I poeti e lÕAccademia: le Rime degli Arcadi...

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Università degli Studi di Parma Dottorato di ricerca in Italianistica e Filologia romanza Ciclo XXIII I poeti e l’Accademia: le Rime degli Arcadi (1716-1781) coordinatrice: chiar.ma prof.ssa Gabriella Ronchi tutor: chiar.mo prof. William Spaggiari dottoranda: Stefania Baragetti a.a. 2009-2010

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Universit degli Studi di Parma

Dottorato di ricerca in Italianistica e Filologia romanza

Ciclo XXIII

I poeti e lAccademia:

le Rime degli Arcadi (1716-1781)

coordinatrice:

chiar.ma prof.ssa Gabriella Ronchi

tutor:

chiar.mo prof. William Spaggiari

dottoranda: Stefania Baragetti

a.a. 2009-2010

Indice

Premessa 1

PARTE PRIMA

1. Le accademie romane fra Sei e Settecento 5

2. I custodiati

2.1 Giovan Mario Crescimbeni (1690-1728) 27

2.2 Francesco Maria Lorenzini (1728-1743) 71

2.3 Michele Giuseppe Morei (1743-1766) 85

2.4 Giuseppe Brogi (1766-1772) 103

2.5 Gioacchino Pizzi (1772-1790) 107

3. Levoluzione delle forme metriche 142

4. Considerazioni 161

PARTE SECONDA

Indici delle Rime degli Arcadi 168

Bibliografia 485

Pastori dArcadia 523

1

Premessa

Il lavoro si propone di ripercorrere la storia dellaccademia dellArcadia, muovendo

dalle Memorie istoriche compilate dal terzo custode Michele Giuseppe Morei, nel 1761,

fino ai profili pi recenti, come quello tracciato da Maria Teresa Acquaro Graziosi, nel

1991, in occasione delle celebrazioni del terzo centenario della nascita del sodalizio.1

Strumento privilegiato per ricostruire le vicende della sede romana, e i suoi rapporti con

i nuclei periferici, sono i quattordici volumi delle Rime degli Arcadi, silloge ufficiale del

cenacolo, editi fra il 1716, durante la reggenza di Giovan Mario Crescimbeni, e il 1781,

sotto le insegne pastorali di Gioacchino Pizzi. Attraverso questo vastissimo corpus

lirico (quasi seimila componimenti), forse mai convenientemente esplorato nei suoi vari

aspetti, e qui valutato anche secondo le dinamiche editoriali, si dunque tentato di

svolgere unindagine complessiva (prendendo avvio dal fondamentale studio condotto

da Amedeo Quondam sui primi nove volumi pubblicati da Crescimbeni, nel 1716-22)2 e

di analizzare le scelte di contenuto e stile, documentando il progressivo accoglimento

delle misure libere, influenzato soprattutto dopo ledizione dei Versi sciolti di tre

eccellenti moderni autori, curata da Saverio Bettinelli (1758).

A un panorama del contesto culturale romano fra Sei e Settecento, animato, fra le

altre, dallaccademia Reale di Cristina di Svezia (1674), che cre le basi per la nascita

dellArcadia, seguono le analisi dei cinque custodiati (1690-1790), anche ricorrendo ai

materiali manoscritti conservati presso le biblioteche Ambrosiana e Braidense di

Milano, Angelica di Roma e Palatina di Parma. Dopo la reggenza di Crescimbeni

(1690-1728), che impose limmagine dellaccademia attraverso la creazione di una

solida struttura burocratica e di una fitta trama clientelare, si apr una lunga fase di crisi

(testimoniata anche dalla discontinuit delle pubblicazioni delle Rime), coincidente con

i custodiati di Francesco Maria Lorenzini (1728-43), Michele Giuseppe Morei (1743-

66) e Giuseppe Brogi (1766-72); gli interessi per la scienza e la filosofia segnarono una

1 Michele Giuseppe Morei, Memorie istoriche delladunanza degli Arcadi, Roma, de Rossi, 1761; Maria Teresa Acquaro Graziosi, LArcadia. Trecento anni di storia, Roma, Palombi, 1991. 2 Amedeo Quondam, Listituzione Arcadia. Sociologia e ideologia di unaccademia, in Quaderni storici, VIII (maggio-agosto 1973), pp. 389-438.

2

ripresa nel ventennio di Gioacchino Pizzi (1772-90), destinata per a infrangersi alle

soglie della Rivoluzione (il percorso idealmente si chiude con lode di Carlo Castone

Della Torre di Rezzonico Per lanno secolare dArcadia, 1790). Concludono la prima

sezione un capitolo dedicato allanalisi dellevoluzione delle forme metriche nelle Rime

degli Arcadi, non senza una rassegna di temi e motivi dominanti. La seconda parte

comprende il repertorio metrico, secondo gli schemi fissati da Pietro G. Beltrami e da

Rodolfo Zucco:3

1. le lettere maiuscole segnalano gli endecasillabi e le minuscole i versi brevi. Le misure

sono inoltre specificate dal numero in pedice alla lettera.

2. P, S, T (anche nelle forme minuscole) definiscono i versi piani, sdruccioli e

tronchi irrelati.

3. s e t in pedice alla lettera qualificano le rime sdrucciole e tronche (cfr. lo schema

s7a7ts7a7t dellode-canzonetta di Lorenzo Magalotti Quanto volete, o Nuvole, in

RdA, vol. IV, p. 234). Il verso si intende piano in assenza di indicazioni.

4. il simbolo / divide lo schema delle stanze delle canzoni da quello del congedo.

5. i numeri fra parentesi tonde alla destra degli incipit dei versi indicano il numero delle

strofe del componimento.

Nella trascrizione dei documenti manoscritti e degli incipit si provveduto alla

distinzione fra accento acuto e accento grave secondo luso corrente; alla soppressione

degli accenti sui monosillabi (qu > qui) e al loro ripristino dove necessario (ne > n);

alladattamento delluso dellapostrofo e della h (nelle voci verbali); ad una minima

regolarizzazione dellinterpunzione. Le abbreviazioni r e v, r1 e v1 indicano

rispettivamente il recto e il verso dei fogli doppi del carteggio fra Gioacchino Pizzi e

Angelo Mazza, conservato nel Fondo Micheli Mariotti della Biblioteca Palatina di

Parma (Epistolario di Angelo Mazza, cass. II). Sono inoltre stati adottati i seguenti segni

convenzionali:

1. il simbolo [?] posto di seguito a parola di lettura incerta.

3 Pietro G. Beltrami, La metrica italiana, Bologna, il Mulino, 1991 (2002), pp. 10-2; Rodolfo Zucco, Istituti metrici del Settecento. Lode e la canzonetta, Genova, Name, 2001, pp. 11-3.

3

2. il segno || segnala un vocabolo indecifrabile.

3. le parentesi < > contengono le integrazioni di termini incompleti.

Delle Rime degli Arcadi sono stati utilizzati gli esemplari della Biblioteca Comunale Sormani (Milano; VET. J. VET. 170), della Nazionale Braidense (Milano; TT. 02. 0049-57) e della Palatina (Parma; CC IX. 27353 1-14).

Sigle:

BAM Biblioteca Ambrosiana, Milano BAR Biblioteca Angelica, Roma BNB Biblioteca Nazionale Braidense, Milano BPP Biblioteca Palatina, Parma FMM Fondo Micheli Mariotti (in BPP)

Al termine di questo lavoro vorrei esprimere la mia pi sincera gratitudine al prof. William Spaggiari, sempre prodigo di consigli e di suggerimenti preziosi, e altres ringraziare le amiche Rosa Necchi e Anna Maria Salvad. Dedico questo lavoro ad Andrea e a Giulia.

4

Parte prima

5

1. Le accademie romane fra Sei e Settecento

1. Tra la fine del Seicento e i primi decenni del secolo successivo numerose

accademie pubbliche e adunanze private, spesso effimere, costellarono il panorama

culturale romano. Luoghi di conversazione e di socialit (a volte istituiti per ragioni

clientelari), di incentivo agli studi (di ambito religioso, scientifico, artistico o letterario)

e di confronto con le idee doltralpe, i circoli furono promossi e frequentati da

ecclesiastici, nobili che vantavano legami di parentela con dignitari curiali, eruditi

romani e forestieri, attirati nella citt pontificia anche dalle prospettive di

avanzamento economico.1

Da un progetto maturato nelle discussioni fra il nipote di Clemente IX, Tomaso

Rospigliosi, il cardinale Giovanni Bona, il teologo e matematico Michelangelo Ricci e il

custode della Biblioteca Vaticana Lukas Holste deriv la Conferenza dei Concili,

istituita il 30 giugno 1671 nel convento degli agostiniani scalzi di S. Nicola da

Tolentino da Giovanni Giustino Ciampini, collaboratore del Giornale de Letterati di

Roma, maestro dei brevi di grazia e prefetto dei brevi di giustizia per incarico di papa

Rospigliosi (1669).2 Trasferitasi nel dicembre dello stesso anno nella biblioteca del

Collegio di Propaganda Fide, e nominato segretario il lettore di filosofia e teologia

Giovanni Pastrizio, durante gli incontri quindicinali ladunanza ragionava sulle

questioni teologiche muovendo dallapprofondimento della storia dei concili.3 Per

quanto fosse orientata allaffermazione del prestigio culturale del clero e allincremento

delle partecipazioni il pi delle volte motivate da esigenze di rappresentanza politica,

1 Cfr. Amedeo Quondam, LAccademia, in Letteratura italiana, diretta da Alberto Asor Rosa, vol. I (Il letterato e le istituzioni), pp. 823-94, alle pp. 886-98; Riccardo Merolla, Lo Stato della Chiesa, ivi, vol. II (Storia e geografia. II. Let moderna), pp. 1019-109, alle pp. 1019-74; Maria Pia Donato, Accademie romane. Una storia sociale (1671-1824), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2000, pp. 13-76. 2 Cfr. la missiva del 20 giugno 1673 dellabate Michele Giustiniani al cardinale Mario Albrici (in Michele Giustiniani, Lettere memorabili [], Roma, Tinassi, 1667-75, 3 voll., nel vol. III, pp. 626-32); Eusevologio romano, trattati X, pp. 113-6, e XII, pp. LXII-LXIII; Maylender, vol. II, pp. 40-3; Pio Paschini, La Conferenza dei Concili a Propaganda Fide, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, XIV (1960), pp. 371-82; Donato, Accademie romane, pp. 13-26. Per notizie biografiche su Ciampini si vedano i profili di Vincenzo Leonio (in VdA, vol. II, pp. 195-254), di Domenico Fabbretti (nelle Notizie istoriche, vol. I, pp. 136-40) e di Silvia Grassi Fiorentino in DBI, vol. XXV, 1981, pp. 136-43. 3 Su Pastrizio cfr. la biografia di Giuseppe Maria Perrimezzi nelle Notizie istoriche, vol. II, pp. 146-53; e Isidoro Carini, LArcadia dal 1690 al 1890. Memorie storiche, Roma, Cuggiani, 1891, vol. I (Contributo alla storia letteraria dItalia del secolo XVII e de principii del XVIII), pp. 312-3.

