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CORSO IFRS – International Financial Reporting Standards IAS 36 – Riduzione durevole di valore delle attività __________________ __________________ Ordine dei Dottori Commercialisti di Ivrea, Pinerolo e Torino Copyright © 2002-2003 IAS 36 – Riduzione durevole di valore delle attività SCHEMA DI SINTESI DEL PRINCIPIO CONTABILE SOMMARIO ILLUSTRAZIONE DEL PRINCIPIO CONTABILE

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    IAS 36 – Riduzione durevole di valore delle attività

    • SCHEMA DI SINTESI DEL PRINCIPIO CONTABILE

    • SOMMARIO

    • ILLUSTRAZIONE DEL PRINCIPIO CONTABILE

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    Ambito di applicazione Attività individuali CGU

    Avviamento Attività centrali

    Trattamento contabile della svalutazione Calcolo del valore recuperabile Indizi di perdite durevoli

    Indizi del venire meno delle perdite di valore Net Selling Price

    Value in Use

    Trattamento contabile del contabile del ripristino del valore

    T0

    T1

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    SOMMARIO

    • Finalità

    • Identificazione delle attività che possono aver subito una perdita durevole di valore

    • Nozione di valore recuperabile

    • Criteri di identificazione del Prezzo Netto di Vendita (NSP – Net Selling Price)

    • Modalità di determinazione del Valore D’uso di un’attività (VIU – Value In Use)

    • Rilevazione

    • Unità generatrice di flussi finanziari (CGU – Cash Generating Unit)

    • Avviamento

    • Riversamento e ripristino di valore

    • Informazioni integrative

    • ESEMPI - calcolo del valore d’uso e rilevazione di una perdita durevole di valore - trattamento contabile di una perdita di valore senza ristrutturazione futura - trattamento contabile di una perdita di valore con ristrutturazione futura - trattamento contabile di investimenti futuri in cespiti - costruzione del tasso di attualizzazione - identificazione di una CGU - applicazione all’avviamento delle verifiche “bottom – up” e “top – down” - ripartizione del valore contabile delle attività aziendali - riversamento e ripristino di valore

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    1 FINALITA’ 1.1. Obiettivo

    Definire i principi che un’impresa deve seguire per assicurarsi che le proprie attività siano iscritte ad un valore non superiore al valore recuperabile .

    Per raggiungere tale obiettivo, lo IAS 36:

    definisce il concetto di valore recuperabile; identifica la circostanza di riduzione (perdita) durevole di valore; specifica quando un’impresa deve ripristinare una precedente perdita durevole di

    valore; prescrive le informazioni integrative da fornire in merito alle attività che hanno

    subito una perdita durevole di valore.

    1.2. Finalità

    Statuizione dei principi di contabilizzazione relativi alla riduzione durevole di valore delle attività;

    Prescrizione delle informazioni integrative da fornire in merito alle attività che hanno subito una riduzione durevole di valore.

    1.2.1 Ambito di applicazione

    Lo IAS 36 deve essere applicato alla riduzione durevole di valore di tutte le attività , ad eccezione delle seguenti :

    rimanenze (trattate dallo IAS 2) attività derivanti da commesse a lungo termine (trattate dallo IAS 11) attività per imposte differite (trattate dallo IAS 12) attività relative ai fondi pensione (trattate dallo IAS 19) attività relative a strumenti finanziari (trattate dallo IAS 39) investimenti immobiliari valutati al fair value (trattati dallo IAS 40) attività biologiche connesse all’attività agricola (trattate dallo IAS 41)

    Lo IAS 36 si applica pertanto a:

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    immobili, impianti e macchinari; attività immateriali; avviamento1; partecipazioni in società controllate e collegate, ed in joint ventures.

    Lo IAS 36 si applica inoltre alle attività iscritte al fair value secondo le disposizioni previste da altri principi. In tal caso:

    Se i costi di dismissione non sono irrilevanti, dopo che sono state applicate le

    disposizioni relative alla rivalutazione, deve trovare applicazione il presente principio per determinare se l’attività può avere subito una perdita durevole di valore.

    2 DEFINIZIONI

    Valore recuperabile: l’importo maggiore tra il presumibile valore realizzabile dall’alienazione (NSP) ed il valore d’uso (VIU) di un’attività2:

    valore realizzabile dall’alienazione (NSP): ammontare ottenibile, al netto dei costi di

    dismissione, dalla vendita di un’attività, in un’operazione tra parti consapevoli e disponibili (knowledgeable, willing parties)

    valore d’uso (VIU): valore attuale dei flussi di cassa attesi che si suppone deriveranno dall’uso permanente e dalla dismissione di un’attività alla fine della sua vita utile

    costi di dismissione: costi marginali direttamente attribuibili alla dismissione di un’attività, esclusi i costi di finanziamento e gli effetti fiscali

    vita utile: alternativamente a) periodo di tempo durante il quale l’impresa si aspetta di poter utilizzare l’attività

    ovvero

    1 A tal riguardo, pare opportuno rilevare che l’Exposure Draft 3 dello IAS 22 propone che, con riferimento all’avviamento dipendente da aggregazione di imprese, esso dovrà essere iscritto al costo al netto delle svalutazioni per perdite durevoli e conseguentemente non dovrebbe essere oggetto di ammortamento, ma essere sottoposto all’impairment test con cadenza annuale o con maggiore frequenza in caso di indizi di perdite durevoli. 2 A gennaio 2003 il Board ha ravvisato l’opportunità di modificare la nozione di “valore recuperabile” contenuta nello IAS 36 nel maggiore tra il fair value al netto dei costi di dismissione ed il valore d’uso.

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    b) quantità delle unità di prodotto che l’impresa si attende di ottenere dall’utilizzo dell’attività

    Perdita durevole di valore: eccedenza del valore contabile di un’attività rispetto al valore

    recuperabile 3 IDENTIFICAZIONE DELLE PERDITE DUREVOLI DI VALORE 3.1. Un’impresa deve valutare ad ogni data di chiusura del bilancio se si manifestano indizi di

    perdita durevole del valore. Se si manifesta un qualsiasi indizio, l’impresa deve stimare il valore recuperabile. Lo IAS 36 individua alcuni indizi che devono comunque essere presi in considerazione

    dall’impresa. Se non esiste alcun indizio tra quelli elencati e tra quelli ulteriori individuati dall’impresa -

    l’impresa non è tenuta ad effettuare alcuna stima del valore recuperabile

    Indizi (indicatori) di fonte informativa esterna:

    durante l’esercizio: diminuzione significativa del valore di mercato dell’attività, in misura maggiore rispetto alle previsioni connesse al passare del tempo ed all’uso normale;

    durante l’esercizio o nel prossimo futuro: variazioni significative con effetto negativo nell’ambiente tecnologico, di mercato, economico nel quadro normativo

    nel quale l’impresa opera o nel mercato al quale è rivolta l’attività; durante l’esercizio: aumento dei tassi di interesse di mercato o di altri indicatori rilevanti per la valorizzazione degli investimenti (ad es. premio per il rischio), in quanto tali aumenti:

    possono condizionare il tasso di attualizzazione utilizzato nel calcolo del valore d’uso;

    e, conseguentemente, ridurre in maniera rilevante il valore recuperabile dell’attività; il valore contabile dell’attivo netto dell’impresa che redige il bilancio è superiore alla capitalizzazione del mercato.

    Indizi (indicatori) di fonte informativa interna:

    risulta evidente l’obsolescenza o il deterioramento materiale di un’attività;

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    durante l’esercizio si sono verificati – o si prevede si verifichino nel prossimo futuro – significativi cambiamenti, con effetto negativo sull’impresa, della misura o del modo in cui un’attività viene o verrà utilizzata. Tali cambiamenti includono:

    programmi di cessazione o ristrutturazione di un settore operativo; programmi di dismissione di un’attività prima della data prevista;

    risulta evidente dall’informativa interna che l’andamento economico di un’attività è – o sarà – peggiore di quanto previsto.

