I modelli della pianificazione ottocentesca e la...

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I modelli della pianificazione ottocentesca e la legislazione urbanistica in Italia tra ‘800 e prima metà del ‘900 Facoltà di Architettura e Società Cds Scienze dell’Architettura E mail [email protected]; [email protected] Sito web: www.netdiap.polimi.it/Didattica/pucci Prof. Paola Pucci

Transcript of I modelli della pianificazione ottocentesca e la...

I modelli della pianificazione ottocentesca

e la legislazione urbanistica in Italia

tra ‘800 e prima metà del ‘900

Facoltà di Architettura e Società

Cds Scienze dell’Architettura

E mail [email protected]; [email protected]

Sito web: www.netdiap.polimi.it/Didattica/pucci

Prof. Paola Pucci

………………………………………L’urbanistica

“È un sapere relativo ai modi di costruzione, continua modificazione e miglioramento dello spazio abitabile della città e del territorio”

(Secchi B., Prima lezione di urbanistica, Laterza, Bari, 2001)

Perché occuparsi della “nascita” dell’urbanistica……………………..

Perché occuparsi della “nascita” dell’urbanistica

Porre l’accento sull’urbanistica come insieme di pratiche e di

saperi che si costruiscono in modo frammentario

Alludere alla sua storia

Secchi B., Prima lezione di urbanistica, capp. III e IV Urbanisti e Radici, Laterza, Bari, 2000

L’urbanistica non è la sola responsabile della costruzione e della

modificazione della città

Due ipotesi:

• Fare riferimento a ciò che è interno all’urbanistica: – mutamento come esito di una ricerca di maggiore coerenza con le pratiche (piani

e manuali)

• Fare riferimento a ciò che esterno all’urbanistica:

• mutamento come esito più o meno scalato nel tempo di mutamenti sociali (F. Choay)

Ipotesi di fondo dell’urbanistica ‘800

• La città è un campo complesso in cui non si verificano semplicemente comportamenti sociali rilevanti per l’organizzazione dello spazio poiché la cittàè un ORGANISMO AUTONOMO con proprie leggi

• Autonomia dell’urbanistica e sua capacità di risolvere problemi urbani attraverso l’analisi e l’impiego di tecniche

L’idea di città come “organismo”

• Dà la possibilità di classificare i fenomeni urbani con metodi ripresi e mutuati dalle scienze naturali

• Consente di operare delle correlazioni tra “elementi costitutivi” della città(circolazione, igiene, nuove lottizzazioni…)

• Legittima il ruolo del “tecnico”, depositario di un sapere esperto e si forma una classe di funzionari esperti nell’amministrare la città (ingegneri sanitari, tecnici dei trasporti…).

• Città non più descritta come un “grande manufatto edilizio”, ma come “macchina banale” di cui è necessario garantire il funzionamento (circolazione e igiene)

Le fontiLe fonti:

tra l’esperienza di Haussaman e quella di Berlage

L’urbanistica ha cercato di fissare gli elementi base della pratica:• In alcuni corsi universitari: Liverpool (1909), Londra (1914), Birmingham (1911)• In congressi internazionali: tra cui quelli del Royal Institute of British Architects (1906 e

1910)• In esposizioni internazionali: Boston (1909), Berlino• In riviste specializzate: Der Stadtebau (1904), The Town Planning Review (1910)

• in alcuni fondamentali testi come i MANUALI:

• Ildefonso Cerdà: Teoria generale dell’urbanizzazione, Barcellona , 1867• Baumeister, L’espansione urbana nei suoi aspetti tecnici, legislativi e economici, 1876

• Stubben, Manuale di architettura, 1890• Camillo Sitte, Der Stadtebau, 1889• Ebenezer Howard, Garden cities of Tomorrow, London, 1898• Patrick Geddes, Città in evoluzione, 1915

I manuali: i “grandi riferimenti”

Definiscono:

• I contenuti e i modi d’uso della disciplina

• Il ruolo dell’urbanista

• I temi da affrontare e la loro correlazione

Sono trattati normativi

Hanno valore operativo e di concretezza (immediata utilizzazione )

Iniziale compattezza della disciplina negli obiettivi, nei criteri di giudizio, nei valori di riferimento.

