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I MICROMAMMIFERI DELLA RISERVA NATURALE REGIONALE OASI WWF “CALANCHI DI ATRI”

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Desidero ringraziare il Dott. Adriano De Ascentiis, la Dott.sa Serena Ciabò e il Dott. Mauro Fabrizio per la condivisione del materiale campionato durante le indagini faunistiche svoltesi tra il 2002 ed il 2003.

La Dott.ssa Martina Pascarelli per aver contribuito con fruttuose discussioni e impeccabile collaborazione all’identificazione e alla catalogazione del materiale osteologico.

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I MICROMAMMIFERI DELLA RISERVA NATURALE REGIONALE OASI WWF “CALANCHI DI ATRI”

Relazione realizzata per: Riserva Naturale Regionale dei Calanchi di Atri

Testi, foto ed elaborazioni cartografiche: Chiara Paniccia

Illustrazioni: Alessandra Imbriaco

Progetto grafico ed impaginazione: Marco Formosa – amarantoweb.com

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1. LO STUDIO DELLE COMUNITÀ DI PICCOLI MAMMIFERI

2. ECOLOGIA E BIOLOGIA DEGLI STRIGIFORMI

3. AREA DI STUDIO

4. SCHEDA DEI PICCOLI MAMMIFERI PRESENTI NELLA RISERVA

5. MATERIALI E METODI

6. RISULTATI

7. BIBLIOGRAFIA

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1. LO STUDIO DELLE COMUNITÀ DI PICCOLI MAMMIFERI

Con il termine “piccoli mammiferi” non si fa riferimento ad una unità tassonomica ma ad una macrocategoria che

comprende tutte le specie appartenenti a due ordini distinti (Roditori e Soricomorfi) di taglia limite paragonabile a

quella dello scoiattolo comune (Sciurus vulgaris, Linnaeus 1758; Amori et al. 2008).

All’interno degli ecosistemi di cui fanno parte, essi risultano essere:

- rilevanti consumatori di vegetali (Roditori) o di invertebrati (Soricomorfi);

- prede relativamente abbondanti e diffuse, indispensabili per il sostentamento di numerosi vertebrati

carnivori;

- attivi rimescolatori, aeratori e fertilizzatori del suolo;

- importanti agenti di dispersione e sotterramento dei semi.

Queste caratteristiche li rendono specie chiave in molti ecosistemi (Pearce and Venier 2005; Hurst et al. 2014), inoltre,

essi possiedono una sufficiente mobilità per rispondere alle alterazioni a differenti scale di paesaggio (Klinger et al. 2015;

Michel et al. 2007; Rowe et al. 2015) o di habitat (Pardini et al. 2005; Rodríguez and Peris 2007; Arnan et al. 2014;

Marques et al. 2015). Oltre a ciò le piccole dimensioni corporee, l’elevato tasso metabolico, l’elevato turnover e la bassa

motilità permettono che le risposte siano individuabili a diversi livelli di complessità (comunità, popolazione, specie, etc..).

Bonvicino et al. (2002) attribuiscono agli ordini dei roditori e degli insettivori un ruolo indiscutibile e estremamente

utile come indicatori di qualità ambientale.

I piccoli mammiferi sono considerati dei bioindicatori: in relazione alla quantità di radiazioni in aree radioattive

o alla presenza di inquinanti (Ma 1989; Ieradi et al. 1998; Marques et al. 2007; González et al. 2008; McLean et

al. 2009; Rattner et al. 2012; Scott et al. 2012; Cristaldi et al. 2013); per comprendere gli impatti delle variazioni

climatiche a livello globale (Montuire et al. 1997; Szpunar et al. 2008; Rugiero et al. 2012; Royer et al. 2016);

infine, sono i più validi strumenti, tra i vertebrati, per valutare processi di frammentazione e/o di perdita di habitat

in svariati ambienti, quali foreste (Capizzi et al. 2003; Mortelliti et al. 2009; Mortelliti et al. 2014; Sullivan et al.

2012) ed agroecosistemi (Bond et al. 2004; Hurst et al. 2014).

Infine, va ricordato che fra i piccoli mammiferi vi sono diversi endemismi e specie altamente specialiste, che possono

essere messe facilmente in pericolo dalla distruzione del loro habitat e sono quindi legate per la loro sopravvivenza

ad ecosistemi non in buono stato di conservazione (i.e. Bonvicino et al. 2002; Pocock and Jennings 2008; Scott et

al. 2012).

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2. BIOLOGIA, ECOLOGIA E CONSERVAZIONE DEGLI STRIGIFORMI

Studiare la biologia e l’ecologia dei piccoli mammiferi pone delle difficoltà non trascurabili (Amori et al.,

2008) in quanto trattasi di animali molto schivi, spesso notturni e difficilmente contattabili. Un aiuto nel

raccogliere dati su tali specie è fornito però da un particolare gruppo di loro predatori, i rapaci notturni uccelli

appartenenti all’ordine Strigiformes e a due famiglie: Tytonidae, rappresentata dal solo Barbagianni; Strigidae,

comprendente tutte le restanti specie (in Abruzzo: Allocco, Civetta, Assiolo, Gufo comune e Gufo reale).

