambi con altri diparti-menti visto che in questo caso prevalgono le non collaborazioni.

totale % totale % totale %

6 54,55% 5 45,45% 11 100,00%

8 80,00% 2 20,00% 10 100,00%

ricerca di base

ricerca applicata

Rapporti con aziende

si no totale

totale % totale % totale %

6 54,55% 5 45,45% 11 100,00%

5 50,00% 5 50,00% 10 100,00%

si no totale

Collabora con enti ospedalieri?

ricerca di base

ricerca applicata

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6 54,55% 5 45,45% 11 100,00%

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ricerca di base

ricerca applicata

Collaborazioni con altri diparti menti?si no totale

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Il cluster biomedicale nel Veneto

4.5 Riflessioni conclusive

Dalle nostre analisi abbiamo notato come la ricerca pubblica nel biomedicale si stia sviluppando nella nostra regione. Alcune difficoltà sono dovute alla cronica man-canza di adeguati fondi che incide in tutti i settori di ricerca, ma anche dal fatto che il biomedicale sembra essere ancora un mer-cato poco appetibile perché spesso molto ristretto. Restano infatti molto alti i costi per attività di ricerca che risultano anche molto rischiose. Chi potrebbe affrontare questa situazione con relativa tranquillità sono le grandi aziende, ma sappiamo che il nord est ne è assai povero visto che è co-stellato da piccole e medie imprese. Ecco quindi un altro motivo per cui sono deboli i legami tra università e imprese nella no-stra regione in questo campo.Inoltre la performance della relazione tra l'università e l'industria dipende, in buona misura, dalla struttura economica ed isti-tuzionale che caratterizza un determinato sistema nazionale di innovazione (Bellini e Ferrucci, 2002).L'università, o altri centri pubblici di ricer-ca, producono nuova conoscenza, la ren-dono liberamente disponibile sul mercato tramite la codificazione dei propri risultati di ricerca ed alcune imprese la utilizzano, in una logica innovativa, al fine di conse-guire risultati economici e competitivi van-taggiosi. Sembrerebbe che lo schema ri-cerca-conoscenza inventiva-conoscenza segua, dunque, un percorso lineare e ge-rarchico fondato sullo sdoppiamento tra il mercato delle invenzioni e quello delle in-novazioni. Tuttavia alcuni studi hanno di-mostrato la limitata portata interpretativa del cosiddetto “modello lineare” del pro-cesso innovativo, secondo il quale, appun-to, la ricerca di base e le scoperte scientifi-che (dominio delle università) precedono cronologicamente la ricerca applicata, lo sviluppo e le innovazioni tecnologiche (do-minio delle imprese). Il processo appare di gran lunga più complesso e tutt'altro che li-neare. Esistono, ad esempio, importanti feedback tra la ricerca di base e quella ap-plicata e lo sviluppo; si pensi soltanto alla produzione di strumenti scientifici (Ster-lacchini, 1993). Resta però vero che, data l'incertezza tecnologica connaturata al-

l'apertura di nuovi filoni di indagine scien-tifica e date le ingenti risorse umane e fi-nanziarie da attivare, le imprese non rie-scono a condurre internamente tutto lo spettro di attività di ricerca necessario per tenere il passo o, addirittura, per condizio-nare la direzione del progresso scientifico e tecnologico ai fini del proprio successo commerciale. Allora, seppur la ricerca universitaria non è esclusivamente di base, essa resta in pre-valenza di natura “pre-competitiva”. Ciò che interessa alle imprese innovative è che nelle università si sperimentino direzioni di ricerca nuove e variegate in modo da di-versificare maggiormente l'ambito delle proprie conoscenze tecnologiche. Solo co-sì le interazioni tra università ed imprese possono e potranno verosimilmente in fu-turo rivelarsi proficue.

Tralasciando, come è ovvio, le considera-zioni di carattere generale sulla evoluzio-ne del modello di assistenza verso il quale si stanno indirizzando le imprese sanitarie nel nostro Paese e nella nostra Regione, in-tendiamo in questa sede rilevare alcuni ef-fetti del cambiamento in atto sulle imprese del settore biomedicale. Una riflessione sull'ambiente competitivo e sulle prospettive di evoluzione del setto-re non può prescindere dal chiedersi in qua-li forme il “biomedicale” sia toccato dalle grandi forze che stanno operando nel con-dizionare i mercati e le organizzazioni: ri-forma del welfare state, globalizzazione, information and communication techno-logy. Si tratta di tre aspetti distinti per co-modità di ricerca ed esposizione, ma imma-gine di una realtà unitaria: difficile riflet-tere sull'evoluzione del welfare senza tene-re presenti le opportunità e gli effetti della globalizzazione, né appare possibile im-maginare gli aspetti della globalizzazione senza riconoscere in essa l'essenzialità del-le nuove tecnologie dell'informazione e co-municazione. Anche gli operatori del biomedicale, aziende ed enti, vivono un'epoca comples-sa, “nella quale i due grandi paradigmi del fordismo, al tramonto, e del postfordismo (intesi come sistemi coerenti di tecnolo-gie, istituzioni, forme organizzative, cono-scenze, e abiti mentali) convivono, agen-do sulla realtà come attrattori, come forze che indirizzano l'evoluzione del sistema produttivo e distributivo verso forme e comportamenti vieppiù coerenti, sincro-

12nizzati sul paradigma stesso” . Il Veneto dispone di capitale umano e capa-cità imprenditoriali complesse, dotazioni di infrastrutture di ricerca, istituzioni, mas-sa critica in termini di domanda potenziale e capacità di spesa, per immaginare un fu-turo di presenza significativa nel settore. Si tratterà allora di accompagnare questo futuro con politiche attente dal punto di vi-sta economico, rispettose della qualità del-

la vita, e capaci di indirizzare le diverse componenti di questo cluster verso una rin-novata capacità di fare sistema.

5.1 Evoluzione della domanda pubblica e biomedicale: dal welfare state alla wel-fare community?

La crisi del Welfare è stata spesso ascritta alla “cattiva gestione” delle risorse dispo-nibili, divenuta nel tempo crisi da “ecces-so di costi”. Questo assunto è tanto più ve-ro per la sanità, al punto che riforma del welfare sta diventando o è, in larga misura, riforma della sanità. L'evidente e progres-siva contrazione delle risorse disponibili in Italia, fenomeno comune del resto a tutti i Paesi europei, mette in moto politiche di contenimento della spesa pubblica per be-ni e servizi ed inevitabilmente induce un radicale riesame dei modi con i quali l'assistenza socio-sanitaria viene assicura-ta ai cittadini. L'estensione dei bisogni (le-gati all'invecchiamento della popolazione ed alla disponibilità di cure) si confronta col federalismo fiscale e con l'applicazio-ne del principio di sussidiarietà, indiriz-zando il sistema socio-sanitario verso una maggior responsabilizzazione del cittadi-no-cliente ed il coinvolgimento delle orga-nizzazioni del terzo settore (che riscopro-no ruolo e significato economico).

Sono questi i segni del passaggio necessa-rio dal welfare state, ormai impossibile, al-la welfare community, tutta ancora da co-

13struire . Svolgere la funzione generale di regolazione, assicurando equità di presta-zioni ai cittadini, è l'impegnativo compito

4. La ricerca nelle università del Veneto

5. Alcune considerazioni sul contesto competitivo

Rullani (2001), Intervento al dibattito su “Postfordi-smo e composizione sociale”, Consorzio aster, www.aaster.it

Cfr. il PSSR 2002-2004 della Regione Lombardia

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Il cluster biomedicale nel Veneto

4.5 Riflessioni conclusive

Dalle nostre analisi abbiamo notato come la ricerca pubblica nel biomedicale si stia sviluppando nella nostra regione. Alcune difficoltà sono dovute alla cronica man-canza di adeguati fondi che incide in tutti i settori di ricerca, ma anche dal fatto che il biomedicale sembra essere ancora un mer-cato poco appetibile perché spesso molto ristretto. Restano infatti molto alti i costi per attività di ricerca che risultano anche molto rischiose. Chi potrebbe affrontare questa situazione con relativa tranquillità sono le grandi aziende, ma sappiamo che il nord est ne è assai povero visto che è co-stellato da piccole e medie imprese. Ecco quindi un altro motivo per cui sono deboli i legami tra università e imprese nella no-stra regione in questo campo.Inoltre la performance della relazione tra l'università e l'industria dipende, in buona misura, dalla struttura economica ed isti-tuzionale che caratterizza un determinato sistema nazionale di innovazione (Bellini e Ferrucci, 2002).L'università, o altri centri pubblici di ricer-ca, producono nuova conoscenza, la ren-dono liberamente disponibile sul mercato tramite la codificazione dei propri risultati di ricerca ed alcune imprese la utilizzano, in una logica innovativa, al fine di conse-guire risultati economici e competitivi van-taggiosi. Sembrerebbe che lo schema ri-cerca-conoscenza inventiva-conoscenza segua, dunque, un percorso lineare e ge-rarchico fondato sullo sdoppiamento tra il mercato delle invenzioni e quello delle in-novazioni. Tuttavia alcuni studi hanno di-mostrato la limitata portata interpretativa del cosiddetto “modello lineare” del pro-cesso innovativo, secondo il quale, appun-to, la ricerca di base e le scoperte scientifi-che (dominio delle università) precedono cronologicamente la ricerca applicata, lo sviluppo e le innovazioni tecnologiche (do-minio delle imprese). Il processo appare di gran lunga più complesso e tutt'altro che li-neare. Esistono, ad esempio, importanti feedback tra la ricerca di base e quella ap-plicata e lo sviluppo; si pensi soltanto alla produzione di strumenti scientifici (Ster-lacchini, 1993). Resta però vero che, data l'incertezza tecnologica connaturata al-

l'apertura di nuovi filoni di indagine scien-tifica e date le ingenti risorse umane e fi-nanziarie da attivare, le imprese non rie-scono a condurre internamente tutto lo spettro di attività di ricerca necessario per tenere il passo o, addirittura, per condizio-nare la direzione del progresso scientifico e tecnologico ai fini del proprio successo commerciale. Allora, seppur la ricerca universitaria non è esclusivamente di base, essa resta in pre-valenza di natura “pre-competitiva”. Ciò che interessa alle imprese innovative è che nelle università si sperimentino direzioni di ricerca nuove e variegate in modo da di-versificare maggiormente l'ambito delle proprie conoscenze tecnologiche. Solo co-sì le interazioni tra università ed imprese possono e potranno verosimilmente in fu-turo rivelarsi proficue.

Tralasciando, come è ovvio, le considera-zioni di carattere generale sulla evoluzio-ne del modello di assistenza verso il quale si stanno indirizzando le imprese sanitarie nel nostro Paese e nella nostra Regione, in-tendiamo in questa sede rilevare alcuni ef-fetti del cambiamento in atto sulle imprese del settore biomedicale. Una riflessione sull'ambiente competitivo e sulle prospettive di evoluzione del setto-re non può prescindere dal chiedersi in qua-li forme il “biomedicale” sia toccato dalle grandi forze che stanno operando nel con-dizionare i mercati e le organizzazioni: ri-forma del welfare state, globalizzazione, information and communication techno-logy. Si tratta di tre aspetti distinti per co-modità di ricerca ed esposizione, ma imma-gine di una realtà unitaria: difficile riflet-tere sull'evoluzione del welfare senza tene-re presenti le opportunità e gli effetti della globalizzazione, né appare possibile im-maginare gli aspetti della globalizzazione senza riconoscere in essa l'essenzialità del-le nuove tecnologie dell'informazione e co-municazione. Anche gli operatori del biomedicale, aziende ed enti, vivono un'epoca comples-sa, “nella quale i due grandi paradigmi del fordismo, al tramonto, e del postfordismo (intesi come sistemi coerenti di tecnolo-gie, istituzioni, forme organizzative, cono-scenze, e abiti mentali) convivono, agen-do sulla realtà come attrattori, come forze che indirizzano l'evoluzione del sistema produttivo e distributivo verso forme e comportamenti vieppiù coerenti, sincro-

12nizzati sul paradigma stesso” . Il Veneto dispone di capitale umano e capa-cità imprenditoriali complesse, dotazioni di infrastrutture di ricerca, istituzioni, mas-sa critica in termini di domanda potenziale e capacità di spesa, per immaginare un fu-turo di presenza significativa nel settore. Si tratterà allora di accompagnare questo futuro con politiche attente dal punto di vi-sta economico, rispettose della qualità del-

la vita, e capaci di indirizzare le diverse componenti di questo cluster verso una rin-novata capacità di fare sistema.

5.1 Evoluzione della domanda pubblica e biomedicale: dal welfare state alla wel-fare community?

La crisi del Welfare è stata spesso ascritta alla “cattiva gestione” delle risorse dispo-nibili, divenuta nel tempo crisi da “ecces-so di costi”. Questo assunto è tanto più ve-ro per la sanità, al punto che riforma del welfare sta diventando o è, in larga misura, riforma della sanità. L'evidente e progres-siva contrazione delle risorse disponibili in Italia, fenomeno comune del resto a tutti i Paesi europei, mette in moto politiche di contenimento della spesa pubblica per be-ni e servizi ed inevitabilmente induce un radicale riesame dei modi con i quali l'assistenza socio-sanitaria viene assicura-ta ai cittadini. L'estensione dei bisogni (le-gati all'invecchiamento della popolazione ed alla disponibilità di cure) si confronta col federalismo fiscale e con l'applicazio-ne del principio di sussidiarietà, indiriz-zando il sistema socio-sanitario verso una maggior responsabilizzazione del cittadi-no-cliente ed il coinvolgimento delle orga-nizzazioni del terzo settore (che riscopro-no ruolo e significato economico).

Sono questi i segni del passaggio necessa-rio dal welfare state, ormai impossibile, al-la welfare community, tutta ancora da co-

13struire . Svolgere la funzione generale di regolazione, assicurando equità di presta-zioni ai cittadini, è l'impegnativo compito

4. La ricerca nelle università del Veneto

5. Alcune considerazioni sul contesto competitivo

Rullani (2001), Intervento al dibattito su “Postfordi-smo e composizione sociale”, Consorzio aster, www.aaster.it

Cfr. il PSSR 2002-2004 della Regione Lombardia

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Il cluster biomedicale nel Veneto

cui sono chiamate, in questa fase, soprat-tutto le Regioni. Da questa particolare prospettiva è logico attendersi una crescente selettività nella scelta dei fornitori-partners da parte dei centri che governano l'approvvigiona-mento delle forniture ed è logico ipotizza-re una sempre maggior aggressività nella pattuizione delle condizioni di fornitura. In questo senso possiamo prevedere che questi risultati saranno ricercati modifi-cando anche radicalmente i criteri con i quali si effettuano gli acquisti, in relazione anche all'utilizzo degli strumenti dell'ICT (Information and communication techno-logy). In effetti, non si può negare che i passati criteri (in qualche caso tuttora praticati) ab-biano concesso ai terminali produttivi e di-stributivi locali di supply chain spazi spes-so ridondanti e in ogni modo poco effi-cienti, e che nel complesso disegnino un modello di approvvigionamento oggi su-perato, perché mantiene costi ingiustifica-tamente alti. L'incontro fra domanda ed of-ferta soffre ancora per la mancanza di visi-bilità e trasparenza e ne risulta un effetto di diseconomia complessiva, di cui sono un sintomo le differenze anche rilevanti fra le condizioni di fornitura praticate per lo stes-so bene o servizio in diversi contesti. I cambiamenti attesi potranno dare origine a qualche contraccolpo anche violento, perché si incide su posizioni consolidate nel tempo. Eppure un atteggiamento più lucidamente presente della domanda pubblica verso l'equità delle prestazioni, dei beni e dei ser-vizi, può essere un elemento cruciale an-che per l'evoluzione del sistema produtti-vo, perché rimuove anomale rendite di po-sizione e può stimolare un ruolo più attivo e propulsivo per gli attori decentrati sul ter-

ritorio e , in primis, per le imprese biome-dicali. Abbiamo osservato peraltro da parte delle imprese la richiesta che la domanda pub-blica, il cosiddetto procurement, sappia sviluppare in futuro la capacità di discer-nere i contenuti dell'offerta non solo in ter-mini di prezzo, ma anche in termini di ser-vizio e di qualità. Allo stesso modo, la par-te pubblica dovrà perfezionare l'attitudine al controllo ex-post sulla coerenza delle forniture con gli standard di prestazione pattuiti. Si tratta di un passaggio cruciale. Ogni cortocircuito in questa materia ri-schia di espellere dal mercato i migliori e di sacrificare la capacità d'innovazione del sistema. In pratica si tratterebbe di privile-giare la scelta dell'assegnazione delle for-niture col criterio dell'offerta economica-mente più vantaggiosa, anziché del prezzo più basso, ogniqualvolta (e questo ricorre frequentemente nel biomedicale) la forni-tura possa integrare miglioramenti tecni-co-qualitativi relativi al particolare know-how del fornitore. Accade invece che, in assenza di un'impossibile competenza spe-cialistica universale da parte dei centri di decisione della spesa, si applichi frequen-temente il criterio del prezzo più basso, co-struendo una griglia sulla base di specifi-

14che particolari di prodotto o servizio .

Questa trasformazione del contesto di mer-cato porterà le imprese a rispondere, e per-tanto a rivedere il proprio posizionamento competitivo. Esse dovranno attivare quei rapporti strategici reticolari che oggi a qualche operatore meno attento possono sembrare ancora un lusso. E dovranno mi-gliorare la capacità di connettersi con i luo-ghi istituzionalmente deputati alla ricerca e all'innovazione, ma esse richiederanno per converso a questi ultimi una maggior attenzione e vicinanza. In questo settore di punta dell'economia regionale, dalla “crisi” della domanda pubblica si esce so-prattutto con l'innovazione tecnologica ed organizzativa, in particolare quella legata alla ICT. Per essere flessibili e tempestivi alcuni cambiamenti non sono più un'opzione ma diventano una necessità: l'outsourcing, il ricorso alle competenze specialistiche che si trovano in rete, e l'assunzione di una di-

mensione culturalmente transnazionale. Si tratta in fondo di assecondare l'evolu-zione postfordista anche nella sanità, com-prendendo che all'esclusività della “fab-brica-ospedale” si va sostituendo un mo-dello di assistenza sociosanitaria multipo-lare e multifunzionale, che punta sull'at-tivazione di energie presenti nell'indivi-

15duo e nella società . Alle imprese si pro-pone la sfida non solo di innovare ma di sa-per ripensare alla propria strategia indivi-duando i nuovi bisogni dell'utenza (indivi-duale e collettiva), rivedendo la propria ca-pacità di creare valore per ri/co/progettare prodotti, servizi e modalità di relazioni con l'utenza pubblica. Del resto, come sem-pre accade, nelle fasi tumultuose di cam-biamento si creano specularmente ai rischi anche nuove opportunità da cogliere che possono attivare nuove aree di business, come ad esempio la telemedicina, che do-vrà sostenere la riorganizzazione e disse-minazione sul territorio dei punti di assi-stenza e delle competenze specialistiche.

5.2 Il processo di internazio-nalizzazione delle impre-se biomedicali: quale inte-grazione con le reti multi-nazionali?

Se la capacità di un'impresa e di un siste-ma produttivo di stare sul mercato interna-zionale si misura con due indicatori, la quo-ta di export sul fatturato e la produzione di brevetti internazionali, va preso atto della significativa performance del cluster bio-medicale veneto. Tuttavia il problema sta nel fatto che molti dispositivi biomedici si riferiscono a seg-menti di mercato di modesta dimensione, se rapportati alla scala nazionale. Diviene perciò indispensabile per i produttori re-gionali ragionare in termini di mercato in-ternazionale, se essi vogliono creare eco-nomie di scala sufficienti ad ammortizzare la forte incidenza dei costi di ricerca e svi-luppo. Inoltre anche la necessità di certifi-cazione di qualità dei prodotti e dei pro-cessi produttivi finisce per essere un fatto-re di differenziazione importante ed in qualche caso elemento condizionante per

la sopravvivenza stessa di molte piccole imprese.I cambiamenti impressi nella domanda pubblica, che copre una quota rilevante del mercato non solo in Italia ma anche a li-vello europeo, provocheranno (prevedi-bilmente anche per gli anni a venire) non solo una certa stasi del mercato ma solleci-teranno nello stesso tempo processi d'ag-gregazione di imprese o l'acquisizione del-le imprese più piccole da parte di grandi gruppi. Il rischio è che le imprese maggio-ri finiscano per occupare interamente an-che le attività di nicchia, dove tradizional-mente operano le imprese di dimensioni medio-piccole. Questo sta accadendo so-prattutto in alcuni settori di punta del mac-chinario industriale e nella commercializ-zazione. Nel settore biomedicale, come in molti set-tori ad alta tecnologia, o nelle imprese del-la biotecnologia, il successo imprendito-riale non basta a garantire la sopravviven-za dell'impresa: l'imprenditore-innovato-re alle volte è costretto a cedere il passo al-le grandi imprese multinazionali, stretto com'egli è nella morsa di una irraggiungi-bile coerenza fra la durata del ciclo di vita del prodotto (sempre più breve) ed i tempi necessari alle attività di test e di inseri-mento sul mercato (inevitabilmente lun-ghi). L'imprenditore-fondatore-innovato-re si trova così, alle volte, a prendere atto dell'impossibilità di raggiungere la di-mensione ottima minima per poter benefi-ciare delle economie di apprendimento, di scala e di specializzazione, sia nella ricer-ca che soprattutto nella fase della com-mercializzazione (Orsenigo, 2001; Big-giero, 2002). Ciò che si è verificato nel distretto produt-tivo del biomedicale di Mirandola è indi-cativo delle tendenze in corso ed è forse pa-radossale. L'elemento cruciale di una stra-tegia d'impresa, o di distretto, vincente è

5. Alcune considerazioni sul contesto

Purtroppo l'applicazione delle tecnologie di e-pro-curement non ha finora aiutato questa impostazione, se è vero che le amministrazioni che in Italia hanno sperimentato gare on-line hanno finora prediletto il criterio del prezzo più basso, anche perché la disponi-bilità di piattaforme elettroniche in grado di gestire graduatorie congiunte - fra punteggio relativo ad of-ferta tecnica con n elementi valutabili e punteggio at-tribuibile al prezzo - sono di recente disponibilità ed ancora a bassa diffusione (A. Ferrari Responsabile del servizio acquisti del Comune di Milano), www.cipa.net

14

15Esemplare è il caso degli anziani. Negli ultimi anni si è andato sostituendo al modello “Casa di Riposo”, co-me offerta praticamente esclusiva, una situazione nel-la quale una quota consistente della domanda trova ri-sposta in forme di assistenza domiciliare alternativa, in parte erogata in forme istituzionali ed in parte sup-plita dall'iniziativa spontanea dei singoli (fenomeno delle “badanti”) con costi complessivi decisamente inferiori.

