Il Cinema Ritrovato 2012 - Rassegna stampa selezionata

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Cinefili, spegnete youtube di Paolo Mereghetti Corriere della Sera – La Lettura, 17 giugno A Bologna torna il cinema ritrovato di Andrea Chimento www.ilsole24ore.com, 21 luglio A Bologna lezioni di cinema puro: l’azione, lo spettacolo di Peter von Bagh Il Manifesto – Alias, 23 giugno La grande illusione. Il film più odiato dal potere di Claudia Morgoglione La Repubblica – Domenica, 24 giugno Il grande cinema non invecchia di Gianni Canova Il Sole 24 Ore – Domenica, 24 giugno Alma, la musa che Hitchcock amò più delle bionde di Giuseppina Manin Corriere della Sera, 27 giugno I tormenti del ballerino. Manoscritto inedito di Chaplin di Claudia Morgoglione www.repubblica.it, 28 luglio A Bologna un Chaplin “inedito” www.tg1.rai.it, 28 luglio Descubierto un manuscrito de Charles Chaplin sobre una obra que jamàs realizò www.elpais.es, 28 luglio Un manuscrito inédito de Charles Chaplin es encontrado en Italia www.cnnmexico.com, 28 luglio Spunta un copione inedito di Chaplin su Nijinski di Rita Ricci La Repubblica, 29 giugno Chaplin inedito: quattro foto e un manoscritto Corriere della Sera, 29 giugno Chaplin. Un inedito sulla vita di Nijinsky di Franco Giubilei La Stampa, 29 giugno La danza inedita di Charlot di Chiara Affronte L’Unità, 29 giugno Un inedito soggetto di Chaplin illumina le “Luci della ribalta” di Giovanni Sallusti Il Giornale, 29 giugno “Il film che mi ha salvato (e rovinato) la vita” di Piero Negri Rolling Stones, luglio Die Zukunft der Vergangenheit di Lukas Foerster Die Tageszeitung, 3 luglio

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Cinefili, spegnete youtube di Paolo MereghettiCorriere della Sera – La Lettura, 17 giugno

A Bologna torna il cinema ritrovato di Andrea Chimentowww.ilsole24ore.com, 21 luglio

A Bologna lezioni di cinema puro: l’azione, lo spettacolo di Peter von BaghIl Manifesto – Alias, 23 giugno

La grande illusione. Il film più odiato dal potere di Claudia MorgoglioneLa Repubblica – Domenica, 24 giugno

Il grande cinema non invecchia di Gianni CanovaIl Sole 24 Ore – Domenica, 24 giugno

Alma, la musa che Hitchcock amò più delle bionde di Giuseppina ManinCorriere della Sera, 27 giugno

I tormenti del ballerino. Manoscritto inedito di Chaplin di Claudia Morgoglionewww.repubblica.it, 28 luglio

A Bologna un Chaplin “inedito”www.tg1.rai.it, 28 luglio

Descubierto un manuscrito de Charles Chaplin sobre una obra que jamàs realizòwww.elpais.es, 28 luglio

Un manuscrito inédito de Charles Chaplin es encontrado en Italiawww.cnnmexico.com, 28 luglio

Spunta un copione inedito di Chaplin su Nijinski di Rita RicciLa Repubblica, 29 giugno

Chaplin inedito: quattro foto e un manoscritto Corriere della Sera, 29 giugno

Chaplin. Un inedito sulla vita di Nijinsky di Franco GiubileiLa Stampa, 29 giugno

La danza inedita di Charlot di Chiara AffronteL’Unità, 29 giugno

Un inedito soggetto di Chaplin illumina le “Luci della ribalta” di Giovanni SallustiIl Giornale, 29 giugno

“Il film che mi ha salvato (e rovinato) la vita” di Piero NegriRolling Stones, luglio

Die Zukunft der Vergangenheit di Lukas FoersterDie Tageszeitung, 3 luglio

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“La civilizaciòn avanza a saltos: adelante y atràs” di Lucia MagiEl Pais, 12 luglio

Com’è grande Il Cinema Ritrovato di Bertolucci di Irene BignardiLa Repubblica – Il Venerdì, 6 luglio

Chers fantômes du passé di Lucien LogetteLa Quinzaine Littéraire – 16 luglio

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Corriere della Sera La Letturada pag. 2

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Dir. Resp.: Valentino Parlato

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Dir. Resp.: Valentino Parlato

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CLAUDIA MORGOGLIONE

fine anni Trenta del Nove-cento la sua uscita pro-vocò scandalo ovunque, lasciandosi dietro una

. .-kscia di censure. Fu taglia-

.to e guardato con sospet-to in patria, in quella Francia che poco dopo si sarebbe consegnata ai tedeschi con lavergo gna di Vichy. Fu odiato e ban-dito da Mussolini. Fu rubato dai nazisti e portato a Berlino, dove poi fu trafugato dai sovietici e nascosto a Mosca. Fu resti-tuito a Parigi, come gesto di buona vo-lontà, all'epoca della Guerra fredda, scambiato con un titolo della serie 007. Ma solo adesso, a ottantacinque anni dal debutto, La grande illusione —il capola-voro di Jean Renoir, padre di tutti i film a

contenuto antimilitarista — sbarca in Italia nella versione "giusta": riportato al suo splendore autentico dal restauro, e col montaggio fedele al cento per cento all'originale.

