Il caso ILVA-TarantoIl caso ILVA-Taranto Evidenze e dubbi sull'analisi analisi tecnica Parte 1^: il...

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Il caso ILVA-Taranto Evidenze e dubbi sull'analisi analisi tecnica Parte 1^: il benzo(a)pirene La notizia che magistratura ha ordinato entro cinque giorni da oggi (07/10/2012) lo spegnimento delle aree a caldo dello stabilimento siderurgico più grande d'europa, fonte di oltre due terzi del PIL della città di Taranto, della metà del fabbisogno di acciaio italiano, e di circa 30.000 posti di lavoro fra diretti e nell'indotto, la severità delle misure prese (l'incriminazione e gli arresti per la dirigenza), le conseguenze nefaste dal punto di vista economico locale e nazionale, e occupazionale, impongono una riflessione sui punti essenziali della vicenda. La serie di domande a cui si cercherà di dare risposta derivano soprattutto dal fatto che le perizie ordinate dalla magistratura e che sono alla base dei provvedimenti non sono state rese pubbliche nella loro interezza ma solo nelle loro “Conclusioni”. Manca quindi la possibilità di esaminare come si sono formati i dati (i valori delle emissioni inquinanti) che dovrebbero confermare oggettivamente le conclusioni raggiunte, e conseguente ragione dei provvedimenti giudiziari. In mancanza di questo “esame dei dati”, su alcune evidenze contenute nelle stesse “conclusioni”, e su dati riportati dai media, si devono riportare le proprie perplessità (il sottoscritto può vantare quasi quarantennale esperienza nel settore della sicurezza industriale e dell'impiantistica). In attesa ovviamente tutto venga reso pubblico e pur nella consapevolezza che uno stabilimento siderurgico della tipologia e delle dimensioni dell'Ilva di Taranto non può avere “impatto zero” sull'area in cui è collocato, non fosse altro che per l'imponenza dell'insediamento. Ma quello che conta è se l'Ilva di Taranto stia rispettando i limiti di emissione “adesso”, e che eventuali superamenti siano sanabili in tempi brevi. Non si può confondere la situazione attuale con quella relativa ai decenni passati (l'insediamento industriale è del 1965, quando le leggi e la sensibilità ambientale erano diversi) I fattori inquinanti sotto accusa sono tre, Benzo(a)pirene, diossine e polveri. In questo scritto ci si riferisce al solo benzo(a)pirene (o BaP) per il quale si sono trovati i valori di emissione nei documenti giudiziari, e quindi si sono potuti cercare dati di letteratura tecnica e analitica relativi a questa sostanza. Per le diossine e le polveri si potrà fare una analisi in tempi successivi, quando saranno disponibili ed elaborabii dati certi sulle emissioni e le concentrazioni.

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Il caso ILVA-Taranto

Evidenze e dubbi sull'analisi analisi tecnica

Parte 1^: il benzo(a)pirene

La notizia che magistratura ha ordinato entro cinque giorni da oggi (07/10/2012) lo spegnimento delle aree a caldo dello stabilimento siderurgico più grande d'europa, fonte di oltre due terzi del PIL della città di Taranto, della metà del fabbisogno di acciaio italiano, e di circa 30.000 posti di lavoro fra diretti e nell'indotto, la severità delle misure prese (l'incriminazione e gli arresti per la dirigenza), le conseguenze nefaste dal punto di vista economico locale e nazionale, e occupazionale, impongono una riflessione sui punti essenziali della vicenda.

La serie di domande a cui si cercherà di dare risposta derivano soprattutto dal fatto che le perizie ordinate dalla magistratura e che sono alla base dei provvedimenti non sono state rese pubbliche nella loro interezza ma solo nelle loro “Conclusioni”.Manca quindi la possibilità di esaminare come si sono formati i dati (i valori delle emissioni inquinanti) che dovrebbero confermare oggettivamente le conclusioni raggiunte, e conseguente ragione dei provvedimenti giudiziari.

In mancanza di questo “esame dei dati”, su alcune evidenze contenute nelle stesse “conclusioni”, e su dati riportati dai media, si devono riportare le proprie perplessità (il sottoscritto può vantare quasi quarantennale esperienza nel settore della sicurezza industriale e dell'impiantistica).In attesa ovviamente tutto venga reso pubblico e pur nella consapevolezza che uno stabilimento siderurgico della tipologia e delle dimensioni dell'Ilva di Taranto non può avere “impatto zero” sull'area in cui è collocato, non fosse altro che per l'imponenza dell'insediamento.

