IL CiELADO - Osservatorio del Celado · Figura 3 . A sinistra, altri due dei piccoli satelliti di...

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1 IL CiELADO Anno 7, numero 4, ottobre-dicembre 2007 Organo Ufficiale della Unione Astrofili Tesino e Valsugana c/o Biblioteca Comunale di Castello Tesino Via Venezia 18 38059 Castello Tesino Direttore: Giancarlo Favero Redazione: Maria Rita Baldi Carlo Nalin Michele Miconi ANNO SOCIALE 2007 ORGANI SOCIALI CONSIGLIO DIRETTIVO 2007-2009 Presidente: Giancarlo Favero Vice-Presidente: Claudio Costa Segretario: Maria Rita Baldi Tesoriere: Franco Sordo Consiglieri: Claudio Buffa Michele Miconi Carlo Nalin REVISORI DEI CONTI Revisori Effettivi: Michele Alberti Cinzia Busarello Franca Nalin Revisori Supplenti: Marina Aru Sergio Menguzzato DIRETTORE DELL’OSSERVATORIO: Giancarlo Favero COMMISSIONI Edilizia: Carlo Nalin Franco Sordo Informatica: Maurizio Broccato Michele Miconi Rosanna Sordo Silvia Zampiero Telescopio: Giancarlo Favero Michele Miconi Carlo Nalin SOMMARIO Editoriale 1 Il cielo invernale 2 Le News 4 Quanti m? 8 La cometa Holmes nel 2007 9 Verbali 16 IN COPERTINA La cometa Holmes la sera del 4 novembre. Si vede l’alone bianco-giallastro rotondo di polveri e l’alone e- sterno verde-azzurro di gas. Fra la destra e il basso si vedono almeno 5 getti di una coda azzurrina di gas. Editoriale Cari soci, l’interno dell’edificio dell’Osservatorio del Celado è stato completato fino alla malta fine. L’apertura della cupola è stata coperta con un tetto provvisorio, fatto di assi di legno rivestite con un telo di plastica, e il gi- ro scale è stato munito del suo lucernario trasparen- te. A questo punto non entra più l’acqua piovana e neppure l’eventuale neve. La ditta di Novaledo che ha avuto in appalto la cupo- la non ha ancora contattato gli astronomi, dottori Claudio Pernechele ed Enrico Giro, consiglieri dell’Amministrazione, né l’elettronico che si incari- cherà della gestione congiunta del telescopio e della cupola, signor Marco Fiaschi. Speriamo che questo non produca disguidi, che si rifletterebbero in altri ri- tardi nella costruzione della cupola. Sono già arrivati alcuni degli accessori, essenziali al funzionamento del telescopio, che erano stati ordina- ti in estate: la ruota portafiltri, corredata di 8 filtri, il correttore di coma e il dispositivo per la guida fuori asse. Questi accessori sono stati verificati per la re- ciproca compatibilità, che verrà perfezionata con un piccolo intervento al tornio. Manca la fornitura della camera CCD, la cui proget- tazione e costruzione è stata procrastinata fino al momento in cui si conosceranno le caratteristiche del telescopio che verrà posto in Osservatorio. È meglio infatti costruire la camera in funzione del te- lescopio che sarà acquistato. Per completare la somma di denaro necessario per l’acquisto del telescopio, il Sindaco si è rivolto ai Pat- ti Territoriali che hanno garantito, senza altre formali- tà, un contributo aggiuntivo pari al 10% dell’intera ci- fra stanziata. Questa possibilità ci era già stata do- cumentata dai Patti Territoriali in una lettera del 2004, in risposta a una nostra richiesta su come si sarebbe fatto fronte all’aumento del costo della vita prevedibile dal 2001, anno di stesura del progetto dell’Osservatorio, al momento in cui l’opera sarebbe stata eseguita. La somma relativa (circa 40.000 Eu- ro), aggiunta a quella già accantonata (circa 40.000 Euro) dovrebbe consentire di acquistare un telesco- pio da 600 mm di diametro. Quando sarà formalizza- to anche questo acquisto, scegliendo fra le quattro ditte che concorreranno all’asta, sarà pure possibile completare il progetto della camera CCD. La copertina di questo numero è dedicata a un corpo celeste, una cometa, che è comparsa a fine ottobre nella costellazione del Perseo e che, da allora, è sta- ta il corpo più visto e più seguito del cielo. Nel testo troverete un mio articolo sull’argomento. Ve lo pro- pongo come esempio di quello che si potrà fare in Osservatorio del Celado, dimostrando che alcune ri- cerche astronomiche sono estremamente fruttuose e di esecuzione facile e rapida. Ci leggerete anche della matematica, come si usa nella scienza, ma chi non si trovasse a suo agio potrà saltare tranquilla- mente quel paragrafo. Giancarlo Favero

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IL CiELADO Anno 7, numero 4, ottobre-dicembre 2007 Organo Ufficiale della Unione Astrofili Tesino e Valsugana c/o Biblioteca Comunale di Castello Tesino Via Venezia 18 38059 Castello Tesino Direttore: Giancarlo Favero Redazione: Maria Rita Baldi Carlo Nalin Michele Miconi ANNO SOCIALE 2007 ORGANI SOCIALI CONSIGLIO DIRETTIVO 2007-2009 Presidente: Giancarlo Favero Vice-Presidente: Claudio Costa Segretario: Maria Rita Baldi Tesoriere: Franco Sordo Consiglieri: Claudio Buffa Michele Miconi Carlo Nalin REVISORI DEI CONTI Revisori Effettivi: Michele Alberti Cinzia Busarello

Franca Nalin Revisori Supplenti: Marina Aru

Sergio Menguzzato DIRETTORE DELL’OSSERVATORIO:

Giancarlo Favero COMMISSIONI Edilizia: Carlo Nalin Franco Sordo Informatica: Maurizio Broccato Michele Miconi Rosanna Sordo Silvia Zampiero Telescopio: Giancarlo Favero Michele Miconi Carlo Nalin SOMMARIO Editoriale 1 Il cielo invernale 2 Le News 4 Quanti m? 8 La cometa Holmes nel 2007 9 Verbali 16 IN COPERTINA La cometa Holmes la sera del 4 novembre. Si vede l’alone bianco-giallastro rotondo di polveri e l’alone e-sterno verde-azzurro di gas. Fra la destra e il basso si vedono almeno 5 getti di una coda azzurrina di gas.