Essi svolgono in primo luogo una funzione ecologica ed un servizio ecosistemico molto importante: il controllo di

popolazioni caratterizzate da un tasso riproduttivo estremamente elevato e perciò potenzialmente infestanti, come

roditori e vari insetti.

Fra i rapaci notturni, uno dei più diffusi risulta essere il Barbagianni (Tyto alba), specie ampiamente distribuita

nell’emisfero Australe e in Europa Centro-Meridionale e presente in Italia con una popolazione stanziale di circa 10

mila coppie (BirdLife International 2004; Brichetti and Fracasso 2006).

Il Barbagianni è uno dei notturni più noti a causa delle sue abitudini sinantropiche che lo portono a frequentare le

zone coltivate per il foraggiamento e granai e soffitte per rifiugio e nidificazione. Il suo aspetto è inoltre estremamente

riconoscibile, caratterizzato dal piumaggio bicolore (fulvo dorsalmente e candido ventralmente) e dalla inconfondibile

maschera a cuore. Il Barbagianni frequenta ambienti di bassa quota, semi-aperti, dove superfici erbacee si alternano a

tratti con cespugli o poco densamente alberati e nidifica in cavità, su alberi o rocce. In zone molto antropizzate predilige

zone coltivate e si riproduce in casolari o vecchi edifici che utilizza anche per il riposo diurno durante tutte le stagioni.

Nidifica sia in zone interne che periferiche di centri urbani, dove predilige edifici storici dominanti siano essi

ambienti rurali con cascine, fienili ecc.; localmente in zone umide circondate da coltivi, pinete litoranee, margini

di boschi radi, zone rocciose ecc.

Negli ultimi anni questa specie sembra aver subito un pesante declino pari a un 20-50% della sua presenza antecedente

(Shawyer, 1994). Tra i principali responsabili di questo declino sicuramente ci sono il disturbo antropico (Fajardo, 2001), il

traffico stradale (Fajardo, 2001; Newton et al., 1997), il massiccio uso di pesticidi e rodenticidi (e.g. Newton et al., 1990;

1994; 1997) e le pratiche di agricoltura intensiva che tendono ad eliminare siepi, filari e vecchi alberi cavi (Gilli, 2001).

Il Barbagianni ha una dieta specializzata su piccoli vertebrati, con prevalenza netta di micromammiferi, e le parti

indigerite vengono rigettate sotto forma di “borre” molto caratteristiche per l’aspetto compatto e la superficie lucida

e nerastra (Contoli, 1975; Nappi, 2011). Proprio queste possono essere un valido strumento di campionamento

dati riguardanti le specie predate e per valutare le variazioni nelle loro popolazioni, anche se tale metodo è tutt’oggi

questione di dibattito (Meek, 2012). Sicuramente risulta fondamentale valutare se i Barbagianni stanno prendendo

le prede in proporzione alla loro disponibilità oppure preferendo specie con un elevato valore energetico, ma

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è molto probabile che sia vera la prima ipotesi dato che molti studi indicano un’alimentazione non selettiva o

opportunista dei Barbagianni (Yalden, 1985; Meek et al., 2012).

Altro rapace notturno utile a tale scopo è il Gufo comune (Asio otus), forse la specie più conosciuta dell’intero

gruppo, sebbene sia in realtà un animale piuttosto elusivo e difficilmente osservabile.

Il suo areale comprende gran parte dell’Europa, il Nord Africa occidentale, l’Asia tra Turchia e Cina e il Nord America.

In tutta la penisola si riproduce dal livello del mare ai 1.800 metri, con preferenza per i boschi di conifere e per i

piccoli aggruppamenti arborei in aree agricole di pianura e collina.

È una specie poco esigente, legata durante tutto l’anno ad ambienti moderatamente alberati, preferendo, dove

possibile, le conifere. È tollerante verso l’uomo, presso i cui insediamenti si stabilisce regolarmente. I paesaggi rurali

del mediterraneo sono un ottimo habitat per il Gufo comune in quanto offrono un’ampia ricchezza di fonti di cibo

(Cecere, 2013). È tendenzialmente solitario e territoriale ma forma regolarmente dormitori comuni con fino a 20

individui, soprattutto in inverno.

La tendenza gregaria propria della specie, appena accennata nel periodo riproduttivo, si rafforza nel periodo

invernale, quando i gufi si riuniscono in dormitori comuni, i cosiddetti roost, che arrivano a contare anche decine

di individui e sono utilissimi per il reperimento di grandi quantitativi di borre.

La specie presenta una dieta più specializzata rispetto ad altri rapaci. Si nutre principalmente di tre categorie di

prede, Apodemus sp., Microtus sp. e uccelli, con percentuali variabili a seconda della stagione. Infatti, durante il

periodo di allevamento dei piccoli, da giugno ad agosto, la dieta risulta essere principalmente fatta di uccelli, che

arrivano a costituire circa la metà delle prede totali mentre tra settembre e ottobre tende ad aumentare il numero di

roditori predati (Bertolino et al., 2001).

Come per le altre specie, la trasformazione e la distruzione dell’habitat ne compromettono la sopravvivenza, a

questo si aggiungono anche l’uso di pesticidi, le uccisioni illegali e le collisioni con cavi aerei (Brichetti and Fracasso,

2006; König and Weick, 2008).

