I PAESAGGI AGRARI TRADIZIONALI Giuseppe Barbera, Davide … · La Storia del Paesaggio agrario...

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I PAESAGGI AGRARI TRADIZIONALI Giuseppe Barbera, Davide Marino

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I PAESAGGI AGRARI TRADIZIONALI

Giuseppe Barbera, Davide Marino

La Storia del Paesaggio agrario Italiano (E. Sereni), 1961

DEFINIZIONE Il paesaggio agrario è quella forma che l’uomo, nel corso e ai fini delle sue attività produttive

agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale

UNITÀ DI RIFERIMENTO 84 forme di paesaggio agrario connesse a 9 fasi storiche

CRITERI ANALITICI Carattere geostorico

DESCRITTORI Morfologia, idrografia, uso del suolo; coltivazioni; zootecnia; tecniche agronomiche e di

allevamento; irrigazione e sistemazioni idrauliche e forestali; tipi d'impresa; forme insediative; architettura rurale

ESEMPI L’alberata tosco umbro marchigiana; il giardino mediterraneo; la piantata padana

I Paesaggi Agrari Tradizionali (PAT), 2012

DEFINIZIONE I PAT sono sistemi complessi in cui la dinamica coevolutiva si deve all’interazione tra il

progetto sociale dell’uomo e i vincoli posti dal sistema naturale

UNITÀ DI RIFERIMENTO Sistemi di Paesaggio, Unità di Paesaggio, Aree saggio

CRITERI ANALITICI Complessità, Resilienza, Connessione

ESEMPI Paesaggio policolturale del versante occidentale dell’Etna; La cerasicoltura promiscua

della campagna viterbese

Output 1: 1.2 I PA DELLA COLLINA ESTENSIVA DELLA PREMAREMMA

Il Paesaggio Agrario Tradizionale (PAT): una definizione I PAT possono essere definiti come quei paesaggi che sono presenti in un territorio, i cui processi sono stabilizzati o evolvono lentamente. Tali processi hanno determinato sistemi locali complessi caratterizzati dall’accumulazione e dall’impiego di capitale economico, sociale e ambientale, a scala locale. L’organizzazione del sistema da luogo a flussi interni ed esterni che consentono il funzionamento e la conservazione dei PAT. Essi possono essere letti e interpretati secondo un modello coevolutivo tra progetto sociale e vincoli posti dai sistemi ambientali. La tradizionalità, espressione della coevoluzione dei processi, può essere studiata in relazione a forme, strutture e alla conservazione delle funzioni, sintetizzate nella definizione stessa di paesaggio*. * Barbera, G., Biasi, R., Marino, D., (a cura di), I Paesaggi Agrari Tradizionali, Franco Angeli, Milano, 2014

€ 39,00 (U)

a cura di

Giuseppe Barbera, Rita Biasi,Davide Marino

I PAESAGGI AGRARITRADIZIONALI

UN PERCORSO PER LA CONOSCENZA

L’Italia è ricca di agricoltura tradizionale che si manifesta con una miriade di paesaggi, autentici spazi di agricoltura multifun-zionale. Ad oggi manca una condivisa strategia di salvaguardia dei paesaggi agrari tradizionali nonostante l’alto valore ecolo-gico-ambientale, storico-culturale e socio-economico: questo anche a causa della scarsa conoscenza della loro effettiva nu-merosità, distribuzione, funzione e stato di conservazione.

Il presente volume riporta un percorso di ricerca per la formulazione e validazione di un modello metodologico interdiscipli-nare e integrato, sviluppato in due diverse aree studio (Sicilia e Lazio), per una mappatura e catalogazione dei paesaggi agra-ri tradizionali dell’albero. La metodologia definita rappresenta un utile strumento conoscitivo, frutto di un approccio intercultu-rale, per una pianificazione e gestione territoriale attenta alla salvaguardia e alla valorizzazione dei paesaggi tradizionali del-l’arboricoltura italiana e di monitoraggio delle loro trasformazioni.

Giuseppe BarberaProfessore ordinario di Colture arboree all’Università di Palermo. Si occupa di alberi, sistemi e paesaggi agrari e agroforestali del

Mediterraneo. Autore di numerosi libri sugli alberi da frutto e i loro paesaggi. Socio onorario AIAPP, Associazione Italiana Architet-tura del Paesaggio. Per il FAI ha curato il recupero della Kolymbetra nella Valle dei Templi e del giardino Donnafugata nell’isola diPantelleria. È membro dell’Osservatorio nazionale del paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali.