Editoriale Cari soci, l’interno dell’edificio dell’Osservatorio del Celado è stato completato fino alla malta fine. L’apertura della cupola è stata coperta con un tetto provvisorio, fatto di assi di legno rivestite con un telo di plastica, e il gi-ro scale è stato munito del suo lucernario trasparen-te. A questo punto non entra più l’acqua piovana e neppure l’eventuale neve. La ditta di Novaledo che ha avuto in appalto la cupo-la non ha ancora contattato gli astronomi, dottori Claudio Pernechele ed Enrico Giro, consiglieri dell’Amministrazione, né l’elettronico che si incari-cherà della gestione congiunta del telescopio e della cupola, signor Marco Fiaschi. Speriamo che questo non produca disguidi, che si rifletterebbero in altri ri-tardi nella costruzione della cupola. Sono già arrivati alcuni degli accessori, essenziali al funzionamento del telescopio, che erano stati ordina-ti in estate: la ruota portafiltri, corredata di 8 filtri, il correttore di coma e il dispositivo per la guida fuori asse. Questi accessori sono stati verificati per la re-ciproca compatibilità, che verrà perfezionata con un piccolo intervento al tornio. Manca la fornitura della camera CCD, la cui proget-tazione e costruzione è stata procrastinata fino al momento in cui si conosceranno le caratteristiche del telescopio che verrà posto in Osservatorio. È meglio infatti costruire la camera in funzione del te-lescopio che sarà acquistato. Per completare la somma di denaro necessario per l’acquisto del telescopio, il Sindaco si è rivolto ai Pat-ti Territoriali che hanno garantito, senza altre formali-tà, un contributo aggiuntivo pari al 10% dell’intera ci-fra stanziata. Questa possibilità ci era già stata do-cumentata dai Patti Territoriali in una lettera del 2004, in risposta a una nostra richiesta su come si sarebbe fatto fronte all’aumento del costo della vita prevedibile dal 2001, anno di stesura del progetto dell’Osservatorio, al momento in cui l’opera sarebbe stata eseguita. La somma relativa (circa 40.000 Eu-ro), aggiunta a quella già accantonata (circa 40.000 Euro) dovrebbe consentire di acquistare un telesco-pio da 600 mm di diametro. Quando sarà formalizza-to anche questo acquisto, scegliendo fra le quattro ditte che concorreranno all’asta, sarà pure possibile completare il progetto della camera CCD. La copertina di questo numero è dedicata a un corpo celeste, una cometa, che è comparsa a fine ottobre nella costellazione del Perseo e che, da allora, è sta-ta il corpo più visto e più seguito del cielo. Nel testo troverete un mio articolo sull’argomento. Ve lo pro-pongo come esempio di quello che si potrà fare in Osservatorio del Celado, dimostrando che alcune ri-cerche astronomiche sono estremamente fruttuose e di esecuzione facile e rapida. Ci leggerete anche della matematica, come si usa nella scienza, ma chi non si trovasse a suo agio potrà saltare tranquilla-mente quel paragrafo.

Giancarlo Favero

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Le costellazioni invernali La cartina qui sopra mostra l’aspetto del cielo nel-le notti di gennaio-febbraio 2007, poco dopo cena. La cartina va tenuta sopra la testa e la parte in al-to (Nord) va diretta verso Cima d’Asta. In tal mo-do, la parte in basso (Sud) risulta rivolta verso Grigno, la sinistra (Est) verso il Picosta e la destra (Ovest) verso la Forcella di Pieve. Il cielo invernale è il più spettacolare dell’anno per la presenza di 8 stelle di prima grandezza: Betel-geuse e Rigel in Orione (Ori), Aldebaran nel Toro (Tau), Capella nell’Auriga (Aur), Polluce nei Ge-melli (Gem), Procione nel Cane Minore (CMi), Si-rio nel Cane Maggiore (CMa) e Regolo, nel Leone (Leo), pur essendo questa una costellazione che viene attribuita al cielo primaverile. Sirio, di magni-

tudine -1,09, è la più brillante stella di tutto il cielo, compreso quello dell’emisfero sud. Un ulteriore motivo di spettacolarità è costituito dalla presenza di molti e spettacolari ammassi di stelle, ben visi-bili a occhio nudo o con un semplice binocolo: Pleiadi e Iadi nel Tau, l’Ammasso Doppio fra Per-seo (Per) e Cassiopea (Cas), gli ammassi dell’Aur. Un ultimo motivo è la presenza di nebu-lose spettacolari: M31 in Andromeda (And), ga-lassia visibile a occhio nudo, e M42 in Ori. Si rendono visibili due pianeti. Marte è l’astro di colore aranciato, contrassegnato dal simbolo ♂, che si muove nei Gemelli (Gem). Saturno, il pia-neta con gli anelli, ha colore giallastro e si muove nel Leone (Leo) vicino alla stella Regolo. Il suo simbolo è un 2 sormontato da una piccola croce.

Il cielo invernale

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Marte nel 2008 Il moto che Marte descriverà nei Gemelli nella prima parte del 2008 è illustrato in Figura 1. Nel gennaio 2008 è retrogrado e, fino a fine mese, si allontana dai Gemelli. Poi diventa diretto e a fine febbraio ritorna dove si trovava a fine dicembre 2007. Quindi si sposta rapidamente, tanto che a fine aprile è a sud delle due stelle principali dei Gemelli: Castore e Polluce, la maggiore delle due.

Figura 1. Traiettoria apparente di Marte (♂) fra le stelle dei Gemelli (Gem) dal 31 dicembre 2007 al 21 aprile 2008 (una tacca ogni 4 settimane). La linea orizzontale è l’eclittica.

Figura 2. Marte ripreso dal Telescopio Spaziale Hubble. In basso la calotta polare antartica, sui bordi e in alto nubi di ac-qua e di diossido di carbonio solidi. Le regioni chiare sono de-serti coperti di sabbia, le regioni scure sono disseminate di rocce.

Marte mostra un dischetto di circa 15” d’arco di diametro, come una moneta da 2 Euro posta a 300 metri di distanza. Al telescopio, usando 200 ingrandimenti, appare il doppio della Luna. Una costellazione alla volta Fra la costellazione di Orione (Ori) e l’orizzonte, quindi sempre vicina ai monti sopra Grigno, scin-tilla la stella più brillante di tutto il cielo, in partico-lare di quello invernale: Sirio. Fa parte della co-stellazione del Cane Maggiore (CMa) ed è facile da riconoscere perché la sua luce cambia conti-nuamente di colore, come un diamante in movi-mento. Il fenomeno, chiamato “scintillazione” è dovuto ai moti turbolenti della nostra atmosfera, quelli stessi che fanno tremolare i crateri della Lu-na, quando la si guarda al telescopio. La cosa è particolarmente cospicua per Sirio perché si tratta di una stella molto luminosa e bassa sull’oriz-zonte.

Figura 2. Sirio, del Cane Maggiore (CMa), è la stella più gros-sa che appare nell’immagine, a sinistra del centro. In alto a destra si vede Orione (Ori). Sirio si trova sul prolungamento della cintura di Orione. La mitologia Per gli Egizi, Sirio aveva un’importanza enorme in quanto con la sua levata eliaca, cioè con il suo primo apparire all’alba dopo i mesi di invisibilità, indicava l’arrivo delle piene del Nilo che portavano fertilità alla terra. La stella era anche fatta coinci-dere con Iside, sorella e consorte di Osiride, che invece era collegato alla costellazione di Orione. Nella mitologia greca, il Cane Maggiore, con il Cane Minore, formava la muta del cacciatore O-rione. Secondo altri ricorda Maera, il devoto cane di Icaro, suicidatosi per disperazione dopo la mor-te del padrone nel suo folle volo verso il Sole.

