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Andrea Doria: ammiraglio-politico genovese. Visse a Genova dal 1466 al 1560: 94 anni! e morì di morte naturale. La tempra e la determinazione di quest'uomo non ebbe pari a quell'epoca. Tentarono di ucciderlo decine di volte in battaglie di mare o alle spalle (complotti di famiglie alleate traditri- ci), ma riuscì sempre a resistere. Andrea Doria: Istituto comprensivo, via Cordai, a Catania. Uno dei pochi punti di riferimento del quartiere. Scuola da diversi anni impegnata in diverse battaglie per sopravvivere. Ha sventato alcuni complotti dei "tradi- tori" che la volevano fare morire. Ma la tempra di mamme, docenti, non docenti e associazioni catanesi non ha pari in città e, fino ad ora, ha difeso la scuola. Un paragone forse un po' forzato, ma ci piace paragonare la vita di Andrea Doria e la vita dell'unica scuola media di S.Cristoforo. Magari non preten- diamo e non vogliamo la vendetta violenta che il Genovese riservava ai tra- ditori, ma pretendiamo rispetto e giustizia per una storia scolastica di prim'ordine. Rispetto, per tutti quegli alunni e alunne, e per quei genitori che si formano o si sono formati nelle aule della scuola. Rispetto, per tutti quei docenti (soprattutto professoresse-donne-mamme) che hanno scelto in que- sti anni di restare e di non chiedere il trasferimento in altre scuole. Rispetto, per un quartiere che ogni giorno è abituato ad affrontare a denti stretti la vita e che ha necessità di un luogo come la Doria, lì in via Cordai e non smem- brata in altre sedi. Giustizia, per sapere perché i traditori sono ancora lì, al loro posto, traditori che in questi anni hanno dato il colpo di grazia ad un quartiere e ad una città, traditori sia di governo e sia di finta opposizione. Giustizia, per sapere perché quasi nessuno, stampa locale in testa, ha denun- ciato un'amministrazione con il "portafoglio aperto", e denunciato i "soliti noti" con il cappello dietro il taschino bucato da cui sgorgavano i denari per tutte le cose inutili fatte o incomplete in città, dai megaparcheggi ai marcia- piedi del corso Italia, dalle consulenze d'oro per esperti esterni all'aumento di stipendi per gli stessi amministratori. Il risultato è una città al buio, sporca, che non difende le scuole di fron- tiera, che svende ai privati il suolo dei cittadini (Corso Martiri è un esem- pio), che sta rovinando migliaia di famiglie che non ricevono gli stipendi dalle cooperative o ditte che hanno crediti con il comune e che lo stesso non assolve (personale degli asili nido, pulizieri, personale di cooperative socia- li, …). La battaglia della Doria vuole essere un esempio per tutta la città, di come forse ancora non è tutto perduto. La lotta non si è fermata neanche in piena estate: eravamo in tanti la mattina di giovedì 7 agosto ad opporci all'ennesi- mo sfratto ed occupare la scuola se necessario. Il Comune ci ha fatto sape- re in quell'occasione che aveva dato 30 mila euro, su 160 mila di arretrati di affitto, alla proprietà e così lo sfratto era stato rinviato al 31 dicembre 2008. Da settembre pretenderemo risposte certe per una scuola che deve restare lì dov'è: il Comune rinnovi l'affitto o la compri, la scuola Doria non si tocca! Se in questi mesi non ci saranno risposte certe e positive, denunceremo con forza i "traditori" che il vecchio Ammiraglio genovese avrebbe decapi- tato. Noi invece in maniera più civile e nonviolenta sappiamo già con chi e dove trascorreremo, a fine dicembre, Natale e Capodanno. Toti Domina mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare Direttore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Terzo n• otto Settembre 2008 U populu diventa poviru e servu quannu ci arrub- banu a lingua Ignazio Buttitta Figli di un dio minore? 2 S. Cristoforo e le piazze maledette 3 Volontari: perchè? 4 ANDREA DORIA: LA RESISTENZA E IL COMPLOTTO SVENTATO ANDREA DORIA: LA RESISTENZA E IL COMPLOTTO SVENTATO foto: Giuseppe Patti

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Figli di un dio minore? 2 S. Cristoforo e le piazze maledette 3 Volontari: perchè? 4 foto: Giuseppe Patti mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare Direttore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Terzo n• otto Settembre 2008 U populu diventa poviru e servu quannu ci arrub- banu a lingua Ignazio Buttitta iCordai / Numero Otto foto www.edoneo.org 2

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Andrea Doria: ammiraglio-politico genovese. Visse a Genova dal 1466al 1560: 94 anni! e morì di morte naturale. La tempra e la determinazione diquest'uomo non ebbe pari a quell'epoca. Tentarono di ucciderlo decine divolte in battaglie di mare o alle spalle (complotti di famiglie alleate traditri-ci), ma riuscì sempre a resistere.