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Il cluster biomedicale nel Veneto

cui sono chiamate, in questa fase, soprat-tutto le Regioni. Da questa particolare prospettiva è logico attendersi una crescente selettività nella scelta dei fornitori-partners da parte dei centri che governano l'approvvigiona-mento delle forniture ed è logico ipotizza-re una sempre maggior aggressività nella pattuizione delle condizioni di fornitura. In questo senso possiamo prevedere che questi risultati saranno ricercati modifi-cando anche radicalmente i criteri con i quali si effettuano gli acquisti, in relazione anche all'utilizzo degli strumenti dell'ICT (Information and communication techno-logy). In effetti, non si può negare che i passati criteri (in qualche caso tuttora praticati) ab-biano concesso ai terminali produttivi e di-stributivi locali di supply chain spazi spes-so ridondanti e in ogni modo poco effi-cienti, e che nel complesso disegnino un modello di approvvigionamento oggi su-perato, perché mantiene costi ingiustifica-tamente alti. L'incontro fra domanda ed of-ferta soffre ancora per la mancanza di visi-bilità e trasparenza e ne risulta un effetto di diseconomia complessiva, di cui sono un sintomo le differenze anche rilevanti fra le condizioni di fornitura praticate per lo stes-so bene o servizio in diversi contesti. I cambiamenti attesi potranno dare origine a qualche contraccolpo anche violento, perché si incide su posizioni consolidate nel tempo. Eppure un atteggiamento più lucidamente presente della domanda pubblica verso l'equità delle prestazioni, dei beni e dei ser-vizi, può essere un elemento cruciale an-che per l'evoluzione del sistema produtti-vo, perché rimuove anomale rendite di po-sizione e può stimolare un ruolo più attivo e propulsivo per gli attori decentrati sul ter-

ritorio e , in primis, per le imprese biome-dicali. Abbiamo osservato peraltro da parte delle imprese la richiesta che la domanda pub-blica, il cosiddetto procurement, sappia sviluppare in futuro la capacità di discer-nere i contenuti dell'offerta non solo in ter-mini di prezzo, ma anche in termini di ser-vizio e di qualità. Allo stesso modo, la par-te pubblica dovrà perfezionare l'attitudine al controllo ex-post sulla coerenza delle forniture con gli standard di prestazione pattuiti. Si tratta di un passaggio cruciale. Ogni cortocircuito in questa materia ri-schia di espellere dal mercato i migliori e di sacrificare la capacità d'innovazione del sistema. In pratica si tratterebbe di privile-giare la scelta dell'assegnazione delle for-niture col criterio dell'offerta economica-mente più vantaggiosa, anziché del prezzo più basso, ogniqualvolta (e questo ricorre frequentemente nel biomedicale) la forni-tura possa integrare miglioramenti tecni-co-qualitativi relativi al particolare know-how del fornitore. Accade invece che, in assenza di un'impossibile competenza spe-cialistica universale da parte dei centri di decisione della spesa, si applichi frequen-temente il criterio del prezzo più basso, co-struendo una griglia sulla base di specifi-

14che particolari di prodotto o servizio .

Questa trasformazione del contesto di mer-cato porterà le imprese a rispondere, e per-tanto a rivedere il proprio posizionamento competitivo. Esse dovranno attivare quei rapporti strategici reticolari che oggi a qualche operatore meno attento possono sembrare ancora un lusso. E dovranno mi-gliorare la capacità di connettersi con i luo-ghi istituzionalmente deputati alla ricerca e all'innovazione, ma esse richiederanno per converso a questi ultimi una maggior attenzione e vicinanza. In questo settore di punta dell'economia regionale, dalla “crisi” della domanda pubblica si esce so-prattutto con l'innovazione tecnologica ed organizzativa, in particolare quella legata alla ICT. Per essere flessibili e tempestivi alcuni cambiamenti non sono più un'opzione ma diventano una necessità: l'outsourcing, il ricorso alle competenze specialistiche che si trovano in rete, e l'assunzione di una di-

mensione culturalmente transnazionale. Si tratta in fondo di assecondare l'evolu-zione postfordista anche nella sanità, com-prendendo che all'esclusività della “fab-brica-ospedale” si va sostituendo un mo-dello di assistenza sociosanitaria multipo-lare e multifunzionale, che punta sull'at-tivazione di energie presenti nell'indivi-

15duo e nella società . Alle imprese si pro-pone la sfida non solo di innovare ma di sa-per ripensare alla propria strategia indivi-duando i nuovi bisogni dell'utenza (indivi-duale e collettiva), rivedendo la propria ca-pacità di creare valore per ri/co/progettare prodotti, servizi e modalità di relazioni con l'utenza pubblica. Del resto, come sem-pre accade, nelle fasi tumultuose di cam-biamento si creano specularmente ai rischi anche nuove opportunità da cogliere che possono attivare nuove aree di business, come ad esempio la telemedicina, che do-vrà sostenere la riorganizzazione e disse-minazione sul territorio dei punti di assi-stenza e delle competenze specialistiche.

5.2 Il processo di internazio-nalizzazione delle impre-se biomedicali: quale inte-grazione con le reti multi-nazionali?

Se la capacità di un'impresa e di un siste-ma produttivo di stare sul mercato interna-zionale si misura con due indicatori, la quo-ta di export sul fatturato e la produzione di brevetti internazionali, va preso atto della significativa performance del cluster bio-medicale veneto. Tuttavia il problema sta nel fatto che molti dispositivi biomedici si riferiscono a seg-menti di mercato di modesta dimensione, se rapportati alla scala nazionale. Diviene perciò indispensabile per i produttori re-gionali ragionare in termini di mercato in-ternazionale, se essi vogliono creare eco-nomie di scala sufficienti ad ammortizzare la forte incidenza dei costi di ricerca e svi-luppo. Inoltre anche la necessità di certifi-cazione di qualità dei prodotti e dei pro-cessi produttivi finisce per essere un fatto-re di differenziazione importante ed in qualche caso elemento condizionante per

la sopravvivenza stessa di molte piccole imprese.I cambiamenti impressi nella domanda pubblica, che copre una quota rilevante del mercato non solo in Italia ma anche a li-vello europeo, provocheranno (prevedi-bilmente anche per gli anni a venire) non solo una certa stasi del mercato ma solleci-teranno nello stesso tempo processi d'ag-gregazione di imprese o l'acquisizione del-le imprese più piccole da parte di grandi gruppi. Il rischio è che le imprese maggio-ri finiscano per occupare interamente an-che le attività di nicchia, dove tradizional-mente operano le imprese di dimensioni medio-piccole. Questo sta accadendo so-prattutto in alcuni settori di punta del mac-chinario industriale e nella commercializ-zazione. Nel settore biomedicale, come in molti set-tori ad alta tecnologia, o nelle imprese del-la biotecnologia, il successo imprendito-riale non basta a garantire la sopravviven-za dell'impresa: l'imprenditore-innovato-re alle volte è costretto a cedere il passo al-le grandi imprese multinazionali, stretto com'egli è nella morsa di una irraggiungi-bile coerenza fra la durata del ciclo di vita del prodotto (sempre più breve) ed i tempi necessari alle attività di test e di inseri-mento sul mercato (inevitabilmente lun-ghi). L'imprenditore-fondatore-innovato-re si trova così, alle volte, a prendere atto dell'impossibilità di raggiungere la di-mensione ottima minima per poter benefi-ciare delle economie di apprendimento, di scala e di specializzazione, sia nella ricer-ca che soprattutto nella fase della com-mercializzazione (Orsenigo, 2001; Big-giero, 2002). Ciò che si è verificato nel distretto produt-tivo del biomedicale di Mirandola è indi-cativo delle tendenze in corso ed è forse pa-radossale. L'elemento cruciale di una stra-tegia d'impresa, o di distretto, vincente è

5. Alcune considerazioni sul contesto

Purtroppo l'applicazione delle tecnologie di e-pro-curement non ha finora aiutato questa impostazione, se è vero che le amministrazioni che in Italia hanno sperimentato gare on-line hanno finora prediletto il criterio del prezzo più basso, anche perché la disponi-bilità di piattaforme elettroniche in grado di gestire graduatorie congiunte - fra punteggio relativo ad of-ferta tecnica con n elementi valutabili e punteggio at-tribuibile al prezzo - sono di recente disponibilità ed ancora a bassa diffusione (A. Ferrari Responsabile del servizio acquisti del Comune di Milano), www.cipa.net

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15Esemplare è il caso degli anziani. Negli ultimi anni si è andato sostituendo al modello “Casa di Riposo”, co-me offerta praticamente esclusiva, una situazione nel-la quale una quota consistente della domanda trova ri-sposta in forme di assistenza domiciliare alternativa, in parte erogata in forme istituzionali ed in parte sup-plita dall'iniziativa spontanea dei singoli (fenomeno delle “badanti”) con costi complessivi decisamente inferiori.

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Il cluster biomedicale nel Veneto

stata proprio la vendita dell'impresa e l'in-tegrazione commerciale con le imprese multinazionali. Dunque sarà questo il futu-ro veneto del cluster biomedicale: start up ripetuti, creazione di imprese basate su nuove concezioni di prodotto o di servizio e poi il via libera alla commercializzazio-ne operata dalle grandi imprese globali? Che sia questa una nuova chance di vivere il postfordismo, nel senso di rintracciare le ragioni ed i modi di una collaborazione con la grande impresa - anch'essa del resto in transizione ed alla ricerca di nuovi as-setti organizzativi reticolari - che salvi la proprietà valorizzando il radicamento, la specificità e il dinamismo? In fondo ora si sostiene, e anche autorevolmente (Vero-nesi), nel biomedicale un mercato globale non esiste. Esiste solamente un mercato che altro non è che una somma di mercati di nicchia...

5.3 Imprese biomedicali e po-li sanitari: verso un raf-forzamento dell'apprendi-mento interattivo legato alla relazione “produtto-re-utilizzatore”?

Nel Veneto si osserva una concentrazione di imprese del biomedicale in coincidenza con i poli sanitari principali (Padova, Vero-na, Treviso). Queste imprese, nonostante la loro relativa densità, si sono sviluppate con una logica che non sembra riferirsi al-la modalità di distretto, nella quale l'ele-mento distintivo è il legame strategico lo-calizzato di cooperazione e competizione fra imprese. Infatti le imprese del biome-dicale veneto ciascuna operando in una nicchia di mercato nella quale sviluppa la propria specializzazione hanno tutto som-mato scarse relazioni tra loro, sono cioè un cluster poco intessuto di relazioni di net-work, cioè non formano una rete dinami-ca, non si relazionano molto in un mercato comunitario dove operano i brokers della tecnologia e della conoscenza, né attivano sinergie ed esternalità, limitandosi a defi-nire una propria specializzazione nella ca-tena del valore. In generale queste impre-se collaborano poco tra loro e quasi mai

neppure competono. Eppure i poli sanitari principali sono stati per il sistema produttivo biomedicale vene-to, nei fatti, l'incubatore d'impresa più effi-cace, ed ancora lo sono alle volte quando interagiscono creativamente con gli im-prenditori locali. Ed allora, ragionando sul-le possibili evoluzioni del contesto com-petitivo, appare opportuno sottolineare questo ruolo non formalizzato ma concre-tamente svolto dagli attori istituzionali ed in particolare dai “luoghi pubblici” della sanità (ospedali, cliniche, università, labo-ratori ecc.). Nella relazione con l'impresa si è prodotto un valore aggiunto in materia di ricerca ed innovazione. Del resto dalla sanità pubblica si origina la domanda prin-cipale di beni e servizi Qui la domanda stessa viene caratterizzata in termini quan-titativi e qualitativi. Qui si definiscono le specifiche tecniche e le prestazioni attese.Qui si media fra lo standard di fornitura, la prestazione, ed i costi. Orientando la stra-tegia imprenditoriale si indirizza l'offerta. Non è certo un caso se, in concreto, la tota-lità delle imprese intervistate ha ricondot-to al “dialogo col cliente” una delle princi-pali fonti d'innovazione, e se lo start up im-prenditoriale spesso ha preso avvio dopo una maturata esperienza di operatore sani-tario, o in connessione con, fatto che ne ha condizionato l'attività di nicchia, l'integra-zione di sistema, e la personalizzazione, come è avvenuto nel caso del dott. Verone-si, di Mirandola, che dall'interazione con i medici dell'ospedale di Padova ha tratto l'idea generativa per la realizzazione del primo rene artificiale, cui sono seguite una serie di altre iniziative imprenditoriali, so-prattutto nel settore del cosiddetto dispo-sable. Ma anche nell'impresa Vassilli di Pa-dova, impresa leader nel comparto delle carrozzelle per disabili, si può rintracciare un'analoga vicenda. Per le imprese di produzione si tratta allo-ra di riconoscere agli attori pubblici della sanità il ruolo svolto di presidio fonda-mentale (anche se indiretto) delle funzioni di ricerca ed innovazione, e di apprezzarne le potenzialità e il valore, vista anche la prospettiva futura d'assunzione di logiche d'impresa verso la quale gli operatori sani-tari sono oggi orientati. D'altra parte, chi governa dall'alto livello istituzionale la

spesa sanitaria, e porta contemporanea-mente la responsabilità della comunità re-gionale nel suo complesso, dovrebbe per proprio conto assumere con crescente luci-dità la convinzione che, per i motivi sopra brevemente esposti, i propri atti d'indiriz-zo (in generale, ed in particolare nelle atti-vità di procurement) poiché operano sugli standard di servizio e sulla relazione forni-tore-cliente (Lundvall, 1985; 1992) fini-scono volenti o nolenti per sortire effetti di politica industriale complessiva. Essi pos-sono stimolare o penalizzare l'attività di ri-cerca e la capacità di produrre innovazio-ne, in posizioni critiche per la creazione di valore (e la percezione di qualità) della pre-

16stazione sanitaria .

5.4 L'esplorazione della scienza come fattore com-petitivo per il successo delle imprese biomedicali

Nel campo delle conoscenze alla base del-le scienze della vita e della biotecnologia è in corso una rivoluzione tecnologica che comporta la sperimentazione e l'esplora-zione scientifica per l'acquisizione di nuo-ve conoscenze fondamentali. Ciò sta dan-do origine a nuove conoscenze scientifi-che quali la genomica o la bioinformatica e a nuove applicazioni, come i test genetici e la rigenerazione degli organi e dei tessuti umani o le nuove protesi ossee. La capaci-tà di offrire soluzioni scientifiche e tecno-logiche si basa essenzialmente sull'utiliz-zazione del potenziale scientifico esisten-te e disponibile ad essere sfruttato dalle im-prese. Il cluster veneto biomedicale analizzato, anche se in una fase di sviluppo ancora em-brionale, sembra mostrare alcune interes-santi peculiarità: un notevole collegamen-to con la ricerca di base universitaria e con l'ambiente clinico dell'area padovana e ve-ronese, la presenza di elementi di eccel-lenza nell'area più prettamente accademi-ca e legata alle attività di ricerca e sviluppo pubblica (neuro scienze, ingegneria dei materiali, utilizzazione clinica delle cellu-le staminali, bioimmaging) e privata (pro-totipizzazione di strumenti per la riabilita-

zione, apparecchiature per la diagnostica, e applicazioni di varia natura derivanti dal-le biotecnologie). Nel corso degli ultimi anni è avvenuto anche l'avvio delle prime esperienze di attività di finanziamento di-retto, da parte di fondi regionali o di inve-stitori privati, alle attività di R&S e di start-up delle imprese (si veda ad esempio il caso dell'Istituto di Ricerche Biotecno-logiche). Si tratta di elementi che potreb-bero nel lungo periodo modificare profon-damente gli assetti istituzionali regionali esistenti, dando avvio ad una migliore or-ganizzazione delle attività di ricerca (an-cora troppo frammentate e oggetto di scar-so coordinamento istituzionale anche nel-la parte pubblica), e ad un rapporto più di-retto tra il mondo dell'università e quello delle imprese. Importanti politiche pubbliche europee (UE, 2002; Allansdottir et al., 2002), co-me il programma Bioregio tedesco, hanno mostrato che la concentrazione di risorse pubbliche verso questo settore può sortire un effetto oltremodo positivo, stimolando l'attività di catching-up di un'intera indu-stria nazionale (in pochi anni la Germania è stata in grado di posizionarsi come prima nazione europea per il numero di imprese specializzate nel settore delle biotecnolo-gie). Inoltre il cluster biotecnologico e bio-medicale più importante della Gran Breta-gna, quello di Cambridge, deve la sua co-stituzione ad un'accorta politica di colla-borazione tra pubblico e privato e tra isti-tuzioni no-profit ed imprese fondate da ri-cercatori e scienziati provenienti dall'uni-versità locale. Rispetto ad il panorama nazionale sta-gnante (Orsenigo, 2001), il caso veneto si presenta dunque come un'interessante sfi-da. Il cluster biomedicale appare inserito in un contesto produttivo dove il tessuto economico locale può non solo far tesoro di una rete di imprenditorialità diffusa, ma anche far perno su una forte concentrazio-

16Si osservi, per esempio, che l'iniziativa di razionaliz-zazione delle attività di procurement contenuta nelle nuove disposizioni sui dispositivi protesici induce una evidente necessità di riorganizzazione dell'of-ferta, nel senso di una crescita di dimensione degli operatori, della ricerca di integrazione ecc., fenomeni che non accadono nei settori in cui la domanda pub-blica è frammentata.

5. Alcune considerazioni sul contesto

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stata proprio la vendita dell'impresa e l'in-tegrazione commerciale con le imprese multinazionali. Dunque sarà questo il futu-ro veneto del cluster biomedicale: start up ripetuti, creazione di imprese basate su nuove concezioni di prodotto o di servizio e poi il via libera alla commercializzazio-ne operata dalle grandi imprese globali? Che sia questa una nuova chance di vivere il postfordismo, nel senso di rintracciare le ragioni ed i modi di una collaborazione con la grande impresa - anch'essa del resto in transizione ed alla ricerca di nuovi as-setti organizzativi reticolari - che salvi la proprietà valorizzando il radicamento, la specificità e il dinamismo? In fondo ora si sostiene, e anche autorevolmente (Vero-nesi), nel biomedicale un mercato globale non esiste. Esiste solamente un mercato che altro non è che una somma di mercati di nicchia...

5.3 Imprese biomedicali e po-li sanitari: verso un raf-forzamento dell'apprendi-mento interattivo legato alla relazione “produtto-re-utilizzatore”?

Nel Veneto si osserva una concentrazione di imprese del biomedicale in coincidenza con i poli sanitari principali (Padova, Vero-na, Treviso). Queste imprese, nonostante la loro relativa densità, si sono sviluppate con una logica che non sembra riferirsi al-la modalità di distretto, nella quale l'ele-mento distintivo è il legame strategico lo-calizzato di cooperazione e competizione fra imprese. Infatti le imprese del biome-dicale veneto ciascuna operando in una nicchia di mercato nella quale sviluppa la propria specializzazione hanno tutto som-mato scarse relazioni tra loro, sono cioè un cluster poco intessuto di relazioni di net-work, cioè non formano una rete dinami-ca, non si relazionano molto in un mercato comunitario dove operano i brokers della tecnologia e della conoscenza, né attivano sinergie ed esternalità, limitandosi a defi-nire una propria specializzazione nella ca-tena del valore. In generale queste impre-se collaborano poco tra loro e quasi mai

neppure competono. Eppure i poli sanitari principali sono stati per il sistema produttivo biomedicale vene-to, nei fatti, l'incubatore d'impresa più effi-cace, ed ancora lo sono alle volte quando interagiscono creativamente con gli im-prenditori locali. Ed allora, ragionando sul-le possibili evoluzioni del contesto com-petitivo, appare opportuno sottolineare questo ruolo non formalizzato ma concre-tamente svolto dagli attori istituzionali ed in particolare dai “luoghi pubblici” della sanità (ospedali, cliniche, università, labo-ratori ecc.). Nella relazione con l'impresa si è prodotto un valore aggiunto in materia di ricerca ed innovazione. Del resto dalla sanità pubblica si origina la domanda prin-cipale di beni e servizi Qui la domanda stessa viene caratterizzata in termini quan-titativi e qualitativi. Qui si definiscono le specifiche tecniche e le prestazioni attese.Qui si media fra lo standard di fornitura, la prestazione, ed i costi. Orientando la stra-tegia imprenditoriale si indirizza l'offerta. Non è certo un caso se, in concreto, la tota-lità delle imprese intervistate ha ricondot-to al “dialogo col cliente” una delle princi-pali fonti d'innovazione, e se lo start up im-prenditoriale spesso ha preso avvio dopo una maturata esperienza di operatore sani-tario, o in connessione con, fatto che ne ha condizionato l'attività di nicchia, l'integra-zione di sistema, e la personalizzazione, come è avvenuto nel caso del dott. Verone-si, di Mirandola, che dall'interazione con i medici dell'ospedale di Padova ha tratto l'idea generativa per la realizzazione del primo rene artificiale, cui sono seguite una serie di altre iniziative imprenditoriali, so-prattutto nel settore del cosiddetto dispo-sable. Ma anche nell'impresa Vassilli di Pa-dova, impresa leader nel comparto delle carrozzelle per disabili, si può rintracciare un'analoga vicenda. Per le imprese di produzione si tratta allo-ra di riconoscere agli attori pubblici della sanità il ruolo svolto di presidio fonda-mentale (anche se indiretto) delle funzioni di ricerca ed innovazione, e di apprezzarne le potenzialità e il valore, vista anche la prospettiva futura d'assunzione di logiche d'impresa verso la quale gli operatori sani-tari sono oggi orientati. D'altra parte, chi governa dall'alto livello istituzionale la

spesa sanitaria, e porta contemporanea-mente la responsabilità della comunità re-gionale nel suo complesso, dovrebbe per proprio conto assumere con crescente luci-dità la convinzione che, per i motivi sopra brevemente esposti, i propri atti d'indiriz-zo (in generale, ed in particolare nelle atti-vità di procurement) poiché operano sugli standard di servizio e sulla relazione forni-tore-cliente (Lundvall, 1985; 1992) fini-scono volenti o nolenti per sortire effetti di politica industriale complessiva. Essi pos-sono stimolare o penalizzare l'attività di ri-cerca e la capacità di produrre innovazio-ne, in posizioni critiche per la creazione di valore (e la percezione di qualità) della pre-

16stazione sanitaria .

