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L'Eco di Bergamo (ITA) - it Print Tipo media: Stampa locale Tiratura: 56.807 Publication date: 11.11.2017 Diffusione: Pagina: 1, 27 Spread: 41.420 Readership: 254.000 EECODI L'Eco di Bergamo (ITA) - it Tipo media: Stampa locale Publication date: 11.11.2017 Pagina: 1, 27 Il soprintendente «I miei 27 anni per la bellezza di Bergamo» Il soprintendente Giuseppe Napoleone va in pensione: «Mi sono innamorato di que- stacittà, 27 affida sentinella» v Giuseppe Napoleone FOTO FUR L'intervista Tiratura: Diffusione: Spread: Readership: 56.807 41.420 254.000 Giuseppe Napoleone / Soprintend ente «I MIEI 27ANNT IN DIFESA DI BERGAMO BELLA E UMCA» L'architetto Napoleonein pensione.Halasciato la guida della Soprintendenza:«Innamorato di questa città» Dallastazione al Teatro Sociale:«Ma non ho maifatto il professorino...». VANESSA SANTINELLI N on sièmaimossafoglia senza la sua autorèzza- zione. Anche se lui a domanda precisa sce- glie elegantemente di glissare. Giuseppe Napoleone per 27an- ni è stato l'occhio attento (e te- mutissimo) della Soprinten- denzasuBergamo,nehaseguito tuttiigrandirestauri:TeatroSo- «Eche peccato perdersi il Donizetti» ciale, SantAgostino, Accademia Carrara,Astino, solo per citame alcuni. Un elenco da togl iere il fiato, annotato su uno foglio scritto a matita sul treno che lo haportatodaMilano (dovevive) aBergamo. «Città che amo pro- fondamente» racconta davanti airn caffè, al Balzer. Da qualche giorno è in pensione (una sua scelta) e forse non ha ancora pienamente realizzato: «Sono ancora concentrato su quello che sto lasciando e non manca unvelo di tristezza. Sapesseoggi quando sono arrivato alla sta- zione..,». Innamorato diBergamo... «ConlariftrmaFranceschinido- vevo sceglieretrarestare Print Tutti i diritti riservati PAESE : Italia PAGINE : 1, 27 SUPERFICIE : 71 % AUTORE : Vanessa Santinelli 11 novembre 2017

