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I racconti di monumenti aperti Il destino di Bonaria Scritto da Anthony Muroni musiche di Matteo Sau domenica 11 maggio 2014 - ore 11 Colle di Bonaria, Teatro dell’oratorio dei Padri Mercedari Angelo non andrà a scuola. E la solita maledetta otite, quella che gli procura un febbrone da cavallo e lo costringe a letto, al calduccio. Eppure in quella casa c’e un Angelo che, dolori a parte, e quasi contento del fuori programma. Angelo grande sa che quando Angelo piccolo e obbligato a restare a casa toccherà a lui prendere in mano la situazione. Per molte ore, da quando papa e mamma escono di buon mattino per andare al lavoro, i due Angeli torneranno complici, uniti dall’eterna voglia di sognare assieme. Nonno, stanotte il piccolo ha avuto la febbre alta, ha sudato molto. Era infastidito, non vuole mangiare ne bere. Avvisami se la temperatura non dovesse scendere, il pediatra ha detto che da oggi dovrebbe iniziare a stare meglio. Stai attento, se stara meglio provera ad alzarsi. E poi cercherà di prendere l’iPad, non e bene che passi tutto il tempo con i videogiochi. Le solite preoccupate raccomandazioni. Angelo grande le ascoltava quasi distratto, facendo in modo di mascherare l’impazienza. Granitico nella certezza che Angelo stara benone, stai tranquilla. Quando la porta si chiude la magia sembra impadronirsi di quel bell’appartamento che si affaccia sulla basilica più amata dai cagliaritani. Da dietro alle finestre arriva il rumore di un mezzo pesante che svuota la campana del vetro. Il resto e tutto un alternarsi di rumori d’auto e di scambi di battute tra gli operai del cantiere aperto dal Comune per preparare un evento atteso da tutti i sardi. Nonno, ma e vero che Papa Francesco verrà qua a casa nostra?. Angelo piccolo faceva capolino tra le coperte, con gli occhi ancora velati e i capelli ancora piu “sparati” del solito. Nonno, perche ridi? Ho sentito la mamma che ne parlava col papa, mentre guardavano la tv. Il Papa verrà qua sotto, praticamente a casa nostra. Angelo grande era conquistato dalla voce di quel piccolo batuffolo nel quale rivedeva suo figlio. Quello del quale mai aveva potuto o voluto occuparsi quando era ammalato. Quello al quale mai aveva raccontato o letto una storia. Senti, Angioletto, sai che il Papa e di tutti. Dunque e come se visitasse tutte le case. Quando verra qua a Cagliari e come se passasse a trovare tutti. E sai che il colle di Bonaria e un po’ la casa di tutti i cagliaritani? Anzi, di tutti i sardi. Angelo piccolo aveva intuito che nonno era in vena. Che forse, ancora una volta, non tutti i mali erano arrivati per nuocere. E una storia, vero? Stai iniziando a raccontarmi una storia delle nostre, vero, nonno?.

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I racconti di monumenti aperti

Il destino di Bonaria Scritto da Anthony Muroni musiche di Matteo Sau domenica 11 maggio 2014 - ore 11 Colle di Bonaria, Teatro dell’oratorio dei Padri Mercedari