6

lorganizzazione di una sola assemblea pubblica annuale a partire dal pontificato di

Innocenzo XI (1676) determin un temporaneo declino del consesso.4 Dopo la morte di

Pastrizio (1708) e lintervento di Clemente XI, a sua volta membro dei Concili insieme a

Prospero Lambertini (papa Benedetto XIV dal 1740), il rilancio del cenacolo fu affidato

agli accademici Lorenzo Zaccagni, custode della Vaticana, Giusto Fontanini, professore

di eloquenza nellateneo romano, e Domenico Bencini, designato segretario, incaricati

di redigere un nuovo statuto e di regolare le ammissioni; vi entrarono cos il cardinale

Annibale Albani, nipote del pontefice, e nel 1714 il friulano Giuseppe Bini, arcade con

il nome di Tegeso Acroniano.5

Contemporaneamente sorsero altre accademie: nel convento dei SS. Cosma e

Damiano dei Terziari francescani dal 1682 si tennero riunioni mensili istituite dal rettore

Angelo Garini, per discutere delle materie Istoriche, Canoniche, e Dogmatiche de

Sagri Concilij, con tre discorsi dun quarto, e mezzo dhora per ciascuno da tre

Accademici;6 lanno seguente presero avvio le pubbliche adunanze nel monastero dei

celestini di S. Eusebio sullEsquilino, dove i convenuti (monaci, lettori di teologia e

studenti) affrontavano in tre questioni, o punti, le materie dellIstoria [Ecclesiastica],

de Canoni, o Decreti, e de dogmi, con diversi dubbij, o riflessioni morali causate da i

medesimi Concilij.7 Nel 1694, nel collegio di S. Paolo alla Regola dei Terziari

francescani, fu inaugurata laccademia dei Dogmi per servire di Maestra delle Verit

Catoliche;8 posta sotto la tutela celeste di S. Paolo e quella terrena dei cardinali

4 LAccademia nostra delle materie Ecclesiastiche de Concilj [] ha preso piede cos grande, che non si tiene mai [] Adunanza, che non vi siano quattro o cinque Cardinali, oltre una quantit di Prelati, che tutti vi vengono senza esservi invitati. [] Credo, che ogni giorno pi si andar avanzando, perch il Papa ha mostrato di gradire questo virtuoso esercizio, anzi d speranza di volerlo promovere sempre pi []; cos il sacerdote reggiano Girolamo Toschi, membro dei Concili, ragguagliava il conterraneo Apollinare Rocca in una lettera del 23 luglio 1677 (cfr. Girolamo Tiraboschi, Biblioteca modenese o notizie della vita e delle opere degli scrittori natii degli Stati del Serenissimo Signor Duca di Modena, Modena, Societ Tipografica, 1781-86 [rist. anast. Bologna, Forni, 1970], 6 voll., nel vol. V, pp. 284-7, a p. 285). 5 Su Bini cfr. Armando Petrucci in DBI, vol. X, 1968, pp. 514-6; per i suoi rapporti con laccademia ciampiniana si veda Paschini, La Conferenza dei Concili a Propaganda Fide, pp. 377-82. 6 Eusevologio romano, trattato XII, pp. LXIII-LXIV; e Antonino Mongitore, Bibliotheca sicula, sive de scriptoribus siculis qui tum vetera, tum recentiora saecula illustrarunt notitiae locupletissime, Panormi, Bua (1708), poi Felicella, 1714 (rist. anast. Bologna, Forni, 1971), 2 voll., nel vol. I, pp. 77-8 (in cui il cenacolo definito Conciliorum Academia); Donato, Accademie romane, p. 51. 7 Eusevologio romano, trattato XII, pp. LVII-LVIII, a p. LVII; e Donato, Accademie romane, p. 51. 8 Eusevologio romano, trattato XII, pp. LXV-LXVII, a p. LXV (a p. LXVII si esorta il cenacolo ad assumere limpresa raffigurante uno sciame dApi, le quali ingegnosamente fabricano col loro studio il Mele negli Alveari; e con i loro risentiti pungoli lo difendono dalle male bestie: con il Motto dal Tasso; Armata Clementia: alludendo alla cortese difesa, che con la forza delle loro ragioni, con la soavit della loro eloquenza, e con la destrezza de loro argomenti sostengono le incontrastabili verit de Dogmi Cattolici,

7

Giovanni Francesco Albani (papa Clemente XI dal 1700) e Lorenzo Altieri, nel 1695

ladunanza fu trasferita alla Sapienza e formalizzata lanno dopo con la promulgazione

degli Statuta Academiae Dogmaticae editi nel modenese Giornale de Letterati di

Benedetto Bacchini.9 Nello stesso periodo il nobile fiorentino Raffaele Cosimo

Girolami, legato agli ambienti della Propaganda Fide, diede vita allaccademia

Teologica (1695), riunitasi nei primi anni nel palazzo del cardinale Giuseppe Renato

Imperiali, di cui il Girolami era uditore. Istituito per promuovere le discussioni di storia

sacra e di teologia scolastica, il consesso fu ufficializzato da un breve di Clemente XI

(23 aprile 1718), che ne assegn la sede definitiva nella Sapienza.10

Distintosi nella costituzione della Conferenza dei Concili, Ciampini leg il proprio

nome anche alla nascita di un sodalizio scientifico ispirato allAcadmie Royale des

Sciences e alla Royal Society, pur senza dimenticare le accademie degli Investiganti di

Napoli (1650), del Cimento di Firenze (1657-67) e degli allora declinanti Lincei.

Inaugurata il 5 agosto 1677 con un discorso del segretario Girolamo Toschi, estensore

del programma e compilatore dei verbali degli incontri, a partire dal 19 settembre dello

stesso anno laccademia Fisico-matematica prese a riunirsi in forma privata nella

dimora di Ciampini in S. Agnese in Agone, con la promessa da parte di Cristina di

Svezia (in realt mai messa in atto per ragioni economiche) di ospitare le adunanze

pubbliche nella galleria inferiore di palazzo Riario e di adibire una camera adiacente

alla custodia della strumentazione scientifica acquistata dal promotore.11 Durante le

sedute informali, senza possesso danzianit, e senza veruna differenza di grado;

secondo il vero sistema della sincerit virtuosa, nulla curante, che di sapere, il

e col zelo armato, e risentito ribattano [] lardimento de profani Maestri dellEresia []). Si vedano inoltre Maylender, vol. II, pp. 220-1; e Donato, Accademie romane, pp. 52-4. 9 Lo statuto segnalato in Pezzana, vol. III, p. 883. 10 Cfr. Maylender, vol. V, pp. 299-302; Donato, Accademie romane, pp. 54-8; e il profilo del Girolami di Stefano Tabacchi in DBI, vol. LVI, 2001, pp. 525-6. Vicina agli ambienti curiali, laccademia degli Inaspettati fu promossa nel novembre 1696 nella sagrestia di S. Carlo al Corso da un gruppo di segretari dei prelati e dignitari laici; cfr. Eusevologio romano, trattato XII, pp. LIX-LXII, e Maylender, vol. III, pp. 185-6. 11 Sullaccademia si vedano la lettera del 23 luglio 1677 di Girolamo Toschi ad Apollinare Rocca (in Tiraboschi, Biblioteca modenese, vol. V, pp. 285-6); Eusevologio romano, trattato XII, pp. XXXIX-LXI; Maylender, vol. III, pp. 11-7; Salvatore Rotta, Laccademia fisico-matematica ciampiniana: uniniziativa di Cristina?, in Cristina di Svezia. Scienza ed alchimia nella Roma barocca, a cura di Wilma Di Palma e Tina Bovi, Bari, Dedalo, 1990, pp. 99-186; Donato, Accademie romane, pp. 26-34. Per limpresa, lEusevologio romano (trattato XII, p. LXI) avanzava due proposte: un innesto con lespressione Utraque unum (nel Corpo salluderebbe al vago accoppiamento della Filosofia speculativa, Morale, e Naturale con la curiosa Sperienza de gli effetti ammirabili della Natura, togliendosi con tal innesto la selvatichezza dellignoranza con il domestico intrecciamento del sapere, e col magistero dello Studio, e della fatica il rozzo et inculto dellOzio, e della Pigrizia), o un cannocchiale accompagnato dal motto Et remotissima prope (alludendo allingegnosa curiosit de Signori Accademici []).

8

momento dellesposizione teorica e del dibattito intorno a quattro ambiti disciplinari

(filosofico, medico, matematico e meccanico) era affiancato da quello dimostrativo.12

Nel sodalizio, forte dei rapporti intrecciati con istituti scientifici (fra cui gli osservatori

di Danzica, di Parigi e di Greenwich) e corrispondenti italiani e stranieri

(dallastronomo Geminiano Montanari a Gottfried Wilhelm Leibniz, che nel 1689

soggiorn a Roma),13 confluirono inoltre gli interessi per lantiquaria (sullesempio

della Royal Society) e per la costruzione dei microscopi. Le indagini astronomiche

furono promosse soprattutto a seguito dellavvistamento di una grande cometa nel

novembre 1680 (quella che poi divenne nota col nome di Halley, e che sollecit, fra gli

altri, gli studi di Carlo Antonio Cellio e di Domenico Quartaroni)14 e dallarrivo a Roma

dellallievo del Montanari (1684), il veronese Francesco Bianchini, subito distintosi

nello studio delle comete e nelle ricerche sul pianeta Venere (poi raccolte in volume nel

1728 per Giovanni V di Portogallo).15 Indebolito dagli scontri con gli atomisti

napoletani e i quietisti (il fisico-matematico Antonio Oliva, promotore della setta ateista

dei Bianchi, mor nelle carceri dellInquisizione nel 1691, mentre il sodale Agostino

Maria Taia era stato arrestato quattro anni prima), il cenacolo si estinse alla morte del

fondatore nel 1698.16

Frequentata da alcuni esponenti del gruppo ciampiniano (nellaprile 1685 Francesco

Bianchini vi pronunci la dissertazione De methodo philosophandi in rebus physicis),

12 Si fa in tutte le prime Domeniche dogni Mese, su le 22 hore, un Discorso da uno, o pi de soggetti della medesima Accademia sopra qualche argomento proposto dal Segretario, spettante a qualche cosa naturale, o pensiero curioso sperimentabile; recandosi in mezzo il soggetto di essi, con gli opportuni stromenti mecanici per rintracciarne gli effetti. Quindi si passa allosservazione di diverse curiose sperienze Fisiche; poi al Filosofarne, discorrerne []; deducendosene in conclusioni le pi vere, e probabili, registrate poi con le erudite riflessioni raccolte dal Segretario nel Volume dellAccademie (Eusevologio romano, trattato XII, p. LX). 13 Cfr. Salvatore Rotta, Scienza e Pubblica felicit in Geminiano Montanari, in Miscellanea Seicento, Firenze, Le Monnier, 1971, 2 voll., nel vol. II, pp. 63-208; su Montanari si veda anche la voce di Giorgio Tabarroni in Dictionary of scientific biography, directed by Charles Coulston Gillispie, New York, Scribner, 1970-90, 18 voll., nel vol. IX, 1974, pp. 484-7. 14 Sullaccademia istituita da Domenico Quartaroni nel palazzo Pamphili a Piazza Navona, cfr. Andr Robinet, LAccademia Matematica de D. Quartaroni et le Phoranomus de G. W. Leibniz (Rome, 1689), in Nouvelles de la rpublique des lettres, X (1991), pp. 7-18. 15 Per informazioni biografiche su Bianchini si vedano il profilo di Giovanni Francesco Baldini in VdA, vol. V, pp. 115-29; SI, vol. II, pt. II, pp. 1167-77; e la voce di Salvatore Rotta in DBI, vol. X, 1968, pp. 187-94. Agli studi astronomici Bianchini affianc la passione per lantiquaria maturata a contatto dellamico, e co-accademico fisico-matematico, Raffaele Fabbretti: Ma se il giorno stava il nostro Prelato sotterra a leggere, e fedelmente copiar le iscrizioni de morti [nei colombari scoperti nel 1725 sulla via Appia], stava la notte vegliante col cannocchiale allocchio ad osservare, e scoprire le maraviglie del Cielo (Baldini, Vita di Monsignor Francesco Bianchini, p. 122). In onore di Alessandro Albani lerudito veronese fond laccademia degli Antiquari Alessandrini, nel palazzo del Quirinale, nel 1700. 16 Cfr. Luciano Osbat, Linquisizione a Napoli. Il processo agli ateisti 1688-1697, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1974, pp. 43-132; Rotta, Laccademia fisico-matematica Ciampiniana, pp. 173-4; Donato, Accademie romane, pp. 41-44. Sul sodalizio dei Bianchi cfr. Maylender, vol. I, p. 451.