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Il soprintendente Giuseppe Napoleone va in pensione: «Mi sono innamorato di questa città, 27 anni da sentinella» Giuseppe Napoleone fotoyuri Lintervista Giuseppe Napoleone / Sopri ntendente L'architetto Napoleone in pensione. Ha lasciato la guida della Soprintendenza: «Innamorato di questa città» Dalla stazione al Teatro Sociale: «Ma non ho mai fatto il professorino...». «E che peccato perdersi il Donizetti» VANESSA SANTINELLI Non si è mai mossafoglia senza la sua autorizzazione. Anche se lui a domanda precisa sceglie elegantemente di glissare. Giuseppe Napoleone per 27 anni è stato l'occhio attento (e temutissimo) della Soprinten- denzasuBergamo,neha seguito tuttiigrandi restauri: Teatro Sociale, SanfAgostino, Accademia Carrara, Astino, solo per citarne alcuni. Un elenco da togliere il fiato, annotato su uno foglio scritto a matita sul treno che lo haportato da Milano (dove vive) a Bergamo. «Città che amo profondamente» racconta davanti a un caffè, al Balzer. Da qualche giorno è in pensione (ima sua scelta) e forse non ha ancora pienamente realizzato: «Sono ancora concentrato su quello che sto lasciando e non manca un velo di tristezza Sapesse oggi quando sono arrivato alla stazione...». Innamorato di Bergamo».«ConlariformaFranceschinido- vevo scegliere tra restare diretto- redei Cenacolo VincianoeUlavo- ro in Soprintendenza. Non ho avuto dubbi; ho lasciato Leonardo e scelto di continuare a seguire Bergamo». In un ruolo impegnativo; architetto direttore della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Bergamo e Brescia.«Nel 1982 sono entrato in So- printendenzaedal'90mi occupo di Bergamo. Il mio predecessore lasciava l'incarico e io già da un po' di tempo scaldavo i muscoli perché ho sempre pensato che Bergamo fosse la città più bella della Lombardia, tra le più belle in Italia. Me ne sono innamorato subito». Un colpo di fulmine?«E una città che ha un grande senso del decoro urbano, già Piacentini l'aveva capito. Io sono nato a Cagliari, abituato quindi a unacittà dove si sale e si scende di continuo. A Bergamo potevo riprendere questo saliscendi, sentendomi a casa, e vedere la città da varieprospettive. E stato amore a prima vista, credo anche ricambiato, anche se certamente ci sono stati momenti di amarezza e a volte anche pesanti polemiche». Ora però lascia.«Sì, lascio la Soprintendenza, ma chi ha dedicato tutta la vita alla tutela dei beni culturali non può abdicare a questo ruolo. Continuerò a occuparmi di restauro da unanuovaprospettivaeforse sarà divertente. Magari a qualcuno piacerà avvalersi della mia esperienza». Il suo giudizio è sempre stato quello che contava.«Ho lavorato cercando sempre di collaborare con tutti, istituzioni, progettisti, architetti e restauratori. Le mie decisionihanno sempre avuto come obiettivo la tutela del bene culturale. Certo qualche volta è stato necessario dire dei no, ma ho sempre cercato di spiegarne le ragioni e negli anni ho avuto il privilegio di confrontarmi con figure di primissimo piano nel dibattito culturale che animava la città: Sandro Angelini, Lelio Pagani e Giovanni Pandi- ni». Parliamo di cantieri. Ha battagliato per il restyling della stazione.«E stato un momento molto delicato del mio lavoro. C'era un doppio fronte aperto: con le Ferrovie perii progetto della nuova facciata che a mio parere non andava assolutamente bene (troppo eccentrico) e con il Comune per il nuovo piazzale». Definito da lei una landa desolata.«Ora però vorrei guardare il risultato finale e mi pare che, pur con qualche imperfezione per quanto riguarda la pavimentazione, alla fine la facciata della stazione sia gradevole e anche la piazza grazie al progetto modificato di Ines Lobo». Nella piazza è stato appena inaugurato l'ufficio turistico.«Forse era più bello in progetto chenondalvivo.Servivaunpo'di cura in più nelle finiture». Daunapiazzaaggiustataadun'altra: la Piazza Verde. Con i Maestri del paesaggio non è mai stato tenero: «Troppi ombrelloni, troppe sdraio, neanchefossimoa Riccione» diceva qualcheannofa.«La manifestazione è cresciuta negli anni e i progetti ora vengono visti prima dalla Soprintendenza. E un evento culturale importante e nessuno può essere miope». Un'estate sì, una no si accende il dibattito anche su Città Alta «in versione Luna Park»: per alcuni ci sono troppe manifestazioni.«Lacittànonpuòessere imbalsamata. Ma chi parla dei disagi per i troppieventidovrebbe venire un giorno a Milano a vedere cosa succede in piazza Duomo. Servono però delle regole e per Piazza Vecchia ho chiesto al Comune di aggiornare le linee guidaper l'uso del delicato spazio urbano. E necessario mettere ordine all'arredo, a ombrelloni, fioriere, tavoli, evitando tutto ciò che potrebbe creare pregiudizio al decoro e disturbo alla percezione visiva della piazza». Tra i lavori finanziati dal ministeroe diretti da lei quali ricorda?