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Auditorium Giovanni Agnelli lunedì 4 marzo 2013 ore 20.30 Budapest Festival Orchestra Iván Fischer direttore François Leleux oboe i C ONCERTI DEL L ingotto 2012-2013

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Auditorium Giovanni Agnelli

lunedì 4 marzo 2013ore 20.30

Budapest Festival Orchestra

Iván Fischerdirettore

François Leleuxoboe

i CONCERTIDELLingotto

2012-2013

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Antonio PasculliVariazioni su un tema della Favorita

di Donizetti per oboe e orchestra

Wolfgang Amadeus MozartConcerto per oboe e orchestra

in do maggiore KV 414/285d

Allegro apertoAdagio non troppo

Rondò. Allegretto

* * *

Franz LisztEine Faust-Symphonie(versione orchestrale)

Faust. Lento assai – Allegro impetuosoGretchen. Andante soave

Mefistofele. Allegro vivace ironico

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PROSSIMI CONCERTI

domenica 17 marzo 2013 ore 20.30Auditorium “Giovanni Agnelli”Swedish Radio Symphony OrchestraDaniel Harding direttoreMusiche di Kraus e Mahler

lunedì 8 aprile 2013 ore 20.30Auditorium “Giovanni Agnelli”Orchestra Sinfonica del Teatro Mariinskij di San PietroburgoValery Gergiev direttoreNobuyuki Tsujii pianoforteMusiche di Verdi, Cajkovskij e Sostakovic

RINGRAZIAMENTI

In quasi vent’anni di storia la rassegna dei Con-certi del Lingotto ha portato sul podio dell’Audi-torium Giovanni Agnelli le massime orchestre pre-senti sul panorama internazionale insieme a moltidei più importanti direttori e solisti. L’Associazio-ne Lingotto Musica vuole ringraziare il propriopubblico per la costante e appassionata parteci-pazione ai molteplici programmi offerti, nonchétutti gli enti, pubblici e privati, che nel corso deglianni ne hanno sostenuto l’attività, rendendo pos-sibile anche quest’anno una nuova serie di appun-tamenti con la grande musica.

Gianluigi Gabettipresidente

Francesca Gentile Cameranadirettore artistico

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Antonio Pasculli(1842-1924)

Variazioni su un tema della Favoritadi Donizetti per oboe e orchestra

L’Italia dell’Ottocento, si sa, è il paese del-l’opera lirica; ma la musica strumentale, dis-persa come continuità di tradizione, vedeemergere le punte isolate di agguerriti soli-sti, virtuosi eccezionali che rivaleggiano inEuropa con le voci dei cantanti più celebrati;il più grande di tutti naturalmente è Paga-nini, specie per la statura del compositore,ma sono molti i solisti italiani che girano ilmondo, come i Dragonetti, i Bottesini, i Rollae i Cavallini. A questa schiera appartiene l’o-boista Antonio Pasculli, nato a Palermo nel1842 e già a quattordici anni concertista digiro in Italia, Austria e Germania, spesso conil fratello violinista, tanto da essere definito“il Paganini dell’oboe”; nel 1860, diciot-tenne, è nominato professore di oboe e cornoinglese al Conservatorio di Palermo, doveinsegna fino al 1913, impegnandosi pure aportare il Corpo Municipale di Musica diPalermo al livello concertistico del reperto-rio classico. Pasculli suonava un oboe aundici chiavi fabbricato a Parigi da Frédé-ric Triébert, rinomato per varie innovazionitecniche apportate allo strumento; comecompositore Pasculli ha pubblicato apprez-zate opere didattiche e fantasie, variazioni eparafrasi su temi tratti dalle opere di Meyer-beer, Donizetti, Bellini e Verdi. Quelle su untema della Favorita di Donizetti, dopo unaintroduzione (Andante) che cita l’aria piùbella e famosa, “Spirto gentil”, si basano sul

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tema (Allegretto) dell’aria “Dolce zeffiro, ilseconda” cantata da Ines nel primo atto del-l’opera; il tema, lieve e grazioso, è trattato incinque variazioni: lo stile è apertamenteornamentale per far brillare l’abilità del soli-sta, l’orchestra s’intromette con un ritornellofra una variazione e l’altra, la quarta varia-zione, in minore, è in tempo più lento e unacadenza del solo introduce alla quinta eultima variazione. Ritiratosi dall’attivitàconcertistica per un forte abbassamento dellavista, Pasculli morirà a Palermo nel 1924.