Un percorso e un destino travagliati, per una delle pellicole più amate e cele-brate della storia del cinema: eversiva e scandalosanon perle frasi a effetto o le se-quenze shock, ma per il pacifismo di cui è permeata. Intollerabile, nel Ventesimo secolo dominato dai totalitarismi, e in se-guito dallo scontro ideologico tra Est e Ovest. E c'è dell'altro. Perché quel suo continuo passare di mano, quel suo na-scondersi p er riapp arire sempre, quelvia-vai attraverso la Cortina di ferro, possono ess ere visti come una sfida. Come un mes - saggio di speranza che ha letteralmente attraversato l'Europa, e che nemmeno

Hitler e Stalin sono riusciti a spegnere. È anche per questo che la visione dell'ope-ra, tornata alla magia iniziale grazie al la-voro di cesello svolto dalla Cineteca di B o - logna, suscita interesse: l'anteprima sarà mercoledì 27 al festival Il cinema ritrova-to, in corso nel capoluogo emiliano. In at-tesa di una probabile, futura distribuzio-ne nazionale. La prima e ultima volta nel-le nostre sale uscì ne11947: ilvialibera del-la censura porta la firma dell'allora segre-tario Giulio Andreotti.

Ambientato durante la Prima guerra mondiale, La grande illusione — scritto da Renoir insieme a Charles Spaak, padre di Catherine — ha come protagonista un divo francese come Jean Gabin, affianca-to da Pierre Fresnay e da Eric von Stroheim. È la storia di un capitano d'a-viazione e di un luogotenente francesi

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che vengono fatti prigionieri e portati in una fortezza, dove ritrovano l'aristocrati-co, rigido e cavalleresco ufficiale tedesco che aveva fatto abbattere il loro apparec-chio. Risultato: un affresco fortissimo contro la brutalità dei conflitti, un inno al-l'umanità e all'amicizia che si dimostra-no più forti delle barriere sia sociali che nazionali. Presentata alla Mostra di Ve-nezia de11937,1a pellicola vince il premio "p er il miglior complesso artistico". Main quel cupo finale di decennio, segnato dal-l'avanzata inesorabile di Hitler, la censu-ra è in agguato. Come conferma Gianluca Farinelli, il direttore della Cineteca di Bo-logna: «Già in Francia, al suo debutto nel-le sale —racconta—l'opera esce tagliata: vengono espunti i riferimenti alle malat-tieveneree dei soldati. E comunqueviene criticata per un presunto atteggiamento collaborazionista. In Germania invece vengono censurate le connotazioni posi-tive di uno dei personaggi, l'ebreo Ro-senthal. Mussolini non si pone proprio il problema: lo vieta direttamente, come Tempi moderni di Chaplin».

Poco dopo scoppia la guerra, Parigivie-ne invasa dai nazisti. E l'unica copia origi-nale e in ottimo stato della pellicola scom-pare misteriosamente dal lab oratorio che la custodiva. «Qui non si è mai saputo co-sa sia davvero successo — spiega Farinel-li— ma certamente sono i tedeschi a por-tarla via: e non parliamo di un trasporto facile, tra immagini e sonoro sono una quarantina di casse con dentro le bobine. Che riappaiono — e questo lo sappiamo con sicurezza — a Berlino. Ed è un bene: quel laboratorio parigino viene bombar-dato, se fosse rimasta lì La grande illusio-ne sarebbe stata distrutta». Intanto quelle casse così preziose, approdate nella capi-tale tedesca, ai tempi dell'occupazione vengono rubate dai sovietici e portate in un archivio a quaranta chilometri da Mo - sca. Prova evidente, chios a Farinelli, «che entrambi i grandi tiranni, Hitler e Stalin, sono grandi cinefili».