«La chiesa di San Pancrazioèsta- to il mioprimo restauro in città. A Bergamo si era persa compieta- mente la tradizione di rifare gli intonaci "a fresco". Tecnica che abbiamo riutilizzato nel rifacimento della facciata, reintonacando il fianco destro. Erano ancora tempi in cui si rimuoveva l'intonaco per riportare alla vista mattoncini e pietre. Talvolta con effetti impropriamente pittoreschi». E poi?«Ricordo conpiacere ilmonaste- ro di Matris Domini in cui sono stati riscoperti i colori originari dell'esuberante apparato decorativo barocco della chiesa e il protiro meridionale di Santa Maria Maggiore. Un lavoro straordinario per la scoperta della pietra dipinta di Giovanni da Campione. Salendo sui ponteggi sono rimasto folgorato dalla tavolozza incredibile di colori che affiorava sotto lo sporco. Non daultimo mi piace ricordare l'intervento aSan Michele al Pozzo Bianco per i numerosi affreschi ritrovati a partire dai più antichi del XII secolo. Una scoperta notevole come ha scritto anche Vittorio Sgarbi». Cè un intervento che ha particolarmente nel cuore?«Senz'altro il Teatro Sociale. Tutto è iniziato nel 2001 con un convegno promosso da Italia Nostra. Da lì siamo partiti e sono arrivati i fondi del restauro anche dal ministero. Non dimentichiamo poi il riconoscimento all'intervento conservativo da parte dell'Unesco». Resta altro da fare?«Vorrei ricordare che ci sono le decorazioni della cupola ancora arrotolate da qualche parte in Comune e credo che andrebbero recuperate e ricontestualizzate in teatro o in un luogo idoneo. E poi c'è il maestoso arco scenico che non è mai stato rimontato». Ci sono stati cantieri travagliatissimi. Uno su tutti: la Carrara.«E stato un lavoro controverso e ci sono stati momenti di forte contrasto con il Comune per divergenze divedute. Cerano problemi con la direzione dei lavori e con l'impresa. Ma alla fine i risultati sono lì da vedere». Parliamo invece di un intervento più recente: il monasterodi Astino.«Astino insieme al Sociale e alla Carrara è forse il monumento cui sono più legato. Il lavoro non è finito e il complesso non sa an- cora cosa vorrà fare da grande Ma sono statifattipassi in avant: giganteschi. I restauri sono ds manuale, meritevoli di essere presto pubblicati per lasciarne traccia. Conto di dare il mio contributo». Le è capitato di far rifare un lavoro?«E successo sicuramente, ma non sono mai stato un signor no. Su eh me c'è anche una divertente letteratura. Mi sono spesso arrabbiato con chi non rispettava le prescrizioni impartite nelle autorizzazioni rilasciate e qualche sfuriata c'è stata con chiface- va i lavori abusivamente perché quando si distrugge unbene culturale resta inesorabilmente compromesso». Non abbiamo ancora parlato delle Muradiventatedi recente patrimonio Unesco.«Sono stato felicissimo del riconoscimento». L'ultimo rifacimento dei parapetti hafattodiscutere?«Sì, sono stati arbitrariamente rimossi ma ricordo che erano stati rimaneggiati mille volte nel lontano passato. Per quanto riguarda le polemiche ci sono state e ci saranno ma ci sono città dove non si scatenano mai. E questo dovrebbe far pensare». Anche sulla pavimentazione di piazza Cittadella qualche critica è stata sollevata?«Quel pavimento, rifatto negli Anni '50 daH'Angelini, è stato trattato come se fossero pietre romane...». In questi anni come sono stati i rapporti con leamministrazioni?«Sono stati generalmente buoni, improntati al reciproco rispetto. Ci sono state divergenze d'opinione ma sempre manifestate lealmente». Le hanno mai fatto cambiare idea?«Non ho mai fatto il professorino. Ho sempre messo sul tavolo i vari punti di vista, ma poi è la Soprintendenza a dover fare la sintesi». Sidicechesi sia un pochinoammor- biditorispettoaqualcheannofa?«Diciamo che in questi ultimi anni c'è stata ima fattiva collabo- razione con la Giunta Cori. Penso, per esempio, alla Montelungo e a Sant'Agata». Cosaledispiacenonpoterpiùsegui- re?«La valorizzazione della chiesa diSan Michele all'Arco e i restauri del Teatro Donizetti». Siamo ai saluti.«Desidero ringraziare tutti quelli che negli anni mi sono stati accanto, offrendomi ima preziosa collaborazione e anche critiche costruttive. Ho sempre pensato al mio compito come a un onore più che a un onere. Avrò fatto di certo qualche sbaglio e avrei sicuramente potuto fare di più, ma ho cercato difare il meglio per tutelare i monumenti: sempre, incondizionatamente e senzatornaconto. Ilmio è un saluto e non è un addio. ABerga- mo continuerò a venirci». Giuseppe Napoleone Il Teatro Sociale L'ex chiesa di San Michele all'Arco Piazza Cittadella Il monastero di Astino

