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Candelabri e candelieri: una storia lunga secoli. Dall’austerità medioevale ai fasti Rococò e al rigore della Secessione viennese di Maria Luisa Magagnoli DECOR Idee a lume di candela nche gli argenti, co- me gli umani, han- no conosciuto più di un’ecatombe. Una, parti- colarmente memorabile, risale al 1689, quando tutti, o quasi, gli e- semplari profani in territorio france- se vennero fusi e il ricavato mandato alla Zecca per coniare monete: 21mila chili di metallo, più o me- no. L’ordine arrivava da Luigi XIV in persona che, per dare il buon esempio, cominciò dai suoi. Se ne andarono così, i vasi, le sculture, le preziose filigrane, perfino i pettini e gli specchi delle dame di corte, ma se ne andarono soprattutto le mera- vigliose opere di Claude Ballin (1615-1678): la corazza che aveva modellato per il re, i piatti con le quattro età del mondo apparte- nuti al cardinale Richelieu e le portantine usate nei ri- cevimenti per presentare in tavola il vasellame mo- numentale, sempre rigoro- A Candelabro in silver plate, di Elkington, Mason and Co., Inghilterra, 1844, prezzo: 35mila euro circa (M. S. Rau Antiques). samente in argento. Svanirono nel nulla anche i suoi candelabri, do- cumentati dai disegni arrivati fino a noi (alcuni custoditi nelle colle- zioni del Museo nazionale di Stoc- colma) ma dei quali, come spesso accade per le cose rare e fantastiche, si tramandò una duratura memoria orale. Di Ballin si erano salvati solo i candelieri destinati alle chiese, scam- pati alla distruzione come tutti gli oggetti sacri, ma anche questi non sarebbero riusciti a sopravvivere al fuoco della rivoluzione divampata cent’anni dopo. Maggior fortuna avrebbe avuto invece il faentino Antonio Gentili (1519-1609) al quale il cardinale Alessandro Farnese aveva commissionato una grande croce e due monumentali candelieri di chiara influenza michelangiolesca, considerati il suo capolavoro, poi regalati alla Basilica di San Pietro, a Roma. I docu- menti attestano che Gentili era stato pagato con 13mila scudi, e l’opera è sopravvis- A destra: esemplare Luigi XVI, fine ’700, in bronzo dorato e patinato, parte di una coppia (Antichità G.-N.) A sinistra: modello di Otto Prutscher, in ottone, Vienna, 1915 circa (Bel Etage).

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Candelabri e candelieri: unastoria lunga secoli. Dall’austerità medioevale ai fasti Rococò e al rigore della Secessione viennese

di Maria Luisa Magagnoli

DECOR

Idee a lume di candela

nche gli argenti, co-me gli umani, han-no conosciuto più di

un’ecatombe. Una, parti-colarmente memorabile, risale al 1689, quando tutti, o quasi, gli e-semplari profani in territorio france-se vennero fusi e il ricavato mandato alla Zecca per coniare monete: 21mila chili di metallo, più o me-no. L’ordine arrivava da Luigi XIV in persona che, per dare il buon esempio, cominciò dai suoi. Se ne andarono così, i vasi, le sculture, le preziose filigrane, perfino i pettini e gli specchi delle dame di corte, ma se ne andarono soprattutto le mera-vigliose opere di Claude Ballin (1615-1678): la corazza che aveva modellato per il re, i piatti con le quattro età del mondo apparte-nuti al cardinale Richelieu e le portantine usate nei ri-cevimenti per presentare in tavola il vasellame mo-numentale, sempre rigoro-

A

Candelabro in silver plate, di Elkington,

Mason and Co., Inghilterra, 1844,

prezzo: 35mila euro circa (M. S. Rau Antiques).

samente in argento. Svanirono nel nulla anche i suoi candelabri, do-cumentati dai disegni arrivati fino a noi (alcuni custoditi nelle colle-

zioni del Museo nazionale di Stoc-colma) ma dei quali, come spesso accade per le cose rare e fantastiche, si tramandò una duratura memoria orale. Di Ballin si erano salvati solo i candelieri destinati alle chiese, scam-pati alla distruzione come tutti gli oggetti sacri, ma anche questi non sarebbero riusciti a sopravvivere al

fuoco della rivoluzione divampata cent’anni dopo. Maggior fortuna avrebbe avuto invece il faentino

Antonio Gentili (1519-1609) al quale il cardinale Alessandro Farnese aveva commissionato una grande croce e due monumentali candelieri di chiara influenza michelangiolesca,

considerati il suo capolavoro, poi regalati alla Basilica di San Pietro, a Roma. I docu-menti attestano che Gentili era stato pagato con 13mila scudi, e l’opera è sopravvis-

A destra:esemplare Luigi XVI, fine ’700,

in bronzo dorato e patinato, parte

di una coppia (Antichità G.-N.)