Nel 1958, ignaro di questi furti e con-vinto che l'originale sia stato distrutto dal bombardamento, Renoir fa uscire di nuovo in patria il suo capolavoro; utiliz-zando però delle copie non proprio per-fette. Malgrado questi piccoli difetti, lo stile inarrivabile e il profondo umanesi-mo che lo pervadono influenzano tanti grandi cineasti: dallo Stanley Kubrick di Orizzonti di gloria (un vero e proprio omaggio) a Kurosawa, ai nostri Fellini a

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Uffic ali e gentiluomini

JEAN RENOIR

Le storie narrate nella Grandri

dtseealtoelvs.voluelall"rgatisbfliartolieotvaadnaa

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, , raccontate gudaerliarec chi cusorunpoasgt e

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are le linee tedesche e luiml h a ° una volta la vita intervenendo tempestiva

più di

mente contro ì caccia tedeschi. h ette volte, e le sue evasioni stsotnooalb ea

un cassett delle storie della G ande illusione 12i s una n o

h o ritrovai

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h,r ii lotare all'inizio de l

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mC°anrdiddiideletilepnmgli.anni. 1 r_nafoto mentre staal. l° a 9 aereo o5 c, hh r le v0

c i h is tIl0 í Ti 9 5, L'aereoa rto c ap

esu cui Cabine Fresnay si fanno abba tter

ed a Eric

von Stroheim doveva assomigliarvi m

olto.

Poi c'era il Nieuport, l'apparecchio degli assi dell'aviazione E l'aereo che pilotava Pínsard. d

Se insisto sull'autenticità dei fatti rac n tati nella Grande illusione è perché certecsoce: ne, soprattutto quelle che descrivono i rap-porti fra francesi e tedeschi chi di oggi possono destare Uvin certo

n gli ° rteo°smgporee: d

Non imentichiamoci che nelche p

14enìn e'e- raHitler. Non c'erano i nazisti

non

no a farci dimenticare o anche ì te d q

- e schi siano esseri umani. Nel ft9e1- 4 > lo spiri r i

to degli uomini non era s tato ancora inqui nato dalle religioni i oni totadtarie e dal razzismo. Ienun certo senso, la Prima guerra mondiale era ' ancora ncora una guerra dì gente oso uria a i

'

guerra di gentiluomini . ch e giustifica, d'accordo Perché nnlla ' nonia

sii:fica il massacro. La grande illusione, msomm

assi° n - una per

una storia dì aeroplani, e insomma, non

e s aP

g:u1°- lite. A farla diventar uant e nbu ono la

c pensato la realtà delle cose ci narrate e a si h ce a- neggiatura nata grazie alla im pagabile boon r

a azione con Charles Sp ak

colla- a

cu solo una profonda amicizia al nii lega „'

fed a non ell

uomini. Perché alla fine La grande gfrraatnejea iilizluastiraa gli

lane

straziante rstoria a zt o ri ai andt e

i gente come r a che léa nl la j a t ea riln raq. uE e ll .

domande che si pone oggi il nostro mondo angosciato somigliano molto a quelle che pa2d( , io stesso e tanti altri ci ponevamo

s ,quandoopreparavamo questo fil

m la ragione e per cui ci è parso che ELa g rclaunede i

stalè

ius tone sia ridiventato di bruciante attualità. ''''

E Per questo abbiamo deciso di ripresentar -lo al. pubblico.

(Prologo del regista per la

ne del 1958 della Grande riilleud illusione]

A RIPRODUZIONE RI5ERVATA

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Dir. Resp.: Ferruccio de Bortoli

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Dir. Resp.: Ferruccio de Bortoli

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Dir. Resp.: Ezio Mauro

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aneteca dl Bologna

Sul set Blaster Keaton e Charie Chaplin

Chaplin inedito: quattro foto e un manoscritto La Cineteca di Bologna scopre un manoscritto inedito di Charlie Chaplin. Il prezioso documento è frutto di dieci anni di lavoro della Cineteca sui documenti dell'artista per i 6o anni di Luci della ribalta, il film-testamento di Chaplin. Il manoscritto riporta gli appunti del grande attore e regista del cinema muto su un soggetto mai realizzato, ispirato al danzatore Vaclav Nijinsky. Lo scritto comincia così: «Il tema. principale di questo soggetto è il fatto che la carriera non è il compimento dei desideri dell'uomo, ma solo una strada che lo conduce al suo destino». Chaplin e Nijinsky si conobbero a Los Angeles quando il ballerino, in tournée con i leggendari Les Ballets Russes, fece visita ai Chaplin Studios, durante la. lavorazione di Easy Street. Vent'anni dopo Chaplin scrisse un film ispirato proprio a un grande danzatore: una pellicola che non fu mai realizzata e solo in parte finì in Luci della ribalta. Oltre allo scritto, sono state ritrovate quattro foto inedite che ritraggono Chaplin insieme a Raster Keaton, altra icona del muto americano: i due sono sul set di Luci della ribalta.

