Giuseppe Militello

I SalmiUna preghiera giovane

9 788825 024760

ISBN 978-88-250-2476-0

9,50 (I.C.)

Questo sussidio si propone di introdurre e spiegare i Salmi utilizzati

quotidianamente nella celebrazione delle Lodi e dei Vespri e facilitare

un loro utilizzo pastorale e spirituale in occasione di incontri di preghiera,

ritiri e campiscuola.

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www.edizionimessaggero.it

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GIUSEPPE MILITELLO

I SALMI UNA PREGHIERA GIOVANE

Introduzioni al Salterio

ImprimaturPadova, 3 marzo 2010Onello Paolo Doni, Vic. Gen.

ISBN 978-88-250-2704-4

Copyright © 2010 by P.P.F.M.C.MESSAGGERO DI SANT’ANTONIO EDITRICEBasilica del Santo - Via Orto Botanico, 11 - 35123 Padova www.edizionimessaggero.it

Prima edizione digitale 2010

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Introduzione

Lo scopo di questo sussidio è quello di introdurre quanti lo desiderano, in modo particolare i giovani, alla Liturgia delle ore, la preghiera ufficiale della chie-sa, assecondando l’auspicio di papa Giovanni Paolo II espresso nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, alla chiusura del grande Giubileo del 2000, ossia che «la chiesa si distingua sempre di più nell’ar-te della preghiera apprendendola sempre nuovamente dalle labbra del divino Maestro» (cf. n. 32).

Si tratta, dunque, di uno strumento pastorale che intende inserirsi in quella maggior cura che si deve avere per la promozione della Liturgia delle ore come preghiera di tutto il popolo di Dio (cf. ivi, 34).

Sono già molti i laici che abitualmente pregano con i salmi in diverse parrocchie e aggregazioni eccle-siali, scandendo il tempo della loro giornata al ritmo della grande preghiera della chiesa che, specialmente con le «Ore» principali del mattino (lodi) e della sera (vespri), prolunga quell’unico e sommo atto di culto e di ringraziamento che è l’eucaristia. A questa conso-lante constatazione, però, occorre registrare che mol-to resta ancora da fare perché la Liturgia delle ore sia veramente valorizzata da tutti i fedeli, dal momento che per la maggior parte di loro non è il modo con-sueto con cui si rivolgono a Dio. Persiste, infatti, una certa difficoltà, anche tra i giovani, per vari motivi, riguardo alla pratica e alle modalità di questo grande compito della chiesa, non ultimo il fatto che la forma-zione alla preghiera si è per lo più interrotta a quanto

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appreso negli anni del catechismo, continuando forse a limitarsi a raccomandare loro di «ricordarsi» di Dio al mattino e alla sera con quelle formule che fanno parte del bagaglio spirituale del «buon cristiano», o poco più.

Certo non è facile pregare con la Liturgia delle ore, dal momento che presuppone, tra gli altri requisiti, anche una sufficiente formazione biblica; le numerose immagini contenute nei salmi, infatti, risentono di una cultura lontanissima dalla nostra e necessitano, perciò, di una conoscenza minima della loro struttura letteraria, dei loro autori, dei contesti in cui sono nati, di una lettura previa che sappia metterne in evidenza il carattere poetico, le espressioni simboliche, i vari sentimenti dell’animo umano manifestato in essi.

Proprio per ovviare in qualche modo a questa ini-ziale difficoltà, ho pensato necessario predisporre un agile sussidio in cui vengono riportate quelle informa-zioni minime alla comprensione delle «ore» liturgiche delle lodi e dei vespri, al fine di facilitare, al di là delle diverse analisi di carattere teologico e letterario, un loro utilizzo pastorale e spirituale in occasione di incontri di preghiera, di ritiri spirituali, di campi scuola, di tutte quelle iniziative, insomma, nelle quali si intende proporre, per la prima volta, questi testi scritti tanti secoli fa per dei credenti ebrei e assunti nella preghiera della chiesa. Per questo, mi sono av-valso, in modo particolare, della serie di Catechesi sui Salmi e sui Cantici tenute da Giovanni Paolo II nelle udienze generali, a partire dal 2001 e poi completate da Benedetto XVI nel 2006.