Wolfgang Amadeus Mozart(1756-1791)

Concerto per oboe e orchestrain do maggiore KV 314/285d

Tuttora incerta è la data precisa di questacomposizione, menzionata nelle lettere e neiprimi cataloghi come “Concerto per oboe perGiuseppe Ferlendis”: che era un oboista ber-gamasco entrato nella Cappella di corte aSalisburgo nel 1777 e ancora attivo nel 1795quando Haydn lo ascolta a Londra; è pro-babile che Mozart abbia incominciato il Con-certo nella seconda metà del 1777 e che siapartito per la grande avventura del viaggioa Parigi con l’opera non ancora completatanella valigia. Ma prima di raggiungere lacapitale c’è la lunga e fruttuosissima sosta aMannheim, centro quanto mai propizio dimusica strumentale; e qui nel gennaio o feb-braio 1778 il lavoro viene completato, comesembra attestare una lettera di Mozart a casadel 14 febbraio 1778: “il sig.Ram (...) per

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la quinta volta ha suonato il mio Concertoper oboe per Ferlendis, Concerto che quipiace moltissimo”; in un secondo tempo,Mozart ne appronta una versione per flauto,senza sostanziali varianti, salvo la nuovatonalità di Re maggiore.

Dopo aver varcato i limiti del suo tempocon il Concerto K 271 per pianoforte, diqualche mese precedente, con il Concerto peroboe Mozart ritorna alla dimensioni spiri-tuali della musica di corte; ma è pur semprela mano di Mozart che muove le fila, nonsolo facendo brillare il virtuosismo del soli-sta sullo sfondo dell’orchestra, ma inte-grando i due fronti con un gioco di specchiin squisito stile rococò. Nel primo movi-mento, Allegro aperto, il solista entra su un’i-dea nuova e personale, quindi si dedica ariprendere le proposte dell’orchestra,aggiungendo al tema festoso veloci sequenzedi scale e passaggi ornamentali, pettegolitrilli, divertiti dialoghi a breve distanza;qualche risvolto più espressivo appare neltema secondario con il lieve indugio dell’o-boe sulla prima nota. L’Adagio non troppointroduce subito un nuovo clima di riflessivaserietà, proseguito dal solista nella purezzadel suo canto, nel lieve chiaro scuro di tona-lità minori e nel dialogo sereno con l’orche-stra. Il Rondò finale (Allegretto) è dominatoda un tema gaio e giocoso che Mozart ripren-derà quasi alla lettera per un’aria di Blonde,la deliziosa soubrettina del Ratto dal serra-glio: che recita: “Weche Wonne, welcheLust”, “quale piacere, quale gioia”, paroleche segnano anche al brano strumentale lavia da seguire verso la felicità.

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Franz Liszt(1811-1886)

Eine Faust-Symphonie(versione orchestrale)

Il mito di Faust, rinnovato e temprato nellatragedia di Goethe, è una tentazione costantenella musica della seconda metà dell’Otto-cento; a parte autori minori e oggi dimenti-cati, aveva incominciato un Berlioz venti-cinquenne con le Otto Scene del Faust, poiriprese nella Damnation de Faust del 1846;a Parigi nel 1839 un Wagner ancora igno-rato dedica alla tragica solitudine di Faustuna Ouverture impregnata di sottintesi auto-biografici; nel 1849, nel fervore nazionaledelle celebrazioni per il primo centenariodella nascita di Goethe, Schumann completale sue Scene dal Faust per soli, coro e orche-stra. Franz Liszt, ormai entrato nella suafase sinfonica dopo i trionfi pianistici, nel1852 dirige a Weimar l’Ouverture di Wagnere le Scene di Schumann e nel 1853-’54affronta direttamente l’argomento con que-sta Eine Faust-Symphonie in tre movimenti,o meglio in tre “studi di carattere psicolo-gico”, che rappresentano Faust, Margheritae Mefistofele; tre anni dopo aggiunge a mo’di conclusione un quarto brano con coro evoce solista di tenore che intonano gli ultimiversi del “secondo Faust”, ritoccando ancorail lavoro nel 1861 e nel 1880. Ma la versio-ne originale in tre movimenti è la più rispon-dente all’intuizione primaria, quella di trestudi dal vero senza preoccupazioni di for-zate conclusioni in stile oratoriale.