Rita BiasiProfessore associato di Arboricoltura all’Università della Tuscia, agronomo e dottore di ricerca in Colture arboree. Si occupa

di sostenibilità e multifunzionalità e paesaggio dei sistemi arborei, di arboricoltura urbana e del patrimonio arboreo dei giardinistorici. Referente per l’Università nella Rete europea Uniscape. Autore di pubblicazioni e saggi in ambito nazionale e interna-zionale e coordinatore di progetti di ricerca sul paesaggio agrario e viticolo.

Davide MarinoProfessore associato di Economia ed estimo rurale presso il Dipartimento di Bioscienze e Territorio dell’Università del Moli-

se, è presidente del Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l’Ambiente (CURSA). Direttore didattico delMaster di II livello in “Governance delle aree naturali protette” dell’Università del Molise. Coordinatore di numerosi progetti di ri-cerca nazionali e internazionali.

1810.3.6-G. BARBERA, R. BIASI, D. MARINO

-I PAESAGGI AGRARI TRADIZIONALI

FrancoAngeli

FrancoAngeliLa passione per le conoscenze

1810.3.6 24-04-2014 14:52 Pagina 1

UN MODELLO DI ANALISI: IL PAESAGGIO AGRARIO RISULTATO DELLE SCELTE ECONOMICHE

1.  Le azioni dell’imprenditore agricolo sono funzione degli obiettivi, in termini aziendali, familiari, imprenditoriali (in generale la massimizzazione della funzione di utilità della terra);

2.  Il sistema socioeconomico (le scelte imprenditoriali, il mercato), con la struttura produttiva e istituzionale diventano quindi la determinante principale dei processi di utilizzazione delle risorse naturali da parte dell’uomo;

3.  I caratteri ambientali originari a loro volta determinano le scelte economiche: il risultato (coevoluzione) è il paesaggio;

4.  I processi produttivi determinano le forme dei paesaggi, ossia le strutture, … 5.  …cui corrispondono una serie di funzioni e di flussi.

Scelte  degli  agricoltori  e  trasformazioni  del  paesaggio    

L’obie'vo  dell’imprenditore  (sogge4o  ai  vincoli  ambientali)  

Da  luogo  a  scelte  aziendali  (Combinazione  produ'va)                                        

Da  cui  derivano  processi  produ'vi                            

     Che  generano  forme    (stru4ure)    

E  funzioni  (valori)  che  descrivono  il  sistema        

daMarino  and  Cavallo,  2009.  

I PAT in ITALIA: analisi integrata e dinamica dei PAT

WP1: Individuazione delle principali tipologie di PAT a scala nazionale

WP2: Analisi dei fattori coevolutivi dei PAT

WP3: Analisi climatica dei PAT e linee di tendenza in base a scenari di cambiamento

Fase

1Fa

se 2

MODELLOMULTIDISCIPLINARE(Applicato a ciascun PAT studio di livello

territoriale)

WP4: analisi della variabilità ambientaleWP5: evoluzione storica e analisi diacronica persistenza dell’uso del suoloWP6: ecologia del paesaggio e diversità biologica e culturaleWP7: tecniche colturali innovative compatibiliWP8: Analisi integrata dei processi eco-idrologici e criteri di gestione sostenibile delle risorse idricheWP9: climate change: analisi degli adattamentiWP10: analisi socioeconomica

Fase

3

FASI DEL PROGETTO

MACRO-OBIETTIVI Working Packages(WP)

LINEE GUIDA DI PIANIFICAZIONE E

GESTIONE INTEGRATA DEI PAT

WP11: Definizione di Linee Guida a diverse scale per la pianificazione e gestione integrata dei PAT

Fase

4

DIFFUSIONE DEI RISULTATI DELLA

RICERCA

WP12: Diffusione dei risultati della ricerca

Diagramma di relazioni tra i diversi aspetti e livelli del progetto

scala

nazio

nale

scala

territo

riale

I PAESAGGI AGRARI in ITALIA:

Analisi diacronica

WP1 Identificazione delle principali tipologie di paesaggio agrario a scala nazionale