Andrea Doria: Istituto comprensivo, via Cordai, a Catania. Uno deipochi punti di riferimento del quartiere. Scuola da diversi anni impegnata indiverse battaglie per sopravvivere. Ha sventato alcuni complotti dei "tradi-tori" che la volevano fare morire. Ma la tempra di mamme, docenti, nondocenti e associazioni catanesi non ha pari in città e, fino ad ora, ha difesola scuola.

Un paragone forse un po' forzato, ma ci piace paragonare la vita di AndreaDoria e la vita dell'unica scuola media di S.Cristoforo. Magari non preten-diamo e non vogliamo la vendetta violenta che il Genovese riservava ai tra-ditori, ma pretendiamo rispetto e giustizia per una storia scolastica diprim'ordine. Rispetto, per tutti quegli alunni e alunne, e per quei genitori chesi formano o si sono formati nelle aule della scuola. Rispetto, per tutti queidocenti (soprattutto professoresse-donne-mamme) che hanno scelto in que-sti anni di restare e di non chiedere il trasferimento in altre scuole. Rispetto,per un quartiere che ogni giorno è abituato ad affrontare a denti stretti la vitae che ha necessità di un luogo come la Doria, lì in via Cordai e non smem-brata in altre sedi. Giustizia, per sapere perché i traditori sono ancora lì, alloro posto, traditori che in questi anni hanno dato il colpo di grazia ad unquartiere e ad una città, traditori sia di governo e sia di finta opposizione.Giustizia, per sapere perché quasi nessuno, stampa locale in testa, ha denun-ciato un'amministrazione con il "portafoglio aperto", e denunciato i "solitinoti" con il cappello dietro il taschino bucato da cui sgorgavano i denari pertutte le cose inutili fatte o incomplete in città, dai megaparcheggi ai marcia-piedi del corso Italia, dalle consulenze d'oro per esperti esterni all'aumentodi stipendi per gli stessi amministratori.

Il risultato è una città al buio, sporca, che non difende le scuole di fron-tiera, che svende ai privati il suolo dei cittadini (Corso Martiri è un esem-pio), che sta rovinando migliaia di famiglie che non ricevono gli stipendidalle cooperative o ditte che hanno crediti con il comune e che lo stesso nonassolve (personale degli asili nido, pulizieri, personale di cooperative socia-li, …).

La battaglia della Doria vuole essere un esempio per tutta la città, di comeforse ancora non è tutto perduto. La lotta non si è fermata neanche in pienaestate: eravamo in tanti la mattina di giovedì 7 agosto ad opporci all'ennesi-mo sfratto ed occupare la scuola se necessario. Il Comune ci ha fatto sape-re in quell'occasione che aveva dato 30 mila euro, su 160 mila di arretrati diaffitto, alla proprietà e così lo sfratto era stato rinviato al 31 dicembre 2008.Da settembre pretenderemo risposte certe per una scuola che deve restare lìdov'è: il Comune rinnovi l'affitto o la compri, la scuola Doria non si tocca!

Se in questi mesi non ci saranno risposte certe e positive, denunceremocon forza i "traditori" che il vecchio Ammiraglio genovese avrebbe decapi-tato. Noi invece in maniera più civile e nonviolenta sappiamo già con chi edove trascorreremo, a fine dicembre, Natale e Capodanno.

Toti Domina

mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolareDirettore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Terzo n• otto Settembre 2008

U populu diventapoviru e servuquannu ci arrub-banu a lingua

Ignazio Buttitta

Figli di un dio minore? 2 S. Cristoforo e le piazze maledette 3 Volontari: perchè? 4

ANDREA DORIA:LA RESISTENZA

E IL COMPLOTTOSVENTATO

ANDREA DORIA:LA RESISTENZA

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2 iCordai / Numero Otto

ESISTONO ANCORA I FIGLI DI UN DIO MINORE?

