Il bambino in famiglia

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Il bambino in famiglia

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Il bambino in famiglia. PREMESSA I LIVELLI DI ANALISI. LIVELLO PERSONALE : è l’insieme delle credenze e, quindi, degli stereotipi e dei pregiudizi di ogni singolo componente della famiglia. - PowerPoint PPT Presentation

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Il bambino in famiglia

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PREMESSA

I LIVELLI DI ANALISI LIVELLO PERSONALE: è l’insieme delle credenze e, quindi, degli stereotipi e dei pregiudizi di ogni singolo componente della famiglia.

LIVELLO FAMILIARE: è l’insieme delle credenze, degli stereotipi, che sviluppa al suo interno un sistema familiare. Attraverso la comunicazione, i membri di una famiglia si scambiano informazioni ma negoziano anche significati, ruoli, identità individuali e collettive. La famiglia diventa, dunque, un contesto che dà senso all’esperienza individuale.

LIVELLO SOCIALE: una famiglia è parte di una comunità con la quale condivide sistemi di credenze, stereotipi; tali aspetti concorrono alla determinazione delle dinamiche familiari.

 

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L’immagine che una famiglia ha di se stessa, del mondo e della propria posizione in esso

non è indipendente dai valori socialmente condivisi rispetto a cosa la famiglia sia o debba essere e quindi ai ruoli

dei suoi membri.

Inoltre i membri di tale famiglia sviluppano le loro stesse credenze “assorbendo”, fin dalla

nascita, quelle familiari.

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I MITI DELLE FAMIGLIE

Il mito familiare è composto da tutte le credenze condivise dai membri della famiglia; tali credenze assumono il carattere di “mito”

proprio perché non vengono mai messe in discussione.

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ESEMPI DI MITI mito dell’armonia: la famiglia deve essere modello “Mulino bianco” mito della pseudomutualità: in una buona famiglia i membri non litigano mai e sono sempre d’accordo mito del capro espiatorio familiare: tutti i problemi sono dovuto a uno dei componenti della famiglia mito dell’unità: tutte le persone estranee alla famiglia sono potenziali nemici mito della trasparenza: noi, nella nostra famiglia, ci diciamo sempre tutto…

conseguenze…

 

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E GLI STEREOTIPI DI GENERE?

Allo stesso modo delle altre credenze, le differenze di genere

sono evocate, create, mantenute e trasformate giorno per giorno dalle interazioni familiari (in

un’ottica di sistema).

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Il sesso del bambino attiva nei genitori aspettative legate alle

credenze socialmente condivise circa l’essere maschio o femmina.

Quindi, così come nell’intreccio fra sociale, familiare e

individuale le differenze di genere sono prodotte e riprodotte,

è nello stesso intreccio che si trasformano.

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Il maltrattamento del bambino

Conseguenze fisiche e psicologiche

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PREMESSA

L’ATTACCAMENTOBowlby (1909-1990)

-L’attaccamento è il profondo legame che si instaura tra il bambino e il caregiver (non è detto che sia la mamma!)

-Si sviluppa nei primi 2 anni di vita

-E’ la propensione a cercare la vicinanza protettiva del caregiver quando si è vulnerabili ai pericoli ambientali per

fatica, dolore, impotenza e malattia

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Stili di attaccamentoATTACCAMENTO SICURO MADRE: sensibile alle richieste e ai segnali di disagio del bambinoBAMBINO: equilibrio tra vicinanza e separazione; pianto consolabile, sicurezza interne e fiducia

ATTACCAMENTO INSICURO- EVITANTEMADRE: insensibile ai segnali del bambino e rifiutante sul piano del contatto fisicoBAMBINO: non ha fiducia in una risposta adeguata da parte della madre, distacco, evitamento del contatto, eccesso di autonomia, indifferenza alla separazione

ATTACCAMENTO INSICURO ANSIOSO-AMBIVALENTEMADRE: imprevedibile nelle risposte, dettate più dai suoi bisogni che dal disagio del bambinoBAMBINO: incerto rispetto alla disponibilità materna, non riesce ad utilizzarla come base sicura e ne è assorbito completamente. Forte disagio alla separazione, pianto inconsolabile

ATTACCAMENTO DISORGANIZZATO MADRE: potenzialmente disponibile, non evidente rifiuto, spaventosa, BAMBINO: non dispone di strategie stabili, comportamenti contraddittori, azioni mai dirette, stereotipate,congelamento, immobilità , disorientamento.