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3 AREA DI STUDIO

La Riserva dei Calanchi di Atri, è stata istituita con la Legge Regionale n° 58 del 20 Aprile 1995, comprende un’area

di 380 ettari (615 ha se si considera anche la fascia di rispetto) nel comune di Atri (TE).

La ricerca si è svolta in 22 siti idonei al riposo o alla nidificazione di Strigiformi, in 6 siti si è rilevata la presenza di

borre.

Figura 1. Localizzazione dei siti studiati. Vengono evidenziati in verde i

confini della Riserva; in bianco i siti campionati ed in giallo i siti in cui sono

state rinvenute le borre. Le coordinate vengono riportate in Tabella 1.

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I siti occupati ricadono in tre tipologie di categoria di uso del suolo:

3.3.3 Aree con vegetazione rada;

2.1.1 Seminativi in aree non irrigue;

2.4.3 Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti.

Tabella 1. Elenco dei siti campionati nella Riserva dei Calanchi di Atri e relative tipologie di uso del suolo.

I siti sono stati georeferenziati a partire da carte tematiche presenti nella tesi della Dott.ssa Ciabò e da immagini

satellitari (Google Earth).

ANNO PR ID_SITO LOCALITÀ ACCURATEZZA LAT. LONG. CAT. CLC

TE 1 Atri Alta 42°33’53.5”N 13°57’39.9”E 2.1.1

TE 2 Atri Alta 42°34’21.8”N 13°57’38.0”E 3.3.3

TE 3 Atri Alta 42°34’11.5”N 13°57’19.9”E 2.2.1

25/09/02 TE 4 Atri Alta 42°33’45.6”N 13°57’25.7”E 2.4.1

TE 5 Atri Alta 42°33’43.0”N 13°57’25.7”E 2.4.1

23/03/03 TE 6 Atri Alta 42°33’36.3”N 13°57’58.7”E 2.1.1

25/09/02 TE 6 Atri Alta 42°33’36.3”N 13°57’58.7”E 2.1.1

28/02/03 TE 7a Atri Alta 42°33’44.2”N 13°58’04.4”E 2.1.1

25/09/02 TE 7 Atri Alta 42°33’44.2”N 13°58’04.4”E 2.1.1

TE 8 Atri Alta 42°33’48.2”N 13°58’06.7”E 2.1.1

TE 9 Atri Media 42°33’56.1”N 13°58’08.5”E 2.1.1

TE 10 Atri Media 42°33’33.8”N 13°58’16.9”E 2.1.1

TE 11 Atri Alta 42°33’38.8”N 13°58’17.2”E 2.1.1

TE 12 Atri Alta 42°33’45.6”N 13°58’48.0”E 2.1.1

TE 13 Atri Media 42°33’41.2”N 13°58’39.8”E 2.1.1

25/09/02 TE 14a Atri Alta 42°33’36.2”N 13°58’34.4”E 2.1.1

25/09/02 TE 14b Atri Alta 42°33’36.2”N 13°58’34.4”E 2.1.1

TE 15 Atri Alta 42°35’40.3”N 13°57’29.8”E 2.1.1

TE 16 Atri Alta 42°35’32.5”N 13°56’58.0”E 2.1.1

TE 17 Atri Alta 42°35’22.6”N 13°56’57.7”E 2.2.3

TE 18 Atri Alta 42°35’11.0”N 13°57’32.1”E 2.4.1

TE 19 Atri Alta 42°35’16.7”N 13°57’25.1”E 2.4.1

TE 20 Atri Alta 42°35’19.1”N 13°57’21.8”E 2.4.1

23/03/03 TE Pineta Atri Media 42°34’01.1”N 13°58’06.7”E 3.3.3

14/02/03 TE Nuovo Sito Atri Media 42°34’07.3”N 13°57’52.7”E 2.4.1

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4 SCHEDA DEI PICCOLI MAMMIFERI PRESENTI NELLA RISERVA

Di seguito è riportata lista delle specie potenziali stilata per la “La Riserva dei Calanchi di Atri” relativa ai

micromammiferi campionati in quest’area o in regioni limitrofe (Amori et al., 2008; CkMap 2000) e relativa

categoria della Lista Rossa italiana dello IUCN (Rondinini et al., 2013) con nomenclatura aggiornata all’ultima

check-list redatta dall’Associazione Teriologica Italiana (ATIt) (AAVV in press.).

Tabella 2. Specie di micromammiferi presenti nella La Riserva dei Calanchi di Atri con rispettivo stato di categoria

IUCN (IUCN, 2017).