Non sempre le nude cifre numeri-che danno il senso del significato

reale delle cose, o peggio, delle perso-ne e dei fenomeni sociali che si voglio-no descrivere.

Ormai, ma non da poco,l'Amministrazione scolastica, a qua-lunque livello, dal Ministro dellaPubblica (?) Istruzione al singoloDirigente scolastico, ragiona sulle per-sone, alunni e personale scolastico,come se questi fossero astratti numeri.

Gli obiettivi di efficienza ed efficaciadel sistema pubblico di istruzione sonofissati in termini numerici assoluti("entro tre anni occorre un taglio dispesa di 8.000.000.000 di Euro!") o inun rapporto numerico ("dall'anno sco-lastico 2009/10 il rapporto fra docentidi sostegno e alunni diversamente abilideve essere di 1 a 2").

Questo avviene ormai da qualchetempo perché, anziché fissare obiettiviin termini di qualità dei servizi pubbli-ci offerti dalla scuola, cui solo dopoadeguare la spesa necessaria nel bilan-cio pubblico, si fa esattamente un per-corso inverso: prima si fissa un tetto dispesa (il cosiddetto "budget") e dopo,eventualmente, si adegua la qualità delservizio alla somma disponibile.

Questa modalità con cui si ammini-strano i servizi pubblici non è tecnica-mente neutra, soprattutto negli effettidi lungo periodo, ma porta progressi-vamente ad un peggioramento qualita-tivo complessivo dei servizi stessi(scuola, sanità, sicurezza, giustizia,protezione civile, servizi a domanda,

etc.) poiché si ingenera e si diffondenella politica, nell'amministrazione, epurtroppo anche in larghe fasce di cit-tadini, un'ideologia secondo la quale loStato è efficiente se spende di meno.

E' questo un vero e proprio "falsoideologico", mutuato dall'economiagestionale delle imprese dedite legitti-mamente al profitto, ma che applicatoalla sfera dell'AmministrazionePubblica serve alla politica (ai partiti)unicamente per fare a pezzi e squalifi-care definitivamente agli occhi dei cit-tadini i servizi pubblici, per dirottarliverso i servizi offerti dai privati (scuo-la private, sanità privata, sicurezza pri-vata, etc.) che sono diventati il grandeaffare contemporaneo.

Nulla importa a chi governa deibisogni dei cittadini, men che menodelle fasce più deboli della popolazio-ne; la priorità della politica è saldare ilproprio interesse di permanenza nelleistituzioni e di comando con gli inte-ressi di quanti di questo sfascio dei ser-vizi pubblici ne hanno fatto un'occasio-ne di accumulazione di capitali.

Questa lunga premessa per com-prendere meglio quello che sta avve-nendo nella scuola pubblica siciliana ecatanese a proposito del taglio di posti,in nome dell'efficienza economica, diinsegnanti di sostegno, che svolgonoun ruolo prezioso nelle classi ove sianoiscritti e frequentanti alunni diversa-mente abili.

Un po' di numeri: 242 cattedre disostegno in meno significano, secondoattendibilissime stime delle organizza-

zioni sindacali della scuola, che nonmeno di 600 alunni diversamente abilinella provincia di Catania non avrannoneanche 1 ora la settimana (su 30-36 dilezioni settimanali) il loro insegnantedi sostegno accanto o lo avranno, inqualche caso, per sole 4 ore e 30 minu-ti.

Questa situazione, in estremo omag-gio alla logica "neutra" dei numeri, èavvenuta a prescindere dalla gravitàdell'handicap dell'alunno. In moltiIstituti della provincia, soprattutto nellerealtà più difficili e periferiche deiquartieri popolari o degli IstitutiProfessionali, moltissimi sono i casi dialunni che dall'anno scorso ad oggi sisono visti ridurre il loro diritto all'inse-gnamento di sostegno da 18 o 9 ore lasettimana a 4 ore e mezza, col risultatoconcreto di una sostanziale vanifica-zione della qualità dell'azione didattica,oltre che del disprezzo dei principi san-citi dalla Costituzione e dalla Legge104 del 1992, sull'integrazione dei por-tatori di handicap.

Questa può essere definita, senzaalcuna esagerazione, una "macelleria"sociale.

