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Un anno dopo Natale, la rivoluzione della tenerezza Piasea: dov’è, cos’è, chi è? Natale 2018, orari e indicazioni Anno XXVIII - nr 2• Natale 2018 - Periodico dell’Unità Past. Monticello C.Otto, Cavazzale e Vigardolo - Direttore Giacomo Viali Natale è Dio che viene per noi Nella immagine: la nascita di Gesù, icona, Basilica della Natività a Betlemme

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Page 1: Nataleupmc8.com/sites/all/themes/corporateclean/mockup/...se il canto “Tu scendi dalle stelle” composto nel 1754 da s. Alfonso Maria de’ Liguori, fosse “più Natalizio”.

Un annodopo

Natale,la rivoluzionedellatenerezza

Piasea:dov’è, cos’è,chi è?

Natale 2018,orari e indicazioni

Anno XXVIII - nr 2• Natale 2018 - Periodico dell’Unità Past. Monticello C.Otto, Cavazzale e Vigardolo - Direttore Giacomo Viali

Natale è Dio che viene per noi

Nella immagine:

la nascita di Gesù,

icona, Basilica della

Natività a Betlemme

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È passato quasi un anno dal nostro ingres-so in questa nostra nuova Unità Pastorale e per questo pensiamo sia giusto tentare di dare una lettura della situazione e della

realtà che stiamo vivendo.Crediamo sia stato un anno intenso per voi e anche per noi in quanto tutti ci siamo trovati alle

prese con qualcosa di nuovo. Permetteteci allora di cominciare questa ri-flessione con un grazie che nasce dal cuore per la disponibilità di molte persone e anche per la capacità di tanti di mettersi in gioco davanti a qualcosa di nuovo e anche di im-pegnativo perché riunire le forze di tre co-munità molto differenti tra loro non è una cosa semplice.

Evidentemente ci sono dei punti di forza e altri di debolezza che ci aiutano a fare il pun-to della situazione che stiamo vivendo. Lo facciamo magari a partire dai quattro con-sueti ambiti in cui viene suddivisa l’attività pastorale. Nell’ambito della liturgia molte delle cele-brazioni sono animate dal canto dei vari cori parrocchiali presenti e che rappresentano una ricchezza importante. Anche i funerali sono sempre animati con il canto e anche questa è una cosa bella. C’è anche un bel gruppo di chierichetti a Cavazzale e Monti-cello. Lettori e ministri straordinari dell’Eu-caristia sono presenti in tutte e tre le comu-nità con un servizio prezioso.

Potremo migliorarci ulteriormente cre-ando una certa uniformità nel modo di ap-procciarsi alla lettura della Parola di Dio e riuscendo a creare un gruppo liturgico che durante l’anno prepari le preghiere dei fe-deli o metta in evidenza dei segni particolari legati a qualche festa o solennità. Anche un

coordinamento tra i cori potrebbe essere importante così come curare la preparazio-ne dei chierichetti e la presenza di questi an-che a Vigardolo.

Abbiamo notato che le persone comincia-no a “girare” nelle celebrazioni del sabato e della domenica a seconda delle proprie esi-genze. Dovremmo trovare un modo anche per “educare” le persone alle celebrazioni. Molta gente arriva in ritardo e fugge appena data la benedizione anche se, onestamente, le cosi stanno migliorando un po’. Notiamo però anche tante forme di religiosità che a volte finiscono con lo stridere all’interno della celebrazione, soprattutto quando ci si accosta alla Comunione. Ogni tanto si ren-de necessario rispiegare le varie parti della Messa e il significato dei segni. Era stato anche prospettata l’idea di pro-porre dei momenti di adorazione eucaristica ma finora non lo abbiamo ancora fatto.

Per quanto concerne l’ambito della cate-chesi dobbiamo ringraziare il Signore per la generosità e la disponibilità di tante perso-ne che si danno da fare e si preparano per il catechismo o per le attività della Pastorale Giovanile. Oramai quasi tutti i gruppo stan-no lavorando sui nuovi itinerari proposti dal-la Diocesi, percorsi che impegnano ancora di più visto il necessario coinvolgimento dei genitori e il conseguente bisogno di persone che li seguono.

Riguardo alla Pastorale Giovanile abbiamo due gruppi che si incontrano regolarmente a Monticello e a Vigardolo.Abbiamo anche il dono prezioso dei centri estivi che permettono a tanti ragazzi di sta-re insieme anche grazie alla disponibilità di un buon numero di animatori che bisogne-rebbe coinvolgere anche per altre occasioni. Sebbene nella catechesi si stia percorrendo una buona strada bisogna lavorare ancora

un anno dopo

di più sulla collaborazione e sul coordina-mento soprattutto nei momenti liturgici più forti, ovvero quelli dell’Avvento e della Quaresima. Bisognerà poi lavorare molto su quella che i nuovi cammini chiamano “mistagogia” ovvero tutta la proposta che viene fatta dopo il catechismo. Per questo riteniamo opportuno pensare alla creazione di un gruppo ACR per coinvolgere i ragazzi delle elementari e delle medie.

Sarebbe bello anche dare ulteriore spazio alla Parola di Dio magari portando avanti la lettura continua di un Vangelo. Questo per-ché ci rendiamo conto del ruolo fondamen-tale delle Scritture nella vita di fede di ognu-no di noi. L’intento è quello di coinvolgere più persone possibili, anche nei movimenti operanti nelle Parrocchie.

Nell’ambito della carità abbiamo un set-tore che già da tempo opera di fatto come unità pastorale con servizi importanti come la distribuzione delle borse della spesa o al-tre forme di attenzione alle tante situazioni di povertà che ci sono e che spesso riguar-dano famiglie italiane. In questo settore sono collocate anche al-tri movimenti e realtà come l’Unitalsi o il gruppo missionario che vanno riprese in mano per dar loro vigore nuovo e inserirle in maniera profonda nel tessuto dell’Unità Pastorale. Oltre all’azione concreta questo ambito po-trebbe diventare fucina di proposte per la

riflessione e anche per l’informazione in un periodo in cui il populismo la fa un po’ trop-po da padrone e si ragiona troppo spesso con la pancia. Questo poi ha una ricaduta sul quarto ambito, quello sociale. Crediamo che sempre di più sia necessario il dialogo e la cooperazione con le forze sociali esistenti sul territorio.

Nell’ambito che riguarda il territorio vi-viamo in una comunità ricca di attività e di associazioni. Sono più di 40. Questa è cer-tamente una ricchezza ma talvolta diventa anche un problema perché non è sempre fa-cile coordinarsi per non sovrapporre eventi gli uni con gli altri. Intanto ringraziamo tutti per la loro vitalità e il loro impegno a rende-re viva la comunità e il territorio, cosa non facile in un tempo in cui spesso prevale l’in-differenza. Anche per questo ambito sarà importan-te cercare tutte le forme di collaborazione possibile per inserirci in maniera efficace nel territorio ma anche per crescere insieme come società umana e civile. Crediamo che la Chiesa, nel contesto storico che stiamo vivendo, possa offrire quel passo in più per uscire da tante forme di privatismo che ci portano spesso a lavorare a “compartimenti stagni”.

Don Giacomo, don Giovanni e il diacono Giuseppe

Come incipit di questo numero pubblichiamo la riflessione che i sacerdoti hanno condiviso con il Consiglio Pastorale Unitario, riunito a Piasea il 2 Settembre scorso per programmare il nuovo anno pastorale

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Per le vallate alpine del Tirolo si sta avvicinando un altro Natale pieno di neve ed il giovane don Joseph Mohr, da poco arrivato nella parrocchia di St. Nikolas ad Oberndorf, chiede al maestro organista Franz X. Gruber di mettere in musica una sua poesia che inizia così: “Notte silenziosa, notte sacra! Tutto dorme. Veglia, in disparte, solo la santissima coppia. Bimbo grazioso con i capelli ricci dormi nella pace del cielo!”La notte del 24 dicembre 1818, proprio 200 anni fa, con don Joseph che suona la chitarra e canta da te-nore e col maestro Gruber che canta da basso, le note e le parole di “Stille Nacht” per la prima volta scalde-ranno i cuori dei fedeli nella Notte del Natale.