ORDINE FAMIGLIA NOME COMUNE SPECIE IUCN

ERINACEOMORPHA ERINACEIDAE Riccio europeo Erinaceus europaeus LC

SORICOMORPHA TALPIDAE Talpa romana Talpa romana LC

Talpa cieca Talpa caeca DD

SORICIDAE Toporagno del Vallese Sorex antinorii DD

Toporagno nano Sorex minutus LC

Toporagno appenninico Sorex samniticus LC

Toporagno acquatico di Miller Neomys milleri DD

Toporagno acquatico Neomys fodiens DD

Mustiolo Suncus etruscus LC

Crocidura ventrebianco Crocidura leucodon LC

Crocidura minore Crocidura suaveolens LC

RODENTIA SCIURIDAE Scoiattolo comune Sciurus vulgaris LC

GLIRIDAE Ghiro Glis glis LC

Moscardino Muscardinus avellanarius LC

Quercino Eliomys quercinus NT

CRICETIDAE Arvicola di Fatio Microtus multiplex LC

Arvicola acquatica europea Arvicola italicus NT

Arvicola del savi Microtus savii LC

Arvicola rossastra Myodes glareolus LC

MURIDAE Topo selvatico a collo giallo Apodemus flavicollis LC

Topo selvatico Apodemus sylvaticus LC

Topo domestico Mus musculus NA

Ratto nero Rattus rattus NA

Ratto grigio Rattus norvegicus NA

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5 MATERIALI E METODI

Sono stati ispezionati siti idonei per la nidificazione e il riposo di rapaci notturni all’interno della Riserva Naturale

Regionale dei Calanchi di Atri.

Le borre se presenti sono state prelevate e conservate per le successive analisi di laboratorio. In laboratorio ogni

borra è stata pesata, misurata in tutte le sue dimensioni e fotografata.

Per ogni campione sono state rilevate le seguenti informazioni: sito di rinvenimento; data di rinvenimento; numero

identificativo della borra; data di apertura; peso; numero di specie trovate; numero esemplari trovati; specie predate;

predatore; dimensioni ed eventuali note.

In seguito si è proceduto con l’apertura a secco, una tecnica comunemente riscontrata in letteratura (Contoli 1975;

Bonvicino and Bezerra 2003). Con l’aiuto di pinzette sono state separate le ossa lunghe da crani e mandibole. Il

cranio è stato immerso in acqua ossigenata molto diluita e successivamente pulito con un pennello.

Ciò che non risultava importante per effettuare il riconoscimento (peli, piume, ossa varie) è stato riposto in un’unica

busta etichettata in modo da poter essere sottoposto ad eventuali successivi esami (radioecologia, eco-tossicologia,

determinazione dei metalli pesanti).

Tramite osservazione con stereo-microscopio binoculare è stata quindi effettuata la determinazione tassonomica

dalle parti craniche facendo riferimento alle chiavi di riconoscimento disponibili in letteratura (Amori et al., 2008;

Mitchell-Jones et al., 1999; Nappi, 2011).

In caso di reperti incompleti, per la determinazione ci si è fermati al livello di genere, come per molti campioni di

Apodemus sp., Crocidura sp., Neomys sp., Sorex sp. (Amori et al., 2008; Mitchell-Jones et al., 1999; Nappi, 2001;

Nappi, 2011).

Per il conteggio delle prede si è proceduto contando ogni cranio e due mandibole come singolo individuo. In caso

di assenza di crani, due mandibole sono state conteggiate come singolo individuo.

I dati riguardanti ogni esemplate sono stati inseriti in un database excel, mentre il reperto corrispondente è stato

riposto in una bustina di plastica con chiusura ermetica ed apposita etichetta riportante:

• codice identificativo del reperto;

• famiglia di appartenenza;

• specie di appartenenza;

• predatore;

• sito di ritrovamento;

• data del ritrovamento;

• data dell’identificazione;

• nome di chi ha effettuato l’identificazione;

• codice della borra da cui proveniva il reperto.

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Contoli (1980) suggerisce una numerosità campionaria pari a 100 prede al fine di ottenere la totalità delle specie

presenti in un territorio e annullare gli effetti stagionali nelle abbondanze relative delle singole specie predate.

Tuttavia da studi recenti, Bond et al. (2004) rivelano che sono sufficienti 10 borre al fine di rilevare la specie

principale presente nella dieta.

Bisogna considerare che i siti dei quali disponevo i dati ricadono tutti entro un’area di raggio pari a circa 1,5 km

quindi posso essere considerati nel complesso ascrivibili ad un unico sito in quanto, numerose fonti di letteratura

stimano il raggio di caccia medio del Barbagianni pari a 3 km dal sito di presenza delle borre (Salvati et al. 2002;

Michel et al. 2007; Meek et al. 2012; Kross et al. 2016).

Questa considerazione ci permette di ottenere un elenco esaustivo della fauna presente nel territorio e acquisire

informazioni riguardo lo spettro trofico del predatore (ID“6+7/a+14a/b+4+NS”, n° prede totali; vedi Tabella 3).

E’ ascrivibile al sito “PINETA” la presenza di un posatoio di Gufo comune, sia per tipologia di habitat (Capizzi et

al. 1998; Bertolino et al. 2001) sia per la morfologia delle borre analizzate (Nappi, 2011).

L’area di foraggiamento della specie è stimata in un buffer di raggio pari a 1,2 km dal sito di campionamento

(Bertolino et al. 2001; Martínez and Zuberogoitia 2004; Romanowski and Zmihorski 2008; Cecere et al. 2013).

Sono stati calcolati indici ecologici utilizzando il software statistico open-source R (versione 3.1.0; R Development

Core Team, 2011) e Microsoft Excel (Pacchetto Office, 2007).