5.4 L'esplorazione della scienza come fattore com-petitivo per il successo delle imprese biomedicali

Nel campo delle conoscenze alla base del-le scienze della vita e della biotecnologia è in corso una rivoluzione tecnologica che comporta la sperimentazione e l'esplora-zione scientifica per l'acquisizione di nuo-ve conoscenze fondamentali. Ciò sta dan-do origine a nuove conoscenze scientifi-che quali la genomica o la bioinformatica e a nuove applicazioni, come i test genetici e la rigenerazione degli organi e dei tessuti umani o le nuove protesi ossee. La capaci-tà di offrire soluzioni scientifiche e tecno-logiche si basa essenzialmente sull'utiliz-zazione del potenziale scientifico esisten-te e disponibile ad essere sfruttato dalle im-prese. Il cluster veneto biomedicale analizzato, anche se in una fase di sviluppo ancora em-brionale, sembra mostrare alcune interes-santi peculiarità: un notevole collegamen-to con la ricerca di base universitaria e con l'ambiente clinico dell'area padovana e ve-ronese, la presenza di elementi di eccel-lenza nell'area più prettamente accademi-ca e legata alle attività di ricerca e sviluppo pubblica (neuro scienze, ingegneria dei materiali, utilizzazione clinica delle cellu-le staminali, bioimmaging) e privata (pro-totipizzazione di strumenti per la riabilita-

zione, apparecchiature per la diagnostica, e applicazioni di varia natura derivanti dal-le biotecnologie). Nel corso degli ultimi anni è avvenuto anche l'avvio delle prime esperienze di attività di finanziamento di-retto, da parte di fondi regionali o di inve-stitori privati, alle attività di R&S e di start-up delle imprese (si veda ad esempio il caso dell'Istituto di Ricerche Biotecno-logiche). Si tratta di elementi che potreb-bero nel lungo periodo modificare profon-damente gli assetti istituzionali regionali esistenti, dando avvio ad una migliore or-ganizzazione delle attività di ricerca (an-cora troppo frammentate e oggetto di scar-so coordinamento istituzionale anche nel-la parte pubblica), e ad un rapporto più di-retto tra il mondo dell'università e quello delle imprese. Importanti politiche pubbliche europee (UE, 2002; Allansdottir et al., 2002), co-me il programma Bioregio tedesco, hanno mostrato che la concentrazione di risorse pubbliche verso questo settore può sortire un effetto oltremodo positivo, stimolando l'attività di catching-up di un'intera indu-stria nazionale (in pochi anni la Germania è stata in grado di posizionarsi come prima nazione europea per il numero di imprese specializzate nel settore delle biotecnolo-gie). Inoltre il cluster biotecnologico e bio-medicale più importante della Gran Breta-gna, quello di Cambridge, deve la sua co-stituzione ad un'accorta politica di colla-borazione tra pubblico e privato e tra isti-tuzioni no-profit ed imprese fondate da ri-cercatori e scienziati provenienti dall'uni-versità locale. Rispetto ad il panorama nazionale sta-gnante (Orsenigo, 2001), il caso veneto si presenta dunque come un'interessante sfi-da. Il cluster biomedicale appare inserito in un contesto produttivo dove il tessuto economico locale può non solo far tesoro di una rete di imprenditorialità diffusa, ma anche far perno su una forte concentrazio-

16Si osservi, per esempio, che l'iniziativa di razionaliz-zazione delle attività di procurement contenuta nelle nuove disposizioni sui dispositivi protesici induce una evidente necessità di riorganizzazione dell'of-ferta, nel senso di una crescita di dimensione degli operatori, della ricerca di integrazione ecc., fenomeni che non accadono nei settori in cui la domanda pub-blica è frammentata.

5. Alcune considerazioni sul contesto

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Il cluster biomedicale nel Veneto

ne di attività di ricerca di base e applicata universitaria che in alcuni segmenti vanta una tradizione di eccellenza. Il decollo del cluster veneto del biomedicale (e delle atti-vità di biotecnologia) potrebbe ovviamen-te essere maggiormente incentivato dal-l'adozione di politiche regionali ad hoc, che basandosi sulle competenze esistenti in ambito regionale siano in grado di inte-grare i vari aspetti di incentivazione, coor-dinamento, e integrazione delle varie atti-vità.

Nel cluster biomedicale una posizione di particolare rilevanza è occupata dalla nic-chia di imprese specializzate in ortopedia e riabilitazione. Quest'area è quantitativa-mente significativa ed è stata descritta in altra parte del presente rapporto di ricerca. Essa vanta nel Veneto una tradizione di particolare qualità del servizio offerto e di capacità innovative.

Le imprese di ortopedia e di riabilitazione sono collocate all'interno di una particola-re caratterizzazione produttiva. Esse sono poste al crocevia fra esigenze complesse e diversificate: da un lato la loro attività è fo-calizzata sui bisogni specifici degli utiliz-zatori (espressi da persone particolarmen-te esigenti perché sofferenti anche in mo-do molto grave di patologie cronicamente invalidanti) e ciò richiede una particolare flessibilità produttiva; dall'altro, poiché le imprese hanno la necessità di tenere sotto controllo i costi, esse devono in qualche modo puntare a standardizzare ed indu-strializzare i loro prodotti ed i vari cicli di lavorazione. Questo trade-off è stato uti-lizzato dalle imprese venete di ortopedia e riabilitazione come elemento virtuoso di una traiettoria imprenditoriale basata sul-l'innovazione continua e sul rapporto indi-viduale e personalizzato con il paziente. Nel settore protesico, in primo luogo, è sta-ta utilizzata la competenza specifica dei medici specialisti unita alla competenza di tecnici ortopedici e in secondo luogo, l'abilità artigianale, da bottega d'altri tem-pi verrebbe da dire, degli operatori locali, altamente qualificati nella lavorazione dei più diversi materiali.

Indagare se nel circolo virtuoso fra pa-ziente-specialista-tecnico ortopedico-la-boratorio sia stato più importante il ruolo di uno o dell'altro attore sarebbe impresa impossibile, nel continuo gioco dei riman-di e dell'accumulazione di sapere tacito e codificato che si è realizzata. Di fatto la ri-

sposta alla domanda dei pazienti si è sem-pre mantenuta su standard di altissima qua-lità, qualificandosi per una coppia prodot-to-servizio nella quale la seconda compo-nente ha sempre avuto il peso principale, ma allo stesso modo, e specularmente, ne ha subito i costi. E' inoltre importante ricordare le virtù del funzionamento di una “scelta fiduciaria”, che ha tenuto legati tra loro gli operatori: il medico che conosce e stima i tecnici del la-boratorio, il paziente che trova riposte competenti ed empatiche nell'uno e nel-l'altro e restituisce informazioni preziose all'uno ed all'altro, i produttori che amal-gamano diverse competenze e fanno teso-ro delle informazioni e conoscenze rice-vute dai pazienti e dai medici di fisiatria e ortopedia per la ri-progettazione dei nuovi prodotti.

Nel comprensibile fervore di iniziative vol-te al contenimento dei costi delle presta-zioni, legato alla riforma più generale del-la sanità nel nostro Paese, ora anche in que-sto settore è in atto una profonda revisione della supply-chain, resa ormai indifferibi-le da modifiche di legge intervenute re-centemente (si vedano le previsioni del D.M. 27.8.1999, N. 332).

Le norme in materia di fornitura di ausili si rifanno alle direttive europee in materia di dispositivi medici recepite anche in Italia dal 1997 (decreto legislativo 46/1997). Le regole sono quindi molto cambiate rispet-to al “Nomenclatore tariffario” del 1992 e "l'accreditamento" richiesto per i fornitori è diverso a seconda del tipo di prodotto rea-lizzato o distribuito:

Ausili su misura: alla fornitura sono am-messe solo quelle aziende (fabbricanti o rappresentanti autorizzati) che siano iscritte presso il registro del Ministero del-la Sanità;

Il cluster biomedicale nel Veneto

6. Allegato 1 L’area specializzata di ortopedia e riabilitazione

5. Alcune considerazioni sul contesto

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Il cluster biomedicale nel Veneto

ne di attività di ricerca di base e applicata universitaria che in alcuni segmenti vanta una tradizione di eccellenza. Il decollo del cluster veneto del biomedicale (e delle atti-vità di biotecnologia) potrebbe ovviamen-te essere maggiormente incentivato dal-l'adozione di politiche regionali ad hoc, che basandosi sulle competenze esistenti in ambito regionale siano in grado di inte-grare i vari aspetti di incentivazione, coor-dinamento, e integrazione delle varie atti-vità.

Nel cluster biomedicale una posizione di particolare rilevanza è occupata dalla nic-chia di imprese specializzate in ortopedia e riabilitazione. Quest'area è quantitativa-mente significativa ed è stata descritta in altra parte del presente rapporto di ricerca. Essa vanta nel Veneto una tradizione di particolare qualità del servizio offerto e di capacità innovative.

Le imprese di ortopedia e di riabilitazione sono collocate all'interno di una particola-re caratterizzazione produttiva. Esse sono poste al crocevia fra esigenze complesse e diversificate: da un lato la loro attività è fo-calizzata sui bisogni specifici degli utiliz-zatori (espressi da persone particolarmen-te esigenti perché sofferenti anche in mo-do molto grave di patologie cronicamente invalidanti) e ciò richiede una particolare flessibilità produttiva; dall'altro, poiché le imprese hanno la necessità di tenere sotto controllo i costi, esse devono in qualche modo puntare a standardizzare ed indu-strializzare i loro prodotti ed i vari cicli di lavorazione. Questo trade-off è stato uti-lizzato dalle imprese venete di ortopedia e riabilitazione come elemento virtuoso di una traiettoria imprenditoriale basata sul-l'innovazione continua e sul rapporto indi-viduale e personalizzato con il paziente. Nel settore protesico, in primo luogo, è sta-ta utilizzata la competenza specifica dei medici specialisti unita alla competenza di tecnici ortopedici e in secondo luogo, l'abilità artigianale, da bottega d'altri tem-pi verrebbe da dire, degli operatori locali, altamente qualificati nella lavorazione dei più diversi materiali.

Indagare se nel circolo virtuoso fra pa-ziente-specialista-tecnico ortopedico-la-boratorio sia stato più importante il ruolo di uno o dell'altro attore sarebbe impresa impossibile, nel continuo gioco dei riman-di e dell'accumulazione di sapere tacito e codificato che si è realizzata. Di fatto la ri-

sposta alla domanda dei pazienti si è sem-pre mantenuta su standard di altissima qua-lità, qualificandosi per una coppia prodot-to-servizio nella quale la seconda compo-nente ha sempre avuto il peso principale, ma allo stesso modo, e specularmente, ne ha subito i costi. E' inoltre importante ricordare le virtù del funzionamento di una “scelta fiduciaria”, che ha tenuto legati tra loro gli operatori: il medico che conosce e stima i tecnici del la-boratorio, il paziente che trova riposte competenti ed empatiche nell'uno e nel-l'altro e restituisce informazioni preziose all'uno ed all'altro, i produttori che amal-gamano diverse competenze e fanno teso-ro delle informazioni e conoscenze rice-vute dai pazienti e dai medici di fisiatria e ortopedia per la ri-progettazione dei nuovi prodotti.

Nel comprensibile fervore di iniziative vol-te al contenimento dei costi delle presta-zioni, legato alla riforma più generale del-la sanità nel nostro Paese, ora anche in que-sto settore è in atto una profonda revisione della supply-chain, resa ormai indifferibi-le da modifiche di legge intervenute re-centemente (si vedano le previsioni del D.M. 27.8.1999, N. 332).

Le norme in materia di fornitura di ausili si rifanno alle direttive europee in materia di dispositivi medici recepite anche in Italia dal 1997 (decreto legislativo 46/1997). Le regole sono quindi molto cambiate rispet-to al “Nomenclatore tariffario” del 1992 e "l'accreditamento" richiesto per i fornitori è diverso a seconda del tipo di prodotto rea-lizzato o distribuito:

Ausili su misura: alla fornitura sono am-messe solo quelle aziende (fabbricanti o rappresentanti autorizzati) che siano iscritte presso il registro del Ministero del-la Sanità;

Il cluster biomedicale nel Veneto

6. Allegato 1 L’area specializzata di ortopedia e riabilitazione

5. Alcune considerazioni sul contesto

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Il cluster biomedicale nel Veneto

Ausili di serie predisposti: sono ammesse le aziende in regola con la normativa vi-gente e che dispongano di un tecnico abili-tato in grado di garantire il rispetto dei tem-pi di consegna dei prodotti prescritti e auto-rizzati; Ausili di serie: il prezzo e le condizioni di fornitura sono fissate da procedure pubbli-che di acquisto (gare), mentre i requisiti cui dovranno rispondere i fornitori parte-cipanti alla gara sono fissati dalla Regio-ne. Il nomenclatore tariffario, afferma la leg-ge, va aggiornato periodicamente, i codici di identificazione si rifanno alle cataloga-zioni dell'ISO e devono essere adoperati fin dalle prescrizioni da medici che devo-no rifarsi il più possibile a codici standard. Altro elemento importante della legge, di cui ancora è difficile prevedere l'evolu-zione, risiede nella opportunità dichiarata di attivare forniture che integrino proce-dure di riciclo dei dispositivi. Al di là dell'evoluzione che la normativa potrà conoscere va evidenziata la dinami-ca che si sta innescando, che vede un con-tinuo fluire dei dispositivi verso la catego-ria degli ausili di serie, per i quali è previ-sta la gara, secondo le modalità stabilite Regioni. Appare evidente che alle aziende è richiesto di fatto un riposizionamento su-gli articoli di serie, così come è chiaro che ciò comporterà l'industrializzazione dei prodotti e dei cicli di lavorazione. Ciò po-trebbe in teoria favorire nelle attività di procurement le imprese multinazionali produttrici di componenti, che potrebbero decidere di integrare a valle, entrando nel-la produzione e distribuzione di protesi, oppure le produzioni di ausili e protesi po-trebbero essere delocalizzate in altri paesi (Taiwan, est europeo), e ciò probabilmen-te abbasserebbe di fatto il livello qualitati-vo dei prodotti. Un maggior controllo di questi mercati implica allora:

• La possibilità di fornire, per uno stesso codice di dispositivo, diverse marche e modelli di prodotto, idonei a soddisfare specifiche esigenze dell'assistito (così come previsto dal D.M. 332 art. 8, com-ma 2). Il mercato dovrà essere aperto al-la concorrenza auspicata dal Garante del-

la Concorrenza e del Mercato. Solamen-te in presenza di una pluralità di prodotti l'utilizzatore potrà scegliere quello che meglio soddisfa le sue esigenze.

• La qualità. Occorre definire dei livelli qualitativi minimi di accesso al mercato e di ulteriori elementi qualitativi miglio-rativi, che tengano conto delle caratteri-stiche tecnico-qualitative sia del prodot-to, che dell'impresa produttrice (sulla ba-se, ad esempio, di griglie di valutazio-ne). È necessario inoltre dare ulteriori specifiche se, come sempre più spesso accade, con il prodotto vengono richiesti anche altri servizi quali ad esempio: for-mazione/informazione al paziente, ma-nutenzione ed assistenza tecnica, pro-getto distributivo coerente con il canale di distribuzione scelto (ad es. rete com-merciale dedicata, programmazione or-dini, ecc.).

• Il canale distributivo. Occorre definire chiaramente a priori attraverso quale ca-nale il prodotto verrà distribuito (ASL, distretto, farmacia, sanitaria, domicilio del paziente, ecc.).

• Costo della fornitura. E' evidente che una corretta valutazione del costo della fornitura può essere fatta solo conside-rando attentamente i vari fattori che lo compongono:

• Prezzo del prodotto (che non può pre-scindere da una valutazione quali-tà/prezzo);

• Prezzo del servizio;

• Prezzo della distribuzione.

• Durata dei contratti. E' opportuno che i contratti da stipulare prevedano una du-rata temporale congrua.

• Controlli. Occorre ricordare che i dispo-sitivi inclusi negli elenchi 1, 2 e 3 sono in quanto dispositivi medici assoggetta-ti al D.Lgs. del 24 febbraio 1997, n. 46 che prevede un articolato sistema di vigi-lanza e monitoraggio del mercato. Inol-tre, per i dispositivi su misura di cui all'elenco 1 tale decreto (n. 46/97) preve-de ulteriori, specifici adempimenti (v. art. 11, commi 6 e 7). Si auspica pertanto che le ASL, con il coordinamento delle Regioni, svolgano un'attività di control-

lo in collaborazione con l'Autorità pre-posta alla vigilanza dei dispositivi medi-ci (che è il Dipartimento delle Professio-ni Sanitarie del Ministero della Sanità).

• Relativamente alle forniture, è auspica-bile che vengano svolti controlli per ac-certare che la qualità dei prodotti sul mer-cato corrisponda effettivamente a quan-to dichiarato dal fabbricante in fase di ag-giudicazione della fornitura, demandan-do ad enti terzi, a garanzia di imparziali-tà e di capacità tecnico/professionale, eventuali accertamenti tecnici sul pro-dotto.

6. Allegato 1

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Il cluster biomedicale nel Veneto

Ausili di serie predisposti: sono ammesse le aziende in regola con la normativa vi-gente e che dispongano di un tecnico abili-tato in grado di garantire il rispetto dei tem-pi di consegna dei prodotti prescritti e auto-rizzati; Ausili di serie: il prezzo e le condizioni di fornitura sono fissate da procedure pubbli-che di acquisto (gare), mentre i requisiti cui dovranno rispondere i fornitori parte-cipanti alla gara sono fissati dalla Regio-ne. Il nomenclatore tariffario, afferma la leg-ge, va aggiornato periodicamente, i codici di identificazione si rifanno alle cataloga-zioni dell'ISO e devono essere adoperati fin dalle prescrizioni da medici che devo-no rifarsi il più possibile a codici standard. Altro elemento importante della legge, di cui ancora è difficile prevedere l'evolu-zione, risiede nella opportunità dichiarata di attivare forniture che integrino proce-dure di riciclo dei dispositivi. Al di là dell'evoluzione che la normativa potrà conoscere va evidenziata la dinami-ca che si sta innescando, che vede un con-tinuo fluire dei dispositivi verso la catego-ria degli ausili di serie, per i quali è previ-sta la gara, secondo le modalità stabilite Regioni. Appare evidente che alle aziende è richiesto di fatto un riposizionamento su-gli articoli di serie, così come è chiaro che ciò comporterà l'industrializzazione dei prodotti e dei cicli di lavorazione. Ciò po-trebbe in teoria favorire nelle attività di procurement le imprese multinazionali produttrici di componenti, che potrebbero decidere di integrare a valle, entrando nel-la produzione e distribuzione di protesi, oppure le produzioni di ausili e protesi po-trebbero essere delocalizzate in altri paesi (Taiwan, est europeo), e ciò probabilmen-te abbasserebbe di fatto il livello qualitati-vo dei prodotti. Un maggior controllo di questi mercati implica allora:

• La possibilità di fornire, per uno stesso codice di dispositivo, diverse marche e modelli di prodotto, idonei a soddisfare specifiche esigenze dell'assistito (così come previsto dal D.M. 332 art. 8, com-ma 2). Il mercato dovrà essere aperto al-la concorrenza auspicata dal Garante del-

la Concorrenza e del Mercato. Solamen-te in presenza di una pluralità di prodotti l'utilizzatore potrà scegliere quello che meglio soddisfa le sue esigenze.

• La qualità. Occorre definire dei livelli qualitativi minimi di accesso al mercato e di ulteriori elementi qualitativi miglio-rativi, che tengano conto delle caratteri-stiche tecnico-qualitative sia del prodot-to, che dell'impresa produttrice (sulla ba-se, ad esempio, di griglie di valutazio-ne). È necessario inoltre dare ulteriori specifiche se, come sempre più spesso accade, con il prodotto vengono richiesti anche altri servizi quali ad esempio: for-mazione/informazione al paziente, ma-nutenzione ed assistenza tecnica, pro-getto distributivo coerente con il canale di distribuzione scelto (ad es. rete com-merciale dedicata, programmazione or-dini, ecc.).

• Il canale distributivo. Occorre definire chiaramente a priori attraverso quale ca-nale il prodotto verrà distribuito (ASL, distretto, farmacia, sanitaria, domicilio del paziente, ecc.).

• Costo della fornitura. E' evidente che una corretta valutazione del costo della fornitura può essere fatta solo conside-rando attentamente i vari fattori che lo compongono:

• Prezzo del prodotto (che non può pre-scindere da una valutazione quali-tà/prezzo);

• Prezzo del servizio;

• Prezzo della distribuzione.

• Durata dei contratti. E' opportuno che i contratti da stipulare prevedano una du-rata temporale congrua.

• Controlli. Occorre ricordare che i dispo-sitivi inclusi negli elenchi 1, 2 e 3 sono in quanto dispositivi medici assoggetta-ti al D.Lgs. del 24 febbraio 1997, n. 46 che prevede un articolato sistema di vigi-lanza e monitoraggio del mercato. Inol-tre, per i dispositivi su misura di cui all'elenco 1 tale decreto (n. 46/97) preve-de ulteriori, specifici adempimenti (v. art. 11, commi 6 e 7). Si auspica pertanto che le ASL, con il coordinamento delle Regioni, svolgano un'attività di control-

lo in collaborazione con l'Autorità pre-posta alla vigilanza dei dispositivi medi-ci (che è il Dipartimento delle Professio-ni Sanitarie del Ministero della Sanità).

