Il cane cantante - comprensivocarpinord.it · diventare un cantante professionista. E arrivò il...

26
1

Transcript of Il cane cantante - comprensivocarpinord.it · diventare un cantante professionista. E arrivò il...

1

Il cane cantante

In una giornata di inverno un cane pensava, pensava e pensava; ma sì ,pensava a un modo per imparare a cantare. Allora scappò di casa e cominciò a correre, correre e a correre. Quando si fermò, vide in un televisore la pubblicità di una scuola di canto, la cercò e la trovò. Il cane sapeva di non poter entrare, così preparò un cartello con su scritto “Vietato l’ingresso agli uomini e alle donne” e l’attaccò dopo aver staccato il cartello con su scritto “Vietato l’ingresso ai cani”. Visto che gli uomini non potevano più entrare, il cane diventò il presidente della scuola. Iniziò poi a cantare nelle discoteche, nei bar, negli studi televisivi, fino a diventare un cantante professionista. E arrivò il giorno che aveva sempre sognato, il giorno in cui incise il suo 1° disco chiamato “BAU”:fu il più venduto nel mondo! Silenzio, Davide si è addormentato … finalmente! Francesco Altimani

2

Il cane e l’ usignolo Un giorno un cane che viveva nel bosco, circondato da una natura meravigliosa, sentendo la melodiosa musica degli uccellini, rimase così incantato che volle subito imparare a cantare come loro. Il giorno dopo, di buon mattino, iniziò a provare a cantare, ma erano solo guaiti e lamentele che rimbombavano per tutto il bosco. Il cane non si scoraggiò e continuò a provare: si esercitò giorno e notte, senza mai darsi tregua, finché, sfinito, si addormentò. Al suo risveglio si trovò sopra alla pancia il suo amico usignolo. Il cane cortesemente gli chiese: ”Amico mio, ti supplico, insegnami a cantare, io ho provato senza darmi pace, ma ho fallito, ti prego, aiutami tu! “ Allora l’usignolo gli disse:” Io ti posso aiutare quanto tu mi potrai insegnare a cacciare.” Il cane, della risposta dell’usignolo fu un po’ scontento e rimase a riflettere, ma poi capì e ringraziò l’usignolo del consiglio dato. “Ognuno deve apprezzarsi così com’è, secondo la sua natura”. Monica Carretti

3

Il leone e i topi Un bel giorno d’estate tanti piccoli topolini, stavano giocando con la palla. Ma ecco, ad un certo punto, arrivò il leone “ il re della foresta “, che, come ogni mattina, faceva un giro per controllare che tutti rispettassero le sue leggi e questo disturbava molto i piccoli giocherelloni. Un pomeriggio, i topi decisero di riunirsi per parlare di questo fatto ed iniziarono a discutere. Uno di loro intervenne e disse: “Dobbiamo reagire!” Solo perché siamo più piccoli non è giusto che il grande leone ci prenda in giro. Dobbiamo reagire! “ . Tutti furono d’accordo ed escogitarono un piano. Il mattino seguente i topolini legarono gli estremi di una corda a due alberi. Il leone sbadatamente inciampò e i topolini si misero a ridere a crepapelle. Il leone si arrabbiò molto, ma ormai il suo onore era perduto. La morale è che anche i più grandi e forti possono essere messi in ridicolo dai più piccoli. Rosita Lasalvia

