II II borghese stregato - Masaryk University

5
II II borghese stregato Giuseppe Gaspari, commerciante in cereali, di 44 anni, rivd un giorno d'estate al pacse di montagna dove sua moglie e le bambine crano in villcggiatura. Appcna giun- 5 dopo colazione, quasi tutti gli altri cssendo andati a dormire, egli usci da solo a fare una passeggiata. Incamminatosi per una ripida mulatticra che saliva alia montagna, si guardava intorno a osservare il paesaggio. Ma, nonostante il sole, provava un senso di delusione. Ave- va sperato che il posto fosse in una romantica valle con boschi di pini e di larici, recinta da grandi pared. Era in- vece una valle di prealpi, chiusa da cime tozze, a panettone, che parevano desolate e torve. Un posto da cacciatori, pen- s6 il Gaspari, rimpiangendo di non esser potuto mai vi- vere, neppure per pochi giorni, in una di quelle valli, im- rnagini di felicita umana, sovrastate da fantastiche rupi, dove candidi alberghi a forma di castello stanno alia soglia di foreste antiche, cariche di leggende. E con amarezza con- sidcrava come tutta la sua vita fosse stata cosi: niente in fondo gli era mancato ma ogni cosa sempre inferiore al desiderio, una via di mezzo che spcgneva il bisogno, mai gli aveva dato piena gioia. Intanto era salito un buon tratto e, voltatosi indietro, stupi di vedere il paese, Falbergo, il campo da tennis, gia cosi piccoli e lontani. Stava per riprendere il cammino quando, di la di un basso costone, udi alcune voci. Per curiosita lasci& allora la mulattiera e, facendosi strada tta i cespugli, raggiunse la schiena della ripa. La dietro, 163

Transcript of II II borghese stregato - Masaryk University

IIII borghese stregato

Giuseppe Gaspari, commerciante in cereali, di 44 anni,rivd un giorno d'estate al pacse di montagna dove sua

moglie e le bambine crano in villcggiatura. Appcna giun-5 dopo colazione, quasi tutti gli altri cssendo andati a

dormire, egli usci da solo a fare una passeggiata.Incamminatosi per una ripida mulatticra che saliva alia

montagna, si guardava intorno a osservare il paesaggio.Ma, nonostante il sole, provava un senso di delusione. Ave-va sperato che il posto fosse in una romantica valle conboschi di pini e di larici, recinta da grandi pared. Era in-vece una valle di prealpi, chiusa da cime tozze, a panettone,che parevano desolate e torve. Un posto da cacciatori, pen-s6 il Gaspari, rimpiangendo di non esser potuto mai vi-vere, neppure per pochi giorni, in una di quelle valli, im-rnagini di felicita umana, sovrastate da fantastiche rupi,dove candidi alberghi a forma di castello stanno alia sogliadi foreste antiche, cariche di leggende. E con amarezza con-sidcrava come tutta la sua vita fosse stata cosi: niente infondo gli era mancato ma ogni cosa sempre inferiore aldesiderio, una via di mezzo che spcgneva il bisogno, maigli aveva dato piena gioia.

Intanto era salito un buon tratto e, voltatosi indietro,stupi di vedere il paese, Falbergo, il campo da tennis, giacosi piccoli e lontani. Stava per riprendere il camminoquando, di la di un basso costone, udi alcune voci.

Per curiosita lasci& allora la mulattiera e, facendosi stradatta i cespugli, raggiunse la schiena della ripa. La dietro,

163

sottratto agli sguardi di chi seguiva la via nor male, siun selvatico valloncello, dai fianchi di terra rossa r' J-**crollanti. Qua e la un macigno che affiorava, un c C

glietto, i resti secchi di un albero. Una cinquantina dipiu in alto il canalonc picgava a sinistra, addentrando 'fianco della montagna. Un posto da vipere, rovent Asole, stranamente misterioso.

A quella vista egli ebbe una gioia; e non sapeva neanchlui il pcrche. Il valloncello non presentava speciale bellezzaTuttavia gli aveva ridcstato una quantita di sentimenti for-tissimi, quali da molti anni non provava; come se quellripe crollanti, quella abbandonata fossa che si perdeva chissiverso quali segreti, le piccole frane bisbiglianti giu dallearse prode, egli le riconoscesse. Tanti anni fa le aveva in-traviste, e quante volte, e che ore stupende erano state'propriamcnte cosi erano le magiche terrc dei sogni e delleawenture, vagheggiate nel tempo in cui tutto si potevaspcrare.

Ma, proprio sotto, dietro a un'ingenua sicpe di palettie di rovi, cinque ragazzetti stavano confabulando. Semi-nudi e con strani berretti, fasce, cinture, a simulare vestiesotiche o piratesche. Uno aveva un fucile a molla, diquelli che lanciano un bastoncino, ed era il piu grande, suiquattordici anni. Gli altri erano armati di archetti fatti conrami di nocciuolo; da frecce servivano piccoli uncini dilegno ricavati dalla biforcazione di ramoscelli.