Il valore delle proposte sta nella loro concretezza, nella possibilità di un immediato utilizzo.

Le definizioni di urbanistica nei manuali

• Baumeister 1876, Stadterweiterungen in tecnischer (…) parte I cap., V.

“un piano è neutrale per mantenere l’ordine nell’interesse di tutti e costruire in tutti i dintorni della città”

• Eberstadt, 1910 Handbuch, parte IV sez I, par 29.

”la necessità o almeno l’opportunità di portare una certa sistematicità nella suddivisione

del terreno urbano risulta già sulla base di ragioni puramente economiche e cioè dell’uso ordinato e ben calcolato dei terreni edificabili”

• Cerdà, Introduzione, Teoria generale dell’urbanizzazione, 1867

“Urbanizzazione indica l’insieme degli atti che tendono a creare un raggruppamento di costruzioni e a regolarizzare il loro funzionamento, così come designa l’insieme dei principi,

dottrine, regole che si devono applicare perché la costruzione e il loro raggruppamento, invece di reprimere, indebolire, e correggere le facoltà fisiche, morali e intellettuali dell’uomo che vive in una società, contribuiscano a favorire il suo sviluppo e ad accrescere il benessere sia individuale che pubblico”.

Le fontiLe fonti:

i “grandi riferimenti”

• La città compatta: L’ensanche di Barcellona nel Piano di Ildefonso Cerdà (1854-1859), la Parigi di Napoleone III e di Haussmann (1853/1870)

• La città per nuclei conclusi:– La Garden city di Ebenezer Howard (1898)– Il Greater London Plan (1939)

• La città distribuita linearmente: – la Ciudad lineal di Arturo Soria y Mata (1886)

• La città sviluppata in altezza: la Grosstadt di Ludwing Hilberseimer (1927)• La città estesa: Braodacre City di Frank Lloyd Wright (1929)• La città funzionale:

– la cité industrielle di Tony Garnier (1901)– La Ville radieuse di Le Corbusier (1933)– Amsterdam di Van Eesteren (1929-1932)– La Charte d’Athènes (1942)

• Gabellini P., Tecniche urbanistiche, Cap. 10 “grandi riferimenti”, Carocci, Roma, 2001

I “postulati” dell’urbanistica moderna

L’urbanistica vuole essere soprattutto tecnica operativa

Si dota di due strumenti essenziali:

• Piano regolatore e

• Regolamento edilizio

• La Città come unico campo disciplinare dell’urbanistica

• La Città è destinata a crescere indefinitamente

• Diritto fondamentale del cittadino è costruire liberamente

• La Città è monocentrica e l’espansione in ogni direzione è detta equilibrata

• Le diverse classi sociali usano la città in modo diverso, perciò compito dell’urbanistica èriconoscere la specificità dei modi d’uso

• L’intervento pubblico ha come obiettivo il garantire le condizioni MINIME di sviluppo

Contenuti delle prime leggi in materia urbanistica in Italia

L.n. 2359 del 1865 “Sulla espropriazione per pubblica utilità”

- diritto per gli enti pubblici di espropriare gli edifici monumentali non sufficientemente conservati dai proprietari

- facoltà, per i comuni con più di 10.000 abitanti di redigere un piano di regolatore dell’esistente nucleo urbano, indicante gli indirizzi da osservare nelle costruzioni e ricostruzioni. Piano d attuare in non più di 25 anni, con applicazione delle norme generali stabilite per le opere di pubblica utilità;

- Facoltà per i comuni per i quali sia dimostrata la necessità di estendere l’abitato, di adottare il piano regolatore di ampliamento indicante le norme da osservare nelle costruzioni;

- Obbligo della cessione immediata del terreno occorrente per la costruzione da parte del Comune delle strade pubbliche previste dal piano di ampliamento, essendo il compenso da stabilirsi in base alla differenza tra il precedente valore dell’intera proprietà e quello successivo della

parte residua, salvi i concorsi nelle opere di sistemazione e manutenzione delle vie, imposte dai regolamenti edilizi locali

