I Racconta Storie n.1

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storie dal mondo

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Page 2: I Racconta Storie n.1

D \J ~

SOMMARIO DEL N. l GOBBOLlNO, IL GATTO DelLA STREGA ... Pog. 2 Povero Gobbolino, ci teneva tonto o diventare un gallo di coso. occoccololo tranquillamente vicino 01 comino o giocare con I bombInL .. Ma non è cosi facile quando si nasce goth di strego e I guai sembrano seguirti dappertutto.

U ...... 10 Moroy WJ&oanq 1982

LA L~PRE E LA TARTARUGA .. . Pog. 8 Scritte come lezioni di vito per il popolo ateniese le clossiche favole di Esopo piacciono oncoro oi piccoli e 01 grondi per lo chiarezzo e lo semplicità d.llo loro lTIOfol ..

L' AL8ERO DelLE SCARPE ... Pog. IO È slolo mentre assistevo 011' operazione, tradizionale in Cornovaglia, di seppellire uno scarpa sotto una pianlo di rabarbaro che Penny Ayers. noto scrittrice Inglese, ho ovuto rideo di scrivere uno storia.

P..,rty Ar-n 1982

Realizzazione: S tudio Editoria le . rl Gruppo W.lk Over Direzione editoriale: Elena Quare. tan i Redazione: ROII.lla Ce •• relli , Andreina Da l Peno, Silvana Koen Art Director: Ullana Blraldi Ufficlo grafico: Lorena Bellagente, F I~ rangela Casella Segreteria: Ade le Pigola

Illu stra zioni Gli elfi e il calzolaio: R. Hook - Padron Tigre: G. Chapma n - Aldo in Arcadia: M. Livingllone - L'ullima fe tta di ar­cobaleno: V. Ambru. - Gobbolino. il gatto della nave: F. Phillippi - La volpe ingorda: M. Livi ng.tone - Sindbad e la valle dei diamanti: M. Copoland - A van­ti i pagliacci: K. Maddi.on

I VESTITI NUOVI DelL' IMPERATORE ... Pog. 15 lo slorio delrlmperolore vanitoso e dei suoi vestili invisibili è uno delle più famose scritte da Christian Andersen.

I BERRETTI D!I NOTTE ROSSI.. . Pog. 22 lo caralteristica che hanno le scimmie di imilare lutto ciò che vedono è il nocciolo di questo divenente storiella.

ALDO IN ARCADIA ... Pog. 24 le ovvenlure del piccolo Aldo e del suo aspirapolvere volanle.

l'ORCO DelLA FORESTA ... Pog. 27 l'affascinante storia di un orco codardo, terrorizzalo do un ragazzino, è originario dello ScandinavIa .

LA CASSETIA Registrazione effettuata negli Studi MUl ie Hall - Milano Regia: Gianni BUlcaglia Coordinamento e su pervisione tecnica: Enzo Va lenli Produzione: l FP Movielervice I rl - MI

Le fiabe sono raccontate da: Ottavia Piccolo: Gobbolino Giancarlo oellorl: La lepre e la tartaruga Giulia Lazsarlni: L'albero delle scarpe Franco Parenll: I vestiti nuovi dell' imperatore Valeria Fa lcinelli: I berretti da noHe rossi Augul to Di Bono, Gianni Quillico. Mallimlliano Buccn e lla: Aldo in Arcadia Au,,"ul to Di BaDO: L'Orco della foresta

LE CO PERTI NE Ogni coperti na costa L. 7.000 (FS. 15), può raccogliere 13 fascicoli. e vi permet­terà di conservare fin dal primo fascicolo [a vostra raccolta. Potrete acquistare le copertine presso il voslro edicolante o richiederle direttamente all'editore. Sulla vost ra richiesta indicate chiaramente quante copertine desiderate ricevere su­bito e allegate un assegno o eseguite un versamento sul c/c postale n. 22001200 intestato a Studio Ed itoria le. Le richie­ste vanno im' itlle a: J RACCON TA STO­RIE. Servizio coperlirm - Stud io Edito­ria le, via Cerva 8,20122 - Milano.

LA VALIGE'ITA Ogni valigelta contiene 26 cassette: è indispensabile per conservare, trasporta­re. contenere le registrazioni delle favo le. Potrete acqu istarla insieme alla prima copertina al prezzo complessivo di L. 13.000 (FS. 24.50), presso il vostro edico­lante o ordinaria al Servizio copertine.

COME ABBONARSI Se lo desiderate potrete ricevere diret­ta mente a casa le vostre copie de I RAC­CONTA STOR IE. sottoscrivendo l'ab­bonamento a 26 fascicoli. comprensivo delle due copertine e della va Hgetta. a L. 150.000. Per sotloscriverlo basterà che lo richiediate, allegando un assegno intesla­lo a Studio Editoriale o la cop ia del versamento della stessa somma sul c/c postale n. 22001200. sempre intestato a Studio Editoria le . via Cerva 8. 20122 -Milano.

Pubblicazione Quindicinale. Registrazione Trib. di Milano n. 143 del 19/311983. Direlfore responsabile: Giorgio Bernardini Prezzo del fascico lo L. 4.500 (FS. 8,50). Numeri arretrali L. 5.000 [comprese le spese postali) FS. 9.00 © 1982/3 Marshall Cavendish ud Composizione; DIMA & B. Milano $lampB: GENSGN, Milano DiSlribuzione: Messaggerie Periodici S.p.A. - Aderente A D.N. - Viu G. Carca­no 32. Milano - Tel. 02/8438141

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SOMMARIO DEL N. l GOBBOLlNO, IL GATTO DelLA STREGA ... Pog. 2 Povero Gobbolino, ci teneva tonto o diventare un gallo di coso. occoccololo tranquillamente vicino 01 comino o giocare con I bombInL .. Ma non è cosi facile quando si nasce goth di strego e I guai sembrano seguirti dappertutto.

U ...... 10 Moroy WJ&oanq 1982

LA L~PRE E LA TARTARUGA .. . Pog. 8 Scritte come lezioni di vito per il popolo ateniese le clossiche favole di Esopo piacciono oncoro oi piccoli e 01 grondi per lo chiarezzo e lo semplicità d.llo loro lTIOfol ..

L' AL8ERO DelLE SCARPE ... Pog. IO È slolo mentre assistevo 011' operazione, tradizionale in Cornovaglia, di seppellire uno scarpa sotto una pianlo di rabarbaro che Penny Ayers. noto scrittrice Inglese, ho ovuto rideo di scrivere uno storia.

P..,rty Ar-n 1982

Realizzazione: S tudio Editoria le . rl Gruppo W.lk Over Direzione editoriale: Elena Quare. tan i Redazione: ROII.lla Ce •• relli , Andreina Da l Peno, Silvana Koen Art Director: Ullana Blraldi Ufficlo grafico: Lorena Bellagente, F I~ rangela Casella Segreteria: Ade le Pigola

Illu stra zioni Gli elfi e il calzolaio: R. Hook - Padron Tigre: G. Chapma n - Aldo in Arcadia: M. Livingllone - L'ullima fe tta di ar­cobaleno: V. Ambru. - Gobbolino. il gatto della nave: F. Phillippi - La volpe ingorda: M. Livi ng.tone - Sindbad e la valle dei diamanti: M. Copoland - A van­ti i pagliacci: K. Maddi.on

I VESTITI NUOVI DelL' IMPERATORE ... Pog. 15 lo slorio delrlmperolore vanitoso e dei suoi vestili invisibili è uno delle più famose scritte da Christian Andersen.

I BERRETTI D!I NOTTE ROSSI.. . Pog. 22 lo caralteristica che hanno le scimmie di imilare lutto ciò che vedono è il nocciolo di questo divenente storiella.

ALDO IN ARCADIA ... Pog. 24 le ovvenlure del piccolo Aldo e del suo aspirapolvere volanle.

l'ORCO DelLA FORESTA ... Pog. 27 l'affascinante storia di un orco codardo, terrorizzalo do un ragazzino, è originario dello ScandinavIa .

LA CASSETIA Registrazione effettuata negli Studi MUl ie Hall - Milano Regia: Gianni BUlcaglia Coordinamento e su pervisione tecnica: Enzo Va lenli Produzione: l FP Movielervice I rl - MI

Le fiabe sono raccontate da: Ottavia Piccolo: Gobbolino Giancarlo oellorl: La lepre e la tartaruga Giulia Lazsarlni: L'albero delle scarpe Franco Parenll: I vestiti nuovi dell' imperatore Valeria Fa lcinelli: I berretti da noHe rossi Augul to Di Bono, Gianni Quillico. Mallimlliano Buccn e lla: Aldo in Arcadia Au,,"ul to Di BaDO: L'Orco della foresta

LE CO PERTI NE Ogni coperti na costa L. 7.000 (FS. 15), può raccogliere 13 fascicoli. e vi permet­terà di conservare fin dal primo fascicolo [a vostra raccolta. Potrete acquistare le copertine presso il voslro edicolante o richiederle direttamente all'editore. Sulla vost ra richiesta indicate chiaramente quante copertine desiderate ricevere su­bito e allegate un assegno o eseguite un versamento sul c/c postale n. 22001200 intestato a Studio Ed itoria le. Le richie­ste vanno im' itlle a: J RACCON TA STO­RIE. Servizio coperlirm - Stud io Edito­ria le, via Cerva 8,20122 - Milano.

LA VALIGE'ITA Ogni valigelta contiene 26 cassette: è indispensabile per conservare, trasporta­re. contenere le registrazioni delle favo le. Potrete acqu istarla insieme alla prima copertina al prezzo complessivo di L. 13.000 (FS. 24.50), presso il vostro edico­lante o ordinaria al Servizio copertine.

COME ABBONARSI Se lo desiderate potrete ricevere diret­ta mente a casa le vostre copie de I RAC­CONTA STOR IE. sottoscrivendo l'ab­bonamento a 26 fascicoli. comprensivo delle due copertine e della va Hgetta. a L. 150.000. Per sotloscriverlo basterà che lo richiediate, allegando un assegno intesla­lo a Studio Editoriale o la cop ia del versamento della stessa somma sul c/c postale n. 22001200. sempre intestato a Studio Editoria le . via Cerva 8. 20122 -Milano.

Pubblicazione Quindicinale. Registrazione Trib. di Milano n. 143 del 19/311983. Direlfore responsabile: Giorgio Bernardini Prezzo del fascico lo L. 4.500 (FS. 8,50). Numeri arretrali L. 5.000 [comprese le spese postali) FS. 9.00 © 1982/3 Marshall Cavendish ud Composizione; DIMA & B. Milano $lampB: GENSGN, Milano DiSlribuzione: Messaggerie Periodici S.p.A. - Aderente A D.N. - Viu G. Carca­no 32. Milano - Tel. 02/8438141

Page 3: I Racconta Storie n.1

Era una notte buia e tempestosa , quando due gattini misero per la

prima volta il loro freddo nasino fuori dall a grotta in cui erano nati. Era così buio che Gobbolino riusciva amala pena a vedere la sua gattina gemella Sutica che era nera come la notte.

«Tu cosa farai da grande?» chiese Gobbolino .

