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Riassunti del testo: ICT- I SISTEMI INFORMATIVI AZIENDALIPRODOTTO E DISTRIBUITO DA: Claudia Sciarra e SHAKIRA FORUM SDC 1 ICT I SISTEMI INFORMATIVI AZIENDALI CAPITOLO 1 - ICT E BUSINESS - L’acronimo ICT è rappresentativo del processo di convergenza digitale ancora in corso che nell’ultimo decennio ha visto un netto avvicinamento tra tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni. Questo processo vive una seconda fase che coinvolge anche i media , suggerisce un nuovo acronimo: ICTM (INFORMATION COMMUNICATION and MEDIA TECHNOLOGY). L’evoluzione del settore delle tecnologie dell’informazione nell’ultimo decennio del secolo scorso ha mutato si a il modo di lavorare delle organizzazioni, sia il modo di lavorare e vivere degli individui. Le principali invenzioni tecnologiche come Internet e il protocollo TCP/IP ( metà anni 60)ne il sistema cellulare della Bell (’71) hanno solo successivamente sprigionato il loro potere innovativo. In tale contesto, il tradizionale approccio, che vede le tecnologie dell’informazione e della comunicazione come forze in grado di modellare il comportamento delle organizzazioni e degli individui, si rivela inadeguato. Secondo questa visione per studiare il futuro delle tecnologie sarebbe sufficiente la chiave interpretativa fornita dal contesto tecnologico stesso. Negli ultimi anni un’ampia letteratura ha dimostrato che questo determinismo tecnologico tende a non considerare le forti interdipendenze tra tecnologia e l’ ambiente in cui viene adottata e le evoluzioni che una tecnologia subisce nel tempo. Per questo molti autori hanno riflettuto su come i comportamenti degli individui e il contesto sociale in cui questi comportamenti si attuano, modellino e allo stesso tempo influenzino gli atteggiamenti delle persone e le strutture sociali. Oggi nell’ambito della ricerca del settore della ricerca ICT, emergono 2 posizioni: - chi sceglie una posizione più determinista e basata su caratteristiche quali la capacità trasmissiva o le performance ottenibili, - chi invece si basa sulla tipologia di servizi erogabili. Questi 2 approcci rischiano di escludere ambiti di ricerca che storicamente hanno influenzato e influenzano le innovazioni nel settore dell’ICT. Nei prossimi anni assisteremo ad un ulteriore diffusione delle tecnologie dell’informazione, che avverrà proseguendo per la traiettoria già nota. Innovazioni rilevanti deriveranno dalla stretta interazione tra informatica, computer e telecomunicazioni, grazie alla pervasività delle tecnologie digitali e della multimedialità, e si diffonderanno in tutti settori dell’attività economica. Nel mondo di Internet si affermeranno modalità sempre più rapide di accesso alla rete, sistemi esperti sempre più raffinati e sistemi di commercio elettronico sempre più sicuri. Questo consentirà lo sviluppi di sistemi per la didattica, il gioco, la fruizione dei beni culturali. La penetrazione dell’informatica aumenterà nei settori delle macchine e della produzione industriale, del commercio, dei servizi, della comunicazione, del tempo libero. Nel nostro paese l’evoluzione tecnologica nelle aziende è solo all’inizio. LA TV DIGITALE Oggi con il termine televisione digitale si intendono tutte le tecnologie di trasmissione audio/video di tipo digitale. Rappresenta il passaggio verso la convergenza informatica e le telecomunicazioni e consente di trasformare l’apparecchio televisivo in una piattaforma per lo sviluppo di servizi interattivi. La tv digitale può essere trasmessa via satellite, via cavo, via etere terrestre. Satellitare: l’emittente invia dati video a un satellite posto in orbita geostazionaria, il quale ritrasmette il segnale a un’area (foot print) molto vasta, comprendente diversi paesi.

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Riassunti del testo: “ICT- I SISTEMI INFORMATIVI AZIENDALI”

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ICT I SISTEMI INFORMATIVI AZIENDALI

CAPITOLO 1

- ICT E BUSINESS - L’acronimo ICT è rappresentativo del processo di convergenza digitale ancora in corso che nell’ultimo decennio ha visto un netto avvicinamento tra tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni. Questo processo vive una seconda fase che coinvolge anche i media , suggerisce un nuovo acronimo: ICTM (INFORMATION COMMUNICATION and MEDIA TECHNOLOGY). L’evoluzione del settore delle tecnologie dell’informazione nell’ultimo decennio del secolo scorso ha mutato sia il modo di lavorare delle organizzazioni, sia il modo di lavorare e vivere degli individui. Le principali invenzioni tecnologiche come Internet e il protocollo TCP/IP ( metà anni 60)ne il sistema cellulare della Bell (’71) hanno solo successivamente sprigionato il loro potere innovativo. In tale contesto, il tradizionale approccio, che vede le tecnologie dell’informazione e della comunicazione come forze in grado di modellare il comportamento delle organizzazioni e degli individui, si rivela inadeguato. Secondo questa visione per studiare il futuro delle tecnologie sarebbe sufficiente la chiave interpretativa fornita dal contesto tecnologico stesso. Negli ultimi anni un’ampia letteratura ha dimostrato che questo determinismo tecnologico tende a non considerare le forti interdipendenze tra tecnologia e l’ ambiente in cui viene adottata e le evoluzioni che una tecnologia subisce nel tempo. Per questo molti autori hanno riflettuto su come i comportamenti degli individui e il contesto sociale in cui questi comportamenti si attuano, modellino e allo stesso tempo influenzino gli atteggiamenti delle persone e le strutture sociali. Oggi nell’ambito della ricerca del settore della ricerca ICT, emergono 2 posizioni:

- chi sceglie una posizione più determinista e basata su caratteristiche quali la capacità trasmissiva o le performance ottenibili,

- chi invece si basa sulla tipologia di servizi erogabili. Questi 2 approcci rischiano di escludere ambiti di ricerca che storicamente hanno influenzato e influenzano le innovazioni nel settore dell’ICT. Nei prossimi anni assisteremo ad un ulteriore diffusione delle tecnologie dell’informazione, che avverrà proseguendo per la traiettoria già nota. Innovazioni rilevanti deriveranno dalla stretta interazione tra informatica, computer e telecomunicazioni, grazie alla pervasività delle tecnologie digitali e della multimedialità, e si diffonderanno in tutti settori dell’attività economica. Nel mondo di Internet si affermeranno modalità sempre più rapide di accesso alla rete, sistemi esperti sempre più raffinati e sistemi di commercio elettronico sempre più sicuri. Questo consentirà lo sviluppi di sistemi per la didattica, il gioco, la fruizione dei beni culturali. La penetrazione dell’informatica aumenterà nei settori delle macchine e della produzione industriale, del commercio, dei servizi, della comunicazione, del tempo libero. Nel nostro paese l’evoluzione tecnologica nelle aziende è solo all’inizio. LA TV DIGITALE Oggi con il termine televisione digitale si intendono tutte le tecnologie di trasmissione audio/video di tipo digitale. Rappresenta il passaggio verso la convergenza informatica e le telecomunicazioni e consente di trasformare l’apparecchio televisivo in una piattaforma per lo sviluppo di servizi interattivi. La tv digitale può essere trasmessa via satellite, via cavo, via etere terrestre.

Satellitare: l’emittente invia dati video a un satellite posto in orbita geostazionaria, il quale ritrasmette il segnale a un’area (foot print) molto vasta, comprendente diversi paesi.

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Per ricevere queste trasmissioni, l’utente deve dotarsi di antenna parabolica che raccoglie e amplifica il debole segnale proveniente dal satellite posto a 36.000 km di quota e lo invia al decoder collegato a sua volta al televisore.

Digitale terrestre: analoghe prestazioni e qualità della televisione satellitare, questa tecnologia però permette un più facile accesso da parte di tutti gli utenti, in quanto non richiede l’installazione della parabolica, ma richiede solo un apposito decoder.

IP TV tecnologia che sfrutta la banda larga di internet per consentire all’utente di ricevere dati contenuti multimediali direttamente sul pc o sulla tv. In particolare flessibilità e sintesi di linguaggio televisivo, interattività e approfondimento del web sono gli elementi che animano l’IP TV. Il nuovo mezzo, unisce le caratteristiche del mezzo televisivo (multimedialità) e quelle dell’interattività di Internet. a IP TV è , più accessibile economicamente, e si combina bene con una logica narrowcast, per offrire un’informazione personalizzabile. La diffusione analogica televisiva terrestre, assicura da tempo in Europa una copertura capillare del territorio essendo disponibile in tutte le abitazioni. Essa possiede quindi potenzialità superiori rispetto alla televisione via cavo o va satellite. Le reti terrestri presentano altri vantaggi essenziali quali:

- la portabilità del servizio-> cioè la possibilità di ricevere i programmi ovunque; - la regionalità-> il territorio regionale è troppo esteso per essere coperto capillarmente da una rete di

trasmissione via cavo a costi elevati. La digitalizzazione del mezzo televisivo costituisce un importante punto di svolta nel processo di integrazione delle tecnologie, sia applicative (realizzazione dei servizi) che infrastrutturali(reti di comunicazione). Queste premesse tecnologiche erano già state poste con la tv digitale satellitare, che però è rimasta uno strumento familiare di una piccola cerchia. Gli strumenti studiati per il DTT (digitale terrestre) servono ad arricchire di interattività l’esperienza televisiva avvicinando i cittadini agli strumenti del mondo telematico. La DTT appare la piattaforma televisiva più adatta rispetto al satellite e al cavo: basse barriere all’ingresso, elevata diffusione, incentivi pubblici. Le tecnologie base del pacchetto standard sono raggruppate sotto la sigla DVB (digital video broadcasting). La ricezione del segnale televisivo avviene attraverso lo stesso impianto di antenna utilizzato oggi dalla tv analogica e grazie al set top box che consente di ricevere il segnale digitale e di utilizzare le nuove applicazioni associate ai programmi. Determinante sarà anche la strategia che verrà adottata dai produttori leader nel settore dell’elettronica di consumo. A seconda di quali tipologie di ricevitori digitali decideranno di integrare nei loro prodotti (DTT o satellitare o IP TV), anche questi soggetti saranno in grado di spostare le preferenze del pubblico. Comunque il canale di ritorno sarà integrato nel set topo box e utilizzerà un collegamento fornito dalla rete di telecomunicazioni, e potrà operare sia con tecnologia tradizionale, sia con tecnologie a banda larga (ADSL), sia wireless (GPRS/UMTS). Grazie a tutto questo sarà possibile costruire nuovi servizi, che spaziano dal settore informativo all’intrattenimento, per arrivare a servizi di utilità (tipo servizi bancari). La convergenza delle tecnologie genererà implicazioni di rilievo nel content asset management, soprattutto con riferimento a 3 aree critiche della gestione quali l’archivio, la gestione delle piattaforme della distribuzione e la gestione del contenuto digitalizzato. La tv digitale consentirà di accedere oltre ai programmi televisivi tradizionali, anche a servizi interattivi; attraverso la tv i servizi interattivi potranno essere utilizzati da soli o abbinati a trasmissioni televisive per arricchire per arricchirne i contenuti. In conclusione si può parlare di una nuova prospettiva dell’innovazione dei processi comunicativi .

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Vanno comunque rilevati 2 errori fondamentali di chi ha spesso parlato di DTT come tecnologia defunta e che hanno espresso la loro perplessità verso il mondo della tv digitale. Parlando di tecnologia defunta si dimentica che il processo di digitalizzazione della tv, è l’ultimo atto del fenomeno di convergenza digitale. Il secondo errore quello di considerare la rete come mercato alternativo o sostitutivo della televisione.

LA TELEFONIA MOBILE Nel 1971 la Bell Telephone introduce il concetto di sistema cellulare, basato sulla suddivisione dell’intero spazio geografico coperto dal sistema di piccole aree denominate celle, al cui interno è collocata un’opportuna stazione ricetrasmittente che si occupa di gestire le comunicazioni con le stazioni mobili delle celle adiacenti. Ogni stazione dell’impianto deve essere in grado di gestire i cambiamenti di cella che si verificano quando l’utente, in movimento, passa da una cella all’altra adiacente. La stazione ricetrasmittente dell’impianto gestisce sia l’insieme di frequenze che il sistema assegna alla propria cella, sia la comunità degli utenti presenti al suo interno. Quando si effettua una chiamata, la stazione attribuisce una frequenza di emissione mentre, a ogni cambio di cella, un’altra stazione gli assegna una nuova frequenza diversa di quella originaria.

LA PRIMA GENERAZIONE DI RETI WIRELESS (ANALOGICA) Il primo standard di rete cellulare dei primi anni ’80 è il TACS (Total Access Cellular System) un sistema di comunicazione mobile di tipo analogico, che consente di veicolare il traffico voce. La presenza in Europa di sistemi analogici differenti ha impedito la piena interoperabilità tra gli standard e per un certo periodo di tempo era impossibile pensare di poter usare il proprio cellulare al di fuori del proprio paese. La prima evoluzione di questo standard è stata quella di di assegnare un canale a un terminale utente solo in situazioni di necessità, questo ha reso fattibile la cerscita del numero degli utenti mobili. Inoltre per consentire lo sviluppo dell’utenza, è stato introdotto il concetto di cella: il numero di canali radio è stato messo in relazione diretta con il numero delle celle presenti nell’infrastruttura della rete, consentendo agli utenti di telefonia fissa l’accesso al servizio su rete mobile. Ma l’esigenza di potersi spostare ha determinato il passaggio alla trasmissione di tipo digitale.

LA SECONDA GENERAZIONE: IL GSM La Conference on European Post and Telegraph (CEPT) ha promosso il processo di standardizzazione del sistema GSM (Global System for Mobile Communication), definitivamente completato dall’European Telecommunications Standard Instiute (ETSI) nel 1992. La definizione di un unico standard di comunicazione ha garantito la piena compatibilità dei dispositivi mobili cellulari impiegati all’interno di una comunità di Paesi aderenti grazie al concetto di roaming, ha a consentito la diffusione dello stesso sistema GSM oltre i confini dell’Europa Occidentale. Il GSM garantisce agli utenti una certa autonomia rispetto all’ ambiente circostante e ai device (i telefonini): all’interno di ogni dispositivo mobile, si trova una piccola carda (SIM) con microprocessore, o smart card, che garantisce la completa mobilità. La SIM ha subito una rapida evoluzione , dovuta anche alla concorrenza tra i carrier telefonici e la riduzione dei margini, diventando così la Sim sempre più funzionale e fidelizzando la clientela. La SIM è quindi un’opportunità per gli operatori del settore delle telecomunicazioni di creare una piattaforma ideale per offrire alla clientela servizi ad alto valore aggiunto. Un’ applicazione di grande successo, nata e cresciuta in ambiente GSM anche grazie alla SIM, è stata il servizio di messaggistica SMS, che a partire dal 1992, ha dato la possibilità di inviare e ricevere messaggi di testo. L'evoluzione degli SMS sono gli MMS che danno la possibilità di inviare oltre a brevi testi e immagini poco definite, anche messaggi vocali, foto, musica. Da qui la volontà di concepire SIM sempre migliori, dotate di più memoria.