Affrontando Faust attraverso momenti,

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“studi”, “scene”, è incredibile quanto i com-positori più inventivi siano stati sollecitatia misurarsi col Moderno, pronti ad accen-dersi in soluzioni quasi sperimentali; comeavviene qui nell’incontro immediato conFaust (Lento assai), con quel tema obliquoa linee spezzate che collegano tredici notesenza relazioni in comune come un miste-rioso geroglifico; non sfuggirà poi la paren-tela con le note che aprono il Tristano eIsotta di Wagner di poco posteriore, con quelcromatismo che sembra sfibrare l’armoniain un anelito verso l’ambiguo e l’infinito. Èchiaro che in quelle linee Liszt ha volutosùbito fissare Faust come mago, indagatoredelle ragioni ultime dell’universo; ma a que-sto profilo unisce almeno altri tre “indivi-dui” musicali che completano il ritratto:Faust nella veemenza con cui si getta nel-l’azione e nella lotta (Allegro impetuoso),Faust nel suo struggimento amoroso (Affet-tuoso, poco andante) e infine nella nobiltàdel suo tendere in alto (Grandioso, poco me-no mosso); quattro fisionomie che materia-no quasi tutta la Sinfonia con un geniale in-treccio di variazioni e trasformazioni.

Il secondo episodio, dedicato a Gretchen(Margherita), è aperto con esitazione dai cla-rinetti (Andante soave), presto sostituiti daltema principale affidato all’oboe e alla violasoli: intimo e cantabile come un Lied, convezzi e fioriture tipicamente vocali, di virgi-nea mitezza. Quando entrano gli archi l’e-spressione si fa più vibrante, con una fluenzache ricorda il Lohengrin (diretto da Liszt aWeimar nel 1850), specie nelle pagine cherappresentano la bontà e semplicità di cuore

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di Elsa. A un richiamo dei corni si apre alcentro un nuovo episodio, dove la fusionedei temi di Faust e Margherita dà vita, comenella goethiana “scena del giardino”, a unasorta di duetto, con impeti lirici, arpe abbon-danti e frasi sospirose dei violini. L’ultimaparte dell’opera, dedicata a Mefistofele, èindicata Allegro vivace ironico; dove l’ironiaconsiste nel prendere temi e motivi di Fauste sottoporli al satanico trasformismo di Mefi-stofele; le più nobili attitudini di Faust sonosbeffeggiate, e i mezzi caricaturali sono glistessi del finale della Sinfonia fantastica diBerlioz (che Liszt conosceva a memoria,avendola trascritta per pianoforte): pizzicatie strappate degli archi, staccati e acciacca-ture dei fiati, procedimenti fugati dove ildotto rincorrersi delle parti assume unamimica grottesca. A un certo punto questaeccitata esuberanza ammutolisce e dal vuotoche si apre s’innalza il tema cantabile di Mar-gherita, la cui immagine resta inaccessibilealla stridula ironia di Mefistofele, lo Spiritonegatore, a promessa di redenzione finale;come in un sogno l’apparizione si dissolve,e riprende la ronda leggera e sinistra chechiude il quadro.

Giorgio Pestelli

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Budapest Festival Orchestra

Fondata nel 1983 da Iván Fischer e ZoltánKocsis con lo scopo di offrire a Budapest un’or-chestra sinfonica di livello internazionale,oggi la Budapest Festival Orchestra non è sol-tanto il fulcro della vita musicale della capi-tale ungherese, ma è anche apprezzata ospi-te dei maggiori centri musicali del mondo.

Tra le numerose figure di rilievo interna-zionale che hanno collaborato con la for-mazione si ricordano Sir Georg Solti (che neè stato Direttore onorario fino alla morte),Kurt Sanderling, Eliahu Inbal, CharlesDutoit, Sándor Végh, Yehudi Menuhin,Gidon Kremer, András Schiff, Martha Arge-rich e Radu Lupu.

Attiva anche in ambito operistico, ha presoparte a produzioni di successo tra cui Il flau-to magico (Budapest), Così fan tutte (Atene),Idomeneo (Budapest/Atene), Orfeo ed Euri-dice (Budapest/Bruxelles), Il turco in Italia(Parigi). Per ciò che concerne l’attività con-certistica, invece, meritano menzione il ciclodedicato a Bartók nel cinquantesimo anni-versario della morte, il ciclo integrale delleSinfonie di Gustav Mahler e un ciclo Liszt-Wagner.