Forse anche noi l’abbiamo cantato davanti ai presepi, o lungo le strade per “la Stella”, o nelle Celebrazioni a cui abbiamo partecipato. Magari abbiamo discusso se il canto “Tu scendi dalle stelle” composto nel 1754 da s. Alfonso Maria de’ Liguori, fosse “più Natalizio”. Ma “cos’è più Natalizio?”, “cos’è Natalizio?”, “Cos’è Natale?”.

Alcuni anni fa durante la mattina del 24 dicembre il mio confessionale, ad ondate successive, si riempiva di sapori: gli aromi speziati, i sentori dolci del lesso, o quelli aspri del pesce, i chiodi di garofano, i dolci ap-pena sfornati. Mi venne spontaneo chiedermi:” Ma è questo il sapore del Natale?” Dobbiamo riconoscere che spesso il nostro è un “nata-le” che ha perso la “N” maiuscola poiché è più “cosa” che “Persona”, e più “doni” che “Dono”, è più “tradi-zioni” che “Tradizione” (testimonianza e consegna fiduciosa di ciò in cui si crede). Forse non ci poniamo più neppure la domanda “Chi è nato oggi?”, “di Chi oggi viviamo il dies natalis?”.

Natale è la rivelazione della tenerezza di Dio, la tra-sparenza della sua sviscerata misericordia. Dire Na-tale è dire la penosa miseria degli umani, ma, prima ancora, è magnificare la preveniente, incontenibile compassione di Dio per il nostro niente. Natale è an-che la rivoluzione dell’onnipotente tenerezza del Dio di Maria di Nazareth, il quale: “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ricordandosi della sua misericordia”.

Natale ci invita alla Rivoluzione della Tenerezza

Papa Francesco ha scritto: “Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della te-nerezza”. Ecco la rivoluzione della tenerezza: Gesù, l’eterno Figlio di Dio, viene al mondo come tutti i bambini, senza “effetti speciali”. Lui viene così, nella povertà e nel silenzio, per mostrarci che Dio, “prima” di essere onnipotente, è misericordioso.

E’ amore inerme e indifeso che deve essere nutrito e amorevolmente accudito da mamma Maria, custodito da papà Giuseppe, tenuto tra le braccia da Simeone, benedetto da Anna, e gelosamente protetto dagli artigli di Erode.

Un Dio Bambino. La fragilità di un piccolo bimbo è di una evidenza lam-pante. Un niente potrebbe spazzarlo via da questo mondo: una notte passata all’addiaccio, due giorni di fame o di sete, perfino un semplice colpo d’aria. Strano protagonismo il suo: entrare nel mondo, im-boccando le vie di tutte le periferie; abitare la terra non in postazioni di forza, ma di marginalità; fare sto-ria non con i potenti e le loro azioni spettacolari, non con la debolezza della forza, ma con la forza della debolezza.

Solo un Dio Bambino può mostrare di essere on-nipotente, ma dell’onnipotenza trasfigurata dalla misericordia. L’esperienza più normale di questa mi-sericordiosa onnipotenza o onnipotente misericordia è quella di un Dio fragile, svestito della sua gloria, fasciato di silenzio, rivestito della nostra debolezza. La sua presenza va intercettata nella cronaca grigia di un quotidiano intessuto di gioia e di pena, di luce e di buio, di morte come seme di vita nuova.Non è questa la grande speranza per tutti i miserabili del mondo? Dio è dalla loro parte. E se noi ci schieria-mo dalla loro parte, anche Lui si schiera dalla nostra. E si mostra per quello che veramente è: l’Emmanuele, il “Dio-con-noi”.

auguri d. Giacomo, d. Giovanni, d. Mario, il diacono Giuseppe

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Gerusalemme, per ogni credente, è alla ra-dice della nostra fede perché li si compie il mistero della Passione morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Ma la “città della pace” è luo-go santo anche per gli Ebrei e i Musulmani. Abbiamo chiesto a don Gianantonio Urbani, sacerdote della nostra Diocesi che insegna archeologia Biblica allo Studio Biblico Fran-cescano di Gerusalemme, di raccontarci la storia delle mura della Città Santa.

Ci rechiamo idealmente presso le mura di Gerusalemme, particolarmente dalla porta di Giaffa o Bab el Khalil (porta dell’Amico, l’amico di Dio, il patriarca Abramo) sino all’a-rea del monte Sion cristiano verso sud-o-vest. L’antichità di questa cinta muraria ri-sale all’opera di Solimano il Magnifico che a partire dal 1537 ridisegnò i bastioni delle mura di Città Santa. I Turchi dell’impero Ot-tomano presero la città nel 1517 e una delle loro prime azioni fu quella di consolidare le mura che già esistevano ma erano in uno stato logoro e semi abbandonate. Lo spes-sore delle mura non è ampio. Vi sono città basso medievali con cinte murarie molto più alte e consolidate. In quel tempo già esiste-va il cannone, tipo bombarda, e le mura del-la città non sono a prova di questa arma. A Costantinopoli, per esempio, le mura sono a sacco per parare i colpi di cannone. Lo spes-sore quindi delle mura è di 1.50 m circa, con un camminamento alla sommità che si può percorrere per gran parte della cinta stessa. Le mura furono edificate al di sopra di quelle già esistenti, costruite da Saladino. Saladino edificò mura che escludevano la piscina di Siloe e il monte Sion (luogo della tomba di Davide e del Cenacolo).

Dalla porta di Giaffa, si percorre un poco del perimetro esterno delle mura, si passa ai piedi della Cittadella di Davide, già impor-tante palazzo di Erode il Grande e sede pre-stigiosa per l’accoglienza delle personalità dell’Impero Romano. Passata questa prima

area archeologica che consiglio di vedere anche al suo interno perché vi è una mostra permanente sulla storia di Gerusalemme, si prosegue e si entra, sempre lungo le mura, in una grande area verde adibita a parco archeologico “open space” (a cielo aperto). In alcuni punti gli archeologi dell’Autorità per le Antichità di Israele hanno predisposto delle importanti didascalie che mostrano come i costruttori delle mura hanno lavora-to, quali materiali hanno usato, che tipo di macchinari vi erano in uso soprattutto nel tempo dell’Impero Ottomano, tempo nel quale le mura hanno ottenuto lo splendore che si può ammirare oggi. Una di queste di-dascalie mostra, seguendo lo studio dell’ar-cheologia dell’architettura (o degli alzati), prende in esame un tratto di muro e mostra la composizione delle pietre utilizzate in esso.

È quanto mai interessante apprendere come queste piccole porzioni stratigrafiche appartengano alle edificazioni di epoca di-versa fino ad andare indietro nel tempo e vedere le fondamenta di questa cinta mu-raria. Si giunge fino all’epoca israelitica del Primo Tempio di Gerusalemme. La succes-sione stratigrafica rappresenta una risorsa importante per capire le modalità diverse di applicazione dei manufatti, di lavorazio-ne delle pietre (da ricordare l’utilizzo della pietra bianca cosidetta malaki, da melek, pietra del re o regale), della messa in opera dei blocchi lapidei uno sull’altro. Per capire come si sono succeduti gli eventi della Città Santa vi è anche una didascalia in formato “totem” che graficamente mostra i periodi di inabitazione di Gerusalemme. Si riper-corre la storia della costruzione della cinta muraria e si può fare nel medesimo momen-to il confronto tra i materiali e il paesaggio circostante. Si tenga anche presente che sulle mura di Gerusalemme vige anche l’alta sorveglianza dell’organismo dell’ONU per il patrimonio culturale (UNESCO). Storia e archeologia si incontrano e vengono in soc-corso al pellegrino, allo studioso che deside-ra passeggiare in un’area verde molto bella tra le mura e valle della Geenna o di Ben Hinnon.