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Il soprintendente«I miei 27 anniper la bellezzadi Bergamo»Il soprintendente GiuseppeNapoleone va in pensione:«Mi sono innamorato di que-stacittà, 27 affida sentinella»v

Giuseppe NapoleoneFOTOFUR

L'intervista

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41.420254.000

Giuseppe Napoleone / Soprintend ente

«I MIEI 27ANNTIN DIFESADI BERGAMOBELLA E UMCA»L'architetto Napoleonein pensione.Halasciato la guidadella Soprintendenza:«Innamorato di questacittà»Dallastazioneal TeatroSociale:«Manon ho maifattoil professorino...».VANESSASANTINELLI

Non sièmaimossafogliasenza la sua autorèzza-zione. Anche se lui adomanda precisa sce-

glie elegantemente di glissare.Giuseppe Napoleone per 27an-ni è stato l'occhio attento (e te-mutissimo) della Soprinten-denzasuBergamo,nehaseguitotuttiigrandirestauri:TeatroSo-

«Eche peccatoperdersi il Donizetti»ciale, SantAgostino, AccademiaCarrara,Astino, solo per citamealcuni. Un elenco da togl iere ilfiato, annotato su uno foglioscritto a matita sul treno che lohaportatodaMilano (dovevive)aBergamo. «Città che amo pro-fondamente» racconta davantiairn caffè, al Balzer. Da qualchegiorno è in pensione (una sua

scelta) e forse non ha ancorapienamente realizzato: «Sonoancora concentrato su quelloche sto lasciando e non mancaunvelo di tristezza. Sapesseoggiquando sono arrivato alla sta-zione..,».Innamorato diBergamo...«ConlariftrmaFranceschinido-vevo sceglieretrarestare

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PAESE : Italia PAGINE : 1, 27SUPERFICIE : 71 %

AUTORE : Vanessa Santinelli

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redelCenacoloVincianoeilasv-ro in Soprintendenza. Non hoavuto dubbi: ho lasciato Leonar-doesceltodicontinuareaseguireBergamo».In unruolo impegnativo: architettodirettore della SoprintendenzaAr-cheologia,BelleArti e PaesaggiodiBergamoeBrescia.«Nel 1982 sono entrato in So-printendenzacdal'9omioccupodi Bergamo. Il mio predecessorelasciava l'incarico e io già da unpo' di tempo scaldavo i muscoliperché ho sempre pensato cheBergamo fosse la città più belladella Lombardia, tra le più bellein Italia. Me ne sono irnianioratosubito».Uncolpodifulmine«E una città che ha im grandesenso del decoro urbano, giàPia-centinil'avevacapito.Io sonona-to a Cagliari, abituato quindi aunacittàdovesisaleesiscendedicontinuo. A Bergamo potevo ri-prendere questo saliscendi, sen-tendomi a casa,e vedere la cittàdavarieprospettive.Estatoamo-re a prima vista, credo anche ri-cainbialo,anche secertameniecisono stati momenti di amarezzae a volte anche pesanti polemi-che».Oraperòlascia.«Sì,lascio la Soprintendenza, machi ha dedicato tutta la vita allatutela dei beni culturali non puòabdicare a questo ruolo. Conti-nueni aoccuparinidi restauro dauna nuovaprospettivae forse sa-ràdivertente. Magaria qualcunopiacerà awalersi della mia espe-rienza».Il suogiudizioèsemprestatoquellochecontava.«Holavoratocercando sempre dicollaborare con tutti, istituzioni,progettisti, architetti e restaura-tori.Lemiedecisionihannosem-preavutocomeobiettivolatuteladelbeneculinrale.Certoqualchevolta è stato necessario dire deino, mahosemprecercato dispie-game le ragioni e negli anni hoavuto il privilegio di coafrontar-mi con figure di primissimo pia-noneldibattitoculturalecheani-maya la città: Sandro Angelini,Lelio Pagani e Giovanni Pandi-ni».Parliamodi cantieri. Habattagliato