«Oh, io diventerò la gatta di una strega come la mamma» miagolò Sutica. <<Imparerò tutte le magie, saprò cavalcare una scopa, riuscirò a trasformare i topi in ranocchi e volerò di notte nel vento fra i pipistrelli facendo Mii-ii-aauuu! E tutti diranno: Quella è Sutica la gatta della strega! »

Gobbolino per un po' se ne stette zitto e pensieroso, poi disse: «lo invece voglio diventare un gatto di casa. Mi acciambellerò vicino al fuoco e farò le fusa. E quando i bambini torneranno da scuola, mi tireranno le orecphie, . mi faranno il solletico e scherzeranno con me. lo custodirò la casa, darò la caccia ai topi e starò vicino al bambino più piccolo. Tutti mi chiameranno: Gobbolino, il

gatto di casa .»

«Ma tu non » <<lo no» fece Gobbolino. «Voglio

essere buono così tutti mi vorranno bene. Alla gente non piacciono i gatti delle streghe. »

Aveva appena finito di parlare quando un raggio di luna lo illuminò. Sutica soffiò: «Ma tu non sei tutto nero, una delle tue zampe è bianca!»

Tutti sanno che i gatti delle streghe sono neri dalla testa ai piedi e che i loro occhi sono verdi come l'erba. Nel buio della profonda grotta nessuno si era accorto di nulla, ma ora il raggio di luna aveva messo in luce la zampina sinistra di Gobbolino che era bianca come un bianco calzino. E i suoi begli occhietti rotondi erano ... blu!

«Mamma! Gobbolino ha un calzino bianco! E i suoi occhi sono blu! E lui vuole diventare un gatto di casa!»

Era una notte buia e tempestosa , quando due gattini misero per la

prima volta il loro freddo nasino fuori dall a grotta in cui erano nati. Era così buio che Gobbolino riusciva amala pena a vedere la sua gattina gemella Sutica che era nera come la notte.

«Tu cosa farai da grande?» chiese Gobbolino .

«Oh, io diventerò la gatta di una strega come la mamma» miagolò Sutica. <<Imparerò tutte le magie, saprò cavalcare una scopa, riuscirò a trasformare i topi in ranocchi e volerò di notte nel vento fra i pipistrelli facendo Mii-ii-aauuu! E tutti diranno: Quella è Sutica la gatta della strega! »

Gobbolino per un po' se ne stette zitto e pensieroso, poi disse: «lo invece voglio diventare un gatto di casa. Mi acciambellerò vicino al fuoco e farò le fusa. E quando i bambini torneranno da scuola, mi tireranno le orecphie, . mi faranno il solletico e scherzeranno con me. lo custodirò la casa, darò la caccia ai topi e starò vicino al bambino più piccolo. Tutti mi chiameranno: Gobbolino, il

gatto di casa .»

«Ma tu non » <<lo no» fece Gobbolino. «Voglio

essere buono così tutti mi vorranno bene. Alla gente non piacciono i gatti delle streghe. »

Aveva appena finito di parlare quando un raggio di luna lo illuminò. Sutica soffiò: «Ma tu non sei tutto nero, una delle tue zampe è bianca!»

Tutti sanno che i gatti delle streghe sono neri dalla testa ai piedi e che i loro occhi sono verdi come l'erba. Nel buio della profonda grotta nessuno si era accorto di nulla, ma ora il raggio di luna aveva messo in luce la zampina sinistra di Gobbolino che era bianca come un bianco calzino. E i suoi begli occhietti rotondi erano ... blu!

«Mamma! Gobbolino ha un calzino bianco! E i suoi occhi sono blu! E lui vuole diventare un gatto di casa!»

Page 4: I Racconta Storie n.1

Mamma gatta si affacciò all'ingresso della grotta e la streg dietro di lei.

Riempirono Gobbolino di nocchini, gli tirarono le orecchie, la coda e lo scaraventarono nell'angolo più bui , e umido della grotta fra i rospi della strega, Più tardi il gattino sentì la strega che diceva alla sua mamma: «Sutica, sì, diventerà una vera gattina di strega, Ma di Gobbolino che ne faremo?»

Quando la luna fu alta nel cielo, la strega e la sua gatta montarono sulla scopa mettendo i due gattini dietro di loro in un sacco, Volavano così veloci che il piccolo Gobbolino occhieggiando da un buco vedeva le stelle filar via come una cascata di diamanti. Guardar giù gli faceva girare la testa e, mentre Sutica miagolava di gioia, tutto e lacrime di telTOI,,1l sulla za mpina bianca ,

«Per pia'cefe. o,i?filii fermatevi" gridava, ascoltava, Finalmente, s::~p;aò .~!~:;~?" sulla Montagna dell'Uragano, una vecchia e brutta strega che acconsentì subito a tenere con sé Sutica per insegnarle a diventare una vera gatta di strega, ma rifiutò di prendere con sé anche Gobbolino: «Chi ha mai visto un gatto di strega con una zampa bianca! Nessun o lo vorrà! » Sutica era così content a che quas i quas i si dimenti cava di salutare il suo fra tellino,

Mamma gatta si affacciò all'ingresso della grotta e la streg dietro di lei.

Riempirono Gobbolino di nocchini, gli tirarono le orecchie, la coda e lo scaraventarono nell'angolo più bui , e umido della grotta fra i rospi della strega, Più tardi il gattino sentì la strega che diceva alla sua mamma: «Sutica, sì, diventerà una vera gattina di strega, Ma di Gobbolino che ne faremo?»

Quando la luna fu alta nel cielo, la strega e la sua gatta montarono sulla scopa mettendo i due gattini dietro di loro in un sacco, Volavano così veloci che il piccolo Gobbolino occhieggiando da un buco vedeva le stelle filar via come una cascata di diamanti. Guardar giù gli faceva girare la testa e, mentre Sutica miagolava di gioia, tutto e lacrime di telTOI,,1l sulla za mpina bianca ,

«Per pia'cefe. o,i?filii fermatevi" gridava, ascoltava, Finalmente, s::~p;aò .~!~:;~?" sulla Montagna dell'Uragano, una vecchia e brutta strega che acconsentì subito a tenere con sé Sutica per insegnarle a diventare una vera gatta di strega, ma rifiutò di prendere con sé anche Gobbolino: «Chi ha mai visto un gatto di strega con una zampa bianca! Nessun o lo vorrà! » Sutica era così content a che quas i quas i si dimenti cava di salutare il suo fra tellino,

Page 5: I Racconta Storie n.1

E fu così che Gobbolino fece il viaggio di ritorno sulla scopa dietro a mamma gatta e alla sua strega. Visi tarono cinquanta grotte, ma nessun a delle streghe lo volle accettare per via della sua zampina bianca e dei suoi occhi blu. Come arrival'oho a casa, i! povero micino fu di nuovo scaraventa to fra i rospi.

La ma tt ina, quando si svegliò, Gobbolino si ri trovò solo. La s trega e la sua mamma se ne erano andate. «E se non tornano più, che ne sa rà di me?» miagolava Gobbolino. Ma tu tto a un tratto gli venne un'idea. «Posso andare a cerca re una bella casa in cui vivere felice per'sempreb)

La grotta della strega era situa ta a l margine della foresta , vicino al fi ume. Gobbolino si lavò i! musino, si leccò accuratamente il pelo e trotterellò attraverso i campi fino a qu ando la foresta scomparve in lontananza. Di fronte a lu i si snodava un fiume gorgogliante pieno di pesci colorati

che gli fecero in bocca.

Ma ecco che vide una bella trota rosa, dorata e blu, nuotare lentamente verso di lui. Gobbolino tremò di eccitazione e sollevò una zam pina. In quell'attimo la trota lo vide e, con un gran colpo di coda, schizzò lontano. Il gattino fece un balzo selvaggio, perse l' equilibrio e precipitò nell 'acqua, con un gran tonfo. Subito si mise a nuotare come solo sanno farlo i gatti delle streghe. Nuotò e nuotò e il fiume lo trasportava sempre più lontano dalla grolla in cui era nato. Continuò a nuotare fino a che il fiume costegg iò una distesa di terreno coltiva to. Dei ragazzi stavano giocando sull e ri ve.

«Guardate, guarda te!!» gridarono. «Laggiù nell 'acqua c'è un ga ttin o!» «Affogherà» gridò una bambina.

E fu così che Gobbolino fece il viaggio di ritorno sulla scopa dietro a mamma gatta e alla sua strega. Visi tarono cinquanta grotte, ma nessun a delle streghe lo volle accettare per via della sua zampina bianca e dei suoi occhi blu. Come arrival'oho a casa, i! povero micino fu di nuovo scaraventa to fra i rospi.

La ma tt ina, quando si svegliò, Gobbolino si ri trovò solo. La s trega e la sua mamma se ne erano andate. «E se non tornano più, che ne sa rà di me?» miagolava Gobbolino. Ma tu tto a un tratto gli venne un'idea. «Posso andare a cerca re una bella casa in cui vivere felice per'sempreb)

La grotta della strega era situa ta a l margine della foresta , vicino al fi ume. Gobbolino si lavò i! musino, si leccò accuratamente il pelo e trotterellò attraverso i campi fino a qu ando la foresta scomparve in lontananza. Di fronte a lu i si snodava un fiume gorgogliante pieno di pesci colorati

che gli fecero in bocca.

Ma ecco che vide una bella trota rosa, dorata e blu, nuotare lentamente verso di lui. Gobbolino tremò di eccitazione e sollevò una zam pina. In quell'attimo la trota lo vide e, con un gran colpo di coda, schizzò lontano. Il gattino fece un balzo selvaggio, perse l' equilibrio e precipitò nell 'acqua, con un gran tonfo. Subito si mise a nuotare come solo sanno farlo i gatti delle streghe. Nuotò e nuotò e il fiume lo trasportava sempre più lontano dalla grolla in cui era nato. Continuò a nuotare fino a che il fiume costegg iò una distesa di terreno coltiva to. Dei ragazzi stavano giocando sull e ri ve.

«Guardate, guarda te!!» gridarono. «Laggiù nell 'acqua c'è un ga ttin o!» «Affogherà» gridò una bambina.

Page 6: I Racconta Storie n.1

«Presto, presto, tiriamolo fuo ri! » I ragazzi corsero vicino all'acqua

con un bastone e tirarono su un Gobbolino bagnato fradicio.

«Che meravigliosi occhi blu!» «Ha tre zampe nere .. . » «E una è bianchissima\» I ragazzi lo presero in braccio

e lo portarono alla fattoria per farlo vedere alla loro mamma. La cucina era proprio come Gobbolino l'aveva sognata! C'erano tante pentole lucide sulla credenza, un bel fuoco allegro nel camino e un bambino nella cull a ...

«Eh, che gatto fortunato sono! » pensò Gobbolino. «Ora mi sono davvero sistemato e potrò essere un gatto di casa per sempreh>

La moglie del fattore lo prese in grembo e lo asciugò con un panno caldo. «Di dove vieni micino? Come hai fatto a cascare nel fiume? Potevi affogare, sai?»

«Miao», fece soddisfatto Gobbolino .

Quando il suo pelo fu ben asciutto, la moglie del fattore gli diede una ciotola colma di latte caldo. E quando lei si allontanò per andare a mungere le mucche, Gobbolino giocò con i ragazzi. I gatti delle streghe conoscono un sacco di trucchi e, anche se Gobbolino voleva diventare un gatto di casa, i trucchi li sapeva fa re. Sprizzò sc intille blu dai baffi e scintille rosse dal naso. Si rese invisibile, lasciando i ragazzi stupefatti, poi riapparve nascondend()si nei posti più disllarati,

Mentre ad esibirsi, entrò il fattore che vide i suoi trucchi, ma non disse nien te. I ragazzi furono mandati a letto e il gattino si acciambellò in una scatola sotto il tavolo di cucina.