Ma quello che conta è se l'Ilva di Taranto stia rispettando i limiti di emissione “adesso”, e che eventuali superamenti siano sanabili in tempi brevi. Non si può confondere la situazione attuale con quella relativa ai decenni passati (l'insediamento industriale è del 1965, quando le leggi e la sensibilità ambientale erano diversi)

I fattori inquinanti sotto accusa sono tre, Benzo(a)pirene, diossine e polveri. In questo scritto ci si riferisce al solo benzo(a)pirene (o BaP) per il quale si sono trovati i valori di emissione nei documenti giudiziari, e quindi si sono potuti cercare dati di letteratura tecnica e analitica relativi a questa sostanza.

Per le diossine e le polveri si potrà fare una analisi in tempi successivi, quando saranno disponibili ed elaborabii dati certi sulle emissioni e le concentrazioni.

– 1 -L'Ilva di Taranto è fuorilegge?

Ad un esame della parte resa pubblica, le “Conclusioni”, sembra di no.Riportiamo un estratto citato sul sito web “Epidemiologia e Prevenzione”

http://www.epiprev.it/attualit%C3%A0/ilva-saperne-di-pi%C3%B9

4) “Se i valori attuali di emissioni di …. e altre sostanze ritenute nocive … siano conformi o meno alle disposizioni normative …. in vigore.”

I periti rispondono che rispetto alle leggi nazionali e regionali i valori misurati dall’ILVA nel 2010 risultano conformi. Pero’ i periti rilevano che queste emissioni dal 1999 dovevano essere presidiate da un sistema di un controllo automatico in continuo che invece manca per cui le emissioni non si possono ritenere conformi

“Relativamente alla conformità alle norme nazionali e regionali, i valori misurati alle emissioni dello stabilimento ILVA con gli auto controlli effettuati dal Gestore nell’anno 2010, risultano conformi sia a quelli stabiliti dalle precedenti autorizzazioni settoriali delle emissioni in atmosfera (ex-DPR. 203/88) e sia ai valori limite previsti dal recente decreto di AIA del 5/08/2011.”

“Tali emissioni però, dovevano essere presidiate a partire dal 17 agosto 1999 da sistemi di controllo automatico in continuo dei parametri inquinanti previsti[2] che sono: 1) polvere totale, 2) sostanze organiche sotto forma di gas e vapori, espresse come carbonio organico totale (COT), 3) cloruro di idrogeno (HCl), 4) floruro di idrogeno (HF), 5) biossido di zolfo (SO2) e 6) monossido di carbonio (CO).”(Perizia chimica, quesito IV, pag. 534)

Quindi a quanto indicato i limiti di emissione misurati nel 2010 sono conformi.L'appunto è sui sistemi di controllo automatico in continuo, non sulla concentrazione di inquinati emessa.

– L'area industriale di Taranto può aver contribuito ad un aumento delle patologie (malattie) della popolazione interessata e dei lavoratori?

Si, c'è un documento INAIL a riguardo di marzo 2004 che prende in esame la variazione di incidenza delle neoplasie (tumori) dal 1971 (124 morti per 100.000 abitanti) al 1996 (224 morti per 100.000 abitanti)http://www.inail.it/cms/pubblicazionieriviste/tuttititoli/rischio/napoli2004/Articolo57.pdf oppure, qualora la pagina non fosse più disponibile, a http://www.seeninside.net/ilva/inail_taranto.pdf

Ma l'analisi dell'Inail, pur evidenziando l'attività dell'acciaieria, correttamente considera che nella stessa area esiste un grande cementificio, di una raffineria di petrolio e di due centrali per la produzione di energia elettrica.E tutte queste attività industriali comportano l'emissione di sostanze pericolose, sia per i lavoratori direttamente esposti sia per la popolazione circostante.

In questo documento dell'Inail si prendono in esame, per quanto riguarda l'Ilva, le variazioni sul periodo in cui lo stabilimento era ancora Italsider (1965-1995) e non può essere indicativo della situazione attuale.

Infatti lo stesso documento dell'Inail, pur mantenendo tutte le attenzioni che si convengono ad un ente di prevenzione, indica che dal 1994 al 2000 un miglioramento c'è stato.Prendendo in esame le concentrazioni di BaP (benzo(a)pirene) che è considerato il più pericoloso fra gli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) nella cokeria che a sua volta è il punto di maggior emissione di questo inquinante, abbiamo:

NOTA: Gli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) sono un gruppo di sostanze chimiche dalle caratteristiche simili o omogenee. Il BaP è il benzo(a)pirene, anch'esso un IPA ma spesso trattato in evidenza per la sua pericolosità di cancerogeno accertato.http://it.wikipedia.org/wiki/Idrocarburi_policiclici_aromatici

Gli IPA si trovano nel carbone e nel petrolio, ma si generano anche dalla combustione incompleta di prodotti organici in generale (legno, tabacco, rifiuti etc)

Come si vede i valori di concentrazione del benzo(a)pirene del 2000 sono già nettamente inferiori a quelli registrati nel 1994.La concentrazione è misurata in “µg/mc” (micro grammi per metro cubo di aria. 1 µg equivale a 1 milionesimo di grammo)

Ad esempio la posizione che appare la peggiore, quella di “addetto ai coperchi”, passa da 16 µg/mc del 1994 (gestione Finsider) a 10,9 µg/mc del 2000 (gestione Ilva) con un miglioramento di circa il 30%.