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TRA LA SECONDA E LA TERZA GENERAZIONE: HSCSD, GPRS ED HEDGE Il sistema di comunicazione GSM, basato sulla commutazione di circuito, consente di assegnare a ciascun utente un determinato canale radio per tutta la durata della comunicazione. Sono però state concepite nuove soluzioni. Innanzitutto HSCSD (high speed circuit switched data) i cui servizi sono stato lanciati nel '99 da alcuni operatori dell'Orange ed E-Plus. L' HSCSD è un sistema di comunicazione che ha una velocità di trasmissione ad un livello teorico di 57,6 kbps, e rappresenta il punto di contatto tra GSM e lo standar GPRS (General Packet Radio Service) che a sua volta costituisce uno snodo verso la terza generazioni delle reti wireless. Lo standard GPRS rende possibile la trasmissione dei dati a pacchetto nel sistema GSM. Nel Gprs deti e voci, scomposti in tanti pacchetti, sono trasmessi attraverso la rete intervallati con quelli degli altri utenti, fino all'indirizzo di destinazione, dove i pacchetti sono riassemblati nell'ordine corretto. Que sta tecnica è la stessa che permette su Internet il funzionamento del protocollo TCP/IP. Con il GPRS c'è la garanzia di una costante connettività alla rete (always on) che consente all' utente di parlare con l'interlocutore e nello stesso tempo di accedere a reti dati come Internet. Le modalità a pacchetto rispetto a quelle a circuito, impegnano le risorse trasmissive della rete GSM solo quando c'è informazione da trasmettere, questo consente di adottare un modello di pricing nuovo, in cui l'utilizzatore paga solo sulla quantità dei dati ricevuti e non il funzione della durata complessiva della comunicazione. L'HEDGE (Enanched Data rates for Global Evolution) è un potenziamento della rete GPRS che dovrebbe consentire l'erogazione di servizi e applicazioni multimediali. L'EDGE rappresenta l'ultimo passo verso i sistemi di rete wireless di terza generazione come l'UMTS.

LA TERZA GENERAZIONE E LA BANDA LARGA: IMT 2000 E UMTS Parlare di terza generazione oggi significa far riferimento a sistemi innovativi di comunicazione in grado di conciliare la mobilità dell'utente con l'esigenza di multimedialità. A partire dal 1985 , l'International Communication Union (ITU), ente responsabile del coordinamento a livello internazioneale delle telecomunicazioni, abbia avviato il processo di standardizzazione di Future Public Land Mobile Telecommunication System (FPLMTS), rinominato nel '97 International Mobile Telecommunication 2000 (IMT 2000), con l'obiettivo di pervenire alla definizione di un unico standard di comunicazione mondiale. Oggi il progetto IMT 2000 si configura come una famiglia di sistemi differenti, tra cui l'UMTS (Universal Mobile Telecommunication System)che dovrebbe consentire la trasmissione dati pari a 2Mbps, l'erogazione di servizi multimediali a banda larga all'interno di un ambiente integrato e personalizzato denominato VHE->Virtual Home Enviroment. Il Vhe è definibile è un ambiente virtuale che il sistema UMTS ha previsto allo scopo di garantire la mobilità di servizio; l'utente può scegliere servizi personalizzati a prescindere dalla modalità di accesso e dalla tipologia di rete sottostante. Il VHE comprenderà infine un ambiente specifico per lo sviluppo dei servizi noto come Service Creation Enviroment, che dovrebbe consentire lo sviluppo autonomo dei servizi UMTS. Per molti affinchè la terza generazione di cellulari possa diventare un business, questi cellulari dovrebbero diventare un bisogno inarrestabile per soddisfare utenti che sono disposti a pagare cifre elevate.

IL WI-FI Rappresenta la quarta generazione. Lo standard di riferimento IEEE 802.11 (Institute of Electrical and Electronics Engeneering) fu approvato per la prima volta agli inizi degli anni '90; esso dettava le specifiche a livello fisico e data link per l'implementazione di una rete LAN senza fili. Tale standard permetteva di trasferire dati di 1 o 2 Mbps usando la tecnologia basata su onde radio nella banda 2.4Ghz o su raggi infrarossi. La sua velocità limitata ebbe scarso successo. L'evoluzione di tale tecnologia porto nel '99 alla nascita del protocollo IEEE 802.11b, denominato anche WIFI che oltre a trasmettere più velocemente i dati, mantiene la compatibilità con lo standard precedente.

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Lo standard IEEE 802.11b,rappresenta un tipo di connessione Ethernet (standard modello Lan) senza fili che permette di creare reti locali di computer che operano via etere alla frequenza di 2.4Ghz e si scambiano dati con una capacità di 11Mbps. Questo standard si è diffuso prima negli USA e ora anche in Europa. Prima le reti locali senza fili erano destinate slo ad un uso locale, collegando via radio i pc all'interno di uffici, aree private, offrendo servizi di vario tipo ed eliminando i costi e la manutenzione del cablaggio strutturato. Ora le WLAN (reti lan wireless) continuano ad essere proposte per questi scopi, ma con l'arrivo del WIFI stanno aumentando il loro impiego e vengono utilizzate in molti paesi anche su aree pubbliche come stazioni , aeroporti..etc. Queste aree denominate hot spot, sono frequentate da gente che per lavoro utilizza palmari e portatili e ha necessità di accedere ad Internet o alle reti aziendali. Quindi il Wi-fi permette una certa mobilità. Essendo il Wifi una tecnologia economica che offre connessioni ad Internet a corto raggio ma molto veloci, viene visto come una minacci per l'UMTS. Altri in Europa pensano che la diffusione delle Wlan basate sul Wifi possa far aumentare le richieste per i servizi UMTS. (sia l'Umts e che il Wifi sono tecnologie senza fili ma si differenziano per livello di mobilità e velocità di trasferimento dati). La tecnologia 3G permette una maggiore copertura rispetto alla seconda generazione e consente piena mobilità...la connessione resta sempre uguale. Al contrario il Wi-fi richiede agli utenti di essere stazionari, poiché la tecnologia può essere utilizzata il limitate aree geografiche. Il Wi-fi è un nomadismo dell'accesso-> ci si collega in giro alla rete senza bisogno di un collegamento fisico alla Rete. Le due tecnologie non sono in competizione, ma in uno scenario futuro, l'utente potrà scegliere indistintamente tra UMTS e WIFI, il mezzo più economico e adatto a lui. Esempio se vogliamo scaricare video e file di grandi dimensioni e ci troviamo vicino ad un hot spot useremo il Wi-fi, se siamo in movimento useremo l'UMTS. SISTEMI INFORMATIVI E ICT Un sistema informativo (SI) aziendale è un insieme di persone, apparecchiature, procedure e applicazioni che permettono all'azienda di disporre delle informazioni necessarie nel posto giusto e nel momento giusto. Un SI non necessariamente fa ricorso a strumenti automatici propri delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni(ICT). Il SI concettualmente è indipendente da qualsiasi automatizzazione. Il ruolo della tecnologia non è più solo quello di automatizzare un processo già esistente. Considerando il ruolo strategico dell'Ict, significa comprendere e valutare i vantaggi competitivi che possono derivare dall'uso della tecnologia. Nelle sue varie forma applicative l'Ict ha consolidato un ruolo critico nei processi operativi e decisionali, soprattutto nelle imprese ad alta intensità di informazione. L'informatica aziendale si occupa della progettazione, dello sviluppo e dell'utilizzo dei sistemi computerizzati per l'elaborazione elettronica dei dati (EDP) nelle imprese. Tra gli obiettivi a lungo termine dell'informatica aziendale rientra l'automazione di tutte le applicazioni aziendali. In conclusione l'informatica aziendale ha l'obiettivo di identificare la linea di confine tra ciò che può essere automatizzato e ciò che è opportuno lasciare allo stato manuale. SISTEMI INFORMATIVI E AZIENDE La capacità del management aziendale di comprendere le relazioni di interdipendenza dinamica tra strategia e tecnologie dell'informazione incide in misura sempre più rilevante sul raggiungimento del vantaggio competitivo. Nel corso degli anni si è assistito all'automazione delle procedure portanti della gestione delle aziende, dalla contabilità generale alla contabilità di magazzino. Nel momento in cui tali sistemi informativi hanno fornito risposte soddisfacenti a queste esigenze, si è realizzato che tutto questo rappresentava solo il presupposto per una cerscita delle potenzialità dell'azienda stessa. In tal senso il processo di informatizzazione è proseguito su due fronti: il primo si riferisce allo sfruttamento delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione a diversi livelli operativi e quindi anche a livello decisionale; il secondo riguarda l'impiego dell'ICT in ottica di allargamento dell'ambito operativo del sistema informativo.

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Uno degli schemi più utilizzati per rappresentare l'evoluzione storica delle tecnologie dell'informazione secondo una prospettiva organizzativo/manageriale è quello qui proposto. Secondo questo schema la storia dell'IT in termini di architetture vede 4 fasi evolutive: batch, real time, Pc revolution e network centric computing. La prima fase batch fa riferimento all'introduzione nelle aziende negli anni 50 dei primi sistemi di calcolo, i mainframe. La fase del real time è caratterizzata dalla possibilità di accedere ai grandi calcolatori anche da postazioni remote. La nascita dei Pc a metà anni 80 permette di evolversi sempre di più, grazie ai pc di rendere distribuita l'elaborazione delle informazioni all'interno delle organizzazioni (pc revolution). Oggi parlando di network centric computing si fa riferimento alla pervasività di Internet e alla possibilità data da Internet di sviluppare architetture con nuove potenzialità in termini di connessioni intra e inter organizzative. l network centric computing è un modello di riferimento per il futuro, tale modello significa far riferimento ad un'architettura dove gli attuali pc, particolarmente appesantiti da pacchetti software spesso inutilizzati, vengano sostituiti da macchine intelligenti con una dotazione di software minimale e una grande capacità di connessione alla Rete. Tale modello che vede il suo sviluppo embrionale nelle applicazioni ASP(application service provider) permetterebbe a privati e aziende di ridurre gli investimenti in software . I vincoli potenziali a tale scenario sono diversi: da un lato la resistenza di colossi come Microsoft che si vedrebbe costretta a modificare il suo modello di business; dall'altro la resistenza culturale da parte degli utenti, dovuta alla mancata istallazione di software e dati sulle loro macchine. Il network centric computing potrà avere futuro solo se si svilupperanno le infrastrutture di Rete a banda larga. (esempio comprando un biglietto online si hanno molti vantaggi sia di tempi che di costi, che è solo un vantaggio di tale modello. Il cliente viene visto come un lavoratore part time che entra a far parte temporaneamente della struttura organizzativa dell'azienda che può essere per esempio la compagnia aerea dalla quale acquista il biglietto).

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CAPITOLO 3 - BUSINESS DIGITALE-

Oggi per l’aziende è sempre più necessario disporre di modalità di comunicazione dinamiche con clienti e fornitori. A causa delle tendenze in via di affermazione e delle diverse esigenze dei consumatori le aziende si trovano a dover rivedere le proprie strategie di comunicazione e business, e in ciò Internet è uno strumento potentissimo sia per fornire un’”esperienza” di marca (brand) sia per vendere un prodotto. La “nuova economia” è basata sulla relazione, (estendere l’attenzione oltre il prodotto), sul servizio e sull’informazione, sia che si tratti di aziende tradizionali (offline) che di Dotcom (per le quali Internet è il mezzo di business). Anche nell’e-business c’è bisogno comunque del commitment aziendale e della vision dei manager. 3.1 Strategie e opportunità dell’e-commerce Con e-commerce si intende un’attività di compravendita in cui tutte o gran parte delle fasi necessarie a portare a compimento la transazione sono effettuate utilizzando sistemi di comunicazione elettronica. Rappresenta comunque un nuovo modo per le imprese di rapportarsi al consumatore. Svincola l’utente e il fornitore da problemi come orari di apertura negozi, distanze da percorrere, ottimizza quindi la catena del valore (fornitore materie prime->produttore primario->spedizione e consegna ->distributore->consumatori) configurandosi come un canale preferenziale per arrivare al cliente. Si tende all’eliminazione dei tempi morti, e permette all’utente di entrare in contatto con il produttore senza passare necessariamente per la catena di distribuzione, ridicendo così le asimmetrie informative. Anche le transazioni economiche sono più rapide. L’e-commerce riunisce in se le caratteristiche di globalizzazione (elimina le frontiere creando macrocomunità commerciali diffuse in tutto il pianeta) e localizzazione (si basa sull’approccio personalizzato one to one con il cliente) favorendo la nascita di macrocomunità glocali. Appartengono al commercio elettronico anche attività di marketing on line, customer care, assistenza post-vendita, supporto tecnico e riscossione dei crediti, sempre gestite in rete. E’ possibile inoltre distinguere tra varie tipologie di e-commerce: - business to consumer -> transazione azienda-utente privato; - business to business -> tra due aziende (fornitore e acquirente); - consumer to consumer -> tra due utenti privati (clienti); - consumer to business -> i clienti suggeriscono il prezzo di acquisto di un bene all’azienda Ne ultimi anni si parla anche di e-democracy, e-government; e-tourism; e-medicune, e-learning ecc. Il commercio del tipo B2C è la categoria di e-commerce più nota alla quala appartengono i più famoso negozi ondine del mondo come Amazon,Dell ecc. Il commercio B2B è il più fruttuoso in termini di volumi (dollari) delle transazioni. Quello C2C è tipico delle aste on line (e-Bay). Infine nel settore C2B i consumatori che desiderano acquistare lo stesso prodotto possono riunirsi in gruppi di acquisto per chiedere alle aziende sconti e promozioni su grossi volumi di merce acquistata. Tale processo si definisce aggregazione della domanda. 3.1.1 Proiezioni di crescita del commercio elettronico in Italia Mercato italiano commercio elettronico B2C -> dal 2004 al 2005 + 40%, ma meno rispetto al passato. Settore merceologico maggior successo: turismo (45% del mercato), assicurazioni on line 18 % (settore a più alto tasso concentrazione con 5 operatori principali) , informatica e elettronica 11% (settore più frammentato), editoria e abbigliamento (3%), grocery (prodotti di largo consumo confezionati) stazionario, altri settori (alimentari non grocery, oggetti artistici e artigianali, ricariche telefoniche, prevendite biglietti ecc) 26%.