Si era da poco addormentato facendo le fusa, quando ...

Tac, loc, loc! Un folletto stava curiosando attraverso i vetri della fines tra. Gobbolino si tirò su e ... e sbadigliò: «Chi va là?».

«Lasciami entrare, gattino » disse il folletto.

«Presto, presto, tiriamolo fuo ri! » I ragazzi corsero vicino all'acqua

con un bastone e tirarono su un Gobbolino bagnato fradicio.

«Che meravigliosi occhi blu!» «Ha tre zampe nere .. . » «E una è bianchissima\» I ragazzi lo presero in braccio

e lo portarono alla fattoria per farlo vedere alla loro mamma. La cucina era proprio come Gobbolino l'aveva sognata! C'erano tante pentole lucide sulla credenza, un bel fuoco allegro nel camino e un bambino nella cull a ...

«Eh, che gatto fortunato sono! » pensò Gobbolino. «Ora mi sono davvero sistemato e potrò essere un gatto di casa per sempreh>

La moglie del fattore lo prese in grembo e lo asciugò con un panno caldo. «Di dove vieni micino? Come hai fatto a cascare nel fiume? Potevi affogare, sai?»

«Miao», fece soddisfatto Gobbolino .

Quando il suo pelo fu ben asciutto, la moglie del fattore gli diede una ciotola colma di latte caldo. E quando lei si allontanò per andare a mungere le mucche, Gobbolino giocò con i ragazzi. I gatti delle streghe conoscono un sacco di trucchi e, anche se Gobbolino voleva diventare un gatto di casa, i trucchi li sapeva fa re. Sprizzò sc intille blu dai baffi e scintille rosse dal naso. Si rese invisibile, lasciando i ragazzi stupefatti, poi riapparve nascondend()si nei posti più disllarati,

Mentre ad esibirsi, entrò il fattore che vide i suoi trucchi, ma non disse nien te. I ragazzi furono mandati a letto e il gattino si acciambellò in una scatola sotto il tavolo di cucina.

Si era da poco addormentato facendo le fusa, quando ...

Tac, loc, loc! Un folletto stava curiosando attraverso i vetri della fines tra. Gobbolino si tirò su e ... e sbadigliò: «Chi va là?».

«Lasciami entrare, gattino » disse il folletto.

Page 7: I Racconta Storie n.1

Gobbolino si mise a sedere e lo fissò insospellito.

«Che bella cuc ina! Che piatti puliti! Che bella culla! E che ca lduccino. Non mi lasci entrare? )}

Ma Gobbolino rimaneva seduto e continuava a scrutarlo. Il follello cominciò a sbatacchiare la finestra. «Tulli uguali, voi galli domestici. Guardati lì, al calduccio e al sicuro. E guarda me, tullo solo e al freddo qua fuori!»

Quando Gobbolino senti queste parole, si ricordò di quando anche lui era solo e sperduto. Trotterellò fino alla finestra. «Puoi entrare a riscaldarti un pachino», disse. ~

Il follello saltò dentro lasciando le impronte dei suoi piedi sudici e bagnati su tullo il pavimento della cuc ina. «Come s tai? Come s ta la tu a famiglia?» chiese, dando uno strallone alla coda di Gobbolino.

« La mia mamma se n' è andala con la mia padrona la strega!», rispose Gobbolino. «E la mia gemellina Sutica sta facendo il tirocinio dalla strega della Montagna dell'Uragano. E non lo so come stanno.»

«Aha! » gh ignò il follello. «Allora tu sei il gallo di una strega, eh?»

«Oh, no, non più. Proprio ogg i sono diventato un gallo di casa e lo sarò per sempre, per sempre. »

Il follello rise rumorosamente e fece una capriola. Rovesciò il la voro a maglia che stava sopra una seggiola e la lana si im pigliò intorno alle ga mbe del tavo lo.

«Oh, stai allento!» gridò Gobbolino. Ma il folletto, senza ascoltarlo, co rse all a disp ensa e si chiuse dentro. E mentre il ga ttino si affan nava tra ferri e go mitoli cercando di tirare su i punti , qu el briccone saltò fu ori dalla dispensa: si era mangiato tutta la panna .

Gobbolino si mise a sedere e lo fissò insospellito.

«Che bella cuc ina! Che piatti puliti! Che bella culla! E che ca lduccino. Non mi lasci entrare? )}

Ma Gobbolino rimaneva seduto e continuava a scrutarlo. Il follello cominciò a sbatacchiare la finestra. «Tulli uguali, voi galli domestici. Guardati lì, al calduccio e al sicuro. E guarda me, tullo solo e al freddo qua fuori!»

Quando Gobbolino senti queste parole, si ricordò di quando anche lui era solo e sperduto. Trotterellò fino alla finestra. «Puoi entrare a riscaldarti un pachino», disse. ~

Il follello saltò dentro lasciando le impronte dei suoi piedi sudici e bagnati su tullo il pavimento della cuc ina. «Come s tai? Come s ta la tu a famiglia?» chiese, dando uno strallone alla coda di Gobbolino.

« La mia mamma se n' è andala con la mia padrona la strega!», rispose Gobbolino. «E la mia gemellina Sutica sta facendo il tirocinio dalla strega della Montagna dell'Uragano. E non lo so come stanno.»

«Aha! » gh ignò il follello. «Allora tu sei il gallo di una strega, eh?»

«Oh, no, non più. Proprio ogg i sono diventato un gallo di casa e lo sarò per sempre, per sempre. »

Il follello rise rumorosamente e fece una capriola. Rovesciò il la voro a maglia che stava sopra una seggiola e la lana si im pigliò intorno alle ga mbe del tavo lo.

«Oh, stai allento!» gridò Gobbolino. Ma il folletto, senza ascoltarlo, co rse all a disp ensa e si chiuse dentro. E mentre il ga ttino si affan nava tra ferri e go mitoli cercando di tirare su i punti , qu el briccone saltò fu ori dalla dispensa: si era mangiato tutta la panna .

Page 8: I Racconta Storie n.1

«Beh, io me ne vado! Buonanotte gattino della strega!» disse il folletto saltando fuori dalla finestra,

Gobbolino ritornò alla sua scatola e si l'iaddonnentò, Il mattino seguente, presto presto, la moglie del fattore scese in cucina. Ma cosa videro i suoi occhi! Il suo lavOl'o a maglia tutto imbrogliato, tutta la panna rubata dalla dispensa, E sul pavimento scritte col latte spiccavano qu este parole:

Gob bolino è un gatto di strega ! «Guarda che pasticcio!» strillò

la donn a, «Te l'avevo detto» disse il faltore

«è un gatto di strega; può combinare solo gUai~fOgherÒ! »_

.'

Quando Gobbolino sentì ques te parole saltò fuori dalla sua sca tola e con un balzo si s lanciò fuori nei campi di fieno, verso la collina,

«Ieri mattina ero un gatto di strega» pensava Gobb9lino, <<Ieri sera ero un

to di casa , Ora pare proprio che 'o , debb,., di ventare un o di un alfI'

che ti pi . ,

«Beh, io me ne vado! Buonanotte gattino della strega!» disse il folletto saltando fuori dalla finestra,

Gobbolino ritornò alla sua scatola e si l'iaddonnentò, Il mattino seguente, presto presto, la moglie del fattore scese in cucina. Ma cosa videro i suoi occhi! Il suo lavOl'o a maglia tutto imbrogliato, tutta la panna rubata dalla dispensa, E sul pavimento scritte col latte spiccavano qu este parole:

Gob bolino è un gatto di strega ! «Guarda che pasticcio!» strillò

la donn a, «Te l'avevo detto» disse il faltore

«è un gatto di strega; può combinare solo gUai~fOgherÒ! »_

.'

Quando Gobbolino sentì ques te parole saltò fuori dalla sua sca tola e con un balzo si s lanciò fuori nei campi di fieno, verso la collina,

«Ieri mattina ero un gatto di strega» pensava Gobb9lino, <<Ieri sera ero un

to di casa , Ora pare proprio che 'o , debb,., di ventare un o di un alfI'

che ti pi . ,

Page 9: I Racconta Storie n.1

L a lepre prendeva come sempre in giro lo Tartaruga a causa della sua

lentezza, . Sei casi lenta che potresti anche fare a mena di muaverti del tutta. ' «È vero», ammise lo Tartaruga. «Però arrivo sempre dove voglia andare! Quindi ti sfida a fare una corsa con me.»

ee

la lepre sfrecciò via avvolgendo lo Tartaruga in una nuvola di polvere. E mentre lo Tartaruga cominciavo a muoversi pian pianino, si era già perso di visto . • È inutile. disse lo Cavalletta . • la povera Tartaruga non ha nemmeno una passibilitò di vincere.» 8

--. Stai sicuramente scherzando, stupida macinino sgangherata. , sghignazzò lo lepre «ma se insisti ... • Fu casi che tutti gli animali si dettero appuntamento per assistere alla Grande Carso. la Talpa alzò lo bandierina d'avvia dicendo, " Pronti, Attenti , Via!»

- -- ~ -- --- --

Intanto lo lepre guardandosi indietro pensava, "Quella stupida Tartaruga è così lenta che io non posso certomente perdere. Perché deva affrettarmi tanta? Sorò meglio che faccia un riposino ... » Si sdraiò al sale e si addormentò sognando applausi e premi .

L a lepre prendeva come sempre in giro lo Tartaruga a causa della sua

lentezza, . Sei casi lenta che potresti anche fare a mena di muaverti del tutta. ' «È vero», ammise lo Tartaruga. «Però arrivo sempre dove voglia andare! Quindi ti sfida a fare una corsa con me.»

ee

la lepre sfrecciò via avvolgendo lo Tartaruga in una nuvola di polvere. E mentre lo Tartaruga cominciavo a muoversi pian pianino, si era già perso di visto . • È inutile. disse lo Cavalletta . • la povera Tartaruga non ha nemmeno una passibilitò di vincere.» 8

--. Stai sicuramente scherzando, stupida macinino sgangherata. , sghignazzò lo lepre «ma se insisti ... • Fu casi che tutti gli animali si dettero appuntamento per assistere alla Grande Carso. la Talpa alzò lo bandierina d'avvia dicendo, " Pronti, Attenti , Via!»

- -- ~ -- --- --

Intanto lo lepre guardandosi indietro pensava, "Quella stupida Tartaruga è così lenta che io non posso certomente perdere. Perché deva affrettarmi tanta? Sorò meglio che faccia un riposino ... » Si sdraiò al sale e si addormentò sognando applausi e premi .

Page 10: I Racconta Storie n.1

Per tu Ho lo maHinata lo Tartaruga prosegui pian piano. Molti animali, vinti dolio noia, se ne andarono o coso proprio quando lei, verso mezzogiorno, stava arrivando 01 punto in cui lo Lepre dormivo; ma non si fermò e con tinuò ad avanzare.

Ma con suo gronde scorno, chi vide do IonIo no? Proprio lo sciocco T arlaruga che piano piano attraversava lo linea del Iraguarda menlre lo bandierina venivo abbassato. Lo Tartaruga avevo vinto! Impietrito dallo stupore lo Lepre potevo sentire le acclamazioni e gli applausi.