Spendendo ora una parola sul libro dei salmi o «Salterio» (detto così per l’uso di accompagnarne il canto con strumenti a corda), si dirà che esso è diven-tato presto il libro per eccellenza della preghiera della chiesa, la fonte ufficiale della sua lode a Dio. Fatto proprio dalla comunità cristiana fin dal suo sorgere,

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sull’esempio di Gesù che ha pregato con i salmi, come ci attestano i vangeli in numerosi passi (ad esempio, Lc 5,16; 6,12; 18,1), la chiesa ha approfondito in esso la modalità espressiva dei sentimenti dell’animo uma-no, crescendo nella sua confidenza al Padre, perché la vita di ogni discepolo del Signore sia trasformata sulla Parola di Dio che continua a chiamare a sé gli uomini in comunione di vita attraverso testi tanto antichi e sempre nuovi.

Anche i Padri della chiesa hanno utilizzato il Salte-rio trasmesso dalla Scrittura, insegnando a ogni bat-tezzato ad aggiungere al Padre nostro la preghiera dei salmi, pure allo scopo di contrastare l’azione di eretici che attiravano a sé la gente con canti e preghiere tese unicamente a gratificare il sentimento religioso senza tuttavia far maturare una vera relazione con il mistero trinitario di Dio. Fu cura particolare di quei veri ma-estri di spirito insegnare ad ogni cristiano a pregare con il contenuto delle grandi meraviglie compiute da Dio nella creazione del mondo e dell’umanità, nella storia di Israele e della chiesa, fino a quando la Li-turgia delle ore divenne il modo usuale di rispondere all’insegnamento del Maestro sulla necessità di prega-re sempre senza stancarsi (cf. Lc 18,1).

Personalmente ritengo non si farà mai abbastanza per insegnare a ogni figlio e figlia di Dio a pregare, specie in un tempo in cui, non solo la dimensione cri-stiana, ma anche quella spirituale dell’esistenza, sem-bra non essere tra le più importanti. Sotto qualsiasi latitudine spirituale, infatti, la preghiera continua a essere in fondo come il respiro dell’anima, il sottofon-do di tutta la vita, l’áncora nel mare della traversata sulla terra che, in mezzo agli sconvolgimenti di questo mondo, lega gli uomini per sempre a ciò che non pas-sa e ha il sapore dell’infinito.

Dalla lunga storia della chiesa ci giungono innume-revoli testimonianze di questa verità. Anche a questo

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proposito, Benedetto XVI ha riproposto all’attenzio-ne di tutti i sacerdoti la figura di uno dei più umi-li e grandi santi della comunità cristiana, Giovanni Maria Vianney (1786-1859), testimone luminoso del primato di Dio e profondo maestro di vita spirituale. Questo piccolo grande uomo di Dio, parroco per tutta la vita ad Ars, una minuscola parrocchia persa nella campagna a pochi chilometri da Lione, ha lasciato in proposito tracce del suo insegnamento tenuto duran-te il catechismo domenicale, sorprendendoci ancora per la semplicità e profondità con cui spingeva i suoi ascoltatori a inoltrarsi nella bellezza, nella necessità e nel significato della preghiera:

Fate bene attenzione, miei figliuoli: il tesoro del cri-stiano non è sulla terra, ma in cielo. Il nostro pensiero perciò deve volgersi dov’è il nostro tesoro. Questo è il bel compito dell’uomo: pregare e amare. Se voi pregate e amate, ecco, questa è la felicità dell’uomo sulla terra. La preghiera nient’altro è che l’unione con Dio. Quan-do qualcuno ha il cuore puro e unito a Dio, è preso da una certa soavità e dolcezza che inebria, è purificato da una luce che si diffonde attorno a lui misteriosamen-te. In questa unione intima, Dio e l’anima sono come due pezzi di cera fusi insieme, che nessuno può più separare. Figliuoli miei, il vostro cuore è piccolo, ma la preghiera lo dilata e lo rende capace di amare Dio. La preghiera ci fa pregustare il cielo, come qualcosa che discende a noi dal paradiso. Non ci lascia mai senza dolcezza. Infatti è miele che stilla nell’anima e fa che tutto sia dolce. Nella preghiera ben fatta i do-lori si sciolgono come neve al sole. Anche questo ci dà la preghiera: che il tempo scorra con tanta velocità e tanta felicità dell’uomo, che non si avverte più la sua lunghezza.