• Relativamente alle forniture, è auspica-bile che vengano svolti controlli per ac-certare che la qualità dei prodotti sul mer-cato corrisponda effettivamente a quan-to dichiarato dal fabbricante in fase di ag-giudicazione della fornitura, demandan-do ad enti terzi, a garanzia di imparziali-tà e di capacità tecnico/professionale, eventuali accertamenti tecnici sul pro-dotto.

6. Allegato 1

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Il cluster biomedicale nel Veneto

Il programma “Acquisti in Rete” della 17

PA nasce ad opera del Ministero del-l'Economia e delle Finanze attraverso la Consip S.p.A, (ex. articolo 26 Legge Fi-nanziaria per l'anno 2000 - L. 488/99 e De-creto Ministeriale del 24 febbraio 2000), con l'obiettivo primario di contenere la spe-sa utilizzando metodi legati alle nuove tec-nologie informatiche (e-procurement), e si inserisce all'interno di un ampio proces-so di modernizzazione della Pubblica Am-ministrazione (e-government). Le succes-sive leggi finanziarie (n.388 del 23 dicem-bre 2000 e n.448 del 28 dicembre 2001) hanno ampliato ulteriormente l'ambito di intervento del programma. Il Ministero dell'Economia e delle Finan-ze stipula convenzioni con le quali le im-prese fornitrici prescelte, individuate tra-mite le procedure previste dalla normativa vigente in materia di scelta del contraente, si impegnano ad accettare, alle condizioni ed ai prezzi stabiliti, ordinativi di fornitura deliberati dalle Amministrazioni dello Sta-to, sino alla concorrenza di un quantitativo complessivo predeterminato.Le Amministrazioni centrali e periferiche dello Stato sono obbligate ad approvvigio-narsi utilizzando il sistema delle conven-zioni, mentre le restanti Pubbliche Ammi-nistrazioni hanno facoltà di aderire alle predette convenzioni, ovvero devono ri-spettarne i requisiti di qualità e prezzo per l'acquisto di beni comparabili con quelli oggetto di convenzionamento.In particolare, a seguito della finanziaria 2001, hanno preso avvio tre progetti speci-fici dedicati alla razionalizzazione della spesa dei settori: Enti locali, Sanità e Uni-versità.L'idea di sviluppare una sezione dedicata alla Sanità, all'interno del sito Acquisti in Rete della P.A., è nata dall'esigenza di crea-re uno strumento di comunicazione effica-ce per la diffusione delle diverse iniziative intraprese nell'ambito del progetto di ra-zionalizzazione della spesa per gli acquisti

di beni e servizi nel comparto Sanità. Tale progetto si è posto l'obiettivo di migliorare l'efficienza delle modalità di gestione del-la spesa sanitaria utilizzando anche mo-delli legati alle nuove tecnologie informa-tiche (e-procurement), che già sono opera-tivi, con successo, nell'ambito della spesa comune a tutte le Pubbliche Amministra-zioni. Per garantire un completo successo del progetto è stata avviata, a cura di Con-sip, la creazione di una rete di condivisio-ne delle conoscenze al fine di:

• diffondere ed utilizzare un bagaglio me-todologico e un patrimonio documentale riguardante le procedure di acquisto ag-gregate.

• sviluppare e consolidare i rapporti tra le Amministrazioni centrali, le Aziende Sa-nitarie, le Regioni, e gli altri attori coin-volti, in un ottica di ottimizzazione si-nergica.

La strategia di razionalizzazione degli ac-quisti nel settore sanitario si basa su due principali modalità di azione: l'introduzio-ne e il pieno utilizzo di strumenti di e-procurement e l'aggregazione della do-manda a livello nazionale o regionale. Ven-gono pertanto identificate tre diverse linee di intervento per l'approvvigionamento di beni e servizi:

• Adesione al sistema delle convenzioni Consip ed utilizzo di cataloghi elettroni-ci nazionali per beni/servizi facilmente standardizzabili e con mercati di fornitu-ra nazionali - cioè per tutta la spesa comu-ne e per parte della spesa comune speci-fica e della spesa specifica sanitaria;

• Sviluppo di convenzioni regionali per la spesa comune specifica e specifica sani-taria non standardizzabile su scala na-zionale, con mercati di fornitura locali e

Il cluster biomedicale nel VenetoIl cluster biomedicale nel Veneto

7. Allegato 2 Verso l’e-procurement

6. Allegato 1

17Fonte: www.acquistinretepa.it

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Il cluster biomedicale nel Veneto

Il programma “Acquisti in Rete” della 17

PA nasce ad opera del Ministero del-l'Economia e delle Finanze attraverso la Consip S.p.A, (ex. articolo 26 Legge Fi-nanziaria per l'anno 2000 - L. 488/99 e De-creto Ministeriale del 24 febbraio 2000), con l'obiettivo primario di contenere la spe-sa utilizzando metodi legati alle nuove tec-nologie informatiche (e-procurement), e si inserisce all'interno di un ampio proces-so di modernizzazione della Pubblica Am-ministrazione (e-government). Le succes-sive leggi finanziarie (n.388 del 23 dicem-bre 2000 e n.448 del 28 dicembre 2001) hanno ampliato ulteriormente l'ambito di intervento del programma. Il Ministero dell'Economia e delle Finan-ze stipula convenzioni con le quali le im-prese fornitrici prescelte, individuate tra-mite le procedure previste dalla normativa vigente in materia di scelta del contraente, si impegnano ad accettare, alle condizioni ed ai prezzi stabiliti, ordinativi di fornitura deliberati dalle Amministrazioni dello Sta-to, sino alla concorrenza di un quantitativo complessivo predeterminato.Le Amministrazioni centrali e periferiche dello Stato sono obbligate ad approvvigio-narsi utilizzando il sistema delle conven-zioni, mentre le restanti Pubbliche Ammi-nistrazioni hanno facoltà di aderire alle predette convenzioni, ovvero devono ri-spettarne i requisiti di qualità e prezzo per l'acquisto di beni comparabili con quelli oggetto di convenzionamento.In particolare, a seguito della finanziaria 2001, hanno preso avvio tre progetti speci-fici dedicati alla razionalizzazione della spesa dei settori: Enti locali, Sanità e Uni-versità.L'idea di sviluppare una sezione dedicata alla Sanità, all'interno del sito Acquisti in Rete della P.A., è nata dall'esigenza di crea-re uno strumento di comunicazione effica-ce per la diffusione delle diverse iniziative intraprese nell'ambito del progetto di ra-zionalizzazione della spesa per gli acquisti

di beni e servizi nel comparto Sanità. Tale progetto si è posto l'obiettivo di migliorare l'efficienza delle modalità di gestione del-la spesa sanitaria utilizzando anche mo-delli legati alle nuove tecnologie informa-tiche (e-procurement), che già sono opera-tivi, con successo, nell'ambito della spesa comune a tutte le Pubbliche Amministra-zioni. Per garantire un completo successo del progetto è stata avviata, a cura di Con-sip, la creazione di una rete di condivisio-ne delle conoscenze al fine di:

• diffondere ed utilizzare un bagaglio me-todologico e un patrimonio documentale riguardante le procedure di acquisto ag-gregate.

• sviluppare e consolidare i rapporti tra le Amministrazioni centrali, le Aziende Sa-nitarie, le Regioni, e gli altri attori coin-volti, in un ottica di ottimizzazione si-nergica.

La strategia di razionalizzazione degli ac-quisti nel settore sanitario si basa su due principali modalità di azione: l'introduzio-ne e il pieno utilizzo di strumenti di e-procurement e l'aggregazione della do-manda a livello nazionale o regionale. Ven-gono pertanto identificate tre diverse linee di intervento per l'approvvigionamento di beni e servizi:

• Adesione al sistema delle convenzioni Consip ed utilizzo di cataloghi elettroni-ci nazionali per beni/servizi facilmente standardizzabili e con mercati di fornitu-ra nazionali - cioè per tutta la spesa comu-ne e per parte della spesa comune speci-fica e della spesa specifica sanitaria;

• Sviluppo di convenzioni regionali per la spesa comune specifica e specifica sani-taria non standardizzabile su scala na-zionale, con mercati di fornitura locali e

Il cluster biomedicale nel VenetoIl cluster biomedicale nel Veneto

7. Allegato 2 Verso l’e-procurement

6. Allegato 1

17Fonte: www.acquistinretepa.it

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Il cluster biomedicale nel Veneto

con valori sopra soglia comunitaria. Tali convenzioni saranno stipulate aggre-gando la domanda di più ASL/AO a li-vello regionale.

• Acquisto tramite mercato elettronico per la spesa specifica sanitaria sotto soglia, con la creazione di un marketplace dedi-cato alla sanità e popolato dagli attuali fornitori dei poli sanitari.

Il modello di funzionamento prevede il co-involgimento delle Amministrazioni, dei fornitori e della struttura a supporto degli

acquisti della Pubblica Amministrazione, cui è assegnato un ruolo di coordinamento verso il mercato e nei confronti della do-manda. Il modello ricerca il conseguimen-to dei benefici connessi al coordinamento della spesa (ferma restando l'autonomia delle Amministrazioni), per attivare la le-va sui volumi, in termini di risparmi e li-velli di servizio.

Il modello di seguito riportato riassume il flusso edi ruoli chiave degli attori coinvol-

18ti :

La struttura di servizio dispone della cono-scenza del mercato ed analizza la doman-da. Sulla base di tale conoscenza, propone, condivide e realizza le strategie di approv-vigionamento con un approccio unico al mercato. La struttura ha inoltre il compito di progettare e realizzare gli strumenti di e-procurement. Le Amministrazioni defi-niscono i fabbisogni ed i requisiti di acqui-sto e provvedono agli approvvigionamen-ti rivolgendosi direttamente ai fornitori, di-spongono periodicamente di dati analitici per il controllo della spesa, gestiscono in autonomia i pagamenti ai fornitori. I forni-tori interagiscono con la struttura di servi-zio nella fase di stipula delle convenzioni e forniscono direttamente alle ammini-strazioni beni, servizi e reportistica di sup-

porto al monitoraggio della spesa.Nel cam-po delle apparecchiature biomedicali c'è una prima iniziativa di convenzione na-zionale per la fornitura di ecotomografi.Buona parte (22 su 27) delle Aziende Sani-tarie del Veneto risulta registrata al Siste-ma degli “Acquisti in rete” Consip.L'importo totale di spesa realizzato è pari finora a 850.000 Euro circa, a fronte di 188 ordini effettuati, che hanno riguardato stru-mentazione informatica per ufficio e per le telecomunicazioni, autoveicoli e carbu-ranti.

Il nuovo modello impatta sui processi di acquisto delle P.A. eliminando le attività a minore valore aggiunto nelle amministra-zioni.

7. Allegato 2

Fonte Consip Spa18

•Strategie di acquisto

•Promozione del servizio

•Disegno e sviluppo di modelli

di e-Procurement

•Convenzioni

•Fornisce beni e servizi alle Amministrazioni

•Definizione dei fabbisogni

•Acquisti on-line

Attivazione dei modelli di e-Procurement

Reportistica dei contratti

• Fabbisogni • Requisiti • Livello di soddisfazione

•Analisi comparative

•Supporto

Fornitura di beni e servizi

Ordine on-line/fax

Amministrazione

Struttura di servizio Fornitore

Modello di Funzionamento

Fig. 7.1 Modello di Funzionamento

Fig. 7.2 Modello comparativo dei processi di acquisto delle P.A.

PROCESSO TRADIZIONALE

NUOVO

Capitolatoe

documenti di gara

Selezionefornitore

Stipulacontratto

Eventualecontenzioso

coni fornitori

Rilevazione fabbisogno

Rilevazione fabbisogno

Prestazionedel

fornitore

Pagamento

Invio Ordinativo

ON LINE

Prestazionedel

fornitore

Pagamento

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Il cluster biomedicale nel Veneto

con valori sopra soglia comunitaria. Tali convenzioni saranno stipulate aggre-gando la domanda di più ASL/AO a li-vello regionale.

• Acquisto tramite mercato elettronico per la spesa specifica sanitaria sotto soglia, con la creazione di un marketplace dedi-cato alla sanità e popolato dagli attuali fornitori dei poli sanitari.

Il modello di funzionamento prevede il co-involgimento delle Amministrazioni, dei fornitori e della struttura a supporto degli

acquisti della Pubblica Amministrazione, cui è assegnato un ruolo di coordinamento verso il mercato e nei confronti della do-manda. Il modello ricerca il conseguimen-to dei benefici connessi al coordinamento della spesa (ferma restando l'autonomia delle Amministrazioni), per attivare la le-va sui volumi, in termini di risparmi e li-velli di servizio.

Il modello di seguito riportato riassume il flusso edi ruoli chiave degli attori coinvol-

18ti :

La struttura di servizio dispone della cono-scenza del mercato ed analizza la doman-da. Sulla base di tale conoscenza, propone, condivide e realizza le strategie di approv-vigionamento con un approccio unico al mercato. La struttura ha inoltre il compito di progettare e realizzare gli strumenti di e-procurement. Le Amministrazioni defi-niscono i fabbisogni ed i requisiti di acqui-sto e provvedono agli approvvigionamen-ti rivolgendosi direttamente ai fornitori, di-spongono periodicamente di dati analitici per il controllo della spesa, gestiscono in autonomia i pagamenti ai fornitori. I forni-tori interagiscono con la struttura di servi-zio nella fase di stipula delle convenzioni e forniscono direttamente alle ammini-strazioni beni, servizi e reportistica di sup-

porto al monitoraggio della spesa.Nel cam-po delle apparecchiature biomedicali c'è una prima iniziativa di convenzione na-zionale per la fornitura di ecotomografi.Buona parte (22 su 27) delle Aziende Sani-tarie del Veneto risulta registrata al Siste-ma degli “Acquisti in rete” Consip.L'importo totale di spesa realizzato è pari finora a 850.000 Euro circa, a fronte di 188 ordini effettuati, che hanno riguardato stru-mentazione informatica per ufficio e per le telecomunicazioni, autoveicoli e carbu-ranti.

Il nuovo modello impatta sui processi di acquisto delle P.A. eliminando le attività a minore valore aggiunto nelle amministra-zioni.

7. Allegato 2

Fonte Consip Spa18

•Strategie di acquisto

•Promozione del servizio

•Disegno e sviluppo di modelli

di e-Procurement

•Convenzioni

•Fornisce beni e servizi alle Amministrazioni

•Definizione dei fabbisogni

•Acquisti on-line

Attivazione dei modelli di e-Procurement

Reportistica dei contratti

• Fabbisogni • Requisiti • Livello di soddisfazione

•Analisi comparative

•Supporto

Fornitura di beni e servizi

Ordine on-line/fax

Amministrazione

Struttura di servizio Fornitore

Modello di Funzionamento

Fig. 7.1 Modello di Funzionamento

Fig. 7.2 Modello comparativo dei processi di acquisto delle P.A.

PROCESSO TRADIZIONALE

NUOVO

Capitolatoe

documenti di gara

Selezionefornitore

Stipulacontratto

Eventualecontenzioso

coni fornitori

Rilevazione fabbisogno

Rilevazione fabbisogno

Prestazionedel

fornitore

Pagamento

Invio Ordinativo

ON LINE

Prestazionedel

fornitore

Pagamento

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Il cluster biomedicale nel Veneto

Specularmente rispetto a queste iniziative che originano dalla domanda, nascono ini-ziative sul lato dell'offerta:

Marketplace

Tale modello prevede la costituzione di un sito in grado di favorire l'incontro della do-manda con l'offerta. È in sostanza una piaz-za virtuale dove poter reperire informazio-ni su prodotti, condizioni alle quali essi so-no stati o possono essere offerti.

• Offre servizi funzionali agli acquisti:

• Informazioni sui prodotti e su potenziali fornitori

• Gestione gare

• Gestione aste on-line

• Pubblicazione bandi

• Non gestiscono né controllano la logisti-ca

• Non controllano la leva del prezzo

• I ricavi sono rappresentati da commis-sioni

Merchant

Tale modello prevede la costituzione di un sito per poter concludere operazioni di ven-dita per via elettronica; l'operatore acqui-sta i prodotti per poi rivederli successiva-mente attraverso un catalogo on-line.

• Controlla la variabile prezzo

• Controlla la logistica

• Controlla la gestione amministrativa

• I ricavi non dipendono da commissioni ma dal prodotto fatturato

Fig. 7.3 Pagina Web FAREMarket

Esempi: www.eumedix.comwww.faremarket.itwww.medstoxx.it

Fig. 7.4 Pagina Web e-sanità

Esempi: www.e-sanita.com

7. Allegato 2

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Il cluster biomedicale nel Veneto

Specularmente rispetto a queste iniziative che originano dalla domanda, nascono ini-ziative sul lato dell'offerta:

Marketplace

Tale modello prevede la costituzione di un sito in grado di favorire l'incontro della do-manda con l'offerta. È in sostanza una piaz-za virtuale dove poter reperire informazio-ni su prodotti, condizioni alle quali essi so-no stati o possono essere offerti.

• Offre servizi funzionali agli acquisti:

• Informazioni sui prodotti e su potenziali fornitori

• Gestione gare

• Gestione aste on-line

• Pubblicazione bandi

• Non gestiscono né controllano la logisti-ca

• Non controllano la leva del prezzo

• I ricavi sono rappresentati da commis-sioni

Merchant

Tale modello prevede la costituzione di un sito per poter concludere operazioni di ven-dita per via elettronica; l'operatore acqui-sta i prodotti per poi rivederli successiva-mente attraverso un catalogo on-line.

• Controlla la variabile prezzo

• Controlla la logistica

• Controlla la gestione amministrativa

• I ricavi non dipendono da commissioni ma dal prodotto fatturato

Fig. 7.3 Pagina Web FAREMarket

Esempi: www.eumedix.comwww.faremarket.itwww.medstoxx.it

Fig. 7.4 Pagina Web e-sanità

Esempi: www.e-sanita.com

7. Allegato 2

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90 91

Il cluster biomedicale nel Veneto

8. Allegato 3 Schema d’intervista alle imprese

7. Allegato 2

DATI AZIENDA Ragione Sociale Indirizzo Tel. E-MAIL: Persone di Rif. Segretaria Tipologia Impresa attività e dimensione

Dip ; Fat t_mil.

Area Operativa % di export

STORIA CONTATTO Data Attività Note

1. Origini dell'impresaa. Anno di inizio attività dell'imprenditore:b. L'imprenditore è veneto? S/Nc. L'imprenditore aveva competenze specifiche? S/N

2. Com'è sorta l'azienda?a. Producendo nuovo prodottob. Migliorando prodotto esistentec. Imitando prodotto esistente

3. Qual è il trend negli ultimi 3 anni del fatturato?a. Crescenteb. Stabilec. Calante

4. Qual è il trend negli ultimi 3 anni per quanto riguarda gli addetti?a. Crescenteb. Stabilec. Calante

5. Qual è l'andamento dell'ultimo anno per quanto riguarda fatturato e addetti?a. Crescenteb. Stabilec. Calante

INTERVISTA

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Il cluster biomedicale nel Veneto

8. Allegato 3 Schema d’intervista alle imprese

7. Allegato 2

DATI AZIENDA Ragione Sociale Indirizzo Tel. E-MAIL: Persone di Rif. Segretaria Tipologia Impresa attività e dimensione

Dip ; Fat t_mil.