9

laccademia Medica fu inaugurata il 10 maggio 1681 nel palazzo del ferrarese Girolamo

Brasavola, medico di Cristina di Svezia e di Carlo Pio di Savoia, suo protettore, per

discutere familiarmente de i mali, che per avventura havessero [i medici] in Cura, ad

effetto, che senza politico rossore, o rispetto potesse ognuno chieder pareri, [] per

benefizio de loro Infermi.17 Incerte sono le ragioni della chiusura intorno al 1689,

probabilmente per limpossibilit di garantire il regolare svolgimento delle tornate a

causa degli impegni assunti nel frattempo da alcuni accademici: nel 1684 il romano

Giovanni Maria Lancisi era stato nominato professore di anatomia alla Sapienza, mentre

Brasavola era diventato archiatra pontificio.18

Alle indagini scientifiche si dedicarono altres il cenacolo dei Semplici, promosso da

papa Alessandro VII (1655-67) per la cura delle variet botaniche dellorto di S. Pietro in

Montorio,19 e i Simposiaci (1662), che alternavano le discussioni su argomenti

filosofico-scientifici allesercizio poetico;20 stessa impostazione seguita dallaccademia

del Platano (1688) e da quella dei Pellegrini (1693), che ogni Scienza, e liberale Arte

abbracciava.21

Molte le adunanze letterarie sostenute dallaristocrazia cittadina. Al 1603, lo stesso

anno di fondazione dei Lincei, risale la nascita dellaccademia degli Umoristi, attiva

sotto il patrocinio barberiniano fino al 1670 (dopo un silenzio di quasi cinquantanni fu

rinnovata da Clemente XI, che ne affid la direzione al nipote Alessandro Albani); fra il

1625 e il 1688, derivati da un gruppo di Umoristi, i Fantastici si riunirono nel convento

dei SS. Apostoli.22 Nel 1641 apr i battenti laccademia degli Intrecciati di Giuseppe

17 Si vedano Eusevologio romano, trattato XII, pp. LXXXII-LXXXIV; Maylender, vol. IV, pp. 28-9; Rotta, Laccademia fisico-matematica Ciampiniana, pp. 150-4; Donato, Accademie romane, pp. 34-5 e 37-9. Su Brasavola cfr. SI, vol. II, pt. IV, pp. 2029-30; e il profilo di Giuliano Gliozzi in DBI, vol. XIV, 1972, p. 53. 18 Su Lancisi cfr. le voci di Carlo Castellani (in Dictionary of scientific biography, vol. VII, 1973, pp. 613-4) e di Cesare Preti in DBI, vol. LXIII, 2004, pp. 360-4. Per gli altri istituti di studi anatomici (negli ospedali della Consolazione, di S. Spirito, di S. Giacomo deglIncurabili e nella Sapienza) si rimanda a Eusevologio romano, trattato XII, pp. XXIII-XXVI. 19 Cfr. Eusevologio romano, trattato XII, pp. XX-XXIII; e Maylender, vol. V, p. 157. 20 Cfr. Eusevologio romano, trattato XII, pp. XXXII-XXXV; Maylender, vol. V, pp. 182-6. 21 Eusevologio romano, trattato XII, pp. LIV-LV e LXV; si vedano anche Giacinto Gimma, Elogi accademici della Societ degli Spensierati di Rossano [], Napoli, Troise, 1703, 2 voll., nel vol. II, pp. 175-6; Francesco Saverio Quadrio, Della storia e della ragione dogni poesia, Bologna, Pisarri (poi Milano, Agnelli), 1739-52, 4 voll. (in 6 tt.) e lIndice universale, nel vol. I, pp. 100-1; Maylender, vol. IV, pp. 242-3 (Pellegrini) e 292-4 (Platano). 22 Sugli Umoristi cfr. Eusevologio romano, trattato XII, pp. XVIII-XIX; Maylender, vol. V, pp. 370-81; Laura Alemanno, LAccademia degli Umoristi, in Roma moderna e contemporanea, III (gennaio-aprile 1995), pp. 97-120. Per i Fantastici si vedano Eusevologio romano, trattato XII, pp. XXVIII-XXIX; Quadrio, Della storia e della ragione dogni poesia, vol. I, p. 99; Maylender, vol. II, pp. 346-8. Dal sodalizio uscirono una raccolta di Poesie (Roma, Grignano, 1637) e lAccademia tenuta da Fantastici a 12 di maggio 1655 in applauso della S.t di N. S. Alessandro VII (Roma, Mascardi, 1655).

10

Carpani, professore di diritto civile alla Sapienza, dove lo studio delle materie legali era

affiancato dallattivit letteraria praticata nel corso di quattro adunanze religiose

allanno, mentre al 1650 risale il cenacolo degli Infecondi, protetto dal cardinale Felice

Rospigliosi.23 Laccademia Ottoboniana (ex Disuniti) fu regolarizzata nel 1695, nel

palazzo della Cancelleria Apostolica dal cardinale Pietro Ottoboni, che ospit

esercitazioni letterarie, trattenimenti musicali e teatrali, con la collaborazione degli

arcadi (fra i quali Vincenzo Leonio, Pompeo Figari e Giuseppe Paolucci).24 Di belle

lettere si occuparono inoltre gli istituti collegiali: agli inizi del Seicento, nel Seminario

Clementino, presero a riunirsi i Vogliosi, giovani convittori che ogni settimana si

confrontavano anche su tematiche morali e scientifiche, ma sostituiti quasi un secolo

dopo dal cenacolo degli Stravaganti (sede dallaprile 1695 della Rappresentanza

arcadica Stravagante), posto sotto la tutela di Cristina di Svezia.25 A questo si

aggiungano gli Inculti del Collegio Nazzareno, dove l11 novembre 1717 fu dedotta la

Rappresentanza Nazzarena sostituita ventisei anni dopo dalla colonia Inculta, e i Parteni

nel Seminario Romano (1611), che dal maggio 1716 ospit la Rappresentanza

Ravvivata.26

2. Allinterno di questo articolato panorama era destinata ad imporsi laccademia

Reale di Cristina di Svezia, in cui la molteplicit delle discipline coltivate rifletteva

leclettismo della promotrice, che fin dagli anni del regno aveva voluto circondarsi di

23 Sugli Intrecciati cfr. Eusevologio romano, trattato XII, p. XXX; Quadrio, Della storia e della ragione dogni poesia, vol. I, p. 100; Maylender, vol. III, pp. 336-8; Donato, Accademie romane, p. 36. Nello stesso anno, per i tipi della medesima stamperia, lorvietano Antonio Stefano Cartari, principe del consesso, cur le pubblicazioni dei Discorsi Sacri e Morali detti nellAccademia de glIntrecciati e dei Fasti dellAccademia de glIntrecciati nelli quali sono descritte le Accademie di belle lettere finhora tenute (Roma, Reverenda Camera Apostolica, 1673). Per gli Infecondi si vedano Eusevologio romano, trattato XII, p. XXXI; Quadrio, Della storia e della ragione dogni poesia, vol. I, p. 100 (che indica come anno di fondazione il 1653), e Indice universale, p. 23; Maylender, vol. III, pp. 253-60. Al Rospigliosi il cenacolo dedic una silloge di Poesie (Venezia, Pezzana, 1678) e lAccademia funebre celebrata il 22 luglio 1688. 24 Quanto alla cerchia ottoboniana, si vedano Quadrio, Della storia e della ragione dogni poesia, vol. I, pp. 100-1; Maylender, voll. II, pp. 212-3 (Disuniti), e IV, pp. 173 (Ottoboniana); Sandro Baldoncini, LOtthoboniana. Accademia romana del Settecento, in Accademie e biblioteche dItalia, XLII (gennaio-aprile 1974), pp. 33-42; Maria Letizia Volpicelli, Il Teatro del cardinale Ottoboni al Palazzo della Cancelleria, in Il teatro a Roma nel Settecento, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1989, 2 voll., nel vol. II, pp. 681-782; Flavia Matitti, Il cardinale Pietro Ottoboni mecenate delle arti. Cronache e documenti (1689-1740), in Storia dellArte, XXVI (1995), pp. 156-243. 25 Cfr. Eusevologio romano, trattato XII, pp. XXXV-XXXVI; Quadrio, Della storia e della ragione dogni poesia, vol. I, p. 101; Maylender, vol. V, pp. 274 (Stravaganti) e 481-2 (Vogliosi). 26 Cfr. Eusevologio romano, trattato XII, pp. XXVII-XXVIII (Parteni) e XXXVII (Inculti); Quadrio, Della storia e della ragione dogni poesia, vol. I, pp. 98-9 e 101 (Parteni e Ravvivati); Maylender, voll. III, pp. 217 e 224-5, IV, pp. 73 e 218-20.

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dotti europei.27 Giunto a Stoccolma nel settembre 1649 per il tramite dellambasciatore

francese in Svezia Pierre-Hector Chanut, Ren Descartes fu incaricato di compilare il

regolamento per laccademia che Cristina voleva erigere nella sua nuova Atene. La

morte del filosofo dieci giorni dopo la consegna dello statuto (11 febbraio 1650) non

pose fine alliniziativa della regina, che nel 1652 fond un circolo per sollecitare lo

studio della lingua svedese.28 Sotto la direzione del medico Pierre Bourdelot, il neonato

sodalizio umanistico-filologico fu frequentato in particolare dagli stranieri a corte; fra

questi, i bibliotecari Isaac Vossius, insegnante di greco della sovrana, e Gabriel Naud

(gi bibliotecario del cardinale Mazzarino), lo storico dellarte Raphael Trich du

Fresne, lorientalista ed ebraista Samuel Bochart e il suo allievo Pierre-Daniel Huet.29

Trasferitasi a Roma nel dicembre 1655, Cristina non abbandon le aspirazioni

maturate in Svezia.30 Infatti, un mese dopo il suo arrivo, ospite a Palazzo Farnese di

Ranuccio II duca di Parma e Piacenza, il 24 gennaio 1656 la regina inaugur la prima

delle sei adunanze accademiche in cui al confronto su questioni morali seguiva il

concerto finale; ma le difficolt economiche, unitamente alla mancanza di una residenza

27 Figlia unica del re Gustavo II Adolfo e di Maria Eleonora di Brandeburgo, Cristina di Svezia (18 dicembre 1626-19 aprile 1689) eredit il trono a soli sei anni alla morte del padre nella battaglia di Ltzen (6 novembre 1632); ma la reggenza, fino al 1644, fu affidata al cancelliere Axel Gustavsson Oxenstierna. Dopo dieci anni di regno, il 2 maggio 1654 Cristina abdic a Uppsala per abbracciare la religione cattolica. Maturata anche grazie ai gesuiti Paolo Casati e Franois Malines, inviati a Stoccolma nel febbraio 1652 dal padre generale Francesco Piccolomini e dal cardinale Fabio Chigi (papa Alessandro VII dal 1655), e preceduta dalla professione di fede in forma privata a Bruxelles la vigilia di Natale del 1654, la conversione fu sancita a Innsbruck il 3 novembre dellanno successivo alla presenza del legato pontificio Lukas Holste. Un mese dopo la pubblica abiura, il 23 dicembre Cristina fu accolta a Roma, dove il giorno di Natale fu cresimata dal pontefice nella Basilica di S. Pietro e ribattezzata con il nome di Cristina Alessandra. A Roma rimase fino alla morte, salvo tre assenze: dal luglio 1656 al 1658 soggiorn in Francia, mentre nei bienni 1660-62 e 1666-68 si rec in Svezia e ad Amburgo. 28 Cfr. Bernard Quilliet, Cristina regina di Svezia, Milano, Mursia, 1985, pp. 128-54 (I ed. Christine de Sude. Un roi exceptionnel, Paris, Presses de la Renaissance, 1982); Susanna kerman, Queen Christina of Sweden and her circle. The transformation of a seventeenth-century philosophical libertine, Leiden-New York-K!benhavn-Kln, Brill, 1991, pp. 44-69; Jean-Franois de Raymond, La reine Christine et Ren Descartes: une rencontre exceptionnelle, in Nouvelles de la rpublique des lettres, X (1991), pp. 53-62; Ruggero Morresi, Cartesio e la regina Cristina: un enigma, un paradosso, in Cristina di Svezia e la cultura delle accademie, Atti del Convegno internazionale (Macerata-Fermo, 22-23 maggio 2003), a cura di Diego Poli, Roma, Il Calamo, 2005, pp. 203-26. 29 Si vedano kerman, Queen Christina of Sweden and her circle, pp. 103-21; Jean-Franois Battail, rudits la cour de Christine, in Nouvelles de la rpublique des lettres, X (1991), pp. 15-28; Vera Nigrisoli Wrnhjelm, Le accademie svedesi della regina Cristina, in Cristina di Svezia e la cultura delle accademie, pp. 19-32. 30 Cfr. Stefano Fogelberg Rota, Organizzazione e attivit poetica dellAccademia Reale di Cristina di Svezia, in Letteratura, arte e musica alla corte romana di Cristina di Svezia, Atti del Convegno di studi (Lumsa, Roma, 4 novembre 2003), a cura di Rossana Maria Caira e Stefano Fogelberg Rota, Roma, Aracne, 2005, pp. 129-50, alle pp. 129-44.

