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IL CICLO AMBIENTE
Materiali di approfondimento_ CAPITOLO 6
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Indice
Capitolo 6 - Il viaggio dei rifiuti
6.1 - Raccolta differenziata 3
6.1.1 - Normativa sulla raccolta differenziata 3
6.1.2 - Sistemi di conferimento 4
6.1.3 - SGR 50 4
6.2 - La selezione 5
6.2.1 - Gli impianti di selezione dell’Itinherario Invisibile 6
Gli impianti di selezione di Coriano di Rimini e di Modena 6
Impianto di stoccaggio, trattamento, selezione e recupero di Ferrara 7
6.3 - Il compostaggio 8
6.3.1 - Gli impianti di compostaggio dell’Itinherario Invisibile 9
L’impianto di compostaggio di Voltana di Lugo 9
L’impianto di compostaggio di Ca’ Baldacci di Rimini 11
L’impianto di compostaggio di Cesena (FC), loc Tessello 12
6.3.2 - Certificazioni di Qualità 14
6.4 - Consorzi per il riciclaggio e Materie Seconde 15
6.5 - Dove vanno a finire i rifiuti che non destiniamo a nessuna raccolta differenziata? 19
6.5.1 - Il termovalorizzatore 20
6.5.2 - La discarica 21
Riferimenti bibliografici 23
Riferimenti web 23
L'ITINHERARIO INVISIBILE Il Ciclo Ambiente – Materiali di approfondimento © tutti i diritti riservati Gruppo Hera Testi realizzati da: Catia Musolesi / Divisione Ambiente Hera S.p.A. Simona Nasolini e Sandra Vandelli per Anima Mundi, Nicoletta Borghini, Felicia Cannillo e Kristian Tazzari per Atlantide.
Supervisione impianti: Andrea Carletti / Divisione Ambiente Hera S.p.A, Roberto Ravelli / Divisione Ambiente Hera S.p.A., Ruggero Panizzolo / Divisione Ambiente Hera S.p.A., Peppino Sassu / Divisione Ambiente Hera S.p.A, Michele Corli / Akron S.p.A, Luca Bussolari / Ecosfera s.r.l, Giuseppe Lazzazara / Recupera s.r.l.
Supervisione testi: Ing. Claudio Galli, Direttore della Divisione Ambiente di Hera S.p.A.
Coordinamento Redazionale: Catia Musolesi per Hera, Simona Nasolini e Daniele Vignatelli per Anima Mundi. Impaginazione: Simona Nasolini per Anima Mundi. Edizione ottobre 2014
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Capitolo 6 - Il viaggio dei rifiuti
6 . 1 - R a c c o l t a d i f f e r e n z i a t a .
E’ risaputo che il sacchetto della spazzatura di casa è composto all’incirca da un 30% di organico e da un 70%
di imballaggi.
riciclo dei rifiuti poiché: solo differenziandoli i rifiuti possono diventare Materie Prime Seconde. Tutto ciò
consente di risparmiare risorse ed energia e di contenere i costi di gestione .
6 . 1 . 1 - N o r m a t i v a s u l l a r a c c o l t a d i f f e r e n z i a t a .
Prima di procedere alla descrizione dei sistemi di raccolta differenziata adottati dal Gruppo Hera è necessaria
una breve introduzione sulla specifica normativa del settore.
Da un punto di vista legislativo la situazione è complessa, poiché, da un lato, il Testo Unico Ambientale e le
successive disposizioni correttive e integrative (DLgs. 3 aprile 2006, n.152 “Norme in materia ambientale” e
succ. integrazioni e DLgs. 4/08 del 16/01/08 recante ulteriori disposizioni), hanno introdotto modifiche
sostanziali alla disciplina dei vari settori in attuazione di direttive comunitarie, ma, dall’altro, l’attesa della
definizione dei decreti attuativi, rende lo scenario attuale tuttora incerto e privo di un preciso quadro normativo
di riferimento. Inoltre, il quadro normativo regionale e locale è fondato ancora sulle basi del Decreto Ronchi e
sue successive modificazioni. A ciò si aggiunge che la Regione, con l’impiego dell’ Art. 1 comma 1108 (Legge
Finanziaria 2007), provvede, tramite la nomina di un commissario ad Acta, a garantire il governo della
gestione dei rifiuti, al fine di realizzare i risparmi di spesa ed un più efficace impiego delle risorse finanziarie,
pertanto, all’interno degli Ambiti Territoriali Ottimali (istituiti dal Decreto Ronchi con il compito di assicurare una
gestione unitaria dei rifiuti urbani) dovrà essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle
seguenti percentuali minime:
almeno il 50% entro il 31 dicembre 2009
Il contributo più grande alla tutela
dell’ambiente può quindi offrirlo il
cittadino tramite l’utilizzo dei sistemi
di raccolta differenziata.
Il conferimento dei rifiuti nel corretto
contenitore di raccolta è la prima
azione che determina il viaggio dei
nostri scarti; consente, infatti, di
raggruppare i materiali
differenziandoli per tipologia; in tal
modo si può procedere nelle
successive azioni di recupero e
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almeno il 60% entro il 31 dicembre 2011
La raccolta differenziata, dunque, non deve essere intesa come un puro esercizio filosofico di sostenibilità
ambientale, ma deve essere correttamente individuata anche all’interno di un obbligo normativo.
6 . 1 . 2 - S i s t e m i d i c o n f e r i m e n t o .
Il Gruppo Hera effettua sia la raccolta monomateriale (carta, vetro, plastica, organico, pile, ecc.) che
multimateriale (frazioni secche miste: es. vetro/lattine, plastica/lattine, ecc.). La raccolta differenziata viene
svolta tramite circuiti stradali (mediante contenitori di varia tipologia: campane, cassonetti, bidoni, ecc.) e
attraverso circuiti domiciliari.
I sistemi adottati da Hera si configurano con un mix di soluzioni la cui scelta è a discrezione dei singoli Comuni
e comprendono, sia i servizi di raccolta tradizionale (mediante i contenitori stradali), sia le modalità di raccolta
domiciliari con il sistema porta a porta. Si può quindi parlare di sistemi integrati di gestione e di raccolta rifiuti,
come sviluppo e superamento dei modelli tradizionali di raccolta riconducibili ai sistemi basati solo sui
contenitori stradali o ai sistemi unici quali il “porta a porta integrale”.
A complemento delle diverse tipologie di raccolte, concordate con i singoli Comuni, e realizzate sui diversi
territori, sono inoltre sempre attivi:
o il servizio di raccolta presso le stazioni ecologiche,
che sono aree attrezzate, dotate di ampi piazzali e
specifici contenitori, aperte al pubblico per il
conferimento diretto da parte dei cittadini di particolari
tipologie di rifiuti. Nel territorio gestito da Hera sono
presenti 118 stazioni ecologiche.
o Il servizio di ritiro rifiuti ingombranti: per tipologie
difficili da trasportare a cura del cittadino (mobili,
materassi, imballaggi, apparecchiature elettriche o
elettroniche voluminose, ecc); si tratta di materiali che
per tipologia, dimensioni o peso non possono essere
conferiti nei cassonetti stradali e non sempre possono
essere facilmente portati nelle stazioni ecologiche. Il
ritiro avviene con appuntamento su chiamata al numero verde.