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Dir. Resp.: Mario Calabresi

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La danza inedita

press LITE 29/06/2012 rUnità

La danza inedita di Charlot Ritrovato dalla Cineteca di Bologna un soggetto ,u1 celebre ballerino Nijirisk'

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La danza inedita di Charlet

pressunE 29/06/2012 TUnità

:nsieme a 4 ,s'oto (eccone due) ma vte 1 testo scritto a ma jta èinc....enuato sul celebre danzatore li film non fu realizzato ma

rò «Luci della ribalta»

CHIARA AFFRONTE BOLOGNA

CHARLIE CHAPLIN E BUSTER KEATON IN BORGHESE PRO-

VANO ALCUNE SCENE DI «LIMELIGHT» («LUCI DELLA RIBAL-

TA»»), QUELLE IN CUI INTERPRETANO DUE VECCHI MIMI, CO-

ME SE FOSSERO IN UN FILM MUTO. Quattro scatti inediti emergono dagli scatoloni di documenti che l'Archi-vio Chaplin della Cineteca di 'Bologna cataloga, digi-talizza e organizza. E, insieme a questi scatti prezio-si, in cui i due non sono -vestiti in abiti di scena, si ritrova anche un soggetto del tutto inedito di un film a cui Chaplin stava lavorando, ma che non v en-ne mai realizzato. i cui temi, tuttavia, confluirono almeno in parte in Limelight: l'arte, la solitudine, la vecchiaia. Succede così che proprio a 60 anni dall'uscita di Luddella ribalta, mentre a Bologna è in corso la XXVI edizione del festival Ilcinenia ritrova-to, c'è davvero di che festeggiare.

Sono ormai diversi anni che alla Cineteca di Bo-logna è stato affidato il compito di digitalizzare e catalogare lo sterminato archivio Chaplin, oltre che il restauro delle sue opere. E così, negli ultimi mesi, lavorando tra i tanti documenti relativi a i Might, chiusi in numerose scatole, sono saltati fuo-ri quasi contemporaneamente sia il manoscritto inedito, sia le fotografie.«La catalogazione e la digi-talizzazione proseguono di pari passo-spiega Ceci-lia Cenciarelli, responsabile dell'Archivio Chaplin della Cineteca - e, in questo caso, come sempre ac-cade quando pensiamo di avere sotto mano un ine-dito, ci rivolgiamo a numerosi esperti che da prima. di noi studiano l'artista, inprirrds. a i)avid Robinson (prestigiosa firma del Tinws e biografo ufficiale di Charles Chaplin, ai/i-) che ha confermato la scoper-ta". Il manoscritto non ha alcuna copia dattiloscrit-ta: «Spesso Chaplin scriveva a mano e poi dettava. ad una sua segretaria». In questo caso, addirittura, «scrisse a matita, quindi ci siamo affidati ad un'esperta per la trascrizione, che non era sempli-ce». Manca anche una datazione a queste 150 pagi-ne: «Ma con Robinson l'abbiamo ricostruita intor-no agli anni 30»». AI centro del soggetto c'è la dan-

za: «E evidente che Chaplin si sia ispirato a Vaclav Nijinsky, grande danzatore dei :Ballettes russes, al tempo del loro primo incontro ancor più famoso di lui". Si conobbero nel 1916. «La fascinazione tra i due fu immediata; Nijinsky era stato tfe giorni con Chaplin sul set di Easystreea osservava e non diceva. nulla, non sorrideva; un atteggiamento che mise il regista molto in ansia - racconta Cenciarelli -. Ma alla fine dei tre giorni il ballerino gli disse: "Lei è un genio, un ballerino nato!"». Tema forte è quello del-la vecchiaia, temuta da Chaplin che probabilmente viveva con ansia il decadimento della capacità arti-stica ma allo stesso tempo credeva - o sperava? - che invecchiare significasse, anche per un artista, essere utile, insegnare, magari. «Una paura che evi-dentemente lo attanagliava anche quando vecchio non era, visto che al tempo della stesura del sogget-to era appena 40cm-te", precisa Cenciarelli.

Scrive Chaplin, tra i suoi intenti drammaturgici: «Mostrare il genio di un ballerino attraverso la dan-za.. Mostrare il suo senso di giustizia, la sua lealtà. nei confronti di un anziano membro della troupe che ha iniziato a bere perché è troppo vecchio per ballare». L'arte e l'alcol, altro spauracchio di Chaplin, visto che il padre ne mori. Esiste più di una stesura di questo progetto, perché «lui era soli-to inserire modifiche, cambiare i nomi, le figure». Ad un certo punto compare anche quella di un «an ziano costumista che beve". E poi quella di una gio-vane ballerina, di cui avrebbe potuto essere inter-- prete Paulette Goddard, a quel tempo sua compa-gna. E con la figura della giovane ballerina che Chaplin può dare espressione all'altro aspetto del-la vecchiaia, quello della saggezza, e quindi al senti-mento di preoccupazione dell'anziano verso la pre-carietà della carriera di una giovane.