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stabile, influirono in termini negativi sulliniziativa, che dur il tempo di un carnevale.31

Solo dopo il definitivo trasloco a Palazzo Riario (ora Corsini) in via della Lungara

(1662), Cristina pot accogliere laccademia Reale formalizzata il 24 luglio 1674 e

inaugurata l11 novembre dello stesso anno con unorazione sul tema della virt eroica

pronunciata dal cardinale Francesco Albizzi, esponente del cosiddetto Squadrone

Volante (che appoggi lelezione di Fabio Chigi nel conclave del 1655) diretto dal

cardinale Decio Azzolino, fidato consigliere dellex regina.32

Palazzo Riario divenne dunque un vivace luogo di confronto e sperimentazione. Gli

studi scientifici di Giovanni Alfonso Borelli (a cui Cristina aveva elargito i fondi per

pubblicare il De motu animalium, stampato postumo fra il 1680 e il 1681), di Vitale

Giordano e del fisico-matematico Giovan Domenico Cassini (che nel biennio 1664-65

osserv insieme alla regina il passaggio di due comete) erano affiancati dagli interessi

per lalchimia e le scienze occulte incentivati, fra gli altri, dal danese Ole Borch giunto a

Roma nel 1665.33 Lattivit poetica (in cui si segnalarono alcuni dei futuri esponenti

dellArcadia) conviveva con la passione per il collezionismo artistico, per la musica

(promossa da Arcangelo Corelli, Bernardo Pasquini e da Alessandro Scarlatti, maestro

di cappella nel 1680)34 e per il teatro (a Cristina si deve infatti lapertura del teatro di

Tor di Nona, nel gennaio 1671).35

31 Maylender specifica che allorganizzazione di queste tornate accademiche collaborarono anche i fratelli pesaresi Francesco Maria e Lodovico Santinelli, promotori nel 1645 dellaccademia dei Disinvolti di Pesaro, seguita tre anni dopo dalla fondazione dellomonimo circolo veneziano a cura del solo Francesco Maria (voll. II, pp. 189-92, e IV, pp. 394-417, a p. 400). Sul primo carnevale romano di Cristina si veda Alessandro Ademollo, I teatri di Roma nel secolo decimosettimo, Roma, Pasqualucci, 1888 (rist. anast. Bologna, Forni, 1969), pp. 68-77. 32 Sullorazione cfr. Marie-Louise Rodn, Lanello mancante. Il discorso dapertura della Regia Accademia del cardinale Francesco Albizzi, in Cristina di Svezia e la cultura delle accademie, pp. 261-9; e Stefano Fogelberg Rota, Organizzazione e attivit poetica dellAccademia Reale di Cristina di Svezia, in Letteratura, arte e musica, pp. 144-8. Sul rapporto fra Cristina e lo Squadrone Volante si veda Marie-Louise Rodn, Church Politics in Seventeenth-Century Rome. Cardinal Decio Azzolino, Queen Christina of Sweden, and the Squadrone Volante, Stockholm, Almqvist & Wiksell International, 2000, pp. 91-112, 115-33, 174-83, 229-31. 33 Cfr. Tina Bovi, Il Salotto di Cristina di Svezia e la cultura scientifica della seconda met del 600 a Roma, e Ferdinando Abbri, Gli arcana naturae: filosofia, alchimia e chimica nel Seicento, in Cristina di Svezia. Scienza ed alchimia nella Roma barocca, pp. 15-9 e 49-68; Wilma Di Palma, Urania nel salotto di Cristina, in Cristina di Svezia e Roma, Atti del Simposio tenuto allIstituto Svedese di Studi Classici (Roma, 5-6 ottobre 1995), a cura di Brje Magnusson, Stoccolma, Suecoromana V, 1999, pp. 131-41. Su Borelli si vedano Ugo Baldini in DBI, vol. XII, 1970, pp. 543-51; Thomas B. Settle in Dictionary of scientific biography, vol. II, 1973, pp. 306-14; e Gianni Iacovelli, Giovanni Alfonso Borelli medico alla Corte di Cristina di Svezia, in Cristina di Svezia. Scienza ed alchimia nella Roma barocca, pp. 187-206. Per ragguagli biografici su Cassini si vedano Ren Taton in Dictionary of scientific biography, vol. III, 1971, pp. 100-4; e Augusto De Ferrari in DBI, vol. XXI, 1978, pp. 484-7. Su Giordano cfr. Cesare Preti in DBI, vol. LV, 2000, pp. 289-91. 34 Su Corelli, accolto nel 1690 nellaccademia Ottoboniana in qualit di primo violinista e direttore dei concerti, e ascritto in Arcadia nel 1706 con il nome di Arcomelo Erimanteo (cfr. Onomasticon, p. 25), si

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Gi autrice del regolamento del circolo di casa Farnese, anche in questo caso la

regina stil le leggi accademiche (1680), illustrando in limine ai ventotto articoli i

motivi della nascita del sodalizio, spronato ad agire secondo il dettame della retta

ratione, e secondo lautorit degli Autori classici (articolo XXVIII):

La M.st della Regina volendo dar un nobil essercizio, et eccitamento di gloria, e dhonore a chiunque habbia vaghezza derudizione, e di lettere, ha eretta nel suo Pallazzo unAccademia dhuomini scielti dalla M.S. col solo riguardo della loro virt.

In qualit di mecenate (La M.t della Regina si dichiara perpetuo Principe, e

Protettore di questa sua Accademia, XXVIII), Cristina enunci i dettami a cui dovevano

attenersi i sodali esortati a coltivare con ogni studio et applicazione la vera Erudizione

(I-II): dal divieto di recitare testi offensivi nei confronti della religione e del governo

ecclesiastico (III) a quello contro i componimenti satirici (IV) e in sua lode (XI), pur

trattandosi di una disposizione dettata dal consueto topos della modestia; dalluso

dellitaliano nelle dissertazioni (V) alla libert di non assumere pseudonimi (XV).

Dallex regina di Svezia dipendevano altres la definizione del calendario delle sedute

accademiche (XVI), la decisione di riunirsi in privato per vagliare gli argomenti da

esporre nelladunanza pubblica (VIII e XIX), la nomina di quattro censori e del segretario

(XXVIII), la modalit di svolgimento degli incontri (XXVIII):

OgnAccademia comincer con una sinfonia, dopo la quale si canter la prima parte del componimento musicale, destinato per lAccademia di quel giorno. Finita questa prima parte, si far la lezione Accademica, dopo la quale si canter la seconda parte della composizione, e cos finir con la musica, come principio.

vedano Giovan Mario Crescimbeni, in Notizie istoriche, vol. I, pp. 250-2; Giulia Giachin, in DMb, vol. II, 1985, pp. 317-22; Piero Buscaroli, in DBI, vol. XXIX, 1983, pp. 46-65. Si segnala inoltre Franco Piperno, Cristina di Svezia e gli esordi di Arcangelo Corelli: attorno allOpera I (1681), in Cristina di Svezia e la musica, Convegno internazionale (Roma, 5-6 dicembre 1996), Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1998, pp. 99-132. Per Pasquini e Scarlatti, ammessi in Arcadia nel 1706 con gli pseudonimi di Protico Azetiano e Terpandro Politeio (Onomasticon, pp. 216 e 248), rimando ai profili di Alberto Iesu e Malcolm Boyd in DMb, voll. V, pp. 591-3, e VI, pp. 606-29. Su Pasquini, definito da Cristina Principe della Musica, si veda inoltre quanto scrisse Saverio Maria Barlettani Attavanti nelle Notizie istoriche, vol. II, pp. 330-4. 35 Sugli interessi culturali dellex regina cfr. Enzo Borsellino, I quadri di Alberto Duro et daltri maestri alemanni li darei tutti per un paro di Raffaello: Cristina e le arti, in Letteratura, arte e musica, pp. 161-207; Arnaldo Morelli, Il mecenatismo musicale di Cristina di Svezia. Una riconsiderazione, in Cristina di Svezia e la musica, pp. 321-46; Carolyn Gianturco, Cristina di Svezia: promotrice e ideatrice di musica a Roma, in Letteratura, arte e musica, pp. 113-27; Bianca Tavassi La Greca, Carlo Fontana e il Teatro di Tor di Nona, in Il teatro a Roma nel Settecento, vol. I, pp. 19-34.

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Annotate in un apposito registro, le conversazioni letterarie erano organizzate in

momenti diversi, evitando che le esercitazioni poetiche sottraessero tempo alla lettura

dei discorsi (XXIII). In merito alla produzione lirica, la regina tracci le coordinate di un

programma ispirato alla chiarezza linguistica e al rinnovamento in chiave

antimarinista (XXVIII):

In questAccademia si studj la purit, la gravit, e la maest della lingua Toscana. Simitino per quanto si pu i Maestri della vera eloquenza de secoli dAugusto, e di Leone X, poich negli Autori di quei tempi, si trova lidea duna perfetta e nobil eloquenza, e per si dia il bando allo stile moderno, turgido ed ampolloso, ai traslati, metafore, figure etc. dalle quali bisogna astenersi per quanto sar possibile, o almeno adoprarle con gran discrezione e giudizio.36

Dei temi discussi conservato un catalogo relativo al biennio 1674-75, mentre degli

accademici resta traccia in un elenco aggiornato fino al 1679.37 Met dei ventotto neofiti

erano ecclesiastici: fra questi, larcivescovo di Rossano Angelo Della Noce, il vescovo

di Vaison Giuseppe Maria Suares, il cardinale Stefano Pignatelli e il gesuita portoghese

Antonio Vieyra, iscritti il 24 luglio 167438 (stesso giorno in cui furono ammessi anche

gli scienziati Stefano Gradi e Ottavio Falconieri, gi membro delle accademie del

Cimento e della Crusca).39 Il cardinale Giovanni Francesco Albani e il teologo

36 Per gli statuti del cenacolo di palazzo Farnese e dellaccademia Reale cfr. Acquaro Graziosi, LArcadia. Trecento anni di storia, pp. 69-70 e 71-2. 37 Cfr. Fogelberg Rota, Organizzazione e attivit poetica dellAccademia Reale di Cristina di Svezia, p. 133; lelenco degli accademici riportato anche da Francesco Bianchini nella biografia di Enrico Noris (VdA, vol. I, pp. 199-222, alle pp. 209-10) e da Johan Arckenholtz, Mmoires concernant Christine reine de Sude, pour servir dclaircissement lhistoire de son rgne et principalement de sa vie prive, et aux vnemens de lhistoire de son tems civile et litraire [], Mortier, Amsterdam et Leipzig, 1751-60, 4 voll., nel vol. II, pp. 139-40. 38 Su Della Noce si vedano i profili di Giovan Mario Crescimbeni (VdA, vol. I, pp. 11-27), di Tommaso Perrone (Notizie istoriche, vol. II, pp. 285-9) e di Massimo Ceresa in DBI, vol. XXXVII, 1989, pp. 106-8. Per Suares, frequentatore saltuario della Conferenza dei Concili insieme al Della Noce, cfr. Giustiniani, Lettere memorabili, vol. III, p. 628; Arckenholtz, Mmoires concernant Christine reine de Sude, vol. II, p. 139 (alle pp. 140-1 per Vieyra). Su Pignatelli cfr. IBI, vol. VIII, p. 3309. 39 Su Falconieri, autore dellopuscolo Christinae Suecorum Reginae plausus trilinguis (1656), si veda la voce di Matteo Sanfilippo in DBI, vol. XLIV, 1994, pp. 385-8; per il Gradi, che accolse la regina giunta a Roma con un discorso pronunciato nella Torre dei Venti in Vaticano (20 dicembre 1655), e che le dedic le Dissertationes physico-mathematicae quattuor (1680), si vedano Florio Banfi, Cristina di Svezia e Stefano Gradi di Ragusa (omaggio dei dalmati alla Minerva svedese), in Archivio storico per la Dalmazia, XIV (1939), pp. 363-94; e Tomaso Montanari in DBI, vol. LVIII, 2002, pp. 361-3. Il 24 luglio 1674 furono annoverati anche il francescano Antonio Cottone (cfr. IBI, vol. III, p. 1302), i gesuiti Girolamo Cattaneo, segretario dellordine (ivi, p. 1044), e Niccol Maria Pallavicini (cfr. il profilo di Ignazio Sisti nelle Notizie istoriche, vol. II, pp. 325-8), Lodovico Casali, autore di un volume di Poesie edito nel 1670 (cfr. Luigi Ferrari, Onomasticon. Repertorio biobibliografico degli scrittori italiani dal 1501 al 1850, Milano, Hoepli, 1947, p. 187), e Francesco Cameli, custode del medagliere di Cristina e segretario nelladunanza del 24 luglio 1674 (si veda la voce di Nicola Parise in DBI, vol. XVII, 1974, pp. 163-4).