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Gli anelli di Saturno È proprio vero che la storia va per cicli. Quando cominciai a interessarmi del Sistema Solare, circa 40 anni fa, il materiale degli anelli di Saturno (che si ipotizzava essere sassi ricoperti di ghiaccio) era considerato molto vecchio, risalente ai primordi della formazione dei pianeti, circa 4,5 miliardi di anni fa. Dopo le missioni Pioneer (fine anni Set-tanta) e Voyager (primi anni Ottanta) si fece stra-da la convinzione che fosse giovane, cioè si trat-tasse di frammenti strappati da poco ai satelliti più vicini a Saturno dall’intenso effetto mareale che il pianeta esercita su di loro. Le recenti osservazioni fatte dalla sonda Cassini, in orbita attorno a Saturno dal 2004, ripropongono l’ipotesi che la formazione degli anelli sia contem-poranea alla formazione dei pianeti. Infatti, si ac-cumulano le indicazioni che il materiale degli anel-li e quello dei satelliti vicini si rimescolino fra loro, il primo cadendo sui satelliti (formandone di nuovi o accatastandosi sui vecchi), il secondo frammen-tandosi in blocchi che vanno a rimpinguare gli a-nelli. In particolare, vicino all’anello F sono state scoperte almeno 14 piccole lune, di diametro compreso fra 10 m e 10 km, mentre i sassi dell’anello hanno dimensioni comprese fra il cen-timetro e il metro. Almeno una parte di queste lu-ne è traslucida, cioè la luce ci passa attraverso, forse perché sono fatti di ghiaccio, forse perché si tratta di gruppi di sassi con buchi fra uno e l’altro.

Figura 1. Quest’immagine di Saturno, ripresa mentre la sonda Cassini passava dietro il pianeta rispetto al Sole, rivela altri due anelli, i più esterni visibili, oltre a quelli già conosciuti, che appaiono i più luminosi. Si è pensato anche che il materiale degli anelli di Saturno fosse costituito dai frammenti creati dallo scontro fra alcuni satelliti vicini al pianeta. I fram-menti avrebbero formato gli anelli e i residui dei

satelliti avrebbero costituito i piccoli corpi che orbi-tano appena all’esterno degli anelli. Ora, dopo a-ver studiato parecchie immagini dei 14 corpi che orbitano più vicini agli anelli, gli scienziati hanno potuto determinarne le densità, risultate così bas-se da suggerire che potrebbe trattarsi di raggrup-pamenti formati di frammenti degli anelli. “L’unico modo in cui possiamo spiegare le dimensioni e la bassa densità di questi satelliti – dice Carolyn Porco, dello Space Science Institute di Boulder, in Colorado – è che si tratti di pile in sui si sono am-massati piccoli sassi degli anelli”. Così facendo, i satelliti hanno ripulito alcune zone degli anelli cre-ando delle divisioni, come quella di Encke, e han-no assunto la forma di disco, come Pan e Atlas.

Figura 2. La strana luna di Saturno chiamata Pan ha la forma di una ciambella col ripieno.

Figura 3. A sinistra, altri due dei piccoli satelliti di Saturno ap-pena esterni agli anelli. A destra, interazione fra un satellite e il materiale di un anello. La rotazione di Saturno Mentre le nuvole di Saturno ruotano veloci se si trovano all’equatore e sempre più lentamente av-vicinandosi ai poli, le parti interne si comportano come un corpo rigido. Ma, mentre le nubi sono fa-cilmente visibili, sia dalla sonda Cassini che da Terra, studiare l’interno del pianeta non è affatto facile. Bisogna trovare un fenomeno che sia lega-to a questa parte solida: si è scoperto da anni che si tratta dell’emissione di onde radio. Lo stesso fenomeno è stato osservato anche su Giove e ha rivelato un periodo di rotazione di 9h 55m 33s, ri-

Le News

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masto stabile per oltre 20 anni, che viene conside-rato il periodo di rotazione del nucleo solido del pianeta. Per Saturno, nei primi anni Ottanta era stato ricavato un periodo di 10h 39m 24s, ma ora la sonda Cassini ha misurato 10h 45m 45s, più lungo di oltre 6 minuti. Non è facile capire come un pianeta così grande abbia potuto rallentare di oltre 6 minuti in neppure 30 anni, ma – cosa anco-ra più sorprendente – le misure della Cassini mo-strano che questo valore varia perfino nel giro di qualche settimana. In realtà, è più facile pensare che ci sia qualcosa che influenza il periodo delle onde radio. Una prima causa potrebbe essere il vento solare, un flusso di plasma che potrebbe far cambiare il campo magnetico di Saturno ed esse-re quindi responsabile delle apparenti irregolarità. La seconda causa potrebbe essere il cambiamen-to del campo magnetico del pianeta causato dalla luna Encelado. Attualmente si propende per la prima causa, avendo trovato la variazione del pe-riodo che si ripete circa ogni 25 giorni, proprio il periodo di rotazione del Sole al suo equatore, mentre il periodo di rivoluzione di Encelado è di soli 1,4 giorni.

Figura 4. Le bande di Saturno che si vedono in questa imma-gine vanno dall’equatore (in alto) al polo sud (in basso). Le strutture sono stirate nel senso della rotazione (destra-sinistra) perché nubi a latitudine differente hanno velocità differente me si sorpassano continuamente una con l’altra. Biochimica di Marte I composti di cui sono costituiti gli organismi vi-venti contengono carbonio e idrogeno. Analizzan-do il materiale del meteorite marziano trovato nel 1984 sulle Allan Hills, colline dell’Antartide, si so-no trovate le molecole base di cui sono formati gli esseri viventi. Questi composti si sarebbero formati su Marte nei primi tempi della sua evoluzione, come dovrebbe

esse accaduta circa 1 milione di anni fa sulla Ter-ra, nei pressi dei vulcani norvegesi di Svalbard.

Figura 5. Il meteorite ALH84001,0 (cioè il primo trovato nel 1984 sulle colline dell’Antartide chiamate Allan Hills) è piutto-sto piccolo (vedi il cubo da 1 cm di lato) ma, essendo arrivato certamente da Marte, è preziosissimo.

Figura 6. I noduli chiari sono le inclusioni di carbonati descritte nel testo e sono circondati da uno straterello nero di magneti-te. Il materiale organico si trova all’interno di piccole sfere di carbonati sia su Marte che sulla Terra, associato al minerale magnetite (un ossido di fer-ro). Sulla Terra la magnetite ha promosso la for-mazione dei composti organici a partire dal dios-sido di carbonio delle eruzioni vulcaniche e dall’acqua dei ghiacci polari. La stessa combina-zione si è trovata su Marte nel suo passato, per cui è possibile che anche su quel pianeta la vita abbia cominciato la sua apparizione. Si spera che la missione Mars Science Laboratory (MSL, labo-ratorio di scienza marziana) che atterrerà nel 2009 troverà composti organici su Marte e per-metterà di scoprirne le fonti e gli eventuali svilup-pi. Meteorologia di Marte L’estate scorsa Marte ha subito una gigantesca tempesta di sabbia che ha invaso l’intero pianeta. La temperatura dell’atmosfera è salita fino a circa 20-30°C, mentre quella superficiale è calata ben sotto lo zero. Lo strumento PFS (Planetary Fou-rier Spectrometer, spettrometro planetario a tra-sformata di Fourier) a bordo della sonda europea

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Mars Express ha misurato queste temperature e gli scienziati hanno spiegato l’apparente contrad-dizione. Il calore solare, intrappolato dalla polvere nell’atmosfera, l’ha riscaldata, ma così facendo non ha potuto raggiungere il suolo, che quindi si è raffreddato. Il riscaldamento dell’atmosfera ha ac-ceso venti impetuosi che hanno sollevato impo-nenti quantità di polveri dal suolo trasportandole ovunque. Passata la tempesta e depositata la polvere solle-vata, la camera HiRISE (High Resolution Imaging Science Experiment, esperimento scientifico di immagini ad alta risoluzione) della missione NASA MRO (Mars Reconnaissance Orbiter, sonda orbi-tante per la ricognizione di Marte, operativa dal 2006) ha ripreso nel cratere Gusev il sito dove opera il veicolo telecomandato Spirit. Il Rover sta andando verso nord dove si posizionerà in modo che i suoi pannelli solari ricevano la poca luce del Sole durante l’inverno marziano dell’emisfero sud, che sta per iniziare.