    3.2. L’elenco fornito dallo IAS 36 non è esaustivo

    Un’impresa può individuare altri indizi (indicatori), e la presenza degli stessi obbliga

    l’impresa a determinare il valore recuperabile di un’attività.

    Tra gli ulteriori indizi individuabili dall’impresa lo IAS 36 menziona:

    flussi di cassa connessi all’acquisto di un’attività, o disponibilità liquide necessarie per rendere operativa o conservare un’attività, significativamente superiori a quelli preventivati;

    flussi di cassa netti, o risultati operativi derivanti dall’attività, che si rivelano significativamente inferiori a quelli preventivati;

    un significativo peggioramento della previsione dei flussi di cassa netti o del reddito operativo;

    la manifestazione di perdite operative o flussi di cassa negativi quando gli importi dell’esercizio sono aggregati a quelli degli esercizi successivi.

    3.3. Principio della rilevanza

    Se precedenti calcoli del valore recuperabile hanno dimostrato che esso è significativamente

    superiore al valore contabile, l’impresa non deve calcolare nuovamente il valore recuperabile dell’attività se non si è verificato alcun evento che abbia fatto venire meno tale differenza.

    Inoltre, precedenti analisi possono dimostrare che il valore recuperabile non è condizionato

    dalla manifestazione di taluni degli indizi di cui sopra. Ad esempio, se i tassi di interesse di mercato o altri tassi di rendimento sugli investimenti sono aumentati nel corso dell’esercizio, un’impresa non è obbligata a effettuare una stima formale del valore recuperabile di un’attività nei seguenti casi:

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    se non è probabile che l’aumento dei tassi di mercato incida sulla scelta del tasso di attualizzazione da usare nel calcolo del valore d’uso;

    se è probabile che l’aumento dei tassi di mercato incida sulla scelta del tasso di attualizzazione da usare nel calcolo del valore d’uso, ma una precedente analisi di sensitività del valore recuperabile mostra che:

    non è probabile che si verificherà un rilevante calo del valore recuperabile perché anche i flussi finanziari futuri probabilmente aumenteranno (ad esempio, quando una impresa sia in grado di dimostrare di essere in grado di neutralizzare con l’incremento dei prezzi di vendita un qualsiasi aumento dei tassi di mercato);

    è improbabile che il calo nel valore recuperabile comporti una rilevante perdita di valore.

    4 DETERMINAZIONE DEL VALORE RECUPERABILE 4.1. Le disposizioni dello IAS 36 per la determinazione del valore recuperabile utilizzano il

    termine “attività” indifferentemente per:

    i “beni facenti parte del patrimonio aziendale” (attività individuali); le “unità generatrici di flussi di cassa” (CGU)

    Pertanto, le disposizioni dello IAS 36 possono essere applicate per riconoscere una perdita di valore tanto dei primi che delle seconde.

    4.2. Non è sempre necessario determinare sia il prezzo netto di vendita di una attività sia il suo

    valore d’uso. Se uno dei due dati è superiore al valore contabile, infatti, non occorre stimare l’altro.

    4.3. Se l’attività non è commercializzata in un mercato attivo, può non essere possibile

    determinare il suo valore ottenibile dalla vendita tra parti indipendenti, consapevoli e disponibili (knowledgeable, willing parties). Quando ciò non risulta possibile, per valore recuperabile di un’attività può essere assunto solo il suo valore d’uso.

    4.4. Se non c’è ragione di credere che il valore d’uso di un’attività sia sensibilmente superiore al

    suo valore realizzabile, il valore recuperabile dell’attività può essere considerato pari al valore realizzabile. Ad esempio: nel caso di attività destinate alla vendita.

    4.5. In alcune circostanze stime, medie e sistemi semplificati possono fornire una ragionevole

    approssimazione dei processi di calcolo previsti dallo IAS 36 per determinare il prezzo di vendita od il valore d’uso.

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    5. PREZZO NETTO DI VENDITA (NSP) 5.1. Criteri di identificazione

    in presenza di un accordo vincolante di vendita il NSP coincide con il prezzo stabilito in un’operazione tra controparti indipendenti, al netto dei costi marginali direttamente imputabili alla dismissione del bene;

    nel caso di attività commercializzata in un mercato attivo

    il NSP solitamente coincide con il prezzo corrente d’offerta (bid price) al netto dei costi marginali direttamente imputabili alla vendita del bene. In sua mancanza è lecito fare riferimento, qualora nel frattempo non vi siano stati significativi cambiamenti sul mercato, al prezzo praticato più recentemente;

    in tutti gli altri casi non contemplati nei precedenti due punti

    é corretto assumere, come NSP, il prezzo che si origina all’interno di una transazione tra controparti consapevoli e disponibili (knowledgeable, willing parties). In tali casi, gli operatori, infatti, prenderanno a riferimento le transazioni che hanno avuto per oggetto assets simili nell’ambito dello stesso settore industriale. In tutte le tre situazioni sopra esposte occorre assumere un valore al netto dei costi di dismissione. Tra questi rientrano, ad esempio:

    spese legali; imposta di bollo; costi di rimozione dell’attività; costi diretti incrementativi necessari a rendere un’attività pronta alla vendita.

    Non sono, in ogni caso, costi di dismissione:

    quelli associati alla riduzione del personale; quelli conseguenti alla riorganizzazione dell’azienda successivi alla dismissione di

    un’attività; gli oneri finanziari; le imposte.

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    6. VALORE D’USO DI UN’ATTIVITA’ (VIU) 6.1. Modalità di determinazione Per determinare il valore d’uso di un’attività occorre:

    stimare i futuri flussi di cassa (positivi e negativi) derivanti dall’uso dell’attività e dalla sua eventuale dismissione finale;

    applicare l’appropriato tasso di sconto per l’attualizzazione dei flussi di cassa. 6.2. Stime dei flussi finanziari attesi Le proiezioni dei flussi di cassa dovrebbero essere basate su ipotesi ragionevoli e sostenibili (reasonable and supportable assumptions) che facciano riferimento a condizioni correnti, in grado di rappresentare al meglio le condizioni economiche presenti sul mercato durante la rimanente vita utile dell’attività:

    le ipotesi devono essere fondate su budget approvati dalla direzione aziendale; le previsioni per il restante periodo della vita utile, successivo a quello coperto dal budget,

    devono essere stimate tramite l’estrapolazione delle proiezioni su cui si fonda il budget applicando tassi di crescita stabili o calanti (a meno che non sia motivato un tasso di crescita crescente). In ogni caso i tassi di crescita non possono eccedere quelli di medio-lungo periodo dei prodotti/settore/paese di riferimento. Se appropriati possono essere assunti tassi di crescita zero o negativi;

    occorre tenere anche conto dei flussi finanziari netti (positivi o negativi) per la dismissione dell’attività al termine della sua vita utile.

    In generale, non vanno utilizzati:

    budget troppo datati e/o che coprano periodi di tempo troppo ampi (al massimo cinque anni). Tale ultima restrizione è, invero, derogabile in ragione dell’oggetto della valutazione (un esempio, può essere rappresentato da un impianto autostradale con concessione per un periodo superiore al quinquennio).