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Grazie a questo legame il bambino si costruisce delle rappresentazioni

1) della figura di attaccamento2) di se stesso3) del mondo circostante

Che variano a seconda -dello stile di attaccamento con il caregiver-di altre figure di riferimento (nonni, insegnanti, parenti)-di esperienze concrete vissute (positive/negative)

VIDEO STILL FACE EXPERIMENT

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Cosa accade quando il nostro bambino diventa adulto?

ATTACCAMENTO SICURO: SE’: degno di essere amato e aiutatoALTRO: presente, vicino.

INSICURO EVITANTE:SE’: poco amabile, non può chiedere aiutoALTRO: distante, non disponibile a fornire aiuto, freddo, ostile.

INSICURO ANSIOSO-AMBIVALENTESE’: oggetto da controllare, mantenimento della relazione a carico suoALTRO: oggetto manipolabile e controllabile

DISORGANIZZATO SE’: accettabile/vittima, pericoloso, mostruoso, salvatore onnipotente, incapace ALTRO: misteriosamente minaccioso, debole/indifeso-malvagio/oppressore

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Tuttavia…Non è necessariamente ciò che è accaduto

nell’infanzia di un ipotetico genitore che determina la sua capacità o incapacità di

fornire una base sicura al figlio, ma piuttosto l’esperienza che esso ha tratto da quegli

avvenimenti.La trasformazione dell’insicurezza presente in

una generazione in sicurezza nella generazione successiva, implica un cambiamento nella

rappresentazione mentale di sé e degli altri.

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COME? cambiamento nel tempo delle stesse relazioni precoci esperienze ripetute in altri relazioni che non confermano il modello precedente ( es. relazioni con altri genitori, o con insegnanti) esperienze particolarmente forti entro una relazione( es. amicale o d’amore)

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Impossibile definire quadri specifici di reazioni e di disagi dei bambini in relazione a singole tipologie di violenza

Perché?-compresenza di alcune tipologie di violenza-differenze individuali-imprevedibilità delle esperienze vissute

Si farà una sintesi dei risultati più significativi nella letteratura e una classificazione utile dal punto di

vista didattico.

FORME DI VIOLENZA E CONSEGUENZE FISICHE E PSICOLOGICHE

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Trasversale a tutte le atre tipologie di violenza

Reiterazione di comportamenti che convogliano l’idea che vale poco, non è amato, non è desiderato; presenza di biasimo protratto, isolamento forzato, critiche, disparità,

minacce verbali, preferenze verso i fratelli.

AREE COMPROMESSE E CONSEGUENZE Enuresi

EncopresiDisturbi dell’alimentazione

Mancanza di fiducia negli altriInstabilità emozionale

AttaccamentoAdattamento e competenze sociali

Problemi comportamentaliAbilità cognitive e problem solving

Apprendimento scolastico

MALTRATTAMENTO PSICOLOGICO

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Forma di maltrattamento più facilmente individuabile e riconoscibile

Comprende un range di comportamenti fisicamente aggressivi che va dallo schiaffo fino alla morte della vittima

AREE COMPROMESSE e CONSEGUENZEDeficit neurologici e cognitivi nello sviluppo dell’intelligenza e del linguaggio

Legame di attaccamento insicuro

Disturbi nella socialità

Sintomi post-traumatici (memorie intrusive, comportamenti ripetitivi)

Bassa stima di sé

Comportamenti autolesionisti

Comportamenti aggressivi

MALTRATTAMENTO FISICO

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TRASCURATEZZA

Omissione di cure e indifferenza da parte del caregiver.