Area Operativa % di export

STORIA CONTATTO Data Attività Note

1. Origini dell'impresaa. Anno di inizio attività dell'imprenditore:b. L'imprenditore è veneto? S/Nc. L'imprenditore aveva competenze specifiche? S/N

2. Com'è sorta l'azienda?a. Producendo nuovo prodottob. Migliorando prodotto esistentec. Imitando prodotto esistente

3. Qual è il trend negli ultimi 3 anni del fatturato?a. Crescenteb. Stabilec. Calante

4. Qual è il trend negli ultimi 3 anni per quanto riguarda gli addetti?a. Crescenteb. Stabilec. Calante

5. Qual è l'andamento dell'ultimo anno per quanto riguarda fatturato e addetti?a. Crescenteb. Stabilec. Calante

INTERVISTA

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Il cluster biomedicale nel Veneto8. Allegato 3

6. Su quali fonti innovative si basa lo sviluppo dell'azienda?a. Imprenditoreb. R&S internac. R&S esternad. R&S università di PDe. CNRf. R&S università straniereg. Imitazione imprese estereh. Imitazione imprese italianei. Imitazione imprese localij. Clientik. Accordi con imprese per ricerca in comunel. Altre imprese fornitrici di componenti intermedim. Fieren. Riviste scientificheo. Acquisto di brevettip. Rete distributiva

7. Origini dell'impresaa. Anno di inizio attività dell'imprenditore:b. L'imprenditore è veneto? S/Nc. L'imprenditore aveva competenze specifiche? S/N

8. Com'è sorta l'azienda?a. Producendo nuovo prodottob. Migliorando prodotto esistentec. Imitando prodotto esistente

9. Qual è il trend negli ultimi 3 anni del fatturato?a. Crescenteb. Stabilec. Calante

10. Qual è il trend negli ultimi 3 anni per quanto riguarda gli addetti?a. Crescenteb. Stabilec. Calante

11. Qual è l'andamento dell'ultimo anno per quanto riguarda fatturato e addetti?a. Crescenteb. Stabilec. Calante

12. Su quali fonti innovative si basa lo sviluppo dell'azienda?a. Imprenditoreb. R&S internac. R&S esternad. R&S università di PDe. CNRf. R&S università straniereg. Imitazione imprese estereh. Imitazione imprese italianei. Imitazione imprese localij. Clientik. Accordi con imprese per ricerca in comunel. Altre imprese fornitrici di componenti intermedim. Fieren. Riviste scientificheo. Acquisto di brevettip. Rete distributiva

13. La Ricerca e Sviluppo attuali come sono?a. Quota sul Fatturato:b. N° Addetti:

14. Conoscenze e contatti con la ricerca in Veneto. In particolare:a. Conosce i centri per la diffusione dell'innovazione? S/Nb. è in contatto con i centri per la diffusione dell'innovazione? S/Nc. Conosce Veneto Innovazione? S/Nd. E' in contatto con Veneto Innovazione? S/Ne. Conosce il Parco scientifico tecnologico di Padova? S/Nf. E' in contatto con il Parco scientifico tecnologico di Padova? S/N

15. Quali sono i prodotti più innovativi nel suo settore? La vostra azienda li fa?

16. Com'è il settore nel Veneto? (concorrenti)

17. Quali sono i suoi clienti (tipologia)?

18. Come fronteggia la competizione dei competitori internazionali?

19. Potrebbe migliorare il rapporto con le università venete?

20. Come vede il futuro nel suo settore? (fattori critici di successo, opportunità e rischi)

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Il cluster biomedicale nel Veneto8. Allegato 3

6. Su quali fonti innovative si basa lo sviluppo dell'azienda?a. Imprenditoreb. R&S internac. R&S esternad. R&S università di PDe. CNRf. R&S università straniereg. Imitazione imprese estereh. Imitazione imprese italianei. Imitazione imprese localij. Clientik. Accordi con imprese per ricerca in comunel. Altre imprese fornitrici di componenti intermedim. Fieren. Riviste scientificheo. Acquisto di brevettip. Rete distributiva

7. Origini dell'impresaa. Anno di inizio attività dell'imprenditore:b. L'imprenditore è veneto? S/Nc. L'imprenditore aveva competenze specifiche? S/N

8. Com'è sorta l'azienda?a. Producendo nuovo prodottob. Migliorando prodotto esistentec. Imitando prodotto esistente

9. Qual è il trend negli ultimi 3 anni del fatturato?a. Crescenteb. Stabilec. Calante

10. Qual è il trend negli ultimi 3 anni per quanto riguarda gli addetti?a. Crescenteb. Stabilec. Calante

11. Qual è l'andamento dell'ultimo anno per quanto riguarda fatturato e addetti?a. Crescenteb. Stabilec. Calante

12. Su quali fonti innovative si basa lo sviluppo dell'azienda?a. Imprenditoreb. R&S internac. R&S esternad. R&S università di PDe. CNRf. R&S università straniereg. Imitazione imprese estereh. Imitazione imprese italianei. Imitazione imprese localij. Clientik. Accordi con imprese per ricerca in comunel. Altre imprese fornitrici di componenti intermedim. Fieren. Riviste scientificheo. Acquisto di brevettip. Rete distributiva

13. La Ricerca e Sviluppo attuali come sono?a. Quota sul Fatturato:b. N° Addetti:

14. Conoscenze e contatti con la ricerca in Veneto. In particolare:a. Conosce i centri per la diffusione dell'innovazione? S/Nb. è in contatto con i centri per la diffusione dell'innovazione? S/Nc. Conosce Veneto Innovazione? S/Nd. E' in contatto con Veneto Innovazione? S/Ne. Conosce il Parco scientifico tecnologico di Padova? S/Nf. E' in contatto con il Parco scientifico tecnologico di Padova? S/N

15. Quali sono i prodotti più innovativi nel suo settore? La vostra azienda li fa?

16. Com'è il settore nel Veneto? (concorrenti)

17. Quali sono i suoi clienti (tipologia)?

18. Come fronteggia la competizione dei competitori internazionali?

19. Potrebbe migliorare il rapporto con le università venete?

20. Come vede il futuro nel suo settore? (fattori critici di successo, opportunità e rischi)

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Il cluster biomedicale nel Veneto8. Allegato 3

9. Allegato 4 Questionario sulla ricerca universitaria

1. Qual è il campo di applicazione della ricerca?

2. Quanti sono gli addetti per questa ricerca?

3. Quant'è il costo della ricerca?

4. Quanti sono i laboratori concorrenti nel mondo su questa ricerca?

5. Questa ricerca porta ad una posizione di eccellenza?

6. Si sono ottenuti i risultati cercati?

7. Si è avuta un'innovazione di prodotto?

8. Che tipo di innovazione di prodotto si è avuta?

9. E' un'innovazione di prodotto radicale o incrementale?

10. L'innovazione è stata brevettata?

11. Che tipo di brevetto si è conseguito?

12. I ricercatori hanno rapporti con aziende esterne?

13. Le aziende con cui i ricercatori hanno rapporti dove sono dislocate?

Creazione di nuovi prodotti

Creazione di nuovi prodotti a sostituzione

di quelli vecchi

Miglioramentodi prodottiesistenti

Imitazionedi innovazioni

brevettate

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Il cluster biomedicale nel Veneto8. Allegato 3

9. Allegato 4 Questionario sulla ricerca universitaria

1. Qual è il campo di applicazione della ricerca?

2. Quanti sono gli addetti per questa ricerca?

3. Quant'è il costo della ricerca?

4. Quanti sono i laboratori concorrenti nel mondo su questa ricerca?

5. Questa ricerca porta ad una posizione di eccellenza?

6. Si sono ottenuti i risultati cercati?

7. Si è avuta un'innovazione di prodotto?

8. Che tipo di innovazione di prodotto si è avuta?

9. E' un'innovazione di prodotto radicale o incrementale?

10. L'innovazione è stata brevettata?

11. Che tipo di brevetto si è conseguito?

12. I ricercatori hanno rapporti con aziende esterne?

13. Le aziende con cui i ricercatori hanno rapporti dove sono dislocate?

Creazione di nuovi prodotti

Creazione di nuovi prodotti a sostituzione

di quelli vecchi

Miglioramentodi prodottiesistenti

Imitazionedi innovazioni

brevettate

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Il cluster biomedicale nel Veneto9. Allegato 4

10. Allegato 5 Lista delle imprese intervistate

NOME INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

ELENCO CERVED

1 A.W.O. SNC VIALE DEL LAVORO 22/I 37036 045/8780393 590

2 AB ANALITICA SRL VIA SVIZZERA 16 35127 PADOVA 049/761698 NO

3 AGHITO TECNOLOGIE SRL VIA MARCONI 8 35030 CASELLE DI SELVAZZANO 049/632823 208

4 ALIFAX SPA VIA TEMPESTA 15 35124 PADOVA 049/8804856 97

5 AMPLIMEDICAL SPA VIA NAZIONALE 26 30034 MIRA-VE 041/5600838 NO

6 ASA SRL VIA ALESSANDRO VOLTA 9 36057 ARCUGNANO - VI 0444/289200 509

7 BIDOIA SAS VIA DELL'ARTIGIANATO 18 35010 PERAGA - PD 049/8930516 133

8 BIEFFE MEDICAL IMAGING SRL VIALE NINO BIXIO 31 31100 TREVISO 0422/424515 NO

9 BIOGENETICS SRL VIALE GERMANIA 1 35020 PONTE SAN NICOLO' - PD 049/8968186 38

10 BIOMEDIN SRL PIAZZA INSURREZIONE 1 35137 PADOVA 049/8751644 43

11 BIOTEC VIA INDUSTRIA 53 36031 POVOLARO - VI 0444/361251 556

12 CARDIOTECH SNC VIA MARTIRI DELLA LIBERTA' 1 37060 GAZZO VERONESE - VR 0442/570106 666

13 CLINI-LAB SRL 35026 CONSELVE - PD 049/9500644 65

14 EL.MED. GARDA SAS CORSO DON GNOCCHI 53 37016 GARDA - VR 045/7255217 671

15 ELETTROFOR VIA DELLA COOPERA ZIONE 27/A 45100 ROVIGO - RO 0425/474533 NO

16 E-MOTION VIA DELLA CROCE ROSSA 11 35129 PADOVA 049/7811280 NO

17 ERIO SRL VIA MONTE PASUBIO 164 36010 ZANE' - VI 0445/314195 524

18 EUROIMMUN ITALIA SRL VIA S. CAISPINO 46 35129 PADOVA - PD 049/7800178 205

19 EUROMED SRL VIA CASTELLANA 41 32010 CIMADALMO - TV 0422/803101 209

20 EURONDA SPA VIA ASTICHELLO 1 36030 MONTECCHIO PRECALCINO - VI 0445/329811 488

21 F.G.P. SRL VIA STAFFALI 16/B 37062 DOSSOBUONO - VR 045/8600867 729

22 F.L. MEDICAL SRL VIA SAN PIETRO MONTAGNON 5 35038 TORREGLIA - PD 049/5212566 69

23 FEK VIA FOSSE 5 36063 MAROSTICA - VI 0424/471831 NO

24 GAMMA PLAST SRL VIA RONCHI 66 37050 ANGIARI - VR 0442/97377 646

25 GASTRICPACER VIA CIRCONVALLAZIONE 62 30174 MESTRE - VE 041/986169 NO

26 GIROPLAST VIA A. ALEARDI 25 37040 BONAVIGO - VR 0442/670162 712

27 GOMIERO SRL VIA FALLOPPIO 57 35121 PADOVA 049/8752020 22

28 HOSMED VIA ROMA 105 37060 GAZZO VERONESE - VR 0442/579007 626

29 ISO ITALIA SRL VIA G. DI VITTORIO 52 30029 SANTO STINO DI LIVENZA - VE 0421/311700 418

30 ITALSANITARIA SRL VIA DELL’ARTIGIANATO 6 36050 ALTAVILLA VICENTINA - VI 0444/376400 493

31 KALTEK VIA DEL PROGRESSO 2 35127 PADOVA 049/8703410 115

32 KARL STORZ ENDOSCOPIA ITALIA SRL VIA DELL'ARTIGIANATO 3 37135 VERONA 045/8202000 688

33 KIMA SAS VIA LEONARDO DA VINCI 14 35028 PIOVE DI SACCO - PD 049/9719511 44

34 KOCKS SRL VIA F.LLI ROSSELLI 17/19 31020 FONTANE DI VILLORBA - TV 0422/609650 NO

35 LABAT SRL VIA DEI CIMBRI 1 31029 VITTORIO VENETO - TV 0438/941417 NO

36 LAB-OR SCARL VIA FACCIOLATI 31 35127 PADOVA 049/8021736 23

37 LAICA SRL VIALE DEL LAVORO 10 36021 PONTE DI BARBARANO - VI 0444/795314 NO

38 MEDICO SPA VIA PITAGORA 15 35030 RUBANO - PD 049/8976755 29

39 MICROMED SRL VIA GIOTTO 4 31020 MOGLIANO VENETO - TV 041/5970337 261

40 NEW ULROSS VIA DELLE INDUSTRIE 44 35020 ALBIGNASEGO - PD 049/8626000 114

41 O.M.S. SPA VIA DANTE 20/A 35030 SELVAZZANO DENTRO - PD 049/8976455 20

42 OFFICINA BIOMEDI CA SRL VIA C. BATTISTI 1 6 35010 LIMENA - PD 049/8840388 206

43 OROTIG SRL VIA XXV APRILE 47 37010 CAVALCASELLE - VR 045/6400865 661

44 ORTOPEDIA VARIOLO VIA GIUSTINIAN RECANATI 6 31100 TREVISO 0422/543398 319

45 P.A.M. SNC VIA DELLA PIANCA 30028 0431/50071 417

46 PIAI SRL VIA ANTONIO MEUCCI 32 31029 SAN GIACOMO DI VEGLIA - TV 0438/500884 333

47 RESEARCH & INNOVATION VIA SVIZZERA 16 35127 PADOVA 049/8705062 NO

48 ROGGIO VIA POZZUOLO DEL FRIU LI 6 31100 TREVISO 0422/401210 314

49 VIA FERMI 22 37135 VERONA 045/8281811 690

50 SANITARIA SCALIGERA SPA VIA DELLA CONSORTIA 2 37127 VERONA 045/8378555 618

51 SARSTEDT SRL VIA DELLA SIDERURGIA 12 37139 VERONA 045/8510114 654

52 SIGMA PRECISION SRL VIA ALTINIA 248/A 30030 DESE DI FAVARO VENETO - VE 041/5417555 NO

53 SPORTARREDO SPA VIA DELL'INDUSTRIA 7 30020 GRUARO - VE 0421/767676 398

54 VIA S. CHIARA 10 35013 CITTADELLA - PD 049/9401093 53

55 T & T TELEVERTICE TELEA SRL VIA ZAMENHOF 200 36100 VICENZA - VI 0444/218511 554

56 TEAM LASER GALLERIA SPAGNA 35 35127 PADOVA 049/8703611 120

57 UNIFLAIR ITALIA SPA VIA DELL'INDUSTRIA 10 35020 BRUGINE - PD 049/9713211 94

58 VASSILLI SRL VIA CANADA 9 35020 SAONARA - PD 049/8798911 106

59 VETROTECNICA SRL VIA URUGUAY 10 35127 PADOVA 049/8702511 17

60 ZHERMACK SPA VIA BOVAZECC HINO 100 45021 BADIA POLESINE - RO 0425/597611 217

SAN MARTINO BUON ALBERGO - VR

S. MICHELE AL TAGLIAMENTO - VE

VIA DELL’INDUSTRIA II STRADA 14

S.T.D. SISTEMI E TECNOLOGIE DENTALI SPA

STRUMENTAZIONE ELETTRONICA INDUSTRIALE SNC

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Il cluster biomedicale nel Veneto9. Allegato 4

10. Allegato 5 Lista delle imprese intervistate

NOME INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

ELENCO CERVED

1 A.W.O. SNC VIALE DEL LAVORO 22/I 37036 045/8780393 590

2 AB ANALITICA SRL VIA SVIZZERA 16 35127 PADOVA 049/761698 NO

3 AGHITO TECNOLOGIE SRL VIA MARCONI 8 35030 CASELLE DI SELVAZZANO 049/632823 208

4 ALIFAX SPA VIA TEMPESTA 15 35124 PADOVA 049/8804856 97

5 AMPLIMEDICAL SPA VIA NAZIONALE 26 30034 MIRA-VE 041/5600838 NO

6 ASA SRL VIA ALESSANDRO VOLTA 9 36057 ARCUGNANO - VI 0444/289200 509

7 BIDOIA SAS VIA DELL'ARTIGIANATO 18 35010 PERAGA - PD 049/8930516 133

8 BIEFFE MEDICAL IMAGING SRL VIALE NINO BIXIO 31 31100 TREVISO 0422/424515 NO

9 BIOGENETICS SRL VIALE GERMANIA 1 35020 PONTE SAN NICOLO' - PD 049/8968186 38

10 BIOMEDIN SRL PIAZZA INSURREZIONE 1 35137 PADOVA 049/8751644 43

11 BIOTEC VIA INDUSTRIA 53 36031 POVOLARO - VI 0444/361251 556

12 CARDIOTECH SNC VIA MARTIRI DELLA LIBERTA' 1 37060 GAZZO VERONESE - VR 0442/570106 666

13 CLINI-LAB SRL 35026 CONSELVE - PD 049/9500644 65

14 EL.MED. GARDA SAS CORSO DON GNOCCHI 53 37016 GARDA - VR 045/7255217 671

15 ELETTROFOR VIA DELLA COOPERA ZIONE 27/A 45100 ROVIGO - RO 0425/474533 NO

16 E-MOTION VIA DELLA CROCE ROSSA 11 35129 PADOVA 049/7811280 NO

17 ERIO SRL VIA MONTE PASUBIO 164 36010 ZANE' - VI 0445/314195 524

18 EUROIMMUN ITALIA SRL VIA S. CAISPINO 46 35129 PADOVA - PD 049/7800178 205

19 EUROMED SRL VIA CASTELLANA 41 32010 CIMADALMO - TV 0422/803101 209

20 EURONDA SPA VIA ASTICHELLO 1 36030 MONTECCHIO PRECALCINO - VI 0445/329811 488

21 F.G.P. SRL VIA STAFFALI 16/B 37062 DOSSOBUONO - VR 045/8600867 729

22 F.L. MEDICAL SRL VIA SAN PIETRO MONTAGNON 5 35038 TORREGLIA - PD 049/5212566 69

23 FEK VIA FOSSE 5 36063 MAROSTICA - VI 0424/471831 NO

24 GAMMA PLAST SRL VIA RONCHI 66 37050 ANGIARI - VR 0442/97377 646

25 GASTRICPACER VIA CIRCONVALLAZIONE 62 30174 MESTRE - VE 041/986169 NO

26 GIROPLAST VIA A. ALEARDI 25 37040 BONAVIGO - VR 0442/670162 712

27 GOMIERO SRL VIA FALLOPPIO 57 35121 PADOVA 049/8752020 22

28 HOSMED VIA ROMA 105 37060 GAZZO VERONESE - VR 0442/579007 626

29 ISO ITALIA SRL VIA G. DI VITTORIO 52 30029 SANTO STINO DI LIVENZA - VE 0421/311700 418

30 ITALSANITARIA SRL VIA DELL’ARTIGIANATO 6 36050 ALTAVILLA VICENTINA - VI 0444/376400 493

31 KALTEK VIA DEL PROGRESSO 2 35127 PADOVA 049/8703410 115

32 KARL STORZ ENDOSCOPIA ITALIA SRL VIA DELL'ARTIGIANATO 3 37135 VERONA 045/8202000 688

33 KIMA SAS VIA LEONARDO DA VINCI 14 35028 PIOVE DI SACCO - PD 049/9719511 44

34 KOCKS SRL VIA F.LLI ROSSELLI 17/19 31020 FONTANE DI VILLORBA - TV 0422/609650 NO

35 LABAT SRL VIA DEI CIMBRI 1 31029 VITTORIO VENETO - TV 0438/941417 NO

36 LAB-OR SCARL VIA FACCIOLATI 31 35127 PADOVA 049/8021736 23

37 LAICA SRL VIALE DEL LAVORO 10 36021 PONTE DI BARBARANO - VI 0444/795314 NO

38 MEDICO SPA VIA PITAGORA 15 35030 RUBANO - PD 049/8976755 29

39 MICROMED SRL VIA GIOTTO 4 31020 MOGLIANO VENETO - TV 041/5970337 261

40 NEW ULROSS VIA DELLE INDUSTRIE 44 35020 ALBIGNASEGO - PD 049/8626000 114

41 O.M.S. SPA VIA DANTE 20/A 35030 SELVAZZANO DENTRO - PD 049/8976455 20

42 OFFICINA BIOMEDI CA SRL VIA C. BATTISTI 1 6 35010 LIMENA - PD 049/8840388 206

43 OROTIG SRL VIA XXV APRILE 47 37010 CAVALCASELLE - VR 045/6400865 661

44 ORTOPEDIA VARIOLO VIA GIUSTINIAN RECANATI 6 31100 TREVISO 0422/543398 319

45 P.A.M. SNC VIA DELLA PIANCA 30028 0431/50071 417

46 PIAI SRL VIA ANTONIO MEUCCI 32 31029 SAN GIACOMO DI VEGLIA - TV 0438/500884 333

47 RESEARCH & INNOVATION VIA SVIZZERA 16 35127 PADOVA 049/8705062 NO

48 ROGGIO VIA POZZUOLO DEL FRIU LI 6 31100 TREVISO 0422/401210 314

49 VIA FERMI 22 37135 VERONA 045/8281811 690

50 SANITARIA SCALIGERA SPA VIA DELLA CONSORTIA 2 37127 VERONA 045/8378555 618

51 SARSTEDT SRL VIA DELLA SIDERURGIA 12 37139 VERONA 045/8510114 654

52 SIGMA PRECISION SRL VIA ALTINIA 248/A 30030 DESE DI FAVARO VENETO - VE 041/5417555 NO

53 SPORTARREDO SPA VIA DELL'INDUSTRIA 7 30020 GRUARO - VE 0421/767676 398

54 VIA S. CHIARA 10 35013 CITTADELLA - PD 049/9401093 53

55 T & T TELEVERTICE TELEA SRL VIA ZAMENHOF 200 36100 VICENZA - VI 0444/218511 554

56 TEAM LASER GALLERIA SPAGNA 35 35127 PADOVA 049/8703611 120

57 UNIFLAIR ITALIA SPA VIA DELL'INDUSTRIA 10 35020 BRUGINE - PD 049/9713211 94

58 VASSILLI SRL VIA CANADA 9 35020 SAONARA - PD 049/8798911 106

59 VETROTECNICA SRL VIA URUGUAY 10 35127 PADOVA 049/8702511 17

60 ZHERMACK SPA VIA BOVAZECC HINO 100 45021 BADIA POLESINE - RO 0425/597611 217

SAN MARTINO BUON ALBERGO - VR

S. MICHELE AL TAGLIAMENTO - VE

VIA DELL’INDUSTRIA II STRADA 14

S.T.D. SISTEMI E TECNOLOGIE DENTALI SPA

STRUMENTAZIONE ELETTRONICA INDUSTRIALE SNC

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98 99

Il cluster biomedicale nel Veneto

1. DIAGNOSTICA

1.1 Bioimmagini

1.1.1 Radiologia

1.1.2 Ultrasuoni

1.1.3 Magnetic Resonance Imaging (MRI)

1.1.4 Tomografia Assiale Computerizzata (TAC)

1.2 Valutazione Funzionale

1.2.1 Cardiologia

1.2.2 Neurologia

1.2.3 Monitoraggio

1.2.4 Motoria

1.2.5 Endoscopia

1.3 Diagnostica clinica

1.3.1 Chimica clinica

1.3.2 Ematologia

1.3.3 Immunodiagnostica

1.3.4 Microbiologia

2. TERAPIA E RIABILITAZIONE

2.1 Terapia chirurgica

2.1.1 Strumentazione

2.1.2 Anestesia e Rianimazione

2.2 Interventistica a bassa invasività

2.2.1 Artroscopia

2.2.2 Disostruzione vascolare

2.2.3 Odontoiatria

2.3 Terapia non invasiva

2.3.1 Radioterapia

2.3.2 Stimolazione

2.4 Organi Artificiali e Protesi

2.4.1 Ortopedia

2.4.2 Pacemakers

2.4.3 Valvole cardiache

2.4.4 Protesi vascolari

2.4.5 Defibrillatori impiantabili

10. Allegato 5

11. Allegato 6 Classificazione del settore biomedicale utilizzata nella ricerca

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98 99

Il cluster biomedicale nel Veneto

1. DIAGNOSTICA

1.1 Bioimmagini

1.1.1 Radiologia

1.1.2 Ultrasuoni

1.1.3 Magnetic Resonance Imaging (MRI)

1.1.4 Tomografia Assiale Computerizzata (TAC)

1.2 Valutazione Funzionale

1.2.1 Cardiologia

1.2.2 Neurologia

1.2.3 Monitoraggio

1.2.4 Motoria

1.2.5 Endoscopia

1.3 Diagnostica clinica

1.3.1 Chimica clinica

1.3.2 Ematologia

1.3.3 Immunodiagnostica

1.3.4 Microbiologia

2. TERAPIA E RIABILITAZIONE

2.1 Terapia chirurgica

2.1.1 Strumentazione

2.1.2 Anestesia e Rianimazione

2.2 Interventistica a bassa invasività

2.2.1 Artroscopia

2.2.2 Disostruzione vascolare

2.2.3 Odontoiatria

2.3 Terapia non invasiva

2.3.1 Radioterapia

2.3.2 Stimolazione

2.4 Organi Artificiali e Protesi

2.4.1 Ortopedia

2.4.2 Pacemakers

2.4.3 Valvole cardiache

2.4.4 Protesi vascolari

2.4.5 Defibrillatori impiantabili

10. Allegato 5

11. Allegato 6 Classificazione del settore biomedicale utilizzata nella ricerca

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100 101

Il cluster biomedicale nel Veneto11. Allegato 6

2.4.6 Sistemi di circolazione extracorporea

2.4.7 Dialisi

2.4.8 Lentine intraoculari

2.4.9 Gastroenterologico

2.4.10 Dentarie

2.5 Riabilitazione e Supporto

2.5.1 Mobilità

2.5.2 Sordità

2.5.3 Comunicazione

2.5.4 Oculistica / Ottica

3. MATERIALI DI CONSUMO E MEZZI DI CONTRASTO

3.1 Ospedaliero classico

3.2 Odontoiatrico

4. ALTRE ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE

4.1 Ospedaliere

4.2 Odontoiatriche

4.3 Estetiche

4.4 Fitness

12. Elenco imprese del biomedicale nel Veneto

DIAGNOSTICA - Bioimmagini

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

BIEFFE MEDICAL IMAGING VIALE BIXIO 31 31100 TREVISO 0422/424515CASTI IMAGING VIA NAZIONALE 26 30034 MIRA - VE 041/5600838PERIS EL S.N.C. DI GIANNI PERISSOTTO & C. VIA ENRICO TOTI 25/2 30173 VENEZIA - VE 4157661SISTEMI E TECNOLOGIE DENTALI S.P.A. - S.T.D. S.P.A. VIA FLEMING 19 37135 VERONA - VR 045/8204012