Gli indici ecologici adottati per ogni sito sono i seguenti:

• Indice di diversità di Simpson:

dove è l’abbondanza relativa di ciascuna specie, calcolata come il rapporto di individui di una singola

specie sul totale degli individui della comunità

• Tale indice esprime la diversità delle specie all’interno di un sito; varia tra 0 e 1: tanto più si avvicina a 0, quanto

minore è la varietà delle specie, se l’indice è pari a 0 avremo un’unica specie presente; al contrario un indice

prossimo a 1 indica un’elevata variabilità all’interno del sito (Odum, 1975).

• Indici di Termoxerofilia:

i quali si basano sulla tendenza di alcuni micro mammiferi a frequentare zone aride e quindi in questi casi

assumono valori elevati (Contoli, 1980; Nappi, 2001).

• Indice Agronomico-Ambientale:

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Tenendo conto che le arvicole sono maggiormente diffuse negli ecosistemi agrari, mentre i topi in quelli

boschivi, questo indice esprime la vocazione agronomica o forestale di un sito (Contoli, 1980; Nappi, 2001).

• Indici di livello trofico:

Gli insettivori risentono delle alterazioni ambientali e dell’uso di sostanze chimiche trovandosi a livelli più

alti nelle piramidi trofiche, per cui valori elevati di questo indice stanno a significare una buona sensibilità

dell’area (Contoli, 1980; Nappi 2001).

Figura 3. Misurazione di una borra di barbagianni a sinistra e catalogazione del materiale microteriologico a destra.

Figura 2. Emimandibola e cranio di Suncus etruscus allo stereoscopio.

2mm 2mm

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6 RISULTATI E DISCUSSIONE

Tabella 3.

Scheda di laboratorio contenente elenco delle specie identificate.

DATA ID SITO DATA RINV. PESO (g) N. BORRE N. SPECIE N. IND. N. ESEMPLARI/SPECIE PRED. L. BORRA D. BORRA

  A Atri 6 28/02/03 3,90 g 1 1 2 2 Microtus savii Tyto alba 24,73 mm 19,30 mm

  B Atri 6 28/02/03 5,15 g 1 2 54 Crocidure sp

1 Microtus saviiTyto alba 40,84 mm 24,11 mm

  C Atri 6 28/02/03 4,75 g 1 2 31 Apodemus sylvaticus

2 Microtus saviiTyto alba 42,90 mm 23,01 mm

  D Atri 6 28/02/03 7,30 g 1 3 5

1 Suncus etruscus

2 Apodemus sylvaticus

2 Microtus savii

Tyto alba 55,98 mm 21,89 mm

  E Atri 6 28/02/03 6,00 g 1 3 5

2 Apodemus sylvaticus

2 Microtus savii

1 Crocidura sp

Tyto alba 44,50 mm 25,35 mm

07/07/16 A Atri 6 14/02/03 6,30 g 1 1 3 3 Microtus savii Tyto alba 58,38 mm 18,92 mm

08/07/16 B Atri 6 14/02/03 7,80 g 1 2 21 Rattus rattus

1 Apodemus sylvaticusTyto alba 75,00 mm 24,00 mm

08/07/16 C Atri 6 14/02/03 5,25 g 1 1 4 4 Microtus savii Tyto alba 70 mm 20,32 mm

08/07/16 F Atri 6 28/02/03 3,25 g 1 1 1 1 Microtus savii Tyto alba 31 mm 23,19 mm

08/07/16 G Atri6 28/02/03 4,40 g 1 2 32 Microtus savii

1 Crocidura sp.Tyto alba 46,59 mm 28,99 mm

25/07/16 A Atri 7a 28/02/03 1,60 g 1 1 1 1 Microtus savii Tyto alba 34,36 mm 16,21 mm

25/07/16 B Atri 7a 28/02/03 1,30 g 1 1 1 1 Apodemus sylvaticus Tyto alba 30,46 mm 14,50 mm

25/07/16 AAtri nuovo

sito14/02/03 6,85 g 1 2 4

3 Microtus savii

1 Apodemus sylvaticusTyto alba 57,38 mm 25,91 mm

27/07/16 BAtri nuovo

sito14/02/03 7,65 g 1 1 4 4 Microtus savii Tyto alba 69,62 mm 21,80 mm

27/07/16 CAtri nuovo

sito14/02/03 4,40 g 1 2 4

2 Microtus savii

2 Crocidura suaveolensTyto alba 39,31 mm 22,04 mm

27/07/16 DAtri nuovo

sito14/02/03 3,25 g 1 1 2 2 Microtus savii Tyto alba 37,32 mm 19,63 mm

28/07/16 EAtri nuovo

sito14/02/03 2,30 g 1 2 2

1Microtus savii

1 Apodemus sp.Tyto alba 33,42 mm 21,97 mm

28/07/16 FAtri nuovo

sito14/02/03 5,20 g 1 2 3

2 Microtus savii

1 Apodemus sp.Tyto alba 51,73 mm 25,06 mm

28/07/16 GAtri nuovo

sito14/02/03 3,35 g 1 3 2

1 Microtus savii

1 Crocidura leucodonTyto alba 37,62 mm 26, 40 mm

19/09/16   Atri 6 bis 25/09/02 1 1 1 1 Microtus savii Tyto alba  Aperte Aperte

19/09/16   Atri sito 7 25/09/02 1 1 2 2 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

19/09/16   Atri sito14 a 25/09/02 1 2 32 Microtus savii

1 Apodemus flavicollisTyto alba

Aperte Aperte

19/09/16   Atri sito 6 25/09/02 1 1 4 4 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