Don Gianantonio UrbaniStudium Biblicum FranciscanumGerusalemme

le Mura di Gerusalemmecittà di Pietre Bianche

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Per la comunità di Monticello, la parola Piasea dice parec-chie cose ma per il resto della nostra Unità Pastorale non dice più di tanto. Per questo ci facciamo tre domande…Innanzitutto dov’è. Piaséa è una piccola contrada di Fonga-ra, che a sua volta è frazione di Recoaro Terme, nell’alta val-le dell’Agno. Giunti a San Quirico si sale a sinistra per circa 6 km verso lo spartiacque con la valle del Chiampo e si giunge a Fongara. Anche lì si gira a sinistra e in poco meno di due km si giunge a destinazione. 900 metri sul livello del mare. Da Monticello ci si impiega poco più di 50 minuti. La seconda domanda è: che cos’è? Piaséa è il luogo dove si svolgono le attività estive della nostra Unità Pastorale. La struttura è composta da una serie di prefabbricati in legno. Il più grande è destinato ad uso cucina ma vi sono anche una batteria di bagni e di docce oltre che una cantina e una stan-za per i cuochi. Ci sono poi tre blocchi nei quali ci sono le camere. Comples-sivamente si arriva ad accogliere più di quaranta persone anche perché durante il periodo estivo vengono montate due tende. Un’altra struttura è destinata ai bagni e alle doc-ce. Inoltre, sempre nel periodo estivo, vengono montati due grandi tendoni. Uno, adiacente alla cucina, funge da refet-torio, mentre l’altro per i giochi. Infine c’è un ampio spazio aperto con il campetto da calcio e pallavolo che consente tante attività ricreative. La terza domanda sembra addirittura buffa: chi è Piaséa? Stiamo parlando di un luogo, di una struttura, e allora come possiamo darle anche una identità. In realtà non è poi così difficile! Innanzitutto possiamo dire che è don Gildo Zampe-se. La struttura infatti è di sua proprietà e la parrocchia di Monticello prima e l’Unità Pastorale adesso, ne beneficia-no. È nelle intenzioni di don Gildo donare alla Parrocchia di S. Pietro questa struttura e stiamo seguendo l’iter, sempre irto di burocrazia e di problemi, per concludere questo pas-saggio. Ma Piaséa è anche tutte le persone che si danno da fare perché possa funzionare nel migliore dei modi. Da coloro che fanno le manutenzioni necessarie, vanno a montare e smontare le strutture all’inizio della stagione, fino ai cuochi che prestano il loro servizio durante i campi, che durano so-litamente una settimana. Dagli animatori che dedicano il loro tempo per gestire i vari campi fino ai ragazzi che parte-cipano con impegno e gioia alle attività che vengono propo-ste in questi momenti e alle loro famiglie. Alla fine della fiera potremmo dire che Piaséa siamo noi. È un bene prezioso di tutta la comunità ma che ha bisogno

di persone che con il loro impegno lo facciano di-ventare un luogo sempre migliore e vissuto fino in fondo. In vista del prossimo anno, vorremmo, in tempi non eccessivamente lunghi, creare un gruppo di lavoro per la gestione ottimale di questa struttu-ra che abbisogna di manutenzione continua e an-che di idee nuove per renderla sempre migliore e

funzionale. Speriamo che queste righe “commuo-vano” qualcuno che offra un po’ del suo tempo o anche della sua opera manuale. Ambedue sono doni molto importanti e preziosi. Ancor più se pensiamo che poi sono finalizzati allo “star bene” dei nostri ragazzi e di quanti usufrui-scono di questo posto adagiato ai piedi delle Pic-cole Dolomiti.

Piaseadov’è, cos’è, chi è?

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Con S. Littleword (citazione riportata sull’immagine) iniziamo una veloce rasse-gna di come ragazzi e giovani della nostra U. P. hanno passato i giorni di quel periodo dell’anno tanto atteso ma altrettanto veloce nel suo dipanarsi e concludersi che è l’esta-te. Centri estivi, Campi-scuola, Vacanze di Branco o di Reparto, Route sul Lagorai di questo condivideremo ricordi, suggestioni, esperienze.

JUMP GR.EST.2018Anche questo anno le strutture del centro parrocchiale di Cavazzale hanno ospitato le attività coordinate dagli Animatori e Volon-tari del Circolo Noi Kavaz2.0. Tramite la pre-ghiera, i giochi, l’attività, tutti i partecipanti hanno scoperto che senza l’esserci di ciascu-no, nessuno può andare avanti, nessuno più fare il salto “jump” che lo porterà a vivere in pienezza. Nella vita, ancor prima che nel gioco, mettere insieme le qualità delle per-sone che il Signore ci ha donato porta a ri-sultati sorprendenti.

CAMPI SCUOLA I turno Si apre con i bambini dalla 3°alla 5° ElementarePer alcuni un percorso nuovo tutto da sco-prire, per altri un’esperienza già vissuta, ma da ripetere. Il susseguirsi di giochi, mo-menti di riflessione, camminate nei dintorni di Recoaro Mille, è stato ispirato dal “Libro della Giungla” ed ha aiutato a crescere nel-le dimensioni: incontro, accoglienza, cura dell’ambiente, prendersi cura dell’altro, per-dono.Momento di crescita per gli animatori so-prattutto per quel senso di maturità e di re-sponsabilità, che nasce dal dover prendersi cura di qualcuno che ci è affidato… in questo caso non qualcuno, ma ben 35 ragazzi.Momento di crescita per i ragazzi, perché

sono lontani da casa e devono badare a loro stessi, ed impegnarsi per dare il loro contri-buto alla vita comunitaria: c’è chi ha prepa-rato la tavola o lavato i piatti per la prima volta... II turno Si passa ai ragazzi della I e della II Media. Dalla visione del film “Abel, il figlio del ven-to” sono stati fatti emergere i temi portanti che trasversalmente hanno accompagna-to le attività di questa settimana: amicizia, destino, inseguire i propri sogni, fiducia tra Genitori e Figli, senso del competere. Nei momenti comuni di attività e riflessione ognuno ha espresso al meglio le proprie

una estate da Ragazzi

considerazioni, sorprendendo per sincerità, profondità, attenzione. Essendo libero di emergere, anche con attimi di spensieratez-za e sottile humor, nella propria poliedricità e bellezza

III turno Si passa ai Giovanissimi di III Media e I Superiore. Il tema proposto è risultato molto suggesti-vo, intrigante, ricco di spunti. Si è affrontato il “Tempo” nel suo dipanarsi lungo l’espe-rienza di una vita. Si è convenuto che il suo scorrere non è mai una cosa scontata e che, nonostante la giovane età è necessario “fer-marsi” ed essere consapevoli di ciò che si sta

facendo poiché il tempo a nostra disposizio-ne è un piccolo tesoro da donare, mettendo-si a servizio degli altri e da non sprecare per sé stesso, gettandolo via come sempre più spesso succede.Gli anni in cui si vive l’esperienza dei Campi Scuola estivi si caratterizzano sempre più come un posto speciale perché tutti Coloro che, a vario titolo vi partecipano, Ragazzi, Animatori, Parroci, Cuochi, Ausiliari, torna-no a casa con nuove o consolidate amicizie, e già con la voglia di ritornare.

“Perché l ’estate è passione, ricordi, brezza lieve, sole che schiocca sulla pelle e nel viso. E’ il sorriso delle stagioni, e passa, passa più ve-loce di ogni altra, porta con se’ un volume carico di nostalgia che tinge di rosso l ’autunno.”

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una estate da Ragazzi

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Comunità Insieme • Periodico di informazione religiosa dell’Unità Pastorale “Monticello Conte Otto | Cavazzale | Vigardolo.Registrazione presso il Tribunale di Vicenza del 01-02-1988, nr. 579Redazione: Casa Canonica, Via Roma 60, Monticello Conte Otto,Direttore Responsabile: Don Giacomo Viali

Quando finalmente arriva quel periodo dell’anno in cui il caldo e le belle giornate prendono il sopravvento, i ragazzi iniziano ad uscire di più con gli amici, vanno in vacan-za, mangiano tanti gelati e chiudono libri e quaderni fino al successivo anno scolastico.Quello che però non lasciano in disparte per tutta l’estate è il loro zaino, quello che li ac-compagna in innumerevoli avventure: tra luglio e agosto Lupetti, Esploratori e Rover partono per le Vacanze di Branco, il Campo Estivo e la Route.