DIAGNOSTICA - Valutazione funzionale

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

A.EMME SERVICE DI MENEGHETTI ANDREA VIA CRICOLI 32 36100 VICENZA - VI 0444/301911 BIOMEDIN S.R.L. PIAZZA INSURREZIONE 1 35137 PADOVA - PD 049/8751644 E-MOTION VIA DELLA CROCE ROSSA 11 35129 PADOVA 049/7811280LABAT VIA DEI CIMBRI 1 31000 VITTORIO VENETO - TV 0438/941417

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

AB ANALITICA VIA SVIZZERA 16 35127 PADOVA 049/761698BIO TEKNA VIA PIALOI 30100 MARCON - VECLINI-LAB S.R.L. ZONA INDUSTRIALE II STRADA 14 35026 CONSELVE - PD 049/9500644 FAB-GRUPPO FIDIA VIA PONTE DELLA FABBRICA 3 35031 ABANO TERME-PD 049/8232111LABOINDUSTRIA S.P.A. VIA MATTEOTTI 37 35020 ARZERGRANDE - PD 049/9720220 MEDICO S.P.A. VIA PITAGORA 15 35030 RUBANO - PD 049/8976755MURARO MARTINA VIA R. LOMBARDI 37040 BOSCHI SANT'ANNA - VR 0347/6411381 VACUTEST KIMA S.R.L. VIA DELL'INDUSTRIA 2 35020 ARZERGRANDE - PD 049/9720624 WINTEC S.R.L. VIA SAN FELICE 4 31020 SAN VENDEMIANO - TV

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

DOSSENA GIANLUCA VIA S. PERTINI 64 35020 MASERA' DI PADOVA - PD 049/750360 FRANCESCON FILIPPO VIA PRIMO GASPARINI 57 35020 PONTE SAN NICOLO' - PD GESIOT PIERLUIGI PIAZZA DEGLI ALPINI 16 32020 LENTIAI - BL GIO' - MARCO S.R.L. VIA ORLANDA 216 30030 VENEZIA-TESSERA - VE 041/5905319 I.D.E.E. S.R.L. VIA DELLA LIBERTA' 42 37047 SAN BONIFACIO - VR 045/7614299 I.R.B. ISTITUTO RICERCHE BIOTECNOLOGICHE S.R.L. VIA PIAVE N.24/B 36077 ALTAVILLA VICENTINA - VI 0444 349127KOCKS VIA ROSSELLI 17 31020 FONTANE DI VILLORBA - TV 0422/609650LABASS S.R.L. VIA CESARE BATTISTI 51 35010 LIMENA - PD 049/5599129

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

TELEA ELECTRONIC ENGINEERING S.R.L. VIA ZAMENHOF 200 36100 VICENZA - VI 0444/218511

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

ASA S.R.L. VIA ALESSANDRO VOLTA 9 36057 ARCUGNANO - VI 0444/289200 LETTROFOR DI RUGGERO MASSIMO & C. S.A.S VIA ARZERINI 6 45100 ROVIGO - RO 0425/474533PROMETEO ITALIA VIA POSTUMIA OVEST 71 31048 S. BIAGIO CALLALTA - TV 0422/892761SA.MAS. S.R.L. VIA TARLAZZI 5 31014 COLLE UMBERTO - TV 0438/430507

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

A.SIVIERO ARTICOLI SANITARI ORTOPEDICI DI SIVIERO AGOSTINO GIUSEPPE CORSO RISORGIMENTO 25/1 45016 PORTO VIRO - RO 0426/320332 A.W.O. DI ADAMOLI PIETRO E C. S.N.C. VIALE DEL LAVORO 22/I 37036 S. MARTINO BUON ALBERGO - VR 045/8780393 ASSODONT VIA PUCCINI 31 31050 MIANE - TV 0438/960011 C.O.V. CENTRO ORTOPEDICO VENETO DI MINOTTO MICHELE VIA FELISSENT 86/D 31100 TREVISO - TV 0422/301150

DIAGNOSTICA - Diagnostica clinica

DIAGNOSTICA - Diagnostica n.c.

TERAPIA E RIABILITAZIONE - Terapia chirurgica

TERAPIA E RIABILITAZIONE - Terapia non invasiva

TERAPIA E RIABILITAZIONE - Organi artificiali e protesi

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Il cluster biomedicale nel Veneto11. Allegato 6

2.4.6 Sistemi di circolazione extracorporea

2.4.7 Dialisi

2.4.8 Lentine intraoculari

2.4.9 Gastroenterologico

2.4.10 Dentarie

2.5 Riabilitazione e Supporto

2.5.1 Mobilità

2.5.2 Sordità

2.5.3 Comunicazione

2.5.4 Oculistica / Ottica

3. MATERIALI DI CONSUMO E MEZZI DI CONTRASTO

3.1 Ospedaliero classico

3.2 Odontoiatrico

4. ALTRE ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE

4.1 Ospedaliere

4.2 Odontoiatriche

4.3 Estetiche

4.4 Fitness

12. Elenco imprese del biomedicale nel Veneto

DIAGNOSTICA - Bioimmagini

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

BIEFFE MEDICAL IMAGING VIALE BIXIO 31 31100 TREVISO 0422/424515CASTI IMAGING VIA NAZIONALE 26 30034 MIRA - VE 041/5600838PERIS EL S.N.C. DI GIANNI PERISSOTTO & C. VIA ENRICO TOTI 25/2 30173 VENEZIA - VE 4157661SISTEMI E TECNOLOGIE DENTALI S.P.A. - S.T.D. S.P.A. VIA FLEMING 19 37135 VERONA - VR 045/8204012

DIAGNOSTICA - Valutazione funzionale

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

A.EMME SERVICE DI MENEGHETTI ANDREA VIA CRICOLI 32 36100 VICENZA - VI 0444/301911 BIOMEDIN S.R.L. PIAZZA INSURREZIONE 1 35137 PADOVA - PD 049/8751644 E-MOTION VIA DELLA CROCE ROSSA 11 35129 PADOVA 049/7811280LABAT VIA DEI CIMBRI 1 31000 VITTORIO VENETO - TV 0438/941417

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

AB ANALITICA VIA SVIZZERA 16 35127 PADOVA 049/761698BIO TEKNA VIA PIALOI 30100 MARCON - VECLINI-LAB S.R.L. ZONA INDUSTRIALE II STRADA 14 35026 CONSELVE - PD 049/9500644 FAB-GRUPPO FIDIA VIA PONTE DELLA FABBRICA 3 35031 ABANO TERME-PD 049/8232111LABOINDUSTRIA S.P.A. VIA MATTEOTTI 37 35020 ARZERGRANDE - PD 049/9720220 MEDICO S.P.A. VIA PITAGORA 15 35030 RUBANO - PD 049/8976755MURARO MARTINA VIA R. LOMBARDI 37040 BOSCHI SANT'ANNA - VR 0347/6411381 VACUTEST KIMA S.R.L. VIA DELL'INDUSTRIA 2 35020 ARZERGRANDE - PD 049/9720624 WINTEC S.R.L. VIA SAN FELICE 4 31020 SAN VENDEMIANO - TV

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

DOSSENA GIANLUCA VIA S. PERTINI 64 35020 MASERA' DI PADOVA - PD 049/750360 FRANCESCON FILIPPO VIA PRIMO GASPARINI 57 35020 PONTE SAN NICOLO' - PD GESIOT PIERLUIGI PIAZZA DEGLI ALPINI 16 32020 LENTIAI - BL GIO' - MARCO S.R.L. VIA ORLANDA 216 30030 VENEZIA-TESSERA - VE 041/5905319 I.D.E.E. S.R.L. VIA DELLA LIBERTA' 42 37047 SAN BONIFACIO - VR 045/7614299 I.R.B. ISTITUTO RICERCHE BIOTECNOLOGICHE S.R.L. VIA PIAVE N.24/B 36077 ALTAVILLA VICENTINA - VI 0444 349127KOCKS VIA ROSSELLI 17 31020 FONTANE DI VILLORBA - TV 0422/609650LABASS S.R.L. VIA CESARE BATTISTI 51 35010 LIMENA - PD 049/5599129

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

TELEA ELECTRONIC ENGINEERING S.R.L. VIA ZAMENHOF 200 36100 VICENZA - VI 0444/218511

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

ASA S.R.L. VIA ALESSANDRO VOLTA 9 36057 ARCUGNANO - VI 0444/289200 LETTROFOR DI RUGGERO MASSIMO & C. S.A.S VIA ARZERINI 6 45100 ROVIGO - RO 0425/474533PROMETEO ITALIA VIA POSTUMIA OVEST 71 31048 S. BIAGIO CALLALTA - TV 0422/892761SA.MAS. S.R.L. VIA TARLAZZI 5 31014 COLLE UMBERTO - TV 0438/430507

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

A.SIVIERO ARTICOLI SANITARI ORTOPEDICI DI SIVIERO AGOSTINO GIUSEPPE CORSO RISORGIMENTO 25/1 45016 PORTO VIRO - RO 0426/320332 A.W.O. DI ADAMOLI PIETRO E C. S.N.C. VIALE DEL LAVORO 22/I 37036 S. MARTINO BUON ALBERGO - VR 045/8780393 ASSODONT VIA PUCCINI 31 31050 MIANE - TV 0438/960011 C.O.V. CENTRO ORTOPEDICO VENETO DI MINOTTO MICHELE VIA FELISSENT 86/D 31100 TREVISO - TV 0422/301150

DIAGNOSTICA - Diagnostica clinica

DIAGNOSTICA - Diagnostica n.c.

TERAPIA E RIABILITAZIONE - Terapia chirurgica

TERAPIA E RIABILITAZIONE - Terapia non invasiva

TERAPIA E RIABILITAZIONE - Organi artificiali e protesi

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102 103

Il cluster biomedicale nel Veneto12. Allegato 7

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

BIHOS S.R.L. VIA DELL'ARTIGIANATO 18 35010 VIGONZA - PD 049/8930516 BIO.LO.GA. S.R.L. VIA IPPOLITO NIEVO 21 31015 CONEGLIANO - TV CHEMICALS LAIF S.R.L. VIALE DELL'ARTIGIANATO 13 35010 VIGONZA - PD 049/636281 EMOPLAST DI SIGNORETTO LORENZINA VIA CADUTI SUL LAVORO 37063 ISOLA DELLA SCALA - VR 045/7302377 ESOFORM S.P.A. - LABORATORIO CHIMICO FARMACEUTICO VIALE DEL LAVORO 10 45100 ROVIGO - RO 0425/474747 F.L. MEDICAL S.R.L. VIA S. PIETRO MONTAGNON 11/1 35038 TORREGLIA - PD 049/5212566FERRARI L. DI FERRARI PIETRO S.R.L. VIA DELLA CONSORTIA 11 37127 VERONA - VR 045/8340644 FERRARI LUIGINA S.R.L. VIA DELLA CONSORTIA 21 37127 VERONA - VR 045/8350110 GAMMAPLAST S.R.L. VIALE EUROPA 42 37050 ANGIARI - VR 0442/97377 HOSMED DI GIOVANELLI CARLO VIA ROMA 37060 GAZZO VERONESE - VR 0442/579007 I.M.I. S.N.C. DI MAZZUCATO GIANNI & C. VIALE DELL'ARTIGIANATO

VICOLO PRIMO SENZA NC 35036 MONTEGROTTO TERME - PD 049/2310493 PREMEDICAL S.R.L. VIA MARCONI 649 45020 CANDA - RO 0425/702452

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

AGIS S.R.L. VIA CA' PISANI 12 35010 VIGODARZERE - PD 049/8871453BIOTECK S.R.L. VIA E. FERMI 49 36057 ARCUGNANO - VI 0444/289366DENTAL ESSE S.R.L. VIA MANZONI 28 36010 ZANE' - VI 0445/367417 EURONDA - S.P.A. ZONA ARTIGIANALE ASTICHELLI 36030 MONTECCHIO PRECALCINO - VI 0445/329811 ISOMED S.R.L. VIA TURAZZA DOMENICO 48 I P. 35128 PADOVA - PD 049/8087863 MORGAN WINTROP DI PAGANINI MARIO VIA 26 APRILE 59 37060 SONA - VR 0045/984475 NEW ULROS - S.R.L. VIA DELLE INDUSTRIE 40 35020 ALBIGNASEGO - PD 049/8626000 ODONTECNO DI CESCON LIVIO & LONGO MAURO S.N.C. VIA BRANDO BRANDOLINI 1 31053 PIEVE DI SOLIGO - TV 0438/980028 ODONTOPLANET DI SARETTA MAURIZIO VIA TORRE 73 35129 PADOVA - PD RI-DENT S.R.L. VIALE DELL'INDUSTRIA 38 37100 VERONA - VR 045/8550746ROGGIO VIA POZZUOLO DEL FRIULI 6 31100 TREVISO 0422/401210S.T.D. SISTEMI E TECNOLOGIE DENTALI SPA VIA FERMI 22 37135 VERONA 045/8204012WORLD WORK S.R.L. VIA LAGO DI TOVEL 36077 ALTAVILLA VICENTINA - VI 0444/574297 ZHERMACK S.P.A. VIA BOVAZECCHINO 100 45021 BADIA POLESINE - RO 0425/597611

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

MISCHI ALESSIO VIA COPPARO 37 37134 VERONA - VR 045/8266310 MORELLO ANTONIO VIA S. LEOPOLDO 47 35020 ALBIGNASEGO - PD 049/8629011 NUOVA TECNOMEDICA DI CANTERI ILARIO E C. S.N.C. VIA FLEMING 26 37026 PESCANTINA - VR 045/6767977 OFFICINA BIOMEDICA - DIVISIONE SERVIZI S.R.L. VIA C. BATTISTI 31/C 35010 LIMENA - PD 049/8840388POZZATO FEDERICO VIA ALDO MORO 16 30020 QUARTO D'ALTINO - VE 0422/825474 PROTEA DI ANNICHINI GABRIELE & C. S.A.S. VIA SERENA 33 37036 S. MARTINO BUON ALBERGO - VR 045/870587 RESEARCH & INNOVATION VIA SVIZZERA 16 35127 PADOVA 049/8705062SALEMI S.R.L. VIA DON ZANARDO 2 31040 CHIARANO - TV 0422/746491 SALMASO GIOVANNI VIA CARDUCCI 1/6 30031 DOLO - VE SANACO S.R.L. VIA BRENNERO 71/A 37026 PESCANTINA - VR 045/7157366 SINERGY SAS DI GIRALDO BRUNO & C. VICOLO PERIN 8/BIS 35127 PADOVA - PD 049/8935290 STEFANI PAOLO VIA ALTINATE 17 30039 STRA - VE 049/503024 TECNIDEN@L DI PERANTONI EMANUELE VIA CEDRARE 54 37029 SAN PIETRO IN CARIANO - VR TECNO ELLE DI LASFANTI IVO VIA A. AVOGADRO 8 30027 SAN DONA' DI PIAVE - VE TECNOLAB ASSISTENZA DI TOZZO GIANCARLO VIA G. DA GAIBANA 2 35026 CONSELVE - PD TECNOMARCA DI COSTANTIN LUCIO VIA FELTRINA SUD 143 31044 MONTEBELLUNA - TV 0423/601388 TECNOMED S.N.C. DI CERADINI G. & C. VIA FERDINAND PORSCHE 4/A 37136 VERONA - VR 045/8622538 TECNOTHON VIA DELL'INDUSTRIA 67 Z.I. 36030 SARCEDO - VI 0445 381987TEM TECNOLOGIA ELETTROMEDICALE S.R.L. CON SIGLA TEM S.R.L. VIA FLEMING 19 37135 VERONA - VR 045/8203650 TESSARO RENE' VIA VILLA 41-2 31037 LORIA - TV

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

AGHITO TECNOLOGIE S.R.L. VIA CALTANA 121 35010 VILLANOVA DI CAMPOSAMPIERO - PD 049/630894DOLOMIUS DI MENEGUZ RUDY VIA PONTE DEI MULINI 3 31020 TARZO - TV GIVAS VIALE VENETO 2 35020 SAONARA - PD 049/8790199HURRYUP VIA ROSSINI 37 35020 LEGNARO - PD 049/8830716IMOCA INDUSTRIA MECCANICA OSPEDALIERA CASANOVA S.R.L. VIA PEPOLI 29/A 45030 OCCHIOBELLO - RO 0425/757079 ROSSICAWS S.R.L. VIA POLONIA 9 35127 PADOVA - PD 049/8703944TAVOM S.P.A. VIA VENETO 29/31 35020 DUE CARRARE - PD 049/5290222 UNIFLAIR ITALIA S.P.A. VIA DELL'INDUSTRIA 10 35020 BRUGINE - PD 049/9713211

continua TERAPIA E RIABILITAZIONE - Organi artificiali e protesiDENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

CENTRO VENETO DI ORTOPEDIA E SANITARIA S.N.C. DI LOLATO STEFANO E BERNARDI GIULIANA BORGO BASSANO 111 35013 CITTADELLA - PD 049/9400422 F.G.P. S.R.L. VIA STAFFALI 16/B 37069 VILLAFRANCA DI VERONA - VR 045/8600867GASTRIC PACER VIA CIRCONVALLAZIONE 62 30174 MESTRE - VE 041/986169I.M.A. S.N.C. DI TURRINI ALBERTO E FERRIGOLO MORENO VIA STAFFALI 16/B 37062 VILLAFRANCA DI VERONA - VR 045/8600867 ISTITUTO SVIZZERO PER PROTESI OCULARI DEL DOTT. OTTO ERNST MARTIN & KARL LUDWIG MARTIN SNC VIA SEBASTIANO VENIER 10 31100 TREVISO - TV L.A.O.S. DI SIMIONI VALENTINO VIA CASTELLANA 179/B 31023 RESANA - TV 0423/480965LAB. -OR.- LABORATORIO ORTOPEDICO ARTIGIANO DI ORTOPEDIA E PROTESI SCARL VIA FACCIOLATI 31/I 35127 PADOVA - PD 049/8021736 LABORATORIO DI ORTOPEDIA CITTADELLESE S.N.C. DI FAGGIN & C. VIA MURA ROTTA 36/38 35013 CITTADELLA - PD 049/5971333 LABORATORIO ORTOPEDICO ARTIGIANI DELLA SCARPA DI MENIN MAURIZIO VIA CAPPUCCINA 113/D 30030 VENEZIA - VE 041/5319877 LEVANTES S.R.L. VIA KENNEDY 52/B 31039 RIESE PIO X - TV 0423/748440L'HORTOPEDICO S.R.L. VIA GUGLIELMO BRAVO 8/C 37100 VERONA - VR 045/8103300MEDISAN S.R.L. VIA GRAMSCI 73 30035 MIRANO - VE 041/570030 MOLESINI MARCO VIA TRAVERSAGNO 43 45024 FIESSO UMBERTIANO - RO OFFICINA ORTOPEDICA GOMIERO S.R.L. VIA FALLOPPIO 57 35121 PADOVA - PD 049/8752020 ORTHOMEDICA S.N.C. DI MASSIMO PULIN E C. VIA SAVELLI 25 35100 PADOVA - PD 049/7808125ORTHOTECNICA DI MIGLIACCIO ANTONIO VIALE DEL LAVORO 41/A 37036 S. MARTINO BUON ALBERGO - VR 045/8799249 ORTOPEDIA ANTONIANA SNC DI CASOTTO IVANO E STEFANO VIA FALLOPPIO 37 35121 PADOVA - PD 049/657733 ORTOPEDIA BONETTI DI BONETTI GIUSEPPE VIA MAMELI 134/C 37126 VERONA - VR 045/8345459 ORTOPEDIA BORELLA DI BORELLA DANIELA E BORELLA SERENA & C. S.A.S. VIA GHIRADA 98 31100 TREVISO - TV 0422/403431 ORTOPEDIA E SANITARIA DOLESE S.R.L. LARGO EUROPA 12 35137 PADOVA - PD ORTOPEDIA GABRIELE GIUBILATO & C. S.A.S. VIA DEI COLLI 77 31058 SUSEGANA - TV 0438/451085 ORTOPEDIA SANITARIA CADORE DI PIAZZA DANTE VIA F. COLETTI 38/I 32044 PIEVE DI CADORE - BL 0435/50026 ORTOPEDIA SINISTRA PIAVE S.N.C. DI GIUBILATO PAOLO COSTANTINO & C. VIA ROMA 118 31020 SAN VENDEMIANO - TV 0438/400285 ORTOPEDIA TECNICA SNC DI MICAI GIORGIO E C. VIA ERIDANIA 255 45030 OCCHIOBELLO - RO 0425/756665 ORTOPEDIA TESTI ANTONIO VIA GALVANI 15 37138 VERONA - VR 045/58088 ORTOPEDIA VARIOLO DI LUIGI VARIOLO & C. S.N.C. VIA GIUSTINIAN RECANATI 6 31100 TREVISO - TV 0422/53347 ORTOPEDIA VENETA DI VECCHINI DANIELE VIA SAN GIACOMO 8 37135 VERONA - VR 045/582303ORTOPEDICA SCALIGERA S.R.L. VIA UMBRIA 12 37138 VERONA - VR 045/800445 PEDILA SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ LIMITATA IN SIGLA PEDILA S.R.L. VIA CASTELLANA 68 31044 MONTEBELLUNA - TV 0423/603384PERSONA ORTOPEDIA DI PERSONA MAURO VIA DELLA COOPERAZIONE 18/E 45100 ROVIGO - RO 0425/474674PIAI S.R.L. VIA ANTONIO MEUCCI 32 31029 VITTORIO VENETO - TV 0438/500884 SANITARIA ORTOPEDIA TOSATTO SAS DI COSSALTER CRISTINA E C. VIA FUSINATO 12 32032 FELTRE - BL 0439/880106SANITARIA SCALIGERA S.P.A. VIA DELLA CONSORTIA 2 37127 VERONA - VR 045/8378555 SANITARIA VENEZIANA SAS DI ANNA MARIA TANIVI & C. SESTIERE CANNAREGIO 6375/B 30121 VENEZIA - VE T.O.P. TEAM ODONTOTECNICO PROFESSIONALE DI STEFANO TONIOLO E FABIO DE MARCHI S.N.C. STRADA CALLALTA 64 31100 TREVISO - TV 0422/363242 TECNICA ORTOPEDICA DI PADOAN FLAVIO VIA MARTIRI D'UNGHERIA 6 35031 ABANO TERME - PD 049/8600715 TECNOMEDYC SERVICE S.N.C. DI RECCHIA A. E CASTAGNA C. E G. & C. LUNGADIGE TRENTO 22 37012 BUSSOLENGO - VR 045/6703829 TIRELLI SERGIO VIA N. SAURO 160 30027 SAN DONA' DI PIAVE - VE 0421/220570