-----Dopo un bel po' lo Lepre si svegliò e stiracchiò le zampe. Il sole ero giò bosso nel cielo. Guardando dielro di sé scoppiò in una risata. «Ancora nessun segno di quello slupido T orlo ruga!» Con un gran balzo si lanciò verso lo linea d'arrivo per andare a ritirare il premio.

-- -.. .:,...... -..-- . ' --

«Non vale» si lagnò lo Lepre. «Sicuromenle mi hai ingonnolo! Tuili sonno che io sono mollo più veloce di le, vecchio macinino sgangheratol» .Eh! » disse lo Tartaruga voltandosi, .ma io te l'avevo detto che arrivo sempre dove voglio. Sono lenla, ma sicuro .•

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Per tu Ho lo maHinata lo Tartaruga prosegui pian piano. Molti animali, vinti dolio noia, se ne andarono o coso proprio quando lei, verso mezzogiorno, stava arrivando 01 punto in cui lo Lepre dormivo; ma non si fermò e con tinuò ad avanzare.

Ma con suo gronde scorno, chi vide do IonIo no? Proprio lo sciocco T arlaruga che piano piano attraversava lo linea del Iraguarda menlre lo bandierina venivo abbassato. Lo Tartaruga avevo vinto! Impietrito dallo stupore lo Lepre potevo sentire le acclamazioni e gli applausi.

-----Dopo un bel po' lo Lepre si svegliò e stiracchiò le zampe. Il sole ero giò bosso nel cielo. Guardando dielro di sé scoppiò in una risata. «Ancora nessun segno di quello slupido T orlo ruga!» Con un gran balzo si lanciò verso lo linea d'arrivo per andare a ritirare il premio.

-- -.. .:,...... -..-- . ' --

«Non vale» si lagnò lo Lepre. «Sicuromenle mi hai ingonnolo! Tuili sonno che io sono mollo più veloce di le, vecchio macinino sgangheratol» .Eh! » disse lo Tartaruga voltandosi, .ma io te l'avevo detto che arrivo sempre dove voglio. Sono lenla, ma sicuro .•

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Page 11: I Racconta Storie n.1

Gigi e Marina si divertivano a guardare il loro babbo che stava

zappando il giardino. Era un lavoraccio faticoso e il babbo dopo che aveva affondato la vanga diverse volte si fermò per asciugarsi il sudore.

«Guarda, guarda, papà ha tirato fuori una vecchia scarpa» disse Marina.

«Che cosa ne farai babbo?» chiese Gigi.

«La sotterrerò proprio qui» rispose il signor Martino. «La mia nonna raccontava che se si pianta una scarpa

vecchia sotto una pianta di rabarbaro crescerà molto meglio.»

Marina ridacchiò. «Cos'è che crescerà, la scarpa?») «Beh, se cresce vorrà dire che per cena

mangl~r.~mo scarpe stufate.»

10

E la piantò. primavera avanzata, ci fu un gran temporale che rovinò la pianta di rabarbaro e, quando il signor Martino andò a raccogliere i rametti spezzati, vide che nell'aiuola stava crescendo una piantina nuova. N on la strappò perché prima voleva vedere di cosa si trattava.

«Non ho mai visto una cosa simile» disse Gigi a Marina.

Era proprio una pianta curiosa che ben presto estese le sue radici dove prima c'erano quelle del rabarbaro. Cresceva benissimo e la primavera seguente era grande come un alberello. In autunno cominciò a metter fuori dei frutti un po' verdastri e un po' biancastri dalla forma tutta bitorzoluta.

«Quella frutta mi fa venire in mente qualcosa» disse il signor Martino. E tutto a un tratto si batté la mano sulla fronte: «Ecco cosa mi fa venire in mente: delle scarpe, si, proprio delle scarpe attaccate al l'amai>.

«Davvero, sembrano proprio delle scarpe» disse Gigi stupefatto toccando i frutti.

«Avete detto scarpe?» intervenne la signora Trippoloni, una loro vicina, sporgendosi oltre la siepe.

«SI, proprio cosi, il nostro albero fa le scarpel»

«Proprio quello che ci vuole per il mio Robertino che ormai è abbastan za grande da poterle portare» disse la signora Trippoloni. «Posso venire a dare un 'occhiata?»

«Ma certamente, venga a vedere.»

Gigi e Marina si divertivano a guardare il loro babbo che stava

zappando il giardino. Era un lavoraccio faticoso e il babbo dopo che aveva affondato la vanga diverse volte si fermò per asciugarsi il sudore.

«Guarda, guarda, papà ha tirato fuori una vecchia scarpa» disse Marina.

«Che cosa ne farai babbo?» chiese Gigi.

«La sotterrerò proprio qui» rispose il signor Martino. «La mia nonna raccontava che se si pianta una scarpa

vecchia sotto una pianta di rabarbaro crescerà molto meglio.»

Marina ridacchiò. «Cos'è che crescerà, la scarpa?») «Beh, se cresce vorrà dire che per cena

mangl~r.~mo scarpe stufate.»

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E la piantò. primavera avanzata, ci fu un gran temporale che rovinò la pianta di rabarbaro e, quando il signor Martino andò a raccogliere i rametti spezzati, vide che nell'aiuola stava crescendo una piantina nuova. N on la strappò perché prima voleva vedere di cosa si trattava.

«Non ho mai visto una cosa simile» disse Gigi a Marina.

Era proprio una pianta curiosa che ben presto estese le sue radici dove prima c'erano quelle del rabarbaro. Cresceva benissimo e la primavera seguente era grande come un alberello. In autunno cominciò a metter fuori dei frutti un po' verdastri e un po' biancastri dalla forma tutta bitorzoluta.

«Quella frutta mi fa venire in mente qualcosa» disse il signor Martino. E tutto a un tratto si batté la mano sulla fronte: «Ecco cosa mi fa venire in mente: delle scarpe, si, proprio delle scarpe attaccate al l'amai>.

«Davvero, sembrano proprio delle scarpe» disse Gigi stupefatto toccando i frutti.

«Avete detto scarpe?» intervenne la signora Trippoloni, una loro vicina, sporgendosi oltre la siepe.

«SI, proprio cosi, il nostro albero fa le scarpel»

«Proprio quello che ci vuole per il mio Robertino che ormai è abbastan za grande da poterle portare» disse la signora Trippoloni. «Posso venire a dare un 'occhiata?»

«Ma certamente, venga a vedere.»

Page 12: I Racconta Storie n.1

La signora Trippoloni andò sotto l'albero con il piccino in braccio e gli alzò un piedino per vedere se entrava nel frutto. «No, ancora non entra» disse Gigi, «torni domani, signora Trippoloni.»

La signora tornò il giorno seguente ma i fru tti erano ancora troppo piccoli. Passò una settimana e i frutti c9m inciarono a maturare e a prendere un bel colorino lucido, marrone dorato, e fina lmente un giorno il piede di Robertino poté entrarci comodamente.

Il signor Martino, allora, comunicò a tutti quanti che chi voleva un paio di scarpine per il suo bambino poteva venire a coglierle dall' albero.

La voce si sparse nel villaggio e, il giorno dopo, c'era una gran folla di mamme con i loro bambini al cancello del giardino per vedere lo stupefacente albero delle scarpe. Una volta entrate, alzavano i bambini fino ai rami per provare

se i piedini potevano entrare nei frutti. Quelle mamme arrivate dopo, si

sedevano sull'erba con i loro bambini mentre Gigi e Marina andavano e venivano portando paia di frutti da provare fino a che ogni bambino ebbe le sue scarpe e tutti i frutti furono esauriti.

Alla fine della giornata l'albero era completamente spoglio.

Una delle mamme, la signora Bianchi che aveva tre gemelli, si affrettò appena tornata a casa a mostrare le scarpine a suo marito. «Guarda, le ho colte dall'albero del signor Martino, me le ha date gratis; vedi la pelle è dura come il cuoio, ma dentro sono soffici. Proprio quello che ci vuole per i piedini dei nostri bambini; non sono una meraviglia?»

Il signor Bianchi fissò a lungo i piedi dei suoi bambini e poi disse: «Togli loro le scarpe, mi è venuta un'idea!»

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La signora Trippoloni andò sotto l'albero con il piccino in braccio e gli alzò un piedino per vedere se entrava nel frutto. «No, ancora non entra» disse Gigi, «torni domani, signora Trippoloni.»

La signora tornò il giorno seguente ma i fru tti erano ancora troppo piccoli. Passò una settimana e i frutti c9m inciarono a maturare e a prendere un bel colorino lucido, marrone dorato, e fina lmente un giorno il piede di Robertino poté entrarci comodamente.

Il signor Martino, allora, comunicò a tutti quanti che chi voleva un paio di scarpine per il suo bambino poteva venire a coglierle dall' albero.

La voce si sparse nel villaggio e, il giorno dopo, c'era una gran folla di mamme con i loro bambini al cancello del giardino per vedere lo stupefacente albero delle scarpe. Una volta entrate, alzavano i bambini fino ai rami per provare

se i piedini potevano entrare nei frutti. Quelle mamme arrivate dopo, si

sedevano sull'erba con i loro bambini mentre Gigi e Marina andavano e venivano portando paia di frutti da provare fino a che ogni bambino ebbe le sue scarpe e tutti i frutti furono esauriti.

Alla fine della giornata l'albero era completamente spoglio.

Una delle mamme, la signora Bianchi che aveva tre gemelli, si affrettò appena tornata a casa a mostrare le scarpine a suo marito. «Guarda, le ho colte dall'albero del signor Martino, me le ha date gratis; vedi la pelle è dura come il cuoio, ma dentro sono soffici. Proprio quello che ci vuole per i piedini dei nostri bambini; non sono una meraviglia?»

Il signor Bianchi fissò a lungo i piedi dei suoi bambini e poi disse: «Togli loro le scarpe, mi è venuta un'idea!»

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Page 13: I Racconta Storie n.1

Fu così che, dopo qualche an.no, davanti alla casa del signor Bianchi apparve un cartello: Produzione nostrana di scarpe.

«Ecco perché faceva tanto mistero di quel campetto dietro casa sua» d'" ;se ii il signor Martino ai suo i familiari. «Ora capisco tutto. Le scarpe che no i gli abbiamo regalato per i suoi bambini lui le ha piantate e ora quella vecchia volpe ha dozzine di alberi di scarpe.»

Pareva proprio che il signor Bianchi avrebbe fatto un sacco di soldi. Quell'autunno assunse tre donne per cogliere i frutti e per assortirli in paia di differenti misure. Poi le scarpe venivano avvolte in carta velina, impacchettate in scatole e spedite in città dove venivano vendute a ventimila lire il paio .

Il signor Martino affacciandosi aUa finestra una mattina, vide il signor Bianchi uscire dal garage con una macchina nuova fiammante. «lo non ho mai pensato di sfru ttare il mio albero delle scarpe per fare soldi» disse alla moglie.

«E h, caro, lu non sei mai stato un gran commerciante» rispose lei gentilmente, «comunque io sono contenla che tutti i bambini del villaggio abbiano potuto avere le scarpe gratis. »

Un giorno Gigi e Marina stavano ca mminando nei campi v icino al fruttelo del signor Bianchi che era cintato da un allo muro, perché la genIe non potesse guardare dentro.

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Fu così che, dopo qualche an.no, davanti alla casa del signor Bianchi apparve un cartello: Produzione nostrana di scarpe.