Angelo non andrà a scuola. E la solita maledetta otite, quella che gli procura un febbrone da cavallo e lo costringe a letto, al calduccio. Eppure in quella casa c’e un Angelo che, dolori a parte, e quasi contento del fuori programma. Angelo grande sa che quando Angelo piccolo e obbligato a restare a casa toccherà a lui prendere in mano la situazione. Per molte ore, da quando papa e mamma escono di buon mattino per andare al lavoro, i due Angeli torneranno complici, uniti dall’eterna voglia di sognare assieme. ≪Nonno, stanotte il piccolo ha avuto la febbre alta, ha sud ato molto. Era infastidito, non vuole mangiare ne bere. Avvisami se la temperatura non do vesse scendere, il pediatra ha detto che da oggi dovrebbe iniziare a stare meglio. Stai attento, se stara meglio provera ad alzarsi. E poi cercherà di prendere l’iP ad, non e bene che passi tutto il tempo con i videogiochi ≫. Le solite preoccupate raccomandazioni. Angelo grande le ascoltava quasi distratto, facendo in modo di mascherare l’impazienza. Granitico nella certezza che ≪Angelo stara benone, stai tranquilla ≫. Quando la porta si chiude la magia sembra impadronirsi di quel bell’appartamento che si affaccia sulla basilica più amata dai cagliaritani. Da dietro alle finestre arriva il rumore di un mezzo pesante che svuota la campana del vetro. Il resto e tutto un alternarsi di rumori d’auto e di scambi di battute tra gli operai del cantiere aperto dal Comune per preparare un evento atteso da tutti i sardi. ≪Nonno, ma e vero che Papa Francesco verrà qua a casa nostra? ≫. Angelo piccolo faceva capolino tra le coperte, con gli occhi ancora velati e i capelli ancora piu “sparati” del solito. ≪Nonno, perche ridi? Ho sentito la mamma che ne parl ava col papa, mentre guardavano la tv. Il Papa verrà qua so tto, praticamente a casa nostra≫. Angelo grande era conquistato dalla voce di quel piccolo batuffolo nel quale rivedeva suo figlio. Quello del quale mai aveva potuto o voluto occuparsi quando era ammalato. Quello al quale mai aveva raccontato o letto una storia. ≪Senti, Angioletto, sai che il Papa e di tutti. Dunque e come se visitasse tutte le case. Qu ando verra qua a Cagliari e come se passasse a trovare tutti. E sai che il colle di Bonaria e un po’ la casa di tutti i cagliaritani? Anzi, di tutti i sardi ≫. Angelo piccolo aveva intuito che nonno era in vena. Che forse, ancora una volta, non tutti i mali erano arrivati per nuocere. ≪E una storia, vero? Stai iniziando a raccontarmi un a storia delle nostre, vero, nonno? ≫.

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Angelo grande era, come sempre, emozionato. E di tutti, se ci pensi bene. Vuoi sapere perche? ≫. ≪Beh, perche verranno tutti qua, a casa nostra, ad a scoltare il Papa. Ma sono venuti anche ad ascoltare quel cantante, l’estate scorsa. Ricordi quanto papa si arrabbio? Continuarono a cantare tutta la notte. Quando c’e q ualcosa di importante, qua a Cagliari, vengono tutti a casa nostra ≫. ≪Perche e grande, figliolo ≫. ≪ ≫Perche ci stanno centomila persone, vero? . ≪Te l’ho già detto, piccolo. Questo colle e di tutti i cagliaritani. Anzi, non solo. E di molte persone sparse per tutta la Sardegna e persin o in posti lontani del mondo. Lo sentono loro, si sentono legati. E per un motivo o per l’altro si trovano a passare di qua. O a venirci apposta. Perche a volte tutti noi facciamo cose quasi inspiegabili. Ci facciamo trascinare a farle da una specie di cal amita che ci attira, senza che riusciamo a opporci. E una specie di destino. Lo ch iamerei il destino di Bonaria. La vuoi sentire la storia sul destino di Bonaria? ≫. Angelo piccolo sembrava essersi scordato di ogni dolore. Era quello che aveva sognato. E Angelo grande ancora una volta era la, mandato dal Dio delle influenze e delle otiti, ad alleviargli il dolore. Anzi, a premiarlo per essere stato cosi coraggioso nell’affrontare quella difficile giornata. ≪Qua, a Bonaria, hanno vissuto tutte le popolazioni che hanno fatto la storia di Cagliari e della Sardegna≫. ≪Ma perche si chiama Bonaria, nonno? Perche non si c hiama Angelia? O perche non l’abbiamo chiamata Murru, questa zona, come noi ?≫. ≪Eh, birbantello. Ti ho già detto che non e nostra, ma di tutti. Si chiama cosi perche la parola viene da “Buen Ayre”, in italiano aria bu ona. Era il nome che gli diedero gli aragonesi quando fondarono la loro colonia tanti an ni fa≫. ≪Erano i padroni che c’erano prima di noi? I padroni della nostra casa? E quanti anni fa?≫. ≪Erano i padroni di Cagliari, mica della nostra casa , Angioletto. Sono passati tanti anni, quasi settecento ≫. ≪Figo… ehm, bello scusa nonno. Settecento anni sono tantissimi. C’erano i dinosauri, vero? ≫. ≪No, niente dinosauri. C’erano dei conquistatori che andavano per le spicce, che costruirono da queste parti una cittadella fortific ata, che usavano come base per fare la guerra ai precedenti padroni della città ≫. ≪Bello, la guerra. Usavano le pistole, le frecce, i fucili? E chi erano i padroni, prima di loro? ≫. ≪Usavano le armi del tempo, piccolo. Prima degli ara gonesi c’erano i pisani. Venivano da Pisa. Ricordi? Ci siamo stati ≫. ≪Dove c’e quella torre storta, che sta per cadere? ≫. ≪ ≫Non cade, tranquillo, non cade . ≪E li uccisero tutti, i pisani? E perche gli aragone si volevano questa terra? ≫. ≪Giusta osservazione. La volevano perche pensavano c he un’Isola come la Sardegna, al centro del mediterraneo, fosse una col onia importante. Per averla