Poichè i miglioramento possono venire solo da applicazione di migliori tecnologie sembra evidente che fin dall'inizio la gestione Ilva abbia agito in questo senso.

– Le Unità di misura

Per proseguire in questa disamina è necessario capire le unità di misura che vengono applicate, che sono in “peso” rapportato al “volume”. Questo determina la “concentrazione”.

Scrivere:– “µg/mc” o “µg/m³” significa 1 milionesimo di grammo di sostanza in un

metro cubo d'aria. (µg - microgrammo)– “ng/mc” o “ng/m³” significa 1 miliardesimo di grammo di sostanza in un

metro cubo d'aria. (ng - nanogrammo)

E' molto importante perchè l'uso di diverse unità di misura genera confusione e porta a valutazioni sbagliate. In genere questa induzione all'errore di chi legge non è voluta, ma la presunzione che il comune cittadino sappia valutare la differenza fra ad esempio gli “µg” e gli “fg” porta comunque allo stesso risultato, che qui vogliamo evitare.

Per chiarire il concetto, se parliamo di ng, nanogrammo, devo prendere 1 grammo di sostanza e dividerlo in 1 miliardo di parti.Per avere lo fg, il fentogrammo, devo prendere questo 1 miliardesimo e dividerlo ancora in un 1 milione di parti.

Se scrivo “1 grammo” o scrivo “1 miliardo di ng” ho scritto esattamente la stessa cosa.

– Il problema benzo(a)pirene

Fra i pochi dati di cui si può disporre quello che ha creato maggiore attenzione sui media, e che sembra essere determinante per l'azione giudiziaria, sono le emissioni di benzo(a)pirene, o BaP.Si tratta di una delle sostanze chimiche IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) e fra queste la più pericolosa perchè cancerogeno (sono quelle sostanze di cui è dimostrato il rischio di cancro per esposizione, come il fumo e tante altre)

Sul benzo(a)pirene o BaP si è quindi sviluppata una vera e propria crociata, dovuta anche al fatto che una legge del italiana del 1994 prevedeva un limite massimo di tollerabilità legale di 1 ng/mc entro il 1/1/1999. Poi a seguito di una direttiva europea 2004/107/CE questo limite di 1 ng/mc è stato spostato al 31/12/2012.

Poichè le emissioni di BaP dell'Ilva ancora non sono entro 1 ng/mc la polemica si è fatta infuocata.

L’Arpa Puglia sbugiarda l’Ilva di Taranto sulle emissioni di gas cancerogenoUn monitoraggio dell’Arpa relativo ai primi tre mesi del 2011 ha rilevato nell’aria del quartiere Tamburi, il più vicino alle ciminiere dell’Ilva e tristemente noto come una delle aree più inquinate d’Italia, 1,55 ng/m3 di benzopirene a gennaio, 2,82 ng/m3 a febbraio e 1,43 ng/m3 a marzo. A fronte dei limiti massimi di diffusione in atmosfera della sostanza che non dovrebbero superare come media annua 1 nanogrammo al metro cubo..........“Prendiamo atto positivamente nel constatare come i valori siano nettamente inferiori a quelli registrati nello stesso periodo del 2010” annunciava ottimisticamente la direzione dell’acciaieria con una nota a firma di Adolfo Buffo, Responsabile Qualità e Ambiente. “I valori riscontrati parlano di una riduzione di circa il 40%, e dimostrano come l’impegno di tutti possa portare a risultati importanti ed incoraggianti nel raggiungere, entro dicembre 2012, il valore obiettivo di 1 ng/m3 fissato dalla legge, ma che la comunità di Taranto, così come l’Ilva, vogliono conseguire nel più breve tempo possibile”...........Immediata la replica di Altamarea che in una nota del presidente Biagio De Marzo bollava le statistiche come una mistificazione ai danni dei cittadini: “Questi dati, contrariamente a quanto l’Ilva dichiara, non sono per nulla un successo in quanto superano in media del 93% il valore che la precedente normativa aveva posto come limite per il benzo(a)pirene. Con evidente intento propagandistico – continua De Marzo – l’Ilva raffronta tale dato cattivo con quello pessimo del 2010 (3 ng/m3 nei primi tre mesi del 2010); confronta cioè un dato inaccettabile (1,93 ng/m3 di media trimestrale) con un dato ancora peggiore, ma entrambi sono superiori a 1 ng/ m3”.http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/26/larpa-puglia-sbugiarda-lilva-di-tarantosulle-emissioni-di-gas-cancerogeno/113891/

E le associazioni ambientaliste ne hanno fatto un cavallo di battaglia contro l'acciaieria.