19/09/16   Atri sito 14 b 25/09/02 1 1 1 1 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

19/09/16   Atri sito 7 25/09/02 1 1 3 3 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

19/09/16   Atri sito 14a 25/09/02 1 2 32 Microtus savii

1 Suncus etruscusTyto alba

Aperte Aperte

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14

19/09/16   Atri sito 6 25/09/02 1 2 31 Microtus savii

2 Apodemus sp.Tyto alba

Aperte Aperte

19/09/16   Atri sito 4 tris 25/09/02 1 1 1 1 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

19/09/16   Atri sito 4 b 25/09/02 1 1 1 1 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

19/09/16   Atri sito 14 b 25/09/02 1 1 2 2 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

19/09/16   Atri sito 14 b 25/09/02 1 1 3 3 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

19/09/16   Atri sti 7 25/09/02 1 2 31 Crocidura leucodon

2 Microtus saviiTyto alba

Aperte Aperte

19/09/16   Atri sito 14 b 25/09/02 1 1 3 3 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

19/09/16   Atri sito 4 b 25/09/02 1 1 2 2 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

19/09/16   Atri sito 7 25/09/02 1 1 3 3 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

19/09/16   Atri sito 7 25/09/02 1 2 42 Microtus savii

2 Mus musculusTyto alba

Aperte Aperte

19/09/16   Atri sito 14b 25/09/02 1 2 3 3 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

19/09/16   Atri sito 6 25/09/02 1 1 21 Microtus savii

1 Apodemus spTyto alba

Aperte Aperte

21/09/16 15 Atri sito 7 25/09/02 1 1 2 2 Apodemus flavicollis Tyto alba Aperte Aperte

21/09/16 14 Atri sito 7 25/09/02 1 1 2 2 Apodemus flavicollis Tyto alba Aperte Aperte

21/09/16 9 Atri sito 7 25/09/02 1 1 1 1 Muscaridinus av. Tyto alba Aperte Aperte

21/09/16 11 Atri sito 7 25/09/02 1 1 3 3 Apodemus flavicollis Tyto alba Aperte Aperte

21/09/16 17 Atri sito 7 25/09/02 1 2 21 Apodemus sylvaticus

1 Microtus saviiTyto alba

Aperte Aperte

21/09/16 13 Atri sito 7 25/09/02 1 1 2 2 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

21/09/16 12 Atri sito 7 25/09/02 1 2 43 Microtus savii

1Suncus etruscusTyto alba

Aperte Aperte

21/09/16 16 Atri sito 7 25/09/02 1 1 2 2 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

21/09/16 1 Atri sito 7 25/09/02 1 1 2 2 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

21/09/16 19 Atri sito 7 25/09/02 1 1 1 1 Microtus avii Tyto alba Aperte Aperte

21/09/16 20 Atri sito 7 25/09/02 1 1 1 1 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

21/09/16 10 Atri sito 7 25/09/02 1 1 2 2 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

21/09/16 2 Atri sito 14a 25/09/02 1 ? 21 N.D.

1 Microtus saviiTyto alba

Aperte Aperte

21/09/16 4 Atri sito 7 25/09/02 1 1 3 3 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

21/09/16 1 Atri sito 6 18/03/03 1 2 52 Apodemus sp.

3 Microtus saviiTyto alba

Aperte Aperte

21/09/16 2 Atri sito 6 23/03/03 1 1 1 1 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

21/09/16 1 Atri pineta 23/03/03 1 2 41 Apodemus flavicollis

3 Microtus saviiAsio otus

Aperte Aperte

21/09/16 2 Atri pineta 23/03/03 1 2 43 Microtus savii

1 Apodemus flavicollisAsio otus

Aperte Aperte

21/09/16 1 Atri sito 6 23/03/03 1 1 1 1 Microtus savii Tyto alba Aperte Aperte

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Tabella 4.

Elenco dei siti studiati per i quali sono state rinvenute le borre.

ANNO PR ID SITO N. BORRE/SITO N. ESEMPLARI/SITO LAT. LONG.

28/02/03 TE 7a Atri 2 2 42°33’44.2”N 13°58’04.4”E

25/09/02 TE 7 Atri 18 42 42°33’44.2”N 13°58’04.4”E

23/03/03 TE 6 Atri 13 40 42°33’36.3”N 13°57’58.7”E

25/09/02 TE 6 Atri 4 10 42°33’36.3”N 13°57’58.7”E

25/09/02 TE 14b Atri 5 11 42°33’36.2”N 13°58’34.4”E

25/09/02 TE 14a Atri 3 8 42°33’36.2”N 13°58’34.4”E

25/09/02 TE 4 Atri 4 9 42°33’45.6”N 13°57’25.7”E

23/03/03 TE Pineta Atri 2 8 42°34’01.1”N 13°58’06.7”E

14/02/03TE Nuovo

SitoAtri 7 21 42°34’07.3”N 13°57’52.7”E

TOT 58 151

Sono state analizzate 58 borre provenienti da 9 siti, di cui 8 di Barbagianni (Tyto alba, Scopoli, 1769), 2 di Gufo

comune (Asio otus, Linnaeus, 1758) (vd. Tabella 3).

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Tabella 5.