A sinistra: modello di Otto

Prutscher, in ottone, Vienna,

1915 circa (Bel Etage).

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suta fino a oggi: i candelieri, infatti, vengono collocati sull’altare nelle ce-rimonie solenni. Sorte altrettanto fa-vorevole quella di Andrea Briosco, Il Riccio (1470-1532), la cui creazione più famosa e complessa, costata dieci anni di lavoro, il cosiddetto Candela-bro Pasquale – interamente in bron-zo, alto 3 metri e 92 centimetri, su una base i n marmo scolpito di 1 me-tro e 44 centimetri, impreziosito da una folla di personaggi – è rimasto come all’epoca della sua creazione nella Basilica di Sant’Antonio da Pa-dova. Ma i candelabri (forniti di due o più bracci) e i candelieri (con soste-gno per un’unica candela), sono stati un terreno di continua sperimenta-zione e non solo nell’arredo religioso.Grazie alla loro duttilità, pur essendo strutturalmente semplici, so-no diventati emblemi del gusto delle diverse epoche. Con Juste-Aurèle Meissonnier (1695-1750), per esem-pio, uno dei grandi del Rococò, ab-bandonano la linea tradizionale per piegarsi alle esigenze di un dinami-smo straordinario, partono da basi asimmetriche e avvolgono lo stelo con una spirale di elementi ascenden-ti e discendenti. Uomo dal multifor-me talento, Meissonnier era anche incisore di monete, progettista di ma-nifestazioni pirotecniche e architetto. I suoi disegni testimoniano una parti-colare sensibilità per gli aspetti tridi-mensionali: i candelieri vengono pre-sentati da tre differenti punti di vista, ma sotto il segno di una grande auda-cia inventiva, la stessa che, al tramon-to del gusto Rococò, gli fu rimprove-rata dai suoi critici. Anni dopo, vesta-li, leoni, trofei e un profluvio di Vit-torie alate, avrebbero impresso l’in-confondibile sigla dell’Impero a una teoria di candelabri solenni di ispira-zione classicheggiante. Rigorosamen-te in bronzo. Questo materiale – pati-nato, dorato e cesellato – ha avuto una vastissima applicazione anche con gli stili Luigi XV e Luigi XVI. Tra i maestri riconosciuti, Pierre Gou-thière (1740-1806), virtuoso della doratura - tecnica che prevedeva l’ap-plicazione sul bronzo di un impasto d’oro macinato e di mercurio, poi ri-scaldato - e l’allievo Pierre Philippe

A sinistra: coppia di candelabri Napoleone III in silver plate, a nove luci, sorretti da figure femminili, firmati Christofle, Francia, 1880 circa (Adrian Alan).A destra: due di sei candelabri impero in bronzo patinato e dorato che hanno l’elemento centrale formato da arcieri nell’atto di scagliare una freccia; 1810 circa; prezzo: 46mila euro circa(M. S. Rau Antiques).

Esemplare (parte di una coppia)In porcellana di Berlino e

bronzo dorato, Germania, 1771

(Aveline).

PIÙ PREZIOSI SE SONO IN COPPIA Tema classico dell’antiquariato, candelabri e candelieri hanno un mercato solido, con prezzi che variano a seconda della stampigliatura, delle dimensioni e della fattura. «E del fatto che siano o meno in coppia», aggiunge l’antiquario Luciano Guagenti. «Un esemplare singolo non vale la metà, ma un terzo, di due analoghi venduti insieme. Una coppia di medio livello costa sui 10-15mila euro. Diverso il caso dell’opera di un maestro: una coppia di Pierre-Philippe Thomire può andare dagli 80 ai 200 mila euro». Tendenza puntualmente confermata dalle aste: una coppia di candelabri Giorgio III, stampigliati Paul Storr, Londra, del 1808, è arrivata a 138mila euro circa (Christie’s, New York, 22 maggio 2008). Nella stessa occasione, due pezzi Art Déco, in metallo argentato e vetro, marcati Puiforcat, del 1930, hanno toccato i 15mila euro circa.