Provate a fare un esercizio di imma-ginazione: immaginate 600 bambini,bambine, ragazzi e ragazze diversa-mente abili, ognuno con il suo proble-ma più o meno grave, che si tengonoper mano, come il simbolo della listapresentata per il Consiglio di quartierea San Cristoforo dalle mammedell'"Andrea Doria"; provate poi, sem-pre con l'immaginazione a percorrere

questa catena umana guardando in visoognuna di queste persone, cercando dicogliere i suoi bisogni, la sua affetti-vità, i suoi desideri, mortificati dallasocietà e dalla scuola dei numeri.

Io ho provato a fare questo sforzo diimmaginazione e sono stato male.

Li conosco questi ragazzi, perchélavoro nella scuola, e l'affetto cheognuno di loro è in grado di dare a tutti,docenti, personale ausiliario e compa-gni, è il miglior criterio di efficienza edefficacia del servizio pubblico che loStato ha il dovere di garantire!

Ma questo, potrà pensare qualcuno,è solo sentimentalismo; quello checonta è che l'Amministrazione ha rea-lizzato un risparmio di spesa: anzi,visto che la società non reagisce, sape-te che facciamo? Per il prossimo annoscolastico mettiamo in cantiere un altrotaglio per l'insegnamento di sostegno,così ci avviciniamo sempre di piùall'obbiettivo, che a questo punto sem-bra coincidere con l'assunto numerico"zero servizi = zero bisogni"… E seproprio qualche ragazzo disabile siostinerà ad iscriversi a scuola, pazien-za, metteremo a disposizione la salaTV con un bellissimo schermo LCDche trasmette senza sosta un realityshow dal titolo "L'isola dei lotofagi",soggetti fortunati, dediti al consumodelle droghe contenute nei fiori delloto, che grazie a queste abitudini nonprovano più alcun malessere, disagio odolore fisico o psichico.

Ma la realtà è fortunatamente diver-sa!.

La società civile, gli insegnanti disostegno e non, le Associazioni fami-liari dei disabili hanno iniziato unalotta, che non sarà né breve né facile,per invertire la rotta di questa politicaferoce e dissennata.

A Catania, ma anche nelle altre pro-vince siciliane, sono natiCoordinamenti di insegnanti e genitoriper imporre alle Amministrazioni,prima di tutto a quelle scolastiche, undiverso modo di operare, che conducain prospettiva alla revoca dei tagli deli-berati e alla predisposizione degli orga-nici del personale scolastico in funzio-ne dei bisogni e delle esigenze concre-te degli alunni diversamente abili.

Il prossimo appuntamento è per il 17settembre a Palermo, per una manife-stazione regionale indetta dalleOrganizzazioni Sindacali della scuola.

Nello stesso tempo invitiamo tutti igenitori e i docenti delle scuole asegnalare i casi singoli di disserviziosul sostegno scolastico al seguenteindirizzo mail:[email protected].

Vittorio Turco

Il taglio degli insegnanti di sostegno ulteriore ostacolo ai diversamente abili

foto www.edoneo.org

3iCordai / Numero Otto

PIAZZA DON PUGLISIGli operai anime perdute, il can-

tiere gli inferi. Sarà il caldo impie-toso di un inizio Settembre sicilia-no, le polveri che si sprigionano aldi la delle transenne tra il martella-re degli strumenti elettronici, maquel che resta di Piazza DonPuglisi sembra davvero l'anticame-ra dell'inferno. Scattando qualchefoto scavalco le barriere. Più omeno facilmente di quella che saràl'area a conclusione dei lavori. Ildenominatore comune di questilavori a San Cristoforo Sud è ilcemento. Tante piastrelle, amorfe,senza carattere , poco verde contor-nato da altro cemento. La Piazza è

un po' più grande però. Diversi m≈sono stati strappati alla discaricache ricopre lo "Sdirubbo" la grandesciara nata a seguito della catastro-fica eruzione del 1669, che secondol'ex Assessore Orazio D'Antoni, ungiorno accoglierà un grande parcourbano. Mi avvicino nell'ala in cuidovrebbe sorgere la bambinopoli,ma il mio incedere viene fermatodal capo cantiere: "D'accordo chenessun cartello lo segnala, ma l'areaè interdetta ai non autorizzati" mifa presente. Mi scuso. E' davveroparadossale che non ci sia la cartel-lonistica che, così come impone lalegge italiana, dovrebbe fornireogni genere di indicazione, dal