    Con riferimento ai flussi finanziari in uscita occorre tenere conto:

    delle spese generali future imputabili direttamente, o secondo criterio di ragionevolezza, all’utilizzo dell’attività;

    del costo di una ristrutturazione e dei risparmi di costo derivanti dalla stessa, solo nel caso in cui l’impresa si sia già impegnata (committed) nella ristrutturazione (v. esempio 2). Per le stime dei flussi in uscita dipendenti dal costo della ristrutturazione occorre fare

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    riferimento ai criteri di valutazione contenuti nello IAS 37 (Provisions,contingent liabilities and contingent assets) che prevede il loro accantonamento ad apposito fondo;

    degli investimenti futuri in beni ammortizzabili necessari a mantenere o sostenere un’attività al suo livello standard di rendimento originariamente stimato (v. esempio 3).

    Al contrario, è necessario escludere flussi finanziari:

    correlati a debiti e/o fondi già inclusi tra le passività, onde evitare un doppio conteggio (v. 2° parte dell’esempio 2)

    che possano derivare da una futura ristrutturazione per la quale l’impresa non si è ancora impegnata (not yet committed) (lo IAS 37 individua quando un’impresa si è impegnata nella ristrutturazione);

    dipendenti da un investimento in cespiti non ancora sostenuto che genererà un rendimento superiore al livello medio originariamente stimato (v. IAS 37, cit.);

    i flussi finanziari (in entrata o in uscita) derivanti da attività di finanziamento; i pagamenti o i rimborsi fiscali.

    Le stime dei flussi finanziari ed il tasso di attualizzazione debbono essere tra loro coerenti in relazione all’effetto inflattivo. In altri termini:

    se il tasso di attualizzazione è quello nominale ed include l’effetto degli aumenti di prezzo, i flussi devono essere anch’essi nominali;

    se il tasso di attualizzazione è quello reale ed esclude la componente inflattiva, i flussi finanziari sono stimati nella loro misura reale (pur includendo le attese di aumento o riduzione dei prezzi non dipendenti dalla componente inflattiva, relative ad esempio alla maturità del prodotto).

    NdA: talvolta è opportuno tenere conto della componente inflattiva. Si pensi al caso di prezzi contrattualmente indicizzati in una misura percentuale inferiore rispetto al 100% del tasso dell’inflazione.

    La modalità di determinazione pratica della stima dei flussi finanziari netti relativi alla dismissione di un’attività alla fine della sua vita utile non differisce sensibilmente da quella utilizzata per determinare il prezzo netto di vendita (NSP): occorre, infatti, anche qui

    dedurre i costi stimati di dismissione dal valore che è presumibile ritrarre cedendo l’attività tramite una contrattazione tra parti consapevoli e disponibili.

    In questo caso, tuttavia, nello stimare i flussi finanziari netti occorre:

    utilizzare i prezzi in uso alla data della stima per attività simili che hanno completato il proprio ciclo di vita utile, utilizzate in condizioni simili a quelle in cui l’attività sarà usata;

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    rettificare tali prezzi per effetto della generale e specifica futura inflazione. Tale effetto dovrà essere escluso qualora le stime relative ai futuri flussi finanziari derivanti dall’uso permanente dell’attività ed il tasso di attualizzazione escludano l’effetto dell’inflazione.

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    6.2.1. Stime dei flussi finanziari futuri in valuta estera La stima dei flussi finanziari netti in valuta va effettuata:

    nella valuta in cui i flussi verranno generati; facendo riferimento ad un tasso di attualizzazione appropriato alla valuta stessa.

    6.3. Scelta del tasso di attualizzazione Nel calcolo del tasso (v. esempio 4) occorre tenere conto:

    che il tasso è determinato in base al valore attuale del denaro; dei rischi specifici connessi all’attività. Peraltro il tasso non deve riflettere i rischi per i

    quali le stime dei flussi finanziari futuri siano già state rettificate; il tasso va assunto al lordo delle imposte1; il tasso deve essere indipendente dalla struttura finanziaria dell’impresa e dal modo in cui

    la stessa ha finanziato l’acquisto (in quanto i futuri flussi di cassa che ci si aspetta da un’attività non dipendono dal modo in cui è stato finanziato l’acquisto).

    Il tasso – a meno che l’effetto non sia già incluso da rettifiche operate direttamente sulle previsioni dei flussi – va rettificato per:

    riflettere il modo in cui il mercato valuterebbe i rischi specifici associati ai flussi finanziari proiettati;

    scontare l’effetto connesso a rischi Paese o valutari; escludere i rischi non significativi per i flussi finanziari prospettati.

    È consentito fare ricorso a tassi di attualizzazione differenti per ciascun esercizio nel caso in cui il valore d’uso rifletta una differenza di rischio per i diversi esercizi o condizioni differenti nella struttura dei tassi di interesse. Nei casi in cui non sia possibile disporre di un tasso specifico, è consentito fare ricorso a surrogati. In ogni caso, essi devono consentire di esprimere, per quanto possibile, una valutazione di mercato

    del valore attuale del denaro per gli esercizi che vanno sino alla fine della vita utile dell’attività,

    dei rischi in grado di influire sui flussi finanziari futuri rispetto alle stime effettuate (quanto ad importo e tempo).

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    Un buon punto di partenza può essere: il costo medio ponderato del capitale per l’impresa; il tasso di finanziamento marginale dell’impresa; altri tassi di finanziamento disponibili sul mercato.

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    ESEMPI 4 1. CALCOLO DEL VALORE D’USO E RILEVAZIONE DI UNA PERDITA DUREVOLE DI VALORE Alla fine dell’esercizio t0, l’impresa “a” acquista l’impresa “b” per 10.000. “b” possiede impianti manifatturieri in 3 diversi Paesi. La vita utile prevista delle attività è di 15 anni. Al termine dell’esercizio t0, considerato che le attività presenti in ciascun Paese costituiscono le più piccole unità generatrici di flussi finanziari (CGU) a cui l’avviamento può essere imputato in base ad un criterio ragionevole e coerente, avremo

    L’impresa “a” ammortizza le attività impegnate nel Paese A a quote costanti di 1/15 per i 15 anni di vita, non essendo previsto alcun valor residuo. Nel periodo t4, a seguito dell’elezione nel Paese A di un nuovo governo e dell’introduzione di una normativa che limita le esportazioni dei prodotti dell’impresa “a”, il fatturato di quest’ultima subisce una contrazione del 40%. Tale diminuzione comporta la necessità di rideterminare il valore recuperabile dell’avviamento. Nel determinare il valore d’uso l’impresa “a” procede: - sulla base dei più recenti budget approvati dal board, ad estrapolare le previsioni relative ai flussi

    finanziari per il periodo t5-t9; - a stimare i flussi finanziari per gli esercizi t10-t15 sulla base di tassi di crescita calanti (per

    l’esercizio t10 viene utilizzato un tasso del 3%; per il t11, del -2%; per il t12, del -6%; per il t13, del -15%; per il t14, del -25%; per il t15, del -67%);

    - ad assumere un tasso di attualizzazione del 15% (al lordo delle imposte) che riflette le valutazioni correnti del mercato in ordine al valore attuale del denaro ed ai rischi specifici dell’unità generatrice di flussi finanziari nel Paese A.

    Si assume che:

    4 I successivi esempi non considerano gli effetti fiscali.

    Ripartizione del prezzo di

    acquisto

    Fair value delle attività

    identificabili Avviamento attività Paese A 3.000 2.000 1.000 attività Paese B 2.000 1.500 500 attività Paese C 5.000 3.500 1.500

    10.000 7.000 3.000

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    - il valore recuperabile dell’unità generatrice di flussi finanziari nel Paese A è pari a 1.360 (valore più alto tra l’NSP ed il VIU);

    - l’impresa “a” rileva la perdita durevole di valore in conto economico, eliminando anzitutto l’avviamento;

    - gli effetti fiscali vengono contabilizzati separatamente in conformità alle disposizioni dello IAS 12 (Imposte sul reddito).