Difficile stabilire perché quel soggetto non sfo-ciò in un film: «Forse Chaplin non era soddisfatto, a. volte lasciava perdere un progetto perché non era riuscito a trovare una coerenza in esso, 11 ritrova mento però è interessante per conoscere i suoi mo-tivi di ispirazione, per scandagliare il suo esercizio di scrittura», spiega ancora Cenciarelli.

Lime/ ig,,litha poi visto la luce 60 anni fa ed è diven-tato un capolavoro. Non si parlava più di danza: Chaplin scelse di raccontare la carriera di un comi-co._ «Però del film ha. interamente firmato le coreo-grafie»', riferisce riferisce la responsabile dell'Archivio, Che aggiunge: Forse «non avrebbe potuto essere una figura di secondo piano...».

La ricerca e il ritrovamento verranno raccontati oggi (alle 18) da Cenciarelli e Robinson al cinema i. umière di Bologna.

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MAI VISTE Una delle foto inedite di Chaplin con Buster Keaton

Accesso illimitato agli eccessi In tour con i Rolling Stones

Lo mesta ,oggrno di Chapfin illinnina le d,nei della riklta •

press LinE 29/06/2012 il Giornale

Giovanni Sallusti

Un inedito soggetto di Chaplin illumina le «Luci della ribalta»

Ispirato al danzatore Arijinsky influenzerà il film con Keaton

INCOMPIUTO II soggetto inedito del film mai realizzato

-n-- n inedito di Charles Spencer Chaplin è una notizia di per sé. Un inedito che sviscera il terre-

no preparatorio di Luci della ribalta, nel sessantesimo anniversario di quello che la vulgata vuole essere il «film testamen- to» chapliniano, è oggettivamente un evento. Oltre che il frutto di una ricerca decennale della Cineteca di Bologna condotta sul corpo dell'Archivio Chaplin, che verrà presentata ogginel ca- p oluogo emiliano per il festival «Il cine- ma ritrovato». Gli appunti manoscritti mettono a fuoco un soggetto che rimar- rà incompiuto, ma che contribuirà a defi- nire l' ossatura dell'opera del 1952, quel- la del leggendario duetto con il compare d'epopea del cinema muto, Buster Kea- ton. La traccia è modellata sulla vita del danzatore russoVaclavNij in slcy, che co-

nobb e il creatore di Charlot durante la la-vorazione del film Easy stt eet, tra il 1916 e il 1917. Vent'anni do-po, Chaplin iniziò il lavorio per tradur-re la vita del grande ballerino in pellico-la. E ci teneva parec-chio, il genio con la bombetta, tanto che dai manoscritti emergono più stesure dell'opera. Ma il nucleo narrativo presenta degli argomenti ricorrenti, che poi tracimeranno nella composizione del capolavoro del1952.La tensione trailballeri-

no e l'umanità che lo circonda, specie quella con una collega più giovane,

sono tutti spunti che pren- deranno forma inLuci della ribal-

ta, basta pensare alla scena-madre

in cui l'anziano clown Calvero ha un

attacco di cuore e muo- re dietro le quinte, men-

tre l'amata Terry fa il suo numero sul palco scenico.

E le pennellate di Chaplin per dipingere il protagoni-

sta rimandano ai toni crepu- scolari del film: «Il grande ge-

nio del balletto russo era una persona semplice, e timida, che si esprimeva con difficoltà, ed era di umili origini». Fino al piano drammaturgico, che evocala futu-ra figura di Calvero: «Mostrare il genio di un b allerino attraverso la danza. Mostra-re il suo senso di giustizia, la sua lealtà nei confronti di un anziano membro del-la troupe che ha iniziato a bere perché troppo vecchio per ballare».

Insieme agli appunti, sono state rinve-nute pure delle fotografie che ritraggo-no Chaplin e Keaton proprio sul set diL u-ci della ribalta. Con quell'opera, il regi-stavolle anche dare aiuto concreto all' al-tra icona del cinema, il cui stile recitativo era stato messo in crisi dalla rivoluzione del sonoro. Il duetto in Luci della ribalta è l'unica apparizione insieme dei titani del muto, da cui l'evidente interesse sto-rico delle fotografie ritrovate.

«Il tema principale di questo soggetto è il fatto che la carriera non è il compi-mento dei desideri dell'uomo, ma solo una strada che conduce al suo destino», silegge nelle note. Il suo, quello di Calve-ro, quello del collega Keaton, in un rim-pallo tra palcoscenico e vita su cui que-sta scoperta getta nuova luce.