WP 2 Analisi territoriale dei fattori coevolutivi dei paesaggi agrari in Italia

WP 3 Definizione di un modello per l’identificazione e l’analisi dei PAT

APPLICAZIONE DEL MODELLO AI CASI TERRITORIALI

I PAT in ITALIA: analisi integrata e dinamica dei PAT

WP1: Individuazione delle principali tipologie di PAT a scala nazionale

WP2: Analisi dei fattori coevolutivi dei PAT

WP3: Analisi climatica dei PAT e linee di tendenza in base a scenari di cambiamento

Fase

1Fa

se 2 MODELLO

MULTIDISCIPLINARE(Applicato a ciascun PAT studio di livello

territoriale)

WP4: analisi della variabilità ambientaleWP5: evoluzione storica e analisi diacronica persistenza dell’uso del suoloWP6: ecologia del paesaggio e diversità biologica e culturaleWP7: tecniche colturali innovative compatibiliWP8: Analisi integrata dei processi eco-idrologici e criteri di gestione sostenibile delle risorse idricheWP9: climate change: analisi degli adattamentiWP10: analisi socioeconomica

Fase

3

FASI DEL PROGETTO

MACRO-OBIETTIVI Working Packages(WP)

LINEE GUIDA DI PIANIFICAZIONE E

GESTIONE INTEGRATA DEI PAT

WP11: Definizione di Linee Guida a diverse scale per la pianificazione e gestione integrata dei PAT

Fase

4

DIFFUSIONE DEI RISULTATI DELLA

RICERCA

WP12: Diffusione dei risultati della ricerca

Diagramma di relazioni tra i diversi aspetti e livelli del progetto

scala n

aziona

le sca

la terri

toriale

WP 11 bis: SINTESI

CLASSIFICAZIONE DINAMICA COEVOLUTIVA DEI PAT +

Definizione scenari

→ Nella fase 1 si studiano i paesaggi agrari italiani, le loro trasformazioni (WP1) al fine di identificare, in un approccio coevolutivo, i fattori naturali e le determinanti socioeconomiche che ne hanno definito gli assetti (WP2). Tale percorso interdisciplinare condurrà alla costruzione di un modello (WP3) con indicatori per identificare e analizzare i paesaggi agrari tradizionali. [vedi cap. 1, 2, 3, 4, 5 Libro PAT]

→ Nella fase 2 il modello definito nella fase 1 è applicato e sperimentato nei casi territoriali oggetto di indagine. Tale percorso interdisciplinare di analisi consentirà di giungere a una classificazione dei PAT e alla definizione di scenari evolutivi in cui tracciare nella fase 3 politiche di pianificazione e gestione [vedi cap. 12 Libro PAT]

IL PERCORSO DI RICERCA

Identificazione dei PA anni ‘50/’60 attraverso l’analisi integrata delle fonti cartografiche e bibliografiche

Lo scopo di questa fase è l’individuazione dei Paesaggi Agrari (PA), a partire dalla lettura e confronto delle fonti cartografiche individuate (Blasi et al, Ecoregioni d’Italia, Rossi Doria, M., L’analisi zonale dell’agricoltura italiana, Estratto della Carta d’Uso del Suolo, Medici, G., Carta dei Tipi d’Impresa nell’agricoltura italiana, Distribuzione dei tipi di dimora rurale in Prete, M., R., e Fondi, M., La casa rurale nel Lazio settentrionale e nell’Agro Romano) e bibliografiche

Il percorso di lavoro dell’Università di Molise

(WPI) Fase I – Identificazione dei PA attraverso l’analisi integrata delle fonti cartografiche e bibliografiche Partendo dall’acquisizione e dalla digitalizzazione delle cartografie tematiche identificate (anni ‘50 e ‘60) l’UO intende condurre un lavoro di identificazione, mappatura e caratterizzazione dei paesaggi agrari italiani.

+

Identificazione valri soglia + scenari evolutivi (WP11) Fase V - Politiche e pianificazione – Linee guida

Il percorso di lavoro dell’UO dell’Università del Molise (gennaio 2014/gennaio 2016)

(WP3) Fase II – Analisi delle determinanti delle trasformazioni e identificazione dei PAT Tale fase mira a identificare il quadro dei fattori di pressione che hanno determinato le trasformazioni dei paesaggi agrari e delle determinanti c h e h a n n o c o n s e n t i t o l a conservazione dei PAT.