L.n. 2892 del 1885 Legge di Napoli

Introduce nuovi criteri per il calcolo delle indennità di esproprio:

Valore dell’immobile + coacervo dei fitti percepiti nell’ultimo decennio

Principi e caratteri essenziali del piano urbanistico ottocentesco:

• Piano disegnato sul reticolo stradale e sulla forma dell’isolato

• Piano immediatamente esecutivo

• Opera secondo regole di sventramento e di divisione dei lotti

• Utilizza indici metrici

• Non impiega lo zoning

Piano disegnato sul reticolo stradale e sulla forma dell’isolato

Piano di Milano di Beruto (1884-1889)

• Espansione concentrica (fascia di profondità media di 500/600 metri, più profonda a nord)

• Richiami all’analogia organica per giustificare questo impianto (pianta di Milano come sezione di un albero)

• Manca una riflessione sulle connessioni tra la città e il territorio (se si eccettua l’asse di C.so Sempione)

• Isolato di 200 mt,• Densità prevista pari a 250 ab/ha• Mancano previsioni di aree attrezzate e zone

funzionali, come anche di parchi urbani• Non viene redatto regolamento a supporto

dell’attuazione del piano.

Milano. Principali strade aperte tra 1860 e 1915

Milano, zona esterna ai

bastioni, 1884

I versione Piano Beruto

1. proprietà superiori a 3 ha

2. Proprietà inferiori ai 3 ha

3. Aree edificate

4. Grandi attrezzature di

progetto

5 e 6 .Ferrovie esistenti e in

progetto

Le trasformazioni dell’isolato

nel piano Beruto a Milano

Le trasformazioni

dell’isolato nel piano Beruto

a Milano

Milano, zona esterna ai

bastioni, 1886-88

II versione Piano Beruto

1. proprietà acquistate dai

grandi promotori

immobiliari

2. Aree edificate al 1886

3. Grandi attrezzature di

progetto

4. Aree a verde e parchi in

progetto

5 e 6 .Ferrovie esistenti e in

progetto

Milano, zona esterna ai bastioni,

1889

III versione Piano Beruto

1. proprietà acquistate dai grandi

pomotori immobiliari

2. Aree edificate al 1886

3. Grandi attrezzature di progetto

4. Aree a verde e parchi in progetto

5 e 6 .Ferrovie esistenti e in

progetto

Le trasformazioni

dell’isolato nel piano

Beruto a Milano

Milano.

Piano Albertini - 1931

• Piano di ampliamento che interessa circa 80% del territorio comunale.

• Viene assecondata una tendenza centripeta: lottizzazioni in ogni direzione, con maglia minuta, edificazione ad anello

• Aree di ampliamento verso ovest.• La fitta rete stradale (realizzata a spese dell’amministrazione pubblica) definisce lotti di

dimensioni minute che coprono, secondo un disegno isomorfo, la quasi totalità del territorio comunale.

Principi e caratteri essenziali del piano urbanistico ottocentesco:

• Piano disegnato sul reticolo stradale e sulla forma dell’isolato

• Piano immediatamente esecutivo

• Opera secondo regole di sventramento e di divisione dei lotti

• Utilizza indici metrici

• Non impiega lo zoning

Piano immediatamente esecutivo

Piano di Milano di Beruto (1884-1889)

Piano regolatore e regolamento edilizio

a. Bologna piano di ampliamento 1889

a. Abachi sui tipi di strade,

b. Abachi su rapporti tra sup. coperta/ spazio non edificato, tra lotto e strada…

c. piante prospetti, per rendere esecutivo il piano

Gabellini P., Il disegno urbanistico, La Nuova Italia Scientifica, Roma , 1996

c.Milano, elevazioni nuovo ponte,

1871

b. Bologna piano di ampliamento 1889

Piano immediatamente esecutivo

Principi e caratteri essenziali del piano urbanistico ottocentesco:

• Piano disegnato sul reticolo stradale e sulla forma dell’isolato

• Piano immediatamente esecutivo

• Opera secondo regole di sventramento e di divisione dei lotti

• Utilizza indici metrici

• Non impiega lo zoning

Beruto, Variante al Piano regolatore di Milano per il quartiere tra Corso Pta Romana e Vittoria (dic 1885)