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agostiniano Enrico Noris furono accolti lanno dopo;40 nel 1679 entrarono Emanuel

Schelstrate, custode della Biblioteca Vaticana ed esponente della Conferenza dei

Concili, due autori prescelti per la Poesia Latina (il gesuita Ubertino Carrara e labate

Michele Cappellari) e due per la Poesia Italiana (Benedetto Menzini e Alessandro

Guidi).41

Di origine fiorentina, accademico Apatista e sostenuto dalla favorevol mano del

marchese Giovanni Vincenzo Salviati,42 Benedetto Menzini diede alle stampe nel 1674

una raccolta di rime offerta al granduca Cosimo III, ma in seguito sconfessata; per

suggerimento del conterraneo Francesco Redi, maestro e consigliere di letterati pi

giovani,43 corretta e accresciuta degli Opuscoli latini la silloge fu ristampata sei anni

40 del futuro papa Clemente XI (1700) il Discorso detto nella Reale Accademia della Maest di Cristina di Svezia, in lode di Giacomo Secondo, Re della Gran Brettagna, nel 1687 (cfr. Vita dellAbate Alessandro Guidi scritta da Gio. Mario Crescimbeni Arciprete della Basilica di S. Maria in Cosmedin, e Custode Generale dArcadia, in Alessandro Guidi, Poesie [] non pi raccolte con la sua vita novamente scritta dal signor Canonico Crescimbeni e con due Ragionamenti di Vincenzo Gravina non pi divulgati, Verona, Tumermani, 1726, pp. VII-XL, alle pp. XIII-XIV). Su Noris cfr. le biografie di Francesco Bianchini in VdA, vol. I, pp. 199-222, e di Domenico Fabbretti nelle Notizie istoriche, vol. II, pp. 26-9. Nello stesso anno (1674) furono registrati il marchese di Pianezza, Giovanni Battista De Luca, nominato cardinale nel 1681 (Moroni, vol. XIX, 1843, p. 220; Aldo Mazzacane in DBI, vol. XXXVIII, 1990, pp. 340-7), i gesuiti Silvestro Mauro e Pietro Possino (IBI, voll. VII, p. 2704, e VIII, p. 3395). 41 Cfr. Memorie istoriche, p. 14. Per Schelstrate si veda Carlo Frati, Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani dal sec. XIV al XIX, raccolto e pubblicato da Albano Sorbelli, Firenze, Olschki, 1933 (rist. anast. 1999) p. 514. Su Carrara, autore del poema epico Columbus dedicato al cardinale Benedetto Pamphili (1715), e Cappellari, cui si devono le liriche Christinais, sive Christina lustrata (1700), cfr. le biografie compilate da Saverio Maria Barlettani Attavanti e Jacopo Magnani nelle Notizie istoriche, vol. III, pp. 228-32 e 152-4; inoltre, cfr. Memorie istoriche, pp. 14-5. Al 1679 risalgono le iscrizioni di Carlo Catone De Court, Enrico di Guzman, Francesco Ridolfi (cfr. Ferrari, Onomasticon, pp. 576-7; IBI, vol. IX, p. 3540), del domenicano Angelo Giuliani (cfr. Ferrari, Onomasticon, p. 364), del conte Alberto Caprara, segretario del cardinale Rinaldo dEste fino al 1672 (cfr. la voce di Gian Paolo Brizzi in DBI, vol. XIX, 1976, pp. 165-8), e dellarcivescovo di Rieti Niccol Radulovich dedicatario della canzone Vanit de pensieri umani di Alessandro Guidi (Poesie approvate. LEndimione - La Dafne - Rime - Sonetti - Sei omelie, a cura di Bruno Maier, Ravenna, Longo, 1981, pp. 254-7). 42 Cfr. Giuseppe Paolucci, Vita di Benedetto Menzini [], in VdA, vol. I, pp. 169-88, a p. 171; ma si veda anche quanto scrive Michele Giuseppe Morei nelle Notizie istoriche, vol. I, pp. 112-4. 43 Walter Binni, LArcadia e il Metastasio, Firenze, La Nuova Italia, 1968, pp. 3-46, a p. 11. A sua volta frequentatore dellaccademia Reale dal 1685, Redi elabor le premesse letterarie svolte dal Menzini e da questo pi direttamente offerte al circolo romano da cui sorse lArcadia (ivi, p. 10); si veda anche Paolucci, Vita di Benedetto Menzini, pp. 172-3. Il rapporto fra i due toscani attestato dagli amichevoli scambi poetici, come la canzone in cui Menzini Rende tributo di stima, e di grata riconoscenza allegregia Virt, e Gentilezza delleruditissimo Sig. Dottore Francesco Redi (vv. 1-10: Diasi lode al mio REDI; egli promise, / che un giorno avrei corona, / se allArgivo Elicona / il pi volgea, dove a me il Cielo arrise. / Nel tempio del mio Cuor sacrai suo detto; / che sembreria sciocchezza / di ci, che pi si apprezza / non averne quaggi fervido il petto: / io prestai fede al vero, / poi mossi al gran Sentiero; Benedetto Menzini, Opere [] accresciute, e riordinate [], Firenze, Stamperia di S.A.R., 1731-32, 4 voll., nel vol. I, libro II, pp. 29-32, a p. 29). Cfr. anche lanacreontica Vorrei cantar talvolta (ivi, pp. 232-3, in particolare i vv. 13-8), la prima quartina del sonetto Nel suo ritorno dal Mare (ivi, libro XII, p. 317) e le dediche del De literatorum hominum invidia (1675) e Della costruzione irregolare della lingua toscana (1679). Dal canto suo, Redi allude a Menzini nel ditirambo Bacco in Toscana, vv. 325-32: E quei che prima in leggiadretti versi / ebbe le grazie lusinghiere al fianco, / e poi pel suo gran cuore ardito e franco / vibr suoi detti in fulmine conversi, / il grande anacreontico ammirabile / Menzin che splende

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dopo con la firma Benedetto Fiorentino e la dedica al mecenate. Negatagli la cattedra

di eloquenza nellateneo pisano, nel 1685 Menzini si trasfer a Roma, dove tramite i

cardinali Stefano Pignatelli, che aveva sottoposto allattenzione di Cristina le satire del

poeta toscano ([] sparse tutte dun vivo fuoco, e di argutissimi, e pungenti sali

ripiene), e Decio Azzolino, che lo ritenne degno ornamento della sua [di Cristina]

splendidissima Corte,44 fu introdotto nellaccademia Reale (a cui di fatto era stato

iscritto nel 1679). Limpatto con la citt pontificia restituito nelle seguenti terzine:

Te Roma, io vidi, e le tue pompe illustri; e vidi, che risorgi assai pi bella dal cener tuo, al variar de lustri.

Certo il favor di pi propizia Stella maddusse alle tue mura; e assai mi dolse, che in te non fui dalla mia et novella.

Chio vidi Amor, che di sua man maccolse; e al chiaro Sol dellimmortal CRISTINA, nebbia di duol da gli occhi miei si tolse.

E del genio Real lalta, e divina luce io mirai, che in ogni cuor gentile gli spirti illustra, e glintelletti affina.45

Menzini si distinse per la partecipazione ad una tornata accademica, con un discorso

sulla Bellezza, e per alcuni componimenti encomiastici, fra i quali una canzone in

omaggio alla munificenza di Cristina:

E qual pi egregia prole, che fecondar di se lArti, e glIngegni, e dire al Mondo, I Figli miei son questi? Non sterilit, se questo Sole, qual per siderei segni, fia, che a Virtute lalimento appresti. Ogni canoro Spirto, del nobil Tebro in riva, vede come fiorisca, e per Lei viva alle dotte lor fronti o lauro, o mirto. Quindi la Fama alto risuona, e quindi lieta trascorre a gli Etipi, e a glIndi.46

per febea ghirlanda, / di satirico fiele atra bevanda / mi porga ostica, acerba e inevitabile (cfr. Francesco Redi, Bacco in Toscana, con una scelta delle Annotazioni, a cura di Gabriele Bucchi, Roma-Padova, Antenore, 2005, p. 26). 44 Paolucci, Vita di Benedetto Menzini, pp. 174-175. 45 Dellarte poetica, in Opere, vol. II, libro V, p. 244, vv. 1-12. Sullarrivo a Roma cfr. Paolucci, Vita di Benedetto Menzini, pp. 174-5; le missive del 3 novembre 1685 a Francesco Redi (in Lettere di Benedetto Menzini e del senatore Vincenzo da Filicaia a Francesco Redi, Firenze, Magheri, 1828, pp. 99-102) e del 7 novembre dello stesso anno a Francesco Del Teglia (in Opere, vol. III, p. 284).

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Alla lirica doccasione Menzini affianc quella di argomento critico-teorico,

rivelando una ferma volont di rinnovamento; risale al 1688 (quattordici anni dopo

ledizione dellArt potique di Nicolas Boileau) la stampa Dellarte poetica dedicata al

cardinale Decio Azzolino.47 Consapevole delle difficolt del far versi (Erto il giogo

di Pindo; Anime eccelse / a sormontar la perigliosa cima / tra numero infinito Apollo

scelse, vv. 1-3),48 lautore toscano espone in modo prudente ed efficace i princpi

dellindirizzo poetico contrapposto decisamente, e con chiara coscienza del distacco

avvenuto, alle caratteristiche del gusto barocco.49 Articolato in cinque libri, il trattato

(in terzine) afferma la necessaria compresenza di doti naturali e di padronanza degli

strumenti dellarte in chi si accinge a intraprendere il cammino poetico: Ma forse

baster limpida, e bella / aver la mente? Ah questo sol non basta / senzarte, che le

forme in lei suggella. // Sappi, che la Natura ella sovrasta / qual nobile Regina; e lArte

aggiunge / un tal contegno, che belt non guasta (vv. 34-9).50 Alle riflessioni

sulladozione di uno stile nobile e chiaro attraverso limitazione sorvegliata dei classici

del Parnaso Toscan (v. 274),51 in particolare di Petrarca e di Tasso,52 e sul lungo

esercizio per individuare la rima idonea a rendere il verso fluido, seguono le

osservazioni relative al poema eroico (II) e ad altre forme liriche (ditirambo, sonetto,

satira, elegia, egloga, terzina, III-IV). Nel quinto libro Menzini precisa il significato di

sublime ([] quel, chaltri in leggenda desta / ad ammirarlo, e di cui fuor traluce /

belt maggior di quel, che l dir non presta, vv. 112-4) e il valore dellispirazione

46 Per la Real Maest di Cristina Regina di Svezia, in Opere, vol. I, libro IV, pp. 106-14, a p. 113, vv. 217-28; a Cristina, Menzini dedic inoltre la canzone Per la conquista di Buda lanno MDCLXXXVI (ivi, libro V, pp. 187-91); i sonetti Per Cristina Regina di Svezia, Per la recuperata Salute della Regina di Svezia, Per la Real Maest della Regina di Svezia e Nellultima Infermit della Regina suddetta, ivi, libro XII, pp. 323 e 325-6; e il panegirico latino Mentem hominum quanta divini Numinis aura (ivi, vol. IV, pp. 174-82). Per la dissertazione Della Bellezza, ivi, vol. III, pp. 29-43.

47 Scrive Paolucci: in essa gareggiavan del pari il giudizio dellAutore, e levidenza, e la chiarezza de precetti, fondati o nella ragione, o nellautorit de pi nobili antichi, s latini, come Toscani Poeti; ed espressi con termini, e con voci cos proprie, e significanti, che lobbligo della rima accrescea lor grazia, pi che ne scemasse, o ne rendesse oscuro il senso (Vita di Benedetto Menzini, p. 176). Si veda anche la lettera dedicatoria del 20 dicembre 1687 a Decio Azzolino (in Opere, vol. III, pp. 290-1). 48 Dellarte poetica, in Opere, vol. II, libro I, p. 125. Cfr. Carmine Di Biase, Arcadia edificante. Menzini-Filicaia-Guidi-Maggi-Lemene, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1969, pp. 30-45. 49 Binni, LArcadia e il Metastasio, p. 19. 50 Dellarte poetica, in Opere, vol. II, libro I, pp. 126-7. 51 Ivi, p. 135. 52 Dolce dAmbrosia, e dEloquenza un fiume / scorrer vedrai dellumil Sorga in riva / per quei, ch de Poeti onore, e lume. // N chieder devi ondegli eterno viva; / perch l viver eterno a quel si debbe / stil puro, e terso, che per lui fioriva (ivi, p. 128, vv. 76-81); Deh fosse un giorno il mio purgato stile / prossimo al gran Torquato [] (ivi, libro V, p. 245, vv. 13-4).