4

Il pappagallo e l’ippopotamo

Un giorno un pappagallo, girando per la città, si appollaiò sul davanzale di una finestra per riposarsi. La casa era abitata da due ladri. Il pappagallo, involontariamente, ascoltò il loro piano per rapinare la banca e, senza pensarci su due volte, andò a riferire tutto al direttore della banca. Il direttore lo prese in parola e chiamò la polizia. I due rapinatori furono catturati e il pappagallo ricevette in premio una scatola di biscotti. Da quel momento capì che, spifferando quello che sentiva e vedeva, avrebbe potuto guadagnarci, così tutti i giorni volava in giro per la città a spifferare ciò che sentiva. <Il pizzaiolo è una pizza!> <Il tintore si tinge i baffi!> <La sarta appena può attacca bottone!> Mano a mano iniziò a diventare antipatico a tutti, a tal punto che lo esiliarono nella giungla. Lì spiò l’ippopotamo che, essendo sicuro di non essere visto, perché si vergognava, si mise a ballare. Il pappagallo non perse tempo e raccontò il fatto a tutti quelli che incontrava: “L’ippopotamo vuole ballare! L’ippopotamo vuole ballare!” In breve lo seppero tutti gli animali della giungla e ne giunse voce anche all’ippopotamo. Questi, fingendosi gentile, chiamò a sé il pappagallo, lo prese per il collo e lo cosse in padella. Chi fa dispetti per il proprio tornaconto ne subirà le conseguenze. Dario Manicardi

5

Il topo e il gatto Un giorno, molto tempo fa, un piccolo topolino di campagna, mentre giocava a nascondino con i suoi amici, finì addosso ad un grosso gatto. Quest’ultimo si svegliò e, con uno scatto, afferrò il topolino per la coda, minacciando di mangiarselo. Il topo implorò il gatto di lasciarlo andare e il predatore, non sapendo cosa farsene di un piccolo topo, lo accontentò. Parecchi mesi dopo, il gatto, mentre giocava con un gomitolo, stava per strozzarsi .Il piccolo topo, sentendo i suoi gemiti, accorse in suo aiuto e, rosicchiando i fili con i suoi denti, lo liberò. Il topolino, dopo aver liberato il gatto, disse che non aveva dimenticato e da allora i due divennero grandi amici . L’insegnamento di questa favola è che un favore va sempre ricambiato. Francesco Sacchi

6

Come sono diventati amici un gatto e un topo Un giorno, un gatto, mentre passeggiava tranquillo in un bellissimo parco, vide un topolino sdraiato comodamente sul prato. Il gatto, allora, senza nessuna esitazione, si nascose dietro ad un cespuglio e iniziò a spiarlo. Ad un tratto, il gatto, stanco di aspettare, con un grosso balzo saltò sopra al topolino che gli disse: ”Per favore, gatto, lasciami andare! Io sono un piccolo topo, non conosco nessuno qui, se mi liberi potremo diventare amici e io inoltre ti potrei aiutare nelle situazioni di difficoltà.” Il gatto, vedendo il povero topolino così triste, si sentì in pena per lui e lo lasciò libero di andare via. Un mese dopo, per caso, il topo vide il gatto scappare davanti ad un grosso cane randagio e, pensando al favore ricevuto, decise di aiutarlo come da patto. Subito corse al ciglio della strada e si arrampicò su un grosso muretto sul quale vide dei cocci di vasi rotti, allora gli venne l’idea di lanciarli in testa al grosso cane e così fu. Alla fine il gatto, commosso dalla riconoscenza del topo, gli chiese scusa per il suo egoismo e da quel giorno diventarono ottimi amici. La morale di questa favola è che l’amicizia è sacra. Elisabetta D’Ambrosio

7

La tigre e il sorcio

C’era una tigre, che da 4 anni viveva allo zoo. Aveva provato molte volte a spaccare la sua gabbia per poi scappare, ma senza riuscirci. Un giorno il guardiano, dopo averle dato da mangiare, si dimenticò di chiudere la gabbia, così la tigre ne approfittò. Uscì dalla gabbia scavalcando il recinto e corse velocemente, inoltrandosi nella prima stradina chiusa ,piena di cassonetti e pattumiere e si mise a dormire. Si addormentò proprio davanti alla tana di un sorcio. Il sorcetto cominciò a spingere la tigre perché non riusciva a passare. La tigre si arrabbiò e con una zampata catturò il sorcio. La tigre era stanchissima, così decise di lasciarlo andare e si spostò un po’ più avanti. Nella notte un passante vide la tigre addormentata e telefonò subito allo zoo. La tigre, quando sentì la macchina nelle vicinanze, si svegliò e corse via velocemente, ruggendo. Il sorcio, che era andato a dormire da un'altra parte, udì il suo ruggito e la salvò, indicandole di seguirlo in un posto dove la macchina non poteva arrivare. La frase magica è: “Aiuta gli altri che a loro volta aiuteranno te.” Francesco Malavasi