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C’è un elevato grado di concentrazione per cui i primi venti operatori rappresentano il 70% del mercato dell’e-commerce, con vantaggi di notorietà, affidabilità, know how ecc. Ne fanno parte aziende tradizionali che hanno puntato sull’on line (Alitalia, Trenitalia, Vodafone); aziende che hanno raggiunto notorietà anche grazie al web (Genialloyd,Directline ecc), compagnie aeree low cost (My Air, Volare web), aziende nate per operare on line (e-Bay, Expedia, Mr Price ecc). 3.1.2 Il gap digitale L’espressione gap digitale indica il fatto che diversi popoli e culture del mondo non possiedono lo stesso accesso alle informazioni e alle tecnologie informative. Per esempio i paesi del Nord Europa come la Finlandia nonostante le ridotte dimensioni territoriali registrano un elevato numero di utenti ondine. La situazione opposta si verifica in Africa e nell’America Latina, densamente popolati ma con carenti infrastrutture informatiche e telecomunucaticive a causa della povertà. Si parla quindi anche di knowledge divide.

3.2 Strategie chiave per il commercio elettronico Tre nuove strategie che un’impresa dovrebbe prendere in considerazione per ottenere un vantaggio competitivo attraverso l’uso della Rete:

(1) adattamento e personalizzazione (2) disintermediazione (3) raggio s’azione globale

3.2.1 Adattamento e personalizzazione L’adattamento totale si applica a un’azienda che offre ai clienti la possibilità di “confezionare su misura” un prodotto in base alle loro esigenze, partendo da configurazioni base. La personalizzazione invece consiste nel proporre prodotti adattati alla personalità o alle esigenze degli utenti. Un esempio sono i libri proposti da Amazon. Il filtraggio collaborativo traendo spunto dal comportamento nelle varie fasi di acquisto, inserisce l’utente all’interno di un gruppo di utenti affini con cui condivide delle preferenze per un determinato argomento. Quindi il sito registra gli acquisti di i libri del gruppo e propone gli stessi al singolo utente che potrebbe quindi trovarli di proprio gradimento. La personalizzazione consente quindi di proporre offerte che hanno un elevata probabilità di essere considerate interessanti dal cliente. 3.2.2 Disintermediazione Consiste nell’eliminare intermediari all’interno di un canale d distribuzione (come rivenditori all’ingrosso o al dettaglio). Un esempio è quello di Egghed Sofyware, che all’inizio aveva negozi dove si poteva acquistare pacchetti software. I clienti però cominciarono a preferire l’acquisto di software in un sito web, in quanto era più economico, o a scaricarlo. Quindi Egghead decide di trasferirsi nel cybersoazio, ma troppo tardi, e nel 2001 fallisce. Dopo poco tempo Amazone ne acquista i diritti e la proprietà intellettuale, mantenendone il logo. 3.2.3 Raggio d’azione globale Internet offre anche alle aziende di piccole dimensioni la capacità di raggiungere potenziali clienti ovunque esista la possibilità di collegarsi ad Internet, e a un costo inferiore. Meglio ancora se si tratta di un prodotto digitale, vendibile direttamente attraverso la Rete.

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3.3 Il commercio elettronico B2C e le nuove opportunità di mercato 3.3.1 Competitività e convenienza in tempo reale Peculiarità che rendono utile questo canale rispetto ai tradizionali mezzi di vendita. Fare acquisti su Internet è rapido e conveniente. Infatti se non si trova ciè che si desidera al giusto prezzo nei siti web di tipo e-tailer (vendita al dettaglio), si può con un semplice click visitare il sito della concorrenza. Gli e-tayler si dividono in siti pure player e click and mortar. I primi sono siti Internet di sola vendita on line, come Dell Computer ,Amazon.com. I secondi sono invece quei rivenditori, come Nordstrom, che hanno sia un sito Internet sia uno o più negozi tradizionali, e spesso offrono anche opzioni di vendita per corrispondenza. Ci sono infine rivenditori di articoli mediante catalogo, come Land’s End, che dispongono anche di un sito Interne ma non di punti vendita fisici. In Internet è possibile visitare siti concorrenti, ma anche accedere a siti che mettono a confronto prodotti e prezzi ( es. www.mysimon.com). Una delle applicazioni suggerite per l’m-commerce (mobile commerce) si riferisce appunto al confronto tra i prezzi. Il termine commercio mobile è utilizzato per descrivere le transazioni di commercio elettronico effettuate mediante un dispositivo wireless come un telefono cellulare o un organizer tascabile, con il quale appunto si può scoprire il prezzo proposto da altri rivenditori dello stesso articolo attraverso una ricerca su Internet, come se si stesse a casa davanti al pc. Acquistare i Rete fa risparmiare tempo e denaro, la scelta è vasta, l’usabilità è uno dei fondamenti su cui si basano questi siti web. 3.3.2 Dall’informazione alla comunicazione: contatti sicroni e asincroni Un altro vantaggio degli e-tailer è la possibilità di modificare offerte e prezzi istantaneamente per rispondere alle fluttuazioni nella domanda dei clienti. Gli –tailer infatti sono in grado di ottenere informazioni in tempo reale sull’andamento effettivo delle vendite rispetto alle previsioni, e ancor più importante, possono rettificare istantaneamente i prezzi se le vendite non seguono l’andamento previsto. Il processo si traduce in un notevole vantaggio per gli e.tailer, molti dei quali dispongono di “aree di sconto” nel proprio sito per avvertire i clienti di speciali offerte last minute. Possono inoltre proporre prezzi speciali ai migliori clienti utilizzando le tecniche di personalizzazione precedentemente descritte. Una particolare categoria di informazioni è costituita da sistemi di help-desk. Spesso in questi siti sono presenti sezioni dedicate alla customer care, ovvero l’assistenza del cliente tramite: - sistemi informativi e database: risposte alle domande più comuni (FAQ); - sistemi basati su archivi dinamici e database di best practice: utilizzati anche per far fronte alle

esigenze di utenti di prodotti tecnologici che richiedono particolari conoscenze; - forum di discussionie telematici: dove rispondono esperti e tecnici della società; - servizi interattivi : chat, e anche accesso a call center telefonici. 3.3.3 L’incanto sulla rete Le cyberaste , i siti di e-auction, vedono la partecipazione di milioni di utenti in tutto il mondo. Il meccanismo delle forward auction, il più diffuso, prevede che il venditore (privato o commerciante), rilasci una descrizione dettagliata del bene, una foto e la cifra minima di partenza (base d’asta). Gli acquirenti lanciano la propria offerta. I siti traggono i proventi o dalla percentuale sull’importo della transazione conclusa o dalle inserzioni pubblicitarie ospitate nel sito. Un altro modo per organizzare un’asta è rappresentato dalle riserve auction. Inizialmente viene definito il prodotto o servizio a cui il cliente è interessato e il prezzo a cui è disposto ad acquistarlo. Le aziende contattate esaminano la domanda e lanciano la propria offerta al ribasso. Il cliente sceglie poi liberamente tra più proposte alternative. Le aste on line possono essere realizzate in ambito C2C e B2C, cioè tra privati o tra fornitori e acquirenti di beni, attraverso l’intermediazione del gestore del sito.

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Per poter partecipare a un’asta l’utente deve registrarsi al sito compilando un form, e attenersi alle regole dell’asta. Le vere contrattazioni sono aperte 24 ore su 24 , 7 giorni su 7, con aggiornamenti comunicati in tempo reale tramite posta elettronica. Le aste sono diffuse anche in ambito B2B nei siti market place.

3.4 Gli elementi chiave del successo nel settore B2C I principali fattori critici di successo di un’iniziativa di e-commerce sono: - prodotti e approcci al mercato; - attrattività e fidelizzazione: - processi esecutivi e risorse; - intensità competitiva. 3.4.1 Prodotti e approcci al mercato I consumatori tendono a sentirsi maggiormente a proprio agio acquistando prodotti originali, che conoscono perché standardizzati. Ad esempio i pc rientrano nelle categorie di prodotti originali, che si vendono ad es sul sito di Dell Computer tutti configurati allo stesso modo. Anche per le macchine è la stessa cosa, anche se sarebbe un vantaggio anche per i produttori produrre l’auto su misura in base alle specifiche desiderate, cosichè si eviterebbe di accumulare le giacenze nell’autosalone. Tuttavia ad es nel caso statunitense non si è ancora adottato il modello di vendita diretta di autovetture,in quanto i concessionari ritengono che la disintermediazione porterebbe a penalizzarli (come il caso delle agenzie di viaggio). I generi alimentari e da drogheria rappresentano un settore di vendita interessante, ma hanno successo sul web solo tranne nel caso di articoli non standard, che si preferisce scegliere di persona. Quindi i prodotti digitali sono quelli più adatti al commercio elettronico B2C perché:

- sono standardizzati; - consentono l’impiego di tecniche di personalizzazione e adattamento totale; - possono essere spediti al momento stesso in cui si acquistano; - promuovono la disintermediazione; - hanno un raggio d’azione globale.

Riguardo all’informazione buona parte di questa su Internet è gratuita. Attualmente però molti siti web di testate giornalistiche stanno registrando delle perdite . La tendenza secondo alcuni osservatori sarà quella di richieder agli utenti dei micropagamenti .

3.4.2 Attrattività e fidelizzazione La progettazione di un sito web facile da utilizzare rappresenta uno dei fattori chiave del successo di un’azienda nel settore B2C. Un ruolo primario è svolto dall’usabilità del sito, affinché non ci sia rischio di allontanare i potenziali clienti con siti di scarso impatto grafico o all’interno del quale sia difficile orientarsi. Per essere efficace un sito deve essere non troppo pesante per poterlo scaricare facilmente, semplice da leggere, avere in ogni pagina nome dell’azienda, indirizzo ecc, essere sempre aggiornato e generoso di informazioni, compatibile con tecnologie di generazioni precedenti, effettuare test di visualizzazione con tutte le versioni di browser. Naturalmente la propria presenza in Internet va pubblicizzata con strategie di marketing efficaci. 3.4.3 Processi esecutivi e risorse Esecuzione accurata significa che, quando un cliente effettua un ordine in un sito è necessario portare a termine i processi aziendali necessari per far pervenire al compratore l’articolo richiesto nel più breve tempo possibile. Un sito B2C funzionale provvede all’invio di un messaggio e-mail in cui conferma al cliente il ricevimento dell’ordine ne indica i dettagli e la data di spedizione.

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Il cliente è così rassicurato che l’ordine è stato ricevuto. Nel messaggio sono inclusi anche il numero d’ordine e le istruzioni per contattare il servizio clienti. u altro obiettivo è la semplicità della procedura per la restituzione di articoli indesiderati. Alcune aziende B2C invitano gratuitamente le istruzioni per la restituzione delle merci. Le aziende “click and mortar” sono avvantaggiate perché consentono ai clienti ondine di restituire i prodotti presso i propri punti vendita. 3.4.4 Intensità competitiva Osservare la concorrenza è un ottimo suggerimento per le imprese B2C, essere aggiornati sulle iniziative dei concorrenti e anticiparle, in quanto la fedeltà della clientela è l’elemento chiave del successo. RivalWatch è un servizio per le aziende che permette di monitorare i prezzi di tutte le aziende concorrenti basate sul web e fornire informazioni su prezzi, assortimento prodotti, attività promozionali ecc.

3.5 Sistemi di pagamento utilizzati nel commercio elettronico. Diversi sistemi per pagare in Rete. Le tipologie più diffuse sono: 3.5.1 Carte di credito e smart card Le “carte di credito virtuali” rappresentano il metodo di pagamento più comune in particolare nel settore B2C, perché semplici da utilizzare e valide in tutto il mondo, e garantiscono la tutela del cliente. Tuttavia un pericolo è che i pirati informatici possano copiare i dati rilevanti, come il numero della carta, o che i dati inviati vengano intercettati da terzi. Bisogna soddisfare le esigenze di integrità e autenticazione: sono necessarie firme digitali e tecnologie di cifratura per rendere davvero sicura ogni transazione finanziaria. Con l’avvento delle cd smart card, o “carte intelligenti”, è avvenuto un ulteriore passo nell’evoluzione dei pagamenti elettronici. Dotate di un microchip, che consente la capacità di immagazzinamento dati paragonabile a quella di un piccolo computer, sono in grado di fornire molte più informazioni rispetto a una carta tradizionale. La medesima tecnologia è usata dalle carte prepagate, simili a un borsellino elettronico. Sono cinque i segmenti applicativi in cui si prevede che si svilupperà nel breve- Medio periodo il business delle “carte intelligenti”:

1. carte bancarie di credito e debito; 2. “borsellini elettronici” e carte di servizi locali; 3. carte di identità elettroniche e carte sanitarie; 4. SIM card di seconda generazione per l’accesso a servizi a valore aggiunto attraverso telefoni

cellulari; 5. Carte di pagamento e fidelizzazione.

Si prevede che le smart card possano evolvere come principali soluzioni per i pagamenti on line a medio termine. Uno degli esempi più noti (www.mindex.com) di utilizzo di smart card è quello promosso da Mondex International Limited, società creata da un gruppo di enti tra cui grandi Banche di vari continenti nel 1996. Il chip Mondex contiene un “borsellino elettronico” caricato con denaro elettronico . (………..) 3.6 ? (………….) Una delle principali differenze tra il settore B2B e quello B2C è legata all’importanza delle relazioni. Nel commercio elettronico di tipo B2C stabilire una relazione con il cliente è importante perché l’obiettivo è far in modo che i clienti tornino sullo stesso sito. Nel settore B2B le relazioni sono ancora più determinanti: le aziende tendono a instaurare relazioni a lungo termine con alcuni dei propri partner commerciali consolidati.