    Determinazione del valore d’uso dell’unità generatrice di flussi finanziari nel Paese A alla fine di t4

    in cui il valore attuale fattoriale al tasso di attualizzazione del 15% viene determinato secondo la seguente formula

    Ripartizione della perdita durevole di valore dell’unità generatrice di flussi finanziari nel Paese A alla fine di t4

    k = 1/ ((1 + tasso di attualizzazione) exp (t))

    anno tassi di crescita di

    lungo periodo

    flussi finanziari

    futuri

    valore attuale fattoriale al tasso

    di att del 15%

    flussi finanziari futuri

    attualizzati t5 230 0,8695652 200 t6 253 0,7561437 191 t7 273 0,6575162 180 t8 290 0,5717532 166 t9 304 0,4971767 151 t10 3% 313 0,4323276 135 t11 -2% 307 0,3759370 115 t12 -6% 289 0,3269018 94 t13 -15% 245 0,2842624 70 t14 -25% 184 0,2471847 45 t15 -67% 61 0,2149432 13

    1.161 valore d'uso

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    2. RISTRUTTURAZIONE FUTURA Alla fine del periodo del periodo t0, l’impresa “a” verifica se un impianto ha subito una perdita durevole di valore. Si tratta di un impianto molto specializzato (il cui valore recuperabile è rappresentato dal suo valore d’uso) iscritto tra le attività al valore di 3.000 ed una vita utile residua di 10 anni. L’impresa stima un tasso di attualizzazione del 14%. Si assume inoltre che: * a livello di budget - alla fine del periodo t3 l’impianto verrà ristrutturato per un costo stimato pari a 100; - vi saranno futuri benefici futuri a seguito della ristrutturazione per effetto della riduzione dei costi

    e conseguentemente dei flussi finanziari in uscita; * nei fatti - alla fine del periodo t0 e t1 l’impresa non si è ancora impegnata nella ristrutturazione; - alla fine del periodo t2, poiché l’impresa si impegna nella ristrutturazione, si procede a rilevare un

    accantonamento. I flussi finanziari futuri stimati in uscita dell’impianto riportati nei budget approvati dal management sono ancora uguali a quelli previsti a fine del periodo t0;

    - alla fine del periodo t3, i costi per la ristrutturazione sono stati già sostenuti e pagati, a parità di altre condizioni. I flussi finanziari futuri stimati in uscita dell’impianto riportati nei budget approvati dal management sono ancora uguali a quelli previsti a fine del periodo t0.

    Alla fine del periodo di t0 avremo

    avviamentoattività

    identificabili totale1.000 2.000 3.000

    (267) (533) (800)

    733 1.467 2.200(733) (107) (840)

    0 1.360 1.360

    perdita durevole di valorevalore contabile dopo la

    perdita durevole di valore

    costo storicosvalutazione-ammortamento

    accumulato (t1-t4)valore contabile

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    I cui valori sono ricavati sulla base della formula già vista in precedenza

    anno flussi fin fut attualizzt1 300 263t2 280 215t3 420 283t4 520 308t5 350 182t6 420 191t7 480 192t8 480 168t9 460 141t10 400 108

    2.051 valore d'uso

    k = 1/ ((1 + tasso di attualizzazione) exp (t))

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    Poiché il valore di libro è maggiore al valore recuperabile (3.000>2.051), lo IAS 36 impone di registrare una perdita durevole di valore pari a

    Alla fine di t1 Non vi è indicazione che la perdita durevole di valore possa essersi modificata. Pertanto, a parità di altre condizioni, l’impresa non dovrà effettuare alcun calcolo del valore recuperabile.

    Alla fine di t2 Si provvede a rideterminare – a parità di altre condizioni – i valori dei flussi finanziari, atteso che ora l’impresa si è impegnata nella ristrutturazione:

    anno flussi fin fut attualizz1 0 02 0 03 420 3684 570 4395 380 2566 450 2667 510 2658 510 2329 480 192

    10 410 1442.162 valore d'uso

    3.000 2.051

    949

    anno flussi fin fut attualizzt1 0 0t2 0 0t3 420 368t4 570 439t5 380 256t6 450 266t7 510 265t8 510 232t9 480 192t10 410 144

    2.162 valore d'uso

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    Considerato che il valore contabile risulta pari a 2.051 occorre procedere a stornare parte della riduzione di valore precedentemente eseguita. L’iscrizione del nuovo valore tuttavia dovrà tenere conto degli ammortamenti stanziati nel frattempo. In pratica, successivamente alla riduzione del valore a 2.051, l’impresa ha conteggiato ammortamenti per 410, riducendo così il valore del bene a 1.641. Il ripristino a 2.162 comporta così una rettifica di 521. Alla fine di t3 Non vi è indicazione che la perdita durevole di valore possa essersi modificata. Pertanto – a parità di altre condizioni – l’impresa non dovrà effettuare alcun calcolo del valore recuperabile. Dinamica del valore del bene nel tempo

    annocosto storico

    ammort val recupammort

    rettrettifica IAS 36

    val contabil post rettif

    t0 3.000 2.051 - 949 2.051 t1 2.700 - 205 - 1.846 t2 2.400 2.162 205 521 2.162 t3 2.100 - 270 - 1.892

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    3. TRATTAMENTO CONTABILE DI INVESTIMENTI FUTURI IN CESPITI Alla fine del periodo del periodo t0, l’impresa “a” verifica se un aeroplano ha subito una perdita durevole di valore. Si tratta di un’unità generatrice di flussi futuri il cui valore recuperabile è rappresentato dal suo valore d’uso, in quanto il suo prezzo netto di vendita non è determinabile: è iscritto tra le attività al valore di 150.000 ed ha una vita utile residua di 10 anni. L’impresa per la propria valutazione utilizza un tasso di attualizzazione del 14%.

    Poiché il valore contabile è maggiore al valore recuperabile (150.000>121.128), lo IAS 36 impone di registrare una perdita durevole di valore pari a

    Il board ha approvato un budget che prevede che - al termine del periodo t4 l’impresa effettui investimenti per 25.000; - questi investimenti miglioreranno le prestazioni dell’aeroplano grazie ad un consumo di

    carburante inferiore.

    150.000 121.128

    28.872

    anno flussi fin fut attualizzt1 22.165 19.443 t2 21.450 16.505 t3 20.550 13.871 t4 24.725 14.639 t5 25.325 13.153 t6 24.825 11.310 t7 24.123 9.640 t8 25.533 8.951 t9 24.234 7.452 t10 22.850 6.164

    121.128 valore d'uso

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    Alla fine di t4 l’impresa ha effettivamente sostenuto investimenti per 25.000 per rimodernare il motore dell’aeroplano. L’investimento comporta la necessità di rideterminare il valore recuperabile.