• Sistemazione di Cordusio e adiacenze col progetto contenuto nel Piano Regolatore di Milano (dic 1885)

Opera secondo regole di sventramento e di divisione dei lotti

Piano immediatamente esecutivo

Piano di Milano di Beruto (1884-1889)

Principi e caratteri essenziali del piano urbanistico ottocentesco:

• Piano disegnato sul reticolo stradale e sulla forma dell’isolato

• Piano immediatamente esecutivo

• Opera secondo regole di sventramento e di divisione dei lotti

• Utilizza indici metrici

• Non impiega lo zoning

Utilizza indici metrici

Regolamento di Berlino proposto nel manuale di Chiodi:

Parametri e indici riferiti a alcuni tipi edilizi.

Le voci trattate:

• classe

• n. piani

• altezza

• rapporto tra aree libere e aree fabbricabili

• estensione lotto a parità di superficie coperta;

• intensità di fabbricazione a parità di aree del lotto

• grado di sfruttamento

La forma e il disegno dell’espansione urbana nei piani tra ‘800 e primi ‘900

• Priorità dello schema radiale • Ordine geometrico• Scacchiera• Tela di ragno

• Il non ordine topologico• La forma aperta• La mimesi

La priorità dello schema radiale

• Esemplifica bene il processo di crescita dei valori dei terreni da centro verso la periferia.

Bologna 1886

Milano, 1884

Schemi di espansione urbana :

l’ ordine geometrico

Ordine geometrico: Bologna 1886

• La geometria come principio d’ordine è usata sia per l’espansione che per gli interventi nel tessuto esistente.

• Il rapporto col costruito può provocare deformazioni nel modello geometrico; ovvero condizionamenti legati alle proprietà dei suoli e alla loro valorizzazione immobiliare.

• L’espansione può essere l’esito di un disegno unitario, ovvero di “addizioni” per parti.

Gabellini P., Il disegno urbanistico, Nissan, Roma, 1996.

Schemi di espansione urbana

La scacchiera e la tela di ragno sono due strategie concorrenti, espressione di concezioni urbane e sociali opposte.

La scacchiera è associata a idea di equivalenza, policentrismo, democrazia,

La tela di ragno associata un’idea di differenza, monocentrismo (quest’ultima è stata la più usata in Italia per costruire la forma della città nei piani moderni)

Bari, piano regolatore, 1915

Modena, Piano Regolatore, 1909

Gabellini P., Il disegno urbanistico, Nissan, Roma, 1996.

Piano generale di Messina, 1843

La scacchiera: piano regolatore di Roma, 1883

• principi della differenziazione funzionale (zone residenziale, diverse distinte per tipi e densità; zone industriali, di servizi, del verde)

• espansione aperta (si delinea un asse di futuro sviluppo in direzione sud-est)

Schemi di espansione urbana

Il non ordine topologico risponde alla possibilità di suggerire un progetto aderente alle caratteristiche del terreno, alle preesistenze, dell’identità dei luoghi

Roma,piano regolatore 1908

Gabellini P., Il disegno urbanistico, Nissan, Roma, 1996.

Milano,piano regolatore 1934-dettaglio

La forma aperta, associata all’idea di stabilire relazioni col territorio che si esprime:

- selezione assi di sviluppo

-reinterpretazione della partizione del territorio agricolo

L’abbandono dell’idea classica di forma conclusa della città porta a far comparire nella tavole di piano anche la tavola del quartiere di espansione

Sabaudia concorso per il piano regolatore 1934

Novara, concorso per il Piano regolatore 1933

Schemi di espansione urbanaGabellini P., Il disegno urbanistico, Nissan, Roma, 1996.

Riferimenti bibliografici

• Gabellini P., Il disegno urbanistico, La Nuova Italia

Scientifica, Roma , 1996.

• Gabellini P., Tecniche urbanistiche, Carocci, Roma, 2002.

• Avarello P., Il piano comunale, Il Sole 24 ore, Milano, 2000.