Campagna benzo(a)pirene, inquinante cancerogeno emesso dall'industria e dal trafficoRichiesta di ripristino del decreto legislativo 152/2007 a tutela della salute contro l'inquinamento cancerogeno da benzo(a)pirene. Con il recente decreto legislativo 155/2010 fino al 31 dicembre 2012 le città con più di 150 mila abitanti potranno avere intere zone con un inquinamento superiore a 1 nanogrammo a metro cubo senza che vi sia un obbligo di individuazione della fonte inquinante e di intervento per la sua efficace riduzione. La precedente normativa stabiliva un obbligo di intervento a partire dal 1° gennaio 1999. E' stato stimato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità che ogni aumento di 1 nanogrammo a metro cubo di benzo(a)pirene potrebbe determinare un rischio di nuovi 9 casi di cancro ogni 100.000 persone.3 ottobre 2010 - Associazione PeaceLink http://www.peacelink.it/ecologia/docs/3478.pdf

Particolarmente preoccupante appare il riferimento ai “nuovi 9 casi di cancro ogni 100.000” persone laddove le misure sulle emissioni danno circa 1,3 ng/mc rispetto al limite di 1 ng/mc che sarà di legge al 31/12/2012.

Ma soprattutto mancando ogni riferimento generale alla presenza del benzo(a)pirene sul territorio nazionale viene veicolato il messaggio che questa sostanza, a 1 o a 1,3 ng/mc che sia, esista prevalentemente nell'area di Taranto e prevalentemente a causa dell'Ilva.

Questo sta inducendo nella popolazione una sorta di “effetto Chernobil”, il maturare del convincimento di essere vittima predestinata a causa di interessi economici dell'azienda, e incapacità o menefreghismo da parte delle autorità.Mentre con la “rinuncia” all'acciaieria questi problemi di salute pubblica e disastro ambientale sarebbero eliminati. Esattamente quello che si è fatto e ottenuto con l'energia nucleare ove a fronte di una rappresentazione drastica dei pericoli connessi all'utilizzo del nucleare non si sono rappresentati i pericoli relativi a miliardi di metri cubi di gas inquinanti e climateranti e milioni di tonnellate di scorie tossico-nocive che il nucleare avrebbe evitato, ogni anno, di immettere nell'ambiente.

Andremo quindi a verificare come stanno le cose, e per prima cosa dovremo stabilire le concentrazioni di benzo(a)pirene o BaP emesse dall'Ilva.

Con la relazione 4.6.2010 l'Arpa Puglia segnalava, inoltre, un peggioramento della situazione registrata a maggio 2008, evidenziando come nell'anno 2009, presso la stazione di misurazione di Via Machiavelli (quartiere Tamburi), fossero stati registrati valori di benzo(a)pirene di 1,31 ng/mc rispetto al valore di 1,26 ng/mc del maggio 2008 (valori comunque tutti superiori a quello di 1,0 ng/mc fissato dal DM 25/11/1994 e dal D.lgs. 152/06).Nella stessa nota si evidenziava che le emissioni di IPA e BaP erano da collegare con certezza all'attività del siderurgico, in particolare all'attività della cokeria, con percentuale del 79,7% (IPA totali) e del 98,5% per il benzo(a)pirene (con refrattari privi di catrame). A tali conclusioni si perveniva sulla scorta delle seguenti evidenze: …Sentenza del riesame, pag. 55/56.

Per cui è la stessa magistratura di Taranto, tramite le rilevazioni fatte da Arpa Puglia, ad indicarci il valore di concentrazione del benzo(a)pirene (o BaP) emesso dall'Ilva: 1,31 ng/mc rispetto al limite considerato “legale” di 1 ng/mc.

In sostanza si tratta di 0,3 miliardesimi di grammo in più per ogni metro cubo di aria.

Ai fini dell'esposizione, poiché il BaP è cancerogeno per il polmone e l'assunzione in questo caso è dovuta alla respirazione, assumendo uno standard di 20 mc/giorno di aria respirata avremo 7,2 ng/giorno in più rispetto ai 20 ng/giorno del limite di 1 ng/mc.