per il restylingdellastazions«Estato unmomento molto deli-catodelmiolavoro. C'eraundop-piofronte aperto: con leFerrovieperllprogettodellanuovafticcia-fa che a mio parere non andavaassolutamente bene (troppo ec-centrico) e con il Comune per ilnuovopiazzaler'.Definitodaleiunalandadesolata.«Ora però vorrei guardare il ri-sultato finale e mi pare che, purcon qualche imperfezione perquante riguarda la pavimenta-zione, alla fine la facciata dellastazione sia gradevole e anche lapiazza grazie al progetto modifi-catodilnesLobo».Nella piazzaèstatoappena inaugu-ratol'ufticioturistico.«Forse era più bello in progettochenondalvivo.Servivaunpo'dicura in più nelle finiture».

Daunapiazzaaggiustataadun'altra:laPiazzaVerde.ConiMaestrideli-esaegio non è mai stato tenero:«Troppi ombrelloni, troppe sdraio,neanchefossimoaRiccione»dicevaqualcheannofa.«La manifestazione è cresciutanegli anni e i progetti ora vengo-no visti prima dalla Soprinten-denza. E un evento culturale im-portante e nessuno può esseremiope,>.Un'estatesi, unano siaccendeil di-battito anchesu CittàAlta «in ver-sione LunaPark»:peralcunicisonotroppemanifestazioni.«Lacittànonpuòessereimbalsa-mata.Machiparladeidisagiperitroppieventidovrebbe venire ungiorno a Milano a vedere cosasuccedeinpiazzaDuomo. Servo-no però delle regole e per PiazzaVecchia ho chiesto alComune diaggiormrelelineeguidaperl'usodel delicato spazio urbano. E ne-cessario mettere ordine all'arre-do, a ombrelloni, floriere, tavoli,evitando tutto ciò che potrebbecreare pregiudizio al decoro e di-sturbo alla percezione visiva del-lapiazza».Trailavorifinonziati dalministeroediretti daleiquali ricorda?«LachiesadiSanPancrazioèsta-toilmioprimorestaumincittkABergamo siera persa completa-mente la tradizione di rifare gliintonaci Tecnica cheabbiamo riutifizzato nel rifaci-

mento della facciata, reintona-cando il fianco destro. Erano an-cora tempi in cui si rimuoveval'intonaco per riportare allavistamattoncini e pietre. Talvolta coneffetti impropriamente pittore-schi».Epoi?«Ricordo conpiacere ilmonaste-ro di Matris Domini in cui sonostati riscoperti i colori originatidell'esuberante apparato deco-rativo barocco della chiesa e ilprotiromeridionalediSantaMa-naMaggiore.Unlavom straordi-nano per la scoperta della pietradipinta di Giovanni da Campio-ne. Salendo suiponteggi sonori-masto folgorato dalla tavolozzaincredibile di colori che affioravasottolosporco.Nondaultimomipiacericonìarel'interventoaSanMichele alPozzo Biancoperinu-merosi affreschi ritrovatia parti-re dai più antichi del XII secolo.Una scoperta notevole come hascritto ancheVittorio Sgarbi».C'èunintervento che haparticolar-mentenelcuore?«Senz'altro il Teatro Sociale.Tutto è iniziato nel 2001 con unconvegno promosso da ItaliaNostra.Dalìsiamopartitiesonoarrivati i fondi del restauro an-che dal ministero. Non dimenti-chiamopoiilriconoscimentoal-l'intervento conservativo daparte dell'unesco».Restaaltroda fare?«Vorrei ricordare che ci sono ledecorazioni della cupola ancoraarrotolate da qualche parte inComune e credo che andrebbe-ro recuperate e ricontestualiz-zate in teatro o in un luogo ido-neo. E poi c'è il maestoso arcoscenico che non è mai stato ri-montato».Cisonostati cantieri travagliatissi-mi.Unosututti: laCarrara.«E stato un lavoro controverso eci sono stati momenti di fortecontrasto con il Comune per di-vergemizedivedute. C'erano pro-blemi con la direzione dei lavorie con l'impresa. Ma alla fine i ri-sultati sono lì da vedere».Parliamo invece di un interventopij recente: il monasterodiAstino.«Astino insieme al Sociale e allaCarrara è forse il monumentocui sono più legato. 11lavoro nonèfinito e ll complesso non sa