Sistema ambientale (SA)

Sistema Sociale (SS)

Sistema economico e agricolo (SEA)

Sistema insediativo (SI)

Fase IV – Aspetti interpretativi e classificazione dei PAT Partendo dal lavoro condotto nella fase III, questa fase riguarda la classificazione dei PAT in termini formali, strutturali e funzionali.

Resilienza Complessità Connessione

Fragilità Semplificazione Frammentazione

Paesaggi intatti

Paesaggi intatti ma in evoluzione

Paesaggi frammentati

Paesaggi complessi

Paesaggi complessi ma in corso di evoluzione

Paesaggi semplificati

Paesaggi in transizione (dinamiche non definite)

Paesaggi stabili

Paesaggi preservati ma in evoluzione

Paesaggi fragili

Paesaggi in transizione (dinamiche non definite)

Paesaggi in transizione (dinamiche non definite)

PAT

PA

n pae

sagg

i

(WP2) Fase III - Modello di car a t ter izzaz ione e ana l i s i diacronica e coevolutiva dei PA (descrittori + indicatori) Costruzione e sperimentazione del modello. Gli indicatori identificati (qualitativi e quantitativi) mirano a descrivere i caratteri PA. L’UR sta valutando la applicazione sui casi studio di: Roma, Milano, Parma, Torino e Bari.

Resilienza Complessità Connessione

Il Capitale naturale è ben conservato ed è impiegato localmente nei processi produttivi agricoli; all’interno dei quali ne è curata la manutenzione.

La policoltura e la produzione di specialities conferiscono resilienza al sistema agricolo rispetto alle fluttuazioni del mercato e dei prezzi delle commodities.

I processi del paesaggio (flusso di nutrienti e organismi, connettività e caratteri autorganizzativi della matrice ambientale) sono mantenuti.

La trasformazione delle materie prime avviene prevalentemente a livello locale; i prodotti finali esportati sui mercati hanno un alto valore aggiunto.

Il valore del capitale economico è meno sensibile alle variazioni del sistema dei prezzi a livello globale.

Sono aree eterogenee in cui la produzione di beni (es. DOP) e/o servizi (es. agriturismo) è strettamente interconnessa con le caratteristiche ambientali di pregio.

La struttura demografica è vitale; i flussi migratori non sono tali da indebolire il capitale umano. La cultura locale è ben conservata.

La conoscenza locale e i saperi tradizionali sono un fattore produttivo, vi è presenza di capitale relazionale e di reti sviluppate tra gli attori locali.

La persistenza del capitale umano e sociale (residenza), conferisce al sistema la capacità di innovare e assorbire le trasformazioni sociali.

Esiste una profonda eterogeneità tra le tipologie insediative, le relative funzioni e le reti che li collegano.

Gli scarsi collegamenti e la mancanza di accessibilità determinano una minore frammentazione degli insediamenti, la loro maggiore compattezza.

Le forme insediative hanno capacità di resistenza ai cambiamenti determinati da fattori naturali o antropici.

SA

SEA

SS

SI

(WPI) Fase I – Identificazione dei PA attraverso l’analisi integrata delle fonti cartografiche e bibliografiche Partendo dall’acquisizione e dalla digitalizzazione delle car tografie tematiche identificate (anni ‘50 e ‘60) l’UO intende condurre un lavoro di identificazione, mappatura e caratterizzazione dei paesaggi agrari italiani.

Carta delle Ecoregioni (Blasi et al., 2013)

Carta dei tipi d’impresa (INEA, 1958)

Analisi zonale (Rossi Doria, 1969)

Analis

i bibli

ograf

ica

Carta UDS

d’Italia

(TCI, 1961-63)

!

Sistema Insediativo

(CNR,1939-73; Barbieri Gambi, 1964)

Analisi fonti - livello macro Analisi fonti - livello micro

Banca

Dati

Fase IV – Aspetti interpretativi e classificazione dei PAT Partendo dal lavoro condotto nella fase III, questa fase riguarda la classificazione dei PAT in termini formali, strutturali e funzionali.

Fase IV – Aspetti interpretativi e classificazione dei PAT Partendo dal lavoro condotto nella fase III, questa fase riguarda la classificazione dei PAT in termini formali, strutturali e funzionali.

Fase IV – Aspetti interpretativi e classificazione dei PAT Partendo dal lavoro condotto nella fase III, questa fase riguarda la classificazione dei PAT in termini formali, strutturali e funzionali.