Letture proposte

La costruzione dell’urbanistica moderna (24 studenti; 4 per ogni testo)Mazza L., Howard. Garden cities of Tomorrow. Una lettura tecnica, in Di Biagi P., I classici

dell’urbanistica moderna, Donzelli, Roma, 2002, pp. 19-32

Ferraro G., Patrick Geddes, Cities in Evolution. Un manuale di educazione allo sguardo, in Di Biagi P., I classici dell’urbanistica moderna, Donzelli, Roma, 2002, pp. 33-44

Le Corbusier. Manière de penser l’urbanisme, in Di Biagi P., I classici dell’urbanistica moderna, Donzelli, Roma, 2002, pp. 71-86

Secchi B., Prima lezione di urbanistica, Laterza, Bari, 2001• Cap 1 - Urbanistica• Cap 2 - Figure• Cap 4 - Radici

Zucconi G., La città dell’Ottocento, Laterza, Bari, 2007:• introduzione• Cap. 1 - Forma e limiti della città• Cap. 2 - La teoria. La città come soggetto specialistico• Cap. 3 - Linee reti e flussi

Gabellini P., Tecniche urbanistiche, Carroci, Roma, 2001 - Cap. 10

Restituzione delle letture in aula

• Presentazione di un ppoint in aula, in cui restituire i contenuti essenziali dei testi letti

• Dibattito in aula

• Data prevista: 16 aprile

Cerdà I., Teoria generale dell’urbanizzazione, Jaka Book, 1985

La città compatta:

L’ensanche di Barcellona nel Piano di Ildefonso Cerdà (1854-1859),

Cerdà I., Teoria generale dell’urbanizzazione, Jaka Book, 1985

La città compatta:

L’ensanche di Barcellona nel Piano di Ildefonso Cerdà (1854-1859),

•• Idea compositivaIdea compositiva: estesa lottizzazione a maglie regolari, innervata da 5 assi stradali di rango superiore e un sistema di vie ferrate.Gli assi stradali sono elementi organizzatori delle grandi funzioni urbane, ma anche per legare la città al territorio (vialidad)

Idea compositiva:• La Garden city è parte di un sistema regionale multicentrico; la città satellite

sono collegate con la città centrale e con le altre città satelliti da ferrovia • Forma radiocentrica, immersa nel verde: l’impianto radiocentrico è a scala

tanto urbana quanto regionale• Dimensione “bloccata” (popolazione max 32.000 ab)

• Le relazioni tra città e nuclei satelliti si giocano sui rapporti dimensionali, la tipologia dei collegamenti (ferrovia, strada), le distanze.

Finalità:

Limitare la crescita urbana

decongestionare la città storica, riducendone l’affollamento

Migliorare le condizioni edilizie e sanitarie

Programmare e gestire l’espansione attraverso il decentramento di popolazione in città di nuova formazione

La città per nuclei conclusi:

La Garden city di Ebenezer Howard (1898)

La città per nuclei conclusi:

La Garden city di Ebenezer Howard (1898)

La città è disposta su una superficie di 6.000 acri (2429 ha) di cui 5000 destinati alla fascia agricola con 2000 ab e 1000 acri al nucleo urbano (60 ab/ha)

Il cuore centrale è costituito da un parco (5,5 acri- 2,25 ha) circondato da principali attrezzature pubbliche (teatro, biblioteca, municipio, ospedale).

Il modello spaziale è basato su 3 anelli concentrici (servizi, residenza, lavoro) la cui “gerarchia” èattenuata dai 6 settori dei quartieri definiti dalle strade radiali che dalla periferia industriale raggiungono il cuore verde.

La ciudad lineal di Soria y Mata (1886)

• Sviluppo tra le due “città punto” e sezione della strada lungo la quale si organizza l’insediamento. La città si sviluppa in lunghezza raccordando centri esistenti, sostenuta da una strada larga 40 metri con sezione complessa dai materiali variamente combinati e che ospita la linea tranviaria.