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cora cosa vorrà fare da grandeMasonostatifaliipassiinavantgiganteschi. I restauri sono dimanuale, meritevoli di esseizpresto pubblicati per lasciarratraccia. Conto di dare ilmio con-tributo».Leècapitatodi far rifareun lavoro?«E successo sicuramente, manon sono mai stato un signor no.Sudime c'è anche una diverten-te letteratura. Mi sonospessoar-rabbiato con chi non rispettavale prescrizioni impartite nelleautorizzazioni rilasciate e qual-chesfuriatac'è statacon chiface-vai lavori abusivamente perchéquando si distrugge unbenecul-turale resta inesorabilmentecompromesso».

Non abbiamo ancora parlato delleMuradiventatedi recentepatrimo-nio Unesco.«Sonostato felicissimo del rico-noscimento».L'ultimo rifacimento dei parapettihafatto discutere?«Sì, sono stati arbitrariamenterimossi ma ricordo che eranostati rimaneggiati mille volte nellontano passato.Per quanto ci-guarda le polemiche ci sono sta-ta a e1 cn,nnn Vfl e1 cene nift,

Cosaledispiacenon poter piùsegui-re?«La valorizzazione della chiesadiSanMicheleall'Arcoeirestau-ri del Teatro Donizetti».Siamoaisaluti.«Desidero ringraziare tuttiquelli che negli annimi sono sta-ti accanto, offrendomi una pre-ziosa collaborazione e anche cri-tiche costruttive. Ho semprepensato al mio compito come aun onore più che a un onere.Avrò fatto di certo qualche sba-glio e avrei sicuramente potutofare dipiù,maho cercato difareilmeglio pertutelare i monumen-ti: sempre, incondizionatamen-teesenzatornaconto. Ilmioèunsalutoenonè un addio. ABerga-mo continuerò avenirci»,

GiUseppeNapoleonedove non si scatenano mal. Equesto dovrebbe farpensare».Anche sulla pavimentazione dipiazzaCittadella qualche critica èstatasollevata?«Quel pavimento, rifatto negliAnni '50 dall'Angelini, è statotrattato come se fossero pietreromane...».In questiannicomesono stati i rap-porti conleamministrazioni?«Sono stati generalmente buo-ni, improntati al reciproco ri-spetto. Ci sono state divergenzed'opinione ma sempre manife-state lealmente».

Lehannomaifattocambiare idea?«Non ho mai fatto il professori-no. Ho sempre messo sultavolo ivaripuntidivista, mapoiè la So-printendenza adoverfhre lasin-tesi».Sidicechesisia unpochinoammor-bidito rispettoa qualcheannofa?«Diciamo che in questi ultimianni c'èstata una fattiva collabo-razione con la Giunta Gori. Pen-so,peresempio, allaMontelun-goe aSant'Agata».

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Il Teatro Sociale

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Piazza CittadellaL'ex chiesa di san Michele all'Arco

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