    Occorre, dunque, procedere a stornare la perdita di valore precedentemente imputata. L’iscrizione del nuovo valore tuttavia dovrà tenere conto da un lato degli ammortamenti stanziati, dall’altro, dell’investimento sostenuto.

    anno flussi fin fut attualizzt1 - - t2 - - t3 - - t4 - - t5 30.321 26.597 t6 32.750 25.200 t7 31.721 21.411 t8 31.950 18.917 t9 33.100 17.191 t10 27.999 12.756

    122.072 valore d'uso

    annocosto storico

    ammort val recupammort

    rettrettifica IAS 36

    val contabil post rettif

    t1 150.000 121.128 - 28.872 121.128 t2 135.000 - 12.113 - 109.015 t3 120.000 - 12.113 - 96.902 t4 105.000 - 12.113 - 84.789

    90.000 - 12.113 rinnovo 25.000 -

    115.000 - 12.113 17.323 115.000 t5 95.833 - 19.167 - 95.833

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    4. COSTRUZIONE DEL TASSO DI ATTUALIZZAZIONE In appresso si riporta un esempio di costruzione del tasso. Il tasso di attualizzazione viene determinato facendo ricorso al metodo della “costruzione per fattori” che considera i principali elementi che compongono il rischio “aziendale”. Secondo la seguente formula

    i = rf + ß * rp finanziariamente equivalente alla seguente, in quanto ci troviamo in presenza di tassi composti

    i = [( 1+ rf ) * ( 1 + rp * ß )] – 1 in cui

    RENDIMENTO DEI TITOLI PRIVI DI RISCHIO Con riferimento a rf i valutatori sono soliti fare riferimento al rendimento dei Titoli di Stato a lungo termine (rating AAA). Tra gli altri si potrà fare riferimento, ad esempio, all’indice Credit – Goldman Sachs relativo ai BTP a medio / lungo termine (7 – 10 anni). COEFFICIENTE ß Il coefficiente ß (v. GUATRI, Trattato sulla valutazione delle aziende, Milano, 1998, p. 96) è correlato alla singola impresa e misura la sensibilità del corso delle sue azioni ai movimenti del mercato. Valori di ß compresi tra 0 ed 1 sono associati a realtà le cui azioni tendono a smorzare i movimenti del mercato risultando meno rischiose. Al contrario, se il ß è maggiore di 1 il rischio risulta più elevato rispetto a quello sistematico del mercato; se pari all’unità risulta corrispondente a quello sistematico. Si tratta di un coefficiente sensibile ai seguenti parametri: - settore di appartenenza; - dimensione dell’impresa; - diversificazione geografica; - grado di rinomanza sul mercato. Su tale argomento occorre rilevare che: - per le società quotate sono disponibili pubblicazioni specializzate che riportano i valori di ß;

    rf ß rp

    rendimento dei Titoli privo di rischio

    coefficiente del rischio specifico proprio del settorepremio per il rischio sistematico riconosciuto dal mercato

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    - per quelle non quotate, la prassi valutativa è solita approssimare il suo valore al ß medio di un campione di aziende quotate operanti nello stesso settore di quella oggetto della valutazione e con caratteristiche simili ad essa. Tale ß medio (relativo al campione di riferimento) va depurato del rischio finanziario medio tipico delle aziende similari prese a riferimento.

    PREMIO PER IL RISCHIO SISTEMATICO Il rischio sistematico è proprio di ciascun mercato azionario e viene stimato nella misura del differenziale, rispetto al rendimento degli investimenti privi di rischio, del rendimento degli investimenti azionari per periodi di tempo anche molto prolungati (per tutti si v. ZANDA-LACCHINI-ONESTI, La valutazione delle aziende, Torino, IV ed., p. 115). Ad esempio, nel costruire il tasso di attualizzazione di un’impresa che opera nel settore X si ritiene corretto assumere, per l’individuazione del coefficiente ß, la una media dei dati relativi ai comparables presenti sul mercato, sulla base di criteri molto selettivi5.

    beta Impresa A 0,70 Impresa B 0,75 Impresa C 0,80 Impresa D 0,84 Impresa E 0,88 Impresa F 0,92 Impresa G 1,04 Impresa H 1,07 Impresa I 1,11 Impresa L 1,19 Impresa M 1,30

    Escludendo i valori estremi del campione, si decide di assumere la media aritmetica dei ß, pari a 0,96.

    8,60 ---------------- = 0,96

    9 Sulla base della seguente (già richiamata) formula

    i = [( 1+ rf ) * ( 1 + rp * ß )] - 1assunti i seguenti dati

    5 Per ricercare i ß può essere utile fare riferimento alla banca dati di BLOOMBERG.

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    rf 3,00% rp 6,10% ß 0,96

    il tasso sarà pari a

    i = 9,03%

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    7. UNITA’ GENERATRICE DI FLUSSI FINANZIARI (CGU – Cash-Generating Unit) 7.1 Definizione

    Una unità generatrice di flussi finanziari è il più piccolo gruppo di attivo che include beni e che è in grado di generare flussi di entrate a seguito del suo continuo utilizzo: tali entrate sono ampiamente indipendenti dalle entrate che generano altre attività o altri gruppi di attività.

    Si tratta dell’unità operativa minima in grado di generare flussi di cassa, a cui si deve fare

    riferimento quando il valore recuperabile di un’attività individuale non può essere determinato. Questa eventualità si verifica quando:

    il valore d’uso dell’attività individuale non è stimato essere prossimo al proprio prezzo netto di vendita (in quanto i flussi finanziari derivanti dall’attività non sono irrilevanti);

    l’attività non genera flussi finanziari in entrata ampiamente indipendenti da quelli

    derivanti dalle altre attività.

    Ad esempio, un’impresa mineraria possiede una ferrovia privata a supporto dell’attività di estrazione. La ferrovia potrebbe essere venduta solo come rottame; inoltre non genera flussi di entrata derivanti dall’uso continuo che siano indipendenti dalle altre attività relative alla miniera. Non è possibile determinare il valore recuperabile della ferrovia perché il valore d’uso non può essere determinato in quanto la ferrovia non genera flussi di cassa indipendenti, ma è ausiliaria all’attività di estrazione e probabilmente il valore d’uso della ferrovia stessa differisce dal valore di rottame. In questo caso è possibile identificare nella miniera l’unità operativa che genera flussi di cassa a cui la ferrovia appartiene: il valore recuperabile può quindi essere calcolato per la miniera nel suo complesso, e la valutazione dei flussi di cassa netti comprenderà la valutazione della ferrovia.

    7.2 Valore contabile di un’unità generatrice di flussi finanziari

    Dovrebbe essere calcolato in modo coerente con i metodi adottati per calcolare il valore recuperabile.

    Include il valore contabile delle sole attività che possono essere attribuite direttamente alla CGU e che genereranno i futuri flussi di entrate stimati nel calcolo del valore d’uso;

    Non include il valore contabile di nessuna passività rilevata contabilmente, a meno che il valore recuperabile della CGU non possa essere determinato senza considerare le passività in oggetto.

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    7.3 Rilevazione di una perdita durevole di valore

    La perdita durevole di valore deve essere rilevata, immediatamente, come componente negativo di

    reddito a meno che l’attività non sia già iscritta a valori rivalutati. In tal caso la perdita durevole di valore deve essere imputata in diminuzione della riserva di rivalutazione.

    Ad esempio: (da inserire i valori)

    una società di autotrasporti in attività da quindici anni ha rilevato che sul mercato è stato presentato un nuovo tipo di camion ad alta tecnologia, che consente ad ogni viaggio un notevole risparmio di carburante al punto che i nuovi concorrenti potrebbero fornire lo stesso servizio a prezzi più ridotti. Si ritiene di rilevare una perdita durevole dell’attività:

    ____________________________ ____________________________ Svalutazione di beni a Automezzo ____________________________ _____________________________ Nel caso il bene fosse già stato in precedenza rivalutato ____________________________ ____________________________ Riserva di rivalutazione a Automezzo ____________________________ _____________________________ Dopo il rilevamento della perdita di valore, questa deve essere rettificata negli esercizi futuri per poter ripartire il nuovo valore contabile dell’attività, detratto il suo valore residuo (qualora esista) per la restante parte di vita utile. Attraverso l’imputazione annuale dell’ammortamento si provvederà a ripartire il nuovo valore negli esercizi futuri. (è necessario fare un esempio?) 8. AVVIAMENTO 8.1 Definizione

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    Viene definito come il prezzo pagato in previsione dell’ottenimento di benefici economici futuri.