Chi nella chiesa ha il carisma e il compito ufficiale di far risuonare le lodi di Dio per tutto il suo corpo mistico sa di cosa stiamo parlando. Penso sia oggi particolarmente necessario che ogni pastore faccia

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ogni sforzo per introdurre ciascun battezzato allo spirito della preghiera liturgica, avvalendosi di ogni sussidio che, come questo, non ha altra pretesa che quella di poter accompagnare il proprio «gregge» (cf. Gv 10), specialmente le giovani generazioni, nel cam-mino della preghiera per crescere con il respiro della Liturgia delle ore.

Nella mia esperienza personale mi sono reso conto quanto sia difficile insegnare a pregare, specie per chi, dedicandosi alla formazione degli adolescenti e dei giovani, desidera proporre loro, per la prima volta, la preghiera in comune delle lodi e dei vespri. Questo modo di pregare presume una sufficiente formazione allo spirito di preghiera, che non può essere lasciata all’improvvisazione del momento, ma deve fondarsi sulla coscienza acquisita di fare parte di un’unica gran-de famiglia che si rivolge a Dio con le medesime pa-role con «un cuore solo e un’anima sola» (cf. At 4,32).

Pregare con i salmi significa, in questo senso, ave-re raggiunto un’attitudine minimale alla preghiera individuale e comunitaria, che ci fa ritrovare in es-si l’espressione al contempo delle voci dei singoli e dell’intera comunità di Israele, spesso in un simulta-neo scambio, che rischia di disorientare chi li prega per la prima volta. Sarà utile, ad esempio, consigliare di disporre uno spazio preciso per la preghiera per-sonale anche nelle proprie case, così da potersi rac-cogliere, a determinate ore del giorno e secondo le possibilità dovute al proprio stato e impegni di vita, davanti a un crocifisso o a un’immagine sacra; sarà importante educare a saper indirizzare a Dio, durante la preghiera, la propria fantasia e i propri pensieri, per cercare di sintonizzarli su quello che l’autore del salmo sta dicendo e sul modo in cui lo esprime; sarà necessario premettere una breve introduzione biblica che aiuti a districarsi nell’uso dei «generi letterari» impiegati dagli antichi autori per supplicare, lodare,

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ringraziare Dio, per meditare, profetizzare, persino imprecare... Si scoprirà con sorpresa che quanto ci preoccupa e ci avvilisce è già stato espresso attraverso un linguaggio che, se a volte appare lontano dal no-stro, manifesta stupendamente gli svariati sentimenti dell’animo umano, e molto altro ancora.

Non si tratta, però, soltanto di scoprire una comu-nanza di sentimenti e stati d’animo, quanto piuttosto di saper attingere alla loro specificità, di essere cioè parola di Dio, quella parola che egli ogni giorno ci rivolge e che si attende da noi. Attraverso i salmi, anche quando li preghiamo da soli, veniamo messi in una vera comunione e fraternità spirituale con tutti coloro che, individualmente o in comunità, a determi-nate ore del giorno e della notte, pregano con queste parole tanto antiche e sempre nuove perché parola di Dio. Iniziando e terminando il giorno con queste pre-ghiere, non siamo mai soli, non diciamo mai parole a vuoto, ma sempre riceviamo qualcosa che con il tempo ritroveremo vivo dentro di noi. Ci si accorgerà, cammin facendo, che i salmi continuano a risuonare dentro di noi, seguitano ad agire con la loro capacità di esprimere visivamente e di condensare efficace-mente quanto richiede spesso un lungo ragionamento e troppe nostre parole.