6 . 1 . 3 - S G R 5 0
Il sistema SGR 50, è il Sistema di Gestione Rifiuti con obiettivo 50% di raccolta differenziata, è un modello
ideato da Hera che garantisce risultati al di sopra della media nazionale, una buona qualità del servizio e il
rispetto dell’ambiente e delle risorse. E’ importante sottolineare che il sistema permette di raggiungere tale
obiettivo senza ridurre i servizi agli utenti ma, anzi, aumentandoli attraverso le seguenti azioni:
o potenziamento dei contenitori stradali per la raccolta differenziata sul territorio;
o ampliamento della gamma di servizi in particolare rivolti alle “utenze target” per specifiche filiere di rifiuti;
o realizzazione di nuove Stazioni Ecologiche e l’ampliamento degli orari di apertura al pubblico di quelle
esistenti.
Stazione Ecologica di Cesena. Foto archivio Hera.
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Ulteriori informazioni nel sito web Clienti del Gruppo Hera, in Clienti/Casa/Ambiente, digitando un qualsiasi
comune (ad esempio per Bologna:
http://www.gruppohera.it/clienti/casa/casa_lista_servizi/casa_servizio_ambiente/328.html)
6 . 2 L a s e l e z i o n e .
Il viaggio dei rifiuti prosegue dopo la raccolta dei materiali differenziati. L’effettivo recupero di materia dai rifiuti
dipende in gran parte dalla scrupolosità del conferimento da parte del cittadino, infatti, la qualità della raccolta
è migliore quanto più i cittadini sono accurati nel conferire i materiali: in un caso ottimale tutti i materiali raccolti
possono essere destinati a effettivo recupero e andare quindi a produrre nuovi oggetti; analogamente, la
scarsa qualità della raccolta differenziata viene provocata da conferimenti poco attenti e non adatti al tipo di
raccolta, in questo caso, il carico raccolto è compromesso e deve necessariamente essere sottoposto a
selezione prima di poter essere avviato al recupero.
Gli impianti di selezione del Gruppo Hera trattano i rifiuti solidi urbani (RSU) derivanti dalla raccolta
differenziata della frazione multimateriale (frazioni secche: vetro/lattine, plastica/lattine, vetro/plastica/lattine,
ecc.) e i rifiuti speciali non pericolosi, cioè quelli provenienti da attività produttive artigianali ed industriali
che per legge non possono essere immessi nei normali circuiti di raccolta stradale.
Alcuni esempi di rifiuti ammessi negli impianti sono: imballaggi in carta e cartone, vetro, plastica, lattine, legno,
metalli ferrosi, materiali misti, ecc.
I rifiuti in entrata vengono controllati al fine di accertare la conformità dei materiali, successivamente vengono
selezionati per tipologia di materiale, eventualmente trattati (lavati e puliti) e quindi stoccati per essere poi
avviati al recupero.
Particolare impianto di selezione Voltana di Lugo (RA). Alcuni materiali selezionati e imballati.
I differenti materiali vengono poi avviati ai diversi
Consorzi Nazionali, a seconda della filiera
(carta/cartone, plastica, vetro, ecc) – come chiariremo
meglio più avanti - per il recupero conclusivo del
materiale. Lo scarto della selezione, invece, cioè il
materiale sporco o accoppiato o inquinato o non
Materiali in fase di carico per l’avvio a recupero.
Fonte di queste e delle successive immagini: archivio Hera
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recuperabile, viene avviato alla fine del suo ciclo di vita, ossia allo smaltimento finale quindi alla
termovalorizzazione o, al limite dei casi, alla discarica.
6 . 2 . 1 - G l i i m p i a n t i d e l l ’ i t i n H e r a r i o i n v i s i b i l e .
G l i i m p i a n t i d i s e l e z i o n e d i C o r i a n o ( R N ) e M o d e n a
Questi impianti sono gestiti da AKRON S.p.a., Società del Gruppo Hera, che opera dal 1993 nel campo dei
servizi ambientali.
Nell’impianto di Coriano sono presenti 4 linee di trattamento dei rifiuti:
1. linea dedicata alla cernita del multimateriale
2. linea dedicata alla cernita degli imballaggi in vetro (dotata di deferrizzatore per metalli ferrosi)
3. linea dedicata alla cernita dei materiali plastici
4. linea pressa, che riduce il volume delle frazioni separate
La tipologia di selezione dei rifiuti in ingresso è sia manuale che meccanica per conferire al materiale le
caratteristiche qualitative di “materia prima secondaria”, cioè di prodotto commercializzabile sui successivi
impianti dei Consorzi Nazionali di recupero.
Carta e cartone selezioni e imballati. In primo piano tetrapak selezionato e imballato.
Nell’impianto di Modena, invece, sono presenti 2 linee di produzione:
1. linea dedicata alla selezione automatica del materiale
2. linea di riduzione volumetrica delle frazioni separate.
L'efficienza di recupero è stimata attorno al 60% del materiale trattato.
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Impianto di selezione Tremonti di Imola. Vetro e lattine selezionati.
I m p i a n t o d i s t o c c a g g i o , t r a t t a m e n t o , s e l e z i o n e e r e c u p e r o d i F e r r a r a
L’impianto di selezione dei rifiuti è gestito da Akron, Società sottoposta al controllo di Hera Ambiente, e situato in Via Finati a Ferrara. Sono ammessi le seguenti tipologie di rifiuti:
o rifiuti di Rifiuti Solidi Urbani (derivanti dalla raccolta differenziata della frazione mono e multimateriale secca effettuata dai Comuni);
o rifiuti Speciali non pericolosi (provenienti da attività produttive artigianali ed industriali) I rifiuti in arrivo all'impianto vengono suddivisi per tipologia e sottoposti ad una procedura di controllo sulla qualità e conformità dei materiali. L'impianto è dotato di 3 linee separate di trattamento: o una linea è dedicata al trattamento delle frazioni monomateriali e/o multimateriali dei rifiuti urbani raccolti
in maniera differenziata; o una linea dedicata alla riduzione volumetrica dei monomateriali previo controllo qualità; o una linea dedicata alla triturazione della frazione legnosa (legno, sfalci e potature).
Nelle linee vengono effettuate in serie operazioni di selezione meccanica (lettori ottici, vagli, magneti, ecc.) e manuale delle frazioni presenti nei diversi flussi di rifiuti trattati, al fine di garantire una adeguata omogeneità merceologica per singola frazione recuperata attraverso l'eliminazione di scarti e materiali non destinabili a recupero. Il residuo della selezione viene avviato al recupero per la produzione di CDR o al recupero per la produzione di energia o allo smaltimento finale in discarica controllata.
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Carta selezionata, pressata e imballata. Plastica selezionata. Plastica pressata e imballata.
6 . 3 - I l c o m p o s t a g g i o .