8

La volpe e il sorcio

Un giorno una volpe molto veloce rimase impigliata nella rete dei cacciatori. Per ore e ore nessuno venne a liberarla. Dopo due giorni si fece avanti un sorcio, dicendo:”Se vuoi che ti liberi, non mi devi mangiare “. La volpe accettò la proposta del sorcio, perché non aveva alcuna altra speranza di salvarsi. Il sorcio, con i suoi denti, rosicchiò la rete e la volpe in poco tempo fu salva. Un giorno di sole il sorcio stava raccogliendo il grano per fare le provviste durante l’inverno. All’improvviso arrivò un forte vento che lo trascinò lontano, oltre il bosco. Il sorcio si sentì perduto, quando vide arrivare la volpe. Il sorcio la fermò e le chiese se lo poteva portare dall’altra parte del bosco. La volpe ricordò il favore che il sorcio in precedenza le aveva fatto, non ci pensò due volte e gli rispose di sì. In due secondi, carica del sorcio, attraversò il bosco e lo riportò a casa. La volpe e il sorcio decisero di vivere insieme felici e contenti. La morale è: ”Chi trova un amico trova un tesoro”.

Federico Carnevale

9

Uno strano destriero Nel lontano medioevo, un cavaliere di nome Luigi sconfisse un mago che aveva fatto un incantesimo al suo regno, ma il mago riuscì a vendicarsi trasformando il destriero del cavaliere in un bel gattone. Quando Luigi tornò a casa, tutti lo presero in giro per il buffo animale che cavalcava. Col passare del tempo, Luigi si affezionò al suo nuovo destriero e capì che, anche se non era molto elegante, aveva tante qualità in più: ci vedeva al buio, aveva artigli e denti affilati per arrampicarsi sugli alberi e si muoveva più agilmente. Grazie al suo nuovo “cavallo”, Luigi diventò quasi invincibile, sconfisse tutti i nemici e portò la pace nel regno. Gli abitanti smisero di prenderlo in giro e acclamarono Luigi nuovo re. Il coraggio e il buon cuore conducono a grandi cose. Dario Luppi

10

Il leopardo e la gazzella Un giorno, una gazzella, mentre stava giocando con i suoi fratelli, piombò vicino ad un leopardo che si svegliò bruscamente. Il leopardo, alla vista della gazzella impaurita, si arrabbiò molto. La gazzella chiese perdono al leopardo che la lasciò andare, dato che aveva già fatto un buon pasto. Il giorno dopo il leopardo fu preso in una trappola dai cacciatori. La gazzella, sentendo le grida del leopardo, si ricordò che il giorno prima l’aveva salvata e andò ad aiutare il malcapitato. Con le zampette aprì la trappola e così liberò il leopardo che la ringraziò molto. Questa favola ci insegna che le persone gentili sono ripagate della loro stessa gratitudine. Simone Benaglia

11

La Sirena del mare e il pesce d’acqua dolce C’ era una volta una città che possedeva l’ acquario più visitato del mondo. In quel periodo, però, le cose non stavano andando bene: ci voleva qualcosa di nuovo. Le provarono tutte, ma niente stupiva la gente. Così, un giorno, il sottomarino dell’ acquario si precipitò nei fondali del mare per trovare un nuovo esemplare … e lo trovò! Trovò una Sirena che si era offerta di stare nell’acquario per un po’, fino a che le cose non si rimettessero a posto. Così tolsero un pesce d’acqua dolce e al suo posto andò la Sirena. La gente, curiosa, ricominciò a visitare l’ acquario. La Sirena però si accorse che non era quello il suo posto, rinchiusa in una vasca d’ acqua dolce a fare acrobazie con la coda. Neppure il pesciolone stava bene, non era quello il suo ambiente. Allora si decise di rimettere le cose come prima, la Sirena in mare e il pesciolone nell’acquario. Così il pesciolone e la Sirena poterono tornare alla loro vita di sempre. I visitatori, avendo compreso la situazione, impararono a rispettare i loro amici acquatici e ora affluivano più numerosi di prima. Martina Bompani

