I Piedi Del Caravaggio

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Michelangelo Merisi da Caravaggio

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    1. Caravaggio, Madonna dei Pellegrini, Roma, SantAgostino, dettaglio.

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    Anni dopo che la Madonna dei Pellegrini di Caravaggio era stata esposta a SantAgo-stino (1605), Giovanni Baglione (1642) ricord che lopera fu accolta con schiamazzo dal popolo, massimamente per la cuia sdrucita e sudicia della donna e per i pie fan-gosi delluomo. Il signiicato di quello schiamazzo ha diviso gli studiosi, concordi nel riconoscere lintervento del pubblico pi modesto, ma discordi nello stabilire se quella manifestazione fosse sintomo di entusiasmo o di biasimo1.

    In ogni caso, vero che, allo schiamazzo contribuirono quei piedi sporchi, per di pi ben percepibili in quanto esibiti di tergo e studiatamente in vista. Di per s, per, la postura non era nuova nel catalogo di Caravaggio, che vi era ricorso per laguzzino della Crociissione di san Pietro nella cappella Cerasi (1601). E neppure era nuova dal punto di vista iconograico.

    Il piede nudo, infatti, rispondeva allesigenza ribadita nella Bibbia, ancor pi spesso riconosciuta nella liturgia e nei cerimoniali di accedere al luogo sacro senza calzature2: in tale ottica, andavano intesi gli zoccoli abbandonati da san Francesco in estasi nello-pera di Giovanni Bellini (New York, Frick Collection, 1480 c.) o le babbucce deposte ai piedi del palco di san Girolamo nella tavoletta di Antonello da Messina (Londra, Natio-nal Gallery, 1475 c.)3. In tale chiave, andavano letti i piedi scalzi della Maddalena di Ro-gier van der Weyden nella Deposizione degli Uizi (1450 c.), che riprendevano la posa adottata da Jan Van Eyck nei patriarchi dellAgnello Mistico di Gand (1432). Lo stesso Caravaggio, in questa scelta, avvalorava un aspetto proprio della religiosit francescana, favorevolmente accolto nella sensibilit spirituale del Seicento4.

    stato giustamente ricordato, inoltre, che, in altre circostanze, proprio il popolo ave-va dimostrato di gradire il dettaglio pedestre di tergo. Arasse, riprendendo Karel van Mander (1604), notava che quel motivo aveva contribuito alla fortuna dellAssunzione di Drer nel polittico Heller (1508-1509), dove il pittore mostrava giustappunto le pian-te dei piedi di un apostolo inginocchiato. Di pi, il particolare aveva giovato allapprez-zamento dellopera presso i conoscitori, proprio perch era gi stato colto dal popolo: in favore del quale venne mantenuto nellincisione che Drer trasse dal dipinto (1510), volutamente concepita per una fruizione popolare5.

    Nemmeno Drer, per, fu un pioniere nella visione tergale. Proprio le Assunzioni e le Ascensioni erano state dei terreni particolarmente fertili. Johann Koerbecke, nellAs-

    I piedi di Caravaggio: tracce per un cammino iconograico

    Alessandra Zamperini

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    alessandra zamperini

    sunzione del Museo hyssen-Bornemisza di Madrid (1457) mostrava un apostolo con i piedi di tergo. Pure Juan de Flandes proponeva il plantare in vista di un apostolo nellAscensione del Prado (1500 c.), e Juan de Borgoa sfruttava lo spunto nella Trasigurazione del-la cattedrale di Avila (post 1508). Il motivo, insomma, divenne una sorta di topos e, al ine di confermarne la difusione, si possono ricordare lAssunzione di Lot-to a Santa Maria Assunta di Celana di Caprino Ber-gamasco (1527), o le molteplici versioni del tema di Rubens (si pu citare quella dei Muses Royaux des Beaux-Arts di Bruxelles, 1616 c.).

    Lelenco sarebbe facilmente estensibile, inclu-dendo ulteriori occasioni, che vanno dal Cristo in preghiera nellOrazione nellorto di Giovanni Bellini (Londra, National Gallery, 1465 c.), allangioletto che si volge allo spettatore nella pala di San Bernardino a Bergamo di Lotto (1521).

    Ma, a questo punto, basti ricordare che lo spunto si adatt ugualmente bene alle igure degli umili: ad

    esempio, nel Miracolo di san Marco di Tintoretto (Venezia, Gallerie dellAccademia, 1548), la donna in piedi col bambino sulla sinistra esibisce una pianta sospesa a mezza-ria; la posa delluomo inginocchiato, accanto a lei, torna in alcune contadine di Jacopo Bassano nella Primavera e nellAutunno, note da varie repliche (1575 c.). In Lombardia, la terra di Caravaggio, i casi non furono minori ed suiciente richiamare il povero di Giovan Battista Moroni dinnanzi a san Martino nella pala di Cenate Sotto (1575 c.) o uno dei pastori di Antonio Campi nellAdorazione per San Paolo Converso a Milano (1580).