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

ACUSTIC CLINIC DI RINALDO ALESSANDRO VIA BARBARANI 22/B 37123 VERONA - VR 045/812058 ACUTRON MEDICAL S.R.L. VIA SACRO CUORE 7 45100 ROVIGO - RO 0425/22808BRUNELLO RAFFAELLA VIA CARBONAROLLA 20 36040 GRANCONA - VI 0444/868523 CIBA VISION S.R.L. VIA MATTEI 11 30020 MARCON - VE 041/5939341 CO.PR.EN. S.N.C. DI ZECCHIN MAURIZIO E CERCHIARO GIANLUCA PIAZZETTA SAN FRANCESCO 16 35026 CONSELVE - PD 049/5352353 CRAI INTERNATIONAL S.R.L. VIA G. D'ANNUNZIO 35 35024 BOVOLENTA - PD 049/5386088 CRAI MEDICAL S.N.C. DI SANDRA SUMAN E C. VIA G. D'ANNUNZIO 35 35024 BOVOLENTA - PD 049/9545131 DI GIOIA ANTONELLA VIA GIBERTI 1 37122 VERONA - VR 045/591029 FEK VIA DELL'INDUSTRIA 22 36063 MAROSTICA - VI 0424/471831GN RESOUND ITALIA S.R.L. VIA NINO BIXIO 1/B 35036 MONTEGROTTO TERME - PD 049/8911511 ITALSANITARIA S.R.L. VIA SOVIZZO 84 36100 ALTAVILLA VICENTINA - VI 0444/37640MECC SAN S.R.L.. VIA DEI PINI 35 36016 THIENE - VI 0445/380059 OFF CARR S.R.L. VIA DELL'ARTIGIANATO 35010 VILLA DEL CONTE - PD 049/9390133PIN VANIA VIA CALNOVA 6/A 30027 NOVENTA DI PIAVE - VE 0421/307023 TERMOLETTO ITALIANA VIA PIEROBON 59 35100 LIMENA - PD 049/768621TRE EMME MANUFATTI VIA LOMBARDIA 23 35020 SAONARA - PD 049/8970210VASSILLI S.R.L. VIA IRPINIA 1-3 35020 SAONARA - PD 049/8798911

TERAPIA E RIABILITAZIONE - Riabilitazione e supporto

MATERIALI DI CONSUMO E MEZZI DI CONTRASTO - Materiali ospedalieri

MATERIALI DI CONSUMO E MEZZI DI CONTRASTO - Materiali odontoiatrici

MATERIALI DI CONSUMO E MEZZI DI CONTRASTO - Materiali n.c.

ALTRE ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE - Apparecchiature ospedaliere

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Il cluster biomedicale nel Veneto12. Allegato 7

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

BIHOS S.R.L. VIA DELL'ARTIGIANATO 18 35010 VIGONZA - PD 049/8930516 BIO.LO.GA. S.R.L. VIA IPPOLITO NIEVO 21 31015 CONEGLIANO - TV CHEMICALS LAIF S.R.L. VIALE DELL'ARTIGIANATO 13 35010 VIGONZA - PD 049/636281 EMOPLAST DI SIGNORETTO LORENZINA VIA CADUTI SUL LAVORO 37063 ISOLA DELLA SCALA - VR 045/7302377 ESOFORM S.P.A. - LABORATORIO CHIMICO FARMACEUTICO VIALE DEL LAVORO 10 45100 ROVIGO - RO 0425/474747 F.L. MEDICAL S.R.L. VIA S. PIETRO MONTAGNON 11/1 35038 TORREGLIA - PD 049/5212566FERRARI L. DI FERRARI PIETRO S.R.L. VIA DELLA CONSORTIA 11 37127 VERONA - VR 045/8340644 FERRARI LUIGINA S.R.L. VIA DELLA CONSORTIA 21 37127 VERONA - VR 045/8350110 GAMMAPLAST S.R.L. VIALE EUROPA 42 37050 ANGIARI - VR 0442/97377 HOSMED DI GIOVANELLI CARLO VIA ROMA 37060 GAZZO VERONESE - VR 0442/579007 I.M.I. S.N.C. DI MAZZUCATO GIANNI & C. VIALE DELL'ARTIGIANATO

VICOLO PRIMO SENZA NC 35036 MONTEGROTTO TERME - PD 049/2310493 PREMEDICAL S.R.L. VIA MARCONI 649 45020 CANDA - RO 0425/702452

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

AGIS S.R.L. VIA CA' PISANI 12 35010 VIGODARZERE - PD 049/8871453BIOTECK S.R.L. VIA E. FERMI 49 36057 ARCUGNANO - VI 0444/289366DENTAL ESSE S.R.L. VIA MANZONI 28 36010 ZANE' - VI 0445/367417 EURONDA - S.P.A. ZONA ARTIGIANALE ASTICHELLI 36030 MONTECCHIO PRECALCINO - VI 0445/329811 ISOMED S.R.L. VIA TURAZZA DOMENICO 48 I P. 35128 PADOVA - PD 049/8087863 MORGAN WINTROP DI PAGANINI MARIO VIA 26 APRILE 59 37060 SONA - VR 0045/984475 NEW ULROS - S.R.L. VIA DELLE INDUSTRIE 40 35020 ALBIGNASEGO - PD 049/8626000 ODONTECNO DI CESCON LIVIO & LONGO MAURO S.N.C. VIA BRANDO BRANDOLINI 1 31053 PIEVE DI SOLIGO - TV 0438/980028 ODONTOPLANET DI SARETTA MAURIZIO VIA TORRE 73 35129 PADOVA - PD RI-DENT S.R.L. VIALE DELL'INDUSTRIA 38 37100 VERONA - VR 045/8550746ROGGIO VIA POZZUOLO DEL FRIULI 6 31100 TREVISO 0422/401210S.T.D. SISTEMI E TECNOLOGIE DENTALI SPA VIA FERMI 22 37135 VERONA 045/8204012WORLD WORK S.R.L. VIA LAGO DI TOVEL 36077 ALTAVILLA VICENTINA - VI 0444/574297 ZHERMACK S.P.A. VIA BOVAZECCHINO 100 45021 BADIA POLESINE - RO 0425/597611

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

MISCHI ALESSIO VIA COPPARO 37 37134 VERONA - VR 045/8266310 MORELLO ANTONIO VIA S. LEOPOLDO 47 35020 ALBIGNASEGO - PD 049/8629011 NUOVA TECNOMEDICA DI CANTERI ILARIO E C. S.N.C. VIA FLEMING 26 37026 PESCANTINA - VR 045/6767977 OFFICINA BIOMEDICA - DIVISIONE SERVIZI S.R.L. VIA C. BATTISTI 31/C 35010 LIMENA - PD 049/8840388POZZATO FEDERICO VIA ALDO MORO 16 30020 QUARTO D'ALTINO - VE 0422/825474 PROTEA DI ANNICHINI GABRIELE & C. S.A.S. VIA SERENA 33 37036 S. MARTINO BUON ALBERGO - VR 045/870587 RESEARCH & INNOVATION VIA SVIZZERA 16 35127 PADOVA 049/8705062SALEMI S.R.L. VIA DON ZANARDO 2 31040 CHIARANO - TV 0422/746491 SALMASO GIOVANNI VIA CARDUCCI 1/6 30031 DOLO - VE SANACO S.R.L. VIA BRENNERO 71/A 37026 PESCANTINA - VR 045/7157366 SINERGY SAS DI GIRALDO BRUNO & C. VICOLO PERIN 8/BIS 35127 PADOVA - PD 049/8935290 STEFANI PAOLO VIA ALTINATE 17 30039 STRA - VE 049/503024 TECNIDEN@L DI PERANTONI EMANUELE VIA CEDRARE 54 37029 SAN PIETRO IN CARIANO - VR TECNO ELLE DI LASFANTI IVO VIA A. AVOGADRO 8 30027 SAN DONA' DI PIAVE - VE TECNOLAB ASSISTENZA DI TOZZO GIANCARLO VIA G. DA GAIBANA 2 35026 CONSELVE - PD TECNOMARCA DI COSTANTIN LUCIO VIA FELTRINA SUD 143 31044 MONTEBELLUNA - TV 0423/601388 TECNOMED S.N.C. DI CERADINI G. & C. VIA FERDINAND PORSCHE 4/A 37136 VERONA - VR 045/8622538 TECNOTHON VIA DELL'INDUSTRIA 67 Z.I. 36030 SARCEDO - VI 0445 381987TEM TECNOLOGIA ELETTROMEDICALE S.R.L. CON SIGLA TEM S.R.L. VIA FLEMING 19 37135 VERONA - VR 045/8203650 TESSARO RENE' VIA VILLA 41-2 31037 LORIA - TV

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

AGHITO TECNOLOGIE S.R.L. VIA CALTANA 121 35010 VILLANOVA DI CAMPOSAMPIERO - PD 049/630894DOLOMIUS DI MENEGUZ RUDY VIA PONTE DEI MULINI 3 31020 TARZO - TV GIVAS VIALE VENETO 2 35020 SAONARA - PD 049/8790199HURRYUP VIA ROSSINI 37 35020 LEGNARO - PD 049/8830716IMOCA INDUSTRIA MECCANICA OSPEDALIERA CASANOVA S.R.L. VIA PEPOLI 29/A 45030 OCCHIOBELLO - RO 0425/757079 ROSSICAWS S.R.L. VIA POLONIA 9 35127 PADOVA - PD 049/8703944TAVOM S.P.A. VIA VENETO 29/31 35020 DUE CARRARE - PD 049/5290222 UNIFLAIR ITALIA S.P.A. VIA DELL'INDUSTRIA 10 35020 BRUGINE - PD 049/9713211

continua TERAPIA E RIABILITAZIONE - Organi artificiali e protesiDENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

CENTRO VENETO DI ORTOPEDIA E SANITARIA S.N.C. DI LOLATO STEFANO E BERNARDI GIULIANA BORGO BASSANO 111 35013 CITTADELLA - PD 049/9400422 F.G.P. S.R.L. VIA STAFFALI 16/B 37069 VILLAFRANCA DI VERONA - VR 045/8600867GASTRIC PACER VIA CIRCONVALLAZIONE 62 30174 MESTRE - VE 041/986169I.M.A. S.N.C. DI TURRINI ALBERTO E FERRIGOLO MORENO VIA STAFFALI 16/B 37062 VILLAFRANCA DI VERONA - VR 045/8600867 ISTITUTO SVIZZERO PER PROTESI OCULARI DEL DOTT. OTTO ERNST MARTIN & KARL LUDWIG MARTIN SNC VIA SEBASTIANO VENIER 10 31100 TREVISO - TV L.A.O.S. DI SIMIONI VALENTINO VIA CASTELLANA 179/B 31023 RESANA - TV 0423/480965LAB. -OR.- LABORATORIO ORTOPEDICO ARTIGIANO DI ORTOPEDIA E PROTESI SCARL VIA FACCIOLATI 31/I 35127 PADOVA - PD 049/8021736 LABORATORIO DI ORTOPEDIA CITTADELLESE S.N.C. DI FAGGIN & C. VIA MURA ROTTA 36/38 35013 CITTADELLA - PD 049/5971333 LABORATORIO ORTOPEDICO ARTIGIANI DELLA SCARPA DI MENIN MAURIZIO VIA CAPPUCCINA 113/D 30030 VENEZIA - VE 041/5319877 LEVANTES S.R.L. VIA KENNEDY 52/B 31039 RIESE PIO X - TV 0423/748440L'HORTOPEDICO S.R.L. VIA GUGLIELMO BRAVO 8/C 37100 VERONA - VR 045/8103300MEDISAN S.R.L. VIA GRAMSCI 73 30035 MIRANO - VE 041/570030 MOLESINI MARCO VIA TRAVERSAGNO 43 45024 FIESSO UMBERTIANO - RO OFFICINA ORTOPEDICA GOMIERO S.R.L. VIA FALLOPPIO 57 35121 PADOVA - PD 049/8752020 ORTHOMEDICA S.N.C. DI MASSIMO PULIN E C. VIA SAVELLI 25 35100 PADOVA - PD 049/7808125ORTHOTECNICA DI MIGLIACCIO ANTONIO VIALE DEL LAVORO 41/A 37036 S. MARTINO BUON ALBERGO - VR 045/8799249 ORTOPEDIA ANTONIANA SNC DI CASOTTO IVANO E STEFANO VIA FALLOPPIO 37 35121 PADOVA - PD 049/657733 ORTOPEDIA BONETTI DI BONETTI GIUSEPPE VIA MAMELI 134/C 37126 VERONA - VR 045/8345459 ORTOPEDIA BORELLA DI BORELLA DANIELA E BORELLA SERENA & C. S.A.S. VIA GHIRADA 98 31100 TREVISO - TV 0422/403431 ORTOPEDIA E SANITARIA DOLESE S.R.L. LARGO EUROPA 12 35137 PADOVA - PD ORTOPEDIA GABRIELE GIUBILATO & C. S.A.S. VIA DEI COLLI 77 31058 SUSEGANA - TV 0438/451085 ORTOPEDIA SANITARIA CADORE DI PIAZZA DANTE VIA F. COLETTI 38/I 32044 PIEVE DI CADORE - BL 0435/50026 ORTOPEDIA SINISTRA PIAVE S.N.C. DI GIUBILATO PAOLO COSTANTINO & C. VIA ROMA 118 31020 SAN VENDEMIANO - TV 0438/400285 ORTOPEDIA TECNICA SNC DI MICAI GIORGIO E C. VIA ERIDANIA 255 45030 OCCHIOBELLO - RO 0425/756665 ORTOPEDIA TESTI ANTONIO VIA GALVANI 15 37138 VERONA - VR 045/58088 ORTOPEDIA VARIOLO DI LUIGI VARIOLO & C. S.N.C. VIA GIUSTINIAN RECANATI 6 31100 TREVISO - TV 0422/53347 ORTOPEDIA VENETA DI VECCHINI DANIELE VIA SAN GIACOMO 8 37135 VERONA - VR 045/582303ORTOPEDICA SCALIGERA S.R.L. VIA UMBRIA 12 37138 VERONA - VR 045/800445 PEDILA SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ LIMITATA IN SIGLA PEDILA S.R.L. VIA CASTELLANA 68 31044 MONTEBELLUNA - TV 0423/603384PERSONA ORTOPEDIA DI PERSONA MAURO VIA DELLA COOPERAZIONE 18/E 45100 ROVIGO - RO 0425/474674PIAI S.R.L. VIA ANTONIO MEUCCI 32 31029 VITTORIO VENETO - TV 0438/500884 SANITARIA ORTOPEDIA TOSATTO SAS DI COSSALTER CRISTINA E C. VIA FUSINATO 12 32032 FELTRE - BL 0439/880106SANITARIA SCALIGERA S.P.A. VIA DELLA CONSORTIA 2 37127 VERONA - VR 045/8378555 SANITARIA VENEZIANA SAS DI ANNA MARIA TANIVI & C. SESTIERE CANNAREGIO 6375/B 30121 VENEZIA - VE T.O.P. TEAM ODONTOTECNICO PROFESSIONALE DI STEFANO TONIOLO E FABIO DE MARCHI S.N.C. STRADA CALLALTA 64 31100 TREVISO - TV 0422/363242 TECNICA ORTOPEDICA DI PADOAN FLAVIO VIA MARTIRI D'UNGHERIA 6 35031 ABANO TERME - PD 049/8600715 TECNOMEDYC SERVICE S.N.C. DI RECCHIA A. E CASTAGNA C. E G. & C. LUNGADIGE TRENTO 22 37012 BUSSOLENGO - VR 045/6703829 TIRELLI SERGIO VIA N. SAURO 160 30027 SAN DONA' DI PIAVE - VE 0421/220570

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

ACUSTIC CLINIC DI RINALDO ALESSANDRO VIA BARBARANI 22/B 37123 VERONA - VR 045/812058 ACUTRON MEDICAL S.R.L. VIA SACRO CUORE 7 45100 ROVIGO - RO 0425/22808BRUNELLO RAFFAELLA VIA CARBONAROLLA 20 36040 GRANCONA - VI 0444/868523 CIBA VISION S.R.L. VIA MATTEI 11 30020 MARCON - VE 041/5939341 CO.PR.EN. S.N.C. DI ZECCHIN MAURIZIO E CERCHIARO GIANLUCA PIAZZETTA SAN FRANCESCO 16 35026 CONSELVE - PD 049/5352353 CRAI INTERNATIONAL S.R.L. VIA G. D'ANNUNZIO 35 35024 BOVOLENTA - PD 049/5386088 CRAI MEDICAL S.N.C. DI SANDRA SUMAN E C. VIA G. D'ANNUNZIO 35 35024 BOVOLENTA - PD 049/9545131 DI GIOIA ANTONELLA VIA GIBERTI 1 37122 VERONA - VR 045/591029 FEK VIA DELL'INDUSTRIA 22 36063 MAROSTICA - VI 0424/471831GN RESOUND ITALIA S.R.L. VIA NINO BIXIO 1/B 35036 MONTEGROTTO TERME - PD 049/8911511 ITALSANITARIA S.R.L. VIA SOVIZZO 84 36100 ALTAVILLA VICENTINA - VI 0444/37640MECC SAN S.R.L.. VIA DEI PINI 35 36016 THIENE - VI 0445/380059 OFF CARR S.R.L. VIA DELL'ARTIGIANATO 35010 VILLA DEL CONTE - PD 049/9390133PIN VANIA VIA CALNOVA 6/A 30027 NOVENTA DI PIAVE - VE 0421/307023 TERMOLETTO ITALIANA VIA PIEROBON 59 35100 LIMENA - PD 049/768621TRE EMME MANUFATTI VIA LOMBARDIA 23 35020 SAONARA - PD 049/8970210VASSILLI S.R.L. VIA IRPINIA 1-3 35020 SAONARA - PD 049/8798911

TERAPIA E RIABILITAZIONE - Riabilitazione e supporto

MATERIALI DI CONSUMO E MEZZI DI CONTRASTO - Materiali ospedalieri

MATERIALI DI CONSUMO E MEZZI DI CONTRASTO - Materiali odontoiatrici

MATERIALI DI CONSUMO E MEZZI DI CONTRASTO - Materiali n.c.