«Ecco perché faceva tanto mistero di quel campetto dietro casa sua» d'" ;se ii il signor Martino ai suo i familiari. «Ora capisco tutto. Le scarpe che no i gli abbiamo regalato per i suoi bambini lui le ha piantate e ora quella vecchia volpe ha dozzine di alberi di scarpe.»

Pareva proprio che il signor Bianchi avrebbe fatto un sacco di soldi. Quell'autunno assunse tre donne per cogliere i frutti e per assortirli in paia di differenti misure. Poi le scarpe venivano avvolte in carta velina, impacchettate in scatole e spedite in città dove venivano vendute a ventimila lire il paio .

Il signor Martino affacciandosi aUa finestra una mattina, vide il signor Bianchi uscire dal garage con una macchina nuova fiammante. «lo non ho mai pensato di sfru ttare il mio albero delle scarpe per fare soldi» disse alla moglie.

«E h, caro, lu non sei mai stato un gran commerciante» rispose lei gentilmente, «comunque io sono contenla che tutti i bambini del villaggio abbiano potuto avere le scarpe gratis. »

Un giorno Gigi e Marina stavano ca mminando nei campi v icino al fruttelo del signor Bianchi che era cintato da un allo muro, perché la genIe non potesse guardare dentro.

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Page 14: I Racconta Storie n.1

Dall' alto del muro apparve Riccardo, un loro amico. Con un salto

Ìf DiHZO dalla loro parte e si avvicinò due fratell i.

«Ciao Riccardo, che ci fai nell'orto dei Bianchi?»

Il ragazzo strizzò l'occhio : «Vedrete.»

E corse tutto intorno nell'erba raccogliendo frutti-scarpa fino ad averne le braccia piene.

«Sono tu tti frutti caduti a terra dagli alberi di scarpe dei Bianchi: li porterò alla mia nonna e lei mi preparerà un'altra torta di frutti-scarpa .••

«Una torta?» chiese Marina. «Non ho mai immaginato che si potesse mangiar1i; che sapore hanno?»

«Beh, la buccia è troppo dura, ma l'interno del frutto, cotto con parecchio zucchero, è buonissimo. La mia nonna ne fa degli ottimi dolci,

a provarne un pezzo.» Gigi e Marina aiutarono

Riccardo a portare i frutti a casa della nonna e mangiarono un bel pezzo di torta. Il gusto era davvero squisito, più aromatico delle mele e con un non so che di esotico. A Gigi e Marina piacque molto e quando tornarono a

andarono in giardino a cogliere frutt i-scarpa per cuocerli. Li misero in pentola con il miele

e l' uva sultanina .

Dall' alto del muro apparve Riccardo, un loro amico. Con un salto

Ìf DiHZO dalla loro parte e si avvicinò due fratell i.

«Ciao Riccardo, che ci fai nell'orto dei Bianchi?»

Il ragazzo strizzò l'occhio : «Vedrete.»

E corse tutto intorno nell'erba raccogliendo frutti-scarpa fino ad averne le braccia piene.

«Sono tu tti frutti caduti a terra dagli alberi di scarpe dei Bianchi: li porterò alla mia nonna e lei mi preparerà un'altra torta di frutti-scarpa .••

«Una torta?» chiese Marina. «Non ho mai immaginato che si potesse mangiar1i; che sapore hanno?»

«Beh, la buccia è troppo dura, ma l'interno del frutto, cotto con parecchio zucchero, è buonissimo. La mia nonna ne fa degli ottimi dolci,

a provarne un pezzo.» Gigi e Marina aiutarono

Riccardo a portare i frutti a casa della nonna e mangiarono un bel pezzo di torta. Il gusto era davvero squisito, più aromatico delle mele e con un non so che di esotico. A Gigi e Marina piacque molto e quando tornarono a

andarono in giardino a cogliere frutt i-scarpa per cuocerli. Li misero in pentola con il miele

e l' uva sultanina .

Page 15: I Racconta Storie n.1

Anche il signor Martino e sua moglie dissero che erano squisiti. Dopo aver finito il suo piatto il babbo cominciò a ridacchiare.

«Ehi, mi è venuta un ' idea meravigliosa!»

Il giorno seguente riempì il bagagliaio della sua vecchia macc hina di scatoloni pieni di frutti-scarpa, andò al mercato della città vicina e parlò a lungo con un fruttivendolo. Dopo un po' davanti alla bottega spiccava un cartello con questa scritta: Frutti dell'albero delle scarpe a cinquecento lire il chilo.

Una gran folla si radunò davanti al negozio.

«Ma guarda un po'» dicevano, «io ho pagato ventimila li re per due di questi frutti-scarpa per il mio bambino e qui li vendono a cinquecento lire il chilo! »

Intanto il fruttivendolo strillava a gran voce: «So lo cinquecento lire il ch il o, gettate la buccia e gustate il saporito frutt o! Squisiti per fare le torte , ottimi al forno, deliziosi crudi!»

«J,o di sicuro non tornerò più in quel negozio di frutti-scarpa a pagarli ventimila il paio» diceva un'altra donna.

14

Insomma, una gran confusione. Il fruttivendolo era il più felice: il suo portafogli era gonfio di quattrini. Il mattino seguente, quando il signor Martino tornò in città, passò davanti al 'negozio di scarpe e vide che so tto al cartello che recava la scritta: Scarpe nos tran e che crescono con i vostri ragazzi, ce n'era un altro con scritto: Ribassi strao rdin ari! Un paio di scarpe per cinquecento lire!

E così furono tutti contentI: la gente del villaggio con tinuò a ricevere da Martino le scarpe gratis, e quelli della città le pagavano so lamente cinquecento lire il paio. E tutti potevano mangiare i frutti , se lo desideravano. L'unico a non essere contento era il s ignor Bianchi, che guadagnava molto meno di prima.

«Credi che abbia agito male verso il signor Bianchi?» chiese Martino a sua moglie.

«Credo proprio di no. Dopo tutto la frutta è fatta per essere mangiata, no?»

«E poi», disse Marina «non era questo che ci dicesti quando piantasti quella vecchia scarpa? Ci avevi promesso scarpe stufate per cena ... !»

Anche il signor Martino e sua moglie dissero che erano squisiti. Dopo aver finito il suo piatto il babbo cominciò a ridacchiare.

«Ehi, mi è venuta un ' idea meravigliosa!»

Il giorno seguente riempì il bagagliaio della sua vecchia macc hina di scatoloni pieni di frutti-scarpa, andò al mercato della città vicina e parlò a lungo con un fruttivendolo. Dopo un po' davanti alla bottega spiccava un cartello con questa scritta: Frutti dell'albero delle scarpe a cinquecento lire il chilo.

Una gran folla si radunò davanti al negozio.

«Ma guarda un po'» dicevano, «io ho pagato ventimila li re per due di questi frutti-scarpa per il mio bambino e qui li vendono a cinquecento lire il chilo! »

Intanto il fruttivendolo strillava a gran voce: «So lo cinquecento lire il ch il o, gettate la buccia e gustate il saporito frutt o! Squisiti per fare le torte , ottimi al forno, deliziosi crudi!»

«J,o di sicuro non tornerò più in quel negozio di frutti-scarpa a pagarli ventimila il paio» diceva un'altra donna.

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Insomma, una gran confusione. Il fruttivendolo era il più felice: il suo portafogli era gonfio di quattrini. Il mattino seguente, quando il signor Martino tornò in città, passò davanti al 'negozio di scarpe e vide che so tto al cartello che recava la scritta: Scarpe nos tran e che crescono con i vostri ragazzi, ce n'era un altro con scritto: Ribassi strao rdin ari! Un paio di scarpe per cinquecento lire!

E così furono tutti contentI: la gente del villaggio con tinuò a ricevere da Martino le scarpe gratis, e quelli della città le pagavano so lamente cinquecento lire il paio. E tutti potevano mangiare i frutti , se lo desideravano. L'unico a non essere contento era il s ignor Bianchi, che guadagnava molto meno di prima.

«Credi che abbia agito male verso il signor Bianchi?» chiese Martino a sua moglie.

«Credo proprio di no. Dopo tutto la frutta è fatta per essere mangiata, no?»

«E poi», disse Marina «non era questo che ci dicesti quando piantasti quella vecchia scarpa? Ci avevi promesso scarpe stufate per cena ... !»

Page 16: I Racconta Storie n.1

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«B isogna dirglielo all'Imperatore» strillava il Cancelliere.

«Non ci sono più monete nel forziere! Le ha spese tutte in vestiti! »

Ma il soldato che era di guardia alla porta della camera da letto dell'Imperatore non lo voleva lasciare entrare.

«Mi dispiace sua signoria, ma l'Imperatore in questo momento è nel suo guardaroba: sta scegliendo qualcosa da indossare. Lei non può entrare.»

In quello slesso istante la parla si spalancò e apparve l'Imperatore seguito dal Primo Ministro. «Ti dico che oggi non posso assolutamente ricevere nessuno. Non ho uno slraccio decente da mettermi addosso. Oh, Cancelliere, lei qui! Aumenti le tasse del dieci per cento. Bisogna per forza che io possa farmi un altro vestito nuovo! »

«Maestà, ma lei ha già così tanti vestiti. lo non posso aumentare le tasse un'altra volta. Il popolo non può assolutamente pagare più niente. »

«Non me ne importa )} disse l'Imperatore. «Voglio un altro vestito. lo sono l'Imperatore e posso avere tutto quello che mi pare! »

Nessuno poteva replicare a simili parole e quando più tardi due stranieri arrivarono ai cancelli del palazzo dicendo di essere dei sarti, furono ammessi subito alla presenza dell'Imperatore.

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«B isogna dirglielo all'Imperatore» strillava il Cancelliere.

«Non ci sono più monete nel forziere! Le ha spese tutte in vestiti! »

Ma il soldato che era di guardia alla porta della camera da letto dell'Imperatore non lo voleva lasciare entrare.

«Mi dispiace sua signoria, ma l'Imperatore in questo momento è nel suo guardaroba: sta scegliendo qualcosa da indossare. Lei non può entrare.»

In quello slesso istante la parla si spalancò e apparve l'Imperatore seguito dal Primo Ministro. «Ti dico che oggi non posso assolutamente ricevere nessuno. Non ho uno slraccio decente da mettermi addosso. Oh, Cancelliere, lei qui! Aumenti le tasse del dieci per cento. Bisogna per forza che io possa farmi un altro vestito nuovo! »

«Maestà, ma lei ha già così tanti vestiti. lo non posso aumentare le tasse un'altra volta. Il popolo non può assolutamente pagare più niente. »

«Non me ne importa )} disse l'Imperatore. «Voglio un altro vestito. lo sono l'Imperatore e posso avere tutto quello che mi pare! »

Nessuno poteva replicare a simili parole e quando più tardi due stranieri arrivarono ai cancelli del palazzo dicendo di essere dei sarti, furono ammessi subito alla presenza dell'Imperatore.

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Page 17: I Racconta Storie n.1

I due sarli affermarono di essere capaci di cucire gli abiti più belli con le stoffe più preziose e delicate di tutto il mondo.

«Dov'è questa stoffa? Fatemela vedere subito! La voglio vedere subito!» ordi nò l'Impera tore.

«Ancora non abbiamo cominciato a tesserla, Maestà» disse uno dei sarti. «Se vostra Maestà ci fornirà la materia prima, un telaio e una grande sala chiara, ci metteremo subito' all'opera. Noi forniamo solo la nostra abilità e, naturalmente, la magia. »

«La magia? La magia? Che magia?» gridò eccitato l'Imperatore.