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poetica,53 dono di natura da misurare sempre nel rispetto delle proprie capacit: [] a

ciaschedun nel cuore / avvi il talento; ma non sempre eguale, / che grande in altri, e

forse in te minore (vv. 100-3).54

Il letterato fiorentino fu annoverato nel sodalizio lo stesso anno in cui vi entr

Alessandro Guidi, definito inventore di una nuova maniera di poetare dal suo biografo

Pier Jacopo Martello.55

Giunto a Parma dalla nata Pavia nel 1666, dopo il noviziato poetico sotto la

protezione del duca Farnese, dedicatario di una raccolta di Liriche (1671)56 e promotore

della rappresentazione nel Collegio dei Nobili del melodramma Amalasonta in Italia

(1681), Guidi comp un viaggio a Roma nel 1683; introdotto dal cardinale Decio

Azzolino, conobbe Cristina di Svezia, che due anni dopo ottenne il consenso di

Ranuccio II al definitivo trasferimento del poeta nella citt pontificia.

Il primo soggiorno romano del Guidi fu unoccasione per avvicinarsi ai letterati della

cerchia cristiniana e rivedere i termini della formazione poetica, orientandola verso i

canoni del classicismo pindarico (al quale egli dal genio, e dallattivit della fantasia

era pi che ad altro stile portato), filtrato dalla lezione chiabreresca e non scevro delle

suggestioni di Dante e Petrarca (senza la guida de quali niuno stile poetico in lingua

Italiana pu giugnere alla perfezione).57 Testimonianza del percorso di ripensamento

la canzone del 1683 in morte del barone Michele dAste nellassedio di Buda, dove il

tema commemorativo, gi svolto nella silloge parmense, trattato in modo pi

spiegato e limpido, mentre la costruzione regolare e misurata, rapida e lineare, in

cui prudenza e gusto di chiarezza, ispirati dal co-accademico Benedetto Menzini

(che a sua volta aveva versificato levento), si accordano con gli impeti pindarici e

53 Ma con lEntusiasmo anco sen viene / pur da Natura il buon Giudizio: oh quanto / quanto lImperio, che n Parnaso ei tiene! // Ei di grandOro il Crin fregiato, e l Manto / siede qual Rege, e consiglier fedeli / Senno, e Prudenza ognor stannogli accanto (ivi, p. 251, vv. 184-189). 54 Ivi, libro I, p. 132, e libro V, pp. 248. 55 Cfr. Pier Jacopo Martello, Vita dellAbate Alessandro Guidi [], in VdA, vol. III, pp. 229-52, a p. 230; ma si veda anche lelogio che il bolognese tributa al Guidi nei Sermoni della poetica (VI, vv. 172-98), in Pier Jacopo Martello, Scritti critici e satirici, a cura di Hannibal S. Noce, Bari, Laterza, 1963, p. 49. Sul rapporto fra Menzini e Guidi, Memorie istoriche, p. 14, e Giuseppe Bianchini, La villeggiatura. Dialogo [] nel quale si discorre sopra un giudizio dato da Pier Jacopo Martello intorno al poetare del Menzini, e dAlessandro Guidi, Firenze, Stamperia S.A.R., 1732. 56 Si vedano la dedica del volume, datata I agosto 1671, e la canzone al duca Gi de lAlpi innacesse, in Alessandro Guidi, Poesie liriche consagrate allAltezza Serenissima di Ranuccio II Farnese Duca di Parma, e di Piacenza &c., Parma, Viotti, 1671, pp. 5-12 e 19-28. Agli anni parmensi risalgono anche i Pensieri eroici (Parma, Viotti, 1672), dedicati a Ranuccio II e Maria dEste. 57 Cfr. Crescimbeni, Vita dellAbate Alessandro Guidi, pp. XI-XII.

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lentusiasmo della lirica alta.58 A Cristina il poeta attribuisce il merito di avere

commissionato il componimento per eternare la memoria del defunto:

Sol del valore amica

limmortale Cristina al chiaro eroe destina schermo fatal contro allet nemica: vuole degli anni a scherno che delle belle lodi i potenti di Febo eterni modi prendan cura e governo.59

Il testo segn dunque lavvio della produzione guidiana al servizio della fondatrice

del circolo Reale (al 1687 risale la stesura dellAccademia per Musica, con la

collaborazione di Bernardo Pasquini e Arcangelo Corelli, in occasione dellascesa al

trono di Giacomo II dInghilterra).60 Nella raccolta del 1704, a una breve allusione nella

canzone proemiale per Clemente XI (Cos pocanzi allimmortal Cristina / feste [Muse]

del gran presagio illustre dono, / che, qualunque io mi sia, cantai sul Tebro)61 seguono i

componimenti ispirati alleducazione della sovrana, alla celebrazione del suo giorno

natale, al monumento funebre fatto erigere dal pontefice nella Basilica di S. Pietro, e

alla nota munificenza nella canzone A Cristina regina di Svezia:

E tu la mente e i modi

sommi di Febo intendi e il caldo immaginar de sacri ingegni; e tanto in alto ascendi, che la grande armonia dudir sol degni, n rozzo carme ebbe da te mai lodi: i chiari spirti donorar tu godi

58 Binni, LArcadia e il Metastasio, p. 75. Cos Crescimbeni commenta la canzone: Spogliato in questo componimento di quasi tutti i difetti [], e vestito dei pi bei lumi della Pindarica splendidezza, ben fece vedere, come nella guisa, che imitando i malaccorti moderni, se gli aveva saputi ben tutti lasciare addietro (Vita dellAbate Alessandro Guidi, p. XII). Per Martello, invece, la conversione poetica dellautore pavese risalirebbe gi agli anni parmensi: aspir quinci alla gloria del rendere a i Parmigiani la vista, e del richiamarli dal Sempronio, dallAchillino, e dal Bruni al Petrarca, al Casa, al Bembo, al Costanzo, ed al Tasso, ma sopra tutti al Chiabrera, in cui scorgea le scintille di quel gran fuoco, che linfiammava, e col quale voleva accendere glingegni Italiani ad un estro pi che Pindarico (Martello, Vita dellAbate Alessandro Guidi, p. 232). 59 Guidi, Poesie approvate, pp. 247-50, a p. 249, vv. 65-72 (anche in RdA, vol. I, pp. 127-9). 60 Accademia per Musica fatta in Roma nel Real Palazzo della Maest di Cristina Regina di Svezia per festeggiare lassonzione al trono di Jacopo II Re dInghilterra in occasione della solenne ambasciata mandata da S.M. Britannica alla Santit di Nostro Signore Innocenzo XI, in Guidi, Poesie, pp. 337-50; cfr. la notizia che ne d Crescimbeni nella Vita dellAbate Alessandro Guidi, pp. XIII-XIV. 61 Alla Santit di nostro Signore Clemente Undecimo Sommo Pontefice, in Guidi, Poesie approvate, pp. 179-87, a p. 181, vv. 38-40.

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e grandospiti tuoi gli fai sovente, perch comprendi lor celesti note e il lor bel fuoco ardente. Ed a chi tue virtuti or non son note, sadditi anco alle Muse il pregio e larte dilluminar le carte?62

del 1688 lEndimione, favola pastorale in tre atti, recitata nel luglio 1691 da

Giovanni Battista Felice Zappi, dagli abati Giuseppe Paolucci e Filippo Leers nei

giardini di Palazzo Riario durante ladunanza arcadica per lammissione del Guidi

(Erilo Cleoneo), e poi data alle stampe lanno successivo (accompagnata dal Discorso di

Gian Vincenzo Gravina, alias Bione Crateo) con laggiunta di due atti, di arie musicali e

dei cori. Nella vicenda redazionale il nome del poeta si intrecci a quello di Cristina

che, oltre ad esserne la committente e lispiratrice, avendo ella medesima ideata una

nuova maniera di Drammi sopra la favola dEndimione, vi collabor con alcuni versi

contrassegnati da virgolette nei margini dei manoscritti e della stampa:

[] egualmente eroici e grandi erano i loro sentimenti, e tanta conformit vi si ritrovava, che mescolati insieme, non si distinguevano gli uni dagli altri: di maniera che pareva che la Regina pensasse con la mente del Guidi, e il Guidi scrivesse co sentimenti della Regina; di che si pregia egli stesso nella Dedicatoria.63

Con il riferimento alla canzone proemiale per il cardinale Giovanni Francesco

Albani, in cui Guidi rievoca le tappe del suo percorso poetico dalla corte Farnese (vv.

24-34) a quella cristiniana (vv. 35-75), Giovan Mario Crescimbeni alludeva alla

seguente strofa:

62 A Cristina regina di Svezia, ivi, pp. 232-5, a p. 234, vv. 53-65. Cfr. le canzoni Celebrandosi il d natale di Cristina regina di Svezia, Educazione di Cristina per larmi, Per lurna eretta nella basilica Vaticana alle ceneri di Cristina regina di Svezia (commentata dal Muratori in Della perfetta poesia italiana, a cura di Ada Ruschioni, Milano, Marzorati, 1971-72, 2 voll., nel vol. II, libro IV, pp. 804-7), in Poesie approvate, pp. 235-47. Si veda altres lode al marchese Giovanni Giuseppe Felice Orsi, Si duole che non si scriva di cose eroiche, vv. 67-78: Se Cristina / gran reina / vuol chio canti gli onor suoi, / non gi Filli che impetra / da mia cetra / la mercede degli eroi. // Non ha i pregi / sol de regi; / anco ai numi ella somiglia. / Chi non fia per lei facondo / or che il mondo / dadorarla si consiglia? (ivi, pp. 226-9, a p. 229). Sulla produzione cristiniana si rinvia a Binni, LArcadia e il Metastasio, pp. 76-83; Maier, Introduzione, in Guidi, Poesie approvate, pp. 7-74, alle pp. 54-7; e Antonella Perelli, Alessandro Guidi e la regina di Svezia, in Cristina di Svezia e la cultura delle accademie, pp. 297-314, alle pp. 297-305. 63 Crescimbeni, Vita dellAbate Alessandro Guidi, p. XIV. Cfr. anche Martello, Vita dellAbate Alessandro Guidi, p. 234, e Gian Vincenzo Gravina, Discorso sopra lEndimione, in Id., Scritti critici e teorici, a cura di Amedeo Quondam, Roma-Bari, Laterza, 1973, pp. 49-73, alle pp. 61-2: [] sublime disegno nato nella mente della incomparabil Cristina ed espresso con vive e rare maniere da un industre fabbro e felice, il quale ha tanto avvivato con lo stile ed ha cos bene educato questo parto, che lha reso degno di madre s gloriosa.