In termini più teologici, i salmi hanno la capacità di sintonizzare il nostro spirito abitato dalla grazia battesimale con lo Spirito presente nelle Scritture, proprio perché sanno farsi eco di quei «gemiti inespri-mibili» di cui parla san Paolo (cf. Rm 8,26), unendoci direttamente a colui che Gesù ci ha insegnato a chia-mare «Abbà, Padre!» (Rm 8,15; Gal 4,6). In questo senso si è espresso efficacemente il concilio Vatica-no II, affermando che la recita della Liturgia delle ore ci introduce pienamente nell’azione sacerdotale di Cristo, unendo in questo modo a sé la chiesa, sua sposa:

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Il Sommo Sacerdote della nuova ed eterna Alleanza, Cristo Gesù […], unisce a sé tutta la comunità degli uomini, e se l’associa nell’elevare questo divino canto di lode. Infatti Cristo continua questo ufficio sacerdotale per mezzo della sua stessa chiesa, che loda il Signore incessantemente e intercede per la salvezza del mondo intero non solo con la celebrazione dell’eucaristia, ma anche in altri modi, specialmente con la recita dell’Uf-ficio divino (Sacrosanctum Concilium, 83).

Riguardo a come sono nate le Ore liturgiche delle lodi e dei vespri occorre risalire ai tempi della co-munità apostolica, quando ancora vigeva uno stretto legame con le cosiddette «preghiere legali» – prescrit-te cioè dalla legge mosaica – che si svolgevano in de-terminate ore del giorno nel tempio di Gerusalemme (cf. At 2,46; 3,1). Queste erano, per eccellenza, le pre-ghiere del mattino e della sera, fin tanto che gradual-mente (nella prima metà del III secolo d.C.) la chiesa individuò alcuni salmi particolarmente appropriati a determinati momenti della giornata, della settimana o dell’anno, cogliendovi un legame profondo in rappor-to alla morte e alla risurrezione di Cristo. In questo processo prese il primo posto la preghiera vigiliare svolta in preparazione del «Giorno del Signore» (la domenica), in cui si faceva memoria della pasqua di risurrezione, fino all’aggiunta, alla fine di ogni salmo e cantico, della lode trinitaria «al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo».

Si aggiunse poi il motivo della celebrazione dei due aspetti essenziali del mistero pasquale, ossia la sera della crocifissione e l’alba della risurrezione, tanto che le corrispondenti Ore liturgiche delle lodi e dei vespri costituirono, «secondo la venerabile tradizione di tut-ta la chiesa, il duplice cardine dell’Ufficio quotidiano» (Sacrosanctum Concilium, 98).

Il cosiddetto rito del «lucernario» venne poi pre-posto a queste due Ore liturgiche, mutuato anch’esso,

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in un primo tempo, dall’uso ebraico di accendere la lampada in ogni abitazione sul far della sera, dopo il tramonto del sole. La chiesa, «casa della comunione», lo utilizzò nella sua estrema significazione di Cristo, «Sole senza tramonto», e nell’invocazione grata del dono della luce spirituale. Successivamente caratte-rizzò la preghiera dei vespri anche come sacrificio vespertino di lode e di riconoscenza per il dono della luce fisica e spirituale e per quello della creazione e della redenzione.

Nel cammino spirituale, in effetti, la sera è il tempo propizio per considerare davanti a Dio nella preghiera la giornata trascorsa, per rendere grazie di ciò che ci è stato donato, per chiedere perdono per quanto abbia-mo commesso di male, l’ora dell’implorazione della misericordia e della luce di Cristo nei nostri cuori.

Il mattino è il momento del risveglio, fortemente evocatore della risurrezione di Cristo che si leva dal «sonno della morte», che ci libera dalle insidie del maligno, ci rende partecipi della sua vittoria sull’oscu-rità del peccato e della morte, ci offre la speranza del nostro passaggio al «giorno senza tramonto», dalla tenue luce dei nostri giorni a quella gloriosa dell’alba che non avrà mai fine.

La Liturgia delle ore si apre sempre con l’invoca-zione «O Dio vieni a salvarmi», ricordando che sol-tanto da Dio può venire la grazia di lodarlo come a lui conviene, cui segue il Gloria al Padre che intende orientare la preghiera alla glorificazione della Trinità, mentre l’Alleluia finale (espressione ebraica che si-gnifica «lodate il Signore»), tranne che in quaresima, esprime la gioiosa manifestazione di fiducia nella pro-tezione di Dio al suo popolo.

Con il canto dell’Inno risuonano i motivi della lo-de della chiesa in preghiera, dopo di che ha inizio la recita della salmodia, composta da due salmi e un cantico desunto dall’Antico o dal Nuovo Testamento.