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www.taz.de

[email protected] DIENSTAG, 3. JULI 2012 TAZ.DIE TAGESZEITUNG 13GESELLSCHAFT+KULTUR

Szene aus Jean Grémillons Drama über ein Ehepaar „Le ciel est à vous“ Foto: Il Cinema Ritrovato

spezialisiert hat auf historischeFilmprogramme. Filme aus denletzten drei Jahrzehnten werdennur in Ausnahmefällen vorge-führt, die Spannbreite reicht vonder frühenStummfilmzeit –eineProgrammschiene präsentiertedas Kino des Jahres 1912 – bis zudenKinematografien der sechzi-ger und siebziger Jahre.

Was das Festival allerdingsdurchaus interessiert, ist die Ak-tualität der Archivarbeit: Jahr fürJahr präsentieren Restauratoren

Die Zukunft der VergangenheitFILMFESTIVAL Eine Woche lang suspendiert das Kino den Alltagsbetrieb und wirdvon seiner eigenen Geschichte überschwemmt: Il Cinema Ritrovato in Bologna

VON LUKAS FOERSTER

Ein Schriftzug schiebt sich querüber das Bild: „Die Pflicht“. DerLeuchtturmwärter Bréhan rafftsich auf und geleitet ein vonWind und Wellen gebeuteltesSchiff sicher indenHafenmithil-fe desselben Scheinwerfers, derseinem Sohn vorher zuerst denVerstandunddanndas Lebenge-kostet hatte. Wenn Bréhan vomFilm, in einer Art kinematogra-fisch-religiösen Intervention,zur Ordnung gerufenwird, dannhatman imKinosaal eine tour deforce sondergleichenhinter sich:„Gardiens de phare“ aus demJahr 1928, ein später Stummfilmdes französischen Meisterregis-seurs Jean Grémillon, ist ein eks-tatischer Filmüber das Licht unddie Psychose; und also auch einFilm über das Kino.

Der Leuchtturm des Filmswirft sein Licht nicht nur aufsMeer, in erster Linie verwandelter das Innere des Turms in einerhythmisch illuminierte Höhle.Mehrmals richtet sich die Kame-ra auf die Lichtquelle selbst undauf die diese umkreisenden ro-tierendenBlenden – der Filmnä-hert sich der reinen Abstraktionan, als deren Rückseite sich eineFamilientragödie entfaltet.

Andere Spuren in diesem ge-heimnisvollen Film führen zu ei-nemtollwütigenHund, zueinemfrenetischen Volkstanz und zudrei Frauen, die in einem Hausam sicheren Ufer warten undmal ängstlich, mal sehnsuchts-voll auf den Leuchtturmblicken.

Aktualität des Archivs

„Gardiens de phare“ ist einer je-ner Filme, über die man sich di-rekt nach dem Verlassen des Ki-nosaals unbedingt mit anderenBesuchern unterhalten möchte;schon, weil man sicher gehenmöchte, dass die Bilder auch vonanderen wahrgenommen wur-den und nicht den eigenen Träu-men entsprungen sind. Grémil-lons Film war eine der größtenEntdeckungen des diesjährigenIl Cinema Ritrovato, eines Festi-vals, das von der Cineteca di Bo-logna ausgerichtet wird und sich

nommierte Künstler angehören,die Projekte entwickeln sollen.Ein Artists-in-Residence-Pro-gramm lädt Stipendiaten für biszu einem Jahr an den Rhein ein.Es soll Best-Practice-Projekte au-ßereuropäischer Kunst geben,die von Künstlern aus aller Weltvorgeschlagen werden können.Und es wird eine Akademie mitKölner Jugendlichen geben, dieeigeneVorhabenrealisierenkön-nen. All diese Projekte sollen inZusammenarbeit mit Kulturin-stitutionen der Stadt entstehen.Trotz schlanker Organisations-struktur der AdKW ohne eigeneAusstellungsräume ist zu be-zweifeln, ob das Budget von 1,2Millionen Euro dafür ausreicht.

Der politische Akzent

Ermutigend war bei der öffentli-chen Vorstellung der Akademie-Mitglieder der deutlich politi-sche Akzent. Nicht nur Galit Eilatoder Madhusree Dutta hieltensich mit Kritik an ihren Ländernnicht zurück. Eswar vor allem Li-ao Yiwu, der mit einer Mischungaus Humor und politischer Un-nachgiebigkeit Position bezog.Unter Hinweis auf den Film „DasLeben der Anderen“ hob er diedeutschenErfahrungenmit tota-litären Staaten hervor. Er selbsthabe durch die Kulturevolutionkeine Chance zu einer normalenAusbildung gehabt.