Figura 7. Il Rover marziano Spirit ha trovato sul suo cammino interessanti strati di roccia (sopra) i cui particolari sono ingran-diti sotto. In b si vedono molti di questi strati paralleli, come se fossero stati depositati in momenti successivi da masse d’acqua in riposo. In c le forme fanno pensare all’azione erosi-va di acqua corrente.

Caverne su Marte La sonda Mars Odyssey della NASA ha scoperto sulla superficie di Marte almeno sette cavità pro-fonde lungo i fianchi del vulcano Arsia Mons nella regione Tharsis. Quello che si vede nelle immagi-ni (v. figure ) è ogni volta un foro circolare, di circa 100-250 m di diametro, completamente in ombra, il che suggerisce che il fondo sia molto più basso di quello di un normale cratere, che sarebbe al-meno in parte raggiunto dalla luce del Sole. È stato calcolato che il fondo si queste cavità si trovi almeno 200 m sotto il livello del suolo. Come mostra l’immagine, la caverna risulta emettere ra-diazione infrarossa durante la notte, indicando che ha incamerato il calore del giorno. proprio

come farebbe sulla Terra una profonda cavità del terreno.

Figura 8. Sono illustrate 7 delle caverne scoperte su Marte (nell’immagine E ce ne sono due). La scala riportata su ognu-na mostra che si tratta di aperture quasi circolari di diametro 100-250 m e il colore nero indica che il loro fondo non è rag-giunto dalla luce del Sole. Quindi si tratta di cavità molto pro-fonde.

Figura 9. Immagini della stessa zona riprese nel visibile (a si-nistra) e nell’infrarosso: di giorno (al centro) e di notte (a de-stra). La cavità è più fredda del suolo (più scura) di giorno ma è più calda (più chiara) di notte, proprio come ci si attende da una caverna. La spiegazione di queste strutture le fa risalire a tubi di lava di cui è crollata la volta. Nelle fasi finali di attività di un vulcano, gli ultimi rivoli di lava si inabissano al di sotto di una crosta già consolida-ta, formando dei tubi che si svuotano al termine delle colate. La crosta forma un tetto che, se resta intatto non rivela il tubo sottostante, ma se crolla lo rivela come l’alveo di un fiume. Strutture di questo tipo sono ben note sulla Luna e sulla Ter-ra. Fulmini su Venere La sonda Venus Express dell’ESA (Agenzia Spa-ziale Europea) ha confermato quello che si era sospettato nelle precedenti missioni russe e ame-ricane su Venere, e cioè che nella spessa atmo-sfera del pianeta scoccano fulmini più frequenti di quelli terrestri. Venere si aggiunge in questo agli altri tre pianeti le cui atmosfere producono queste scariche elettriche: la Terra, Giove e Saturno, con la differenza che in Venere non sono coinvolte nubi di vapore e goccioline d’acqua, ma di acido solforico. Siccome il dì su Venere dura 117 giorni terrestri, la sonda prolungherà la sorveglianza del pianeta per altri due periodi di questa durata. Si cerche-

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ranno tracce di attività vulcanica, dato che la son-da riesce a penetrare le spesse nubi di Venere fi-no a vedere il suolo e a misurarne la temperatura, che, è stato confermato, sfiora i 500°C.

Figura 10. Visione estremamente dettagliata delle nuvole di Venere. A sinistra in alto si vede il vortice polare, verso destra in basso i sistemi nuvolosi delle regioni equatoriali.

La sonda Rosetta guarda la Terra Il 13 novembre scorso la sonda Rosetta, per rice-vere una spinta gravitazionale che la lanci verso la sua meta, è passata vicino alla Terra e l’ha ri-presa con le sue telecamere. Nella prima imamgi-ne si vede l’Australia e grandi complessi nuvolosi sopra gli oceani Indiano (a sinistra) e Pacifico (a destra). Nella fase di allontanamento dalla Terra la sonda ha osservato il lato buio del nostro pianeta, regi-strando l’immagine seconda.

Figura 11. La sonda ha inquadrato gli Oceani Indiano (a sini-stra) e Pacifico (a destra). In basso, tra le nuvole, emerge l’Australia.

Figura 12. La sonda Rosetta ha inquadrato la Terra dal lato notturno. Il cielo, nell’angolo sinistro alto, appare disseminato di stelle. La Terra è circondata dall’atmosfera che rifrange la luce del Sole. I dettagli luminosi sono le zone illuminate dei va-ri luoghi della Terra. Anche per confronto con la figura 13 si di-stinguono le coste della Spagna e dell’Italia, il Nilo e la costa di Israele e del Libano.

La terza immagine mo-stra una ricostruzione al computer della stes-sa porzione di Terra: Spagna e Italia sono vicine al bordo sinistro, al centro in basso si vede il corso sinuoso del Nilo. Tutto ciò che si vede è luce artificiale che va verso il cielo.

Figura 13. Chiave della figura 12. Vuoi contribuire a svelare l’universo? Un nuovo progetto per computer è stato sviluppa-to dall’Università dell’Illinois e permetterà agli inte-ressati di tutto il mondo di partecipare a ricerche di punta sull’universo mettendo a disposizione il proprio computer quando esso è inattivo. Il progetto si chiama Cosmology@Home (che si-gnifica “cosmologia a casa propria”) ed è simile al programma SETI@Home, che da molti anni aiuta i ricercatori che usano i radiotelescopi per cercare prove dell’esistenza di vita intelligente nell’univer-so. Facendo funzionare il programma Cosmo-logy@Home sul proprio computer se ne utilizzano tutti i momenti liberi e la memoria disponibile per elaborare milioni di modelli dell’universo che usino i numerosissimi dati disponibili e le nozioni di fisi-ca delle particelle. Le previsioni di questi modelli sono poi confrontate con le osservazioni delle ga-lassie, in particolare per quanto ne concerne il movimento. Per aggregarsi ai già numerosi collaboratori con-sultare il sito: http://cosmologyathome.org.