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convinsero il Papa, che si chiamava Bonifacio VIII, a costruire un nuovo regno: si chiamava Regno di Sardegna e di Corsica. Solo che i pisani non se ne volevano andare. E allora il principe aragonese Giacomo pens o di obbligarli con le armi ≫. ≪Giacomo, come quello che viene a scuola con me. Pre potente anche lui. Se non gli lasci fare una cosa ti urla contro e poi ti picchia ≫. ≪Anche questo Infante degli aragonesi era un po’ cap riccioso. Fece preparare dai suoi soldati delle navi piene di uomini e cavalli p er obbligare i pisani a lasciare la citta e le altre parti della Sardegna. Qua, se tu o ra potessi affacciarti al balcone lo vedresti, c’e anche – murata davanti alla basilica – la grotta nella quale la leggenda dice che il principe aragonese si fosse sistemato n ei primi tempi dopo il suo arrivo in città. Si chiama “Grutta de su Rei”. Anche se Gi acomo Re non era ≫. Angelo piccolo ascoltava rapito. Del resto gli ingredienti per la favola c’erano tutti. I soldati, la guerra, un principe che voleva diventare Re, una grotta proprio sotto casa, i pisani, il Papa.

≪A proposito, perche il Papa aveva regalato Cagliari agli aragonesi? Cos’era, sua? E allora Francesco potrebbe regalare Cagliari a noi. Oppure a Spider Man. Lo sai quante ragnatele ci starebbero bene tra la facciata di casa nostra e le mura, cosi alte, della basilica. Oppure, siccome Francesco e buono lui non regala le cose degli altri?≫. ≪E proprio cosi, Angioletto, oggi il Papa non e più il padrone di queste terre. Ma questa storia te la racconto quando sei più