12

Ippo… grande ballerino Un soleggiato mattino africano un giovane ippopotamo di nome Ippo si svegliò con un’ idea geniale:“ Voglio diventare ballerino “. La mamma lo chiamò per fare colazione. Subito quello prese a mangiare ingozzandosi, perché non aveva tempo da perdere. La mamma lo informò che erano le 10:50. Ippo subito corse in camera sua e prese la giacca, il portafoglio e le scarpine nuove, fatte di foglie di banano intrecciate e poi ingegnosamente chiese a suo padre, il signor Ippopotamo, di accompagnarlo in biblioteca. Giunto a destinazione, Ippo girò l’ angolo ed entrò nella scuola di ballo: ” On dance”. Dopo essersi iscritto al corso, la campanella suonò e Ippo sfrecciò negli spogliatoi per indossare le scarpine di foglie di banano intrecciate. Entrato nella grande sala. vide la signora Babbuino, la maestra, e le sue compagne di ballo: la Giraffa, la Zebra, la Leonessa. Ippo si mise in mostra saltellando e ballando davanti a tutti. C’era però un inconveniente, “il suo peso”: alla fine della prima lezione tutti avevano il mal di mare a causa delle vibrazioni che producevano i suoi “aggraziati saltelli”. Alla seconda lezione, lo promossero a pieni voti per evitare che crollasse la scuola. Felice più che mai, Ippo tornò a casa e raccontò tutto ai suoi. Da quel giorno Ippo cominciò a ballare e a viaggiare per il mondo con grande successo. Avete capito? Chi fa da sé fa per tre. Riccardo Guidetti

13

I cigni di Mamma Anitra

Un giorno Mamma Anitra depose un uovo . Cercando un posto per covare al sicuro, trovò un nido abbandonato con quattro grandi uova. L’anitra le prese con sé, ma non sapeva che uova fossero. Venne il giorno in cui le uova si schiusero e solo l’anatroccolo uscito dall’uovo che aveva deposto l’anitra era bello, forte e colorato, con le piume verdi, mentre gli altri erano grossi e grigiastri. L’anitra, qualche tempo dopo,nuotando nello stagno,incontrò una mamma cigno con i suoi piccoli e, guardandoli bene, si accorse che le uova che aveva trovato erano di cigno. A Mamma Anitra, però, non importava nulla, perché li aveva allevati come propri “figli”,anzi come propri anatroccoli, e i piccoli erano contenti di rimanere con Mamma Anitra. Così vissero felici e contenti. Sara Lugli

14

Il cane cercatore e il gatto aiutante Un cane, mentre stava giocando, decise di andare a seppellire un osso, fece un buco e lì trovò la mappa di un tesoro.Il cane, deciso a partire per cercare il tesoro, si preparò lo zaino e vi mise dentro mappa, croccantini, acqua, ossi e bussola. Finalmente partì. Ad un certo punto trovò il bosco: si inoltrò ma si perse, tirò fuori la bussola, ma la bussola era impazzita. Il cane sentì una voce che diceva: “Ti sei perso?” Il cane seguì la voce e trovò un gatto. I due si misero a parlare: il cane gli raccontò che si era perso, allora il gatto lo aiutò a ritornare a casa. Il cane e il gatto divennero amici per la pelle. A questo punto al cane non interessava più la mappa e la buttò via. Questa favola insegna che chi trova un amico trova un tesoro. Lorenzo Rossetto