- La diffusione del benzo(a)pirene, o BaP

Il benzo(a)pirene è presente in molte attività industriali compresa la siderurgia.

Costruzione di opere interessanti la sovrastruttura stradale (asfalto)Distributori di carburante, autorimesse.Lavorazione della gomma greggia.Lavorazione e trasformazione di rocce asfaltiche e/o bituminose.Prima lavorazione dei metalli e delle loro leghe. Produzione di polveri metalliche.Produzione di gomma sintetica.Produzione di polimeri sintetici ed artificiali.Rifusione, getto, finitura di manufatti in ghisa o acciaio.Trattamento e lavorazione delle materie prime e produzione della ghisa, dell'acciaio e prime lavorazioni.

Il lavoratori esposti al benzo(a)pirene sono in Italia circa 178.000 su circa 47.000 aziende. Essi sono sottoposti ai controlli medici di legge tramite le visite periodiche. I limiti di esposizione riportati da OSHA (Occupation Safety & Healt Administration) americano sono:

– TWA = 0,2 mg/mchttp://www.osha.gov/dts/chemicalsampling/data/CH_229000.html A dire che l'esposizione media in un turno lavorativo di 8 ore deve essere entro una concentrazione di 0,2 milligrammi/metro cubo di aria (0,2 mg/mc)

0,2 mg/mc equivalgono 200.000 ng/mc (200.000 nanogrammi a metro cubo), molto molto di più rispetto sia agli 1,3 ng/mc emessi dall'Ilva sia rispetto agli 1 ng/mc del limite “legale”

Applicando lo stesso criterio per l'assunzione di BaP per la respirazione avremmo 199.999 x 6.66 mc (aria respirata in 8 ore) = 1.331.993 ng/giorno, ben superiore ai 7,2 ng/giorno di maggiore esposizione causata dall'Ilva alla popolazione civile.

Quindi in Italia, su tutto il territorio nazionale, abbiamo una popolazione di circa 178.000 persone esposte a valori 200.000 volte superiori a quello che il 31/12/2012 diventerà il limite massimo di concentrazione per la popolazione civile.Questi lavoratori sono sottoposti a periodici controlli medici di legge e al monitoraggio Inail senza che emergano particolari problemi endemici.

Anche la considerazione prima descritta, “nuovi 9 casi di cancro ogni 100.000 persone esposte” appare priva di fondamento.9 x 200.000 x 1,78 = 3.204.000; Dovremmo avere 3.204.000 casi di cancro su 178.000 lavoratori esposti, quindi “tutti” dovrebbero ammalarsi di cancro. Il che non succede ne può succedere. (a volte queste stime ambientaliste

appaiono assai stravaganti, diciamo “iperbolico-catastrofiche”, è meglio verificarle)

Diversa è la stima di ARPA-Puglia indicata nel 2010.

http://www.seeninside.net/ilva/arpapuglia_bap.pdf BENZO(a)PIRENE AERODISPERSO PRESSO LA STAZIONE DI MONITORAGGIO DELLA QUALITÀ DELL’ARIA DI VIA MACHIAVELLI A TARANTO-------------------------------------------------ATTRIBUZIONE ALLE SORGENTI EMISSIVE

Quindi secondo ARPA-Puglia un incremento di 0,3 ng/m³ (da 1 ng/m³ a 1,3 ng/m³) comporta un aumento di tumori, su una popolazione esposta di 17.644 persone, pari a 1,99 tumori aggiuntivi rispetto all'insorgenza tipica.

Ma utilizzando la stessa formula dell'Arpa e applicandolo ai lavoratori dell'industria esposti al BaP avremo:

Lavoratori esposti n. 178.000Esposizione a 200.000 ng/m³ per 8 ore per 40 anniU.R. - coefficiente di rischio 1,1 (più basso di quello di 8,7 che è relativo a 24 ore al giorno per tutta la vita)

Incremental lifework cancer risk: 1.1x10-⁵ ( ng/m³) x 200.000 ( ng/m³) = 220.000 x 10-⁵220.000 x 0,00001 = 2,2 x 178.000 = 391.600 tumori (in sostanza si dovrebbe ammalare di tumore il doppio della popolazione esposta)

E' evidente che l'interpretazione corretta non può essere “tumori”, ma eventualmente un aumento del “fattore di rischio” relativo alla maggiore esposizione alla sostanza pericolosa. Poi che insorga realmente la malattia è cosa diversa.