«Chiunque sia stupido o meschino, o incapace, o indegno di occupare un posto in questa reggia, non riuscirà a vedere la tela che noi tesseremo.»

«Davvero?» esclamò l'ImpHatore. «Stupefacente! Meraviglioso! Comincerete subito I E che sia tutto pron to per doman i, qua ndo att raverserò la ci tt à co l mio cOl· teo. Ca nce lliere, da te immed ia tamente a questa gente tutto ciò di cui ha bisogno!». E, girando la schiena. risalì le scale e si diresse al suo diletto gu

I due sarli affermarono di essere capaci di cucire gli abiti più belli con le stoffe più preziose e delicate di tutto il mondo.

«Dov'è questa stoffa? Fatemela vedere subito! La voglio vedere subito!» ordi nò l'Impera tore.

«Ancora non abbiamo cominciato a tesserla, Maestà» disse uno dei sarti. «Se vostra Maestà ci fornirà la materia prima, un telaio e una grande sala chiara, ci metteremo subito' all'opera. Noi forniamo solo la nostra abilità e, naturalmente, la magia. »

«La magia? La magia? Che magia?» gridò eccitato l'Imperatore.

«Chiunque sia stupido o meschino, o incapace, o indegno di occupare un posto in questa reggia, non riuscirà a vedere la tela che noi tesseremo.»

«Davvero?» esclamò l'ImpHatore. «Stupefacente! Meraviglioso! Comincerete subito I E che sia tutto pron to per doman i, qua ndo att raverserò la ci tt à co l mio cOl· teo. Ca nce lliere, da te immed ia tamente a questa gente tutto ciò di cui ha bisogno!». E, girando la schiena. risalì le scale e si diresse al suo diletto gu

Page 18: I Racconta Storie n.1

I sarti vennero condotti in una comoda e grande sala del palazzo affinché cominciassero la loro opera al telaio. Ma invece tutto quello che fecero fu sedersi appoggiando i piedi sulle seggiole regali. E quando furono portate loro le materie prime - seta e lana finissima, perle e te letta d'oro - essi fecero sparire tutto dalla vista.

Intanto l' Imperatore si era seduto nella sala del trono pensando alle meravigliose stoffe che nascevano sotto le mani dei due abili sarfi. Poi, un sorriso maligno gli illuminò il volto e pensò: «Ora sì che riuscirò a scoprire quale dei miei ministri è meschino, stupido o incapace per il suo lavoro. » E mandò a chiamare il Cancelliere.

«Vai a chiedere quando saranno pronti gli abiti. Poi torna qui e dim mi come sono. Na turalmente potrebbe darsi che tu non riesca a vedere niente ... »

Il Cancelliere bussò alla porta della sartoria e uno dei sarti gli aprì. «Avanti, avanti Cancelliere, come lei può vedere abbiamo quasi finito. »

In mezzo alla stanza il grande telaio troneggiava completamente vuoto. Il Cancelliere aprì tanto d'occhi. «Povero me» pensò «sono forse uno stupido? Un meschino? O un incapace? Non vedo nulla, che orrore! »

«Uuh, uuh, bello, sì, molto grazioso davvero» mormorò, «mi piace moHo il disegno. » I

I sarti vennero condotti in una comoda e grande sala del palazzo affinché cominciassero la loro opera al telaio. Ma invece tutto quello che fecero fu sedersi appoggiando i piedi sulle seggiole regali. E quando furono portate loro le materie prime - seta e lana finissima, perle e te letta d'oro - essi fecero sparire tutto dalla vista.

Intanto l' Imperatore si era seduto nella sala del trono pensando alle meravigliose stoffe che nascevano sotto le mani dei due abili sarfi. Poi, un sorriso maligno gli illuminò il volto e pensò: «Ora sì che riuscirò a scoprire quale dei miei ministri è meschino, stupido o incapace per il suo lavoro. » E mandò a chiamare il Cancelliere.

«Vai a chiedere quando saranno pronti gli abiti. Poi torna qui e dim mi come sono. Na turalmente potrebbe darsi che tu non riesca a vedere niente ... »

Il Cancelliere bussò alla porta della sartoria e uno dei sarti gli aprì. «Avanti, avanti Cancelliere, come lei può vedere abbiamo quasi finito. »

In mezzo alla stanza il grande telaio troneggiava completamente vuoto. Il Cancelliere aprì tanto d'occhi. «Povero me» pensò «sono forse uno stupido? Un meschino? O un incapace? Non vedo nulla, che orrore! »

«Uuh, uuh, bello, sì, molto grazioso davvero» mormorò, «mi piace moHo il disegno. » I

Page 19: I Racconta Storie n.1

"Si vede subito che lei è un uomo di buon gustO» disse uno dei sarti. «Dica all'Imperatore che i suoi abiti saranno pronti domani mattina presto, ma che abbiamo bisogno di altra tela d'oro.»

Il Cancelliere tornò dall'Imperatore tutto tremante e quasi in lacrime.

«Allora, allora, come sono le stoffe?»

«Superbe, Sire, io .. . non ho ma i visto niente di simile,»

L' Imperatore si fregò le mani allegramente al pensiero dei bellissimi abiti e di averci azzeccato concedendo fiducia al Cancelliere,

«Bene, bene. Ora mandate l'Arcivescovo a dare un'occhiata.»

E anche l'Arcivescovo venne mandato a vedere la stoffa magica sul telaio. Dopo di lui fu la volta del Primo Ministro e poi del Comandante dell'Esercito. Tutti spalancarono gli occhi davanti al telaio vuoto e pensarono che era terribile non riuscire a vedere nessuna bella stoffa.

«Sono forse un meschino?» si chiese l'Arcivescovo. .

«Sono forse uno stupido?» si chiese il Primo Ministro.

"Sono forse l'uomo sbagliato per comandare l'Esercito?» si chiese iI Comandante in capo.

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"Si vede subito che lei è un uomo di buon gustO» disse uno dei sarti. «Dica all'Imperatore che i suoi abiti saranno pronti domani mattina presto, ma che abbiamo bisogno di altra tela d'oro.»

Il Cancelliere tornò dall'Imperatore tutto tremante e quasi in lacrime.

«Allora, allora, come sono le stoffe?»

«Superbe, Sire, io .. . non ho ma i visto niente di simile,»

L' Imperatore si fregò le mani allegramente al pensiero dei bellissimi abiti e di averci azzeccato concedendo fiducia al Cancelliere,

«Bene, bene. Ora mandate l'Arcivescovo a dare un'occhiata.»

E anche l'Arcivescovo venne mandato a vedere la stoffa magica sul telaio. Dopo di lui fu la volta del Primo Ministro e poi del Comandante dell'Esercito. Tutti spalancarono gli occhi davanti al telaio vuoto e pensarono che era terribile non riuscire a vedere nessuna bella stoffa.

«Sono forse un meschino?» si chiese l'Arcivescovo. .

«Sono forse uno stupido?» si chiese il Primo Ministro.

"Sono forse l'uomo sbagliato per comandare l'Esercito?» si chiese iI Comandante in capo.

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Page 20: I Racconta Storie n.1

Infine l'Imperatore scese per andare a misurarsi gli abiti. Ma quando entrò nella stanza rimase paralizzato dalla paura. «Oh povero me! Non vedo nemmeno un briciolo di stoffa! Sono dunque più stupido e meschino di tutti i miei ministri messi insieme? Oppure non sono adatto per fare l'Imperatore? Nessuno deve accorgersi che io non riesco a vedere la stoffa magica!»

«Cosa ne dice sua Maestà?» chiese uno dei sarti mentre faceva finta di srotolare una pezza di tessuto.

«Uhm, uhm, splendido. Sì, proprio splendido!» farfugliò l'Imperatore colmo di infelicità. Poi i sarti lo spogliarono completamente e lo rivestirono con gli abiti nuovi.

«Loro pensano che ora io sia vestito e devo comportarmi come se lo fossi».

«Toccate, sentite la morbidezza del tessu to» diceva u'no dei- sarti.

«Cadono a pennello» sosteneva l'altro. «Abbiamo lavorato tutta la notte per raggiungere un risultato così perfetto.»

I due sarti non avevano fatto nulla , naturalmente: avevano solo dormito.

Il mattino seguente l'Imperatore tornò di nuovo nella sala dove si

, trovavano i sarti per indossare gli abiti nuovi; mentre i suoi cortigiani facevano circolo intorno a lui battendo le mani, egli faceva tutti i movimenti necessari, come se stesse vestendosi davvero.

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Infine l'Imperatore scese per andare a misurarsi gli abiti. Ma quando entrò nella stanza rimase paralizzato dalla paura. «Oh povero me! Non vedo nemmeno un briciolo di stoffa! Sono dunque più stupido e meschino di tutti i miei ministri messi insieme? Oppure non sono adatto per fare l'Imperatore? Nessuno deve accorgersi che io non riesco a vedere la stoffa magica!»

«Cosa ne dice sua Maestà?» chiese uno dei sarti mentre faceva finta di srotolare una pezza di tessuto.

«Uhm, uhm, splendido. Sì, proprio splendido!» farfugliò l'Imperatore colmo di infelicità. Poi i sarti lo spogliarono completamente e lo rivestirono con gli abiti nuovi.

«Loro pensano che ora io sia vestito e devo comportarmi come se lo fossi».

«Toccate, sentite la morbidezza del tessu to» diceva u'no dei- sarti.

«Cadono a pennello» sosteneva l'altro. «Abbiamo lavorato tutta la notte per raggiungere un risultato così perfetto.»

I due sarti non avevano fatto nulla , naturalmente: avevano solo dormito.

Il mattino seguente l'Imperatore tornò di nuovo nella sala dove si

, trovavano i sarti per indossare gli abiti nuovi; mentre i suoi cortigiani facevano circolo intorno a lui battendo le mani, egli faceva tutti i movimenti necessari, come se stesse vestendosi davvero.

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Page 21: I Racconta Storie n.1

«Sua Maestà ha un aspetto proprio magnifico», affermò il Cancelliere, timoroso di perdere il suo posto.

«Rea lmente regale» sentenziò l'Arcivescovo.

«Il popolo rimarrà senza parole» rincarò il Primo Ministro.

«Ma che belle fibbie» aggiunse il Comandante dell'Esercito, sempre più confuso.

La notizia che l'Imperatore avrebbe indossato degli abiti magici era corsa per tutta la città. Davanti al palazzo e lungo le strade una folla immensa aspeltava ansiosa di vedere l' Imperatore in tutta la sua magnificenza . I bambini stavano seduti sulle spalle dei genitori sventolando bandierine colorate. Tutta la città era accorsa in piazza per vedere l'Imperatore e il suo nuovo vesti to.

La processione rega le cominciò lent amente e solennemente a snodal'si per le vie dell a ciltà dietro alla bandiera imperiale e alla banda dei trombe ttieri.

Tutti sapevano che gli stupidi, i i meschini e gli incapaci non avrebbero potuto vedere gli abili magici del re. E nessuno voleva ammettere di esserlo.

«Evviva , Evviva!» gridava la folla. Ma i loro visi erano infelici perché ognuno pensava di esse re il più stupido e il più meschino della popolazione: «Tu li vedi, vero?», «Ma certamente che li vedo, cosa credi che sia, uno stupido?»