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3.6.1 Le reti del valore Nell’ambiente dell’e-commerce le relazioni stanno assumendo nuove forme. Peter Keen e Mark McDonald sottolineano che il commercio elettronico “coinvolge una rete sempre più complessa di relazioni per operare tra imprese,clienti,intermediari,aziende di prodotti complementari e fornitori”. Gli intermediari sono aziende specializzate che forniscono servizi,es un call center o i servizi di un corriere espresso . Le aziende di prodotti complementari forniscono prodotti e servizi che integrano le offerte dell’impresa principale. Infine fanno parte della rete del valore anche i fornitori. Con l’espressione rete del valore vengono indicate tutte le risorse di una pagina Web che sono trasparenti al cliente ma che concorrono alla creazione di una serie di attività: assistenza, evasione dell’ordine, spedizione e consegna, finanziamenti, compravendita di informazioni ecc. Alcune di queste informazioni sono fornite da applicazioni software, altre sono affidate in outsourcing a partner affidabili, altre disponibili mediante collegamenti elettronici ad aziende in partnership. 3.6.2 Nuovi intermediari e nuovi processi di business Nel settore B2B l’attenzione è concentrata soprattutto sugli acquisti, di tre tipi: 1 acquisto di materiali diretti -> direttamente impiegati nella produzione di un bene di cui sono elementi costitutivi. Sono in relazione diretta con l’attività principale dell’azienda; 2 acquisti di material indiretti (MRO, Manteinance Repair and Operations material) -> materiali necessari per l’atticvità di un’azienda ma non direttamente in relazione con le sue principali attività. Es pezzi di ricambio per macchinari, cancelleria, prodotti per uffici ecc. 3 acquisto di servizi -> viaggi aziendali, servizi di consulenza, assunzioni temporanea dipendenti. - Acquisto di materiali diretti: Il quantitativo di materiale richiesto al fornitore viene determinato sulle temporanee esigenze di acquisto dell’azienda, spesso mediante l’ausilio di sistemi JIT (Just In Time) o processi (CPFR, Collaborative Planning, Forecasting, and Replenishment). Alla base della forma di commercio B2B ci sono i sistemi EDI (ELETRONIC DATA INTERCHANGE), che consentono di trasferire direttamente da un computer all’altro informazioni relative alle transazioni contenute in documenti aziendali, quali fatture e ordini di acquisto, in un formato standard. L’EDI è diffuso secondo la modalità “hub and spoke” (“centro e raggio”) e deve soddisfare tre criteri: 1) scambio tra un computer all’altro attraverso una rete internet, privata o VAN; 2) limitarsi a documenti aziendali standard come ordini di acquisto, fatture ecc; 3) i formati standard permettono ai computer delle aziende di interpretare le informazioni trasmesse senza l’intervento degli utenti. - Acquisto di materiali indiretti (MR): Nel commercio elettronico per i materiali MRO il fornitore invia un catalogo in formato elettronico accessibile mediante un browser Web, gli articoli desiderati vengono individuati grazie a potenti motori di ricerca. Il responsabile dell’amministrazione aziendale ordina quindi i materiali MRO in Internet e riceve l’articolo richiesto il giorno successivo. Gli attuali tentativi sperimentati in ambito tecnologico sono volti alla creazione di una nuova generazione di sistemi EDI per le transazioni B2B. La maggior parte delle soluzioni per EDI prevede l’utilizzo di Internet, infrastruttura meno costosa rispetto alle reti private e VAN, E IL SUPPORTO DI UNA TECNOLOGIA emergente per la creazione di documenti Web denominata XML (Extensible Markup Language) è un linguaggio di cosifica per il Web che consente ai computer di interpretare il significato delle informazioni contenute in un documento Web: rispetto all’HTML infatti i tag utilizzati da XML definiscono l’effettivo significato di un testo. Grazie a tale linguaggio quindi i motori di ricerca saranno in grado di trovare informazioni in modo molto più semplice. Nel settore B2B ciò si traduce nella possibilità per i patner commerciali di creare e comprendere la struttura di documenti web, rendendo il commercio B2B più accessibile anche alle piccole imprese. Due nuove possibili applicazioni in tale settore sono ebXML e i servizi Web.

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Con ebXML viene indicato un insieme di tecniche per documenti aziendali creati con il linguaggio XML, progettate per consentire a tutte le imprese del mondo di effettuare transazioni commerciali in Internet. Il secondo approccio è rappresentato dai servizi web. - Servizi web: sono stati sviluppati con l’obiettivo di superare la difficoltà relativa alla difficoltà di comunicazone tra aziende che dispongono di sistemi informatici eterogenei. Sono applicazioni software che comunicano con altre applicazioni software in Internet utilizzando il linguaggio XML come tecnologia chiave catalizzatrice. All’inizio tali applicazioni si sono concentrate sui terminali interni all’azienda, poi si esteso l’uso ai partner, ma l’obiettivo a lungo termine è l’applicazione nelle transazioni commerciali in ( in formato elettronico) tra diverse aziende e organizzazioni. 3.6.3 I maketplace B2B Sono i siti che offrono servizi e opportunità di business sia agli acquirenti che ai venditori. In base al volume delle transazioni anche i costi delle transazioni possono essere ridotti, con risparmi per entrambi. Una delle tecniche più diffuse sono le aste al ribasso (riverse auction: è l’acquirente a proporre un prezzo per un determinato prodotto, i fornitori competeranno per proporre l’offerta più conveniente e vince l’offerta al prezzo più basso. Il fatturato dei marketplace deriva solitamente dal’applicazione di un costo di transazione relativo ai servizi proposti. Il campo di applicazione più promettente sembrerebbe quello dei materiali indiretti (MRO) perché le relazioni in questo ambito sono meno delicate. 3.6.4 Intranet ed Extranet Una Intranet è una rete privata basata sulle tecnologie Interenet: è utilizzata all’interno di una organizzazione e protetta dall’accesso esterno non autorizzato da un sistema denominato firewall. Una Extranet è una Intranet il cui accesso è limitato a un’organizzazione e ad alcuni utenti esterni autorizzati, es aziende clienti e fornitori. Sono entrambe reti private, mentre l’accesso a Internet è pubblico. Utilizzo della Intranet -> Utilizzate per semplificare la comunicazione all’interno di un’organizzazione e per la distribuzione interna dell’informazione . Es report on lone su spese, moduli aziendali, newslwttwer, feedback diretto ai singoli dipendenti ecc. Utilizzo delle Extranet -> consentono a utenti esterni , come clienti e fornitori, di accedere a un’organizzazione. Dotate di tenologia TCP/IP, il loro scopo è connettere in maniera protetta reti locali geograficamente lontane. Es per condividere informazioni su prodotti e scorte e notizie. I sistemi CRM (Customer Relationship Management ) utilizzano informazioni relative ai clienti per fornire una visione più approfondita delle loro esigenze con lo scopo di proporre servizi migliori. 3.7 E-business: opportunità strategiche e competitive per le aziende Le aziende hanno sempre più bisogno di comunicare con i loro partner per migliorare la loro catena produttiva e i rapporti con il cliente,e per far ciò bisogna creare applicazioni B2B in grado ndi permettere una collaborazione basata sullo scambio non solo di documenti ma anche di conoscenze, dati e applicazioni logiche. 3.7.1 Sviluppare una strategia nell’era di Internet Micheal Porter ha osservato che il Web offre a imprese e organizzazioni migliori possibilità di creare specifiche strategie aziendali rispetto alle precedenti generazioni di strumenti ICT. Le strutture o framework di Porter includono: 1 il modello delle 5 forze; 2 le tre strategie generiche; 3 la catena del valore o value chain;

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3.7.2 Il modello competitivo delle 5 forze Sviluppato per determinare il livello di attrattività di un determinato settore commerciale. Serve ai manager per decidere se diventare operativi in un nuovo settore o ampliare il raggio d’azione della propria società in un settore già controllato. Le 5 forze sono : (fig 3.12 p.75): Potere di contrattazione degli acquirenti; il potere di contrattazione dei fornitori; il pericolo di nuove aziende concorrenti; il pericolo di prodotti o servizi o sostitutivi; e al centro la rivalità tra concorrenti. Potere dell’acquirente -> è elevato quando gli acquirenti possono scegliere tra molteplici produttori, mentre è ridotto se la scelta è limitata. Nel primo caso si tratta di un settore poco allettante. Potere del fornitore -> è elevato quando gli acquirenti hanno possibilità limitate di scegliere da chi acquistare prodotti, anche in questo caso , se i fornitori hanno un potere esteso in un determinato settore, questo sarà poco attraente. Pericolo di prodotti sostitutivi -> è basso se l’alternative di utilizzo di un porodotto sono limitate, e ciò è un vantaggio per il fornitore. . Si hanno vantaggi anche se i costi di transazione (cioè le spese per passare da un prodotto all’altro) sono alti. Pericolo di nuove aziende concorrenti -> è elevato quando per i concorrenti l’ingresso nel mercato è semplice, e quindi per un’azienda c’è il rischio di perdere i propri clienti in poco tempo. Rivalità tra concorrenti esistenti -> un settore è meno allettante se c’è un elevata rivalità tra concorrenti. 3.7.3 Strategie mirate e loro implementazione Porter sostiene che la cosa migliore sia adottare una sola delle tre strategie generiche individuate: cost leaderschip, differenziazione e strategia mirata. Una strategia mirata si concentra sulla cost leadrschip o sulla differenziazione (fig.3.13). 3.7.4 Il modello competitivo delle 5 forze Warren McFarlan sostiene che un’impresa può utilizzare gli strumento ICT per modificare una o più delle 5 forze a proprio favore o consolidare una delle tre strategie generiche adottate. Potere dell’acquirente -> Alcuni sistemi ICT all’avanguardia hanno l’effetto di aumentare la probabilità che un cliente scelta sempre lo stesso prodotto in una dinamica di fidelizzazione , e allo scopo di controbilanciare il loro potere (es punteggi per ogni permanenza in un albergo). Potere del fornitore -> Uno dei metodo più efficaci per ridurre il potere del fornitore è individuare fonti di approvvigionamento alternative. I marketplace B2B sono un esempio. Un altro modo è mettere più informazioni nelle mani dell’acquirente. Rischi di prodotti e servizi sostitutivi -> Un rischio per i professionisti è che la propria attività professionale sia minacciata dall’introduzione di prodotti o servizi basati su strumenti ICT (come , nel caso dei ragionieri, software per la compilazione delle dichiarazione dei redditi). 3.7.5 Integrazione tra professionisti tecnici e aziendali Un team di progetto permette di trovare in un’azienda soluzioni ottimali sia dal punto di vista aziendale che dal punto di vista tecnico. E’ un gruppo creato per raggiungere singoli obiettivi e che viene sciolto una volta ultimato il progetto. 3.7.6 Analizzare il problema aziendale d un’altra prospettiva Spesso i team di progetto cercano di sviluppare un sistema ICT considerando il problema aziendale solo in base all prospettiva interna al gruppo, mentre invece sarebbe più efficace considerare il punto di vista degli utenti per dare e far in modo di dar loro un senso di soddisfazione.

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3.7.7 Utilizzare le 3 strategie generiche Le aziende utilizzano le tre strategie generiche e gli strumenti ICT per modificare a proprio vantaggio la base della competizione. Se ad esempio una azienda si trova in un mercato competitivo dove le aziende si fanno concorrenza in base al prezzo, è conveniente utilizzare una strategia basata sulla differenziazione. Vedi caso Amazon. 3.7.8 L’importanza di una proggetazione creativa Per ottenere un vantaggio competitivo è necessario lavorare all’insegna della creatività. La progettazione creativa di un sistema ICT propone la soluzione del problema aziendale in modo nuovo invece di ricorrere a schemi gia adottati. Il team di progetto deve saper proporre una progettazione che consenta all’azienda di acquisire un vantaggio competitivo. 3.7.9 La value chain o catena del valore Una volta individuato come gli strumenti ICT possono agevolare lo sviluppo di una strategia aziendale, è importante garantire un adeguato supporto informatico per tutti i processi aziendali. Con processo aziendale si intende un insieme standardizzato di attività per portare a compimento l’esecuzione di un’operazione. Un importante strumento grafico per identificare i principali processi aziendali è la value chain, identificata da Micheal porter. Essa consente di rappresentare l’organizzazione come una catena o serie di processi, ognuno dei quali aggiunge valore al prodotto. (fig 3.14). I Processi Primari che generano valore sono: materie prime,, poi la prodizione del prodotto, spedizione e consegna, introduzione sul mercato, vendita, e servizi post vendita. I Processi di Supporto, nella parte superiore della catena sono: gestione,contabilità,finanza,ambito giuridico,risorse umane, ricerca e sviluppo, acquisto, tutte queste supportano i processi primari. Tutti i processi elaborano un valore individuale, e la combinazione di tutti questi processi genera un valore totale superiore alla somma dei singoli valori individuali. Tale valore è definito “valore aggiunto”, all’estremità destra della catena del valore (fig). Maggiore è il valore aggiunto e maggiore sarà il valore che i clienti investono sui prodotti. Per l’azienda ciò si traduce in un vantaggio competitivo. 3.7.9 I network aziendali e il cambiamento dell’impresa Per entrare in rapporti con la società statunitense Wal –Mart è necessario che i sistemi ICT dei partner siano collegati a quelli dell’azienda e che i processi aziendali siano gestiti in formato elettronico. L’azienda utilizza la tecnologia EDI (Elettronic Data Interchange) per supporratree le comunicazioni interaziendali. EDI rappresenta uno dei primi esempi di commercio elettronico tuttore utilizzato per il supporto di applicazioni come i sistemi di gestione del controllo dell’inventario JIT (Just in Time). L’attivazione Just In Time costituisce un approccio che consente di produrre o proporre un prodotto nell’esatto momento in cui il cliente lo desidera. Wal Mart negli Usa è noto per il famoso slogan “Sempre i prezzi più bassi”. Una strategia fondamentale per raggiungere tale risultato è la gestione dei processi legati alla catena degli approviggionamenti o supplì chain. Una supplì chain è costituita dalle diramazioni che raggiungono tutti i fornitori aziendali di pezzi di ricambio e servizi. Produttori di beni di consumo e rivenditori collaborano all’interno di un processo di “rifornimento, previsione, e pianificazione cooperativa” I processi CPFR (Collaborative Planning, Forecasting and Replenishment) semplificano e incentivano i processi di collaborazione tra gli elementi della supplì chain. Con il CPFR i rivenditori condividono le informazioni sulle venfite con i produttori i quali dispongono così di informazioni aggiornate con cui possono pianificare le fasi di produzione, le scorte in eccedenza sono eliminate e si riduce la possibilità che le scorte di un prodotto risultino esaurite, si verifica così una diminuzione dei costi all’interno della supplì chain.