Può distinguersi in:

Trascuratezza emozionale

Trascuratezza fisica

Trascuratezza medico-sanitaria

Trascuratezza educativa

Nei casi estremi può portare alla morte del bambino

AREE COMPROMESSE E CONSEGUENZELegame di attaccamento (la maggior parte evitante)

Problemi scolastici e dell’apprendimento

Problemi sociali ed emozionali

Tendenza all’isolamento

Ritardi e difficoltà nello sviluppo del linguaggio

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IPERCURA

Al polo opposto rispetto alla trascuratezza

In alcuni casi può portare alla morte del bambino

Può essere così declinata

Sindrome di Munchausen per procura: un genitore induce una malattia al figlio

Chemical abuse: vengono iniettati o fatti ingerire metalli pesanti

Medical Shopping: genitori si rivolgono a numerosi medici per avere delle rassicurazioni nonostante il figlio sia sano

AREE COMPROMESSE E CONSEGUENZE

Danni ad organi interni

Assenza di relazioni sociali

Incubi notturni

Difficoltà nell’apprendimento

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ABUSO SESSUALE

Si presenta sempre associato ad altre tipologie di violenza

E’ la forma più grave e pericolosa per la salute psichica del bambino a breve e a lungo termine

AREE COMPROMESSESfera sessuale

Sfera cognitiva

Sfera emotiva

Sintomi post traumatici da stress (paura, ansia, problemi di attenzione e concentrazione)

Ridotta socialità

Tendenza all’isolamento

Mancanza di fiducia nell’adulto

Sintomi depressivi e autolesionistici

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LA SEPARAZIONE GENITORIALE

La ricerca scientifica ha focalizzato l’attenzione alla valutazione degli aspetti psicologici e traumatici dei figli di genitori separati.

I dati di uno studio longitudinale (Cigoli, Gullotta, Santi 1997) mostrano che bambini di differente età possono manifestare problematiche diverse

2-3 anni: regressioni comportamentali, eccessiva richiesta di attenzioni, disturbi del sonno, dell’alimentazione, difficoltà nello svolgimento di attività già apprese.3-6 anni: aumento dei comportamenti aggressivi, rabbia agita su di sé e sugli altri, 7-10 anni: sentimenti di tristezza, dolore, sintomi psicosomatici.

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VIOLENZA ASSISTITA

Gli atti di violenza perpetrati da un genitore verso l’altro a cui il bambino assiste quotidianamente

Produce gli stessi danni psicologici di una violenza diretta

Effetti duraturi anche se vi è la cessazione degli episodi violenti

AREE COMPROMESSE E CONSEGUENZE

Sintomi post traumatici da stress

Difficoltà emotivo-relazionali (aggressività, ansia, sintomi depressivi)

Bassa autostima

Capacità verbali

Legame di attaccamento

Maladattamento in età adulta

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I bambini e le bambine maltrattati e che sono vittime di violenza assistita hanno più probabilità, da adulti, di reiterare

gli stessi comportamenti dei loro genitori?

PERCHE’?APPRENDIMENTO VICARIO O OSSERVATIVO

Apprendimento di comportamenti che avviene tramite l’osservazione e l’imitazione del modello.

Fondamentale risulta l’identificazione con il modello

Il bambino arriverà a considerare il comportamento violento come unica modalità relazionale e di risoluzione dei conflitti

DIFFERENZE DI GENERE

Maschio modello del padre violento, donna come oggetto da sottomettere

Femmina modello madre come donna sottomessa e passiva.

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QUANDO IL BAMBINO RACCONTA

COSA NON FARE•Avere reazioni eccessive quando il bambino rivela il maltrattamento, in quanto il piccolo richiede il sostegno dell’adulto

•Forzare il bambino a parlare (fare il terzo grado)

•Confrontare il maltrattatore con le dichiarazioni del bambino

•Criticare il comportamento del bambino o colpevolizzarlo

•Non mostrare rabbia, perché potrebbe essere interpretata erroneamente.

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QUANDO IL BAMBINO RACCONTA

COSA FARE

•Ascoltare il bambino

•Credere alle sue parole

•Dare messaggi positivi al bambino per il fatto che ha trovato il coraggio di rivelare cosa è accaduto

•Segnalare immediatamente il fatto

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QUANDO IL BAMBINO RACCONTA

Che emozioni e sensazioni vi suscita?