« Scnti» diceva il piii grande, che portava alia fronte trepenne. « Non me ne importa niente... a Sisto io non cipenso, a Sisto penserai tu e Gino, in due ce la farete, spero.Basta che facciamo piano, vedrai che li prendiamo di sor-presa.»

II Gaspari, ascoltando i loro discorsi, capi che giocavanoai selvaggi o alia guerra: i nemici erano piu avanti, asser-

1'ati in un ipotetico fortilizio, e Sisto era il loro capo,'ii in gamba e temibile. Per impossessarsi del forte i

• ue si sarebbero serviti di un'asse, che avevano appuntoloro, lunga circa tre metri; la quale servisse da passe-

lla da una sPon(^a all'altra di un fosso o spaccatura (ilGaspari non aveva ben capito) alle spalle del covo nemico.Due sarebbero andati su per il fondo del vallone, simulando

attacco di fronte; gli altri tre alle spalle, valendosi della

tavola.In qucl mentre uno dei cinque vide, fermo sul ciglio del

vallone, il Gaspari, quell'uomo anziano, dalla testa presso-che calva, la fronte altissima, gli occhi chiari e benevoli.«Guarda la» disse ai compagni, che improwisamente sitacquero, guardando 1'estraneo con diffidenza.

i Buongiorno» disse Giuseppe, in lietissima disposizionedi spirito. * Stavo a guardarvi... e cosi, quando andate al-I'assalto?»

Ai bambini piacque che 1'ignoto signore, anzichc sgri-darli, quasi li incoraggiasse. Per6 tacquero intimiditi.

Una ridicola cosa venne allora in mente a Giuseppe.5alz6 giu per il valloncello e, affondando i piedi nelleghiaie sotto di lui frananti, discese a salti verso i ragazzi;i quali si alzarono in piedi. Ma lui disse loro:

«Mi volete con voie Porter6 la tavola, per voi e troppopesante.»

I ragazzi sorrisero leggermente. Che cosa voleva quellosconosciuto che mai si era visto nci dintorni; Poi, vedendola sua faccia simpatica, presero a considerarlo con indul-genza.

* Ma guarda che lassii c'e Sisto » gli disse il piii piccolo,per vedere se si spaventava.

«Ma e cosi terribile Sisto;»* Lui vince sempre» rispose il bambino. «Mette le dita

165

in faccia, sembra che voglia cavare gli occhi. £ catt-lui...» °*

«Cattivo> Vedrai chc lo prenderemo lo stesso!» fe -iGaspari divertito.

Cosi mossero. Il Gaspari, aiutato da un alrro, sollevft1*che pesava molto di piii di quanto non avesse pensato P •risalirono il canalone, su per i macigni del fondo. I bamb' 'lo guardavano meravigliati. Curioso: non c'era ombra d'compatimento in lui, come negli altri uomini erandiquando si degnano di giocare. Pareva proprio facessesul serio.

Finche giunsero al punto dove il valloncello svoltava. Ivisi fermarono e appiattandosi dietro ai sassi sporsero lenta-mente il capo a osservare. Anche Gaspari fece lo stesso,lungo disteso sulle ghiaie, senza preoccuparsi del vestito.

Vide allora la rimanente parte del canalone, ancora piiisingolare e selvaggia. Coni di terra rossa che parevano fra-gilissimi si alzavano attorno, accavallandosi a circo, comeguglie di una cattedrale morta. Essi avevano una vaga einquietante espressione, quasi da secoli fossero rimasti la,immobili, allo scopo di aspettare qualcuno. E in cinia alpiu alto di essi, che si ergeva nel punto superiore del val-loncello, si vedeva una specie di muricciolo di sassi, e trequaitro teste che spuntavano.

«Eccoli lassu, li vedi>» gli bisbiglio uno dei cinque.Lui fece cenno di si; ed era perplesso. Breve era lo spazio

metricamente considerate. Tuttavia per qualche istante egllsi chiese come avrebbero fatto ad arrivare lassu, a quellalontanissima rupe sospesa tra le voragini. Sarebbero giuntiprima di sera? Ma fu impressione di pochi istanti. Che cosagli era mai passato per la mente; Ma se era questione diun centinaio di metri!

Due dei ragazzi rimasero fermi ad aspettare. Si sarebberfatti avanti solo al momento opportune. Gli altri, col

166

i si inerpicarono da un lato, per raggiungere il ciglioy vallone, badando a non farsi vedere.