Intanto i due scaltri sarti, dopo avere impacchettato tutta la ricca materia prima, erano scappati dalla città a cavallo, veloci come il vento.

«Sua Maestà ha un aspetto proprio magnifico», affermò il Cancelliere, timoroso di perdere il suo posto.

«Rea lmente regale» sentenziò l'Arcivescovo.

«Il popolo rimarrà senza parole» rincarò il Primo Ministro.

«Ma che belle fibbie» aggiunse il Comandante dell'Esercito, sempre più confuso.

La notizia che l'Imperatore avrebbe indossato degli abiti magici era corsa per tutta la città. Davanti al palazzo e lungo le strade una folla immensa aspeltava ansiosa di vedere l' Imperatore in tutta la sua magnificenza . I bambini stavano seduti sulle spalle dei genitori sventolando bandierine colorate. Tutta la città era accorsa in piazza per vedere l'Imperatore e il suo nuovo vesti to.

La processione rega le cominciò lent amente e solennemente a snodal'si per le vie dell a ciltà dietro alla bandiera imperiale e alla banda dei trombe ttieri.

Tutti sapevano che gli stupidi, i i meschini e gli incapaci non avrebbero potuto vedere gli abili magici del re. E nessuno voleva ammettere di esserlo.

«Evviva , Evviva!» gridava la folla. Ma i loro visi erano infelici perché ognuno pensava di esse re il più stupido e il più meschino della popolazione: «Tu li vedi, vero?», «Ma certamente che li vedo, cosa credi che sia, uno stupido?»

Intanto i due scaltri sarti, dopo avere impacchettato tutta la ricca materia prima, erano scappati dalla città a cavallo, veloci come il vento.

Page 22: I Racconta Storie n.1

Inchinandosi a destra e a sinistra l'Imperatore avrebbe desiderato che i suoi abiti magici non fossero così incredibilmente leggeri... Aveva un freddo tremendo . E avrebbe voluto che gli stivali magici non fossero così meravigliosamente sottili. I ciottoli della strada gli facevano male ai piedi.

«Ecco guarda!» gridò un babbo al suo figlioletto. «L'Imperatore sta arrivando.»

«Qual è babbo?»

«Quello che ha addosso quei vestiti meravigl iosi! »

«Ma non ha nessun vestito addosso, babbo. Guarda come sta tremando. Perché non ha gli abiti addosso?»

La gente vicina a lui, che aveva ascoltato, cominciò a fissarlo.

«Scusate lo, è troppo piccolo per sapere» si scusava il padre.

• «E troppo giovane per essere

ingannato, vuoi dire» disse la madre. «L' Imperatore è nudo come un

verme. Qualcuno l'ha preso in giro. E ha preso in giro anche noi! »

Uno dopo l'altro tutti si resero conto che nessuno riusciva a vedere i vestiti.

HRi esci a vederli tu? )} «Ma no, credi che sia stupido?» «L' Imperatore è nudo come un

verme» gridavano. «L'Imperatore è vestito di niente! »

Il sovrano arrossì di vergogna: e"a stato preso in giro dai sarti e ora si stava pavoneggiando davanti al suo popolo senza uno straccio di vestito addosso. Il povero Imperatore scappò via, tornò

'~. di COrsa al palazzo e ... non spese mai più ~l~i' per farsi dei vestiti

Inchinandosi a destra e a sinistra l'Imperatore avrebbe desiderato che i suoi abiti magici non fossero così incredibilmente leggeri... Aveva un freddo tremendo . E avrebbe voluto che gli stivali magici non fossero così meravigliosamente sottili. I ciottoli della strada gli facevano male ai piedi.

«Ecco guarda!» gridò un babbo al suo figlioletto. «L'Imperatore sta arrivando.»

«Qual è babbo?»

«Quello che ha addosso quei vestiti meravigl iosi! »

«Ma non ha nessun vestito addosso, babbo. Guarda come sta tremando. Perché non ha gli abiti addosso?»

La gente vicina a lui, che aveva ascoltato, cominciò a fissarlo.

«Scusate lo, è troppo piccolo per sapere» si scusava il padre.

• «E troppo giovane per essere

ingannato, vuoi dire» disse la madre. «L' Imperatore è nudo come un

verme. Qualcuno l'ha preso in giro. E ha preso in giro anche noi! »

Uno dopo l'altro tutti si resero conto che nessuno riusciva a vedere i vestiti.

HRi esci a vederli tu? )} «Ma no, credi che sia stupido?» «L' Imperatore è nudo come un

verme» gridavano. «L'Imperatore è vestito di niente! »

Il sovrano arrossì di vergogna: e"a stato preso in giro dai sarti e ora si stava pavoneggiando davanti al suo popolo senza uno straccio di vestito addosso. Il povero Imperatore scappò via, tornò

'~. di COrsa al palazzo e ... non spese mai più ~l~i' per farsi dei vestiti

Page 23: I Racconta Storie n.1

C 'era una volta un uomo che aveva

cinquanta berretti da notte rossi e li voleva vendere al

mercalo. Sua moglie glieli mise lutti in un sacco e lui partì. Era una giornata molto calda e la strada era lunga e polve rosa ; così quando dopo molte ore arrivò a un bosco ombroso, l' uomo depose il sacco per terra e si sdraiò per riposare un po'. Si appoggiò a un albero, tirò fuori da l sacco un berretto da notte e se lo calò in lesla, poi cadde in un sonno profondo.

In quel bosco viveva una tribù di scimmie. Una delle scimmie più anziane scese su un ramo pflDprip vicino a dove l'uomo dorm,ivia; lesta lesta tolse un .sa,;co e se lo ficcò'

Poi risalì rapidamente in cima all' albero e si sedette facendo delle buffe smorfie. Come tutti sanno alle scimmie piace moltiss imo imitare gli uomini!

Una scimm ietta giovane, vedendo cosa aveva fatto la sua compagna più vecchia , scese quatta qua tta dall'albero, dette un'occhiata fu rtiva a ll 'uomo e poi velocemente prese un berretto e corse in cima all'albero. Poi anche un'altra scimmia acc hiappò un berretto, e poi untaltra , e un'altra ancora. Dopo un po' c'erano quarantanove scimmie sedute su i ra mi che si facevano le smorfie l'un. l'altra. E su ogni testa spiccava un berretto da notte rosso ... !

~~g~ì:~:;:,~facevano un tale baccano "; si svegliò ... e vide

~~~~nti a sé il suo sacco vuoto.

C 'era una volta un uomo che aveva

cinquanta berretti da notte rossi e li voleva vendere al

mercalo. Sua moglie glieli mise lutti in un sacco e lui partì. Era una giornata molto calda e la strada era lunga e polve rosa ; così quando dopo molte ore arrivò a un bosco ombroso, l' uomo depose il sacco per terra e si sdraiò per riposare un po'. Si appoggiò a un albero, tirò fuori da l sacco un berretto da notte e se lo calò in lesla, poi cadde in un sonno profondo.

In quel bosco viveva una tribù di scimmie. Una delle scimmie più anziane scese su un ramo pflDprip vicino a dove l'uomo dorm,ivia; lesta lesta tolse un .sa,;co e se lo ficcò'

Poi risalì rapidamente in cima all' albero e si sedette facendo delle buffe smorfie. Come tutti sanno alle scimmie piace moltiss imo imitare gli uomini!

Una scimm ietta giovane, vedendo cosa aveva fatto la sua compagna più vecchia , scese quatta qua tta dall'albero, dette un'occhiata fu rtiva a ll 'uomo e poi velocemente prese un berretto e corse in cima all'albero. Poi anche un'altra scimmia acc hiappò un berretto, e poi untaltra , e un'altra ancora. Dopo un po' c'erano quarantanove scimmie sedute su i ra mi che si facevano le smorfie l'un. l'altra. E su ogni testa spiccava un berretto da notte rosso ... !

~~g~ì:~:;:,~facevano un tale baccano "; si svegliò ... e vide

~~~~nti a sé il suo sacco vuoto.

Page 24: I Racconta Storie n.1

Disperato gridava: «Cosa farò ora? Cosa racconterò a mia moglie quando mi vedrà ritornare senza berretti e senza soldi?»

Era così furioso con se stesso per essersi addormentato che si strappò dalla testa il berretto rosso e lo scaraventò per terra.

Le quarantanove scimmie, che stavano solo aspettando qualche nuovo gesto da imitare, osservarono ciò che l'uomo aveva falto. E, tutte insieme, si tolsero i berretti rossi dalla testa e li buttarono per terra anche loro.

L'uomo non poteva credere ai suoi occhi: raccolse velocemente i cinquanta berretti da nolte rossi , li rimise nel sacco, lo caricò sulle spalle e attraversò di corsa il bosco per andare a venderli senza indugio al mercato.

Disperato gridava: «Cosa farò ora? Cosa racconterò a mia moglie quando mi vedrà ritornare senza berretti e senza soldi?»

Era così furioso con se stesso per essersi addormentato che si strappò dalla testa il berretto rosso e lo scaraventò per terra.

Le quarantanove scimmie, che stavano solo aspettando qualche nuovo gesto da imitare, osservarono ciò che l'uomo aveva falto. E, tutte insieme, si tolsero i berretti rossi dalla testa e li buttarono per terra anche loro.

L'uomo non poteva credere ai suoi occhi: raccolse velocemente i cinquanta berretti da nolte rossi , li rimise nel sacco, lo caricò sulle spalle e attraversò di corsa il bosco per andare a venderli senza indugio al mercato.

Page 25: I Racconta Storie n.1

.. . non riUSCIVO o raggiungere

quelli del primo piano. "Uffa, sono troppo in alto per me.»

"Beh, tonto è oro di colazione. Scommetto che 0110 zio Emo farebbe piacere uno bello tozzo di tè. »

" Ehi! Ma che succede?» " Presto, acchiappo l'aspirapolvere! Ah, troppo tordi. »

24

«Zio Emol Zio Emo! Sei in casa?»

«Guarda, sta volando! » «51, gli ho fatto un incantesimo. ~)

.. . non riUSCIVO o raggiungere

quelli del primo piano. "Uffa, sono troppo in alto per me.»

"Beh, tonto è oro di colazione. Scommetto che 0110 zio Emo farebbe piacere uno bello tozzo di tè. »

" Ehi! Ma che succede?» " Presto, acchiappo l'aspirapolvere! Ah, troppo tordi. »

24

«Zio Emol Zio Emo! Sei in casa?»

«Guarda, sta volando! » «51, gli ho fatto un incantesimo. ~)

Page 26: I Racconta Storie n.1

« i poi?» . Perché volevo che pulisse lo caso do solo .•

«T ulte le cose si slanno pulendo do sole. Nienle mole, eh Aldo?

« Lo coso è animato.» . Forse ho folto un incanlesimo esageralo .•

«Oro non ti serve più un aspirapolvere.» «Sarò meglio uscire di qui, Aldo .•

«Guardo, lo coso sia facendo il bagno nel fiume! Beh, è proprio oro che me ne vodo, zio Emo.»

«Grazie per il lè, Aldo ... ciao. ))

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« i poi?» . Perché volevo che pulisse lo caso do solo .•

«T ulte le cose si slanno pulendo do sole. Nienle mole, eh Aldo?

« Lo coso è animato.» . Forse ho folto un incanlesimo esageralo .•

«Oro non ti serve più un aspirapolvere.» «Sarò meglio uscire di qui, Aldo .•

«Guardo, lo coso sia facendo il bagno nel fiume! Beh, è proprio oro che me ne vodo, zio Emo.»