grande. Ti dicevo del nome Bonaria e del fatto che gli aragonesi, che parlavano spagnolo, lo hanno praticamente introdotto per via di quella che loro ritenevano un’ottima aria. La basilica la costruirono allora, era l’antica cappella del castello, diventata poi la sede del convento dei frati merced ari. E qua che collocarono la statua arrivata dal mare, quella della Madonna che hai visto tante volte. Lo sapevi, che quella statua e arrivata dal mare? Accadde poch i anni dopo l’arrivo degli aragonesi. Venne recuperata e interpretata come un segno del destino. Da allora e qua, a poche centinaia di metri da dove siamo noi o ra. E rappresenta molto per tantissimi cristiani sparsi per il mondo? ≫. ≪Addirittura il mondo? Allora la nostra casa, il nos tro colle, la nostra basilica sono davvero importanti, nonno ≫. ≪Pensa, Angioletto, che quando due secoli dopo gli s pagnoli arrivarono nell’America del sud per fondare quella che oggi e la capitale dell’Argentina, la città dalla quale arriva il Papa Francesco, la chiamarono Città dello Spirito Santo e porto della Santa Maria di Bonaria proprio in onore a que lla statua, che rappresenta la Madonna protettrice dei navigatori ≫. ≪La nostra Madonna? Dunque la nostra Madonna e più f orte delle altre Madonne ≫. ≪No, in verità e sempre la stessa. Ma la Madonna si dice che abbia avuto un cuore cosi grande da essere capace di amare tutti gli uom ini e tutte le donne arrivate nel Mondo come se fossero tutti figli suoi ≫. ≪Una specie di seconda mamma per tutti noi? E anche lei dice a tutti di lavarsi i denti e di fare i compiti? ≫. ≪Beh, si, a suo figlio lo diceva senz’altro ≫. Angelo rideva, trovandosi spesso in difficoltà di fronte alle domande a raffica di quel piccolo curiosone.

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≪Scusa nonno, ma se hai detto che a chiamarla Bonari a furono praticamente gli aragonesi, prima di allora come si chiamava? E prim a di esserci i pisani, chi c’era?≫. ≪Hai ragione, c’e sempre un prima e sempre un dopo. I pisani chiamavano questo colle Bagnara: ne avevano fatto un sobborgo che era il cuore pulsante del commercio cittadino. C’era la via dei Mercanti e ri cchissimi magazzini. Da Bagnara esportavano i prodotti sardi anche verso l’Italia: i formaggi, la lana, il bestiame, i metalli. C’era anche la chiesa di Santa Maria del p orto. Prima dei pisani da queste parti passo comunque tanta gente. Anzi, devo dirti che qua si sono stratificate le più importanti presenze nella storia della città ≫. ≪ ≫Nonno, cosa vuol dire stratificate? . ≪Vuol dire che si e costruito su più strati. Cioè, c he varie persone si sono date il cambio in un determinato posto. Ognuna col suo modo di vivere, con la sua civiltà ≫. ≪Come se costruissero sulla nostra casa? ≫. ≪ ≫In un certo senso si . ≪E qua dove siamo noi ora chi si e stratificato? ≫. ≪Hai mai notato il parco, qua vicino? Davanti c’e il cimitero, no? Ecco, li accanto da secoli c’e anche un altro cimitero. Era il posto in cui i conquistatori romani seppellivano i morti. La chiamavano necropoli. Ci s ono ancora alcuni cubicoli, le tombe dell’epoca, che si possono visitare ≫. ≪E quanto tempo fa succedeva? ≫. ≪Molti secoli fa, Angioletto. Pensa che a utilizzare questa zona come luogo di sepoltura sono stati per primi i punici. Erano 2400 anni fa≫. ≪Ma e tantissimo. Prima che nascesse Gesù. Don Ignaz io, al catechismo, ci ha detto che e nato 2 mila anni fa ≫. ≪Quattrocento anni prima, circa. Lo sai che, pero, n ei secoli successivi quella zona era usata come sarcofago dai romani? In alcune tomb e del quarto secolo dopo Cristo la parete era decorata con figure di pavoni, simbolo di immortalità. E all’interno c’erano disegnate due scene della vita di Gesù: il miracolo del paralitico e la resurrezione di Lazzaro… ≫. ≪Nonno, viviamo in un posto magico, pieno di storia ≫. ≪ ≫Ti sei spaventato? . ≪Ma scherzi? Non era una favola, ma mi ha fatto sogn are come se le fosse. Me ne racconti un’altra? ≫. Anthony Muroni, 42 anni, giornalista, nato in Australia, sposato, padre di una bimba, innamorato della Sardegna.