15

Il pappagallo C’è un volta un pappagallo che spifferava tutto quello che sentiva e vedeva. Una bella sera a casa dei padroni sentì parlare male di una signora. Il pappagallo, da furbo, ascoltò tutto e, dopo aver ascoltato, svolazzò subito fuori dalla finestra per raccontare quello che avevano detto i suoi padroni. La signora scolorì dalla rabbia e iniziò a parlar male dei padroni del pappagallo a tutto il paese. In breve il pappagallo mise lo scompiglio tra la gente, tanto che un giorno si riunirono tutti gli abitanti del paese per votare se tenere il pappagallo o portarlo via, nella lontana savana. I paesani decisero di portarlo via il giorno stesso. Lo portarono nella lontana savana, ma anche il pappagallo continuò a farsi sentire. Le malelingue sono dure a morire… Alessandro Viperino

16

Un pinguino speciale Un giorno un pinguino, stufo di vivere tra gli iceberg così freddi, decise di partire. Così prese il gommone e cominciò a remare. Dopo tre ore vide un isolotto deserto. Arrivato , sentì che c’era molto caldo e prese la decisione di rimanere. Col passare dei giorni, il pinguino si organizza per dormire e mangiare e passa le sue giornate a prendere il sole, attorniato dai gabbiani. Voi direte: “ Un pinguino che prende il sole ? ” Si, avete capito bene, lui è speciale. Un giorno, però, preso dalla tristezza, decise che non poteva più restare sempre solo, così si rimette sul gommone e ritorna nel suo mondo tra i ghiacci, per trovare una compagna. Dopo tanto cercare, ecco una bella pinguina che lo guarda. Lui si avvicina e le chiede: “Vuoi venire a vivere con me?” E lei rispose: “Ovunque tu vorrai”. Il giorno dopo partirono, tornarono sull’ isolotto dove vissero felici, attorniati da tanti pinguini tutti bravissimi a costruire castelli di sabbia. In compagnia la vita è più bella.

Italo Finno

17

La Volpe e il Lupo (riscrivo la favola di Renard) Un lupo, passeggiando tra il freddo, vide una volpe carica di anguille e le disse: ”Dammi subito quelle anguille che da parecchio mi fanno gola “. La volpe rispose :” Queste belle anguille non sono degne di te. Io le ho trascinate tra acque sporche e fangose, ma posso dirti dove trovare anguille freschissime e abbondanti. Vedi quei pescatori che hanno appena finito di pescare? In quel carro hanno con sé moltissime anguille, vai subito e ascolta i miei consigli! Devi fare finta di essere morto, loro ti vedranno e ti metteranno nel carro, cosi potrai riempire la pancia.” Il lupo, con la lingua di fuori, andò, e fece finta di essere morto. I pescatori lo videro e dissero:”Controlliamo se è morto. Non vogliamo che ci faccia lo scherzo della vecchia volpe.” Così i pescatori cominciarono a bastonarlo. Il lupo si lasciò sfuggire un lamento. “E’ vivo ! E’ vivo, facciamo la festa a questa bestia”, dissero i pescatori. Il lupo riuscì a scappare nel bosco e non sapeva se gli facevano più male le bastonate o la fame. Usman Malik

18

Il pesciolino Franco e lo squalo Salvio

Un bel giorno il pesciolino Franco andò a caccia di pesci. Incontrò invece lo squalo Salvio che, molto triste, chiese al pesciolino Franco se andava a pescare anche per lui. Il pesciolino Franco andò e gli portò quel che era riuscito a prendere, ma lo squalo Salvio si arrabbiò, perché per lui erano troppo pochi. Così decise di combattere:dopo qualche colpo, lo squalo si arrese e il pesciolino vinse. Lo squalo divenne ancor più triste,perché nessuno aveva più paura di lui, e stava sempre solo. Così decise di fare amicizia con il pesciolino Franco. Dopo qualche giorno era il compleanno dello squalo che, non sapendo chi invitare, invitò soltanto il suo amico Franco. Ma Franco gli fece un regalo da amico:chiese a tutti i pesciolini del mare di andare alla festa dello squalo Salvio. All’ora della festa il pesciolino arrivò, ma lo squalo lo vide senza regalo. Il pesciolino gli disse che gli aveva fatto un regalo da amicoe così uscirono tutti i pesciolini: uno portava la torta, altri i regali. Lo squalo fu molto felice e disse che solo lui aveva un amico vero. E questo fu il regalo più bello. Erica Castagna