AlsAkademiemitgliedsiehtesYiwu, der seit kurzem in Berlinlebt, als seineAufgabe, „einande-res, ein realeres Gesicht von Chi-nazeigen“.DiesesGesicht spiege-le sich vor allem bei kritischenKünstlern des Untergrunds. Undso schlug er als weiteres Akade-miemitglied die Autorin undJournalistin Tsering Woeser vor,die seit Jahren die TibetpolitikChinas kritisiert.

Mit der Akademie und der Be-rufung Liao Yiwus ist Köln inwirtschaftlich schwieriger ZeitsicherlicheinCoupgelungen.Obdie angekündigte Niederschwel-ligkeit programmatisch werdenkann oder sich letztlich doch einnarzisstischer Kunst-Elitismusdurchsetzt, bleibt zubeobachten.

HANS-CHRISTOPH ZIMMERMANN

Der Diskurskommt in die StadtWEITBLICK Köln kriegt eine neue Akademie derKünste. Zu ihren Mitgliedern zählt auch Liao Yiwu

Es ist eigentlich eine Anmaßung,zu Beginn des 21. JahrhundertseineAkademiezugründen.Dochwaswäre,wenn eine solche Insti-tution nicht den homogen-elitä-ren Kulturbegriff des National-staats, sondern gerade die Diver-sität der gegenwärtigen Gesell-schaft abzubilden und künstle-risch fruchtbar zu machen ver-sucht?

AmWochenende fand in Kölndie Gründungsversammlungder „Akademie der Künste derWelt“ (AdKW) statt. Unter der Lei-tung von Generalsekretärin Sig-rid Gareis trafen sich die erstendreizehn Mitglieder, um dasneue Namensungetüm aufsGleis zu setzen. Zu den Mitglie-derngehörenunteranderemderTräger des Friedenspreises desdeutschen Buchhandels Liao Yi-wu, die indische Dokumentarfil-merin Madhusree Dutta, der sa-moanische Choreograf Lemi Po-nifasio, die deutsche KünstlerinRosemarie Trockel oder die isra-elische Kuratorin Galit Eilat.

SpannendeNamen, dochwar-um eine Akademie? Die Ideegeht auf den Autor und Orienta-listenNavidKermani zurück.An-geregt durch seine Arbeit amBerliner Haus der Kulturen derWelt,machte er 2007 dem frühe-ren Kölner OberbürgermeisterFritz Schramma den Vorschlag,ein ähnliches Institut am Rheineinzurichten. Es folgte das übli-che diskursive Gezerre, bisschließlich ein sogenannter Ini-tiativkreis um Kermani, den So-ziologen Mark Terkessidis, denEthnologen Erwin Orywal undden Kulturpolitiker Jürgen Nordein Konzept entwickelte.

Zu den Aufgaben der AdKWgehört es demnach, die intellek-tuell träge Stadt künstlerischund diskursiv stärker in einemglobalen Netzwerk zu verorten,das kulturelle Angebot vielfälti-ger zu machen und zugleich andie demografische Entwicklungmitweitüber30Prozentmigran-tenstämmigen Kölnern anzu-passen.

Dafür verfügt die AdKW übervier Säulen: Ihr werden künftiginsgesamt 40 international re-

Szene aus „Gardiens de phare“ von Jean Grémillon Foto: Il Cinema Ritrovato

Aus Protest gegen die neuen Ta-rife der Verwertungsgesell-schaft Gema haben rund 600Clubs und Diskotheken amSamstag um 23.55 Uhr für fünfMinuten die Musik abgedreht,um vor den möglichen Konse-quenzen der Tarifreform zuwarnen, die ab 1. 1. 2013 in Krafttreten soll. Aufgrund der Erhö-hungen von durchschnittlich400 bis 600 Prozent befürchtenMusikveranstalter ein Clubster-ben in Deutschland. Nachdem

im Abgeordnetenhaus bereitsein Dringlichkeitsantrag, derMaß und Transparenz bei denGema-Tarifen fordert, von allenFraktionen unterzeichnet wur-de, fordertnunauchderChefderBerliner Senatskanzlei BjörnBöhning in einem Brief an dieGema ein Überdenken der Pläneund bezahlbare Gebührensätzefür die Musikszene. Selbst Bun-desfamilienministerin KristinaSchröder zeigt sich imGesprächmit der Passauer Neuen Presse

besorgt um die Clubkultur: „DieEinnahmeverlustedurch illegaleKopien dürfen nicht zulastenvon bezahlbaren Freizeitange-boten für Jugendliche wettge-macht werden.“ In der Öffent-lichkeit argumentieren Sprecherder Gema fortwährend mit demVergleich zu Italien und Frank-reich, wo es schon lange üblichsei, dass rund 10 Prozent der Ein-trittseinnahmen für Musikrech-te abgegeben werden. Allerdingsübersteigen die neuen Gema-Ta-

rife 10 Prozent bei Weitem. In ei-nem Schiedsverfahren vor demDeutschen Patent- und Marken-amtwirddieRechtmäßigkeit derTarifreform derzeit geprüft. Beieiner Onlinepetition gegen dieGema-Tarife haben bereits200.000 Menschen unterzeich-net.