Come sappiamo la raccolta differenziata dei rifiuti è l’unico metodo che fino ad oggi il progresso scientifico ha
individuato per riuscire a gestire in sostenibilità i tanti rifiuti che ogni giorno produciamo.
Anche gli scarti organici provenienti dalla cucina e dal giardinaggio possono diventare preziose risorse.
Infatti sono scarti biologici ad alto tenore di umidità, perciò anche noti come "frazione umida" dei rifiuti solidi
urbani (RSU), per distinguerla da quella “secca” (vetro, carta, plastica, metalli, ecc.).
“Tutti gli scarti di provenienza alimentare, vegetale,
animale ad alta umidità costituiscono il 30 – 35%
della composizione totale dei rifiuti solidi urbani”
Agenzia Regionale Protezione Ambiente - Emilia Romagna.
Il recupero della frazione umida può notevolmente influire sulla diminuzione dei RSU. Ad esempio si possono
raccogliere in modo differenziato: scarti di cucina, scarti di frutta e verdura, alimenti deteriorati, fondi di caffè,
filtri di tè, gusci d’uovo, piatti e bicchieri in bio-plastica (biodegradabili), bucce di frutta, noccioli, piante recise e
potature, pane, ceneri spente di caminetti, piccoli ossi e gusci di molluschi.
Il compostaggio sfrutta il naturale processo di decomposizione della sostanza organica. E' un processo
biologico che, trasforma la materia organica in un terriccio, il compost, dotato di alto potere fertilizzante,
impiegato in agricoltura come ammendante, fertilizzante o substrato colturale.
Il processo avviene in condizioni controllate di umidità e temperatura, per opera dei microrganismi presenti in
natura (batteri, funghi, lombrichi, acari, ecc) e comporta la produzione di calore e la formazione di anidride
carbonica e acqua. Si evolve attraverso due fasi: la bio-ossidazione, che degrada le componenti organiche, e
la maturazione, che stabilizza il prodotto e lo arricchisce di sostanze umiche (humus).
L’utilizzo del compost è consigliabile poiché ad esso viene riconosciuta una notevole capacità agronomica. Le
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principali caratteristiche dei substrati comunemente presenti nel mercato, sono: consentire un buon
ancoraggio delle radici delle piante, trasferire alla pianta capacità di ritenzione idrica e drenaggio, veicolare gli
elementi nutritivi che vengono somministrati, preservare condizioni fisico-chimiche stabili nel tempo, garantire
struttura e aerazione.
6 . 3 . 1 - G l i i m p i a n t i d e l l ’ i t i n H e r a r i o i n v i s i b i l e .
L’ i m p i a n t o d i d i g e s t i o n e a n a e r o b i c a e
c o m p o s t a g g i o d i Vo l t a n a d i L u g o ( R A ) .
Gestito da RECUPERA S.r.l., Società del Gruppo Hera,
l’impianto fa parte di un "centro integrato di trattamento rifiuti",
comprendente anche un impianto di selezione della frazione
secca dei rifiuti (gestito da Akron, altra Società di Hera) e una
discarica per rifiuti urbani e speciali non pericolosi (anch’essa
gestita da Hera).
L'impianto di compostaggio riceve e lavora le seguenti tipologie di rifiuti organici:
o organico da raccolta differenziata;
o organico da selezione meccanica dei rifiuti urbani;
o potature del verde, sfalci e rami (residui lignocellulosici).
La capacità di trattamento dell’impianto è di 60.000 t/anno di materiale in entrata.
Tecnologia anerobica
Dopo la ricezione dei materiali e il relativo stoccaggio (immagazzinamento), segue la miscelazione delle
matrici organiche con parte del biodigestato in uscita dalle camere di anaerobiosi.
La tecnologia prevista è basata su un processo di degradazione anaerobica a secco monostadio, di tipo batch
(a lotti, non in continuo). In questo tipo di processo le fasi anaerobiche di degradazione biologica della
biomassa e di produzione del biogas (idrolisi e acidificazione, aceto genesi e metano genesi) avvengono tutte
all'interno dello stesso fermentatore. Il processo di digestione si svolge in condizioni controllate di mesofilia e
viene condotto a una temperatura di circa 37 °C.
Gli impianti di tipo batch vengono fatti funzionare tramite un processo discontinuo in cui si ha ciclicamente il
caricamento di substrato inoculato, l'avanzamento del processo per il tempo stabilito (≥ 25gg) lo svuotamento
del fermentatore.
Nel processo di digestione anaerobica a secco il rifiuto da trattare non viene miscelato con liquidi e le
condizioni di umidità costante del substrato, necessarie per condurre il processo di digestione, sono garantite
dall'utilizzo del percolato generato dal processo stesso, accumulato in un serbatoio dedicato, e spruzzato al di
sopra della massa in fermentazione. In questo modo si favoriscono le condizioni ottimali per lo sviluppo e la
crescita dei ceppi batterici necessari al processo di digestione.
Panoramica impianti di Voltana di Lugo (RA).
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Ogni singolo digestore è costituito da un biotunnel in calcestruzzo di opportune dimensioni che viene chiuso
da un portellone a perfetta tenuta di gas. La miscela è sottoposta al processo di digestione in ambiente a
tenuta stagna in condizioni anaerobiche, senza che sia necessaria alcuna ulteriore miscelazione.
Il biogas che si produce dal processo di digestione anaerobica viene convogliato verso n° 2 gruppi di
cogenerazione da 499 kWe cadauno per la produzione combinata di energia elettrica e calore.
Il processo, pur essendo discontinuo, sfruttando più digestori in batteria caricati e svuotati a precisi intervalli di
tempo, garantisce la continuità del trattamento di digestione e la produzione costante di biogas e quindi di
energia sia termica che elettrica.
Tecnologia aerobica
Nella successiva fase di stabilizzazione aerobica la miscela ottenuta in uscita dalla sezione di digestione
anaerobica viene disposta in cumuli su corsie di areazione. Nelle corsie si attiva la fase del processo
microbiologico ossidativo, di durata di almeno 14 gg.
L'ambiente aerobico è garantito da apporti di ossigeno attraverso un sistema di ventilazione forzata esistente
sotto i cumuli. In questa fondamentale fase, caratterizzata dall'attività biossidativa di microrganismi quali
batteri, funghi e attinomiceti, avviene la degradazione dei composti solubili (grassi, zuccheri, proteine, lignina)
e la contemporanea produzione di anidride carbonica, acqua e calore. Data la scarsa conducibilità termica
della biomassa, il calore accumulato al suo interno raggiunge e supera la temperatura di 40 °C creando un
regime termofilo in cui si afferma l'azione di popolazioni batteriche capaci di degradare i composti più
complessi, ovvero caratterizzati da un più alto peso molecolare (idrolisi enzimatica). Alla temperatura di 55°C
avviene la completa igienizzazione del materiale in quanto scompaiono i microrganismi patogeni per l'uomo e
le piante.
Con l'esaurirsi dei composti enzimaticamente ossidabili, diminuiscono l'attività microbica e lo sviluppo di calore
e si ottiene una frazione "humificata", ovvero il vero e proprio compost.