    8.2 Valore recuperabile dell’avviamento

    L’avviamento non genera flussi finanziari indipendentemente da altre attività o gruppi di attività, e perciò il valore recuperabile dell’avviamento non può essere determinato come il valore recuperabile di una qualsiasi attività individuale. Si dovrà procedere, in caso vi sia l’indicazione di una riduzione durevole di valore, all’individuazione del valore recuperabile dell’unità generatrice di flussi finanziari cui l’avviamento appartiene.

    8.3 L’avviamento nella verifica della perdita di valore di una CGU

    Nel verificare se una CGU ha subito una perdita durevole di valore, si deve identificare se l’avviamento connesso ad essa è rilevato in bilancio.

    In questo caso si possono applicare due metodologie:

    METODO BOTTOM-UP:

    a. identificare se il valore contabile dell’avviamento può essere imputato con ragionevole certezza alla CGU;

    b. comparare il valore realizzabile con il valore contabile (comprensivo dell’avviamento) della CGU e riconoscere l’eventuale perdita di valore.

    METODO TOP-DOWN (se l’avviamento non è allocabile alla CGU con certezza)

    a. identificare la più piccola CGU che include la CGU in esame a cui il valore dell’avviamento può essere allocato con ragionevole certezza (una “grande CGU”, come ad esempio un ramo d’azienda, una società controllata, …);

    b. comparare il valore realizzabile della “grande CGU” con il suo valore contabile (comprensivo dell’avviamento) e riconoscere l’eventuale perdita di valore.

    9. ATTIVITA’ AZIENDALI

    Esse comprendono le attività di gruppo o divisionali come ad esempio l’edificio del quartiere generale, un centro di ricerca, ecc, caratterizzate dal fatto che:

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    non generano flussi finanziari in entrata indipendentemente dalle altre attività o gruppi di attività;

    i loro valori contabili non possono essere imputati totalmente alla CGU in oggetto; il valore recuperabile di un’attività aziendale individuale non può essere determinato a

    meno che la direzione aziendale abbia deciso di dismettere l’attività; quando si riscontrano indizi che un’attività aziendale possa aver subito una perdita

    durevole di valore, si deve determinare il valore recuperabile della CGU di riferimento e, in caso di riduzione, operare come in appresso (paragrafo 10) .

    10. PERDITA DUREVOLE DI VALORE DI UNA CGU.

    La perdita durevole di valore di una CGU deve essere rilevata se, e solo se, il valore recuperabile è inferiore al valore contabile.

    L’ordine da seguire per imputare la perdita durevole di valore alle attività che fanno parte della

    CGU è il seguente:

    anzitutto, all’avviamento imputato alla CGU (qualora esista); quindi, alle altre attività dell’unità in base ad un criterio proporzionale basato sul valore

    contabile di ciascuna attività che fa parte dell’unità.

    Il valore limite di ciascuna singola attività al di sotto del quale non è possibile svalutare è pari al maggiore tra:

    il prezzo netto di vendita (se determinabile); il valore d’uso (se determinabile); zero.

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    ESEMPI 1. IDENTIFICAZIONE DELLE UNITA’ GENERATRICI DI FLUSSI FINANZIARI Obiettivo di questo esempio è l’individuazione dell’unità generatrice di flussi finanziari, nelle diverse situazioni qui riassunte ed in seguito esplicitate: A) Catena di negozi al dettaglio. B) Impianto utilizzato in una fase intermedia di un processo produttivo. C) Impresa che produce un unico prodotto. A) Catena di negozi al dettaglio Fatto Il negozio X appartiene alla catena di negozi al dettaglio M. M gestisce le politiche di prezzo, marketing, pubblicità e risorse umane X effettua tutti i suoi acquisti attraverso il centro acquisti di M. M possiede altri 5 negozi nella città, che gestisce nello stesso modo, e 20 altrove. Analisi Occorre verificare se: a) il sistema informativo è strutturato per fornire i dati dell’andamento gestionale negozio per

    negozio; b) l’andamento gestionale e l’attività stessa sono gestite indipendentemente per ciascun negozio

    oppure attraverso un criterio regionale / locale. Visto il posizionamento in zone diverse della città, ancorché i diversi negozi siano gestiti in una unica logica societaria, i flussi generati da ciascuno di essi sono in larga misura indipendenti e, in questo caso, si ritiene probabile che il singolo negozio costituisca una CGU. Avviamento: se è possibile la ripartizione dell’avviamento complessivo tra i singoli negozi in base ad un criterio razionale e coerente si applica il processo BOTTOM-UP. In caso contrario si applicano sia i processo BOTTOM-UP sia il processo TOP-DOWN B) Impianto utilizzato in una fase intermedia di un processo produttivo Fatto

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    L’impianto X produce un semilavorato utilizzato da un impianto Y della stessa impresa per il suo prodotto finito. I prezzi di trasferimento da X a Y lasciano ad X tutti gli eventuali margini di profitto. I semilavorati prodotti da X vengono venduti a Y, per il 60 %, ed a clienti esterni per il 40%. Y vende l’80% dei suoi prodotti all’esterno. In ciascuna dei seguenti casi, quali sono le unità generatrici di flussi finanziari di X ed Y? Caso 1: X potrebbe vendere i prodotti che vende a Y in un mercato attivo. I prezzi di trasferimento

    interni sono maggiori dei prezzi di mercato. Caso 2: Non esiste alcun mercato attivo per i prodotti che X vende a Y. Analisi Caso 1 Se X vende i suoi prodotti nel mercato attivo è probabile che costituisca una unità generatrice di flussi finanziari distinta da Y, anche se questi utilizza parte della sua produzione. Y è con molta probabilità una unità generatrice indipendente, vista la sua clientela composta per l’80% da società esterne. Caso 2 E’ probabile che il valore recuperabile di ciascun impianto non possa essere valutato indipendentemente dal valore recuperabile dell’altro impianto perché: - la maggior parte della produzione di X è usata internamente e non può essere venduta in un

    mercato attivo, quindi i flussi finanziari di X dipendono dalla richiesta di prodotti di Y. - i due impianti sono gestiti congiuntamente. Come conseguenza , è probabile che X e Y costituiscano insieme la CGU da noi cercata. 3) Impresa che produce un unico prodotto. Fatto L’impresa M produce un unico prodotto e possiede gli impianti A, B e C. Ciascun impianto è situato in un continente differente. A produce un componente che viene assemblato sia in B sia in C. la capacità produttiva congiunta di B e C non è pienamente utilizzata. I prodotti di M sono venduti in tutto il mondo, sia da B, sia da C. I livelli di utilizzazione di B e C dipendono dalla ripartizione delle vendite tra le due localizzazioni. In ciascuno dei seguenti casi, quali sono le unità generatrici di flussi finanziari di A, B e C?

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    Caso 1: Esiste un mercato attivo per i prodotti di A. Caso 2: Non esiste alcun mercato attivo per i prodotti di A. Analisi Caso 1 E’ probabile che A costituisca una distinta CGU, poiché esiste un mercato attivo per i suoi prodotti. Sebbene esista un mercato attivo per i prodotti assemblati da B e da C, i flussi finanziari in entrata di B e C dipendono dalla ripartizione della produzione nei due luoghi. Non è probabile che i flussi finanziari futuri in entrata di B e C possano essere individualmente determinati. Conseguentemente, è probabile che sia B sia C costituiscano insieme il più piccolo gruppo di attività che genera flussi finanziari in entrata dall’uso permanente che sono largamente indipendenti. Nel determinare il valore d’uso di A e B più C, M rettifica i budget/previsioni finanziari per poter riflettere la migliore stima dei prezzi di mercato futuro dei prodotti di A. Caso 2 E’ probabile che il valore recuperabile di ciascun impianto non possa essere valutato indipendentemente poiché:

    non esiste alcun mercato attivo per i prodotti di A. Di conseguenza, i flussi finanziari in entrata di A dipendono dalle vendite del prodotto finale di B e C;

    nonostante esista un mercato attivo per i prodotti assemblati da B e da C, i flussi finanziari in entrata di B e di C dipendono dalla ripartizione della produzione nei due luoghi. Non è probabile che i flussi finanziari in entrata di B e C possano essere determinati individualmente.