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È utile a proposito lasciarsi ispirare nella loro recita dalle rispettive antifone, titoli e versetti apposti dal-la tradizione della chiesa latina per favorire la loro comprensione e interpretazione cristiana (cf. Principi e norme per la Liturgia delle ore, 110-120).

Un posto di rilievo ha poi la lettura breve, tratta dalla Sacra Scrittura, che ha lo scopo di proporre con forza e incisività qualche sentenza biblica e di im-primerla nei cuori perché sia tradotta in vita (cf. ivi, 45; 156; 172). La lettura è seguita da un conveniente silenzio e da un responsorio, necessario a «risponde-re», anche con il canto di alcuni versetti, alla parola di Dio e a favorire l’accoglienza cordiale da parte di chi prega.

Segue, introdotto dal segno di croce, l’intonazione del cantico evangelico del Benedictus (alle lodi) e del Magnificat (ai vespri), possibilmente accompagnato, durante le celebrazioni comunitarie in chiesa, dal ge-sto di incensare l’altare, il sacerdote e il popolo, attua-lizzando, alla luce della tradizione ebraica di offrire l’incenso mattina e sera sull’altare dei profumi, l’offer-ta del «sacrificio di lode» della Liturgia delle ore.

Le invocazioni (lodi) e le intercessioni (vespri) di-rette al Padre o talvolta a Cristo esprimono, quindi, la voce supplice della chiesa memore della sollecitudine divina per l’umanità, non tralasciando mai, alla fine dei vespri, il ricordo dei fedeli defunti.

La recita o il canto della «preghiera di Gesù» (il Padre nostro), prima dell’orazione conclusiva, è il coro-namento di queste Ore liturgiche, sintesi di ogni lode e di ogni supplica dei figli di Dio rigenerati dall’acqua e dallo Spirito.

Alcuni accorgimenti già in uso possono essere utili per facilitare e variare, a seconda dei casi e delle esi-genze, la salmodia comunitaria. Il modo più semplice e consueto è quello di recitare le strofe del salmo in due cori (ossia due gruppi) distinti e in modo alter-

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nato; oppure affidare la lettura del salmo a un solista, che con calma aiuti l’ascolto e l’interiorizzazione, o a tutta l’assemblea; un solista si può alternare con tutta l’assemblea; uno o più solisti, avvicendandosi tra loro, recitano il salmo e tutta l’assemblea risponde con un ritornello...

Si tratta, evidentemente, di tecniche di partecipa-zione destinate, però, a servire a poco se non sono sostenute da quelle predisposizioni alla preghiera già accennate all’inizio.

Dedico, dunque, questo mio lavoro specialmente alle giovani generazioni, confidando nella sua acco-glienza da parte degli animatori dei gruppi ecclesiali, con l’augurio di scoprire nel respiro della chiesa un valido e insostituibile alimento e sostegno di vita.

Don Giuseppe Militello

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PRIMA SETTIMANA

DOMENICA ● PRIMI VESPRI

Salmo 140,1-9 Preghiera nel pericolo

Siamo entrati nel grande giorno «memoriale» del-la risurrezione del Signore. Con le parole dell’antico orante supplichiamo il Dio di ogni consolazione (cf. 2Cor 1,4), nell’ora stessa in cui si svolgeva nel tem-pio il rito dell’offerta dell’incenso (cf. v. 2). La nostra preghiera fatta con cuore puro e sincero diventa un sacrificio offerto a Dio, mentre chiediamo che anche le nostre labbra e i sentimenti del nostro cuore non siano attratti dal male degli empi (vv. 3-4.). Esaminia-mo la nostra coscienza e impegniamoci a scegliere sempre le vie di Dio (v. 5), con la certezza che egli interviene nella storia con il suo giudizio di severa condanna contro ogni ingiustizia (vv. 6-7). Un canto di fede, di gratitudine e di gioia salga a Dio dai nostri cuori, certi che, dopo aver decisamente rifiutato il male e scelto il bene, egli ci libererà da ogni trappola tesa dai perversi (vv. 8-9).

Nonostante le tante volte in cui ci siamo allontanati dal Signore egli sempre ci ha risollevato, ridonandoci la forza per proseguire il cammino della vita. Ci aiuti a non allontanarci più da lui, unendo le nostre vite al suo sacrificio vespertino, per risorgere finalmente con lui a vita nuova.