Infine il materiale prelevato dalla sezione di biossidazione accelerata viene avviato e disposto in cumuli per la
eventuale fase di maturazione secondaria che completa il ciclo di stabilizzazione aerobica che
complessivamente fra biossidazione accelerata e seconda maturazione ha una durata di almeno 21 gg.
L'impianto di Voltana è dotato di due differenti linee di trattamento: una per la produzione di Ammendante
Compostato Misto (compost di qualità: All.II, D.Lgs n.217/06) e l'altra per la produzione di biostabilizzato
(compost fuori specifica: DGR 1996/2006).
Nella prima linea, dedicata al compost di qualità, la fase di biossidazione dura 25-28 giorni, mentre la
maturazione/stabilizzazione dura circa 90 giorni; infine si ha la raffinazione finale e lo stoccaggio del compost
prodotto.
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Fasi di maturazione del compost (Voltana, Lugo-RA).
Nella seconda linea dedicata alla produzione di Biostabilizzato (Compost Fuori Specifica) la biossidazione
riguarda le matrici organiche ottenute dalla selezione meccanica ed è accelerata (per un massimo di 21
giorni).
Entrambe le linee sono dotate di biofiltri per il trattamento appropriato dell’aria aspirata dalle sezioni di
biossidazione e stoccaggio.
Tutte le acque prodotte nelle varie fasi sono convogliate ad una rete di raccolta e vengono inviate a
trattamento appropriato.
Fasi di lavorazione del compost (Voltana, Lugo-RA).
L’ i m p i a n t o d i d i g e s t i o n e a n a e r o b i c a e c o m p o s t a g g i o C a ' B a l d a c c i d i R i m i n i
Anche questo centro di compostaggio è gestito per il Gruppo Hera da RECUPERA.
Sorge su una discarica esaurita nel 1989, sulla quale, completati gli interventi per il recupero ambientale del
sito, si è edificata la struttura attuale.
Come l’impianto di Voltana, è destinato al trattamento biologico di rifiuti non pericolosi mediante digestione
anaerobica e successiva fase di compostaggio aerobico per ottenere compost di qualità (ammendante
compostato misto) e biostabilizzato (compost fuori specifica).
L'impianto tratta le seguenti tipologie di rifiuti organici:
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o Rifiuti organici a bassa putrescibilità (scarti verdi e lignocellulosici, segatura, trucioli, frammenti di legno,
sughero);
o Rifiuti organici ad alta putrescibilità (frazione organica umida da raccolta differenziata di RSU, rifiuti
vegetali da attività agroindustriali);
o Frazione organica derivante da selezione meccanica di RSU (FORSU).
Potenzialità di Trattamento di 57.000 ton di rifiuti organici ripartite come segue:
o 22.800 ton di rifiuti organici da selezione meccanica (FORSU) e rifiuti lignocellulosici provenienti dalle
potature urbane;
o 34.200 ton di rifiuti originati dal trattamento meccanico di altri rifiuti.
La tecnologia utilizzata è la medesima dell’impianto di Voltana di Lugo (RA).
Fasi di lavorazione del compost.
L’ i m p i a n t o d i c o m p o s t a g g i o d i C e s e n a ( F C ) , l o c . Te s s e l l o
L'impianto, ubicato in località Tessello, in Via Rio della Busca, nel territorio di Cesena, è destinato alle attività
di trattamento e recupero delle seguenti tipologie di rifiuti organici
o rifiuti derivanti da industrie conserviere e del comparto ortofrutticolo
o rifiuti solidi prodotti da attività zootecniche e dalla potatura di piante
o frazione organica dei rifiuti solidi urbani
o rifiuti vegetali derivanti dalla manutenzione del verde e scarti lignocellulosici naturali
o rifiuti speciali non pericolosi previa autorizzazione
L’impianto esiste dal 2001, da allora e fino al 2008 prevedeva solo il processo di compostaggio per produzione
di compost con un consumo di energia elettrica pari a 1000.000 kW/a e con una potenzialità (capacità di
trattamento dell’impianto) di circa 12000 ton/a di rifiuti organici.
Dal 2009 ad oggi prevede non solo il processo aerobico, ma anche il trattamento anaerobico che produce
biogas utile per la produzione a sua volta di energia elettrica e calore; quindi dal 2008 viene prodotta energia
dai rifiuti con una produzione di energia elettrica che va da 6 a 8.000.000 kW/a e che viene venduta.
La potenzialità, cioè la capacità di trattamento dell’impianto, è di 30000 ton/a di rifiuti organici e con una
produzione di 8000 ton/a di compost.
Il ciclo dell’impianto Gli automezzi di conferimento, dopo le operazioni di accettazione e pesatura, entrano nell’impianto e vengono
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inviati alla zona di conferimento e servizi.
I rifiuti vengono prelevati dalla zona di scarico mediante pala gommata e caricati su un trituratore a martelli allo
scopo di rompere sacchi e sportine e sminuzzare il rifiuto.
A questo punto parte la digestione anaerobica. Le diverse fasi del processo biodegradativo biologico
avvengono all’interno di fermentatori in cemento armato. l fermentatori sono provvisti di un sistema di
riscaldamento a parete e a pavimento che permette di mantenere la temperatura tra 35°C e 40°C. Si
garantisce l’omogenizzazione del materiale in fermentazione e il mantenimento delle condizioni ottimali per la
riproduzione e la crescita dei batteri responsabili del processo, attraverso il ricircolo del percolato prodotto dal
rifiuto. Tale percolato, viene prelevato dal fondo del fermentatore tramite un canale di drenaggio e irrorato
dall’alto sul rifiuto.
Tale trattamento anaerobico avviene con liberazione di biogas (metano: 60-70%; anidride carbonica: 30-23%;
azoto: 2-5%). La quantità di biogas prodotto va ad alimentare un sistema formato da due cogeneratori, della
potenza di 600KW ciascuno, che producono energia elettrica e calore.
Il rifiuto rimane all’interno dei fermentatori circa 25/30 giorni e poi una metà procede verso la fase di
affinamento aerobico mentre la restante metà viene rimescolata con nuovo rifiuto
La frazione umida proveniente dal trattamento anaerobico e destinata al trattamento aerobico viene miscelata
con il materiale lignocellulosico. La miscelazione viene effettuata all’interno di un box in cemento armato,
situato nella platea coperta pavimentata in prossimità del portone di accesso al capannone di biossidazione.
Prima viene distribuito sul fondo uno strato di materiale lignocellulosico dello spessore di circa 20 cm,
successivamente, viene addizionato il rifiuto umido ed un’ulteriore quantità di residui lignocellulosici triturati.