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Innanzi a lei saccese valor entro mia mente che da terra a levarmi era possente: ito sarei su per le nubi a lato del gran consiglio eterno sin dentro i nembi a ragionar col Fato. Ma le belle ferite onde Cintia si vide per le selve di Caria or mesta or lieta, lalta reina a versi miei commise; e in cos care guise il nostro canto accolse, che nel fulgor lavvolse de suoi celesti ingegni e di luce real tutto lasperse; indi il guardo magnanimo converse vr noi sempre giocondo, e a nostre muse in ogni tempo diede chiara donor mercede.64

Nello stesso anno di edizione della pastorale guidiana fu rappresentato nel teatro

Broletto di Lodi, su invito del governatore spagnolo Emanuele Fernandez de Velasco,

lEndimione di Francesco de Lemene.65 Pur non risultando fra gli accademici elencati

nel registro del sodalizio Reale, il poeta lodigiano conobbe Cristina durante il secondo

viaggio a Roma al seguito del cardinale Pietro Vidoni fra il 1661 e il 1662, occasione in

cui probabilmente fu incaricato di comporre il dramma per musica Eliata, edito nel

1699;66 seguirono il Baccanale, unopera per musica coeva al ditirambo del Redi,67 e Il

64 Alleminentissimo e reverendissimo signore cardinale Albano Erilo Cleoneo pastore arcade, in Guidi, Poesie approvate, pp. 97-104, a p. 101, vv. 76-94. Sulla favola pastorale cfr. Di Biase, Arcadia edificante, pp. 263-430, alle pp. 302-16; Maier, Introduzione, in Guidi, Poesie approvate, pp. 31-8 (cfr. le pp. 95-155 per il testo dellEndimione); Giuseppe Izzi, LEndimione di Alessandro Guidi tra Cristina di Svezia e Gian Vincenzo Gravina, in Cristina di Svezia e Roma, pp. 163-71; e Perelli, Alessandro Guidi e la regina di Svezia, pp. 305-14. 65 Francesco de Lemene, Scherzi e favole per musica, a cura di Maria Grazia Accorsi, Modena, Mucchi, 1992, pp. LI-LV (nel contributo introduttivo Ultimo Seicento: un poeta galante e spiritoso, pp. XXI-XCVII, i cui primi quattro paragrafi, con il titolo Pastori e di della prearcadia, figurano in Maria Grazia Accorsi, Pastori e teatro. Poesia e critica in Arcadia, Modena, Mucchi, 1999, pp. 11-36) e 103-69 (testo). Cfr. inoltre Laura Pietrantoni, Cos fa chi sinnamora. Musiche su testi di Francesco de Lemene dal Seicento al Novecento, in Francesco de Lemene (1634-1704), Atti del Convegno (Lodi, 16 aprile 2004), a cura di Luigi Samarati, Lodi, Edizioni dellArchivio Storico Lodigiano, 2005, pp. 141-92, alle pp. 155-66 e 177-81. 66 Cfr. Ludovico Antonio Muratori, Vita di Francesco de Lemene [], in VdA, vol. I, pp. 189-97, alle pp. 194-5; e Pietrantoni,Cos fa chi sinnamora, pp. 167-8, n. 74. Sui contatti fra Cristina e de Lemene si veda la lettera del 19 agosto 1684 in cui la regina, ringraziando lautore per il dono del poemetto teologico Dio, lo rimprovera per avere ripudiato dopo il 1680 i versi profani: Ma non sapete gi, chio sono in collera con voi dun errore, che havete fatto, con abbruciar laltre vostropere. Mi dispiace dhaverne poche; ma quelle poche voglio conservarle a dispetto vostro [] (in Tommaso Ceva, Memorie dalcune virt del signor conte Francesco de Lemene con alcune riflessioni su le sue Poesie [] Rivedute e accresciute in questa nuova edizione [], Milano, Bellagatta, 17182 [I ed. Milano,

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giudizio di Paride (1666).68 Abituata a collaborare con il suo entourage (come nel caso

dellEndimione del Guidi), Cristina affid al Lemene il compito di scrivere una

pastorale sul mito di Narciso facendogli recapitare un canovaccio tramite Carlo Maria

Maggi.69 Il soggetto era gi noto allautore, che nel 1676 aveva pubblicato Il Narciso,

con dedica al principe Antonio Teodoro Trivulzio, recitato lo stesso anno a Lodi e

replicato nel 1679 a Roma, al cospetto di Cristina;70 ma il secondo Narciso, mai dato

alle stampe, non soddisfaceva il poeta che il 14 febbraio 1685 rivel a Francesco Redi di

averlo composto in brev.mo tempo e con molte cose prescrittemi in una minuta

istruzione.71

Alla pari dellautore lombardo, anche il fiorentino Vincenzo da Filicaia frequent il

cenacolo Reale senza esservi iscritto. Linvio a Cristina nel 1684 della raccolta di

Canzoni in occasione dellassedio, e liberazione di Vienna, a cui lex regina replic

affermando che nel poeta vedeva resuscitato lincomparabil Petrarca, ma resuscitato un

corpo glorioso senza i suoi difetti,72 segn lavvio di un rapporto che da un lato si

concretizz in aiuti economici, finalizzati alleducazione dei due figli del Filicaia,

Malatesta, 1706], pp. 96-7); la missiva anche in Carlo Vignati, Francesco de Lemene e il suo epistolario inedito, Milano, Tip. Bortolotti, 1892, pp. 49-50 (estr. dallArchivio storico lombardo, XVIII [1892], pp. 345-76 e 629-70). 67 Nel Baccanale fatto per cantarsi in Roma, ne LAccademia de la Maest de la Regina di Svezia una sera di Carnevale. E poscia accresciuto col Nome dAmici Letterati (in Poesie diverse, Milano-Parma, Monti, 1726, 2 voll., nel vol. I, pp. 388-401) il poeta lodigiano replica al Redi ([] Dunque brindesi al Redi, / e per pi fargli honor mi levo in piedi. // Col nappo in mano, e con la Cetra al collo, / ei trincando, e cantando in foggia strana, / chiam BACCO IN TOSCANA, / chiam su lArno Apollo, ivi, pp. 391-2, vv. 122-7) che lo aveva omaggiato nel ditirambo, vv. 494-510: il Pastor de Lemene. / Io dico lui che giovanetto scrisse / nella scorza de faggi e degli allori / del paladino Macaron le risse / e di Narciso i forsennati amori, / e le cose del ciel pi sante e belle / ora scrive a caratteri di stelle; / ma quando assidesi / sotto una rovere, / al suon del zufolo / cantando spippola / egloghe e celebra / il purpureo liquor del suo bel colle, / cui bacia il Lambro il piede / ed a cui Colombano il nome diede, / ove le viti in lascivetti intrichi / sposate sono, in vece dolmi, a fichi (Bacco in Toscana, pp. 38-9). 68 Cfr. Pietrantoni, Cos fa chi sinnamora, p. 167, n. 73. 69 Lettera del Maggi al Lemene, databile al marzo 1679 (Vignati, Francesco de Lemene e il suo epistolario inedito, p. 44). 70 Lemene, Scherzi e favole per musica, pp. XLIX-LI (Ultimo Seicento: un poeta galante e spiritoso) e 67-102 (testo). Si veda la missiva del 15 marzo 1679 in cui Maggi si congratula del successo romano del Narciso (Vignati, Francesco de Lemene e il suo epistolario inedito, p. 43). 71 Cfr. Carlo Delcorno, Per il carteggio Redi-De Lemene. Tre lettere inedite di Francesco De Lemene, in Culture regionali e letteratura nazionale, Atti del VII Congresso dellA.I.S.L.L.I. (Bari, 31 marzo-4 aprile 1970), Bari, Adriatica, 1970, pp. 217-26, alle pp. 224-5. Sul secondo Narciso si vedano Lemene, Scherzi e favole per musica, pp. XLVII-XLIV; Stefano Fogelberg Rota, Cristina di Svezia e il nuovo Narciso di Francesco de Lemene, in Cristina di Svezia e la cultura delle accademie, pp. 315-30; e Pietrantoni, Cos fa chi sinnamora, pp. 147-55 e 174-7. Sullo scherzo per musica La Ninfa Apollo (in Poesie diverse, vol. I, pp. 70-106), rappresentato a Roma prima della morte di Cristina, cfr. Lemene, Scherzi e favole per musica, pp. CV-CVI, n. 1. 72 Lettera a Vincenzo da Filicaia, 28 gennaio 1684 (cfr. Tommaso Bonaventuri, Vita di Vincenzio da Filicaja [], in Vincenzo da Filicaia, Opere, Venezia, Longo, 18047, 2 voll., nel vol. I, pp. III-XXIX, alle pp. XIV-XV).

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dallaltro si tradusse in un corpus di componimenti encomiastici redatti negli anni 1684-

89.73 Nonostante Cristina avesse ricusato gli elogi (come trapela da una lettera allautore

del 22 agosto 1684),74 e il letterato toscano si fosse rifugiato nelle consuete ammissioni

di inadeguatezza dei propri strumenti poetici, nella canzone Alla Sacra Real Maest di

Cristina regina di Svezia le lodi della sovrana (strofe I-XVI) precedono linvocazione ad

Apollo:

[] Ma tu, egregio Cantor, che la sagrata nobilArpa dorata sospendi al Regio fianco, e con superni cantici lopre, e le memorie eterni.

Tu sostien le mie veci, alza tu grande inno di laudi allEtra, e canta, e scrivi: scrivi lopre ammirande di s gran Donna, e d, che questa sola tutti sgorgaron di virtute i rivi. []

Come ella i sacri, e pi famosi Allori pregia, e nutre non vedi? e come dona a i Cigni pi canori voce spirto, e baldanza? [].75

Questo intreccio di ritrosia e di presunta inefficienza artistica al centro del sonetto

Alla regina di Svezia per avere scritto allAutore, che cantasse in lode daltri, ma non

di lei, in cui lesortazione di Calliope a comporre per Cristina svela il sottile gioco

allusivo; in realt, le parole della musa ottemperano allimplicita richiesta dellex

sovrana di essere immortalata nei versi del Filicaia.76

73 Alla generosit di Cristina, che aveva appreso dellindigenza del poeta dalle terzine de Il primo sacrificio (1687), il Filicaia dedic Il secondo sacrificio, eludendo il divieto di divulgare la notizia degli aiuti (Opere, vol. I, pp. 221-31); cfr. Bonaventuri, Vita di Vincenzio da Filicaja, p. XVII. Sui componimenti per la sovrana cfr. Costanza Geddes da Filicaia, Regum maxima, grandiorque regno. Vincenzo da Filicaia cantore di Cristina di Svezia, in Cristina di Svezia e la cultura delle accademie, pp. 331-42. 74 Bonaventuri, Vita di Vincenzio da Filicaja, pp. XV-XVI. 75 Alla Sacra Real Maest di Cristina regina di Svezia, in Opere, vol. I, pp. 105-12, alle pp. 111-2, vv. 235-43 e 266-9. La vostra ultima, e maravigliosa Canzone fatta per me, tale, che io non so, che dirvi: mavete fatto perdere la parola (lettera di Cristina al Filicaia, 21 ottobre 1694, in Bonaventuri, Vita di Vincenzio da Filicaja, p. XVI). Si veda altres il giudizio del Muratori nel trattato Della perfetta poesia italiana, vol. II, libro IV, pp. 738-45. 76 Opere, vol. I, p. 112. Cfr. anche il congedo della canzone Alla Sacra Real Maest di Cristina regina di Svezia, ivi, pp. 116-9, a p. 119, vv. 144-8.

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Fra i testi dedicati alla promotrice dellaccademia Reale figura la canzone sul tema

delle ingannevoli lusinghe terrene, che il poeta pu contrastare solo acquisendo le

integerrime qualit morali dellex regina,77 mentre in un sonetto egli ritrae la natura

partecipe della malattia che aveva colpito la sua benefattrice nel febbraio 1689:

Languia Cristina, e qual se discolora

torbida Eclissi al gran Pianeta il volto, langue Natura, e l chiaro giorno tolto, e par quasi del Mondo il Mondo fuora;

tal per costei, cui lUniverso onora, languia tra nubi di mestizia involto, quanto ha di bello in se Virt raccolto, e quanto il Mar circonda, e l Sole indora,

io l vidi, e piansi, e dir volea; se questa libera, e scarsa del mortal suo pondo da noi si parte, al suo partir chi resta?

Spento il primo splendor, qual fia l secondo? Volea ci dir; ma da s rea tempesta Scamp Cristina, e torn bello il Mondo.78

Costruito sulla metafora della Gran Pianta eccelsa che tanto al Ciel sergea (v.

3), dalle regie fronde (v. 1) e dalle radici ampie e profonde (v. 4), nido per i dotti

(v. 5) e nutrita di virt (v. 6),79 il sonetto in morte di Cristina apre la serie dei

componimenti memoriali risalenti al periodo di frequentazione dellArcadia romana.