I Lupetti quest’estate sono partiti per Erbè di Verona, trascor-rendo una setti-mana nella base scout Airone, la prima costruita su un terreno confi-scato alla mafia: il

viaggio dei ragazzi è iniziato con un bigliet-to d’oro dentro una tavoletta di cioccolato, destinazione? La fabbrica di Willy Wonka, ovviamente!Lo sviluppo dei cinque sensi è stato centra-le, in particolare quello del gusto: i lupetti si sono messi in gioco cercando di assaggiare un po’ di tutto, poiché hanno riflettuto su quanto siamo fortunati a poter scegliere cosa mangiare, quando molti altri bambini non hanno la stessa possibilità.Hanno dimostrato le loro doti da aspiranti pasticceri cucinando cupcakes coloratissimi e si sono immersi nella natura camminando in mezzo alle risaie.

Il Campo Estivo degli Esploratori invece è iniziato con un volo diretto a Palermo se-guito da tragitto in pullman per giungere a Piano Zucchi, sulle Madonie, dove hanno trascorso dodici giorni in compagnia di due gruppi scout di Gela, il gruppo di Palermo, di Abano Terme, Crema e Malta.Cercare di non farsi rubare il cibo dalle volpi era l’obiettivo più importante dei ragazzi, insieme al cercare di vincere le due accette

d’oro del campo partecipando alle attività che li hanno coinvolti in molti aspetti della vita scout, dal costruire un coltello al cuci-nare sul fuoco, dalle lezioni di topografia al dormire sotto il cielo stellato.

Il Clan è andato in Route sulla catena del

una estate da Scout

Lagorai in Trentino, partendo dal rifugio Panarotta con uno zaino da 20 kg sulle spal-le: borracce piene, tende da piantare ogni sera e smontare la mattina successiva, cibo leggero, cartine topografiche.

La fatica della strada è stata ricompen-

sata istante dopo istante immergendosi nella natura; i paesaggi mozzafiato si sono presi un pezzo di cuore dei rover, che sono giunti fino al passo Manghen prometten-do di ripercorrere il resto della strada fino a passo Rolle, restando però attenti a non farsi nuovamente rincorrere dalla mandria

di mucche al pascolo che li ha cacciati dal prato in cui erano giunti il penultimo giorno di Route.

Tornando a casa dalle Vacanze di Branco, dal Campo Estivo e dalla Route, i ragaz-zi avranno forse perso dei calzini, o una

maglietta, o delle posate, probabilmen-te avranno sentito lo zaino più leggero… ma sicuramente si saranno portati dentro qualcosa di più importante: l’allegria della condivisione, l’entusiasmo dell’avventura, il coraggio di affrontare la strada.

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Sicuramente il perio-do estivo è pastoral-mente “rallentato” perché gran parte delle attività sono sospese. In realtà ci sono le esperienze dei centri estivi e dei campi scuola ma non solo. L’estate è anche il tempo di fare cose concrete.Per questo, dalle righe del nostro pe-riodico, innanzitutto ringraziamo i giova-ni di Vigardolo che con lena (e anche tanto sudore) hanno rimesso a nuovo i bal-coni del centro parrocchiale. Un lavoro che

si rivelava sicuramente necessario, visto le condizioni in cui versavano, ma soprattutto un lavoro ben fatto che in qualche modo

ridà “dignità” alla facciata della struttura. Speriamo ci sia anche il tempo di tinteggiare il piano terra della canonica!

A Monticello nei primissimi giorni di Otto-bre sono iniziati i lavori per sistemare il tetto del centro comunitario. Un lavoro consi-stente visto che si trattava di una superficie di 430 mq. Era evidente la necessità di inter-venire, come si vede dalle foto. Il preventivo di spesa si aggirava sui 60.000,00 € ma è sta-to sforato per qualche migliaio di Euro per-ché ci sono state delle “sorprese” su alcune delle travi della parte più vecchia. Per affrontare questi lavori c’era una di-scerta disponibilità di cassa. Inoltre dob-

biamo ringraziare la Pro Monticello per il cospicuo contribu-to che ha dato per i lavori. Comunque il Consiglio per gli Affari Economici ha ritenuto opportuno, assieme ai sacerdoti, di man-dare alle famiglie una busta per un’offerta alla chiesa.

man at work: lavori in corsonelle tre Parrocchie

A Cavazzale a darsi da fare… sono stati i tarli. Si è infatti rivelato necessario fare un trattamento contro i tarli in tutta la canoni-ca, dove peraltro il legno non manca. Sem-bra che la spesa fatta (300,00 €) sia stata abbastanza efficace. Non sempre è facile “trattare” queste bestiole. È stata fatta una bella pulizia e il riordino della sacrestia e anche dell’ufficio parroc-chiale dove abbiamo cercato di dare un po’ di ordine a tutto l’archivio che c’è. Per quanto riguarda il teatro è stata fatta la pulizia di tutta la zona esterna anche per preparare le “vie di fuga” previste dalle nor-mative sui piani di sicurezza degli ambienti pubblici. Era un lavoro previsto da tempo. D’altro canto non abbia-mo bisogno degli stimoli di chi po-sta su Facebook le foto della zona verde e si permette commenti sulle condizioni del luogo. Invece di scrivere sui network si consiglia di dare la propria disponibilità per opere di volontariato nelle varie strutture della Parrocchia.

Come molti di voi hanno potuto osserva-re durante la sagra, all’interno sono state messe in opera tutte le 266 poltrone della platea e tutti i punti luce previsti dal pro-getto e dalle necessità sulla sicurezza. Sono già state avviate le procedure necessarie e imprescindibili presso i Vigili del Fuoco per ottenere le autorizzazioni necessarie all’e-sercizio e per questo è già stato messo in opera il tubo di allacciamento necessario. Il prossimo passo sarà quello di completare gli arredi fondamentali del palcoscenico.

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Molti lo ricordano percorrere la navata della chiesa con passi lenti e cadenzati. Quello era il suo luogo.Tra le mani il rosario scorreva lento e continuo. Quella era la sua forza.

Dal 1955 - 19 marzo, festa di San Giuseppe - al 1986 Cavazzale è stata la sua ter-ra, la sua gente, la sua vita. E per alcuni anni ancora è vis-suto nella Parrocchia, ama-to e affettusamente accu-dito dai familiari e da tante persone che per lui avevano una venerazione filiale. Gli ultimi anni li ha passati a Santa Maria di Camisano, fino al momento in cui è migrato nella “casa celeste” aprendo gli occhi alla vita del cielo. Era il 1998 e sono passati vent’anni. Lo abbia-mo ricordato a settembre, ripercorrendo con immagini testi e pensieri il suo cammi-no terreno di uomo sempli-ce e gioioso e di sacerdote dalla fede limpida, profonda e intrisa di carità.

Era il 1955. Cavazzale già allora era un paese “diffici-le”: la fabbrica dove lavo-ravano tanti abitanti della parrocchia e del circondario - Il Canapificio Roi che tanto aveva significato per il territorio - versa in crisi profonda e si delineano licenziamenti dolorosi e consistenti. Le lotte sindacali spaccano fabbrica e paese, la preoccupazione è alta. Lui - Don Giuseppe è allora cappellano amatis-simo e amabilissimo a Montebello - arriva a Ca-vazzale per “obbedienza”. Lascia a malincuore quel paesotto agricolo in cui ha costruito rela-

zioni e attività; ha messo in piedi una colonia estiva a Velo d’Astico, con l’aiuto dei familiari e della gente, per le vacanze estive dei ragazzi, soprattutto quelli poveri. Nei primi anni 50’ por-tava questi ragazzi tra le alte contrade di Velo dove parenti ed amici li ospitavano per dare loro una vacanza di gioia e spensieratezza. Velo d’A-stico era la sua terra, il padre e la madre erano di quelle contrade. A Montebello la gente lo ama profondamente per la sua semplice ed attiva presenza animata da una fede vivace. Si narra che il Vescovo Zinato - saputa della venerazione del popolo per don Giuseppe - gli fece divieto di tornare a Montebello quando la stessa popola-zione osò chiedere a gran voce che a cambiare

fosse il parroco e non quel cappellano così stimato da tutti. Raccontano i parenti che per alcuni anni - in barba al divieto vescovile - si reca-va di nascosto a Montebel-lo per salutare gli amici più cari.