Per mezzo di ripetute movimentazioni effettuate mediante pala gommata, i materiali vengono miscelati ed
omogeneizzati in modo tale da assicurare alla massa un livello di umidità, porosità e struttura favorevole alla
disposizione in cumulo e ad un’idonea circolazione dell’aria. La miscela così preparata viene immediatamente
avviata alla fase aerobica senza che sia prevista per essa nessuna forma di stoccaggio
Il trattamento aerobico avviene mediante due fasi:
o Fase di ossidazione intensiva in corsie areate. La miscela in uscita dal trituratore viene prelevata dalla
zona di miscelazione e caricata sulle corsie di biossidazione intensiva. Il processo di biossidazione avviene
all’interno del capannone (struttura prefabbricata di dimensioni 80mX15mX5,5m) dove vengono ricavate 6
corsie. Il capannone è provvisto di un sistema di aerazione costituito da 6 ventilatori
o Fase di stabilizzazione aerobica in platea aerata. Per questa fase viene utilizzato un sistema a cumuli
areati e rivoltati. Questa fase si svolge all’interno del capannone di stabilizzazione aerobica di dimensioni
90mX17,35mX7,75m provvisto di un sistema di aerazione forzata che fornisce aria sottocumulo mediante 10
ventilatori. Questa fase è fondamentale perché caratterizzata dall'attività biossidativa svolta dai microrganismi
quali batteri, funghi e attinomiceti, che permettono la degradazione dei composti solubili (grassi, zuccheri,
proteine, lignina) e la contemporanea produzione di anidride carbonica, acqua e calore. Il calore sviluppato e
accumulato nel cumulo, in seguito alla decomposizione della miscela di rifiuti, raggiunge e supera la
temperatura di 40°C creando un regime termofilo. Alla temperatura di 55°C avviene la completa igienizzazione
del materiale in quanto scompaiono i microrganismi patogeni per l'uomo e le piante.
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Con l'esaurirsi dei composti enzimaticamente ossidabili, diminuiscono l'attività microbica e lo sviluppo di calore
e si ottiene una frazione "humificata", ovvero il vero e proprio compost.
Al termine della fase di compostaggio il prodotto ottenuto è sottoposto a vagliatura allo scopo di allontanare
eventuali materiali indesiderati ed ottenere così un compost pulito e granulometricamente omogeneo.
Per eseguire la vagliatura è utilizzato un vaglio a tamburo rotante. Il vaglio viene alimentato tramite pala
gommata. L’operazione di vagliatura produrrà due frazioni:
o Il sovvallo che viene scaricato sulla macchina deplastificatrice che provvede a depurarlo dalle plastiche
provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti organici
o Il compost che viene collocato negli appositi box di stoccaggio in attesa di essere ritirato dall’azienda
acquirente.
I controlli analitici costanti garantiscono lo standard qualitativo del prodotto ottenuto.
6 . 3 . 2 - C e r t i f i c a z i o n i d i Q u a l i t à .
Agli impianti di compostaggio del Gruppo Hera, gestiti da RECUPERA, è stata riconosciuta la certificazione di
qualità secondo la norma UNI EN ISO 9001 2000 per la produzione di ammendante compostato misto e
secondo la norma UNI EN ISO 14001 2004 relativamente al sistema di gestione ambientale adottato. Hanno
inoltre ottenuto il marchio Compost di Qualità del C.I.C. -Consorzio Italiano Compostatori.
UNI EN ISO 14001 UNI EN ISO 9001 Marchio compost di qualità Marchio volontario
La norma UNI EN ISO 9001:2000 è la norma tecnica internazionale riguardante la certificazione dei sistemi di
gestione della qualità (nota anche come "Vision 2000"), mentre la norma UNI EN ISO 14001:2004 è la norma
tecnica internazionale riguardante la certificazione dei sistemi di gestione ambientale. La norma internazionale
Iso 14001 rappresenta uno strumento di adesione volontaria che non richiede obbligatoriamente una
comunicazione nei confronti dei cittadini. La norma Iso è di natura privata ed è orientata al miglioramento
gestionale della variabile ambientale all’interno dell’impresa o di qualsiasi altra organizzazione. Esiste poi
anche la Dichiarazione Ambientale, che è il documento attraverso il quale Hera S.p.a. – Divisione Ambiente
informa il lettore sugli sviluppi delle performances che il sistema di gestione ambientale dell’azienda ha avuto
negli ultimi anni. I dati in essa contenuti si riferiscono all’ultimo triennio.
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6 . 4 - C o n s o r z i p e r i l r i c i c l a g g i o e i l r e c u p e r o d e i m a t e r i a l i .
E’ noto che il problema di una corretta gestione dei rifiuti da imballaggio è una esigenza comune a tutti gli stati
membri dell'Unione Europea. Storicamente la grande crescita e diffusione, nei paesi più industrializzati, di
involucri, contenitori, materiali per l’imballo delle merci, ha indotto il legislatore comunitario all’emanazione di
importanti Direttive: n. 94/62/CE, n.75/439/CE, n.76/403, n.78/319, norme che hanno previsto un certo
inquadramento normativo e hanno indicato la strada per favorire il recupero dei rifiuti e l'utilizzazione dei
materiali di recupero, al fine di preservare le risorse naturali e migliorare la qualità della vita e dell’ambiente.
Gli indirizzi europei sono stati recepiti nel nostro paese con diversi provvedimenti, come il DPR 915/82 o la
Legge 475/88, quest’ultima, in particolare, è istitutiva del Consorzio obbligatorio per la raccolta delle batterie al
piombo e dei rifiuti piombosi (COBAT), e obbliga i Comuni alla raccolta e al riciclo di quanto recuperato dei
seguenti materiali: vetro, carta, metalli, plastiche, poliaccoppiati, batterie ed oli esausti. Successivamente altre
esperienze maturate in diversi paesi europei (es. Germania) hanno portato alla luce che il solo riciclo delle
materie seconde, cioè i materiali recuperati con le raccolte differenziate, non può risolvere il problema
dell’intero ciclo dei rifiuti, anzi si è visto che purtroppo si vengono ad innescare altri problemi sul valore
economico di tali risorse e l'apertura di mercati su cui reintrodurle.
Oggi è chiaro che per trattare globalmente la questione "rifiuti", occorre applicare una politica adeguata di
gestione delle merci. L’attuale società dei consumi “usa e getta” vede la prevalenza di prodotti a vita breve che
genera ogni giorno un enorme quantitativo di rifiuti. E’ importante, quindi, allungare la vita delle merci,
tentando di spostare i processi produttivi verso sistemi più sostenibili, ad esempio dando vita a oggetti
resistenti, riparabili e riutilizzabili; in tal modo, anche la catena produttiva contribuirebbe ad efficientare l’intero
sistema ambiente, a ridurre l’inquinamento industriale e i rifiuti, a contenere i consumi energetici, l'utilizzo di
acqua e di materie prime non rinnovabili. Il passaggio culturale che ci viene chiesto è dunque quello da un
modello usa e getta ad un modello “Usa e Riusa”, dove tutti i cittadini, al di là dei rispettivi ruoli sociali, sono
chiamati a svolgere un ruolo importante.