Fase IV – Aspetti interpretativi e classificazione dei PAT Partendo dal lavoro condotto nella fase III, questa fase riguarda la classificazione dei PAT in termini formali, strutturali e funzionali.

(WP11) Fase V - Politiche e pianificazione – Linee guida

(WP11) Fase V - Politiche e pianificazione – Linee guida

Output 1: I PAESAGGI AGRARI (PA) ANNI ’50/’60

(WP2) Fase II – Analisi delle determinanti delle trasformazioni e identificazione dei PAT Tale fase mira a identificare il quadro dei fattori di pressione che hanno determinato le trasformazioni dei paesaggi agrari e delle determinanti che hanno consentito la conservazione dei PAT.

(WP3) Fase III - Modello di caratterizzazione e analisi diacronica e coevolutiva dei PA (descrittori + indicatori) Costruzione e sperimentazione del modello. Gli indicatori identificati (qualitativi e quantitativi) mirano a descrivere i caratteri PA. L’UR sta valutando la applicazione sui casi studio di: Roma, Milano, Parma, Torino e Bari.

Output 2: I PAESAGGI AGRARI TRADIZIONALI (PAT)

Output 3: MODELLO DI ANALISI E CRITERI DI

CLASSIFICAZIONE DEI PAT

Output 4: LINEE GUIDA

Partendo dall’acquisizione e dalla digitalizzazione delle cartografie tematiche identificate (anni ‘50 e ‘60) l’UO intende condurre un lavoro di identificazione, mappatura e caratterizzazione dei paesaggi agrari italiani.

Output 1: I PAESAGGI AGRARI (PA) ANNI ’50/’60

Estratto della Carta d’Uso del Suolo, Touring Club, 1958 (elab. Biasi et. al., 2014)

Medici, G., Carta dei Tipi d’Impresa nell’agricoltura italiana, INEA, Roma, 1958 La Carta dei Tipi d’Impresa organizza il territorio nazionale in zone omogenee partendo dall’analisi del rapporto tra proprietà, impresa e mano d’opera.

Distribuzione dei tipi di dimora rurale in Prete, M., R., e Fondi, M., La casa rurale nel Lazio settentrionale e nell’Agro Romano, Leo S. Olschki, Firenze, 1957, Biasutti, 1970 La carta dei tipi legge e organizza il territorio in zone omogene per tipologia di dimora rurale nel viterbese.

XXXVII - Colli Volsini XXVIII - Lago di Bolsena XXXIX - Bagnoregio XL - Colle piano di Orte e Civita Castellana XLII - Colle piano del Viterbese XLIII - Monti Cimini XLIV - Interna di Maremma XLV - Colle Piano di Vetralla XLVII - Piano colle della Maremma

(Catasto Agrario, 1912) Zone agrarie costituite da un gruppo di territori comunali che si trovano in analoghe condizioni naturali e agrarie

Analisi bibliografica

(Turbati, 1938, De Simone, 1938, Sestini, 1963, Migliorini, 1973, TCI, 1977)

La validazione del modello per il caso della Tuscia (WP1)

Analisi dei modelli insediativi (CNR, 1939-73; Barbieri e Gambi, 1964) Confrontando diverse cartografie, sono analizzati i caratteri delle strutture insediative rurali (dimensione degli insediamenti, compattezza e densità, rapporti tra l’insediamento e l’organizzazione agraria) e organizzati in zone omogenee.

ESTRATTO DELLA CARTA DELLE ECOREGIONI

D’ITALIA

SISTEMA INSEDIATIVO

Blasi et al, Ecoregioni d’Italia, in corso di pubblicazione Le ecoregioni sono aree ecologicamente omogenee, all’interno delle quali specie e comunità naturali interagiscono in modo discreto con I caratteri fisici dell’ambiente.

Rossi Doria, M., L’analisi zonale dell’agricoltura italiana, Roma, 1969 Le zone dell’agricoltura italiana sono ambiti territoriali caratterizzati da uniformità di condizioni ambientali, degli indirizzi produttivi, dei rendimenti e degli aspetti strutturali dell’agricoltura.