19

Il topo e l’orso Un topo di foresta stava andando a scuola, ma nel suo cammino s’imbattè in un orso gigantesco che gli bloccò la strada. “Dove vuoi andare, piccola pulce ignorante?” chiese l’orso. “Intanto, non sono una pulce e se in questa foresta c’è un ignorante, beh, quello sei tu, comunque sto andando a scuola”. “Tu a scuola?”, disse l’orso, ”Ma non farmi ridere!” E il topo: ”Allora, dimmi quanto fa 6+2”. “Sei più due, sei più due…quattro!” “Sbagliato! Sei più due fa otto”, disse con aria trionfante il topo, ”e poi vieni a dirmi ignorante? L’ignorante sei tu, tu e solo tu, in questa foresta”. L’orso rimase lì impalato. “Allora, ti sposti che devo andare a scuola?” L’orso obbedì. A volte gli ignoranti altolocati giudicano gli altri come tali, ma poi le accuse ricadono su di loro. Simone Zonno

20

Un cane che voleva diventare cantante Un cane di nome Alberto, passeggiando per le vie di una città, vide un cartello con scritto: “Si cerca cantante per un’opera”. Alberto entrò e vide una scrivania e dietro c’era il regista di nome Luigi insieme al suo amico Flippy. Flippy non parlava quasi, perché teneva alla sua voce più di un tesoro. Alberto incominciò a cantare, ma fece un acuto troppo alto e Luigi, arrabbiatissimo, lo mandò via. Poi toccò a Flippy. Luigi gli chiese di fare un pezzo dell’opera di Beethowen: fu così bravo che Luigi, tra le lacrime , lo prese a occhi chiusi. Flippy chiamò tutti i suoi amici per avvisarli della buona notizia : l’avevano preso a cantare dal vivo! Arrivò la sera del concerto, tutti i suoi amici ed Alberto si recarono a teatro. Nel sentire le note così dolci, Alberto si commosse e piangeva così forte che sembrava una sirena. Alberto e i suoi amici ritornarono a casa, felici di avere passato una serata indimenticabile. Alberto non pensò più di fare il cantante… il canto non era per lui. “Beh, pazienza, farò qualcos’ altro,verrà presto anche il mio momento!” ,concluse Alberto tra sé e sé e si addormentò beato. Giorgia Pirondini

21

La lepre e il leone Una lepre piccola e veloce che si chiamava Rino viveva con i suoi genitori e altre famiglie di lepri in un piccolo campo ai margini della foresta. Un giorno, dopo aver mangiato, le altre lepri si erano addormentate sotto a un grande albero, ma a Rino non piaceva dormire nel bel mezzo della giornata. Allora, in punta di zampe, facendo attenzione a non calpestare i rami, cominciò ad allontanarsi dal suo branco, finchè non arrivò nel territorio dei feroci e grandi leoni. Rino, incuriosito dal rumore dei leoni che russavano (anche loro stavano dormendo), si avvicinò. Appena vide che sotto al suo nasino c’era un leone, dalla paura corse più veloce che potè, ma fece rumore e allora il leone si svegliò e cominciò a inseguirlo. Correndo, Rino vide un grande tronco cavo al centro e ci si infilò profondamente. Il leone, inseguendo la piccola lepre, si incastrò nel tronco, mentre Rino fuggì dall’ altra parte e si mise in salvo. L’insegnamento di questa favola è che alcune volte la curiosità può essere pericolosa. Alì Raza