Il Decreto Ronchi del 1997 ha previsto un’intera sezione dedicata alla Gestione degli imballaggi, definendo
imballaggio “il prodotto, composto di materiali di qualsiasi natura, adibito a contenere e a proteggere
determinate merci, dalle materie prime ai prodotti finiti, a consentire la loro manipolazione e la loro consegna
dal produttore al consumatore o all’utilizzatore, e ad assicurare la loro presentazione, nonché gli articoli a
perdere usati allo stesso scopo.”(Titolo II art. 35 D.lgs 22/97). Lo stesso Decreto stabilisce la nascita del
CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) e dei “Consorzi per il recupero e il riciclaggio dei rifiuti da imballaggio
conferiti al servizio pubblico” in particolare prevede un Consorzio per ciascuna tipologia di materiale da
imballaggio. Vediamo quali sono i maggiori Consorzi italiani e di cosa si occupano:
Conai: Consorzio Nazionale Imballaggi.
Il CONAI, consorzio senza fini di lucro, costituito da produttori e utilizzatori di imballaggi, svolge una funzione
di raccordo fra tutti i Consorzi appartenenti ad esso. Fra le sue funzioni: la concreta operatività del sistema di
raccolta, trasporto e recupero degli imballaggi, la definizione delle condizioni di ritiro dei rifiuti provenienti da
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raccolta differenziata, l’elaborazione e la promozione e l’attuazione di specifici accordi di programma con le
Regioni e gli Enti Locali per favorire il riciclaggio e il recupero dei rifiuti da imballaggio. Dal 1998, anno di
partenza del sistema consortile, il recupero dei rifiuti di imballaggio è passato da 3,6 milioni di tonnellate a oltre
8 milioni di tonnellate con corrispondente riduzione di utilizzo della discarica. In termini di riciclo si è passati da
poco più di 3.000.000 di tonnellate a 7.000.000 di tonnellate di materiali di imballaggio avviati a riciclo e
destinati alle produzioni di nuovi beni e manufatti.
Nel 2007 la crescita del riciclo ha avuto un ulteriore incremento, con contributi da parte di tutte le filiere,
raggiungendo gli obiettivi di riciclo previsti dalla normativa nazionale ed europea per il 2008 relativa ai sei
materiali di imballaggio. Particolarmente positivi rispetto all'anno precedente sono i risultati delle attività di
riciclo di alluminio (+10%), carta, (+9,8%) e plastica (+7%). (Fonte dati: www.conai.org)
Comieco: Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica.
Riciclando la carta possiamo ridurre la domanda di cellulosa vergine e salvare gli alberi.
Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero dell’Ambiente, 2007.
Comieco gestisce volontariamente, d'intesa con Conai, il sistema della raccolta e dell'avvio a recupero di carta
e cartone provenienti dalle raccolte dei singoli comuni. L’Italia si conferma eccellenza europea: oltre 9
imballaggi su 10 recuperati nel 2013. Nel 2013 il dato della raccolta
procapite torna a crescere dopo due anni di segno negativo, attestandosi
a 48,4 kg/ab-anno. Nel 2008 Comieco e Tetra Pak hanno monitorato il
riciclo e il recupero dei cartoni per bevande calcolando che il loro
recupero è pari a 16.000 tonnellate circa il 17,1% del totale immesso al
consumo nell'anno. Queste equivalgono a più di 800 milioni di confezioni
avviate al riciclo attraverso i diversi sistemi di raccolta differenziata.
(Fonte dati: www.comieco.it)
L’Accordo fra Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e Conai
2004-2008 (rif. Allegato Tecnico Imballaggi Cellulosici) prevede la
possibilità di recuperare i contenitori di tetrapak poiché, essendo
composti dal 75% di carta, possono rientrare nella categoria degli
imballaggi a base cellulosica, dunque possono essere conferiti nella
raccolta della carta.
Nell’aprile del 2008, il Gruppo Hera e Tetra Pak lanciano insieme
un’apposita Campagna di comunicazione per sensibilizzare i cittadini su questa nuova importante possibilità di
recupero.
Campagna di comunicazione Hera / Tetra Pak (Aprile 2008)
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Co.re.pla: Consorzio Nazionale per il Recupero dei Rifiuti di Imballaggi in Plastica.
Il 90% dei contenitori di prodotti liquidi per la pulizia della casa e per l’igiene personale è di plastica, che diventa circa 5
milioni di tonnellate annue di rifiuto. Cerchiamo di ridurre il suo utilizzo..
Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero dell’Ambiente, 2007.
Corepla è il consorzio italiano che si occupa degli imballaggi in plastica, anche di origine industriale.
Nel 2007 ha recuperato un totale complessivo di 1.352.000 tonnellate di imballaggi in plastica pari al 58.7% di
cui 635.000 ton. sono state inviate al riciclo, e 687.000 ton. sono state avviate al recupero di energia. (Fonte
dati: www.corepla.it)
Co.re.pla: “…Occorrono 15 bottiglie di plastica per fare una felpa in pile, 67 bottiglie dell'acqua per fare
l'imbottitura di un piumino matrimoniale, 200 flaconi di prodotti alimentari per fare una pattumiera …”
Coreve: Consorzio Recupero Vetro
Il Vetro è importante differenziarlo ed è ancora più importante riutilizzarlo:
il risparmio energetico è 5 volte superiore.
Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero dell’Ambiente, 2007.
Coreve: “…Il vetro si può riciclare più volte. Il riciclo riduce il consumo delle materie prime necessarie: da 100
Kg di rottame di vetro si ricavano 100 Kg di prodotto nuovo, mentre da 120 Kg di materia prima vergine si
ricavano 100 Kg di prodotto nuovo…”
Rilegno: Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Recupero e il Riciclaggio degli Imballaggi di Legno.
Con il riciclo di 30 pallet si ottiene un armadio.
Con il legno riciclato ogni anno si producono oltre 4.600.000 metri cubi di pannello truciolare
Rilegno.
Consorzio Nazionale per la raccolta, il recupero e il riciclaggio degli imballaggi di legno in Italia, di cui fanno
parte le imprese produttrici di imballaggi di legno, i fornitori di materia prima per la produzione degli imballaggi,
gli importatori di materiale o di imballaggi legnosi.
Nel 2008 ha riciclato oltre 1.680.000 tonnellate di rifiuti di legno, riciclando sia imballaggi di legno (che nel
2008 erano 919.622) sia rifiuti legnosi di altra natura, provenienti dal circuito industriale e urbano. (Fonte dati:
www.rilegno.it)
RICREA (ex CNA): Consorzio Nazionale Riciclo e Recupero imballaggi Acciaio.
Con 19.000 barattoli in acciaio si può produrre un’automobile
Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero dell’Ambiente, 2007.
Il Consorzio, al quale aderiscono sia i produttori della materia prima che dei contenitori in acciaio, ha il compito
di garantire il ritiro ed assicurare il riciclo degli imballaggi in acciaio provenienti sia dalla raccolta differenziata
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dei rifiuti urbani che dalle industrie. Nel 2013 RICREA ha inviato a riciclo il 73,6% degli imballaggi di acciaio
immessi al consumo sul mercato italiano.