I grafici di seguito sono tratti da:http://www.dors.it/matline/scheda.php?codsos=127

1) numerosità delle aziende che espongono i lavoratori al benzo(a)pirene

2) numero dei lavoratori esposti al benzo(a)pirene nell'industria

Se vogliamo esaminare un mappa del benzo(a)pirene a livello nazionale possiamo far conto su

Progetto EXPAH (population EXposure to PAH):risultati del monitoraggio indoor/outdoor e stima delle emissioni di IPA a Roma

S. Finardi (4); C. Gariazzo (1), F. Forastiere (2), A. Cecinato (3), R. Sozzi (5), S. Argentini (6), O. Hanninen(7), P. Radice (4), P. Smith (4), A. D’Allura (4), M. Gherardi (1), C. Perrino (3), F. Troiano (5), F. Sacco (5), A.Gordiani(1), M.P. Gatto(1), M. Perilli (3), L. Tofful (3).

(1) INAIL Research Centre, Monteporzio Catone (RM), Italy; (2) ASL-RME, Department of epidemiology,Rome, Italy; (3) CNR-IIA, Montelibretti (RM), Italy; (4) ARIANET, Milan, Italy; (5) ARPA-LAZIO, Rieti, Italy;(6) CNR-ISAC, Rome, Italy; (7) THL, Kuopio, Finlandhttp://www.ispesl.it/expah/pubbl.asp oppurehttp://www.seeninside.net/ilva/expah_roma.pdf

Nel progetto EXPAH (finanziato dalla Comunità Europea) si analizza la diffusione degli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) fra cui il BaP (benzo(a)pirene)Si tratta di una ricerca recente, presentata a livello internazionale a marzo 2012 – Atene, ottava Conferenza internazionale sulla scienza della qualità dell'aria e applicazioni.http://www.ispesl.it/expah/

Nella prima tavola possiamo apprezzare le misure degli IPA in 6 scuole romane. Il BaP è evidenziato a destra in quanto ritenuto il più pericoloso.Come si vede il valore è ben superiore a 1 ng/mc in tre casi.E a Roma non c'è nessuna acciaieria.

E' ovvio che se chiuderemo l'Ilva perchè emette oltre 1 ng/mc dovremo chiudere tutti i luoghi in cui questo valore non viene rispettato. Sarà un obbligo irrinunciabile perchè sarà impossibile salvare gli abitanti di Taranto dal rischio di cancro dovuto al BaP e poi lasciare questo rischio al resto della popolazione italiana, addirittura agli alunni delle scuole pubbliche.

Nella seconda tavola possiamo apprezzare le emissioni di BaP (benzo(a)pirene) in un anno a Roma.Si tratta di ben 1.900 kg/anno (l'Ilva, lo stabilimento siderurgico più grande d'Europa, ne emette per 52,5 grammi l'anno (perizia chimica e sentenza del riesame, tabella AI, pag. 65)

Anche in questo caso è ovvio che chiudendo lo stabilimento siderurgico per l'emissione di benzo(a)pirene dovremo eliminare contestualmente il riscaldamento da case e uffici (concorre per i 2/3!) e il trattamento dei rifiuti.

L'insieme degli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) emessi a Roma assomma, secondo le analisi del Progetto EXPAH alla bella cifra di 5.800 kg/anno.Dalla citata Tabella AI riportata di seguito le emissioni IPA dell'Ilva di Taranto sono state, nel 2007, di 338,5 kg.

Riportando dallo studio ARPA-Puglia del 2010 si rileva nella Tabella 16 una difformità nei dati rispetto a quelli riportati in Tabella AI.http://ebookbrowse.com/gdoc.php?id=142677254&url=081a64cbc924b6933d048f4fbdb12758

I due valori difformi di IPA, sempre indicati relativi al 2010, sono 338,5 kg nella Tabella AI (perizia chimica e provvedimenti giudiziari)e 8.258 kg nella tabella 16 dell'ARPA-Puglia

Nel primo caso si indica trattarsi di emissioni convogliate (quindi facenti capo a sistemi di presa e di trasporto dei fumi/gas), nel secondo caso si dovrebbe presumere trattarsi di una stima sulle emissioni non convogliate.Evidentemente senza i documenti ufficiali nella loro interezza è impossibile definire la questione, ma andrebbe definita perchè da 338,5 kg a 8.258 kg c'è una grossa differenza.

Ancora esaminando la tabella 16 si deve considerare che il 99,74% delle emissioni di BaP di Taranto sia dovuto all'Ilva mentre all'apporto dei sistemi di riscaldamento viene assegnato un modesto 0,029%, mentre dalle stime del Progetto EXPAH per Roma queste rappresentano circa il 60%.Nemmeno viene considerato l'apporto di emissione del BaP relativo agli impianti di trattamento dei rifiuti, che a Roma, sempre secondo EXPAH, concorrono per circa il 30%.