SAN CRISTOFORO E LE PIAZZE MALEDETTELe piazze incompiute dell’amministrazione catanese

nome della ditta a cui sono staticonsegnati i lavori, alla data di ulti-mazione di questi. A proposito diquest'ultimo punto chiedo al capocantiere se non si è in ritardo sullatabella di marcia: mi risponde di si:"Ci siamo imbattuti in ogni sorta dirifiuti industriali. La bonifica erainevitabile, e con essa i ritardi.".Traduzione: sotto quello che era uncampetto di calcio in cui giocavano

decine di ragazzi c'era amianto. Ilcapo cantiere mi fa cenno che deveproseguire col suo lavoro. Ancorasbalordito, chiedo il permesso discattare qualche altra foto. Sul limi-te ovest della Piazza intravedo unabbozzo di scale, che colmerà ildislivello con il sedime stradale. Michiedo se basterà una scala incemento ad eliminare tutti i disli-velli di questo quartiere.

PIAZZA DON BONOMO(via delle Salette)In un attimo ci sono tutti. C'è il sig.

Giuseppe, il proprietario del barDesirè, un ragazzo in scooter, diversedonne. Perfino un operaio di quandola piazza era cantiere. Il luogo in que-stione è la Piazza "de parrini", oPiazza Don Bonomo come ci correg-ge qualcuno. L'argomento è scottante,la voglia di parlare tanta, rispetto aquello che doveva essere un luogo diaggregazione ed invece è diventatoquello che nessuno voleva che fosse:un parcheggio. "Volevamo la Piazzarialzata, per evitare che diventasseun'area di sosta, ma nessuno ci hadato ascolto. E quando abbiamo

mostrato le condizioni in cui versac'ha stato detto che noi ne dovevamoessere i garanti. Se ne sono lavate lemani.". "Ma la piazza non è comple-ta… non può essere completa!Mancano le fontanelle, dovrà dare suvia Cordai… No, no questo è ancoracantiere, all'interno non possiamonemmeno starci! L'inaugurazione erarivolta alla statua in bronzo di DonBosco non alla Piazza!". Il commer-ciante, è incredulo! Non se ne fa unaragione. La Piazza è incompleta: suquesto nessuno può dargli torto. Soloche l'inaugurazione, i nostri bravipolitici, quelli che adesso siedono alSenato, l'hanno fatta veramente, e nonera certo rivolta alla sola statua, che

tra l'altro non era nemmeno previstain nessun piano, cartografia. E' lì adindicare con gli occhi la chiesa delleSalette. Tutti ci raccontano di comeavrebbero voluto la loro Piazza. Cidicono di come non avrebbero volutoquel muro che la divide dalle maceriadell'ex falegnameria e di case, dovescavalcando i bambini giocano espesso ci lasciano le ginocchia, ed

altre ossa. Quelle case dove abitava lasig.ra Nunzia esiliata a Librino, emorta di malinconia, in un quartiere,un tetto, un letto che non consideravasuoi. Allora la sua voce rimase inascoltata. La voce degli abitanti diSan Cristoforo rimase inascoltata. Mala resa dei conti arriverà, dovesse arri-vare fin in Senato… Lo giura SanCristoforo, lo giuriamo noi.

4 iCordai / Numero Otto

Redazione “i Cordai”Direttore Responsabile: Riccardo OriolesReg. Trib. Catania 6/10/2006 nº26Via Cordai 47, [email protected] - www.associazionegapa.orgtel: 348 1223253

Stampato dalla Tipografia Millauro,Via Montenero 30, Catania

Grafica: Massimo GuglielminoFoto: Archivio Giovanni Caruso, Salvo Ruggieri

Hanno collaborato a questo numero:Giovanni Caruso, Toti Domina, Paolo Parisi,Marcella Giammusso, Salvo Ruggieri, VittorioTurco

Quando, ventuno anni fa, mi incontrai con il volontariato sociale e con il "Gapa",avevo gia fatto esperienza politica e sociale attraverso i movimenti di base che lot-tavano per i diritti e nei movimenti pacifisti nati all'indomani della scellerata sceltadi far diventare l'aereoporto di Comiso una base missilistica portatrice di mortenucleare.