Esempio di ciò che si può ottenere dal riciclo dell’acciaio:
o con 100/200 tappi corona circa una chiave inglese
o con 300/350 fusti circa la scocca di una Fiat 500
o con 900/ 1000 bombolette circa una panchina
o con 1000/1500 scatolette di tonno circa il telaio di una bicicletta
(Fonte dati: www.consorzio-acciaio.org)
CiAl: Consorzio Imballaggi Alluminio.
Il riciclo dell’alluminio impiega 20 volte meno energia della produzione ex-novo.
Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero dell’Ambiente, 2007.
Nato nel 1997, il CiAl, riunisce tutta la filiera industriale degli imballaggi in alluminio destinati al consumo sul
territorio nazionale (produttori di materia prima, fabbricanti ed utilizzatori di imballaggi) oltre ad avere il compito
di ricevere le frazioni di alluminio provenienti dalle raccolte differenziate ed avviarne a riciclo il materiale .
In questi ultimi anni la raccolta degli imballaggi in alluminio ha avuto un incremento significativo sul fronte della
raccolta differenziata dei rifiuti urbani grazie all’azione combinata sul territorio di CiAl, dei Gestori del servizio
pubblico di raccolta, dei Comuni e naturalmente dei cittadini.
Nel 2013 l’attività di recupero gestita direttamente dal Consorzio, ha garantito un risultato di recupero totale
pari al 70,3% e un risultato di riciclo pari a 65% dell’immesso sul mercato. Si tratta di risultati molto importanti
che hanno permesso, non solo di dare nuova vita ad un materiale prezioso e sempre pronto per nuove e
innumerevoli applicazioni, ma anche di garantire benefici ambientali ed economici per la collettività.
CiAl: “…Riciclando una lattina di alluminio è come se facessimo funzionare un televisore da 14 pollici per tre
ore senza sprecare energia…”
Alcuni esempi di ciò che si può ottenere dal riciclo dell’alluminio:
o 37 lattine 1 caffettiera
o 800 lattine 1 bicicletta
(Fonte dati: www.cial.it)
CIC: Consorzio Italiano Compostatori.
L’organico rappresenta la maggioranza dei rifiuti e
per sfruttarlo in modo ottimale deve essere raccolto separatamente.
Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero dell’Ambiente, 2007.
Il C.I.C. è il Consorzio dei compostatori, coloro che separano, lavorano, recuperano e valorizzano le biomasse
e le frazioni organiche producendo compost a livello industriale.
C.I.C.: “…La raccolta differenziata di umido (FORSU) e scarto verde rappresentano insieme il primo settore
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di recupero materiale di RU in Italia, con 4,5 milioni di tonnellate di FORSU e verde trattate nel
2011, che costituiscono il 38% dei Rifiuti Urbani raccolti in maniera differenziata. Se questo quantitativo fosse
stato conferito in discarica e non trattato avrebbe emesso più di 7.200.000 ton. di CO2 in atmosfera…”
(Fonte dati: www.compost.it)
Cobat, Consorzio Obbligatorio Batterie Esauste.
Nato nel 1990 e ha lo scopo di assicurare la raccolta e organizzarne lo stoccaggio di batterie al piombo
esauste. Cede i prodotti alle imprese che ne effettuano il recupero tramite riciclaggio. In 20 anni il Cobat ha
raccolto quasi 3.000.000 di tonn di batterie esauste pari a 230.000.000 di batterie inviate al riciclo. Ciò ha
permesso di soddisfazione il 40 % del fabbisogno nazionale di piombo e la sua re-immissione nel circuito
industriale ha permesso un risparmio annuale di 200.000 di euro rispetto alla necessità di importare il piombo
dall’estero.
(Fonte dati: www.cobat.it)
COOU: Consorzio Obbligatorio Oli Usati.
4 kg di olio usato, se versati in acqua, inquinano una superficie pari a un campo da calcio.
Dalla rigenerazione degli oli si producono basi lubrificanti, gasoli e bitume. Da 1,5 kg di olio usato si produce 1 kg di olio
base. Questo processo permette di diminuire le importazioni di idrocarburi.
C.O.O.U.
Il C.O.O.U. garantisce la raccolta e il corretto recupero degli oli lubrificanti esausti e informa i cittadini sui rischi
derivanti dalla loro dispersione nell’ambiente. Ad esso aderiscono imprese che, anche in veste di importatori,
immettono al consumo lubrificanti di base e finiti. Nel 2008 sono state raccolte circa 212.494 ton di oli usati
che rappresentano il 93% del potenziale raccoglibile. Questo risultato ha consentito, attraverso la
rigenerazione, di produrre 117.000 ton di basi lubrificanti e 35.000 ton di altri prodotti petroliferi come gasoli e
bitume.
In 25 anni di attività, il Consorzio ha recuperato complessivamente oltre 4 milioni di tonnellate di olio usato,
con un risparmio di oltre 1 miliardo di euro sulla bolletta energetica italiana. (Fonte dati: www.coou.it)
6 . 5 - D o v e v a n n o a f i n i r e i r i f i u t i c h e n o n d e s t i n i a m o a r a c c o l t a d i f f e r e n z i a t a ?
Abbiamo fin qui visto che le Direttive Europee in tema di rifiuti sono molto precise e indicano ai Paesi membri
la via da seguire: ridurre la produzione dei rifiuti, riusare i materiali, incentivare il recupero di materia,
estendere il recupero di energia e, come ultima ratio, solo alla fine della filiera, lo smaltimento in discarica.
Ricordiamo che in diversi stati Europei, è già stato raggiunto l'obiettivo “discarica zero”, affiancando al riuso
ed al recupero di materia, il recupero di energia, ottenuto termovalorizzando dal 30 al 50% dei rifiuti urbani e
producendo, in tal modo, energia utile per altri usi.
Purtroppo in Italia il 46% dei rifiuti urbani viene conferito in discarica, alcune Regioni superano il 90% (Sicilia
93%), l’Emilia Romagna registra una notevole riduzione per questo sistema di smaltimento (dati 2010 Report
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20
Rifiuti Urbani 2012 ISPRA).
I rifiuti complessivamente inceneriti nel 2010 sono circa 5,7 milioni di tonnellate; la media della Regione Emilia
Romagna è al 17,3% (dati 2010 Report Rifiuti Urbani 2012 ISPRA).
I numeri dell’Europa che termovalorizza, invece, sono più alti: Danimarca, Svizzera e Svezia ricorrono alla
termovalorizzazione con percentuali rispettivamente del 53%, 49% e 46%; in Germania, Francia, Austria e
Olanda la percentuale si attesta tra il 30 e il 35%.
Alla luce di questi numeri è chiaro che l’Italia deve diminuire il ricorso alle discariche e aumentare la sua
percentuale di raccolta differenziata, e ciò potrà essere consentito quando tutta la catena produttiva dei
beni di consumo riuscirà a ridimensionare a sufficienza la quantità di imballi che accompagna le merci, quando
al posto dell’acqua in PET si berrà l’acqua dal rubinetto e quando le persone saranno in grado di separare tutti
i rifiuti che producono cosicché nessuno avrà più bisogno di usare il cassonetto dell’indifferenziato.