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3.8 Il ruolo dell’e-goverment Il termine descrive l’applicazione delle moderne tecnologie del commercio elettronico alle istituzioni e alla pubblica amministrazione. Attualmente l’e-governemt utilizza attivamente Internet per fornire migliori servizi ed informazioni ai cittadini. Una delle difficoltà è il gap o divario digitale. Governi e Stati dovrebbero individuare soluzioni per permettere a tutti i cittadini la possibilità di accedere ai servizi di e-government.

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CAPITOLO 4 - DATABASE E DATA WAREHOUSE -

4.1 Introduzione Dagli anni 70’ si diffondono i database, archivi di dati strutturati e gestiti grazie a uno specifico software, che controlla le operazioni di archiviazione, lettura modifica e condivisione, chiamato database management system (DBMS) e che permette l’accesso da parte di più utenti o programmi. Grazie a tali sistemi è possibile gestire archivi di dimensioni sempre maggiori soprattutto per memorizzare gli output derivanti dall’esecuzione di transazioni e dall’operatività svolta quotidianamente nelle organizzazioni. Sono strumenti che forniscono un supporto diretto all’Online Transaction Processing, OLTP, attività di raccolta,elaborazione e memorizzazione delle informazioni relative all’esecuzione di processi operativi. L’incremento dei volumi di dati memorizzati, il miglioramento delle tecnologie e le pressioni della competività hanno favorito negli anni 90 la diffusione dei data warehouse, ambiente integrato che raccoglie i dati provenienti da diversi ambiti aziendali ed extraaziendali e consente a chi deve prendere decisioni di avere a disposizione informazioni complete per svolgere analisi e creare report. I data warehouse permettono la realizzazione di analisi OLAP, OnLine Analythical Processing, grazie alle quali è pèpssibile esaminare un fenomeno come la vendita di proodtti mettendolo in relazione con le variabili che lo influenzano. Inoltre abilitano l’applicazione del data mining, insieme di tecniche e algoritmi proveniente dagli ambiti dell’intelligenza artificiale e dlela statistica. Data warehouse, OLAP, data mining, fanno parte dei sistemi della Business Intelligence, che permettono la trasformazione della massa dei dati dell’aziende in informazioni rigorose per tutti i processi decisionali. Queste informazioni devono essere facilmente reperibili per accedervi e ci deve essere uno strumento in grado di consentire ciò. 4.2 Modelli dei dati La realizzazione di una base di dati prevede lo svolgimento di tre fasi. La prima è detta fase di progettazione concettuale, che richiede la descrizione dei concetti del mondo reale che risultano rilevanti. L’obiettivo di questa fase è rappresentare il contenuto dell’archivio, focalizzandosi sul cosa conterrà, attraverso la descrizione dei tipi di informazioni e delle corrispondenze fra lle stesse. Lo strumento più utilizzato per definire il modello concettuale è lo schema Entità-Relazioni, che, grazie a una serie di costrutti, permette la definizione degli schemi che descrivono l’organizzazione e la struttura dei dati. I PRICIPALI COSTRUTTI SONO I SEGUENTI: - le entità, ovvero gli elementi che hanno una propria identità e proprietà comuni di rilievo ai fini

dell’applicazione. Esempi di entità sono: “dipendente”, “prodotto”, “città”, “fattura” - Le occorrenze, cioè i singoli oggetti che appartengono alla classe di entità rappresentate. In riferimento

alle precedenti entità esempi di occorrenze sono: “Rossi Mario”, “lettore MP3”, “Milano” ecc - Le relazioni, ovvero i legami fra entità differenti. Esempio “Acquisto” è un esempio di relazione tra

“cliente” e “prodotto”. - Le relazioni possono a sua volta essere classificate secondo una cardinalità o tipologia di relazioni, in

funzione di quante occorrenze di una entità sono associabili a ogni occorrenza dell’entità corrispondente.

- Gli attributi sono ke proprietà che descrivono le caratteristiche di entità e relazione. Così “nome”, “cognome” “n.di matricola”, sono attributi dell’entità dipendente, mentre “data”, “importo”, “mezzo di pagamento”, sono attributi della relazione “acquisto”. L’insieme dei valoro che ogni attributo può assumere viene chiamato dominio

- Gli attributi che consentono di identificared in modo univoco le occorrenze di ogni identità vengono chiamati identificatori o attributi primari dell’entità, nel caso dell’entità “dipendente” per esempio, l’identificatore è l’attributo “matricola”.

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Definito il modello concettuale, si passa alla dase successiva di progettazione logica, durante la quale vengono definiti i diversi schemi che, a fronte del medesimo modello concettuale, saranno utilizzati dai differenti utenti e programmi utente e programma per accedre ai dati. Si ha quindi una descrizione dei dati e delle loro relazioni dal punto di osservazione dell’utente, che si traduce in un modello o sottoschema logico. I modelli logici utilizzati per la creazione di un database sono principalmente 4:

- modello gerarchico -> i dati sono organizzati secondo strutture ad albero che riflettono una gerarchia esistente tra le entità che appartengono al database. Consente un rapido aggiornamento delle informazioni, anche se comportano la ridefinizione della struttura del database

- modello reticolare -> basato sull’utilizzo dei grafi, poco diffuso per la difficoltà di gestione. - modello orientato agli oggetti -> più recente e più adatto all’archiviazione di contenuti non

necessariamente testuali (brani musicali, immagini , video ecc). Lo scopo è assegnare un maggior significato ai dati, associando a essi gli algoritmi necessari alla loro interpretazione. L’insieme dei dati e degli algoritmi a loro associati costituisce l’oggetto.

- modello relazionale -> rappresenta l’intera struttura dei dati servendosi di tabelle e relazioni. Dagli anni 80’ è il modello più usato per la realizzazione di DBMS.

Infine la terza fase , chiamata progettazione fisica, prevede l’implementazione informatica delle strutture dei dati che descrivono la realtà di interesse. Comprende una descrizione formale, detta anche modello o schema fisico , di come devono essere archiviati i dati e delle modalità con cui sarà possibile accedervi. 4.3 Modello relazionale In tale modello i dati sono rappresentati tramite tabelle a doppia entrata, chiamate relazioni. Ogni tabella è definita da colonne (campi), corrispondenti agli attributi del modello E/R e di numero prefissato, e da una serie di righe (dette anche record o tuple). Inoltre, l’insieme dei valori che ogni campo può assumere è detto dominio. 4.3.1 Impiego di strutture logiche L’utilizzo del modello di database relazionale consente di organizzare le informazioni e di acceder ad esse in base alla loro struttura logica e non alla loro posizione fisica. In tale modello è disponibile un dizionario di dati (data dictionary) che contiene la struttura logica delle informazioni, ed è la prima cosa da cui si parte per la costruzione di un database, proprio perché appun to contiene la struttura logica delle informazioni. 4.3.2 Legami logici tra le informazioni Prima di creare le relazioni è necessario specificare , per ognuna di esse, una chiave primaria. La chiave primaria è un campo (o un gruppoo di campi) che identifica ogni record in modo univoco. Ad es in un database “Gestione ordini” , “Codice cliente” è la chiave primaria della tabella “cliente”, cioè ogni cliente della tabella deve avere un Codice univoco. Se un campo si definisce come chiave primaria non può assumere più di una volta lo stesso valore ne può essere vuoto. 4.3.3 Vincoli di integrità Definendo la struttura logica delle informazioni in un database relazionale, si sviluppano anche vincoli di integrità, ovvero regole che consentono di garantire la qualità delle informazioni contenute nell’archivio. 4.4 DBMS (DATABASE MANAGEMENT SYSTEM) Il Sistema di Gestione di Database consente di specificare l’organizzazione logica di un database e di accedere e utilizzare le informazioni in esso contenute.

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E’ costituito da 5 software: 1) motore DBMS; 2) modulo di definizione dei dati; 3) modulo di manipolazione dei dati; 4) modulo di generazione delle applicazioni; 5) modulo di amministrazione dei dati. Il motore DBMS è l’elemento fondamentale di tali sistemi. All’interno di un database la vista fisica delle informazioni è legata al modo in cui queste sono fisicamente organizzate, memorizzate ed estratte, in funzione della periferica di archiviazione utilizzata. La vista logica si concentra invece sul modo in cui i knowledge worker devono organizzare e accedere alle informazioni per soddisfare determinate esigenze aziendali. La separazione tra vista fisica e logica offre due vantaggi: le operazioni fisiche sono gestite dal sistema DBMS, quindi l’utente può concentrarsi su quelle logiche; Knowledge worker diversi VISUALIZZANO LE INFORMAZIONI IN FUNIONE DI SCHEMI LOGICI DIFFERENTI. Così il modulo di gestione DBMS è virtualmente in grado di elaborare qualsiasi vista logica o richiesta nel suo equivalente fisico. 4.4.1 Modulo di definizione dei dati Consente di creare e gestire il dizionario dei dati e definire la struttura LOGICA delle tabelle in un database, attraverso il Data Definition Language, DDL. Si deve usare anche se si vogliono aggiungere o eliminare nuove informazioni, sotto forma di campi, ovvero inserire o togliere colonne. 4.4.2 Modulo di manipolazione dei dati Consente di aggiungere, modificare ed eliminare informazioni in un database, utilizzando il Data Manipolation Language, DML. , e di eseguire operazioni di ricerca e analisi avanzate. Spesso questi strumenti di manipolazione sono basati su interfacce grafiche. Ce ne sono numerosi:

- le viste: tabelle ottenute attraverso la selezione e rielaborazione di colonne appartenenti a tabelle già esistenti, consento di visualizzare i contenuti di una tabella e di effettuare eventuali modifiche;

- i generatori di report: consentono di definire attraverso un’interfaccia grafica documenti nei quali vi è una selezione rielaborata dei dati di interesse;

- gli strumenti QBE (Query By Example): consentono di formulare attraverso interfacce grafiche le interrogazioni al database;

- l’SQL (Structured Query Language) è un linguaggio di interrogazione standardizzato che segue le stesse funzioni di QBE, ma con la differenza che la query viene formulata creando un’istruzione invece che utilizzando il metodo della selezione e del trascinamento, e inoltre è un linguaggio usato da professionisti IT. La forma base dell’istruzione prevede l’utilizzo della clausola Select, espressa nella forma Select,From,Where

4.4.3 Modulo di generazione applicazioni Include funzioni che consentono di sviluppare applicazioni capaci di effettuare un elevato numero di transazioni. Include funzioni nper la creazione di schermate di immissioni dati, linguaggi di programmazione specifici, anche queste funzioni per i professionisti di IT.

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4.4.4 Modulo di amministrazione dati Consente di gestire l’ambiente globale di un database, mettendo a disposizione degli utenti varie funzioni. Viene in genere utilizzato da un Data Base Administrator (DBA), che deve garantire che l’ambiente del database soddisfi le esigenze aziendali di gestione delle informazioni. Le funzioni di back up e ripristino rappresentano un mezzo per eseguire periodicamente il backup delle informazioni contenute nel database, le funzioni di gestione dei progili e della sicurezza consentono di controllare quali utenti hanno accesso a un determinato tipo di informazioni , e per questo motivo tali componenti software supportano crittografia e password. Le funioni di ottimizzazione della query consentono di riformulare le query elaborate dagli utenti (SQL o QBE) con l’obiettivo di ottenere una sintassi in grado di ridurre al minimo i tempi di risposta. Le funzioni di riorganizzazione aggiornano le statistiche relative al modo in cui modulo di gestione DBMS accede fisicamente alle informazioni, quindi servono per ottimizzare la velocità e le prestazioni del database. Le funzioni di controllo degli accessi garantiscono la validità degli aggiornamenti del database, quando più utenti cercano di accedere e modificare le stesse informazioni. La funzione di gestione delle modifiche consentono di determinare l’impatto delle modifiche strutturali all’ambiente del database, in quanto alcune possono generare cambiamenti che è meglio valutare. 4.5 La progettazione di database e la schematizzazione delle relazioni tra entità 4.5.1 Progettazione e creazione di un database relazionale Prima di tutto bisogna definire quali sono i risultati che si vogliono ottenere e quali informazioni sono necessarie per ottenerli. Dopodiché si da corso all’attività di progettazione vera e propria, che si articola in tre momenti che corrispondono ai 3 differenti livelli di astrazione precedenti (modello concettuale, logico e fisico). 1 Modello concettuale -> consente di rappresentare gli elementi della realtà osservata attraverso successivi raffinamenti fino ad arrivare ad uno schema. Il modello Entità-Relazioni (E-R), è lo strumento più utilizzato. (es di entità in un database “Gestione ordini”: cliente; prodotto, dipendente ecc, tra cui ci può essere una relazione del tipo cliente->ordina->prodotto). Determinato l’insieme delle relazioni è necessario stabilirne la cardinalità, cioè il numero massimo di occorrenze coinvolte nella relazione per ciascuna entità. Possono essere tre:

- uno a uno -> un’occorrenza della prima entità è legata a una sola occorrenza dell’altra entità, es: - cliente (uno) -> possiede-> tessera socio (una) - uno a molti -> un’occorrenza della prima entità può essere lafgata a più di una occorrenza della

seconda entità, ma a un’occorrenza delle seconda entità corrisponde al più solo un occorrenza della prima. Es: dipendente (uno)-> appartiene a -> area (n).

- molti a molti -> un’occorrenza della prima entità può essere legata a molte occorrenze della seconda e viceversa. Es: componente (n) (codice componente, descrizione ecc) -> è parte di -> Prodotto (m) (codice prodotto,descrizione prodotto, scorrta magazzino ecc).

Un modo efficace per la rappresentazione dei dati è quello proposto dal modello relazionale che utilizza tabelle a doppia entrata nelle quali si evidenziano gli attributi e le occorrenze. Il dominio rappresenta l’insieme di valori che un campo (colonne delle tabelle) può assumere, e ha due tipi di caratteristiche: fisiche, riferite al tipo di dato che puà essere memorizzato in un campo, e logiche , ovvero l’insieme di informazioni associabili a quel campo o significato del campo. Le tabelle del modello relazionale hanno alcune proprietà che le caratterizzano:

a) l’ordine dei record e dei campi non è importante; b) ogni record ha lo stesso numero di informazioni;

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c) non possono esserci record identici; d) per ogni tabella deve esistere una chiave primaria

2 Il modello logico -> è il livello esterno di rappresentazione dei dati, consente la realizzazione della struttura della base di dati, utilizzando le tabelle e creando collegamenti tra esse. Da entità a tabelle: gli attributi dell’entità danno luogo ai campi o colonne e le occorrenze ai record o righe della tabella. Da relazioni tra entità a relazioni tra tabelle: Alle tabelle vengono aggiunte i campi che rappresentano la chiave primaria delle tabelle con le quali sussistono relazioni. Ciò permette di risalire in maniera univoca alle occorrenze della tabella collegata.