• Gli isolati sono rettangolari (80-100 x200 mt)

Gabellini P., Tecniche urbanistiche, Cap. 10, Carocci, Roma, 2001

Finalità perseguite:- centralità delle infrastrutture e della meccanizzazione dei

trasporti;- Igienizzazione delle condizioni di vita urbana

Per superare il modello insediativo a alta densità Soria Y Mata propone un nuovo modello:

- espansioni urbane avvengono in forma di città lineare a bassa densità, attestata sui nuclei compatti preesistenti (le città punto) e dando luogo alla scala vasta a “un reticolo di triangolazioni”.

- Elemento portante della fascia di espansione è la linea di trasporto su ferro (tranvia). Che occupa la parte centrale dell’insediamento dove trovano posto anche i servizi pubblici e di pubblica utilità

La Grosstadt (Hilberseimer, 1927)

• Il piano come unico rimedio per ovviare al disordine della città

• Il piano é definito come figura diagrammatica.

• Modello di città verticale descritto a partire da 3 immagini: uno schema planimetrico e due vedute prospettiche

• Intervento “razionale” che ripete una stessa unità morfologica in grado di risolvere contestualmente problemi tecnici, di circolazione, e formali.

• La città si può estendere per 1400 ha, con una densità di 715 ab/ha, Grandi isolati di 100 x 600 mt , un basamento di 5 piani destinato a uffici e terziario, la parte superiore di 15 piani è destinata a residenza.

• Mantiene la forma tradizionale dell’isolato• La proposta si inscrive in una scala vasta, in

una dimensione globale (vedi sezioni stradali)

• C’è l’idea di uno spazio infinito, in cui l’architettura costruisce i luoghi non per delimitazione ma individuandoli con la “costruzione delle forme”.

Gabellini P., Tecniche urbanistiche, Cap. 10, Carocci, Roma, 2001

La città estesa

Broadacre city - Wright –

Utopia fondiaria: disporre di almeno 1 acro a persona

Prospettiva di comunicazione sociale generalizzata

Connessioni ubiquitarie, Flussi vitali assicurati, Regolazione permanete : W restituisce le tre dimensioni della rete topologica, cinetica, adattiva

Dupuy G., L’urbanisme des réseaux, Colin, 1991)

Allargamento dello spazio urbano: corrisponde al nuovo standard di misura dello spazio che la “mobilità universale” impone (garantire la mobilità individuale in auto)

• Contro la città di impianto antico, e la

“concentrazione centralizzata” in cui l’accelerazione delle attività e della circolazione attiva un movimento centripeto

Le reti stradali e le reti di comunicazione di cui si vedono le antenne sono completate da collegamenti aerei assicurati da elicotteri .

La città funzionale

La cité industrielle di Tony Garnier

• Cité industrielle: il territorio è definito a partire dalla organizzazione della produzione industriale di cui le residenze, le attrezzature, le infrastrutture e le reti non rappresentano che elementi che trovano posto in base alla maglia funzionale prevista (Garnier T, Une cité industrielle, étude pour la construction des villes, Paris, 1917).

• La stazione ferroviaria di cui è dotata la città è “completement droite de manière à permettrel’usage des trains à grande vitesse”, ma non è chiaro il suo ruolo sullo sviluppo urbano.

• Planimetria generale e veduta prospettica dei terrazzamenti della valle. in cui si coglie l’idea compositiva e il rapporto tra città industriale e sito e città vecchia, con la loro netta separazione funzionale.

• Città per 35.000 abitanti, per parti funzionali organizzate in base al sistema infrastrutturale: residenza e industria hanno un impianto ortogonale

• Il sistema dei tracciati della zona residenziale è costituito da 4 tipi di strade: voie principale (est-ovest 40 mt), voie (nord-sud 20 mt), strade di accesso alle residenze (da 19 a 13 mt); sempre presente marciapiede alberato .

Disegni di Giovanni Astengo in Abitazioni e lavoro nella città di domani (inedito)

• Obiettivo: contenere l’espansione così da essere compatibile con la quantità di solo demaniale e con riduzione del pendolarismo

• Scartate soluzioni di città satellite• Il piano è concepito come “uno scheletro urbanistico flessibile e adattabile”.• “L’eventuale forma deve evolversi gradualmente in fasi successive e in ogni momento della crescita va

mantenuta una armoniosa relazione tra le funzioni sociali”

Amsterdam.

Piano di Van Eesteren (1929-1932)