Spettri trofici: La dieta dei rapaci è stata studiata cumulando i dati riportati dalla Tabella 3. Vengono mostrate le

frequenze percentuali di ogni preda; il numero totale delle prede su cui è stata calcolata la frequenza e relativi indici

ecologici. Ar= Abbondanza relativa; pi2= quadrato dell’abbondanza relativa.

ELENCO SPECIETyto alba Asio otus

N° % Ar pi2 N° % Ar pi

2

Muscardinus avellanarius 1 0,7 0,007 0,00005 0 0,0 0,0 0,0

Mus musculus domesticus 3 2,2 0,02 0,0004 0 0,0 0,0 0,0

Microtus savii 96 68,6 0,69 0,48 6 75,0 0,75 0,56

Apodemus sp. 8 5,7 0,06 0,004 0 0,0 0,0 0,0

Apodemus sylvaticus 9 6,4 0,06 0,004 0 0,0 0,0 0,0

Apodemus flavicollis 8 5,7 0,06 0,004 2 25,0 0,25 0,06

Rattus rattus 2 1,4 0,01 0,0002 0 0,0 0,0 0,0

Suncus etruscus 3 2,1 0,02 0,0004 0 0,0 0,0 0,0

Crocidura sp. 6 4,2 0,04 0,0016 0 0,0 0,0 0,0

Crocidura suaveolens 2 1,4 0,01 0,0001 0 0,0 0,0 0,0

Crocidura leucodon 2 1,4 0,01 0,0001 0 0,0 0,0 0,0

N° esemplari predati 140 8

N° specie predate 9 2

Roditori 127 90,7 8 100

Soricomorfi 13 9,3 0 0

H Simpson 0,50 0,38

TX¹ (Crocidurini/Soricidi) 0,77 0,00

TX² (Suncus/Soricidi + (Mus m.+R. rattus/Roditori) 0,27 0,00

A’ (Microtidi/Muridi) 3,20 3,00

I.L.T.1(Insettivori/ Tot. mammiferi) 0,10 0,00

I.L.T.2(Insettivori/Roditori) 0,10 0,00

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Al Barbagianni sono ascrivibili 56 borre per un totale di 140 individui (per ogni cranio e due mandibole è stato

conteggiato un individuo; in assenza di cranio ogni due mandibole identificavano una preda).

I micromammiferi appartengono a 9 specie, il 91% sono Roditori e il 9% Soricomorfi: Microtus savii 96 (68,6%),

Apodemus sylvaticus 9 (6,4%), Apodemus sp. 8 (5,7%), Apodemus flavicollis 8 (5,7%), Crocidura sp. 6 (4,2%),

Rattus rattus 2 (1,4%), Suncus etruscus 3 (2,1%), Mus musculus domesticus 3 (2,2%) Crocidura suaveolens 2 (1,4%),

Crocidura leucodon 2 (1,4%), Muscardinus avellanarius 1 (0,7%).

L’indice di Simpson (Odum, 1975) è pari a 0,50 mentre l’Indice di Livello Trofico (I.L.T.; Contoli 1986; Nappi,

2001) a 0,10.

Sono ascrivibili al Gufo comune 2 borre per un totale di 8 individui (per ogni cranio e due mandibole è stato

conteggiato un individuo; e in assenza di cranio ogni due mandibole conteggiata una preda).

I micromammiferi identificati appartengono a 2 specie di Roditori: Microtus savii 6 (87,5 %), Apodemus flavicollis

2 (12,5 %).

L’indice di Simpson (Odum, 1975) è pari a 0,38 mentre I.L.T (Contoli 1986; Nappi, 2001) a 0,08.

Nelle borre di Barbagianni è stata riscontrata una discreta ricchezza di specie.

Rispetto a Ricci (2002) l’elenco delle specie risulta essere meno ricco in particolare per le specie arboricole afferenti

all’habitat forestale quali i Gliridi (i.e. Ricci 2002).

La specie maggiormente predata risulta il Microtus savii, percentuali simili sono state riscontrate in numerosi studi i

quali supportano l’abbondanza di Microtus savii tra le prede di Tyto alba soprattutto nell’area Appenninica (Contoli

1975; Contoli and Sammuri 1978; Contoli 1986; Prete et al. 2012).

L’Arvicola del savi predilige zone con vegetazione erbacea o coltivata (anche fino a 1,600 m; Lovari et al. 1976)

ed ecotoni quali i margini del bosco e le radure, che a loro volta rappresentano gli ambienti di caccia preferiti dal

Barbagianni (Contoli 1975; Kross et al. 2016).

I siti campionati si inseriscono in due tipologie prevalenti di uso del suolo: i “Seminativi” e le “Aree prevalentemente

occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti”; l’abbondante presenza della specie

dall’optimum ecologico.

In particolare l’indice di Simpson (Odum, 1975), che misura la diversità in termini di dominanza, è poco influenzato

dalla dimensione del campione e risulta essere paragonabile ai dati riportati da Ricci (2002).

L’indice di termoxerofilia (TX¹ 0,77) abbastanza elevato, conferma la mediterraneità climatica dell’area; ciò viene

avvalorato dalla presenza nella dieta di specie termofile quali Crocidura suaveolens e Suncus etruscus (Amori et al.,

2008; Contoli et al., 1983). Si ricordi, infatti che l’indice assume valori più elevati nelle aree caratterizzare da suoli

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CRICETIDAE

GLIRIDAE

MURIDAE

SORICIDAE

4%Crocidura sp.