    Come conseguenza, è probabile che A, B e C insieme (cioè, M nel suo insieme), costituiscano il più piccolo gruppo identificabile di attività che genera flussi finanziari in entrata dall’uso permanente che sono largamente indipendenti.

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    2. APPLICAZIONE ALL’AVVIAMENTO DELLE VERIFICHE “BOTTOM – UP” E “TOP – DOWN”

    Il fattore discriminante nell’applicazione di un metodo piuttosto dell’altro sta nella possibilità di individuare un criterio di ripartizione ragionevole e coerente per attribuire il valore dell’avviamento alle diverse CGU. Premesse Alla fine del 2000, l’impresa M ha acquistato il 100% dell’impresa Z per 3.000. Z ha 3 CGU - A, B e C - le quali presentano fair value netti delle attività identificabili rispettivamente per 1.200, 800 e 400. M rileva per Z un avviamento di 600 (3.000 meno 2.400). Alla fine del 2005, A registra significative perdite. Il valore recuperabile è stimato essere 1.400. I valori contabili sono di seguito esposti. Valori di bilancio alla fine del 2005:

    Fine del 2005 A B C Avviamento Totale Valori contabili netti 1.300 1.200 800 450 3.750 Soluzione A – L’avviamento può essere ripartito in base ad un criterio ragionevole e coerente: Appare ragionevole attribuire l’avviamento alle CGU A, B e C in proporzione ai rispettivi fair value netti delle attività identificabili

    A B C Totale Fine del 2000 Fair value netti 1.200 800 400 2.400 Percentuale 50% 33% 17% 100% Fine del 2005 Valore contabile netto 1.300 1.200 800 3.300 Ripartizione avviamento 225 150 75 450 Valore cont. netto e avv. 1.525 1.350 875 3.750

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    Applicazione della verifica Bottom – up: Fine del 2005 Unità A

    Valore contabile dopo la ripartizione dell’avviamento 1.525 Valore recuperabile 1.400 PERDITA DUREVOLE DI VALORE 125 M rileva una perdita durevole di valore per A di 125. La perdita durevole di valore è interamente imputata all’avviamento in conformità alle disposizioni del paragrafo 88 dello IAS 36. Soluzione B – L’avviamento non può essere ripartito in base ad un criterio ragionevole e

    coerente: Non vi è alcun processo razionale e coerente per ripartire - tra le CGU A, B e C - l’avviamento dipendente dall’acquisizione di Z. Alla fine del 2005, il valore recuperabile di Z è stimato pari a 3.500. Alla fine del 2005, viene, in primo luogo, applicato il metodo Bottom – up:

    Fine del 2005 Unità A Valore contabile 1.300 Valore recuperabile 1.400 PERDITA DUREVOLE DI VALORE 0 Da cui si evince che con la verifica Bottom – up non si rileva alcuna perdita durevole di valore per A. Poiché non vi è modo di imputare specificamente ad A una quota dell’avviamento complessivo, M effettua anche una verifica Top – down, confrontando il valore contabile di Z con il valore recuperabile:

    Fine del 20x5 A B C Avviamento Totale Valori contabili netti 1.300 1.200 800 450 3.750 perdita bottom – up 0 0 Totale 1.300 1.200 800 450 3.750 Valore recuperabile 3.500 Perdita durevole di valore 250 M rileva una perdita durevole di valore di 250 che viene interamente imputata all’avviamento in conformità alle disposizioni del paragrafo 88 dello IAS 36.

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    3. RIPARTIZIONE DEL VALORE CONTABILE DELLE ATTIVITA’ AZIENDALI L’impresa M ha tre CGU denominate A,B,C i cui valori contabili alla fine del 2000 sono rispettivamente 100, 150, 300. La sede centrale dove è collocata la direzione della società ha un valore di 300; si provvede a ripartire tale attività aziendale nel seguente modo: Fine del 2000 A B C Totale Valore contabile 100 200 300 600 % di ripartizione 17% 33% 50% Valore della sede 50 100 150 300 Valore contabile dopo ripartizione della sede

    150 300 450 900

    Si è così determinato il valore contabile delle CGU dopo la ripartizione dell’attività aziendale. Si ipotizzi ora l’eventualità di una perdita durevole di valore. I valori recuperabili di A, B e C, sono rispettivamente pari a 350, 250 e 350. Dalla verifica bottom-up, effettuata mediante il confronto del valore contabile della CGU con il valore recuperabile, emerge quanto segue: fine del 2000 A B C Valore contabile dopo ripartizione

    150 300 450

    Valore recuperabile 350 250 350 Perdita durevole di valore 0 (50) (100) Si procede ora alla ripartizione delle perdite tra le attività della CGU e la sede centrale: B C Valore contabile 200 300 Quota valore della sede 100 150 Valore contabile dopo ripartizione della sede

    300 450

    Quota della perdita durevole di valore riferibile alle attività della CGU

    33 (50*200/300) 67 (100*300/450)

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    Quota della perdita durevole di valore riferibile alla sede centrale

    17 (50*100/300) 33 (100*150/450)

    Perdita durevole di valore 50 100 La verifica top-down invece presuppone che non sia possibile ripartire il valore della attività tra le varie CGU e quindi si prende in considerazione l’impresa nel suo insieme: A B C Sede Totale Valori contabili 100 200 300 300 900 Valore recuperabile 350 250 350 950 Perdita durevole di valore 0

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    11. RIVERSAMENTO – RIPRISTINO DI VALORE:

    11.1 Premessa: L’impresa deve individuare ad ogni data di bilancio se si verifichino o meno indizi che una perdita di valore durevole di un’attività rilevata negli anni precedenti risulti diminuita o annullata. Se si verificano gli indizi, l’impresa deve stimare il nuovo valore recuperabile dell’attività. 11.2 Indizi del possibile venir meno in tutto od in parte di una perdita di valore: Devono essere quanto meno presi in considerazione i seguenti indizi:

    a) indizi di fonte esterna

    il valore di mercato di un’attività è aumentato in misura significativa nel corso dell’esercizio;

    significativi cambiamenti con effetto favorevole per l’impresa con riferimento all’ambiente in cui essa opera in relazione ad eventi tecnologici, di mercato, economico, normativo (ad es. l’attesa di un aumento dei noli per effetto del divieto di impiego nelle acque territoriali di alcuni Paesi di petroliere a scafo singolo);

    i tassi di interesse di mercato o altri tassi di rendimento sugli investimenti (premio per il

    rischio) sono diminuiti nel corso dell’esercizio e tali diminuzioni possono condizionare il calcolo del valore d’uso o avere ricadute sul valore recuperabile dell’attività;

    b) indizi di fonte interna

    nel corso dell’esercizio si sono avuti (o si prevedono che abbiano luogo nel prossimo futuro) significativi positivi mutamenti nella misura e nel modo in cui l’attività è usata o si suppone venga usata. Tali mutamenti comprendono anche gli investimenti per porre il bene in condizione di fornire prestazioni superiori a quelle standard e le riorganizzazioni dell’attività cui appartiene il bene per le quali l’impresa si è già impegnata (committed);

    dal sistema informativo interno è emerso che il rendimento economico dell’attività è o sarà

    migliore delle precedenti previsioni.