- Relazioni uno a uno: per rendere operante la relazione uno a uno tra due entità è necessario inserire tra gli attributi di una entità la chiave primaria dell’entità a essa collegata e viceversa. Ciò equivale a utilizzare lo stesso campo chiave, al quale è posibile attribuire nomi differenti (es codice cliente.codice tessera).

- Relazioni uno a molti : tale passaggio prevede l’inserimento in una delle due tabelle del campo chiave primaria dell’altra tabella, creando così un nuovo campo chiamato chiave esterna, per il quale la presenza in esso di dati ripetuti conferma che la relazione è di tipo uno a molti

- Relazione molti a molti: per semplificare si può dividere la relazione molti a molti in due più semplici di tipo uno a molti, tramite l’introduzione di un’entità associativa.

4.5.2 Anomalie di un database Conseguenze di un disegno superficiale -> presenza di dati ripetuti (ridondanza) che crea anomalie nel caso si vogliano eseguire iterazioni di aggiornamento e modifica del database Ci sono poi anomalie di cancellazione, anomalie di aggiornamento, e anomalie di inserimento. 4.5.3 Normalizzazione La normalizzazione è lo strumento che viene utilizzato nei casi in cui, dopo il disegno concettuale e logico, vi siano problemi di ridondanza o le altre anomalie. Attraverso questa operazione si può ottenere una migliore descrizione delle entità nella base dei dati e altri vantaggi che comporta sono:

- il modello dei dati è più stabile e coerente - vengono eliminate le anomalie di inserimento, cancellazione o aggiornamento - viene ridotta la ridondanza degli attributi non chiave

Un database è normalizzato solo se sono eliminate le dipendenze funzionali indesiderate. - 1FN (Prima forma normale): eliminare i gruppi ripetitivi di dati; - 2NF (Seconda forma normale): verificare che i campi non chiave primaria dipendano dall’intera

chave primaria. - 3FN ( Terza forma normale) : verificare che i campi non chiave primaria dipendano direttamente

dalla chiave primaria 4.6 Business Intelligence (BI) Rappresenta il patrimonio di conoscenza relativa a clienti,concorrenti,mercato, operazioni aziendali interne ecc. Scaturisce dalle informazioni, che consentono a imprese e organizzazioni di intraprendere tutti i passi necessari per garantirsi un solido vantaggio competitivo. L’espressione è stata introdotta da Horward Dresner nel 1989 per descrivere un insieme di concetto e metodi per migliorare i processi decisionali di business, utilizzando sistemi di supporto basati sui fatti e sulle rilevazioni aziendali, i quali come si è visto trasformano l’enorme massa di dati che l’azienda possiede in informazioni affidabili per la scelta di obiettivi strategici.

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L’architettura tecnologica di riferimento, con un'unica fonte dati ,il data warehouse,, che alimenta le analisi di analisi e reporting rappresenta un’integrazione fra i sistemi transazionali, costituisce un supporto allo sviluppo delle attività decisionali per ciascuna area aziendale. Le informazioni che provengono dalla applicazioni transazionali e da fonti esterne vengono raccolte selezionate e trasformate e caricate in un repository, grazie all’utilizzo di strumenti ETL (Extract, transform and Load). Il passo successivo è la ricostruzione della dimensionalità storica e l’aggiunta di ulteriori indicazioni sulla natura dei dati (meta dati). Le informazioni presenti nel data Warehouse sono così pronte per alimentare l’applicazione di BI nella realizzazione di report, previsioni,analisi di scostamento ecc, grazie all’utilizzo di strumenti di query and reporting. Mentre nella fase transazionale ciò che conta è l’efficienza nell’eseguire la raccolta di dati e nella loro elaborazione, nella fase di sistemi di supporto decisionale assume invece rilevanza la possibilità di ricostruire correlazioni fra i dati e di presentare proiezioni che tengano conto degli aspetti multidimensionali dei fenomeni, importanti ai fini del business. 4.7 Data Warehouse e Data Mining Quali i motivi che spingono la maggior parte delle organizzazioni a creare data warehouse? Per supportare query complesse, articolate, che sono necessarie per il conseguimento di obiettivi tattici e strategici. Mentre il data warehouse consente di creare un repository indipendente dall’ambiente transazionale, che ottimizza le strutture dati per lo svolgimento di analisi approfondite, gli strumenti di data mining consentono di effettuare ricerche in un data warehouse, estrapolando la conoscenza necessaria per prendere decisioni, risolvere problemi, per creare un vantaggio competitivo. 4.7.1 Data warehouse (DWH) E’ un archivio di informazioni, raccolte da numerosi database operativi, in grado di supportare le attività di analisi aziendale e processi decisionali. Inmon, che per primo ha parlato di data warehouse, lo definisce come una raccolta di dati integrata, orientata ai dati e focalizzata su un soggetto di business, con un ampia memoria storica, accessibile in sola lettura, che fornisce supporto ai processi decisionali. L’integrazione dei dati è quindi una delle premesse necessarie alla creazione di un DWH è un presupposto fondamentale ai criteri di progettazione dello stesso. Secondo Inmon la raccolta dati presenta le seguenti caratteristiche:

- è integrata, poiché nel data warehouse confluiscono dati provenienti da più sistemi transazionali e da fonti esterne;

- è orientata ai dati e focalizzata su un soggetto di business: le strutture dati sono piuttosto orientate ad aree tematiche specifiche dell’azienda.

- Dispone di un’ampia memoria storica: i dati archiviati al suo interno hanno un orizzonte temporale molto più esteso rispetto a quello dei database transazionali

- È accessibile in sola lettura: tale caratteristica indica la non modificabilità dei dati. Due sono le funzionalità chiave di questi sistemi: 1 Multidimensionalità -> Contengono livelli (o strati) di rappresentazione, a loro volta costituiti da colonne e righe. (Mentre i database relazionali sono bidimensionali). I livelli o strati identificano le informazioni raccolte e suddivise in base a diverse dimensioni informazioni di tipo descrittivo che vengono poin utilizzate per interpretare i dati di tipo numerico (misure) che consentono di quantificare un fenomeno o un fatto. Questa rappeesentazione delle informazioni è detta ipercubo. Ogni specifico cubo derivante dall’ipecubo principale contiene delle informazioni di riepilogo, raccolte dai vari database operativi. 2 Supporto ai processi decisionali -> che deriva dalle informazioni di riepilogo costituite dalle informazioni degli archivi dei database operativi

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4.7.2 I data mart: versione ridotta dei data warehouse Se per alcuni utenti è necessario accedere solo a una parte di tutte le informazioni, si può ricorrere alla creazione di uno o più data-mart, ovvero un sottinsieme di un data warehouse, in cui è custodita solo una porzione specifica delle informazioni del data warehouse. 4.7.3 Data Mining Gli strumenti di data-mining sono software utilizzati per ricercare informazioni in archivi di grosse dimensioni come i datawarehouse. Per data-mining si denota l’insieme delle tecniche , derivate dall’intelliugenza artificiale , dalla statistica ecc utilizzate per l’estrazione di conoscenza, ovvero di informazioni presenti in forma implicita nei grandi database , al fine di ottenere una migliore comprensione dei fenomeni oggetto d’analisi. Mentre il data mining fa riferimento all’impiego di algoritmi necessari per estrarre modelli presenti nei dati, l’intero processo di identificazione e estrazione di modelli significativi che interpretano la realtà utile per generare la conoscenza , e che parte dall’individuazione di forma informative è detto KKD, Knowledge Discovery in Database, di cui il data mining ne rappresenta una delle fasi di sviluppo. L’obiettivo che si pone il KKD è la scoperta di utili modelli di conoscenza da grandi collezioni di dati, i cui sistemi sono interattivi e semiautomatizzati. L’applicazione di questi processi comporta la necessità di assimilare e integrare la conoscenza delle caratteristiche degli archivi dei dati, la metodologia di analisi e le competenze di business per poter rispondere a specifiche esigenze aziendali. Le discipline che hanno contribuito a fornire tali algoritmi sono la machine learning, la statistica, la visualizzazione scientifica. L’utilizzo di sistemi di data mining , per la definizione di modelli, può avvenire secndo 2 modalità. Può ricondursi a un apprendimento di tipo supervisionato (iniziativa mista da parte dell’utente e del sistema) o non supervisionato (iniziativa automatica del sistema). La scelta delle tecniche di analisi impiegate nel data mining è determinata dagli obiettivi di business che si intendono perseguire con l’utilizzo di tali strumenti:

- classificazione, caratteristiche sottinsiemi di un campione di riferimentio; - clustering, quando su vuole suddividere popolazione in gruppi omogenei; - associazione,cioe correlazione fra comportamenti nello stesso periodo - previsione, se si vuole determinare i trend dipendenti da combinazioni non lineari di fattori basata

su dati storici

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CAPITOLO 5 - SISTEMI INFORMATIVI AZIENDALI –

SISTEMI INFORMATIVI In alcune definizioni, il sistema informativo deve consentire all'azienda di disporre delle informazioni e deve essere in grado di produrre informazioni. L'informazione viene considerata come una forma estensiva del concetto di dato. Le dimensioni dell'informazione: 1. dimensione temporale->si articola in 2aspetti: l'accesso alle informazioni solo quando è necessario e la

possibilità di disporre di informazioni; 2. dimensione spaziale-> è relativa alla possibilità di accedere alle informazioni indipendentemente da

dove ci si trova e grazie a Internet è possibile raggiungere virtualmente ogni parte del mondo e avere accesso a tutte le informazioni;

3. dimensione formato->include due aspetti: il primo è la possibilità di disporre delle informazioni in un formato semplice da utilizzare, il secondo relativo all'accuratezza delle informazioni, cioè prive di errori. Le informazioni devono essere tempestive e aggiornate.

4. Un'ulteriore dimensione delle informazioni è la granularità delle informazioni che indica il livello di dettaglio delle informazioni stesse. Per granularità grossolana si intende informazioni riassunte in modo molto sommario, per granularità specifica si intendono informazioni dettagliate.

L'informazione presenta un carattere di relatività, riconducibile alla sua particolare destinazione e finalizzazione. Elementi caratteristici dell'informazione sono: il contenuto, il destinatario, il fine, i modi, i luoghi, i tempi di produzione. Le persone, le tecnologie e le procedure sono i componenti di un sistema informativo. Gli elementi sono: un patrimonio di dati, un insieme di persone, un insieme di mezzi e strumenti per la rilevazione, un insieme di principi generali. Una componente non menzionata è data dai canali/mezzi di comunicazione interna ed esterna. Land e Kennedy-Mc Gregor scompongono la nozione di sistemi informativi per includere: il sistema umano informale che comprende il sistema interazionale tra individui e gruppi caratterizzati da atteggiamenti politici e culturali; il sistema umano formale che comprende il sistema di norme e regolamenti; il sistema computerizzato formale che comprende tutte quelle attività che hanno sostituito le attività manuali; il sistema computerizzato informale incentrato sul personal computing e sulle reti telematiche; il sistema esterno formale e informale.

LA DISCIPLINA DEI SISTEMI INFORMATIVI Con Sistemi informativi si descrive quell'area interdisciplinare dall'intersezione di economia aziendale e scienza dell'informazione. L'organizzazione dei sistemi informativi aziendali si interessa dello studio del fattore di produzione informazione. Nell'ambito dei sistemi informativi sono sempre più presenti studi legati ad aspetti giuridici; si pensi ad esempio alla protezione dei dati. Il rapporto tra tecnologia e organizzazione costituisce quindi un tema oggetto di attenzione da parte di studiosi afferenti a discipline diverse. Secondo Angell e Smithson, i sistemi informativi sono sistemi sociali le cui caratteristiche sono influenzate dagli obiettivi, dai valori e dalle tradizioni degli individui e dei gruppi. Quindi i sistemi informativi sono un oggetto di difficile analisi per 2 ragioni:

- la loro dinamicità tecnologica - la loro complessità concettuale.

La tecnologia si sviluppa in modo talmente rapido e imprevedibile che è impossibile un tentativo di schematizzazione teorica. Dal secondo punto di vista invece i sistemi informativi richiedono un approccio multidisciplinare, quindi è difficile offrire una definizione chiara. Lo studio della relazione tra tecnologia e organizzazione porta spesso

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alla discussione sul determinismo tecnologico, ovvero su quanto l’organizzazione sia influenzata dalla tecnologia. Un esame approfondito della letteratura sui sistemi informativi presenta poche posizioni a favore del determinismo tecnologico e a favore del determinismo organizzativo organizzativo (l’organizzazione determina la tecnologia), mentre nella maggioranza dei casi si sostiene che tecnologia e organizzazione si influenzano reciprocamente.

LA FUNZIONE DEI SISTEMI INFORMATIVI La funzione dei sistemi informativi (FSI) è l’unità che nell’ambito della struttura organizzativa aziendale, è delegata a gestire l’elaborazione e la distribuzione a tutti i reparti dell’impresa, delle informazioni che sono necessarie al raggiungimento degli obiettivi aziendali. Obiettivo primario della FSI è la diffusione della tecnologia informatica a supporto di tutti quei processi aziendali che possono essere più efficaci attraverso l’attivazione di processi informativi automatizzati. La FSI è l’unità organizzativa preposta al governo del sistema informativo automatizzato allo sviluppo e manutenzione delle attività informatiche in azienda. I compiti generalmente assegnati sono: pianificazione, studio, concezione, progettazione, realizzazione, manutenzione, attività di supporto agli utenti. La pianificazione del sistema informativo dell'azienda consiste nell'attività decisionale relativa alle linee di sviluppo applicativo e tecnologico dell'informatica in azienda. L'FSI è anche incaricata dello sviluppo del sistema informativo. Negli ultimi anni si è riscontrata la tendenza a demandare a fornitori esterni la realizzazione di parti del sistema informatico o di alcune applicazioni. In questa circostanza la FSI svolge un ruolo di coordinamento tra gli utenti finali e le aziende esterne incaricate di sviluppare le applicazioni. Talvolta la gestione e la realizzazione dei sistemi informatici possono essere demandate all'esterno, quindi abbiamo una situazione di outsourcing, che tende a cancellare la FSI dalla macrostruttura dell'azienda, delegando ad altre funzioni o alla Direzione Generale il presidio interno a controllo delle attività dell'outsourcer. Alle FSI competono anche quelle mansioni

- gestione dell'hardware e del software, - l'esecuzione delle procedure automatizzate, - il controllo del funzionamento delle reti

relative allo svolgimento e al controllo delle attività quotidiani che consentono l'utilizzo delle applicazioni informatiche da parte degli utenti. La FSI è anche responsabile della manutenzione del sistema, dove per manutenzione si intende tutte quelle attività volte alla correzione o modifica di alcuni aspetti della procedura automatizzata, o errori presenti nel programma. Alla FSI competono attività di analisi e valutazione della corrispondenza delle prestazioni del sistema informativo con scelte strategiche, tattiche e operative dell'azienda. É responsabile delle attività di supporto all'informatica individuale e all'office automation; inoltre si occupa delle attività di relazione con i fornitori, della gestione delle risorse interne. Riassumendo i compiti dell'FSI sono:

- attività di analisi e valutazione del fabbisogno informativo; - gestione del personale specializzato (analisti, programmatori); - gestione dell'hardware e dei dispositivi di comunicazione; - manutenzione e aggiornamento del software aziendale.