Analisi fonti - livello macro

Analisi fonti - livello micro

Banca dati

(Istat, Censimenti Agricoltura e Popolazione, 1960)

APPLICAZIONE DEL METODO ALLA REGIONE LAZIO

APPLICAZIONE DEL METODO ALLA REGIONE LAZIO

1. Analisi dei livelli informativi connessi al sistema infrastrutturale e al sistema ambientale (IGM, 1950).

2. Analisi del mosaico di uso del suolo (TCI, 1961-63).

3. Riaggregazione degli ambiti omogenei di paesaggio agrario.

4. Identificazione delle UPA.

LAZIO (anni ’50-‘60)  1 SPA delle pianure estensive e della Bonifica 1.1 UPA della coltura estensiva della Maremma costiera 1.2 UPA della collina estensiva della Pre Maremma 1.3 UPA della collina litoranea della Tolfa 1.4 UPA della coltura estensiva del Piano colle di Viterbo 1.5 UPA della coltura estensiva del Lago di Bracciano 1.6 UPA dell’Agro Romano 1.7 UPA della Bonifica Pontina   2. SPA del sistema mezzadrile 2.1 UPA della collina appoderata del Lago di Bolsena  3 SPA dell’arboricoltura dei sistemi insediativi collinari 3.1 UPA dei sistemi policolturali della Media Valle Teverina 3.2 UPA della collina appoderata dei Monti Cimini

3.3 UPA dell’olivicoltura sabina 3.4 UPA dei sistemi policolturali dei Monti Ausoni 3.5 UPA della vite dei Colli Albani 3.6 UPA dei sistemi policolturali del Garigliano e del Volturno 3.7 UPA della vite dei Monti Lepini 3.8 UPA della coltura promiscua della Valle del Liri 3.9 UPA dei sistemi policolturali della Valle dell’Aniene 3.10 UPA dei sistemi policolturali della Valle del Sacco 3.11 UPA dei sistemi policolturali dell’Alta Valle del Garigliano 4 SPA agropastorali della Montagna Appenninica 4.1 UPA delle conche intermontane di Leonessa e Amatrice 4.2 UPA della coltura promiscua della Conca reatina 4.3 UPA agrosilvopastorale del Cicolano 4.4 UPA agrosilvopastorale dei Monti Ernici e Simbruini 4.5 UPA agrosilvopastorale dei Monti della Meta

PUGLIA (anni ’50-‘60)   1 SPA delle pianure estensive e della Bonifica 1.1 PA della coltura promiscua di San Severo 1.2 UPA della pianura estensiva del Tavoliere 1.3 UPA della Piana del Metapontino   4 SPA agropastorali della Montagna Appenninica 4.1. UPA della coltura estensiva dei Monti della Daunia   5 SPA dei sistemi urbani della costa 5.1 UPA dell’arboricoltura della Terra di Bari 5.2 UPA dei sistemi policolturali dell’Alto Salento 5.3 PA della pianura estensiva di Lecce 5.4 UPA del mosaico agrario del Basso Salento 5.5 UPA del mosaico agrario della costa ionica salentina

6 SPA degli altopiani carsici 6.1 UPA silvo-pastorale della Murgia 6.2 UPA policolturale della Murgia materana 6.3 UPA del mosaico agrario della Valle d’Itria   7 SPA dei promontori costieri 7.1 UPA agrosilvopastorale del Gargano 7.2 UPA della coltura promiscua costiera del Gargano

IL MODELLO DI ANALISI DELLA COEVOLUZIONE

IL MODELLO DELL'EVOLUZIONE BIO-CULTURALE

a.  La trasmissione culturale può essere lenta (verticale) o veloce (orizzontale), la prima è tradizionale, conservativa, simile a quella genetica; (25 anni = 1 generazione, con gli stessi attori, PAT)

b.  L’evoluzione culturale può essere molto veloce, ma alcune culture vengono mantenute anche a lungo; (es. La qualità del cibo in italia)

c.  non si autoriproducono solo i fattori ambientali, ma anche i modelli socio-ambientali – La nicchia socioecologica;

d.  I comuni comportamenti che rendono più efficiente e coesa una società tendono a diffondersi in un gruppo sociale rendendolo culturalmente omogeneo (Comunità resiliente); la variabilità culturale all’interno di un gruppo tende a diminuire velocemente;

e.  La trasmissione culturale tende quindi ad aumentare i vincoli sociali, la cultura è un meccanismo di adattamento.