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Quanti m? di Giuseppe De Donà e Giancarlo Favero (già apparso sulla rivista Coelum) Se il titolo ha incuriosito almeno qualcuno fra i lettori, allora può ben rappresentare un ap-proccio morbido all’argomento: le unità di mi-sura. È probabile che molti abbiano letto il ti-tolo come: “quanti metri?”, ma se qualcuno non l’avesse capito così, sarebbe perfetta-mente giustificato. Secondo le norme del Sistema Internazionale delle unità di misura (acronimo SI. Wikipedia ne riporta un ottimo compendio), il simbolo “m” dovrebbe essere usato universalmente per rappresentare l’unità “metro”. Tuttavia, basta girare in una qualsiasi città per accor-gersi che la cosa non è affatto universalmen-te condivisa. Sulla vetrina di un’agenzia im-mobiliare il simbolo del metro è “mt”, che si trova anche in alcuni cartelli stradali: “incrocio pericoloso a mt 100”. Gli ingegneri e i geome-tri usano il simbolo “ml” che per loro, e solo per loro, indica il “metro lineare”, con i com-plementari “mq” per “metro quadrato” ed “mc” per “metro cubo”. Esistono poi le varianti con il punto (m., mt.), con l’iniziale maiuscola (M, Mt) e con entrambi questi obbrobri (M., Mt.). Infine c’è chi dà la precedenza al simbolo e chi la dà al numero, scrivendo mt 50 oppure 50 mt con tutte le altre varianti possibili. In-somma, non ci facciamo mancare nulla. Il SI raccomanderebbe di scrivere minuscoli i simboli, facendo eccezione per quelli la cui unità di misura deriva dal nome di una perso-na (A per la corrente elettrica, da André-Marie Ampère; Pa per la pressione, da Blaise Pascal). In ogni caso l’unità di misura scritta per esteso deve avere l’iniziale minuscola e nessun accento. Per esempio: ampere, pa-scal. Anche Wikipedia sbaglia dove scrive che l’unità di misura della corrente elettrica è l’Ampere: no, l’unità SI deve essere scritta “ampere”. Ma ciò che è poco noto anche ai conoscitori del SI è che un simbolo va usato solo in con-nessione con un numero. Cioè, si dovrebbe scrivere “127 m” (mentre non va bene “m 127”), ma non si può assolutamente scrivere “alcuni m”: in questo caso bisogna scrivere “alcuni metri”. Il titolo è pertanto errato, e chi è rimasto perplesso leggendolo ha perfetta-mente ragione.

Un’altra regola poco seguita del SI afferma che si deve inserire uno spazio tra il numero e il relativo simbolo: vanno bene 2,21 m o 7,37 m2 oppure 9,54 m3, mentre è scorretto scrivere 25mm (tanto caro agli astrofili, che lo mutuano dagli americani, che hanno molte perplessità per il SI e lo mescolano coi loro pollici, piedi, gomiti e ginocchi). Si tollerano a ridosso del numero solo i simboli ° (gradi), % e hms nelle scritture del tipo 23h 45m 37,8s. In questo caso è evidente, dal contesto, che “m” sta per “minuto” e non per “metro”. Stabilito (ma quando si sarà tutti d’accordo?) che il simbolo del “metro” è “m”, come si scri-vono le lunghezze molto più grandi o molto più piccole? Una lunghezza di quasi 12 km è correttamente scritta come 11 750 m, mentre non è corretto 11.750 m, come si vedrà fra poco, e tanto meno lo è 11,750 m, che rap-presentano una lunghezza minore di 12 m. Il separatore dei decimali è la virgola, e 11,750 m rappresenta poco meno di 12 m. Un microbo può essere lungo 0,000050 m e un atomo può avere un diametro di 0,000000000180 m. Data la grande prepon-deranza della lingua inglese nella letteratura scientifica, come separatore dei decimali si può utilizzare il punto: 11.750 m equivale per-tanto a 11,750 m. Purtroppo i bancari conti-nueranno per un pezzo a separare le loro mi-gliaia con il punto. La maniera più corretta di scrivere le lun-ghezze è di far seguire il simbolo “m” al nu-mero scritto in notazione esponenziale: sono perfette le misure di 1,80·10-10 m per le di-mensioni di un atomo, oppure di 1,496·1011 m per l’Unità Astronomica. Alcuni preferiscono, e il SI lo codifica, usare unità di misura che sono multipli o sottomulti-pli del metro: si hanno così i decametri (dam), gli ettometri (hm), i chilometri (km. Attenzio-ne: nel simbolo dei chilometri la k è minusco-la, perché la K maiuscola spetta al kelvin) e poi i megametri (Mm), i gigametri (Gm) ecc. Al di sotto si usa il decimetro (dm), il centime-tro (cm), il millimetro (mm) e poi il micrometro (µm. Attenzione: non si chiama più micron!), il nanometro (nm), il picometro (pm) ecc. L’angstrom degli astronomi (Å che equivale a 10-10 m) è appena tollerato, ma negli ultimi tempi anche loro adottano sempre più spesso il nanometro (nm): la riga H-α dell’idrogeno cade a 6563 Å oppure, che è lo stesso, a 656,3 nm.

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Giancarlo Favero, [email protected]

La cometa 17P/Holmes nel 2007

Osservatorio privato “Guido Ruggieri”

Introduzione La cometa 17P/Holmes, che completa la sua rivoluzio-ne intorno al Sole in quasi 7 anni, ha mostrato nel corso del 2007 una serie di eventi così interessanti da attirare l’attenzione generale di astrofili e astronomi. Quando era stata scoperta, dall’astrofilo londinese E. Holmes il 6 novembre 1892, la cometa era già passata al perielio, cioè alla minima distanza dal Sole, 145 giorni prima. Il fatto che fosse stata vista solo dal 6 no-vembre 1982 in poi, e durante i primi 10 giorni di os-servazione si presentasse alla magnitudine 5 circa, è stato subito interpretato come il risultato di un improv-viso aumento di luminosità. Generalmente le comete sviluppano la massima lumi-nosità vicino al perielio, quando intorno al nucleo (pic-colo e di aspetto stellare) si disperdono enormi quantità di polveri e gas che, riflettendo la luce del Sole, forma-no la chioma della cometa con una luminosità molto maggiore di quella del nucleo spoglio. Il nucleo acqui-sta un aspetto diffuso che viene definito “falso nucleo”. La cometa Holmes era stata scoperta 5 mesi dopo il passaggio al perielio, indicando che prima di quel mo-mento doveva essere molto più debole, cioè non aver ancora sviluppato la chioma. Le comete possono presentare bruschi aumenti di lu-minosità lontano dal perielio: questi eventi sono defini-ti “outburst”, che in italiano si potrebbe tradurre con “parossismo esplosivo”. Per esempio la 29P/Schwas-smann-Wachmann 1, che ha un periodo di 16.5 anni, e orbita fra 5 e 6 UA (Unità Astronomica, distanza media Terra-Sole) dal Sole ne ha presentati 100 nel corso di 50 anni di osservazione, e alcuni l’hanno portata a fare un salto perfino di 10 magnitudini. Ancora, la cometa P/Tuttle-Giacobini-Kresak (periodo 5.6 anni) nel 1973 ha presentato 2 outburst di 9 magnitudini. Si ricorda che una diminuzione di magnitudine di 5 unità indica un aumento di luminosità di 100 volte. Un salto di 10 magnitudini indica quindi un aumento di 10 000 volte e uno di 15 magnitudini indica un aumento di 1 000 000 (un milione) di volte. La sera del 23 ottobre 2007 la cometa si trovava alla magnitudine 17.5, e avrebbe richiesto un telescopio di almeno 1 metro di diametro per essere vista a occhio. In realtà, coi moderni CCD, anche un telescopio di dia-metro 200 mm aveva potuto registrarla. Tra la fine del 23 ottobre e la prima parte del 24 gli astrofili giappone-si avevano segnalato un rapido aumento di luminosità, che la sera del 24 ottobre aveva portato la cometa a brillare alla magnitudine 2.5, circa come la Stella Pola-re. Il fenomeno fu così importante che qualcuno lo scambiò per l’apparizione di una stella Nova. Fu subito evidente che intorno al nucleo della cometa si era formata una luminosissima chioma rotondeggiante, con una parte interna molto luminosa, una periferia sfumata ma col margine piuttosto netto, tanto da poter-ne misurare agevolmente il diametro. A ogni giorno

che passava, le misure mostravano un diametro cre-scente, per cui le riprese della cometa si infittirono e tutti gli astrofili che lo potevano fare la fotografarono. Le note che seguono raccolgono le misure effettuate sulle immagini della cometa Holmes reperite in Internet e le considerazioni che ne sono emerse. I dati osservativi Nella Figura 1 appaiono quattro immagini della cometa Holmes riprese all’Osservatorio del Pic du Midi (Pire-nei francesi) nei primi giorni del fenomeno.