Adagio. non niuovere sassi * raccomandava a bassa voce1 GasPari' P*u ans'oso degli altri circa 1'csito deH'impresa.«Coraggio. tra poco ci siamo.»

oagffiunsero il ciglione, discesero per qualche metro invalloncello laterale, del tutto insignificante. Quindi ri-

oresero la salita; portandosi dietro la tavola.Il piano era ben calcolato. Quando si riaffacciarono al

vallone, il "fortino" dei selvaggi comparve a una decinadi metri da loro, un poco piu sotto. Ora bisognava scen-dere in mezzo ai cespugli e gettare la tavola sopra unastretta spaccatura. I nemici erano placidamente seduti e traessi spiccava Sisto, con una specie di criniera in testa; unamaschera gialliccia di cartone, intenzionalmente mostruosa,gli nascondeva meta faccia. (Ma intanto una nuvola era ca-lata sopra di loro, il sole si era spento, il valloncello avevapreso colore di piombo.)

«Ci siamo » bisbiglio il Gaspari. « Adesso io vado avanticon la tavola. »

Infatti, tenendo 1'asse con le mani, si lasci& lentamentecalare in mezzo ai rovi, seguito da presso dai ragazzi. Senzache i selvaggi si accorgessero, essi riuscirono a raggiungereil punto desiderate.

Ma qui il Gaspari si ferine, come assorto (la nube rista-gnava ancora, da lungi si udi un grido lamentoso che asso-migliava a un richiamo). "Che strana storia" pensava "solodue ore fa ero in albergo, con la moglie e le bambine,seduto a tavola; e adesso in questa terra inesplorata, di-stante migliaia di chilometri, a lottare con dei selvaggi".

II Gaspari guardava. Non c'era piu il valloncello adattoal giochi dei ragazzi, ne le mediocri. time a panettone, nela strada che risaliva la valle, ne 1'albergo, ne il rosso campoda tennis. Egli vide sotto di se sterminate rupi, diverse da

167

ogni ricordo, che precipitavano senza fine verso mareforeste, vide piii in la il tremulo riverbero dei deserti e ' •in la ancora altri luci, altri confusi segni denotanti ilstero del mondo. E qui dinanzi, in cima alia rupe, stava usinistra bicocca; tetre mura a sghembo la reggevanotetti in bilico erano coronati da teschi, candidi per il soiche sembrava ridessero. Il paese delle maledizioni e dei miti'le intatte solitudini, 1'ultima verita concessa ai nostri soeni'

Una porta di legno, socchiusa (che non esisteva), era co-perta di biechi segni e gemeva ai soffi del vento. Il Gasparisi trovava ormai vicinissimo, a due metri forse. Comincioad alzare lentamente la tavola, per lasciarla cadere sull'altrasponda.

« Tradimento f » grido nel medesimo istante Sisto, accor-tosi dell'attacco; e balzo in piedi ridendo, armato di ungrande archetto. Quando scorse il Gaspari rest6 un istanteperplesso. Poi trasse di tasca un uncino di legno, inriocuodardo; lo applico alia corda deli'archetto, prese la mira.

Ma, dalla socchiusa porta coperta di oscun segni (chenon esisteva), il Gaspari vide uscire uno stregone, incro-stato di lebbre e di inferno. Lo vide rizzarsi, altissimo, glisguardi privi di anima, un arco in mano, sorretto da unaforza scellerata. Egli lascio allora andare la tavola, si trassecon spavento indietro. Ma 1'altro gia scoccava il colpo.

Colpito al petto, il Gaspari cadde tra i rovi.

Ritorn6 all'albergo che gia scendeva la sera. Era sfmito.E si lascio andare su una panchina, di fianco alia porta diingresso. Gente entrava ed usciva, qualcuno lo saluto, altrinon lo riconobbero pcrche era gia scuro.

Ma lui non badava alia gente, chiuso intensamente inse stesso. E nessuno di quanti passavano si accorgeva chenel mezzo del petto egli portava confitta una freccia. Una

asticciola, tornita con perfezione, di un legno appare'ltc~

tren-

168

•nte durissimo e di colore scuro, sporgeva per circa. ue Centimetri dalla camicia, al centre di una macchia

uigna. Gli sguardi del Gaspari la fissavano con modc-orrore, per via di una fclicita curiosa che vi si mesco-

i a Egli aveva provato ad estrarla ma faccva troppo male:ncini laterali dovevano trattenerla dentro alle carni. E

dalla ferita ogni tanto gorgogliava il sangue. Lo sentivacolare giu per il petto e il vcntre, ristagnare nelle pieghe

della camicia.Dunque 1'ora di Giuseppe Gaspari era giunta, con poetica

magnificcnza; e crudcle. Probabilmcnte - egli penso - glitoccava morire. Eppure che vendetta contro la vita, la gcn-tc, i discorsi, le facce, mediocri, che 1'avevano sempre con-tomato. Che stupenda vendetta. Oh, lui adesso non tornavacerto dal valloncello domestico a pochi minuti dall'albcrgoCorona. Bensi tornava da remotissima terra, sottratta alleirriverenze umane, regno di sortilcgi, pura; e per arrivarcigli altri (non lui) avcvano bisogno di attravcrsare gli occanie poi avanzare lungo tratto per le inospitali solitudini, con-tro la natura nemica e le debolezze dcll'uomo; e poi nonera ancora detto che sarcbbero giunti. Mentre lui invcce...