IL MODELLO DI ANALISI PER LA COEVOLUZIONE

VERSO UN SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE DEI PAT

Il prosieguo del lavoro: l’analisi di alcune aree metropolitane

Roma (ha) Superficie comunale à 128.735 Sau à 42.959 *

*

* *

Bari (ha) Superficie comunale à 11.738 Sau à 5.240

Parma (ha) Superficie comunale à 28.068 Sau à 16.889

Milano (ha) Superficie comunale à 18.167 Sau à 2.910

* Torino (ha) Superficie comunale à 13.001 Sau à 821

Palermo (ha) Superficie comunale à 16.059 Sau à 2.139

*

L’identificazione dei casi studio è legata:

1.  all’interesse specifico di alcuni ambiti (Roma come laboratorio) anche su temi di dettaglio legati al ruolo del primario in ambito urbano.

2.  alla rilevanza degli strumenti di pianificazione (es. PTPR Puglia, Patto città campagna, ruolo aree protette es. Parco Nord e Sud Milano).

LAZIO (anni ’50-‘60)  1 SPA delle pianure estensive e della Bonifica 1.1 UPA della coltura estensiva della Maremma costiera 1.2 UPA della collina estensiva della Pre Maremma 1.3 UPA della collina litoranea della Tolfa 1.4 UPA della coltura estensiva del Piano colle di Viterbo 1.5 UPA della coltura estensiva del Lago di Bracciano 1.6 UPA dell’Agro Romano 1.7 UPA della Bonifica Pontina   2. SPA del sistema mezzadrile 2.1 UPA della collina appoderata del Lago di Bolsena  3 SPA dell’arboricoltura dei sistemi insediativi collinari 3.1 UPA dei sistemi policolturali della Media Valle Teverina 3.2 UPA della collina appoderata dei Monti Cimini

3.3 UPA dell’olivicoltura sabina 3.4 UPA dei sistemi policolturali dei Monti Ausoni 3.5 UPA della vite dei Colli Albani 3.6 UPA dei sistemi policolturali del Garigliano e del Volturno 3.7 UPA della vite dei Monti Lepini 3.8 UPA della coltura promiscua della Valle del Liri 3.9 UPA dei sistemi policolturali della Valle dell’Aniene 3.10 UPA dei sistemi policolturali della Valle del Sacco 3.11 UPA dei sistemi policolturali dell’Alta Valle del Garigliano 4 SPA agropastorali della Montagna Appenninica 4.1 UPA delle conche intermontane di Leonessa e Amatrice 4.2 UPA della coltura promiscua della Conca reatina 4.3 UPA agrosilvopastorale del Cicolano 4.4 UPA agrosilvopastorale dei Monti Ernici e Simbruini 4.5 UPA agrosilvopastorale dei Monti della Meta

Source: Regional Landscape Plan,

Vineyard

Water farming areas

Olive grove

Pasture

Arable land not irrigated What (and where) is UPA in Rome

0,7%

8,8%

44,1%

Complex cultivation patterns

Arable land 52,7% Arable land 20,7%

Arable land

9,4% Permanently crops and

pastures

7,4% Permanently crops and

pastures

0,3

Complex cultivation patterns 0,9

Complex cultivation patterns

Permanently crops and pastures

UPA area 53,7%

Rome’s Municipality UPA area

63,7%

Rome’s Out beltway

UPA area 28,7%

Rome in beltway

PUGLIA (anni ’50-‘60)   1 SPA delle pianure estensive e della Bonifica 1.1 PA della coltura promiscua di San Severo 1.2 UPA della pianura estensiva del Tavoliere 1.3 UPA della Piana del Metapontino   4 SPA agropastorali della Montagna Appenninica 4.1. UPA della coltura estensiva dei Monti della Daunia   5 SPA dei sistemi urbani della costa 5.1 UPA dell’arboricoltura della Terra di Bari 5.2 UPA dei sistemi policolturali dell’Alto Salento 5.3 PA della pianura estensiva di Lecce 5.4 UPA del mosaico agrario del Basso Salento 5.5 UPA del mosaico agrario della costa ionica salentina

6 SPA degli altopiani carsici 6.1 UPA silvo-pastorale della Murgia 6.2 UPA policolturale della Murgia materana 6.3 UPA del mosaico agrario della Valle d’Itria   7 SPA dei promontori costieri 7.1 UPA agrosilvopastorale del Gargano 7.2 UPA della coltura promiscua costiera del Gargano

Grazie per l’attenzione!