Salmo 141 Sei tu il mio rifugio

È una supplica intensa, scandita da una serie di verbi di implorazione rivolti al Signore da parte di

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un perseguitato profondamente angosciato (vv. 2-3). Con queste parole ha pregato Gesù, prima della sua morte, con queste parole ha pregato san Francesco, al tramonto della sua vita.

Nella parte centrale del salmo domina la fiducia in Dio che non è indifferente alla sofferenza del fedele (vv. 4-8). Il «tu» rivolto a Dio infonde sicurezza perché egli conosce il percorso della nostra vita e sta sempre alla nostra destra come il difensore, il testimone fa-vorevole nel processo contro gli empi, la guardia del corpo nella guerra contro i malvagi (cf. vv. 4-6). Egli mostrerà ancora una volta il suo amore fedele, come ha fatto con i padri donando loro la terra promessa (v. 6). Conclude il salmo la promessa di un rendimento di grazie nell’assemblea liturgica, che sarà offerto a Dio per avere ascoltato la supplica (v. 8).

Meditiamo il mistero dell’agonia di Gesù nell’orto de-gli Ulivi, abbandonato da tutti e lasciato solo di fronte ai suoi nemici. Il Padre ci liberi da ogni male, lo Spirito ci unisca alla compagnia di tutti quelli che, per amore di Gesù, attendono la ricompensa di Dio nel suo regno di luce, di vita e di amore.

Cantico: Fil 2,6-11 Cristo, servo di Dio

Questo inno è inserito nella lettera di Paolo ai cri-stiani di Filippi, la città greca che fu la prima tappa del suo annuncio missionario in Europa. Risale alla liturgia cristiana delle origini ed esprime il duplice movimento verticale con cui il Figlio di Dio ci ha salvati: umiliatosi fino a farsi uomo per amore degli uomini, si è privato della sua gloria divina, per affron-tare il supplizio degli schiavi, e facendosi vero fratel-lo dell’umanità sofferente, peccatrice e disprezzata; asceso trionfalmente al cielo, è stato ristabilito dal Padre nello splendore della sua divinità, riconosciuto «Signore» dell’universo e di tutti gli uomini da lui

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redenti. Cristo è ora celebrato come il Signore onni-potente che siede in trono nelle absidi delle basiliche paleocristiane e bizantine, recando i segni della sua passione e benedicendo il mondo con la potenza del suo amore.

A noi, che tante volte ci sentiamo superiori agli al-tri, viene mostrato che non c’è vera grandezza se non nel servire i fratelli. Ci doni Dio la gioia di scoprire che siamo suoi veri figli quando amiamo i poveri e gli umili della terra, senza distinzione di persone. Lo Spirito pie-ghi il nostro orgoglio all’umiltà e alla forza dell’amore di Dio.

DOMENICA ● LODI MATTUTINE

Salmo 62,2-8 L’anima assetata del Signore

All’alba del «Giorno del Signore», attraverso le im-magini di questo salmo, ci viene ricordato che abbia-mo bisogno non solo del cibo che perisce (cf. Gv 6,27), ma di sentire la vicinanza di Dio che ci abbraccia nel suo amore totale e perenne (v. 9). L’anima ha sete dell’infinito come il terreno palestinese arido, asse-tato, screpolato dalla calura; ha fame delle carni dei sacrifici (v. 6), cioè del culto, le sue labbra attendono il miele della lode. Su questa terra, dopo ogni notte di veglia, sospiriamo nell’attesa di vedere il volto di Dio e di stringerci a lui per sempre.

Il Signore perdoni ogni nostra distrazione quando siamo dinanzi a lui, specie mentre si dona a noi nella sua Parola e nel suo Corpo (cf. Gv 6,55-56). Ci proteg-ga dagli assalti del maligno, non permetta ci seducano i miraggi sulle strade del deserto della nostra vita, ma ci disseti con l’abbondanza del suo amore e nulla più cercheremo.

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Cantico: Dn 3,57-88.56 Ogni creatura lodi il Signore

È una stupenda preghiera di lode a forma di litania – simile per certi versi al Cantico delle creature di san Francesco – messa sulle labbra del giovane Daniele e dei suoi compagni condannati a morte per essersi rifiutati di adorare la statua del re babilonese. Preser-vati miracolosamente dalle fiamme della fornace in cui erano stati rinchiusi, chiamano a raccolta tutta la creazione per formare un immenso coro di lode al Signore. A una a una vengono nominate tutte le creature che abitano il grande edificio del cosmo per essere affidato da Dio al popolo primogenito dell’alle-anza universale.