ALTRE ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE - Apparecchiature ospedaliere

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Il cluster biomedicale nel Veneto

continua TERAPIA E RIABILITAZIONE - Organi artificiali e protesiDENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

NON STOP S.R.L. VIA PARILLA 7 31015 CONEGLIANO - TV OROTIG S.R.L. VIA XXV APRILE 47 37014 CASTELNUOVO DEL GARDA - VR 045/6400865 P.A.M. S.N.C. DI PASIAN AUGUSTO & C. VIA ZONA ARTIGIANALE P.I.P... 30028 S. MICHELE AL TAGLIAMENTO - VE 0431/50071 PALMA ELECTRONIC S.R.L. VIA DELL'INDUSTRIA 7 37049 VILLA BARTOLOMEA - VR 0442/659100 PRIMA S.R.L. VIA E. FERMI 23/A 31010 MARENO DI PIAVE - TV 0438/492862QR S.R.L. CORSO PORTA NUOVA 22 37122 VERONA - VR 045/596888 RAM - SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ LIMITATA VIA GERMANIA 12/14 35127 PADOVA - PD 049/8703355 SAMA ITALIA S.A.S. DI BRESOLIN MARINO & C. VIA FELTRINA SUD 104 31044 MONTEBELLUNA - TV SIMED S.R.L. VIA MACHIAVELLI 10/A 31021 MOGLIANO VENETO - TV 041/5987611SOCIETA' MANUTENZIONI ELETTROMEDICALI S.R.L. CON SIGLA *SME SRL VIA VO' DI PLACCA 36/F 35020 DUE CARRARE - PD 049/910022 STRUMENTAZIONE ELETTRONICA INDUSTRIALE DI DIDONÈ ING. GIORGIO E C. S.N.C. VIA S. CHIARA 12/1 35013 CITTADELLA - PD 049/9401093 TECNO S.R.L. VIA VEGRI 21/2 36047 MONTEGALDA - VI 0444/737234 UROMAT S.R.L. VIA CRESCINI JACOPO 37 35126 PADOVA - PD 049/756876 VENIPLAST DI ALBERTI JOLE & C. S.N.C. VIA BARBUGINE 77/A 37053 CEREA - VR 0442/80930

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

B HOSPITAL S.R.L. VIA BRENNERO 71/A 37026 PESCANTINA - VR 045/7157200 BEDA FLAVIO VIA MARCO POLO 18 35010 CADONEGHE - PD 049/612490BEDA RENZO VIA ASTICHELLO 3 35135 PADOVA - PD 049/8643309 BORTOLAN LORENZO VIA DALLA POTARA 28 36015 SCHIO - VI 0445/532381 C.S.L. DENTAL SERVICE DI CARRARO LUCA VIA MONTE ORTIGARA 5 30031 DOLO - VE C.T.E. CONSULENZE TECNICHE ELETTRONICHE DI DE BIASI PAOLO & C. S.A.S. VIA MASERADE 4 31030 BREDA DI PIAVE - TV 0422/90274 CANTELE GIOVANNI DI CANTELE PAOLO E MANUELA S.N.C. VIA ASTICHELLO 27 36051 CREAZZO - VI 0444/520713 CENTRO DI ASSISTENZA S.R.L. CON SIGLA CDA SRL VIA ARDIGÒ ROBERTO 16 35126 PADOVA - PD CIEMME SAS DI MARONESE F. & C. VIA POSTUMIA OVEST 128 31048 SAN BIAGIO DI CALLALTA - TV 0422/89445 D.I. SERVICE DI SORGATO FABIANO VIA PAGANINI 33 35010 VIGONZA - PD 049/8096592 DENTAL SERVICE S.R.L. VIA VITAL 96 31015 CONEGLIANO - TV

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

2 EMME S.R.L. VIA BOTTENIGO 147/O 30175 VENEZIA - VE 041/932660 ARIES DI ADDA GIAMPAOLO & C. S.N.C. VIA VENEZIA 105 31028 VAZZOLA - TV 0438/488183 ASA DENTAL VIA COLOMBO 10 31022 PREGANZIOL - TV 0422/639479CARRARO ALESSANDRO VIA VENETO 2 35030 SELVAZZANO DENTRO - PD 049/638683 CATO ODONTOTECNICA DI DALLA LIBERA MARIO DONATO VIA CAMPAGNA 12 31053 PIEVE DI SOLIGO - TV 0438/380894 DENTAL MEDICAL S.R.L. VIA BIDASIO DEGLI IMBERTI 2 31015 CONEGLIANO - TV 0438/21844 DENTAL RIVIERA S.A.S. DI BALDAN FABIO & C. RIVIERA DEL BRENTA 338 30032 FIESSO D'ARTICO - VE 041/5100599 DENTAL X - S.R.L. VIA MARZOTTO 11 36031 DUEVILLE - VI 0444/367414 DENTALMARCA DI VINCENTI GEO & SOCI - S.N.C. VIA INDUSTRIA 14 31052 MASERADA SUL PIAVE - TV 0422/877107 EMBRA S.R.L. VIA GIORGIONE 10 31050 MIANE - TV 0438/893172EMMEBI S.R.L. VIA ALBETTONIERA 50/E 35030 ROVOLON - PD 049/9910711 ERIO - S.R.L. VIA MONTE PASUBIO 164 36010 ZANE' - VI 0445/314195 INTEROSPITAL S.N.C. DI EBRINI GIULIANO E BRESSAN GIORGIO VIA DELLA COOPERAZIONE 12/3 31033 CASTELFRANCO VENETO - TV 0423/723515 MAULE NICOLA VIA TENENTE MAULE 13 36073 CORNEDO VICENTINO - VI 0445/951163 O.M.S. - S.P.A. OFFICINE MECCANICHE SPECIALIZZATE VIA DANTE 20/A 35030 SELVAZZANO DENTRO - PD 049/8975566 ODONTOTECNICA CASTELLANA DI ZANATA FRATELLI S.N.C. VIALE DELLE QUERCE 3/A 31033 CASTELFRANCO VENETO - TV 0423/495885 ODONTOVENETA ASSISTENZA S.N.C. DI TOZZO GIANCARLO E SARETTA MAURIZIO VIA GIORGIONE 38 35020 ALBIGNASEGO - PD 049/685053 OTINED S.A.S. DI DALLA LIBERA DONATO & C. VIA MARTIRI DELLA LIBERTA' 3 31041 CORNUDA - TV 0438/980894 PRANDINI DENTAL DI LORIS PRANDINI VIA CARBONARE 3 37034 VERONA - VR 045/8709148 PVR SAS DI CORTELAZZO LORENZO & C. VIA PROGRESSO 2/A 35127 PADOVA - PD 049/8703410 Q.V.R. ODONTOTECNICA S.N.C. DI GIANNI SCAPIN E ALESSANDRO ALIBARDI VIA MAKALLE' 6 35138 PADOVA - PD 049/8716441 S.I.R.I. S.R.L. VIA VICENZA 118 36034 MALO - VI 0445/581410STEDY DI BOF DAVIDE VIA STEFANELLI 20 31053 PIEVE DI SOLIGO - TV 0438/841074 TECNO LANZI S.R.L. VIA G. GALILEI 3/AV 36051 ARCUGNANO - VI 0444/289091

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

BIOENG S.R.L. VIALE DELL'INDUSTRIA 24 37135 VERONA - VR 045/8307612 CLAUDIER INDUSTRIES SRL VIA DEL COMMERCIO 6 36060 ROMANO D'EZZELINO - VI 0424/32131ELTECH S.R.L. VIA BOSCO 2/Q 31032 CASALE SUL SILE - TV I.SO ITALIA S.R.L. VIA G. DI VITTORIO 52 30029 SANTO STINO DI LIVENZA - VE 0421/311700 NASTASIA DI SPADA GIORGIO VIA DON GREGORIO SEGALA 62 37139 VERONA - VR PERON ROBERTO VIA MONTE ZEBIO 4 30031 DOLO - VE SOLEPIU' S.A.S. DI ROBERTO SCHIAVON & C. VIA DELL'ARTIGIANATO 31 35010 VIGODARZERE - PD 049/8843152 SPORTARREDO - S.P.A. VIA DELL'INDUSTRIA 7 30020 GRUARO - VE 0421/767676TECNO ESTETICA DI DALLA MONTA' ROBERTO VIA BRIGATA AOSTA 71 37139 VERONA - VR 045/8919245 TRIPOD FIRST ITALIA S.R.L. VIA VECELLIO 2 37059 ZEVIO - VR

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO AEFFE S.R.L. VIA MAKALLE' 2 35138 PADOVA - PD 049/8712088 ANALITICA TRIVENETA S.R.L. VIA PUCCINI 23/B 35031 ABANO TERME - PD 049/811190 ATES MEDICA DEVICE S.R.L. VIALE DEL LAVORO 19/B7 37030 COLOGNOLA AI COLLI - VR 045/6152245 BIOS SYSTEM SRL VIA DELL'ARTIGIANATO 16 36030 MONTECCHIO PRECALCINO - VI BIOTEC S.R.L. VIA INDUSTRIA 53 36031 DUEVILLE - VI 0444/361251CAPELLI S.R.L. VIA CARMELITANI SCALZI 20 37122 VERONA - VR 045/6901693 CARDIOTECH DI GIOVANELLI CARLO & C. S.N.C. VIA MARTIRI DELLA LIBERTA' 1/B 37060 GAZZO VERONESE - VR 0442/570106 CENTRO ELETTROMEDICALI DI ERRICHETTI ING. MARCELLO & C. S.N.C. VIA FALLOPPIO GABRIELE 33 35121 PADOVA - PD 049/664442 EL.MED. GARDA DI PIMAZZONI ANTONIO CERAULO FABIO & C. S.A.S. CORSO DON GNOCCHI 53 37016 GARDA - VR 045/755217 ELETTROMEDICA S.A.S. DI ALFONSI & C. 31040 PEDEROBBA - TV 0423/648296EUROLINE S.R.L. VIALE GRAMSCI 84 45100 ROVIGO - RO 0425/30071 EUROMED SRL VIA CASTELLANA 41 32010 CIMADALMO - TV 0422/803101EUROMEDIK S.R.L. VIA TRENTINO 4 31038 PAESE - TV 0422/451235 FINSERVICE DONALE S.A.S. DI RIGUTTO MARISA & C. VIA MOLINETTO DELLA CRODA 14 31020 TARZO - TV 0438/584800 G.F.D. TECNOLOGIE S.R.L VIA G. VERDI 17 45030 OCCHIOBELLO - RO GIROPLAST DI TRESSINO GIANLUCA VIA A. ALEARDI 25/C 37040 BONAVIGO - VR 0442/670162 HUMANA MEDICAL S.R.L. VIA DELLA CROCE ROSSA 42 35129 PADOVA - PD 049/776977 ISTITUTO IDROTERM S.N.C. DI ANGELA CARLO STELLA E MOSE' ALBERTIN VIA GORIZIA 15 35020 SAONARA - PD 049/640608 LAICA SPA VIALE DEL LAVORO 10 36020 PONTE DI BARBARANO - VI 0444/795314M.B. S.R.L. VIA MANTEGNA 23/25 35020 TRIBANO - PD MACRIMED S.R.L. VIA XXIV MAGGIO 3 31038 PAESE - TV 0422/951339 MET S.R.L. VIA MUSSA 17 35017 PIOMBINO DESE - PD 049/5743013MICROMED - S.R.L. VIA GIOTTO 4 31020 MOGLIANO VENETO - TV 041/5737000 NIM S.R.L. VIA SILVESTRINI 20 37135 VERONA - VR 045/583500

12. Allegato 7

ALTRE ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE - Apparecchiature estetiche

ASSISTENZA TECNICA

ALTRE ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE - Apparecchiature elettromedicali-sanitarie n.c.

ALTRE ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE - Apparecchiature odontotecniche

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Il cluster biomedicale nel Veneto

continua TERAPIA E RIABILITAZIONE - Organi artificiali e protesiDENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

NON STOP S.R.L. VIA PARILLA 7 31015 CONEGLIANO - TV OROTIG S.R.L. VIA XXV APRILE 47 37014 CASTELNUOVO DEL GARDA - VR 045/6400865 P.A.M. S.N.C. DI PASIAN AUGUSTO & C. VIA ZONA ARTIGIANALE P.I.P... 30028 S. MICHELE AL TAGLIAMENTO - VE 0431/50071 PALMA ELECTRONIC S.R.L. VIA DELL'INDUSTRIA 7 37049 VILLA BARTOLOMEA - VR 0442/659100 PRIMA S.R.L. VIA E. FERMI 23/A 31010 MARENO DI PIAVE - TV 0438/492862QR S.R.L. CORSO PORTA NUOVA 22 37122 VERONA - VR 045/596888 RAM - SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ LIMITATA VIA GERMANIA 12/14 35127 PADOVA - PD 049/8703355 SAMA ITALIA S.A.S. DI BRESOLIN MARINO & C. VIA FELTRINA SUD 104 31044 MONTEBELLUNA - TV SIMED S.R.L. VIA MACHIAVELLI 10/A 31021 MOGLIANO VENETO - TV 041/5987611SOCIETA' MANUTENZIONI ELETTROMEDICALI S.R.L. CON SIGLA *SME SRL VIA VO' DI PLACCA 36/F 35020 DUE CARRARE - PD 049/910022 STRUMENTAZIONE ELETTRONICA INDUSTRIALE DI DIDONÈ ING. GIORGIO E C. S.N.C. VIA S. CHIARA 12/1 35013 CITTADELLA - PD 049/9401093 TECNO S.R.L. VIA VEGRI 21/2 36047 MONTEGALDA - VI 0444/737234 UROMAT S.R.L. VIA CRESCINI JACOPO 37 35126 PADOVA - PD 049/756876 VENIPLAST DI ALBERTI JOLE & C. S.N.C. VIA BARBUGINE 77/A 37053 CEREA - VR 0442/80930

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

B HOSPITAL S.R.L. VIA BRENNERO 71/A 37026 PESCANTINA - VR 045/7157200 BEDA FLAVIO VIA MARCO POLO 18 35010 CADONEGHE - PD 049/612490BEDA RENZO VIA ASTICHELLO 3 35135 PADOVA - PD 049/8643309 BORTOLAN LORENZO VIA DALLA POTARA 28 36015 SCHIO - VI 0445/532381 C.S.L. DENTAL SERVICE DI CARRARO LUCA VIA MONTE ORTIGARA 5 30031 DOLO - VE C.T.E. CONSULENZE TECNICHE ELETTRONICHE DI DE BIASI PAOLO & C. S.A.S. VIA MASERADE 4 31030 BREDA DI PIAVE - TV 0422/90274 CANTELE GIOVANNI DI CANTELE PAOLO E MANUELA S.N.C. VIA ASTICHELLO 27 36051 CREAZZO - VI 0444/520713 CENTRO DI ASSISTENZA S.R.L. CON SIGLA CDA SRL VIA ARDIGÒ ROBERTO 16 35126 PADOVA - PD CIEMME SAS DI MARONESE F. & C. VIA POSTUMIA OVEST 128 31048 SAN BIAGIO DI CALLALTA - TV 0422/89445 D.I. SERVICE DI SORGATO FABIANO VIA PAGANINI 33 35010 VIGONZA - PD 049/8096592 DENTAL SERVICE S.R.L. VIA VITAL 96 31015 CONEGLIANO - TV

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

2 EMME S.R.L. VIA BOTTENIGO 147/O 30175 VENEZIA - VE 041/932660 ARIES DI ADDA GIAMPAOLO & C. S.N.C. VIA VENEZIA 105 31028 VAZZOLA - TV 0438/488183 ASA DENTAL VIA COLOMBO 10 31022 PREGANZIOL - TV 0422/639479CARRARO ALESSANDRO VIA VENETO 2 35030 SELVAZZANO DENTRO - PD 049/638683 CATO ODONTOTECNICA DI DALLA LIBERA MARIO DONATO VIA CAMPAGNA 12 31053 PIEVE DI SOLIGO - TV 0438/380894 DENTAL MEDICAL S.R.L. VIA BIDASIO DEGLI IMBERTI 2 31015 CONEGLIANO - TV 0438/21844 DENTAL RIVIERA S.A.S. DI BALDAN FABIO & C. RIVIERA DEL BRENTA 338 30032 FIESSO D'ARTICO - VE 041/5100599 DENTAL X - S.R.L. VIA MARZOTTO 11 36031 DUEVILLE - VI 0444/367414 DENTALMARCA DI VINCENTI GEO & SOCI - S.N.C. VIA INDUSTRIA 14 31052 MASERADA SUL PIAVE - TV 0422/877107 EMBRA S.R.L. VIA GIORGIONE 10 31050 MIANE - TV 0438/893172EMMEBI S.R.L. VIA ALBETTONIERA 50/E 35030 ROVOLON - PD 049/9910711 ERIO - S.R.L. VIA MONTE PASUBIO 164 36010 ZANE' - VI 0445/314195 INTEROSPITAL S.N.C. DI EBRINI GIULIANO E BRESSAN GIORGIO VIA DELLA COOPERAZIONE 12/3 31033 CASTELFRANCO VENETO - TV 0423/723515 MAULE NICOLA VIA TENENTE MAULE 13 36073 CORNEDO VICENTINO - VI 0445/951163 O.M.S. - S.P.A. OFFICINE MECCANICHE SPECIALIZZATE VIA DANTE 20/A 35030 SELVAZZANO DENTRO - PD 049/8975566 ODONTOTECNICA CASTELLANA DI ZANATA FRATELLI S.N.C. VIALE DELLE QUERCE 3/A 31033 CASTELFRANCO VENETO - TV 0423/495885 ODONTOVENETA ASSISTENZA S.N.C. DI TOZZO GIANCARLO E SARETTA MAURIZIO VIA GIORGIONE 38 35020 ALBIGNASEGO - PD 049/685053 OTINED S.A.S. DI DALLA LIBERA DONATO & C. VIA MARTIRI DELLA LIBERTA' 3 31041 CORNUDA - TV 0438/980894 PRANDINI DENTAL DI LORIS PRANDINI VIA CARBONARE 3 37034 VERONA - VR 045/8709148 PVR SAS DI CORTELAZZO LORENZO & C. VIA PROGRESSO 2/A 35127 PADOVA - PD 049/8703410 Q.V.R. ODONTOTECNICA S.N.C. DI GIANNI SCAPIN E ALESSANDRO ALIBARDI VIA MAKALLE' 6 35138 PADOVA - PD 049/8716441 S.I.R.I. S.R.L. VIA VICENZA 118 36034 MALO - VI 0445/581410STEDY DI BOF DAVIDE VIA STEFANELLI 20 31053 PIEVE DI SOLIGO - TV 0438/841074 TECNO LANZI S.R.L. VIA G. GALILEI 3/AV 36051 ARCUGNANO - VI 0444/289091

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO

BIOENG S.R.L. VIALE DELL'INDUSTRIA 24 37135 VERONA - VR 045/8307612 CLAUDIER INDUSTRIES SRL VIA DEL COMMERCIO 6 36060 ROMANO D'EZZELINO - VI 0424/32131ELTECH S.R.L. VIA BOSCO 2/Q 31032 CASALE SUL SILE - TV I.SO ITALIA S.R.L. VIA G. DI VITTORIO 52 30029 SANTO STINO DI LIVENZA - VE 0421/311700 NASTASIA DI SPADA GIORGIO VIA DON GREGORIO SEGALA 62 37139 VERONA - VR PERON ROBERTO VIA MONTE ZEBIO 4 30031 DOLO - VE SOLEPIU' S.A.S. DI ROBERTO SCHIAVON & C. VIA DELL'ARTIGIANATO 31 35010 VIGODARZERE - PD 049/8843152 SPORTARREDO - S.P.A. VIA DELL'INDUSTRIA 7 30020 GRUARO - VE 0421/767676TECNO ESTETICA DI DALLA MONTA' ROBERTO VIA BRIGATA AOSTA 71 37139 VERONA - VR 045/8919245 TRIPOD FIRST ITALIA S.R.L. VIA VECELLIO 2 37059 ZEVIO - VR

DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO AEFFE S.R.L. VIA MAKALLE' 2 35138 PADOVA - PD 049/8712088 ANALITICA TRIVENETA S.R.L. VIA PUCCINI 23/B 35031 ABANO TERME - PD 049/811190 ATES MEDICA DEVICE S.R.L. VIALE DEL LAVORO 19/B7 37030 COLOGNOLA AI COLLI - VR 045/6152245 BIOS SYSTEM SRL VIA DELL'ARTIGIANATO 16 36030 MONTECCHIO PRECALCINO - VI BIOTEC S.R.L. VIA INDUSTRIA 53 36031 DUEVILLE - VI 0444/361251CAPELLI S.R.L. VIA CARMELITANI SCALZI 20 37122 VERONA - VR 045/6901693 CARDIOTECH DI GIOVANELLI CARLO & C. S.N.C. VIA MARTIRI DELLA LIBERTA' 1/B 37060 GAZZO VERONESE - VR 0442/570106 CENTRO ELETTROMEDICALI DI ERRICHETTI ING. MARCELLO & C. S.N.C. VIA FALLOPPIO GABRIELE 33 35121 PADOVA - PD 049/664442 EL.MED. GARDA DI PIMAZZONI ANTONIO CERAULO FABIO & C. S.A.S. CORSO DON GNOCCHI 53 37016 GARDA - VR 045/755217 ELETTROMEDICA S.A.S. DI ALFONSI & C. 31040 PEDEROBBA - TV 0423/648296EUROLINE S.R.L. VIALE GRAMSCI 84 45100 ROVIGO - RO 0425/30071 EUROMED SRL VIA CASTELLANA 41 32010 CIMADALMO - TV 0422/803101EUROMEDIK S.R.L. VIA TRENTINO 4 31038 PAESE - TV 0422/451235 FINSERVICE DONALE S.A.S. DI RIGUTTO MARISA & C. VIA MOLINETTO DELLA CRODA 14 31020 TARZO - TV 0438/584800 G.F.D. TECNOLOGIE S.R.L VIA G. VERDI 17 45030 OCCHIOBELLO - RO GIROPLAST DI TRESSINO GIANLUCA VIA A. ALEARDI 25/C 37040 BONAVIGO - VR 0442/670162 HUMANA MEDICAL S.R.L. VIA DELLA CROCE ROSSA 42 35129 PADOVA - PD 049/776977 ISTITUTO IDROTERM S.N.C. DI ANGELA CARLO STELLA E MOSE' ALBERTIN VIA GORIZIA 15 35020 SAONARA - PD 049/640608 LAICA SPA VIALE DEL LAVORO 10 36020 PONTE DI BARBARANO - VI 0444/795314M.B. S.R.L. VIA MANTEGNA 23/25 35020 TRIBANO - PD MACRIMED S.R.L. VIA XXIV MAGGIO 3 31038 PAESE - TV 0422/951339 MET S.R.L. VIA MUSSA 17 35017 PIOMBINO DESE - PD 049/5743013MICROMED - S.R.L. VIA GIOTTO 4 31020 MOGLIANO VENETO - TV 041/5737000 NIM S.R.L. VIA SILVESTRINI 20 37135 VERONA - VR 045/583500

12. Allegato 7

ALTRE ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE - Apparecchiature estetiche

ASSISTENZA TECNICA

ALTRE ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE - Apparecchiature elettromedicali-sanitarie n.c.

ALTRE ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE - Apparecchiature odontotecniche

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Il cluster biomedicale nel Veneto

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ANNOTAZIONI ANNOTAZIONI

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ANNOTAZIONI ANNOTAZIONI

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Finito di stampare nel mese di maggio 2003 per i tipi delle Arti Grafiche Padovane

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