Ma quello che mi segnò di più, poco prima dell'incontro con San Cristoforo ed il"Gapa", fu la mia esperienza come foto reporter, prima nel "Giornale del Sud", e poine "I Siciliani", dove incontrai Giuseppe Fava e i giornalisti e le giornaliste, decisia raccontare la mafia catanese e i suoi sporchi affari con i "quattro cavalieri dell'a-pocalisse mafiosa". E così sentì riparlare di antimafia sociale, quella antimafiasociale già praticata da Peppino Impastato .

Questo brevissimo racconto non ha solo il gusto di una nostalgia da reduce ma,semmai, ha l'intenzione di lanciare un appello a ragazze e ragazzi, uomini e donne,affinché vengano a darci una mano a San Cristoforo, una mano al centro "Gapa".

Durante l'ultimo campo, noi "vecchi" ci siamo ritrovati a discutere del futuro diCatania, di San Cristoforo e del centro "Gapa".

Nessuno di noi ha saputo dare delle risposte certe per liberare Catania da unapolitica infame e corrotta che è stata capace di distruggere la coscienza critica dimolti catanesi, nessuno di noi sa come ridare dignità, coraggio e voglia di ribellar-si alle genti dei quartieri ridotte a vendere la propria dignità in cambio di un paccodi spesa, ma tutti abbiamo concordato che il centro "Gapa" si aggreghi, ancor di piùa San Cristoforo, ripartendo dai bambini e le bambine, e questo lo si può fare anchechiamando a raccolta tanti nuovi volontari che si vogliono impegnare per una atti-vità sociale e politica di base, per un impegno laico e per una giustizia sociale, peruna informazione libera e vera, o molto più semplicemente giocare, studiare, fareteatro per crescere tutti insieme con i bambini e le bambine del quartiere.

Giovanni Caruso

SAN CRISTOFORO E LE PIAZZE MALEDETTE

VOLONTARI: PERCHÈ?

AREA VERDE DI VIA DE LORENZO"U toccu" sembra avere la funzione

di celare, nascondere. Oltre, un can-cello e un inferriata. Queste invece,sbarrano. L'area è quella tra le vie S.Maria delle Salette e De Lorenzo, unavolta cortile affiancato da stalle.Adesso… adesso è difficile spiegare acosa ci troviamo di fronte. Ma le stal-le ci sono ancora. Nascoste dalle infer-riate, ma ci sono. Secondo il progettodel Piano Integrato per San Cristoforo,qui doveva sorgere un'area a verde,come conseguente bonifica e risiste-mazione di quel pezzo di tessuto urba-no. Invece ancora una volta tantocemento, e le immancabili piastrellegrigie, che comincio a credere autoc-tone e spontanee, come le erbacce checominciano a crescere nelle grandifioriere ed aiuole, unici spazi contenu-ti destinati al verde, dell'area a verde.Poco oltre il cancello, una sorta di pic-colissimo prefrabbicato, destinato allasala macchine, credo io! "Non pro-prio", mi risponde il sig. Salvatore"quella è la casa di un anziano uomo,che aveva qui la propria abitazioneprima dell'inizio dei lavori. Adesso ilComune gli ha concesso questa casu-pola, in vista di una successiva e defi-

nitiva collocazione". Noi sappiamoche definitiva significa Librino. E'incredibile come un uomo possa vive-re in uno spazio così ristretto da esse-re nelle sua quasi totalità già occupatodal semplice letto. Si avvicina anche ilsig. Garozzo. Cinquantenne, sportivo,lottatore di Greco-romana, e "portato-re di candelora", dal fisico ancoraimponente, ha lo sguardo di chi è abi-tuato a soffrire, e continua a farlosapendo che la realtà è quella e maipotrà cambiare. "Il Comune si disinte-

ressa dei lavori. Non vedo un operaioda mesi e mesi. Il luogo viene sfrutta-to dagli allevatori che portano a bruli-care cavalli e pecore. Il problema è chegli animali sfasciano tutto. La pedatadi un cavallo può far crollare unmuricciolo.". Passa una volante dipolizia, di quelle che vedo giornal-mente passeggiare in via Etnea."Incredibile… era tempo che nonvedevo passare da qui la polizia" sbot-ta il sig. Salvatore. In fondo qui c'è dapasseggiare solo per i cavalli.

Per dovere di cronaca, abbiamo contattato l’ufficio tecnico del Comune, per avere ragguagli sullo stato dei lavoridelle piazze di San Cristoforo: nessuno ci ha saputo (o voluto) dire niente...

foto e testo: Salvo Ruggieri

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