Si, lui, quarantenne, si era messo a giocare coi bambini,credendoci come loro; solo che nei bambini c'e una spe-cie di angelica leggerczza; mentre lui ci aveva crcduto sulserio, con una fede pesante e rabbiosa, covata, chissa, pertanti anni ignavi senza sapcrlo. Cosi forte fede che tuttosi era fatto vero, il vallone, i selvaggi, il sangue. Egli eraentrato nel mondo non piii suo delle favole, oltre il confineche a una certa stagione della vita non si pu6 impunementetentare. Aveva detto a una segreta porta apriti, credendoquasi di scherzare, ma la porta si era apcrta vcramente.Aveva detto selvaggi e cosi era stato. Frcccia, per gioco, cyera freccia lo faceva morire.

Pagava dunque 1'arduo incantesimo, il riscatto; era an-

169

dato troppo lontano per poter ritornarc; ma incompenso

12

che vendetta per lui. Oh, lo aspettassero per pranzo mo Vfiglic, compagni d'albergo, lo aspettassero per il bridae A 11'sera! La pastina in brodo, il manzo lesso, il giornale rad'c'era da riderc. Lui, uscito dai tenebrosi recessi del mond i

« Beppino » chiamo la moglie da una terrazza sovrastantdove erano preparate le tavole all'apcrto. Beppino chcosa fai la seduto? E cosa hai fatto fmo adesso; Ancora icalzettoni' Non vai a cambiarti; Lo sai che sono passatele otto; Noi abbiamo una fame... »

« "...amen..." » La send quclla vocc il Gaspari? Oppurese n'era gia troppo discostato; Con la destra fcce un cennovago come per dire che lo lasciassero, facessero a meno dilui, non gliene importava un corno. Perfmo sorrise. Edcsprimeva un'acre letizia, benche il respiro stesse cadcndo

« Ma su, Beppino» gridava la moglie. « Ci vuoi fare an-cora aspcttare; Ma che cos'hai? Pcrche non rispondi; Sipuo sapcrc perchc non rispondi;»

Egli abbasso la testa come per dire di si; scnza rialzarla.Lui vero uomo, fmalmentc, non meschino. Eroe, non giavcrmc, non confuso con gli altri, piu in alto adesso. E solo.La testa pendeva sul petto, come si conveniva alia morte,e le raggelate labbra continuavano a sorridere un poco,significando disprezzo, ti ho vinto miserabile mondo, nonmi hai saputo tenere.

Una goccia

Una goccia d'acqua sale i gradini della scala. La senti?Disteso in letto nel buio, ascolto il suo arcano cammi-no. Come fa? Saltella? Tic, tic, si ode a intermittenza.Poi la goccia si terma e magari per tutta la rimanentenotte non si fa piu viva. Tuttavia sale. Di gradino in gra-dino viene su, a differenza delle altre gocce che cascanopcrpendicolarmente, in ottemperanza alia legge di gravita,t alia fine fanno un piccolo schiocco, ben noto in tutto i!mondo. Questa no: piano piano si innalza lungo la trombadelle scale lettera E dello sterminato casamcnto.

Non siamo stati noi, adulti, ramnati, sensibilissimi, a se-gnalarla. Bensi una servetta del primo piano, squallida pic-cola ignorante creatura. Se ne accorse una sera, a ora tarda,quando tutti erano gia andati a dormire. Dopo un po" nonseppe frenarsi, scese dal letto e corse a svegliare la padrona.«Signora»sussurr6 «signora!»« Cosa c 'ee»fece la padronariscuotendosi. « Cosa succcde; » « C'e una goccia, signora,una goccia che vien su per le scale!» «Che cosa;» chiese1'altra sbalordita. « Una goccia che sale i gradini! » ripetela servetta, e quasi si metteva a piangere. «Va, va» im-prec6 la padrona «sei mattaj Torna in letto, marsch! Haibevuto, ecco il fatto, vergognosa. E un pezzo che al mat-tino manca il vino nella bottiglia! Brutta sporca, se credi...»Ma U ragazzetta era fuggita, gia rincantucciata sotto le co-perte.

'Chissa che cosa le sara mai saltato in mente, a quellastupida" pensava poi la padrona, in silenzio, avendo or-

171