APPROCCIO STRATEGICO ALLE TECNOLOGIE Le linee guida generali di una strategia legata alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione sono determinate in funzione della strategia globale dell'impresa , che descrive le misure a lungo termine necessarie per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, e identificabili nella maggior parte dei casi con aspettative di redditività, o incremento del valore azionario per i soci. Sulla base degli obiettivi che l'impresa persegue mediante l'utilizzo dell'ICT, si possono distinguere tre modelli strategici:

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1. modello 1: l'azienda sfrutta le opportunità tecnologiche per ridurre i costi di gestione;

2. modello 2: attraverso l'automazione l'impresa tenta di migliorare o conservare la propria posizione di mercato, ad esempio offrendo alla clientela nuovi servizi a valore aggiunto, differenziando il proprio prodotto da quello della concorrenza;

3. modello 3:l'azienda sfrutta le opportunità offerte dalla tecnologia per potersi adattare in modo più flessibile ai cambiamenti del mercato, attraverso le tecnologie delle telecomunicazioni e l'accesso a database comuni. In questo ambito l'apporto fondamentale viene dato dalle reti Intranet e Extranet. Grazie al protocollo TCP/IP e all'interfaccia ipertestuale del Web, le intranet possono risolvere problemi che le applicazioni di rete tradizionali non sono riuscite ad affrontare. Negli anni 80 e 90 gli imprenditori si sono resi conto di disporre di una rete geografica, ovvero di reti locali nelle varie sedi aziendali e di collegamenti inter-rete a lunga distanza tra le sedi dislocate in diverse aree geografiche, non era sufficiente a realizzare un sistema efficace di distribuzione dell'informazione e di accesso remoto alle applicazioni. Le vecchie reti erano in grado di eseguire 3 compiti fondamentali:

1. distribuzione e aggiornamento dell'informazione condivisa a livello dell'impresa; 2. supporto per la collaborazione a livello dell'impresa; 3. accesso trasparente a tutti i servizi informativi aziendali.

La Intranet permette ai dipendenti e ai gruppi di lavoro di condividere informazioni mediante diverse piattaforme hardware e i database presenti nell'azienda. In ambito interaziendale l'ICT può favorire la realizzazione dell'impresa virtuale, ovvero strutture nate dall'aggregazione spontanea di piccole aziende e unità operative, capaci di operare in totale autonomia e integrarsi con altre aziende, potendo competere anche con imprese più grandi. Le tecnologie possono supportare la strategia globale dell'azienda, influenzando anche le forse concorrenziali con cui l'imprenditore deve confrontarsi nel mercato. Quindi:

- una procedura automatizzata può migliorare la posizione dell'azienda nella trattativa con il cliente; - una procedura automatizzata influenza la posizione dell'azienda nella trattativa con i fornitori; ad esempio

le industrie automobilistiche utilizzano sistemi integrati interaziendali per richiamare gli ordini per via telematica;

- facilitando il processo di differenziazione e personalizzazione dei prodotti, l'ICT riduce il pericolo che i clienti non richiedano più un determinato bene o servizio rivolgendosi ad un ' azienda concorrente oppure comprando un bene sostitutivo. Grazie all'ICT è possibile creare barriere all'entrata per non far entrare nel mercato nuovi concorrenti. Negli ultimi anni queste tecnologie grazie alla diffusione di Internet, hanno permesso di creare nuove modalità di distribuzione di beni e servizi; uno dei settori più evoluti in questa prospettiva è quello finanziario, che garantisce nuove opportunità di gestire i rapporti con la clientela. SVILUPPO E GESTIONE AUTONOMA O ESTERNALIZZAZIONE Dopo aver determinato le procedure di automazione, si deve decidere se il progetto di sviluppo dovrà essere realizzato in proprio o da terzi. Tale decisione può riguardare l'intera area sistemi informativi. La scelta di acquistare da terzi procedure o servizi legati alla gestione dell'informazione, viene denominata outsourcing, e vi si ricorre quando non è disponibile un adeguato know how aziendale. L'outsourcing è uno strumento manageriale tattico e strategico che si è sviluppato nell'ultimo decennio. Si è passati da un outsourcing legato alla gestione dei dati o alla programmazione, alla fornitura esterna le funzionalità del sistema informativo.

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In sintesi considerare l'outsourcing come un mezzo di sopravvivenza è limitativo: rappresenta uno strumento per la pianificazione delle strategie a medio- lungo termine con il quale contenere i costi proporzionalmente allo sviluppo delle attività aziendali. L al'esternalizzazione può comportare degli svantaggi come la dipendenza dall'outsourcer scelto.

IL RUOLO DELLA FUNZIONE DEI SITEMI INFORMATIVI IN AZIENDA Il ruolo della FSI è correlato alla macrostruttura organizzativa all'interno dell'azienda, in particolare:all'assetto dell'azienda sul territorio, al numero e alla tipologia degli utenti, all'evoluzione storica della funzione, al ruolo strategico della tecnologia per raggiungere gli obiettivi; all'organizzazione interna della funzione, al posizionamento della funzione nella macrostruttura organizzativa. La FSI può essere collocata nella macrostruttura organizzativa secondo 2 approcci:

- come centro di consulenza alla direzione (funzione staff); - come area funzionale.

Un'organizzazione che considera i sistemi informativi come funzione di staff sottolinea il carattere di servizio della tecnologia, ponendoli alle dipendenze della direzione, ma ad un livello superiore. Quando ICT e gestione dell'informazione hanno un ruolo strategico per l'azienda, la FSI è un'area funzionale. Può accadere che la FSI venga subordinata a un'area funzionale: questa configurazione è dovuta motivazioni storiche.

L'ORGANIZZAZIONE DELLA FUNZIONE SISTEMI Un azienda necessita di un elevato livello di servizi informatici per il trattamento dei dati, delle informazioni e per l'automazione dei processi. Le funzioni che risolvono queste esigenze sono: 1. funzioni di sistema (attività che riguardano la valutazione tecnico-economica, lo studio, la

sperimentazione, l'istallazione dell'hardware centrale e periferico, della rete delle telecomunicazioni, dei sistemi operativi, analisi dell'efficienza tecnica dei sistemi elaborativi etc.);

2. funzioni applicative( analisi funzionale, analisi tecnica, di programmazione, produzione di documentazione); funzioni di esercizio(produzione di informazioni attraverso la gestione dei sistemi elaborativi e dell'esecuzione su di essi dei programmi applicativi );

3. funzioni di staff (rilevazione e controllo dell'osservanza degli standard e della normativa tecnica, sicurezza del sistema informatico). A ciascuna funzione corrispondono diverse unità organizzative della FSI. La definizione delle funzioni descritte dipende molto dalle dimensioni dell'azienda.

Comunque la crescente diffusione dei pc rende possibile lo sviluppo di procedure automatizzate anche da parte del personale non informatico, attraverso i tool presenti nei software per la produttività individuale, come i data base e i fogli elettronici. Questa autonomia delle funzioni aziendali da un lato genera flessibilità ed efficacia nello sviluppo di nuove applicazioni, dall'altro deve essere monitorata dalla FSI per: limitare la complessità e le spese di sviluppo decentralizzato; limitare la ridondanza applicativa. A tal fine molte aziende hanno istituito centri di assistenza agli utenti finali (help desk) che assistono gli utenti nell'utilizzo delle tecnologie e nella scelta di hardware e software più adatti. PROFILI PROFESSIONALI Le risorse umane all'interno di un'azienda possono essere classificate come: professioni fondamentali; professioni miste(il know how si fonde con quello specialistico su una specifica area aziendale); professioni marginali( caratterizzate da conoscenze informatiche limitate). Tra le professioni fondamentali ci sono quelle nelle quali dominano skill e competenze correlate all'informatica aziendale. Le persone di questo gruppo spesso lavorano al CED. Si possono elencare 3 ambiti caratterizzati da diverse attività:

1. sviluppo e manutenzione software, 2. gestione dell'infrastruttura tecnologica;

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3. organizzazione, gestione e pianificazione del sistema informativo aziendale. Nell'ambito dello sviluppo e manutenzione software ci sono 3 profili professionali:

- gli analisti di sistemi, - i programmatori(junior e senior).

Nell'ambito della gestione dell'infrastruttura tecnologica ci sono 4 figure professionali:

- il direttore del CED (scelta degli elaboratori da usare, organizzazione dell'ict), - gli amministratori di database(gestiscono le strutture dei dati aziendali, protezione dei dati); - gli operatori e gli amministratori di rete(controllano gli aspetti hardware); - gli amministratori di sistema(manutenzione elaboratori).

Per quanto riguarda l' organizzazione, gestione e pianificazione del sistema informativo aziendale le principali figure sono:

- il manager dell'informazione (pianificazione strategica del sistema informativo); - i revisori (sicurezza delle applicazioni informatiche); - i consulenti per il software standard (assistono le imprese che hanno introdotto quel tipo di software).

PROGETTAZIONE E SVILUPPO DEL SOFTWARE E DEI SISTEMI INFORMATIVI Il sistema informativo rappresenta una componente fondamentale e sempre più rilevante di ogni organizzazione. Alla definizione di un sistema informativo si può arrivare esaminando la missione e gli obiettivi di’un’organizzazione, le risorse e i processi di gestione. I principali presupposti allo sviluppo di un sistema informativo riguardano le procedure oggetto di possibile automazione e la scelta delle migliori tecnologie e metodologie per lo sviluppo. Oggi la progettazione del software rappresenta uno dei processi principali nella realizzazione di un sistema informativo. La progettazione e lo sviluppo del software possono essere analizzati sotto due prospettive: quella dell’utente finale (che deve specificare le caratteristiche dei processi aziendali supportati dall’ICT) e quella di chi crea la procedura automatizzata(che deve verificare la fattibilità tecnica). IL CICLO DI VITA DEL SOFTWARE L’ingegneria del software si dedica allo studio delle metodologie per produrre il software. Inoltre affronta le problematiche di tipo manageriale, organizzativo e metodologico per permettere agli analisti e ai progettisti di poter lavorare bene. STRUTTURAZIONE DEI PROGETTI SOFTWARE La progettazione dei sistemi software è una disciplina giovane, ma è un’industria dove vi lavorano milioni di persone. La progettazione del software è composta da varie fasi. Importante è anche la realizzazione di un prototipo che poi verrà rielaborato in un processo di revisione a cui partecipano utenti e analisti. MODELLO DI SVILUPPO DEL SOFTWARE IN FASI Questa metodologia è chiamata a cascata o waterfall che prevede la suddivisione del processo in una sequenza di fasi. Ogni fase deve essere terminata prima di passare alla successiva. Un vantaggio di questo approccio è la possibilità di controllare la qualità sui singoli risultati parziali. Tra i vari modelli ne è stato considerato uno che prevede 6 livelli:

1. pianificazione; 2. analisi; 3. progettazione; 4. implementazione;

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5. collaudo e installazione; 6. manutenzione.

Parallelamente a questi 6 livelli deve essere realizzata una documentazione di supporto nella quale vengono registrati i risultati delle singole fasi. I limiti del modello waterfall sono dati dalla sua rigidità.

1. FASE DI PIANIFICAZIONE Si stabiliscono gli obiettivi del SI (sistema informativo) da sviluppare. Si deve valutare se è possibile usare componenti hardware e software già presenti nell’azienda, se si deve introdurre un nuovo modello di organizzazione dei dati.. Inoltre si devono stimare i costi e i benefici che derivano dallo sviluppo di una nuova procedura.

2. FASE DI ANALISI È necessario individuare le aspettative dell’utente finale in relazione al prodotto da realizzare attraverso l’analisi dei requisiti. Inoltre è utile analizzare i processi aziendali e dopo aver effettuato un’ analisi delle aree di criticità si elabora un progetto di massima del software. Le specifiche così determinate possono essere classificate secondo aspetti funzionali, qualitativi ed economici. Aspetti funzionali-> determinano l’area funzionale del software, le modalità con cui il SI deve eseguire le funzionalità, i modelli di organizzazione dei dati, gli input e output del sistema. Le specifiche qualitative riguardano indicazioni per:la configurazione dell’interfaccia utente; le aspettative dei tempi di risposta; l’affidabilità del sistema. Le specifiche di tipo economico riguardano i costi di esercizio e manutenzione da sostenere. Tutti i risultati vengono riportati in un documento detto specifiche di programma che sintetizza i problemi e le esigenze degli utenti in modo chiaro.

3. FASE DI PROGETTAZIONE La progettazione di un SI ha l’obiettivo di individuare le funzioni che costituiscono un processo , le loro relazioni e i dati necessari alla loro realizzazione. Due sono i possibili approcci alla progettazione: attraverso la progettazione tradizionale(la realtà aziendale viene analizzata attraverso 2 modelli quello dei dati e delle funzioni) e la progettazione orientata agli oggetti(la realtà aziendale viene analizzata con un unico modello oggetto). In entrambi i casi sono le specifiche di programma a costituire la base per la progettazione, che ha l’obiettivo di realizzare l’intero SI mediante una gerarchia di sottosistemi che possono essere sviluppati e riutilizzati in modo indipendente tra loro. In un primo momento, definito progetto logico, vengono i moduli del sistema e le connessioni. Il prodotto del progetto logico è una descrizione dettagliata dei compiti che ogni modulo deve svolgere.