Naturalmente si deve tener conto che le condizioni climatiche di Roma sono diverse da Taranto e quindi saranno diversi i tempi di accensione degli impianti di riscaldamento. Come pure diverso può essere il sistema di trattamento dei rifiuti.Ma appunto si potrebbe chiarire tutto meglio avendo accesso alle perizie nella loro interezza, per poter verificare i vari fattori presi in esame.

Nella terza tavola possiamo apprezzare che le aree di maggior concentrazione del BaP (benzo(a)pirene) in Italia sono nella Valle Padana, a Roma, Napoli, e nell'area di Taranto.Possiamo anche apprezzare che in Francia, dove alla produzione di energia elettrica e al riscaldamento domestico e industriale provvedono le centrali nucleari che sono a emissioni “zero”, la presenza del BaP è praticamente nulla.

Appare evidente che al 1/1/2013 entrando in vigore la direttiva UE 200/107/CE che mette il limite al BaP di 1 ng/mc dovremo non solo chiudere l'Ilva di Taranto (che è fuori per 0,3 miliardesimi di grammo a metro cubo) ma anche evacuare la pianura padana, Roma, Napoli e Taranto.Ovviamente i tedeschi dovranno evacuare la Rhur o fermare tutta la loro industria, e così via.

– Il benzo(a)pirene nei cibi.

Dopo aver esaminati i dati sulla dispersione del benzo(a)pirene nell'aria dobbiamo esaminare l'altro veicolo attraverso il quale questa sostanza chimica entra nel nostro corpo.

E' ovvio che la pericolosità è la stessa quale che sia il veicolo di ingresso, aria, acqua o cibo.L'apporto in quantità dei singoli veicoli ci darà poi il totale della quantità ingerita e quindi il rischio totale.

Per questa analisi possiamo far testo su un documento dello Istituto Superiore di Sanità, a titolo:

Presenza degli idrocarburi policiclici aromatici negli alimenti

Beatrice Bocca (a), Riccardo Crebelli (b), Edoardo Menichini (c)(a) Laboratorio di Tossicologia Applicata(b) Laboratorio di Tossicologia Comparata ed Ecotossicologia(c) Laboratorio di Igiene Ambientale

http://www.iss.it/binary/publ/publi/0322.1109155861.pdf oppurehttp://www.seeninside.net/ilva/iss_benzopirene.pdf

Come già rilevabile dallo abstract la fonte principale dell'ingestione del BaP (benzo(a)pirene) viene dagli alimenti.Potremo avere maggiori dettagli dalla tabella seguente.

,

Come si vede l'ingestione di benzo(a)pirene (BaP) avviene soprattutto per via alimentare e dipende dalle abitudini alimentari. E quindi avremo, come da tabella:

– 50-290 ng/giorno per via alimentare– 0,2-2 ng/giorno per l'acqua– 20 ng/giorno per l'aria (si considera la concentrazione di 1 ng/mc)

Totale 70,2-312 ng/giorno

Nel caso Ilva di cui stiamo discutendo con una concentrazione di 1,3 ng/mc anziché di 1 ng/mc aggiungeremo 7,2 ng/giorno.

Totale 77,4-319,2 ng/giorno

Per i fumatori (media di un pacchetto al giorno) l'Istituto Superiore di Sanità stima una ingestione di benzo(a)pirene pressochè doppia a quella media alimentare e quindi di altri 210 ng/giorno (pag. 36, link citato) da aggiungere a quanto sopra.

(in realtà per i fumatori la situazione si complica ancora per via del Polonio radioattivo, che comporta anche una esposizione alle radiazioni ionizzanti stimata in circa 75 mSv/anno, 25/30 volte il fondo naturale)Basti pensare che in Giappone a seguito del disastro di Fukushima due villaggi che avevano un livello di radioattività di 50 mSv/anno sono stati evacuati per misura precauzionale.

La direttiva comunitaria 2004/107/CE

Come già indicato la direttiva comunitaria 2004/107/CE stabilisce un limite di concentrazione per il BaP di 1 ng/mc.A quanto abbiamo visto nella ricerca EXPAH in Italia dall'1/1/2013 dovremmo evacuare la Pianura Padana, Roma, Napoli e Taranto. Oppure bloccare tutto il traffico, fermare le circa 47.000 aziende che lavorano in presenza di benzo(a)pirene, e probabilmente fermare buona parte delle centrali elettriche (almeno quelle che bruciano petrolio e carbone). E in ultimo fermare le stufe casalinghe a pellets visto che il legno è un grande emettitore di BaP (concentrazioni indoor misurate a 23 ng/mc)http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1203_ulterioriallegati_ulterioreallegato_7_alleg.pdf

Ma quel che è peggio, sempre stando alla ricerca EXPAH, è che tutta europa starebbe nelle stesse condizioni. Ad esempio i tedeschi dovrebbero evacuare la Rhur, Berlino e molte grandi città, oppure restare in loco ma chiudere tutto e tornare ai tempi di Martin Lutero.