Figura 1. Immagini della co-meta Holmes nei primi giorni dopo l’outburst, dal 24 ottobre (in basso) al 26 ottobre 2007 (in alto). Il Nord è in alto, l’Est a destra. La macchia luminosa più piccola, al centro dell’alone luminoso, è il falso nucleo, La macchia luminosa più larga è chiamata “blob” nel testo. Si nota che il falso nucleo, cioè la macchia luminosa rotondeggiante e di piccole dimensioni in Figura 1, si trovava al centro della chioma. Invece, la porzio-ne più luminosa, ma anche più larga e diffusa, della chioma, che chiameremo “blob”, si distingueva già dopo un paio di giorni per la posizione eccentrica (verso ore 4, in Figura 1, immaginando la chioma come il quadrante di un o-rologio). Nei giorni successivi, in particolare dal 28 ottobre al 13 novembre (Figura 2) si osservavano dei cam-biamenti progressivi: - il falso nucleo si era spo-stato rispetto al centro del-la chioma; - il “blob” ha mostrato uno spostamento ancora più sensibile rispetto al centro della chioma. Un mese dopo l’outburst la cometa si è presentata co-me in Figura 3, con il falso nucleo notevolmente ridot-

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to in luminosità e molto eccentrico rispetto alla chioma. Anche il “blob” è cambiato molto, essendosi allungato e reso più eccentrico rispetto al perimetro della chioma.

Figura 2. Immagini della cometa Holmes nei giorni successivi all’outburst, dal 28 ottobre (in alto a sinistra) all’11 novembre 2007 (in basse a destra). Il Nord è in alto, l’Est a destra. La macchia luminosa più piccola, al centro dell’alone luminoso, è il falso nucleo, La macchia luminosa più larga è chiamata “blob” nel testo. La scala delle immagini è differente quelle di Figura 1.

Figura 3. La cometa Holmes la sera del 6 novembre. Il falso nucleo è nettamente spostato dal centro dell’alone che si sta ovalizzando. Il “blob” è molto allungato e diffuso. È stato misurato il diametro della chioma nelle imma-gini riportate qui e in altre reperibili in Internet. In real-tà, nelle immagini a lunga posa degli ultimi giorni di ottobre e dei primi giorni di novembre si nota un alone bianco-giallastro, di piccole dimensioni, circondato da uno verde-azzurro di dimensioni maggiori, che sono bene distinguibili nella figura di copertina. Misurando i

diametri degli aloni in secondi d’arco si è ottenuto il diagramma di Figura 4.

Figura 4. Diametro delle chiome della cometa, sia di quella bianco-giallastra che di quella verde-azzurra, in secondi d’arco (asse verticale) in funzione della data (asse orizzontale). I pun-ti che salgono rapidamente sono quelli dell’alone verde-azzurro, mentre gli altri sono della chioma bianco-giallastra. I diametri angolari delle due formazioni sono stati tra-sformati in unità di lunghezza (metri) conoscendo la distanza da noi del nucleo della cometa (circa 1.7 UA, calcolata sulla base dell’orbita nota della cometa) e supponendo che la chioma sia circostante al nucleo, cioè che le due entità si trovino alla stessa distanza da noi. Dividendo il diametro di ogni formazione per il tempo trascorso dal momento dell’outburst e per due, si è ottenuta la velocità di espulsione dei due tipi di mate-riale: 550 metri al secondo per l’alone bianco-giallastro; 1000 m/s per l’alone verde-azzurro. La Figura 6 mostra come è variata la magnitudine inte-grata visuale (Mag.), cioè la luminosità della cometa ottenuta concentrando tutta la sua luce in un punto.

Figura 6. Magnitudine integrata della cometa Holmes fra il 21 ottobre e il 30 novembre 2007. Dopo il rapido aumento di lu-minosità verificatosi tra il 23 e il 24 ottobre, la cometa ha mo-strato una leggera diminuzione, di pari passo col contempora-neo aumento delle sue distanze dalla Terra e dal Sole. Si vede che la luminosità è variata solo leggermente, probabilmente solo come conseguenza dell’aumento della distanza della cometa sia dalla Terra sia dal Sole.

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Nei primi giorni di novembre la cometa ha mostrato la rapida formazione di una coda aperta a ventaglio, con almeno 5 getti, come risulta dalla foto di copertina. Fra l’8 e l’11 novembre questa coda si è staccata (v. Figura 7), rivelando una velocità di allontanamento dal nucleo di circa 50 km/s.

Figura 7. Immagine dell’8 novembre dove si vede la coda a più getti allontanarsi dalla chioma biancastra, ancora circonda-ta da un debole alone luminoso. Dalla metà di novembre è scomparso l’alone verde-azzurro, mentre è diventato evidente l’allungamento dell’alone bianco-giallastro (Figura 8). L’allungamento reale è molto maggiore (circa 5 volte) di quello mostra-to dalla Figura 8 in quanto la nostra direzione di osser-vazione forma appena 15° con la direzione dell’asse della coda, cioè vediamo la coda quasi “d’infilata”.

Figura 8. Immagine del 18 novembre dove si nota l’allungamento dell’alone bianco-giallastro che sta formando una parte sfumata della coda. Nella realtà la deformazione è molto maggiore di quanto non si veda in questa immagine, da-ta l’angolazione della vista quasi frontale.

L’allungamento dell’alone chiaro è continuato rego-larmente, tanto che intorno alla metà di dicembre la cometa ha mostrato, nelle lunghe pose fotografiche, una debole coda con un accenno di componente centra-le più intensa (Figura 9).

Figura 9. Immagine del 13 dicembre dove si nota la lunga co-da uniforme. L’immagine è in negativo per evidenziare le de-boli intensità luminose della parte finale della coda. In tutte le immagini il Nord è in alto: si noti la rotazione della direzione del “blob” fra le prime immagini (Figure 1 e 2) e questa. Costituzione dei nuclei cometari È noto, dall’esplorazione della Cometa Halley nel 1986, che il materiale di un nucleo cometario è fatto per il 95% circa di materiali volatili, cioè facilmente evaporabili: 75% di ghiaccio d’acqua (H2O), 10% di ghiaccio di ossidi di carbonio (CO e CO2), 10% di me-tanolo (CH3OH), ammoniaca (NH3) e altri. Il resto è fatto di materiali solidi: cristalli di silicati di ferro e magnesio, grafite e altri composti del carbonio. Nel dettaglio, anche se è ancora ipotetico, i solidi han-no per lo più forme sottili e allungate e sono circondati dai ghiacci Quando il nucleo assorbe la luce solare, si verificano due fatti. I composti a base di carbonio ven-gono decomposti dalla luce ultravioletta e trasformati in carbone (il cosiddetto nerofumo, cioè il materiale che sporca i tubi di scappamento delle automobili). Co-sì annerito il nucleo cometario assorbe quasi tutta la lu-ce del Sole e si riscalda (come un’auto nera al Sole). Riscaldata a sufficienza, almeno per qualche metro di profondità, la superficie del nucleo lascia evaporare l’acqua e gli altri composti volatili (CO, CO2, CH3OH, NH3 e gli altri non citati). L’acqua è il materiale più abbondante, quello che evapora in prevalenza entro 3 UA dal Sole. A distanze maggiori dal Sole la tempera-tura scenda a tal punto che l’acqua non riesce più a e-