Cooptato nel 1691 con il nome di Polibo Emonio,80 il Filicaia allest nello stesso anno

una corona di cinque sonetti recitata nelladunanza per lanniversario della scomparsa

dellex regina: allapparizione di Cristina in sogno (I, vv. 5-8), si alternano i riferimenti

alla conversione (limmortal rifiuto, II, v. 9), al ruolo di promotrice delle arti (E le

Latine, e le Toscane penne, / e larti tutte, che pi belle io fei; Chove in pregio eran

lOpre, [] / [] e fiorian gli Studj, e lArte, / ivi era il Regno, ivi lImperio mio, III,

vv. 5-6 e 12-4) e alleternit del potere (Ma che dissi? ancor dura il Regno, e serva /

77 Speranza terrena. Canzone per la Sacra Real Maest di Cristina regina di Svezia, ivi, pp. 112-5. 78 In occasione della ricuperata salute di Cristina regina di Svezia, ivi, p. 115. 79 In morte della Sacra Real Maest di Cristina regina di Svezia, ivi, p. 120 (anche in RdA, vol. III, p. 244). 80 Onomasticon, p. 212.

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linfida Morte ancor fede al mio Trono, / e qual fui sempre, ancor Reina io sono, IV,

vv. 1-3).81

Acclamata in Arcadia con il nome di Basilissa, e registrata in apertura del primo

volume del Catalogo de Pastori Arcadi,82 Cristina di Svezia era stata al centro di un

diffuso processo di celebrazione, in vita e in morte (lex regina si spense a Roma il 19

aprile 1689), in virt dellimpegno rivolto alla definizione del nuovo gusto poetico, con

lausilio di letterati di varia provenienza attenti a cogliere le sollecitazioni dellambiente

romano. Gli esponenti del gruppo fiorentino (Redi, Menzini, Filicaia) si muovevano fra

lattivit lirica e gli studi scientifici avviati nellaccademia del Cimento (1657), fra le

esigenze di chiarezza espressiva e linteresse per i classici stimolato dal copioso lavoro

di traduzione;83 in area settentrionale si erano distinti il Guidi, che attu una vera e

propria riconversione letteraria, Carlo Maria Maggi e Francesco de Lemene, capostipiti

della renovatio lombarda di matrice morale-religiosa.84

I cantori di Cristina coltivarono dunque i prodromi dellesperienza arcadica fissati

nellarticolo XXVIII del regolamento dellaccademia Reale;85 del resto, il legame fra

questultima e la nascente Arcadia fu riconosciuto dagli stessi protagonisti, come

testimonia un sonetto del Filicaia:

Ma pi, che altrove, qui sul Tebro io regno

e in questo al par di Pindo, e dElicona Bosco a me caro, che s spesso suona delle mie lodi, ad abitar men vegno.

81 Per i sonetti (Tirsi, qui appunto, ove in questOrno incisa, Sul Tebro io lebbi, e poi che gli occhi al vero, Grande fui, mentrio vissi, e Scettro tenne, Ma che dissi? ancor dura il Regno, e serva, Ma pi, che altrove, qui sul Tebro io regno) cfr. Opere, vol. I, pp. 120-2; anche in RdA, vol. III, pp. 244-6. Filicaia dedic inoltre a Cristina la canzone La Poesia (Opere, vol. I, pp. 153-8; anche in RdA, vol. III, pp. 278-84), nove sonetti intitolati Elevazione dellanima a Dio (Opere, vol. I, pp. 250-4) e lode Regum maxima, grandiorque Regno (ivi, vol. II, pp. 331-3). 82 BAR, Il catalogo de Pastori Arcadi per ordine dannoverazione, vol. I, c. 1r. 83 Si ricordano, fra le altre, le traduzioni di Anacreonte di Bartolomeo Corsini (Firenze, s.e., 1672) e di Antonio Maria Salvini (Firenze, Bindi, 1695). 84 In Lombardia siami lecito il dire, che la gloria davere sconfitto il pessimo Gusto dovuta a Carlo Maria Maggi, e a Francesco de Lemene (Muratori, Della perfetta poesia italiana, vol. I, libro I, pp. 70-1). Il giudizio fu ripreso da Carducci: Era passata e sfogata da un pezzo quellonda strepitosa di colori e di suoni, quel barbaglio di concetti di sonetti di madrigaletti, quel tumulto di floridezze di acutezze di gonfiezze, non senza copia dingegno e con vaghezza musicale, che fu la poesia caratteristica della Lombardia spagnola: era passata con Carlo Maria Maggi, salutato poeta divino dal Muratori e dal Senato di Milano []; con Francesco di Lemene, Orfeo dItalia [] (Il Parini principiante (1886), in Edizione nazionale delle opere [EN], vol. XVI [Studi su Giuseppe Parini. Il Parini minore], Bologna, Zanichelli, 1937, pp. 3-51, alle pp. 15-6). Cfr. Dante Isella, I Lombardi in rivolta. Da Carlo Maria Maggi a Carlo Emilo Gadda, Torino, Einaudi, 1984, pp. 20-4. 85 Cfr. Aulo Greco, Cristina dopo Cristina, in Cristina di Svezia e Roma, pp. 173-9.

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Ha qui voce non sol, ma voce, e ingegno

ogni Tronco, e qui nacque, e qui risuona questa famosa di Pastor Corona, di cui mente sonio [Cristina], vita, e sostegno.

S, s, vivr finch avranno acqua i tersi

fiumi, e vivr non pur, ma il Ciel destina chabbian vita per lei le prose, e i Versi.

Qui tacque; e biancheggiar lAlba vicina gi facea lOriente. Io gli occhi apersi, e pi non vidi limmortal Cristina.86

86 Opere, vol. I, p. 122 (anche in RdA, vol. III, p. 246).

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2. I custodiati

2.1 Giovan Mario Crescimbeni (1690-1728)

La riazione necessariamente comincia su i limiti e con le forze dellazione stessa contro la quale si volge. Quindi il primo elemento dellArcadia larte del seicento nelle due forme: la raffinata e arguta, epigrammatica e madrigalesca: la solenne e concitata e pomposa, lirica e pindareggiante []. Se non che la riazione importa anche, in gran parte, ristaurazione. E la ristaurazione fu delle forme del cinquecento []. Tutto questo lavoro di riazione e ristaurazione, di conservazione e trasformazione, fu utile e fecondo.1

1. Tra la fine del XVII e linizio del XVIII secolo la suggestione delle tesi cartesiane

orient in direzione anti-barocca i dibattiti intorno alle riscoperte nozioni di buon

gusto e di vero poetico; ma il recupero graduale del modello letterario classico,

intrecciato al rinnovato vigore della tradizione erudita, non pot prescindere

dallesperienza seicentesca, a cui i primi arcadi opposero una riforma poetica per lo pi

circoscritta agli istituti formali.

Giunto a Roma dalla nata Macerata per intraprendere la professione legale (1681),

di fatto subordinata allesercizio poetico di cui diede prova nelle accademie degli

Umoristi, degli Infecondi e degli Intrecciati, Giovan Mario Crescimbeni (1663-1728)2

acquis lottimo stile de buoni [poeti] dopo avere letto nel 1687 la raccolta turchesca

del Filicaia (Canzoni in occasione dellassedio, e liberazione di Vienna), a stampa nel

1684, e stretto amicizia con il giurista spoletino Vincenzo Leonio, promotore di

1 Carducci, Il Parini principiante, pp. 26-7. 2 Si vedano: Francesco Maria Mancurti, Vita di Gio. Mario Crescimbeni maceratese (1729), in Giovan Mario Crescimbeni, LIstoria della volgar poesia []. Nella seconda impressione, fatta lanno 1714 dordine della Ragunanza degli Arcadi, corretta, riformata, e notabilmente ampliata; e in questa terza pubblicata unitamente co i Comentarj intorno alla medesima, riordinata, ed accresciuta [], Venezia, Basegio, 1730-31, 6 voll., nel vol. VI, pp. 205-282; i profili di Michele Giuseppe Morei (in VdA, vol. V, pp. 269-78), Giuseppe Patroni (Roma, Tipografia Editrice Romana, 1890), Carini (LArcadia dal 1690 al 1890, pp. 17-21), Giulio Natali (in Atti dellAccademia degli Arcadi e scritti dei soci, n.s. II [1928], pp. 201-25), Nicola Merola (in DBI, vol. XXX, 1984, pp. 675-8), Enzo Esposito-Bianca Bianchi in DCLI, vol. II, pp. 62-5.

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informali adunanze letterarie di circa trenta Persone che per semplice ricreazione si

riunivano al tramonto in parti remote della citt.3 Cresciuta la fama della

conversazione, per il tramite di Alessandro Guidi, Cristina di Svezia le offr sede stabile

nel giardino della propria residenza; ma la morte dellex regina pose fine al progetto

(1689), pur avendo instillato nei sodali del Leonio lintento di istituire un cenacolo che

tendesse a rimettere, se possibil fosse stato, il buon gusto, e la maniera col proprio

esempio additasse del ben comporre [] sullidea pastorale.4 Nel corso di una riunione

nei pressi di Castel S. Angelo allietata dalla lettura di versi bucolici, lesclamazione del

senese Agostino Maria Taia, Egli mi sembra che noi abbiamo oggi rinnovata

lArcadia!, avrebbe suggerito al Crescimbeni il nome dellaccademia, formalizzata il 5

ottobre 1690 nel giardino del convento dei Padri Minori Riformati di S. Pietro in

Montorio, attiguo al palazzo della defunta Cristina, alla presenza di quattordici

fondatori.5

Insieme al maceratese (Alfesibeo Cario) e al Leonio (Uranio Tegeo) erano labate

torinese Paolo Coardi (Elpino Menalio), animatore di un circolo letterario frequentato

anche da altri due promotori del consesso arcadico, il conterraneo Carlo Tommaso

Maillard de Tournon (Idalgo Erasiano)6 e il cosentino Gian Vincenzo Gravina (Opico

3 Mancurti, Vita di Gio. Mario Crescimbeni, p. 217, e Memorie istoriche, p. 17. Su Leonio cfr. Carini, LArcadia dal 1690 al 1890, p. 14; Debora Vignani in DBI, vol. LXVI, 2006, pp. 625-6. 4 Memorie istoriche, p. 18. 5 Nel resoconto dellevento redatto da Crescimbeni si apprende che la scelta del nome fu ispirata dalle coeve vittorie imperiali nel Peloponneso contro lesercito turco (BAR, Racconto de fatti degli Arcadi, vol. I, c. 1; cfr. anche Cesare DOnofrio, Roma val bene unabiura. Storie romane tra Cristina di Svezia, Piazza del Popolo e lAccademia dellArcadia, Roma, Palombi, 1976, pp. 280-2). Ai fondatori e allaccademia il guastallese Alessandro Pegolotti dedic i sonetti Dastri novelli una serena luce, Sacre Parrasie selve, questo il giorno e Sovra lerto cammino, ove compagno (Ditirambo di Alessandro Pegolotti fra gli Arcadi Orialo Miniejano con alcuni Sonetti del medesimo a i Nominati in esso, Mantova, Pazzoni, 1711, pp. 53-4; anche in RdA, vol. III, pp. 210-1 e 217). Sul luogo che diede i natali al consesso, celebrato in un sonetto di Michele Giuseppe Morei (Qui nacque Arcadia, in questo Colle, in questa, ivi, vol. VIII, p. 212), si vedano Memorie istoriche, p. 64; Daniela Predieri, Bosco Parrasio. Un giardino per lArcadia, Modena, Mucchi, 1990, p. 27; Acquaro Graziosi, LArcadia. Trecento anni di storia, p. 19; Susan M. Dixon, Between the Real and the Ideal. The Accademia degli Arcadi and its garden in Eighteenth-Century Rome, Newark, University of Delaware Press, 2006, p. 55. Alladunanza inaugurale parteciparono anche cinque neo-accademici: lo spoletino Francesco Maria di Campello, i senesi Giacomo Maria Cenni (cfr. la voce di Pietro Paolo Pagliai nelle Notizie istoriche, vol. I, pp. 170-2) e Michelangelo Maria Bianciardi, Santi Moraldi di Bibbiena (si veda il profilo di Crescimbeni, ivi, vol. II, pp. 267-8) e il fiorentino Paolo Francesco Carli (BAR, Il catalogo de Pastori Arcadi per ordine dannoverazione, vol. I, c. 3r-v). 6 Al sodalizio del Coardi (Onomasticon, p. 92) Carlo Denina attribu la fondazione dellArcadia (cfr. Discorso sopra le vicende della letteratura [], Napoli, Porcelli, 1792, 2 voll., nel vol. II, pp. 181-2; si veda ora led. a cura di Carlo Corsetti, Roma, Librerie editrici universitarie Tor Vergata, 1988). Sul Tournon, nunzio apostolico in Cina (1705), nomina