Candelabri di Marc-Emmanuel-

Louis Solon, in porcellana

di Sèvres, 1862 (Galerie

Historismus).A sinistra: coppia

di angeli porta cero, Umbria,

prima metà del ’500 (Tornabuoni).

Antiquariato ● 87

Thomire (1751-1843). Emblematici del suo stile i due esemplari del perio-do 1810-15, alti 127 centimetri, esposti al Metropolitan Museum di New York: sono sorretti da una Vitto-ria alata che stringe una ghirlanda su cui si innestano dieci portacandele. Anche l’Italia, però, può vantare una produzione di alto livello. Un’ec-cellenza raggiunta dai laboratori tori-nesi e da quelli genovesi (con il famoso marchio La Torretta), mentre Venezia perfeziona i suoi elaborati modelli in vetro. Si tratta spesso di esemplari dall’altezza ridotta, nei quali l’enfasi è sulla base, ampia e importante, con decori finemente cesellati. Di gran moda anche il loro opposto, un mo-dello scintillante, nel quale la luce vie-ne esaltata da pendenti in cristallo che partono da un asse centrale: è la giran-dole che prende il nome dai fuochi

d’artificio anticamente lanciati da una ruota di legno. Nati alla fine del ’600 e altamente decorativi, saranno apprez-zati anche nell’800 quando lo stile si rinnova con l’Art Nouveau che decli-na infinite versioni del décor floreale. A Vienna, nel primo ’900, tocca inve-ce alla scuola delle Wiener Werkstät-ten il compito di creare linee impron-tate al rigore formale. La nuova visione austriaca, destinata ad abbracciare tut-ti gli aspetti dell’abitare, offre inedite versioni di candelieri, stilizzati e realiz-zati in materiali non convenzionali come l’ottone. Infine, l’ultimo muta-mento. Con l’avvento delle moderne forme di illuminazione, candelabri e candelieri si trasformano in scenogra-fici elementi d’arredo nei quali l’aspet-to funzionale resta in secondo piano rispetto al pregio della lavorazione e alla fantasia dei decori.

A fianco: coppia di candelieri in cirmolo, Tirolo, metà del 1600;

prezzo: 5mila euro circa (Sacco

Antichità).

A sinistra: opera di Pierre-Philippe Thomire (parte di

una coppia) in bronzo patinato,

dorato e cesellato, con

figura femminile neoclassica e

base con leoni alati, altezza 20

cm (Antichità G.-N.). A fianco:

coppia di candelabri

Giorgio III, in cristallo,

Inghilterra, 1790, altezza 59 cm

(Apter-Fredericks). A destra:

candelabro neoclassico

(parte di una coppia) in bronzo

e cristallo di rocca,

forse russo, 1870 circa

(Adrian Alan).

GLI INDIRIZZIAdrian Alan 66-67 South Audley Street, Londra. Tel. 0044-20-74952324. Apter-Fredericks 265-267 Fulham Road, Londra. Tel. 0044-20-73765619.Aveline 94, Rue du Faubourg Saint- Honoré, Parigi. Tel. 0033-1-42666029. Galerie Bel Etage Mahlerstrasse 15, Vienna. Tel. 0043-1-5122379.Antichità G.-N. Via Borgospesso 22, Milano. Tel. 02-76001816.Galerie Historismus Rue du

Lombard 47, Bruxelles. Tel. 0032-2-5126850. M.S. Rau Antiques 630 Royal Street, New Orleans. Tel. 001-504-5235660.Sacco Antichità Via santa Marta 21, Milano. Tel. 02-97382908. Via Dolomiti 26, Dobbiaco (Bolzano). Tel. 0474-973065.Antichità Santoro Via Nazario Sauro 14, Bologna. Tel. 051-260619.Tornabuoni Arte antica Via Maggio 40, Firenze. Tel. 055-2670260.Wannenes art auctions Piazza Campetto 2, Genova. Tel. 010-2530097.

Coppia di candelieri con

putti in ceramica di Michael

Powolny, 1915 circa, altezza

19 cm(Bel Etage).

A destra: in maiolica, Bologna,

1888, stima 12-14mila euro

(Wannenes).