    11.3 Ripristino di valore:

    Una perdita durevole di valore deve essere rettificata solo se, successivamente alla rilevazione della

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    perdita, vi è stato un cambiamento nelle valutazioni utilizzate per determinare il valore recuperabile.

    Ad esempio:

    Cambiamento del criterio utilizzato per calcolare il valore recuperabile (NSP anziché VIU);

    In caso di VIU: una variazione dell’ammontare e del timing dei flussi;

    In caso di VIU: una variazione del tasso di attualizzazione;

    In caso di NSP: cambiamento della stima dei componenti il prezzo netto di vendita.

    Per contro una perdita durevole di valore non deve essere rettificata solo per effetto dell’avvicinamento nel tempo dei flussi attesi in entrata (il che si verifica in conseguenza della minore attualizzazione dei flussi). Quanto l’incremento del valore deriva solo dall’unwinding dell’attualizzazione e non deve essere considerato.

    1) Ripristino di valore di un’attività individuale diversa dall’avviamento.

    Il valore contabile di un’attività dopo il ripristino di valore non deve mai eccedere il valore contabile che l’attività avrebbe avuto (al netto dell’ammortamento) se non fosse stata iscritta la perdita durevole di valore negli anni precedenti.

    Qualsiasi ulteriore incremento deve essere rilevato come rivalutazione.

    Un ripristino di valore deve essere rilevato come provento straordinario qualora la rettifica negli anni precedenti era avvenuta mediante l’imputazione della perdita a conto economico; diversamente qualsiasi ripristino di valore di un’attività rivalutata deve ricostituire la riserva di rivalutazione.

    Dopo che è stato rilevato un ripristino di valore, la quota di ammortamento deve essere rettificata per ripartire il valore contabile, al netto del valore residuo, durante la restante vita utile.

    2) Ripristino di valore di una unità generatrice di flussi e del valore dell’avviamento.

    Il ripristino di valore di una CGU deve essere imputato alle singole attività della CGU nel seguente ordine:

    prima alle attività, diverse dall’avviamento, secondo quote proporzionali in base al valore contabile delle stesse;

    quindi all’avviamento solo se si verificano le seguenti condizioni:

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    a) la perdita durevole era stata causata da uno specifico evento esterno avente natura eccezionale e che, pertanto, si suppone non debba verificarsi nuovamente;

    b) si sono verificati fatti successivi tali da annullare l’effetto dell’evento.

    Il valore ripristinato non potrà essere superiore al più basso tra:

    il valore recuperabile (se è determinabile)

    il valore contabile che le singole attività avrebbero avuto (al netto dell’ammortamento) se non

    fosse stata scritta la perdita durevole di valore negli anni precedenti.

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    ESEMPIO 1. RIPRISTINO DI VALORE Antefatto: Nel 2006, il governo del Paese A è ancora in carica, ma la situazione economica è in miglioramento. Gli effetti della normativa in materia di esportazioni si stanno rilevando per la produzione dell’impresa T meno dannosi di quanto inizialmente previsto dalla direzione aziendale. Come risultato, la direzione aziendale stima che la produzione aumenterà del 30%. Questo cambiamento favorevole fa sì che T debba stimare nuovamente il valore recuperabile dell’attivo netto dell’attività del Paese A. L’unità generatrice di flussi finanziari dell’attivo netto dell’attività del Paese A è l’intera attività nel Paese A. Si stima che il valore recuperabile sia 1.710.

    La società confronta il valore recuperabile e il valore contabile netto della CGU. A) Calcolo del valore contabile della CGU alla fine del 2006 Fine 2004 Avviamento Attività

    identificabili Totale

    Costo storico 1.000 2.000 3.000 Svalutazione (4 anni) (267) (533) (800) Perdita durevole di valore (733) (107) (840) Valore contabile dopo la perdita di valore

    0 1.360 1.360

    Calcolo del valore contabile della CGU del Gruppo alla fine del 2006 Fine 2006 Avviamento Attività

    identificabili Totale

    Ammortamento aggiuntivo (2 anni) 0 (247) (247) Valore contabile 0 1.113 1.113 Valore recuperabile 1.710 Eccedenza di valore 597 Vi è stato un cambiamento favorevole nelle stime usate per determinare il valore recuperabile dell’attivo netto del Paese A da quando fu rilevata l’ultima perdita durevole di valore. Perciò, in

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    conformità alle disposizioni del paragrafo 99 dello IAS 36, T storna la perdita durevole di valore rilevata nel 2004. In conformità alle disposizioni dei paragrafi 107 e 108 dello IAS 36, T aumenta il valore contabile delle attività identificabili del Paese A di 87 (vedere C), cioè sino al valore più basso tra valore recuperabile e il costo storico ammortizzato delle attività identificabili. Tale incremento è rilevato immediatamente in conto economico. In conformità alle disposizioni del paragrafo 109 dello IAS 36, il valore originario dell’avviamento non è ripristinato perché l’evento esterno che ha portato alla rilevazione della perdita durevole di valore dell’avviamento non è cambiato. B) Calcolo del costo storico delle attività identificabili del Paese A alla fine del 2006 Fine del 2006 Attività identificabili Costo storico 2.000 Ammortamento accumulato (133*6 anni) (800) Costo storico ammortizzato 1.200 Valore contabile 1.113 Differenza 87 C) Valore contabile delle attività del Paese A alla fine del 2006 Fine del 2006 Avviamento Attività

    identificabili Totale

    Valore contabile lordo 1.000 2.000 3.000 Ammortamento accumulato (267) (780) (1.047) Perdita durevole di valore accumulata (733) (107) (840) Valore contabile 0 1.113 1.113 Rettifica della perdita durevole di valore 0 87 87 Valore contabile dopo lo storno della perdita durevole di valore

    0 1.200 1.200

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    12. INFORMAZIONI INTEGRATIVE. Per ciascuna classe di attività il bilancio deve indicare anche mediante l’utilizzo di tabelle o schemi:

    a) l’importo delle perdite durevole rilevate nel corso dell’esercizio e la voce di conto economico che ha incluso tale valore;

    b) i ripristini di valore rilevati in conto economico nel corso dell’esercizio a rettifica delle perdite durevoli di valore;

    c) l’ammontare delle perdite di valore rilevate nell’esercizio direttamente a rettifica del patrimonio netto;

    d) i ripristini di valore rilevati direttamente a patrimonio netto nel corso dell’esercizio. Se la singola perdita durevole rilevata o ripristinata è rilevante sul bilancio nel suo complesso, devono essere indicati:

    • i fatti che la hanno cagionata; • l’ammontare della stessa; • se l’attività è individuale:

    - la natura dell’attività; - il settore al quale l’attività appartiene;

    • se è una CGU: - una descrizione dell’unità generatrice di flussi finanziari; - l’ammontare della perdita di valore o ripristino per classe di attività; - in presenza di cambiamenti della aggregazione delle attività della CGU:

    ragioni del cambiamento e descrizione delle metodologie di aggregazione corrente e precedente;

    • se il valore recuperabile è il NSP o il VIU; • in caso di NSP, enunciazione del criterio usato per determinarlo (ad es. prezzo di mercato

    attivo o altri criteri); • in caso di VIU, il tasso di attualizzazione impiegato nella corrente e nella precedente

    stima. Se le perdite durevoli rilevate o ripristinate nel loro complesso sono rilevanti sul bilancio nel loro insieme, devono essere indicati:

    • le principali classi di attività interessate; • i principali fatti e circostanze che le hanno cagionate.