22

Il leone e il povero topo C’era una volta un povero topo, nato in una famiglia sfortunata. Viveva nel deserto assieme ad altri topi dalla pancia sempre vuota. Un giorno i genitori dei topolini decisero di andare nel bel mezzo della giungla a far provviste, ma non fecero ritorno. Allora il piccolo topo decise di andare a vedere cosa fosse successo. Di buon mattino si incamminò e trovò dei “giganti”. Davanti a lui c’ era una grande porta che era riservata ai leoni più forti, ma, poiché il piccolo non sapeva leggere, entrò. Vide poi una grande gabbia dove c’erano due leoni che avevano lanciato una sfida: il vincitore si sarebbe preso un ricco pasto. Il topo entrò nell’arena. Il grande leone disse: ”Mmh, buono, adoro l’ antipasto di topi crudi!” Ed iniziarono a combattere. Il leone si muoveva con estrema velocità e il topo? …… “dov’ è andato il topo?” Era proprio sotto di lui. Il topo corse “a zampe levate” verso la gabbia mentre nell’ inseguimento il leone si schiantò contro la gabbia e svenne. Uno, due, tre… il premio è aggiudicato al topo e tutti i leoni restarono a bocca aperta. Così il topo tornò a casa, da eroe. I genitori che erano stati imprigionati dai leoni furono liberati e poterono riabbracciare i propri figli. La morale di questa storia è che anche i più piccoli e indifesi possono diventare forti nelle avversità. Sara Zakaria

23

Il pappagallo parlante

Il pappagallo Pippo aveva la pessima abitudine di raccontare a tutti tutto quello che sentiva in giro. Un giorno un’anziana signora comprò per il suo nipotino Ugo questo famosissimo pappagallo. Ugo, contento del regalo della nonna, lo mise nella sua cameretta. Passarono i giorni e Ugo si confidò con il suo pappagallo dicendo: “Sai, Pippo, a me a scuola piace una bambina di nome Valentina”. Il pappagallo Pippo uscì di casa e disse a tutti : “Al mio padroncino Ugo piace un bambina di nome Valentina.” Scese la sera e il pappagallo tornò. Ugo era furioso. Il pappagallo continuò a spifferare le cose di tutti, di Ugo, della mamma, della sorella e del papà. Ugo decise così di riportarlo dove l’avevano preso. Cose dette, che non vanno dette, portano male.

Virginia Pirondini

24

Briciola e Titti Un giorno un signore di nome Raffaele, passò davanti a un negozio di animali e vide un pappagallo col becco azzurro, entrò, lo comprò e lo portò a casa. Raffaele disse : “ Ora ti devo dare un nome, ti chiamerò London”. Il pappagallo rispose: ” Io non voglio chiamarmi Londra“. Raffaele disse:” Allora, come ti vuoi chiamare? “ E quello:“Briciola”. “Va bene, ti chiamerò Briciola “, disse il padrone e se ne andò, ma si era dimenticato la finestra aperta del bagno. Il pappagallo si mise davanti alla finestra, ma era un curiosone: si buttò giù, aprì le ali e cominciò a girare per tutta la città. Quando stava per ritornare a casa, incontrò un pappagallo femmina di nome Titti, colorata e col becco rosa. I due si presentarono e Briciola portò Titti a casa sua. Dopo qualche tempo Titti e Briciola avevano fatto dodici pappagallini. Raffaele Sbordone

25

Il drago e la pulce C’era una volta, in una valle piena di cascate, un forte drago sputafuoco che si lamentava, perché una pulce fastidiosa gli faceva il solletico sulla schiena. Un giorno il drago decise di scendere a patti con quell’ intrusa, perché lo lasciasse di tanto in tanto un po’ in pace . La pulce rispose, con una voce acuta e sottile, che era d’accordo. Il drago ricordò alla pulce che comunque non doveva sottovalutarlo, perché era sempre lui il più forte. Con il passare del tempo la pulce” prese in simpatia “ il drago e gli si affezionò sinceramente. Un giorno nella valle vennero degli uomini a cercare il drago per ucciderlo. Allora la pulce, coraggiosa, andò dai cacciatori e, quando venne a conoscere i loro piani, si gonfiò e gonfiò fino a diventare enorme per l’ira. Così li sconfisse tutti, dal primo all’ ultimo. Da allora il drago e la pulce divennero “amici per la pelle”. Matteo Paolucci

26