Fatta questa doverosa premessa, vediamo meglio in cosa consiste la frazione indifferenziata dei rifiuti urbani.
Stando alla statistica de “Il Sole 24ore” del 4 febbraio 2008, l’indifferenziato di tutti i nostri rifiuti dovrebbe
consistere in circa un 20% di materiale non recuperabile; in realtà, in un qualunque cassonetto grigio
possiamo osservare diverse tipologie di rifiuti: ad esempio materiale combustibile come carta sporca, plastica,
stracci, gomme, poliaccoppiati, residui di legno, ecc., oppure frazioni organiche, o, ancora, componenti inerti
sfuggiti alla raccolta differenziata, ad esempio ceramica, cocci di vetro o metalli e, via dicendo, tutto ciò che
non è stato conferito in modo accurato.
Il rifiuto gettato nei cassonetti dell’indifferenziato non può essere avviato a recupero, dunque segue
sostanzialmente due vie: quella del termovalorizzatore quando possibile, o, in alternativa, quella della
discarica controllata.
6 . 5 . 1 - I l t e r m o v a l o r i z z a t o r e .
I termovalorizzatori sono impianti utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti mediante un processo di combustione
ad alta temperatura (incenerimento) che origina come prodotti finali gas, polveri e ceneri.
Generalmente, nel linguaggio corrente, vengono chiamati termovalorizzatori gli impianti di ultima
generazione dotati di tecnologie per il recupero energetico e per il controllo della qualità dell’aria, mentre
vengono chiamati inceneritori quelli più vecchi, nati e costruiti su basi tecniche e normative del passato.
Negli impianti più moderni, il calore sviluppato durante la combustione dei rifiuti viene recuperato e utilizzato
per produrre vapore, poi utilizzato per la produzione di energia elettrica o come vettore di calore (ad esempio
per il teleriscaldamento).
E’importante chiarire che questi impianti, oltre all’indifferenziato degli R.S.U., raccolgono anche gli scarti degli
impianti di selezione, chiamati sovvalli. E’risaputo, infatti, che circa un 30% dei rifiuti avviati a selezione deve
essere scartato perchè non recuperabile (rif. accreditati studi di settore). D’altra parte, gli stessi impianti di
selezione, se adeguatamente predisposti, possono produrre il Combustibile Da Rifiuto (C.D.R.), differenziando
gli scarti aventi maggiore potere calorifico quali carte sporche, legni trattati e plastiche miste. Un Kg di rifiuti
può produrre fino a 10.000 kJ di energia, ovvero quella che serve per far funzionare per 46 ore una lampadina
da 60 watt. (Fonte dato: Lupetti. Trash.edu. Manuale antispreco per trasformare i rifiuti in ricchezza.
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21
Federambiente).
6 . 5 . 2 - L a d i s c a r i c a
La discarica per rifiuti non pericolosi è un sistema attraverso il quale vengono avviate allo smaltimento alcune
tipologie di rifiuti, come gli RSU (Rifiuti Solidi Urbani) e gli RSA ( Rifiuti Solidi Assimilabili agli urbani). Il sistema
consiste nello stoccaggio definitivo dei rifiuti in un sito opportunamente predisposto, all’interno del quale i rifiuti
vengono compattati e collocati su strati sovrapposti per un migliore sfruttamento delle superfici; alla fine di
ogni giornata vengono ricoperti con uno strato di terreno di adeguato spessore.
In funzione delle caratteristiche geomorfologiche e idrogeologiche del sito, si hanno discariche:
o in avvallamento: realizzate per riempimento di vecchie cave dismesse o di "fosse" scavate appositamente nel terreno (a);
o in rilevato: che poggiano sul piano campagna e si sviluppano in altezza (b); o a ridosso di pendii: in riempimento di aree in dislivello adatte per la presenza di cave o avvallamenti naturali (c).
Nella discarica avviene un processo di decomposizione (biodegradazione) e mineralizzazione della sostanza
organica svolto da microrganismi decompositori, in particolare batteri. Inizialmente la decomposizione viene
svolta da batteri aerobi, per via della presenza di ossigeno tra i rifiuti poi, una volta consumato tutto l’ossigeno,
intervengono i batteri anaerobi (non più in presenza di aria).
Durante la biodegradazione, avviene la produzione di biogas e di percolato (cioé acqua). Per eliminare o
comunque contenere l’intera massa dei rifiuti, vengono realizzate delle barriere sul fondo e sui lati della
discarica, che possono essere realizzate in materiale naturale (argilla) e/o artificiale (polietilene).
Le acque derivanti dalla biodegradazione dei rifiuti e dalle precipitazioni atmosferiche, vengono captate da
apposite strutture:
o sistema di drenaggio e di raccolta: i condotti di raccolta dei liquidi di discarica sono convogliati con un
apposito sistema verso un pozzo di raccolta. Dal qui il liquido viene dirottato tramite pompaggio in una
vasca di decantazione, e inviato per il trattamento a un impianto di depurazione, che può essere interno o
esterno all’impianto stesso.
o sistema di captazione del biogas: costituito principalmente da metano e anidride carbonica, il gas naturale
viene estratto dal corpo discarica tramite un sistema di tubazioni collocato negli interstrati dei rifiuti
presenti al suo interno. Il biogas così captato viene convogliato a idonei generatori per la produzione di
energia elettrica. Questa operazione contribuisce anche a evitare la diffusione di cattivi odori nell’aria.
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Schema generale del ciclo produttivo della discarica per rifiuti non pericolosi.
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Riferimenti bibliografici
AA.VV, La Gestione dei rifiuti urbani nel Gruppo Hera. Contesto, numeri, impegno, posizionamento, strategie, progetti operativi, Hera spa, S. Amaducci, K. Laffi, marzo 2008 - disponibile sul sito www.gruppohera.it (link diretto: http://www.gruppohera.it/binary/hr_ambiente/banner/Libro_Ambiente.1207063057.pdf)
AA.VV, Arpa rivista, Speciale Rifiuti, Marzo-Aprile 2007 Direttiva 2008/99/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 sulla tutela
penale dell’ambiente. Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai rifiuti e
che abroga alcune direttive. M. Frey, Il management ambientale. Evoluzione organizzativa e gestionale del rapporto impresa
ambiente, Franco Angeli, 1995. M. Frey, Il bilancio socio-ambientale e di sostenibilità, in (a cura di) L. Hinna, Il bilancio Sociale cap.5,
par. 5.1. Il Sole 24 Ore, 2002. Regolamento CEE 1836/1993 EMAS del 29/06/1993 recante Regolamento del Consiglio sull’adesione
volontaria delle imprese del settore industriale a un sistema comunitario di ecogestione ed audit.
Riferimenti Web
www.gruppohera.it http://www.gruppohera.it/gruppo/attivita_servizi/business_ambiente/ www.apat.gov.it www.arpa.emr.it www.ermesambiente.it www.conai.org www.comieco.it www.corepla.it www.compost.it www.cobat.it www.rilegno.org www.consorzio-acciaio.org www.coou.it www.cial.it