4. FASE DI IMPLEMENTAZIONE Questa fase serve a specificare i dettagli del progetto del sistema fino ad arrivare a definire i singoli comandi e a tradurli nel linguaggio di programmazione definendo: schemi di dati; cicli di programma; interfacce utente. Per la configurazione dell’interfaccia utente si devono prendere in considerazione i principi di ergonomia dell’hardware e del software, valutando l’impatto dei nuovi programmi sugli utenti finali. Per la definizione di questi elementi è opportuno far riferimento alla normativa ISO 9241, che da un lato definisce i parametri di usabilità. Rientra nella fase di implementazione il system test mediante il quale vengono verificati l’intera applicazione e i singoli sottosistemi .

5. FASE DI COLLAUDO Dopo aver verificato se il programma soddisfa i requisiti richiesti, il software viene introdotto nell’azienda. Nella fase di installazione viene intensificato l’addestramento degli utenti finali.

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6. FASE DI MANUTENZIONE In questa fase si provvede ad apportare modifiche e adattamenti, ad eliminare errori non rilevati. Grazie agli strumenti per il Computer aided software engineering (CASE) analisti e programmatori possono disporre di supporti per controllare e gestire la produzione del software. IL PROTOTYPING Si propone di sviluppare un progetto informatico creando una visione eseguibile del SI o di un suo sottoinsieme, senza eseguire un’analisi dettagliata del progetto, ma coinvolgendo l’utente finale nello sviluppo del software stesso.. Uno degli obiettivi del prototyping è eliminare le difficoltà di comunicazione tra specialisti e utenti finali. Dalla stretta collaborazione tra coloro che sviluppano il software e gli utenti aziendali nasce il prototipo che simula solo determinate funzioni del sistema. L’utente attraverso il processo dello sviluppo evolutivo del software, può fornire suggerimenti. PIANIFICAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO NEI PROGETTI DI SVILUPPO DEI SI Il project management può essere definito come tutte le attività tecniche, organizzative e gestionali connesse con la realizzazione di un tipo di progetto. La pianificazione del progetto consiste: nell’identificazione delle aree aziendali; nella scelta dell’ambiente di sviluppo del software, nella sequenza delle attività, nel coordinamento delle risorse. CONFIGURAZIONE DI PROGETTI DI SVILUPPO Un importante strumento di pianificazione per i progetti è rappresentato dal cosiddetto piano strutturale del progetto, che consente di evidenziare gli elementi oggetto di consegna al committente e i principali compiti funzionali da eseguire. A questo scopo un piano di progetto viene definito attraverso un procedimento sistematico e organizzato (work break down structure, WBS) mediante il quale il progetto stesso viene articolato in componenti elementari detti workpackage, che devono essere pianificati e controllati attraverso la definizione di milestone, ovvero di eventi di particolare rilevanza la cui mancata realizzazione potrebbe provocare criticità per il progetto. Per ciascun pacchetto di attività pianificato devono essere definite le risorse umane,hardware e software definite dal team di progetto. Per monitorare il progetto di sviluppo e coordinare l’attività dei differenti team, vengono effettuati incontri periodici tra i soggetti coinvolti. Un supporto per la realizzazione di un piano strutturale di un progetto è offerto dai diagrammi a barre (diagramma GANTT) o dalla tecnica reticolare (PERT). Il diagramma GANTT è uno strumento di supporto alla gestione dei progetti e consente di disporre in forma integrata e visuale l’evoluzione del progetto. È costituito da un elenco delle principali attività e delle sottoattività, coincidenti con quelle definite nella costruzione strutturale del progetto, disposte in forma tabellare e collegate temporalmente. Nella tecnica PERT è centrale il concetto di evento, che consiste nel raggiungimento di un determinato stato di completamento del progetto, a cui è associata una durata temporale richiesta per il completamento delle attività che conducono all’evento stesso. Principali caratteristiche del Pert: il progetto è costituito da una serie di attività, il cui completamento porta alla conclusione del progetto; un compito può iniziare e concludersi indipendentemente dagli altri; i compiti sono ordinati. SCELTA E INTEGRAZIONE DEL SOFTWARE STANDARD Per software standard o package applicativo si intende una procedura già analizzata, progettata e documentata e vene offerta ad un’azienda senza che debba svilupparselo in proprio. I vantaggi sono:costi d’acquisto inferiore; tempi d’implementazione inferiori; è un prodotto maturo; è possibile acquisire know how gestionale.

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Gli svantaggi sono:l’impresa può dipendere dal fornitore software;discrepanze tra requisiti aziendali e la configurazione di specifici programmi->per evitare queste discrepanze le case produttrici mettono a disposizione soluzioni che permettono alle imprese di scegliere tra varie alternative per singole funzioni. SISTEMI INFORMARTIVI AZIENDALI E APPLICAZIONI La letteratura ha sempre messo in evidenza la distinzione fra SI globale, che copre tutte le funzioni aziendali, e il SI integrato, dove i sottosistemi sono coordinati tra loro e formano un’unica entità. Nell’ambito dei SI, Heilmann ha definito l’integrazione come l’interazione funzionale di uomini, processi e tecnologie, con l’obiettivo di creare un insieme unitario. Il passaggio dallo sviluppo di una singola procedura automatizzata allo sviluppo di un SI complesso e integrato, è dato dall’impiego di modelli d’integrazione. Esistono molti criteri di classificazione dei modelli d’integrazione, ma solitamente si distingue l’integrazione orientata ai dati e l’integrazione funzionale o di processo.

I SISTEMI GESTIONALI L’integrazione dei SI in molte aziende sta avvenendo con l’adozione dei sistemi ERP (enterprise re source planning): si tratta di soluzioni informatiche integrate le cui applicazioni coprono le esigenze informative specifiche delle varie aree funzionali aziendali. La progressiva affermazione dei sistemi ERP è connessa la fatto che l’architettura informatica dei SI delle generazioni precedenti si è sviluppato pacchetti applicativi differenti ad uso delle diverse aree funzionali, quindi con il passare del tempo si è generata un’elevata frammentazione della base informativa aziendale. I SI aziendali tradizionali nascono per aggregazioni successive di componenti applicative differenti che si cerca di collegare fra loro attraverso interfacce che consentano alle diverse parti di comunicare. Tale fenomeno di frammentazione ha provocato una serie di inconveniente come la ridondanza dei dati e informazioni ed elevati rischi di disallineamento della base informativa. Inoltre l’aumento del numero dei sottosistemi pone dei limiti fisici alle possibilità di connessione e interfaccia (vedi sopra), rendendo il sistema rigido. Infine un sistema così strutturato implica tempi di aggiornamento non sempre adeguati. Per risolvere questi problemi negli anni 70 e 80, sono nati i sistemi a integrazione a ciclo, ideati nell’area della produzione. È in questo contesto che nascono le prime versioni di CIM(computer integrated manufacturing), strumento di integrazione delle attività produttive; poi ci sono i sistemi CRP (capacity requirement planning) nei quali l’integrazione viene ricercata all’interno del ciclo di produzione; poi ci sono i sistemi MRP (material requirement planning) e la sua evoluzione MRP II (integrati nel sistema ERP) che permettono di programmare logiche di ordini automatici ai fornitori veramente sofisticate, tanto da tener conto dei tempi di consegna e di messa in produzione del prodotto; questa metodologia permette di ottimizzare la rotazione dei materiali nei magazzini e la minimizzazione delle giacenze che impattano a livello contabile e fiscale. Tratto comune di queste soluzioni è la realizzazione di un concetto di integrazione più sviluppato. Con i sistemi ERP, il sistema nasce già integrato sia sotto il profilo dell’archittettura informatica , sia sotto quello della progettazione logica: gli archivi sono unici e univoci; le procedure sono collegate tra loro; le regole di funzionamento sono comuni. L’integrazione offerta dai sistemi ERP permette di connettere l’impresa con le aziende fornitrici da una parte, dall’altra le aziende clienti, attraverso software denominati Supply Chain Management( SCM) e Customer Relationship Management (CRM), fino ad arrivare all’ERPII. I SI sono sempre esistiti, ma è cambiato il grado di complessità gestionale e la componente tecnologica.

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STRUMENTI DI SUPPORTO AI SISTEMI GESTIONALI Ai sistemi finora descritti, si affiancano applicazioni orientate al supporto dei sistemi gestionali che vanno dai pacchetti software per l’office automation OAS (office automation system), ai Workflow Support System, a sistemi per la gestione dei documenti in forma digitale DMS (document management system). Tra queste tipologie di sistemi si vanno affermano sistemi per il supporto del lavoro cooperativo CSCW (computer supported cooperative work). Wilson definisce il CSCW, come l’insieme delle modalità con cui le persone lavorano insieme con il supporto di tecnologie basata sulle reti telematiche. I 3 aspetti che caratterizzano il lavoro cooperativo, e che possono essere assunti come punto di partenza per proporre una classificazione dei possibili tipi di cooperazione, sono:

- Coordinamento: insieme di regole che gestiscono lo scambio di informazioni tra persone che cooperano nello sviluppo di uno stesso compito e lo scopo principale è quello di evitare conflitti;

- Comunicazione: scambio di informazioni tra persone cooperanti; - Collaborazione:generazione e gestione di informazioni condivise.

Le modalità con cui due o più persone cooperano sono 2: - cooperazione asincrona - cooperazione sincrona.

In genere il coordinamento è ottenuto mediante cooperazione asincrona, mentre la comunicazione e la collaborazione possono essere sincrone e asincrone. Per permettere all’attività cooperativa, sincrona o asincrona, di procedere in modo ordinato, si ricorre all’applicazione CSCW che definisce un insieme di ruoli (insieme di azioni che un utente può eseguire in uno spazio di lavoro condiviso) e un insieme di situazioni (modalità di interazione tra utenti e tra utenti e sistema). Il lavoro collaborativo deve quindi prevedere situazioni in cui il singolo svolge un’attività e sessioni in cui c’è il momento collaborativo. Una possibile classificazione dei sistemi basati sul computer e le nuove tecnologie della comunicazione che supportano gruppi di persone che svolgono un compito comune in 3 gruppi:

1. sistemi di conferenza elettronica (computer conference system):permettono modalità di discussione asincrona , usando la mail, o sincrona, nel caso della video conferenza;

2. sistemi di progettazione di gruppo (co-authoring):permettono l’elaborazione comune, sincrona o asincrona, di un ogetto o un immagine;

3. sistemi di supporto alle decisioni (group decison support system):facilitano le decisioni in un gruppo di lavoro. Spesso il lavoro cooperativo mediato dal computer nasce per analizzare e riprodurre la struttura di cooperazione tradizionale. SISTEMI INFORMATIVI AZIENDALI E SUPPORTO DEI PROCESSI DECISIONALI Un approccio interessante al sistema informativo è quello pensato da Prince (1966) secondo il quale un SI è un modo sistematico di osservare, analizzare e modificare un’azienda o parte di essa; questo approccio è adatto a fronteggiare il contesto aziendale di quegli anni, caratterizzata dai seguenti fenomeni (parliamo degli anni 60):sviluppi nell’ambito degli elaboratori; evoluzione delle telecomunicazioni; sviluppi delle tecniche matematiche ed economico-aziendali. Questi cambiamenti hanno mutato il contesto del business e il modo di operare delle aziende. Verso la fine degli anni 50 viene introdotto il concetto di MIS (management information system) al quale sono state date molte definizioni. Per Kline l’obiettivo del MIS è la gestione automatica dell’azienda; per Kennor il MIS è un sistema organizzato per offrire informazioni su aspetti interni ed esterni all’azienda; per Head è un sistema il MIS aiuta i responsabili dell’azienda a prendere decisioni. Myers e Chooljian (1970) dicono che il SI è un sistema di comunicazione sia formale che informale,presente in un’azienda. Esso collega tra loro le varie unità dell’organizzazione. Il SI è composto da due sottoinsiemi: il MIS che fornisce informazioni agli utilizzatori ed è costituito da obiettivi, politiche aziendali e procedure; e l’Information Management System che elabora i dati per supportare il MIS.

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I facili entusiasmi sono stati la causa del declino del MIS. Indipendentemente dal fallimento, verso la fine degli anni 60 si è affermato il concetto di SI finalizzato al trattamento automatico delle informazioni per le decisioni. Finchè nel 1987 Wiseman individua nel paradigma dei sistemi di pianificazione e controllo di Anthony, lo schema di riferimento di quella che egli chiama la Prospettiva convenzionale sui SI. L’area dei DSS (decision support system->sistemi interattivi che aiutano gli specialisti e la direzione a prendere decisioni in situazioni difficili; consiste in 2 sistemi di data base e in un controllo sequenziale, che collega i data base tra loro e con l’utente mediante un’interfaccia utente flessibile) può essere considerata la sintesi di 3 filoni di ricerca: la teoria organizzativa delle decisioni, la ricerca operativa e la tecnologia dell’informazione. Furono gli studi di Simon a porre le basi per l’integrazione dei problemi relativi alle decisioni aziendali e l’IT e successivamente all’intelligenza artificiale. Simon afferma che nella società post-industriale il problema è quello di sapersi organizzare ai fini dell’attività decisionale. Inoltre ha sviluppato concetti come razionalità limitata, da utilizzare nella scelta dei criteri decisionali. L’analisi da lui effettuata è di tipo top-down, cioè parte da una visione generale e poi fa descrizioni particolareggiate degli attori decisionali. I problemi dei dirigenti vengono classificati in base al grado di strutturazione, alla frequenza e alla chiarezza con cui si pongono. Per Simon le decisioni programmate sono utilizzate sulla base di procedure consolidate e non devono essere riviste; le decisioni non programmate, riguardano decisioni nuove. Morton ha elaborato una sintesi degli studi sui sistemi di supporto decisionali, convalidando le teorie di Simon. Morton cerca di sistematizzare le relazioni esistenti tra il management aziendale e l’elaboratore elettronico, analizzando su come l’elaboratore possa essere utilizzato nei processi decisionali complessi. Si avvale per questo anche degli studi di Anthony e di Simon. Infatti Anthony suddivideva le attività manageriali in 3 categorie: pianificazione strategica; controllo direzionale e controllo operativo. Poi vengono individuate tre categorie di decisioni: strutturate, semi strutturate e non strutturate. (vedi schema pag 159). È dunque evidente come l’obiettivo dei DSS sia quello di aumentare l’efficacia delle decisioni. Fino alla metà degli anni 70 i limiti dei linguaggi di programmazione hanno rallentato molto lo sviluppo dei DSS. Poi c’è stata un evoluzione dei DSS verso i sistemi di Business Intelligence; questi nuovi sistemi tendono all’integrazione del sistema informativo transazionale con quello decisionale.