Fortunatamente non è così. Recita la direttiva europea:http://www.seeninside.net/ilva/2004_107_CE.pdf

5 - I valori obiettivo non richiederebbero misure che comportano costi sproporzionati. Per gli impianti industriali, i valori obiettivo non comporterebbero altre misure, a parte l'applicazione delle migliori tecniche disponibili (BAT), come prescritto dalla direttiva 96/61/CE del Consiglio, del 24 settembre 1996, sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento (5) e, in particolare, non comporterebbero la chiusura di impianti. Tuttavia essi richiederebbero che gli Stati membri adottino tutte le misure di abbattimento economicamente razionali nei settori pertinenti.

6 - In particolare, è necessario che i valori obiettivo di cui alla presente direttiva non siano considerati norme di qualità ambientale quali definite all'articolo 2, paragrafo 7, della direttiva 96/61/CE e che, conformemente all'articolo 10 di tale direttiva, richiedono condizioni più rigorose di quelle ottenibili con l'applicazione delle migliori tecniche disponibili.

In sostanza la stessa UE chiarisce benissimo che quanto indicato nella direttiva 2004/107/CE non sono "norme", ma un sollecito a "fare il meglio possibile", ma senza chiudere impianti o affrontare costi sproporzionati.Perchè? Perchè se il limite di 1 ng/mc fosse una "norma" metterebbe fuorilegge tutta europa (tranne la Francia che, beati loro, hanno le centrali atomiche e i problemi di BaP (benzo(a)pirene), IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) e PM10 (polveri sottili) non ce li hanno)

Considerazioni finali

Superare di 0,3 ng/mc il limite di 1 ng/mc di BaP è un grave pericolo per la salute?Sembra proprio di no. Oltre il 90% dell'assunzione di BaP avviene per via alimentare (200 ng/giorno in media) e altri 200 ng/giorno se li prende chi fuma. Quindi a rigor di logica si dovrebbero chiudere prima i negozi di alimentari e le tabaccherie, poi bloccare il traffico, e infine chiudere l'Ilva.

Fortunatamente in realtà sulla popolazione di lavoratori esposti al BaP, 178.000 persone circa esposte a valori centinaia di migliaia di volte superiori e controllate stabilmente con le visite mediche periodiche l'aumento enorme del fattore di rischio rispetto ai valori ambientali non comporta particolari insorgenze tumorali. (anche su questa scheda tossicologica della Regione Puglia sono riportati i valori PEL-TWA (OSHA) e TLV-TWA (ACGIH. La cosa è ben nota) http://bdt.regione.puglia.it/pqueryview.php?nome=Benzo_[a]_pirene

Si può dire che l'allarmismo relativo alle emissioni di BaP è di matrice ideologico-ambientalista, perchè usa un solo fattore (l'emissione dell'Ilva) trascurando gli altri fattori (assunzione per via alimentare etc) convincendo una popolazione di essere esposta a un pericolo mortale che si potrebbe eliminare chiudendo l'Ilva.Ciò appellandosi a un “limite legale” di 1 ng/mc che limite legale non è, come chiarito dalla stessa direttiva 2004/107/CE. E tentando di far chiudere lo stabilimento siderurgico, in contrasto quanto indicato dalla stessa direttiva UE.

Questo allarmismo ingiustificato (almeno per il BaP sin qui esaminato) porta per la popolazione-bersaglio delle patologie vere: ansia cronica, aspettative negative per il futuro, depressione, ingiustificati timori per la salute dei nascituri, aborti.(Il danno più grave del disastro di Chernobil, secondo autorevoli stime, fu di circa 350.000 europei “non nati” per aborti a seguito del terrore indotto dalle “nuvole radioattive” rappresentate sui media e commentate con toni da tregenda da interessati mezzibusti, mentre i valori reali della radioattività aumentarono di valori insignificanti)

Oltre a naturalmente il problema di aggiungere altri 50/60.000 disoccupati alla saga infinita del disastro nazionale, perchè oltre che Taranto chiuderanno le acciaierie di Genova e di Novi Ligure che dalla produzione di Taranto sono alimentate.

Luigi Di Stefano

Resp. Politiche Energetiche Casa Pound Italia.

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