Arriva a Cavazzale e fin da subito si presenta con un programma pastorale a cui sarà fedele per tutta la vita: “Pace a Voi”.Nell’omelia della messa di entrata (il documento auto-grafo è riprodotto accanto) delinea lo stile della sua pre-senza tra noi.Pace nella Verità del Van-gelo... che fa l’uomo libero. Pace nella giustizia... dono prezioso. Pace nella Carità, secondo il comandamento di Gesù: “amatevi come io vi ho amato”.E in questa fedeltà coerente e fiduciosa troviamo il tratto distinguente di don Giusep-pe, sacerdote e uomo pove-ro ma libero. La sua indole lo aiutò ad es-

sere fonte di serenità e di saggezza per tante persone che lo accostavano per una parola, un pensiero o un consiglio. E con la stessa serenità fiduciosa distribuiva quanto aveva nelle più di-verse forme di carità: quella spirituale e quella materiale, concreta, quotidiana.

Con poco era arrivato, a Cavazzale, con nulla

don Giuseppe Stellauomo di Pace e Carità

se ne andò dalla parrocchia che per 31 anni ha servito quando era in salute come quando era malato. Perchè la sua ricchezza era diversa e stava da un’altra parte, nella fede in Dio.

Per tutta la sua grande famiglia è stato un ri-ferimento certo e autorevole. Allo stesso modo ha rappresentato, per tante persone della par-rocchia e non solo, una fonte fresca e rigoglio-sa di fede. La malattia e il dolore, che hanno presenziato tanti momenti della sua vita, non gli hanno mai spento il sorriso, ed è questo che

per tanti di noi rimane il ricordo più vivo di don Giuseppe.

Quello che fece, come opere e iniziative, rima-ne nella cronaca. Ma quello che è stato quest’uomo - mite e forte, semplice ed autorevole, sempre fiducio-so nell’amore di Dio e della Madonna - vive in tante persone che l’hanno conosciuto, amato, avuto come Padre di spirito e Maestro di vita.

McS

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Quest’anno la pesca di beneficenza, alle-stita in occasione della sagra di S. Matteo a Cavazzale, è tornata con successo nel suo sito originale ossia la sala antistante il teatro del complesso G. Roi. (Negli ultimi anni infatti, proprio a causa dei lavori di re-stauro, ci si era dovuti adattare all’interno di un container.). La pesca viene realizzata grazie alla passione e dedizione di alcune volontarie e volontari che organizzati in gruppi si prestano a montare il palco; a ricercare, realizzare e acquistare premi; a contattare i commercianti della zona, sempre disponibili e generosi; a servire con allegria chi si fa solidale pescando con curiosità un pezzetto di carta numerato abbinato a chissà quale premio. Numerose sono state le persone, di tutte le età, che si sono divertite a “tentare” la fortuna ed hanno, con l’occasione, visitato il nuovo teatro apprezzandone il nuovo splendore. Per molti, la visita, è stata una occasione per tuffarsi nei ricordi del tempo passato

e l’allestimento nella sala ha dato la pos-sibilità di incontrare amici, raccontarsi e scherzare con serenità.Ricordiamo che tutto il ricavato della pe-sca di beneficenza, com’è tradizione, va a sostegno delle attività della scuola dell’in-fanzia G. Roi. Da queste pagine vogliamo ringraziare quanti, in modo diverso, si sono prestati gratuitamente a far sì che, le serate della sagra, fossero rallegrate an-che da questa “solidale attrazione”.

Vita dellaComunità

pesca di beneficenza a San Matteo

CALENDARIO 2019Insieme a questo nu-mero del p e r i o d i c o “ C o m u n i t à Insieme” vie-ne portato in tutte le fa-miglie anche il calendario 2019 della nostra Uni-tà Pastorale che riporta i

principali ap-puntamenti della vita del-le nostre tre comunità ma anche gli orari delle cele-

brazioni e i recapiti dove far riferimento in caso di necessità. Le foto che lo accompa-gnano rappresentano momenti della vita delle nostre comunità. Evidentemente non c’è tutto perché altrimenti avremmo dovuto fare un calendario di almeno 24 mesi. Le immagini delle chiese in coper-tina sono state scattate dal drone grazie a Marco Zindoni di Cavazzale. Un grazie va anche a DVR Fotografie di Marano Vicenti-no per la consulenza e la postproduzione.

LA BUSTA per l’offerta delle FamiglieA “corredare” il materiale consegnato c’è anche la busta per l’offerta delle famiglie alla Parrocchia che viene inviata a tutte e tre le comunità.A cosa serve questa offerta? Per cercare di coprire tutte le spese che sono a carico della parrocchia: luce, riscaldamento, ma-teriale per le attività pastorali, manuten-zione ordinaria e straordinaria. Va ricor-dato che le Parrocchie si sostengono con le offerte raccolte durante le celebrazioni o per i sacramenti. Inoltre in tutte e tre le

comunità ci sono impegni concreti rilevan-ti. A Vigardolo c’è ancora una situazione debitoria di 8.000,00 €; a Monticello abbiamo appena concluso il rifacimento del tetto del centro parrocchiale (più di 60.000,00 €) e a Cavazzale c’è sempre l’im-pegno del teatro che è ormai usufruibile ma non completato. Potrete riconsegnare le buste in chiesa. Intanto vi ringraziamo anticipatamente della sensibilità e della generosità.

L’UNITA’ PASTORALE ha un nuovo sito internetGrazie all’impegno di alcune persone il sito della Parrocchia di Monticello si è “trasformato” diventando quello ufficia-le della nostra Unità Pastorale. Lo potete trovare su www.upmc8.com Alcune par-ti sono ancora in fase di allestimento ma già vi potete trovare gli avvisi parrocchiali e altre notizie utili per la vita delle nostra parrocchie. Ci sono anche una serie di link che rimandano ad altri siti cattolici molto interessanti, sia per la formazione sia per l’informazione. Presto troverete anche altre cose e proba-bilmente anche una gallery di foto.

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Una delle caratteristiche della Chiesa è la sua attenzione alla carità in tutte le sue forme e diretta a tutte le forme di soffe-renza e i povertà. Sono una grazia grande che permette di rispondere a tanti bisogni e a tante situazioni di difficoltà. Nella Chie-sa Italiana queste realtà associative sono un vero e proprio “arcipelago” e sono un

segno importante della carità evangeli-ca rivolta a tutti. Molto spesso pensiamo che questi organismi rispondano solo alle necessità di profughi o stranieri. In realtà non dobbiamo dimenticare che purtroppo sono tantissime le persone e le famiglie italiane che hanno bisogno di aiuto e so-stegno per i motivi più disparati.

Prossimamente, in tempi che riteniamo abbastanza rapidi, una di queste comuni-tà, L’Associazione Papa Giovanni XXIII, ini-zierà ad usufruire di alcuni spazi della Parrocchia di Cavazzale, nella fattispecie l’ex appartamento delle suore ubicato nel complesso strutturale della canonica. Il progetto che stanno per iniziare vedrà la collaborazione anche di altri gruppi carita-tivi e anche della Pastorale Giovanile della nostra Diocesi. In queste pagine, intanto, vi proponiamo un breve profilo della Comunità.

L’Associazione Comunità Papa Giovan-ni XXIII, fondata da don Oreste Benzi nel 1968, è fatta di persone comuni , la mag-gior parte sposi, che hanno scelto di met-tere la loro vita al fianco dei poveri e degli

oppressi, accogliendo nelle proprie case chi non ha nessuno che si prenda cura di lui. Circondati dall’amore di una famiglia, bambini rimasti senza genitori, persone con disabilità, ragazze vittime di sfrutta-mento sessuale, anziani soli, famiglie in difficoltà e tutte le persone che la società tende a scartare, si sentono scelti e amati per quello che sono, con le loro storie, le loro speranze, i loro bisogni e le loro po-tenzialità.