1%Crocidura leucodon

Apodemus flavicollis Apodemus sylvaticus

Mus musculus

Muscardinus avellanarius

Apodemus sp.

Microtus savii

Crocidura leucodon

Crocidura suaveolens

Suncus etruscus

Crocidura sp.

69%

Apodemus flavicollis7%

Apodemus sylvaticus6%

Apodemus sp.6%

Rattus rattus1%

Mus musculus2%

Suncus etruscus2%

Muscardinus avellanarius 1%

Crocidura suaveolens1%

Rattus rattus

69% 1%

21%

9%

Microtus savii

PERCENTUALE DELLE SPECIE IDENTIFICATE

PERCENTUALE DELLE FAMIGLIE PREDATE

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TOTALE PREDE

8

8

9

2

2

3

1

2

96

3

2

6

0 20 40 60 80 100 120

Apodemus sp.

Ap. flavicollis

Ap. sylvaticus

Cr. leucodon

Cr. suaveolens

Suncus etruscus

M. avellanarius

Rattus rattus

Microtus savii

Mus musculus

Tyto alba Asio otus

aridi. Gli indici di termoxerofilia analizzati devono essere valutati nell’insieme. Poiché essi assumono valori prossimi

all’unità si presume che l’ambiente di caccia del barbagianni abbia tendenze termoxerofile.

L’indice Agronomico-Ambientale (A’) presenta un valore elevato (3,20) dato che conferma la prevalenza di specie

frequentatrici di agroecosistemi e la vocazione agronomica del sito (Contoli, 1980; Nappi, 2001).

L’Indice di Livello Trofico è pari a 0,10 e sebbene vi sia la presenza di insettivori l’indice risulta avere un valore

basso. Alcuni studi evidenziano come l’agricoltura intensiva e l’inquinamento possano influenzare negativamente

l’abbondanza dei Soricidi, poiché comportano frammentazione dell’habitat e la riduzione degli invertebrati di cui

queste specie si nutrono (Contoli, 1980; Mortelliti, 2014). Tuttavia il basso valore potrebbe essere interpretato

come causa di forte aridità dei suoli e non di un’inadeguata qualità dell’habitat.

Per il Gufo comune si riscontra una netta prevalenza della specie Microtus savii in tutti e tre i siti, seppure non

manchino prede appartenenti al genere Apodemus. Il numero di specie predate risulta molto più esiguo, con una

totale assenza di Insettivori, questo dovuto proprio alla maggiore specializzazione della dieta di questo rapace

rispetto al Barbagianni (Bertolino et al., 2001).

Come in altri studi (Casini et al., 1988; Cecere et al., 2000; Plini, 1986), l’indice di Simpson (Odum, 1975) si è

rivelato molto basso e pari a 0,38. Valore non sorprendente è quello relativo al rapporto Insettivori/Roditori; il dato

ottenuto pare infatti confermare la conosciuta preferenza alimentare manifestata del Gufo comune nei confronti

dei roditori.

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AREE ANTROPIZZATE

Mus musculus

Rattus rattus

Microtus savii

Suncus etruscus

Crocidura suaveolens

Crocidura leucodon

3

3

5

1810

28

109

102

9

2

2

2

Apodemus sylvaticus

Apodemus flavicollis

Apodemus sp.

Muscardinus avellanarius

AREE APERTE

0 20 40 60 80 100

BOSCHI E FORESTE

L’Indice di livello trofico I.L.T (Contoli 1980; Nappi, 2001) a 0,08 ciò documenta l’accezione mediterranea del

territorio.

Il Gufo comune risulta essere un predatore selettivo (Contoli 1980) e la sua dieta è composta quasi esclusivamente

di arvicole, probabilmente a causa della loro grande abbondanza in questi ambienti e dalla bassa appetibilità degli

insettivori per la suddetta specie (Bertolino et al. 2001).

Le borre hanno permesso di ricavare numerosi dati di presenza con tempi più rapidi rispetto al trappolaggio diretto.

Tuttavia risultano carenti dati per le specie fossorie, poco abbondanti o legate a specifici habitat quali Talpa sp.,

Neomys milleri, Neomys fodiens, e per i generi Neomys e Apodemus non è sempre possibile effettuare l’identificazione

dalla sola analisi morfologica.

Lo studio conferma la presenza nel territorio della Riserva Naturale Regionale dei Calanchi di Atri di: Crocidura

leucodon, Crocidura suaveolens, Suncus etruscus, tra i Soricomorfi e Apodemus flavicollis, Apodemus sylvaticus, Microtus

savii, Rattus rattus, Mus musculus tra i Roditori.

Importante dal punto di vista conservazionistico il moscardino (Muscardinus avellanarius) specie inserita in allegato

IV della Direttiva Habitat 93/43/CE (“Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e

seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”) e nell’appendice III (“Specie di fauna protette”) della Convenzione

di Berna. Tali risultati si aggiungono al grande lavoro svolto dalla Riserva al fine di indagare, monitorare e preservare

le specie animali presenti nel suo territorio.

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21

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