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vaporare, ma evaporano in prevalenza il metanolo, poi gli ossidi di carbonio, quindi l’ammoniaca. Tutte queste sostanze, una volta evaporate, si allonta-nano dal nucleo formando la cosiddetta chioma gasso-sa, trasparente. La luce ultravioletta del Sole che colpi-sce le molecole di queste sostanze le decompone for-mando frammenti: da H2O si ottiene OH e H, da NH3 si ottiene NH2 e H. Questi frammenti emettono luce di colore verde-azzurro e sono intrappolati e spinti lonta-no dal Sole del vento solare, un flusso di gas caldissi-mo che soffia dal Sole a velocità comprese fra 300 e 1200 km/s. Il materiale che viaggia a queste velocità continua a emettere luce verde-azzurra e costituisce le code gassose e rettilinee delle comete, le cosiddette co-de di Tipo I (Figura 10). I vapori delle sostanze che evaporano dal nucleo spin-gono e trascinano con sé i cristalli di solidi ricoperti di ghiacci, a loro volta ricoperti di nerofumo, che si chia-mano genericamente “grani di polvere”. Queste polveri non emettono luce ma si limitano a riflettere quella del Sole, come fa pure il nucleo della cometa, e perciò ap-paiono di colore bianco-giallastro. Le polveri che ab-bandonano il nucleo si muovono inizialmente perché spinte dai gas che evaporano, e poi per inerzia. Possono raggiungere velocità che non superano 1 km/s (nor-malmente da 300 a 800 m/s). Una volta nello spazio le polveri sono spinte dalla luce del Sole in direzione op-posta a questo: ecco perché anche le code di polveri, le cosiddette code di Tipo II, si dirigono dalla parte oppo-sta al Sole (Figura 10).

Figura 10. Le code delle comete. La coda di polvere (Dust Tail, Tipo II) si allontana dal Sole ma non si discosta molto dall’orbita della cometa (Comet’s Orbit) data la bassa velocità delle polveri. La coda gassosa (Ion Tail, Tipo I) è opposta al Sole e il suo materiale si allontana velocemente, per cui ha forma rettilinea. La figura mostra anche una coda, invisibile a occhio, formata di idrogeno (Hydrogen) che è stata scoperta dalle sonde poste fuori dell’atmosfera terrestre. Analisi e discussione dei risultati La magnitudine integrata della cometa, il cui andamen-to nel tempo è illustrato in Figura 6, è determinata pre-valentemente dalla luce solare riflessa dall’alone bian-

co-giallastro, dato che la luminosità dell’alone verde-azzurro e dell’eventuale coda (v. figura di copertina) sono molto più basse. La modesta variazione della magnitudine integrata dal 24 ottobre in poi sembra indicare che sia sempre e solo il materiale di questo alone a riflettere la luce del Sole. La debole diminuzione della luminosità riscontrabile in Figura 6 è coerente con l’aumento contemporaneo delle distanze della cometa dal Sole e dalla Terra. Sulla base della Figura 6 si può calcolare l’aumento di luminosità che la cometa ha subito fra il 23 e il 24 ot-tobre, come conseguenza dell’outburst. Da una magni-tudine al minimo di circa 17.5 la cometa è passata a una magnitudine al massimo di circa 2.5. Il salto è di 15 magnitudini, che corrisponde a un aumento di 1 mi-lione di volte in luminosità. Il materiale dell’alone bianco-giallastro si è espanso i-nizialmente in maniera simmetrica rispetto al nucleo, come mostrano le Figure 1 e 2. La velocità di espan-sione di questo alone bianco-giallastro è rimasta co-stante almeno fino a fine novembre. Misurata sul suo bordo estremo, la velocità è risultata di circa 550 m/s. Il colore del materiale, bianco-giallastro, e la sua velo-cità di espansione sono tipici della polvere liberata dal nucleo delle comete quando questo viene riscaldato dalla luce del Sole. Si può calcolare che il nucleo della cometa, alla distan-za dal Sole a cui si trovava fra il 24 ottobre e fine no-vembre, ricevesse circa 230 watt per metro quadrato di superficie (la Terra riceve 1366 W/m2). Se il nucleo della Holmes fosse scuro come quello della cometa di Halley (che riflette circa il 3% della luce solare) acqui-sterebbe una temperatura di circa -100°C. Sulla base di questi dati, le teorie reperibili nella letteratura scientifi-ca permettono di dedurre le dimensioni della polvere emessa al momento dell’otuburst (Figura 11).

Figura 11. Raggio delle particelle di polvere (ascisse, in metri) in funzione della velocità di emissione (ordinate, in metri al se-condo). Le curve a, b e c sono relative a tre differenti teorie. Sono state considerate le due più moderne, a e c, che hanno dato rispettivamente i valori di 1 µm e 4 µm di raggio circa. Le due teorie più moderne (curve a e c della Figura 11) indicano che i grani di polvere che si trovano al bordo della chioma e che viaggiano a 550 m/s, abbiano un

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raggio medio compreso fra 1 e 4 µm circa. Granuli via via più grossi costituiscono le parti più interne e lumi-nose dell’alone bianco-giallastro, il cosiddetto “blob”. Essendo più grossi, questi granuli sono stati spinti me-no dall’evaporazione dell’acqua e quindi si sono allon-tanati meno dal falso nucleo. Dal rapporto fra la veloci-tà di allontanamento dal falso nucleo del bordo della chioma e del “blob”, si calcola che i granuli più grossi del “blob” abbiano raggi circa 7 volte maggiori dei grani più fini della chioma. Queste dimensioni sono del tutto paragonabili a quelle dei granuli della cometa di Halley che sono stati misurati da 5 sonde nel 1986. Si può tentare di calcolare quanta parte del nucleo della cometa si sia frantumato e poi sia evaporato per pro-durre questi granuli. Prima faremo il calcolo suppo-nendo che siano stati prodotti solo i granuli più fini, poi lo ripeteremo supponendo che siano stati prodotti solo i granuli più grossi e infine valuteremo i risultati ottenuti con questi due estremi. Il calcolo [chi ha scarsi ricordi di matematica può saltare questo paragrafo e passare alle Conclusioni] Il fatto che l’outburst abbia fatto aumentare la lumino-sità della cometa di 1 milione di volte, indica che di al-trettanto deve essere aumentata la riflessione della luce solare passando dalla cometa inattiva (che supponiamo costituita dal solo nucleo) alla cometa circondata di polvere. Si sa che il nucleo della cometa Holmes ha un diametro di 3.4 km cioè un raggio R = 1700 m. L’area che questo nucleo può usare per riflettere la luce del Sole è pari alla sua sezione perpendicolare alla direzio-ne Sole-cometa. Supponendo che il nucleo sia sferico, la sua sezione è un cerchio di area: area della sezione del nucleo = An = π R2 = 9.1·106 m2

Un’area 1 milione di volte più grande sarà perciò di 9.1·1012 m2. Un grano di polvere di raggio r = 1 µm (cioè 1·10-6 m), supposto anch’esso sferico per semplicità, ha una se-zione circolare di area: area della sezione del grano = Ag = π r2 = 9.1·10-12 m2