Ogni giorno la Comunità Papa Giovanni fa sedere a tavola oltre 41 mila persone nel mondo, grazie a più di 500 realtà di condi-visione tra case famiglia (248), mense per i poveri, centri di accoglienza, cooperative sociali, comunità terapeutiche per la cura di varie forme di dipendenza, Capanne di Betlemme per persone senza fissa dimora, famiglie aperte e case di preghiera. La Co-

L’AssociazioneComunitàPapa Giovanni XXIII

munità opera anche attraverso progetti di emergenza umanitaria e di cooperazione allo sviluppo, ed è presente nelle zone di conflitto con un proprio corpo nonviolento di pace denominato “Operazione Colom-ba”. Dal 2006 la Comunità Papa Giovanni XXIII siede al Consiglio Economico e So-ciale delle Nazioni Unite come membro consultivo, per farsi portavoce degli ultimi del mondo laddove i leader internazionali prendono le decisioni sulle sorti dell’uma-nità.

A Vicenza è presente dal 1978 ed attual-mente ci sono 16 realtà di accoglienza in tutta la provincia.La Comunità è un ente ecclesiale che ha ricevuto il riconoscimento pontificio vent’anni fa. Si entra a far parte della Co-munità riconoscendo una vocazione speci-fica (seguire Gesù povero, servo e sofferen-te) che si esprime vivendo la condivisione, la vita da poveri, la preghiera, l’obbedienza

e la fraternità. I membri della Comunità cercano di por-tare avanti le idee del loro fondatore, don Oreste Benzi, che diceva: “La molla che ci spinge ad agire è il bene degli altri, nel-la consapevolezza che ognuno detiene il bene dell’altro e che nel bene comune sta anche il bene del singolo”.

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Continuiamo il nostro percorso di conoscenza delle varie Co-munità di Suore Dorotee che vivono all’om-bra dei grandi

alberi di Villa Maria a Vigardolo. Dopo la Comunità di Casa Serena (Natale 2017), posta nell’antica casa del custode, e dopo la Comunità di Villa Maria (Pasqua 2018), posta nella dimora dei Baroni Rossi, oggi prolunghiamo i nostri passi fino al termine del grande viale di ingresso ed entriamo in quelle che erano le antiche scuderie. Qui vive la Comunità del Noviziato.

Ma cosa è un “Noviziato”?Se ai vari termini si può dare una defi-

nizione che ne chiarisca e ne delimiti il significato ed infatti sulla Enciclopedia Treccani leggiamo che il “Noviziato” è:”il periodo di tempo in cui chi aspira ad entrare in un ordine religioso o in una congregazione, deve dare prova della sua idoneità, mostrando di adattarsi con facilità alle esigenze della vita religiosa e all’osservanza della regola” non così alle persone. Ognuno di noi non è richiudibile in una definizione ma è una storia sacra, un “mysterion”, un “luogo teologico” dove Dio agisce, salva, chiama poiché ama.Man mano che si percorrono gli spazi del Noviziato l’ambiente stesso, ogni stan-za, sembrano “sorridere” contagiati del sorriso delle quattro giovani che stanno vivendo, accompagnate dalla “maestra delle Novizie”, Suor Anna Maria, questo momento di profondo ascolto di Dio per

Ma tutto ora ha un senso: mi dono perAmore

scoprire come rispondere al suo Amore. Essendo tra le Suore Figlie dei Sacri Cuori, potremmo dire chequeste giovani si stanno preparando a far battere il proprio cuore al ritmo dei cuori di Gesù e di Maria.

Non per nulla il fondatore, s. Giovanni Antonio Farina, vescovo di Vicenza dal 1860 al 1888, scriveva alle prime Suore della sua neonata Congregazione: “im-mergetevi nel Sacro Cuore di Gesù. Uscite di là non vedrete che bene” (lettera alle suore n°3). La storia che le quattro giovani sono, la storia che stanno vivendo, non è una storia strana tra mille ordinarie, ma è la storia/strada di tutti; è la scommessa di lasciarsi “scombussolare da Gesù”, dellasciarsi condurre oltre la soglia della propria casa, della propria famiglia, della propria lingua, (due vengono dalla Polo-nia, una da Roma, una da Valdobbiadene), per vivere nella pienezza di ognigiorno ed in ogni luogo la gioia di un quotidiano “SI”. Per fare questo si stanno allenando a “tenere i piedi nel mondo, ed a spingere il cuore nel cielo”. Anche se saranno, in qualche circostanza, chiamate a percorrere, secondo l’espressione di s. Maria Bertilla Boscardin, “le vie dei carri” c’è in ognuna di loro la consapevolezza che “solchi dorati sono le strade che conducono vicino a Te.” “Gesù è persona concreta che entra nella vita” anche se in tempi e piani diversi, ma è proprio questo incontro reale, tangibile, concreto, con Lui che dona la forza di abbandonarsi totalmente a Lui.

Dare il nostro “SI” alla chiamata di Dio non offre “il sapere in anticipo” tutto ciò che sarà la nostra vita ma manifesta la certezza che “mettendo i passi nelle Sue orme” si potrà vivere in pienezza ogni

momento. “Tutto è sempre più leggero se porti Dio dentro te”. Il cammino di discernimento delle quattro Novizie si è intrecciato e si intreccia tuttora con ilcammino delle loro famiglie di provenien-za e dei loro Genitori: “la fatica di accet-tare una novità”, “le resistenze per il non conoscere come andrà a finire”…”tutto si è trasfigurato” quando si è scoperto che è “ l’ Amore di Gesù” la risposta alla domanda “perché dentro di (mia figlia) c’è tanta gioia?”.

Papa Benedetto XVI nel messaggio all’ “Angelus” del 30 agosto 2009 aveva affermato: “Quando i coniugi si dedicano generosamente all’educazione dei figli, guidandoli e orientandoli alla scoperta del disegno d’amore di Dio, preparano quel fertile terreno spirituale dove scaturiscono e maturano le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Si rivela così quanto siano intimamente legati e si illuminino a vicenda il matrimonio e la verginità, a partire dal loro comune radicamento nell’amore sponsale di Cristo.”Ogni Novizia alla conclusione di un inten-so biennio di riflessione è chiamata a dare il suo “SI” ed a donarsi totalmente a Dio ed ai fratelli. Come Comunità impegnia-moci ad accompagnare con le nostre pre-ghiere, il nostro affetto, la nostra amicizia, il cammino di queste giovani.Abbiamo scoperto un po’ delle loro storie, nella immagine ne abbiamo scoperto i volti, quando le incontriamo chiediamo loro i nomi…

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La liturgia della Parola nell’Eucaristia do-menicale è suddivisa in tre anni (cicli). Con la prima Domenica di Avvento inizia il ciclo “C” che ha come Vangelo prevalente quello di Luca. D’altro canto questo Evangelo sarà al centro anche di una serie di incontri che inizieranno in Avvento e poi, durante l’anno, avranno cadenza quindicinale. In questi in-contri leggeremo e commenteremo insieme il terzo Vangelo.

Per questo proponiamo una scheda su que-sto Vangelo.L’autoreL’antica tradizione cristiana attribuisce sen-

za esitazioni a Luca il terzo Vangelo. Testimoni princi-pali sono: il “Fram-mento Muratoria-no” ( del 2° secolo), Ireneo e Girolamo.