In questo giorno della risurrezione del Signore con-templiamo il culmine del progetto d’amore di Dio sul cosmo e sulla storia, cantando a Colui che ha liberato la creazione dal male e dalla morte. Egli è il motivo della nostra gioia vera e, sostenuti dal grande coro della sin-fonia di tutto il creato, benediciamolo e ringraziamolo, soprattutto per averci innalzati alla dignità di figli (cf. Ef 1,4-7).

Salmo 149 Festa degli amici di Dio

Queste parole antiche fanno parte di quel «canto nuovo» (v. 1) proclamato dagli ebrei rimasti fedeli a Dio al tempo della dominazione degli Assiri (I seco-lo a.C.). Si tratta di un canto che, sebbene lontano dallo spirito del vangelo, è pieno di entusiasmo per la libertà e per la fede, posto sulle labbra dei giusti che stanno per recarsi alla guerra contro gli invasori. Nella lotta e nel riposo essi lodano sempre Dio con queste parole (v. 5), hanno in mano la spada a doppio taglio per fare vendetta e rappresaglie tra i pagani op-pressori (v. 6). A loro, dunque, e a tutti i fedeli di Dio, l’onore e la gloria (v. 9).

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Convocati all’alba di questo «giorno nuovo», anti-cipo del raduno universale dei giusti nel regno del Si-gnore, innalziamo a Dio il «canto nuovo» dei figli della luce (cf. Gv 12,36). Lo Spirito del Risorto infonda in noi il coraggio di testimoniare sempre la nostra fede e il nostro amore di fronte a tutti, armati solamente della Parola che salva.

DOMENICA ● SECONDI VESPRI

Salmo 109,1-5.7 Il Messia, re e sacerdote

È uno dei salmi più celebri di tutto il Salterio e tra i più citati dal Nuovo Testamento. Israele celebra nel re la rappresentazione di Dio lungo tutta la sua storia, alimentando la speranza dell’arrivo del Messia. Egli sarà colui che riassumerà in sé le prerogative del re perfetto, del vero sacerdote e profeta, e che radunerà il suo popolo da ogni parte della terra e lo proteggerà da ogni male.

Riconosciamo in Cristo il vero Messia e il re dell’uma-nità che ha adempiuto le promesse di Dio; sediamo con lui fin da ora, a immagine dell’antico re, alla destra del Padre, partecipando alla sua vittoria su ogni male.

Cantiamo a lui il nostro inno di lode, disposti sem-pre a sconfiggere il male con il bene e, se così vuole Dio, a saper soffrire facendo il bene piuttosto che il male (cf. 1Pt 3,17).

Salmo 113A Meraviglie dell’esodo dall’Egitto

Questo vero e proprio inno pasquale veniva canta-to nel gioioso ricordo dell’esodo di Israele dall’oppres-sione degli egizi. Si riferisce, infatti, al «passaggio» del Mar Rosso e alla marcia verso la terra promessa, raffigurando la danza dei monti come agnelli di un gregge davanti a Israele, la fuga del fiume Giordano al

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Martedì . . . . . . . . . . . » 74Mercoledì . . . . . . . . . . » 77Giovedì . . . . . . . . . . . . » 80Venerdì . . . . . . . . . . . . » 84Sabato . . . . . . . . . . . . » 87

QUARTA SETTIMANA

Domenica . . . . . . . . . . » 89Lunedì . . . . . . . . . . . . » 94Martedì . . . . . . . . . . . » 98Mercoledì . . . . . . . . . . » 102Giovedì . . . . . . . . . . . . » 105Venerdì . . . . . . . . . . . . » 109Sabato . . . . . . . . . . . . » 112

CANTICICantico di Zaccaria . . . . . » 114Cantico della Vergine Maria » 114

INDICIIndice dei Salmi e Cantici . . » 116Indice generale . . . . . . . » 118

Finito di stampare nel mese di aprile 2010 Villaggio Grafica ‒ Noventa Padovana, Padova