«Grazie per il lè, Aldo ... ciao. ))

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Page 27: I Racconta Storie n.1

«Ecco l'ospiropolvere che ritorno. Ehi, metti mi giù .•

«Che bello! Vedo lo mio cosetlo

«Attento ogli alberi! Oro siamo vicini al fiume, attenta, attento ...•

puoi aiutare a i vetri,

e quello laggiù è lo coso dello zio Emo .•

-~--

«Te l'aveva detta che erovamo troppo vicini al fiume ...•

«Ah, senti, mi è proprio venuta un'ideo fantastico .•

così finiremo in un hntlp, d'occhio.»

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«Ecco l'ospiropolvere che ritorno. Ehi, metti mi giù .•

«Che bello! Vedo lo mio cosetlo

«Attento ogli alberi! Oro siamo vicini al fiume, attenta, attento ...•

puoi aiutare a i vetri,

e quello laggiù è lo coso dello zio Emo .•

-~--

«Te l'aveva detta che erovamo troppo vicini al fiume ...•

«Ah, senti, mi è proprio venuta un'ideo fantastico .•

così finiremo in un hntlp, d'occhio.»

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Page 28: I Racconta Storie n.1

C'era una volta una vecchietta che viveva con i suoi tre figli in una

casetta di legno ai margini di una fitta foresta.

In una fredda giornata autunnale, la vecchia donna chiese al figlio maggiore di andare nella foresta a tagliare legna per il camino.

«Ma devo proprio andare?» chiese il figlio. «Quando farà proprio freddo , potremmo andare tutti a letto. Allora non ci sarebbe bisogno di accendere il fuoco.»

«Bru tto pigraccio!» disse la vecchia. «Non possiamo mica restare a letto tutto l'inverno. Tu sei il più forte dei miei figli, perciò muoviti e vai a fare legna. »

Al giovanotto non piaceva molto lavorare, ma alla fine si decise e prese con sé l'accetta piÙ piccola che trovò in casa . Si addentrò nella foresta e si avvicinò a un albero mezzo marcio.

«Non dovrebbe essere troppo faticoso da abbattere» pensò, e alzò l'accetta. Aveva appena iniziato il lavoro quando sentì una botta su una spalla. Si girò e cosa vide davanti a sé? L'orco più brutto e disgustoso che si possa immaginare. Aveva un occhio rosso in mezzo alla fronte e un naso bitorzoluto e storto come la radice di un vecchio albero.

«Ehi, tu, superman! » gridò l'Orco. «Se ti azzardi ad abbattere anche un solo albero della mia foresta , ti spacco in cinquanta pezzi! »

Il giovane lasciò cadere l'accetta , corse a casa con quanto fiato aveva e raccontò ai suoi quello che gli era successo.

«Ma guarda, aver paura di un vecchio orco scemo!>' sgh ignazzò il secondo figlio. <<lo non avrei paura davverob)

Il mattino seguente, il secondo figlio prese un'accetta più grossa e andò lui nel bosco per raccogliere la legna. Adocchiò un grosso albero e calcolò che sarebbe stato sufficiente per l'inverno.

Taac, Taae, ... Taae! Il rumore dell'accetta risuonava nella foresta.

C'era una volta una vecchietta che viveva con i suoi tre figli in una

casetta di legno ai margini di una fitta foresta.

In una fredda giornata autunnale, la vecchia donna chiese al figlio maggiore di andare nella foresta a tagliare legna per il camino.

«Ma devo proprio andare?» chiese il figlio. «Quando farà proprio freddo , potremmo andare tutti a letto. Allora non ci sarebbe bisogno di accendere il fuoco.»

«Bru tto pigraccio!» disse la vecchia. «Non possiamo mica restare a letto tutto l'inverno. Tu sei il più forte dei miei figli, perciò muoviti e vai a fare legna. »

Al giovanotto non piaceva molto lavorare, ma alla fine si decise e prese con sé l'accetta piÙ piccola che trovò in casa . Si addentrò nella foresta e si avvicinò a un albero mezzo marcio.

«Non dovrebbe essere troppo faticoso da abbattere» pensò, e alzò l'accetta. Aveva appena iniziato il lavoro quando sentì una botta su una spalla. Si girò e cosa vide davanti a sé? L'orco più brutto e disgustoso che si possa immaginare. Aveva un occhio rosso in mezzo alla fronte e un naso bitorzoluto e storto come la radice di un vecchio albero.

«Ehi, tu, superman! » gridò l'Orco. «Se ti azzardi ad abbattere anche un solo albero della mia foresta , ti spacco in cinquanta pezzi! »

Il giovane lasciò cadere l'accetta , corse a casa con quanto fiato aveva e raccontò ai suoi quello che gli era successo.

«Ma guarda, aver paura di un vecchio orco scemo!>' sgh ignazzò il secondo figlio. <<lo non avrei paura davverob)

Il mattino seguente, il secondo figlio prese un'accetta più grossa e andò lui nel bosco per raccogliere la legna. Adocchiò un grosso albero e calcolò che sarebbe stato sufficiente per l'inverno.

Taac, Taae, ... Taae! Il rumore dell'accetta risuonava nella foresta.

Page 29: I Racconta Storie n.1

E infatti, dopo un po', ecco che l'Orco gli si parò davanti.

«Ehi tu, energumeno! Ma che diavolo credi di fare? Se alzi l'accetta ancora una volta ti spaccherò in cento pezzi!»)

«Non crederai mica che io abbia pa-paura di un v-vecchio o-orco come te v-v-vero? Tu non p-puoi sppaaventarmi. Co-ontinuerò ad abbattere l'aaalbero. »

«La vedremo! » Alzò una delle sue lunghe braccia, strappò un grosso ramo e cominciò a romperlo in minuscoli frammenti.

Quando il secondo fratello vide la tremenda forza dell'Orco, scappò via a gambe levate. Arrivò a casa tutto tremante e il frateIlo maggiore gli chiese:

«Beh, dov'è tutta la legna che hai taglia to?»

«Ho incontrato anch'io l'orribile Orco. Mi ha rincorso per tutta la foresta. È troppo forte l'er me ... è alto più di tre metrÌ. »

Stava ancora parlando quando il frateIlo più piccolo lo interruppe: «lo sì che non avrei paura di lui. Ne sono proprio sicuro. Andrò io nella foresta a raccogliere la legna!»

<au? Ma tu sei troppo giovane anche per tagliare la legna, fi guriamoci se'Ce la faresti con un aTCO simile!»

«Vi prego, lasciatemi andare!» Alla fine, vincendo le sue paure, la

vecchia decise di permettere al figlio minore di andare neIla foresta.

E così il giorno seguente il ragazzo prese l'accetta più grossa che c'era in casa: era così pesante che a malapena poteva alzarla. Andò in cucina e tirò fuori dalla dispensa una forma rotonda di formaggio. Quando i frateIli videro cosa stava facendo lo derisero.

«Cosa pensi di fare con quel formaggio? Vuoi fare merenda con l'Orco?»

Ma il ragazzo non rispose e se ne andò verso la foresta trascinando l' accetta dietro di sé.

Una volta giunto neIla foresta si diresse verso l'albero più grosso: era grande come una casa e così alto che non era possibile vederne la cima. Cercò di sollevare l'enorme accetta , ma dovette lasciarla cadere ... e ancora una volta il rumore fece accorrere l'Orco.

«Ma che storia è questa! Un altro! E questo è appena un ragazzo! Se tagli il mio albero ti spaccherò in mille pezzi! »

Il ragazzo guardò l'Orco dritto neIl'occhio. «Provaci e ti schiaccerò ~

E infatti, dopo un po', ecco che l'Orco gli si parò davanti.

«Ehi tu, energumeno! Ma che diavolo credi di fare? Se alzi l'accetta ancora una volta ti spaccherò in cento pezzi!»)

«Non crederai mica che io abbia pa-paura di un v-vecchio o-orco come te v-v-vero? Tu non p-puoi sppaaventarmi. Co-ontinuerò ad abbattere l'aaalbero. »

«La vedremo! » Alzò una delle sue lunghe braccia, strappò un grosso ramo e cominciò a romperlo in minuscoli frammenti.

Quando il secondo fratello vide la tremenda forza dell'Orco, scappò via a gambe levate. Arrivò a casa tutto tremante e il frateIlo maggiore gli chiese:

«Beh, dov'è tutta la legna che hai taglia to?»

«Ho incontrato anch'io l'orribile Orco. Mi ha rincorso per tutta la foresta. È troppo forte l'er me ... è alto più di tre metrÌ. »

Stava ancora parlando quando il frateIlo più piccolo lo interruppe: «lo sì che non avrei paura di lui. Ne sono proprio sicuro. Andrò io nella foresta a raccogliere la legna!»

<au? Ma tu sei troppo giovane anche per tagliare la legna, fi guriamoci se'Ce la faresti con un aTCO simile!»

«Vi prego, lasciatemi andare!» Alla fine, vincendo le sue paure, la

vecchia decise di permettere al figlio minore di andare neIla foresta.

E così il giorno seguente il ragazzo prese l'accetta più grossa che c'era in casa: era così pesante che a malapena poteva alzarla. Andò in cucina e tirò fuori dalla dispensa una forma rotonda di formaggio. Quando i frateIli videro cosa stava facendo lo derisero.

«Cosa pensi di fare con quel formaggio? Vuoi fare merenda con l'Orco?»

Ma il ragazzo non rispose e se ne andò verso la foresta trascinando l' accetta dietro di sé.

Una volta giunto neIla foresta si diresse verso l'albero più grosso: era grande come una casa e così alto che non era possibile vederne la cima. Cercò di sollevare l'enorme accetta , ma dovette lasciarla cadere ... e ancora una volta il rumore fece accorrere l'Orco.

«Ma che storia è questa! Un altro! E questo è appena un ragazzo! Se tagli il mio albero ti spaccherò in mille pezzi! »

Il ragazzo guardò l'Orco dritto neIl'occhio. «Provaci e ti schiaccerò ~

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come schiaccio questa pietra», e così dicendo prese la forma di formaggio e la schiacciò forte fra le mani. Il formaggio schizzò un po' dappertutto e il pezzo più grosso andò a colpire l'Orco proprio nel suo grande occhio fiammeggiante .

«Va bene, va bene!» gridò l'Orco. «Non spiaccicarmi come quella pietra. Puoi tagliare tutti gli alberi che vuoi. Anzi, li taglierò io per te: sì, sì, li taglierò a pezzi e te li porterò fino a casa.»

E da quel giorno l'Orco continuò sempre a portare alla vecchia donna e ai suoi figli tutta la legna di cui avevano D:·Lso·gno~~.~;

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come schiaccio questa pietra», e così dicendo prese la forma di formaggio e la schiacciò forte fra le mani. Il formaggio schizzò un po' dappertutto e il pezzo più grosso andò a colpire l'Orco proprio nel suo grande occhio fiammeggiante .

«Va bene, va bene!» gridò l'Orco. «Non spiaccicarmi come quella pietra. Puoi tagliare tutti gli alberi che vuoi. Anzi, li taglierò io per te: sì, sì, li taglierò a pezzi e te li porterò fino a casa.»

E da quel giorno l'Orco continuò sempre a portare alla vecchia donna e ai suoi figli tutta la legna di cui avevano D:·Lso·gno~~.~;

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