Anche la testimonianza del Nuovo Testa-mento conferma le indicazioni secondo cui Luca è compagno di Paolo, cristiano della seconda generazione, che scrive il suo Van-gelo per i fedeli provenienti dal paganesimo. Proviene da Antiochia di Siria. Probabilmen-te di professione faceva il medico. I destinatariNel prologo, Luca dedica il suo Vangelo a un certo Teofilo, persona di alto rango da cui, secondo l’uso degli antichi, si attende che favorisca la diffusione dell’opera. È destina-to a cristiani di origine pagana perché evita di parlare di argomenti specificatamente giudaici, omette e attenua tutto ciò che po-trebbe urtare i suoi lettori.Data di composizioneDue argomenti orientano verso una data-zione più tarda (70-80 d.C.) ormai accettata da tutti.L’utilizzo certo del Vangelo di Marco scritto sicuramente attorno al 60 d.C. La precisione con cui in Luca è riportata la predizione di Gesù circa la distruzione di Gerusalemme (19,41-44). Vi sarebbe in que-sti passi una trasposizione in termini molto chiari, ispirati dai fatti, di ciò che Gesù aveva annunciato in modo velato. Gerusalemme infatti viene distrutta dai Legionari di Tito nel 70 d.C.Le fontiNel prologo Luca accenna a tentativi prece-denti il suo, di mettere per iscritto gli avveni-

menti riguardanti Gesù. Marco (che attinge direttamente da Pietro) è la fonte principale di Luca che ha seguito l’ordine del secondo vangelo a parte l’omissione e l’aggiunta di alcune sezioni. Naturalmente modifica il te-sto per adattarlo al punto di vista teologico che caratterizza la sua opera. Luca ha anche a disposizione la cosiddetta fonte “Q”, non conosciuta da Marco e forse ha utilizzato una traduzione greca del vangelo aramaico di Matteo. Certamente ha usato fonti pro-prie frutto della sua ricerca specialmente nel vangelo dell’infanzia. La lingua e lo stileIl greco di Luca è sicuramente il migliore fra tutti gli evangelisti. In generale evita di usa-re termini aramaici. La qualità è eccellente forse a causa della sua cultura e delle sue conoscenze. Una caratteristica di Luca è la sua abitudine ad esaurire un argomento pri-ma di passare a un altro senza tener conto dell’ordine cronologico. Altro procedimento familiare è indicare in anticipo l’argomento di cui tratterà più avanti.La struttura letterariaIl Vangelo di Luca a prima vista presenta una struttura simile a quella di Marco e di Mat-teo. Andando a fondo però la caratteristica principale è la divisione in periodi successivi, circoscritti e localizzati in modo preciso. Evi-dentemente questa è una proposta di sud-divisione del libro. Ce ne sono anche molte altre anche se, sostanzialmente possiamo considerare questa una delle più classiche.

1-2 I racconti dell’infanzia3,1-20 La missione del Battista3,21-9,50 La missione in Galilea9,51-19,28 Il viaggio di Gesù a Gerusalemme19,29-24,53 La missione di Gesù a Gerusalemme

Queste sezioni corrispondono a fasi della rivelazione di Cristo, e pertanto sono mo-menti della storia della salvezza. Dopo i rac-conti dell’infanzia che presentano in sintesi tutto il mistero di Gesù, il tempo di Giovanni Battista appartiene ancora all’Antico Testa-mento. La missione di Gesù è divisa in tre fasi successive della rivelazione del mistero pasquale: • annuncio, • preparazione, • realizzazione.

l’Evangelista Luca

Il libro degli Atti è poi la proclamazione di questo mistero a tutte le genti. Questo se-condo libro ci fa comprendere l’unità dell’o-pera di Luca caratterizzata da due “pellegri-naggi”. Il primo è quello di Gesù che inizia la sua vita pubblica a Nazareth e la concluderà a Gerusalemme. Il secondo è quello degli Apostoli che partono da Gerusalemme e ar-rivano al centro del mondo di quel tempo: RomaIl messaggioL’intenzione di Luca non è solo quella di mettere per iscritto la buona novella, ma di stabilire la solidità dell’insegnamento cate-chetico cristiano. Per questo è premuroso nel dare dati storici precisi anche se la sua opera non è quella di uno storico moderno. Non considera infatti i dati storici dal pun-to di vista della storia umana, egli rimane un ministro della Parola e la sua opera è un evangelo tutto centrato sulla persona di Gesù, che è il centro stesso della storia della salvezza.L’obiettivo di Luca è di descrivere la fase definitiva dell’intervento salvifico di Dio. Cristo è al centro della storia della salvezza. Il vangelo è tutto centrato su Gerusalemme perché allo stesso tempo è la città santa e il teatro della grande redenzione.Luca è un teologo della storia della salvez-za, per lui questa storia si divide in tre grandi periodi che scandiscono la gradualità dell’o-pera di Dio nel rivelare e nell’attuare il mi-stero della salvezza:L’Antico Testamento annuncia questo mi-stero fino al BattistaGesù lo rivela e lo compie in IsraeleLa Chiesa lo proclama in tutto il mondo.

Sono le tappe di un’opera pedagogica, a poco a poco si impara a conoscere i vari aspetti del mistero salvifico e si avverte l’in-vito a partecipare più profondamente ad esso, scoprendosi sempre meglio responsa-bili dell’opera della salvezza.Il Vangelo di Luca si caratterizza per alcune sottolineatureÈ il Vangelo dello Spirito Santo. Esso occu-pa un posto chiave nel testo lucano. Sembra che la scoperta positiva della realtà della storia sia stata propiziata un buona parte dalla constatazione della presenza attiva dello Spirito in questa realtà storicaÈ il Vangelo della salvezza universale. L’opera ha una portata universale visibile in

tutte le sezioni nella loro dinamicità e anche nella loro collocazione geografica.È il Vangelo della gioia e della pace. È questo il clima che crea la venuta di Cristo e traspare in modo particolare nel vange-lo dell’infanzia, nella missione dei dodici e nelle conversioni. La pace viene portata da Cristo come dono pasquale.È il Vangelo della misericordia. È uno dei tratti salienti del testo. Luca presenta Cristo come modello di amore misericordioso. I di-scepoli devono essere misericordiosi come il Padre.È il Vangelo dei poveri. Il problema della di-suguaglianza sociale è una delle preoccupa-zioni dell’autore. Sono i poveri i destinatari privilegiati del Vangelo.È il Vangelo delle esigenze radicali. Gesù chiede scelte radicali a chi lo vuol seguire ponendo come punto di riferimento il pro-prio esempio.È il Vangelo delle donne. Luca sottolinea la loro dignità umana e la loro partecipazione all’annuncio di salvezza soprattutto con la figura di Maria. Qualche esegeta dice che Gesù in questo Vangelo aveva 12 apostoli e 6 apostole.È il Vangelo della preghiera. Presenta Gesù in preghiera prima di ogni tappa fondamen-tale del suo ministero. Gesù insiste perché i suoi siano uomini di preghiera. Il Vangelo di Luca ha fornito i tre cantici quotidiani della liturgia delle ore.La persona di Gesù secondo LucaLuca utilizza due modelli ispirati alla tradi-zione biblica:GESU’ PROFETA E’ l’uomo della parola e dello Spirito che porta a compimento le pro-messe salvifiche. È autorevole e definitivo. A queste affermazioni si giunge attraverso il confronto con altri profeti, come Elia, nella trasfigurazione e in alcuni miracoli.GESU’ SALVATORE Questa denominazio-ne appare solo in Luca. Nei vangeli dell’in-fanzia è il punto centrale della cristologia lucana. La salvezza di Gesù raggiunge tutti gli uomini nella loro situazione concreta e si realizza attraverso una liberazione dalla schiavitù del male. Tutto ciò è possibile perché Gesù è Kiryos cioè Signore. È un titolo usato frequente-mente da Luca e indica la trascendenza e l’onnipotenza divina di Cristo.