    Neppure mancarono impaginazioni analoghe a quella caravaggesca, in cui un per-sonaggio si inginocchia dinanzi allepifania divina: Veronese, nel Mos presso il roveto ardente (Firenze, Palazzo Pitti), mostrava i piedi nudi del patriarca per tradurre icastica-mente lordine prescritto nellEsodo (3,5) di entrare scalzi nel luogo sacro; anni prima, con un modello ancora pi vicino a quello di Caravaggio, Carlo Crivelli aveva eviden-ziato le stimmate sulle piante dei piedi del suo San Francesco che raccoglie il sangue di Cristo (Milano, Museo Poldi Pezzoli, 1480 c.), ampliicando lo scorcio semilaterale di Van Eyck nelle Stimmate di san Francesco (Torino, Galleria Sabauda, 1435-1440).

    Non v dubbio, allora, che mostrare le piante dei piedi costituiva una modalit com-positiva di grande coinvolgimento per lo spettatore, senza che ci suscitasse alcun cla-more6. La diferenza, per, era che, nei saggi precedenti, i codici del decoro erano stati rispettati e la clausola non risultava dissonante; tuttal pi come aveva dimostrato Drer curiosa e coinvolgente.

    Da parte sua, Baglione chiaro nellevidenziare la ripulsa dei popolani: la critica

    2. Albrecht Drer, Assunzione e incoronazione della Vergine.

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    era propizia alla sua acrimonia con-tro Caravaggio, ma certo non pro-veniva da igure di grande prestigio. Quando pot, per demolire il riva-le, addusse commenti pi taglienti, emessi da pi distinti intenditori, come quelli di Federico Zuccari sulla cappella Contarelli. Ma per i piedi di SantAgostino, pur inilan-do un inciso sui valori generali della gran pittura, si limit a menzio-nare solo lo scontento del popolo.

    Il quale, in efetti, dovette giudi-care leggierezze in riguardo delle parti non tanto i piedi di tergo di un santo, di un patriarca o di un miserabile (cosa a cui si era abitua-ti), bens il loro essere fangosi. Forse addirittura infastiditi dal contrapposto con le membra delicate della Vergine7, i popolani dovettero essere istintivamente consapevoli per quel tradizionalismo che giustamente stato addebitato a una simile reazione che i piedi sporchi del pellegrino rendevano pi corsivo il solito dettaglio, eludendo quel minimo decoro che sarebbe convenuto a ogni personaggio positivo, fossanche un povero pellegrino.

    Note

    3. Carlo Crivelli, San Francesco raccoglie il sangue di Cristo, Milano, Museo Poldi Pezzoli, dettaglio.

    1 Il termine fu interpretato in chiave positiva da F.

    Bologna, Lincredulit del Caravaggio e lesperien-

    za delle cose naturali, Torino, 2006, pp. 228-234.

    Tra i pareri contrari, valga quello di M. Calvesi,

    Le realt del Caravaggio, Torino, 1990, p. 320. In

    entrambi i saggi si trova ulteriore bibliograia.

    2 B. Aikema, Jacopo Bassano and His Public. Mora-

    lizing Pictures in an Age of Reform ca. 1535-1600,

    Princeton, 1996, p. 19 e p. 177, nota 49.

    3 J.V. Fleming, From Bonaventura to Bellini. An

    Essay in Franciscan Exegesis, Princeton, 1982, p.

    57; B. Aikema, in Il Rinascimento a Venezia e la

    pittura del Nord ai tempi di Bellini, Drer, Tizia-

    no. Catalogo della mostra (Venezia, Palazzo Grassi,

    1999), a cura di B. Aikema e B.L. Brown, Milano,

    1999, p. 216, scheda n. 16.

    4 B. Treffers, I piedi dellafetto, inArte francescana

    e pauperismo dalla Valle dellAniene: lexemplum

    di Subiaco, a cura di C. Crescentini, Subiaco, 1997,

    pp. 123-129.

    5 D. Arasse, Le dtail, Paris, 1992, p. 78.

    6 Del resto, piedi a parte, limpaginazione di Cara-

    vaggio avvia il medesimo meccanismo di coinvol-

    gimento creato da Filippo Lippi nella Pala Barba-

    dori (oggi al Louvre) tra la Vergine stante e san

    Frediano, inginocchiato dinnanzi a lei, di spalle: in

    tale struttura era stata colta una modalit transi-

    tiva, ovvero una forma di comunicazione con lo

    spettatore, da J. Shearman, Arte e spettatore nel

    rinascimento italiano, Milano, 1995, pp. 71-73.

    7 Ispirati alla posa della classica husnelda: J. Hess,

    Modelle e Modelli del Caravaggio, in Commenta-

    ri, 5, 1954, pp. 271-289, in particolare p. 272.