Per realizzare un’area di 9.1·1012 m2 con questi grani, bisogna che se ne siano formati N:

N = 9.1·1012 m2 / 9.1·10-12 m2 = 1024 grani Un grano sferico di raggio r = 1·10-6 m, ha volume Vg:

Vg = 4/3 π r3 = 4/3 π 10-18 m3 = 4.2 10-18 m3 Insieme, gli N grani avranno un volume complessivo pari a:

VNg = 1024 · 4.2 10-18 = 4.2·106 m3 cioè 4.2 milioni di metri cubi. Questo volume è più grande o più piccolo del volume del nucleo della come-

ta? Il volume del nucleo della cometa di raggio 1700 m è:

Vn = 4/3 π R3 = 2.1·1010 m3

cioè 21 000 milioni di metri cubi. Confrontato con que-sto volume, il volume dei grani calcolato prima risulta solo 1 parte su 5000 del nucleo della cometa. Se la nube bianco-giallastra fosse stata fatta dei grani più grossi, di r = 28 µm (pari a 7 volte il diametro dei grani di 4 µm) i valori cambierebbero come segue. L’area della sezione di un grano avente r = 28 µm è:

Ag = π r2 = 2.5·10-9 m2 Per realizzare un’area di 9.1·1012 m2 con questi grani bisogna considerarne N:

N = 9.1·1012 m2 / 2.5·10-9 m2 = 3.6 ·1021 grani Un grano sferico di raggio r = 28·10-6 m, ha volume:

Vg = 4/3 π r3 = 2.2 10-14 m3 Insieme, gli N grani avranno un volume complessivo pari a:

VNg = 3.6 ·1021 · 2.2 10-14 = 7.9·107 m3 cioè 79 milioni di metri cubi, che è appena 1 parte su 266 del nucleo. In ogni caso una parte irrisoria. Conclusioni Le osservazioni della cometa Holmes hanno permesso di coglierne un outburst, cioè un rapido aumento di lu-minosità pari a circa 1 milione di volte attorno al 23 ot-tobre 2007. Una piccola parte del nucleo della cometa è stata espulsa in frammenti che hanno sviluppato gas e polveri, forse come era accaduto nel 1982 in occasione della sua scoperta da parte dell’inglese Holmes. I gas hanno formato un alone inizialmente sferico, di colore verde-azzurro, che si è andato espandendo alla velocità massima di circa 1 km/s. In seguito questo gas si è allontanato dal nucleo e ha formato una coda che si è distaccata l’11 novembre, mostrando una velocità di allontanamento dal nucleo di circa 50 km/s, e poi si è dissolta rapidamente. La polvere si è espansa con una velocità massima di 550 m/s formando inizialmente un alone sferico di co-lore bianco-giallastro, interno a quello formato dal gas. I granuli di polvere avevano raggi di dimensioni pro-babilmente comprese fra 1 e 28 µm. I grani più piccoli hanno formato la parte periferica dell’alone bianco-giallastro, i più grossi hanno costituito una condensa-zione distinta dal nucleo, chiamata “blob”, che si è al-lontanato di poco dal nucleo. I grani di tutte le dimensioni, ma maggiormente i più piccoli, sono stati spinti dalla luce del Sole e si sono al-lontanati in direzione opposta a esso, formando una co-da di polvere, che tuttavia non è apparsa lunghissima (pur avendo raggiunto i 100 milioni di chilometri) a causa della particolare prospettiva di osservazione.

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VERBALE N. 3/2007

Della seduta del Consiglio Direttivo UATV, riunitosi presso la Biblioteca Comunale di Castello Tesino, venerdì 7 dicembre 2007 alle ore 20:30 , per trattare il seguente Ordi-ne del giorno:

1. Comunicazioni del Presidente 2. Relazione di Cassa 3. Situazione Osservatorio 4. Programmi: inverno, primavera 5. Varie ed eventuali.

Presenti: Favero Giancarlo – Costa Claudio – Nalin Carlo – Baldi Maria Rita. Assenti giustificati: – Miconi Michele – Sordo Franco - Buffa Claudio. 1. Comunicazioni del Presidente: il Pre-sidente comunica ai presenti la partecipazio-ne dell’UATV ai “mercatini di Natale” organiz-zati dall’Assessorato alla cultura di Castello Tesino che si svolgeranno nei giorni 15 e 16 dicembre p.v. Se il tempo lo permetterà, ci saranno osservazioni del sole il 16 mattina e osservazioni di Marte, Saturno e degli oggetti invernali dalle ore 19 in poi, sempre del gior-no 16. 2. Relazione di Cassa: la segretaria comunica che alla data odierna sono state registrate n. 57 iscrizioni di soci UATV 2007. Con il contributo straordinario del Comune di Castello Tesino sono state coperte le spese dello Star Party svoltosi al Passo Brocon nel settembre scorso e con gli introiti delle serate osservative e conferenze sovvenzionate dal Sistema CUlturale Interculturale Lagorai nell’estate scorsa, abbiamo potuto far fronte alle spese correnti di gestione dell’Associazione. Con l’ammontare di cassa attuale si decide di stampare il n. 4 del nostro giornalino “Il Celado”, con copertina a colori, e di far stampare 1000 nuove tessere per i Soci dell’UATV. 3. Situazione Osservatorio: il Presidente riferisce sullo stato dei lavori dell’Osservatorio, ormai a buon punto. La cu-pola dovrebbe essere in fase di progettazione

ma nessuna informazione è giunta né dal di-rettore lavori, Osti, né dalla ditta assegnata-ria. Comunica inoltre la decisione dei respon-sabili provinciali dei Patti Territoriali di conce-dere la rivalutazione del 10% sul preventivo di spesa complessiva ammessa al contributo provinciale. Questo denaro, aggiunto al capi-tale residuo del finanziamento originale, do-vrebbe consentire al Comune di Castello Te-sino di acquistare un telescopio di 600 mm di diametro. 4. Programmi: inverno – primavera: si apre una discussione preliminare, in vista dell’entrata in funzione dell’Osservatorio, su un programma minimo da svolgere una sera al mese presso la Biblioteca Comunale (con-ferenze, proiezioni o altro) in un giorno da decidere (per esempio giovedì). Tre altre sere al mese, nello stesso giorno della settimana, saranno dedicate a osservazioni astronomi-che presso l’Osservatorio: una per la gente del Tesino, una per i Soci UATV, una per gli Amministrazioni dei vari Comuni della Valsu-gana. Nel caso di una quinta serata mensile si tratterà un argomento di attualità. Termina-to di ricevere le Amministrazioni, la quarta se-rata sarà dedicata all’addestramento degli u-tenti e all’illustrazione dei programmi di ricer-ca possibili. Nei mesi estivi le serate saranno riservate prevalentemente ai turisti. Nell’inverno-primavera prossimi si svolgeran-no alcune serate di osservazione telescopica dai Giardini di Castello Tesino con attenzione a Marte, Saturno e alla Luna. 5. Varie ed eventuali: la prossima edi-

zione del giornalino dell’UATV è pre-vista per l’inizio dell’inverno (solsti-zio).

Nessun altro argomento viene trattato, la se-duta è conclusa alle ore 22:15.

Il segretario Il Presidente Maria Rita Baldi Giancarlo Favero

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