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Per il prossimo anno è stato stilato un ca-lendario per le celebrazioni del Battesimo in tutte e tre le parrocchie. Complessiva-mente ci sono dieci date disponibili. La ce-lebrazione del Battesimo avverrà sempre durante la celebrazione Eucaristica dome-nicale ad esprimere la partecipazione di tutta la comunità dei credenti che vuole ac-

cogliere con gioia le famiglie e i loro figli che entra-no, attraverso il Sacramento, a far parte della Chiesa. È il primo passo nel cammi-

no di ogni cristiano consapevoli anche che cristiani non si nasce ma si diventa. Questa prima tappa dei sacramenti dell’iniziazio-ne cristiani infatti non è altro che il primo passo del cammino della fede dove siamo chiamati a crescere conoscendo Gesù, la sua Parola, e diventando ogni giorno di più testimoni fedeli del suo amore e della sua misericordia. La preparazione al Battesimo prevede un ciclo di tre incontri (le date le trovate su questa stessa pagina) e vuole essere un’op-portunità per riscoprire il senso di questo Sacramento in tutta la ricchezza dei segni che la liturgia propone ma vuole essere an-che occasione per stare insieme e crescere come comunità. Anche per questo gli in-contri saranno tutti a livello di Unità Pasto-rale e si svolgeranno il sabato pomeriggio alle ore 15.30 a Monticello, nel salone del centro parrocchiale. Gli incontri dureranno all’incirca un’ora. Chiediamo alle famiglie la presenza a questi incontri come tappa fon-damentale per il Battesimo dei propri figli.Chiediamo ai genitori di presentarsi per tempo ai sacerdoti - che ora risiedono tutti a Monticello - per scegliere la data del Bat-

tesimo e prendere gli accordi del caso. A seguire la preparazione sarà don Giacomo assieme ad alcune persone.Ricordiamo ancora i recapiti della nostra Unità Pastorale: • Tel. 0444297452 – 3270524488• Email: [email protected]

Date delle celebrazioni:• CAVAZZALE13 Gennaio • 5 Maggio20 Ottobre • 24 Novembre• MONTICELLO20 Gennaio • 12 Maggio • 27 Ottobre• VIGARDOLO27 Gennaio • 19 Maggio • 3 Novembre

INCONTRI DI PREPARAZIONE• Per i battesimi di Gennaio 20191 - 15 Dicembre 2018 12 Gennaio 2019 • Per i battesimi di Maggio9 Marzo • 13 Aprile • 4 Maggio• Per i battesimi di Ottobre21 Settembre • 5 Ottobre • 19 Ottobre• Per i Battesimi di Gennaio 202030 Novembre 2019 • 14 Dicembre 201911 Gennaio 2020

Celebrazione del Battesimodate 2019

In questo primo anno della nostra presenza come sacerdoti in questa nuova Unità Pastorale, composta complessivamente da circa novemila persone, ci siamo guardati intorno cercando di capire e comprendere la vita di queste nostre co-munità. Sicuramente un aspetto non irrilevante riguarda l’incontro con il mistero della morte. Complessi-vamente celebriamo in tutte e tre le Parrocchie più di 70 funerali. Insieme al Consiglio Pastorale Unitario crediamo che sia ne-cessario fare qualche considerazione sulla celebrazione del rito delle esequie e, al tempo stesso, dare anche delle in-dicazioni precise sullo svolgimento del rito, così da non perdere il senso della celebrazione e per evitare ogni forma di confusione. Questo nel massimo ri-spetto che ci porta a comprendere la delicatezza del momento e il dolore che si prova per la morte di un proprio caro o di un congiunto. Per sua natura la celebrazione, comu-nemente inserita nell’Eucaristia, pone l’accento sul mistero della risurrezione e per questo vanno evitate forme spic-catamente centrate sulla figura del de-funto. Spesso, nell’arco di quest’anno, abbiamo assistito a celebrazioni dove si notava marcatamente una chiara indifferenza al rito e l’incapacità di comprendere la forza del messaggio che viene da questa cele-brazione. Per questo ci sentiamo di fare alcune osservazioni che servano da riferimento in quei momenti non certo facili della vita di ognuno di noi. Crediamo opportuno che siano le famiglie e non le imprese funebri ad avvisarci del decesso di un loro congiunto così che ci si possa incontrare e organizzare la celebrazione. Abitualmente il rito delle esequie è inserito nella celebrazione della S. Messa. Questa però non è l’unica forma possibile. È prevista anche la possibilità di fare semplicemente una liturgia

della Parola che si può svolgere sia in chiesa che in cimitero. Nelle celebrazioni spesso si corre il rischio di ca-dere nella trappola di facili emozioni che si espri-mono negli interventi che spesso ci sono alla conclusione del rito. Verranno letti solo gli even-tuali interventi concordati con il celebrante, onde evitare confusione o cose fuori posto. Eventual-mente si può pensare a questo momento di con-

divisione la sera prima alla fine della recita del Santo Rosario. Di per sé la celebrazione del fu-nerale finisce al cimitero. Mol-to spesso si crea molta confu-sione dentro e fuori la chiesa perdendo spesso quel clima di raccoglimento e di sobrietà che dovrebbe caratterizzare questo momento. Per questo, ottemperando anche alle indi-cazioni pastorali che vengono dalla Diocesi, finita la celebra-

zione si partirà subito per il cimitero dove ci sarà la tumulazione della salma.Rammentiamo, infine, che non ci sono tariffe di nessun genere per la celebrazione del rito delle esequie ma semplicemente un’offerta alla Par-rocchia. Nelle nostre comunità, inoltre, c’è la tra-dizione della cosiddetta “buona usanza”. Questa offerta, gestita dalla Parrocchia, ha come desti-nazione per Cavazzale e Monticello i bisogni della Scuola Materna mentre per Vigardolo viene uti-lizzata per pagare i debiti della chiesa. Potrebbe essere anche un gesto di sensibilità lasciare alme-no una parte dei fiori all’interno della chiesa.

Il Rito delle Esequieindicazioni

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Potremmo raccontarci molte cose, magari anche molto belle,

ma vorrei un Natale di silenzio, non per nascondermi,

non per far finta di niente,ma per far sì che la

Parola,quella vera,

quella che rivela la gloria del Signore,

possa fare breccia nei deserti dei nostri cuoriinariditi da prepotenze e

mille forme di violenza verbale.

Lasciamo che la Parolavinca sulle parole.

Così si colmeranno le valli e sarà appianata la steppa.

E anche stando in silenzio, vedrete,ci racconteremo cose bellissime:le grandi cose fatte dal Signore,

il suo amore e la sua fedeltà per noi,i tanti gesti di amore delle nostre vite.

(L.W.)

Dal primo Gennaio 2019 c’è una variazione negli orari delle S. Messe domenicali. • A Vigardolo la celebrazione Eucaristica viene anticipata alle ore 10.00.

• Inoltre durante i mesi di Luglio e Agosto vengono sospese le S. Messe del sabato sera alle ore 19.00 a Monticello e della domenica alle ore 10.30 a Cavazzale.

Orari delle S. Messe ferialigiorno mattino ore 8.30 sera ore 18.30

Lunedì Vigardolo Cavazzale

Martedì Cavazzale Monticello

Mercoledì Cavazzale Vigardolo

Giovedì Vigardolo Cavazzale

Venerdì Cavazzale Monticello

Sabato Cavazzale 8.30 > Lodi e confessioni fino alle ore 10.00

Nuovi orari delle S. Messe festive dal 1° Gennaio 2019

• Sabato Cavazzale 18.00Monticello 19.00Vigardolo 19.00

• Domenica Cavazzale 8.30Monticello 9.00Vigardolo 10.00Cavazzale 10.30Monticello 11.00Cavazzale 18.30

Recapiti dei Sacerdoti - Contatti• Canonica di Monticello Conte Otto - via Roma 60

Page 17: Nataleupmc8.com/sites/all/themes/corporateclean/mockup/...se il canto “Tu scendi dalle stelle” composto nel 1754 da s. Alfonso Maria de’ Liguori, fosse “più Natalizio”.

Lunedì 24 Dicembre:S. Messe della notte di Natale:• ore 21.00 a Cavazzale• ore 21.30 a Vigardolo • ore 22.00 a Monticello

Martedì 25 Dicembre Natale del Signore S. Messe con il consueto orario festivo

Mercoledì 26 Dicembre: Santo Stefano. Sante Messe • ore 9.00 a Monticello• ore 10.30 a Vigardolo e a Cavazzale

Lunedì 31 Dicembre: S. Messe alle ore 18.00 a Cavazzale e alle 19.00 a Vigardolo

Martedì 1 Gennaio 2018: S. Messe con in consueto orario festivo.

CONFESSIONIGiovedì 2o dicembre alle ore 20.30 a Vigardolo liturgia penitenziale e confessioni per gli adulti.Saranno presenti cinque sacerdoti.Sabato 22 Dicembre: • a Cavazzale dalle ore 9.00 alle 11.00• a Vigardolo e a Monticello dalle ore 15.00 alle 17.00• Lunedì 24 Dicembre: • ore 9.00 alle 12.00 in tutte e tre le chiese.• dalle ore 15.00 alle 18.00 in tutte e tre le chiese.