Das Welterbe-Komitee derUnesco hat das MarkgräflicheOpernhausBayreuth in die Listeeinzigartiger Schätze derMenschheit aufgenommen.

UNTERM STRICH

ausallerWelt ihreaufwändigstenProjekte und geben einen Ein-druck von der Zukunft der Ver-gangenheit des Kinos. Auch diewird, daran ließ das diesjährigeFestival keine Zweifel, weit-gehend demdigitalen Bild gehö-ren.

Wer jedoch in Bologna diekraftvoll pulsierendenFarben ei-ner alten Zelluloidkopie vonJohnBoormansNew-Hollywood-Meisterwerk „Point Blank“ gese-henhat, derwird sichwünschen,die Zukunftmöge sich noch eineganze Weile gedulden – oder zu-mindest der Historizität des ma-teriellen Gegenstands Film, indensichnochbisvorKurzemmitjeder einzelnen Projektion Ge-brauchsspuren eingetragen ha-ben, auf die eine oder andere ArtRechnung tragen. Nicht so sehrmit der Digitalisierung selbst,aber umsomehr mit demHoch-glanzfetischismus der High-De-finition-Gegenwart istundbleibtein materialbewusster Umgangmit Filmgeschichte radikal in-kompatibel.

Verschroben und schön

Als kleines, dreitägiges Liebha-berfestival hatte das Cinema Rit-rovato 1986begonnen, seit unge-fähr zehn Jahren befindet es sichimZustandderständigenExpan-sion:mehr Kinosäle, mehr inter-nationale Gäste, mehr Filmrei-hen, mehr Filme. Und gleichzei-tigwenigerWiederholungen:Oftgenug muss man sich zwischenzwei Raritäten entscheiden, wasman einmal verpasst, kommtnicht wieder – manches, zumin-dest in analoger Form, vielleichttatsächlich: nie wieder. Auch dergerade für ein filmhistorischesFestival erstaunlich sorgloseUmgang mit dem Material sorg-te für einige Verstimmung:

Kaum eine Vorführung ging oh-ne kleine oder größere techni-sche Pannen über die Bühne.

Dennoch bleibt das CinemaRitrovato unvergleichlich undunersetzbar. Dieses Jahr war derStummfilmpionierin Lois Weberein Programmgewidmet, ein an-deres Filmen, die die Weltwirt-schaftskrise 1929 reflektieren;den Hollywood-Routinier RaoulWalshkonntemanebensoentde-cken wie japanische Filme ausden frühen Dreißigern. Undeben Jean Grémillon, einen her-vorragenden Stilisten und Meis-ter aller Tonarten: Zwölf Filmewurden in Bologna vorgeführt,kurze Dokumentarfilme aus denZwanzigern,klassischesStarkinoaus den Dreißigern („Geuled’amour“, mit Jean Gabin alsFrauenheld), verschrobene Me-lodramen aus den Vierzigern(„Pattes planches“).

„Le ciel est à vous“ von 1944,den schönsten der in Bolognavorgeführten Tonfilme Grémil-lons, kann man als humanisti-sches Komplementärwerk zurexpressionistischen Opferfanta-sie „Gardiensdephare“nehmen:ein zartes Drama im realisti-schen Stil über ein Ehepaar, des-sen Liebe in der gemeinsamenBegeisterung für die Luftfahrtein weiteres Medium findet. Da-mit Thérèse Gauthier den Welt-rekord im Langstreckenflug auf-stellen kann, setzen die beiden,gegen die Vernunft und gegendie Gesellschaft, die gemeinsa-me materielle Existenz und sieschließlich auch sogar ihr LebenaufsSpiel.Grémillon interessiertsich bei alldem nicht für Liebes-tod-Pathos, sondern nur für dierührende Hilflosigkeit zweierMenschen, die ihren eigenenGe-fühlen schutzlos ausgeliefertsind.

Mit demHochglanz-fetischismus der High-Definition-Gegenwartist und bleibt einmaterialbewussterUmgangmit Film-geschichte radikalinkompatibel

BERICHTIGUNG

Vielen gilt David Lynchs TV-Serie „Twin Peaks“ als amhellsten leuch-tender Stern amMystery-Himmel. Mit den weiteren Serien verdun-keltesichdasKrimi-Universum.DerüblicheLauf?FürDavidDuchov-ny,der in„AkteX“denFoxMuldergab, lief esandersherum:Er spielteschon in„TwinPeaks“. ZuStardomaberkamererstmitderFolgeserie.

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