L’Orchestra dedica particolare attenzionealla musica contemporanea commissio-nando regolarmente nuovi lavori; è stataprotagonista di numerose prime esecuzionidi opere di autori quali Kurtág, Schönberg,Holliger, Tihanyi, Doráti, Copland e Adams.

Accanto all’attività sinfonica ferve quellacameristica, che vede impegnati ensembleformati dai membri dell’Orchestra.

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Iván Fischer

Dopo gli studi di pianoforte, violino e vio-loncello compiuti a Budapest, ha prosegui-to la sua formazione a Vienna dove è statoallievo nella classe di direzione d’orchestradi Hans Swarovsky e successivamente assi-stente di Nikolaus Harnoncourt.

Fondatore e Direttore musicale dellaBudapest Festival Orchestra, Direttore prin-cipale della National Symphony Orchestradi Washington D.C., ha collaborato in vestedi Direttore ospite con molte tra le piùimportanti orchestre europee (tra cui Berli-ner Philharmoniker e Royal ConcertgebouwOrchestra), americane (New York Philhar-monic e Cleveland Orchestra), e molti deimaggiori teatri d’opera del mondo connuove produzioni che si sono imposte all’at-tenzione della critica.

È fondatore di un festival estivo di musicabarocca che si svolge a Budapest e del Buda-pest Mahlerfest, che è occasione per com-missionare e presentare nuove opere diautori contemporanei.

Iván Fischer è inoltre fondatore dellaSocietà Mahler ungherese ed è Patron of theBritish Kodály Academy. Ha ricevuto unamedaglia d’oro dal presidente della Repub-blica d’Ungheria e il Crystal Award dalWorld Economic Forum per i servizi resinell’ambito delle relazioni culturali interna-zionali. È Stato insignito dal governo fran-cese dell’ordine di Chevalier des Arts et desLettres e ha ricevuto dal governo unghereseil prestigioso premio Kossuth.

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François Leleux

Riconosciuto a livello mondiale come ilmiglior oboista della sua generazione, Fran-çois Leleux svolge un’intensa attività pro-fessionale suonando con importanti orche-stre nelle sedi più prestigiose, spaziando inun repertorio che va dal barocco a opere dinuova commissione. Si è esibito alla Phil-harmonie di Berlino con la DeutschesSymphonie-Orchester, al Konzerthaus diVienna con i Symphoniker, al Théâtre desChamps-Élysées con l’Orchestre National deFrance, al Bunkamura con la NHKSymphony Orchestra e al Lincoln Centernell’ambito del Mostly Mozart Festival. Halavorato con famosi direttori quali PierreBoulez, Mariss Jansons, Sir Colin Davis,Myung-Whun Chung, Daniel Harding, Tho-mas Dausgaard, Wolfgang Sawallisch e AlanGilbert.

La sua carriera comincia all’età di diciot-t’anni quando è nominato primo oboe al-l’Opéra de Paris. Tre anni dopo vince il postodi solo nella Bayerischer RundfunkSymphonieorchester, mantenendo l’incaricofino al 2004. Le sue attività musicali sonoora divise tra apparizioni come solista, informazioni da camera, recital e concerti conla Chamber Orchestra of Europe, della qualeè stato nominato primo oboe nel 2003. Nellastagione 2012-13 François Leleux è artistain associazione con l’Ensemble Orchestralde Paris.

Impegnato nell’espandere il repertorio peril suo strumento è stato dedicatario e primoesecutore di lavori di Nicolas Bacri, Thierry

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Pecou, Gilles Silvestrini, Eric Tanguy,Thierry Escaich, Giya Kancheli e MichaelJarrel.

In ambito cameristico è membro dell’ot-tetto Ensemble Paris-Bastille, del sestettoLes Vents Français e collabora regolarmentecon l’arpista Isabell Moretti e sua moglie, laviolinista Lisa Batiashvili.

Incide in esclusiva per Sony Classical.

ANNUNCIO CONFERENZA

Domenica 19 maggio 2013 h. 18Sala Londra – Centro Congressi del Lingotto

Conferenza di Giorgio Pestelli,introduttiva al concerto delle 20.30

con la

Mahler Chamber Orchestrae

Leif Ove Andsnes

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

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Allestimento grafico e stampa:la fotocomposizione - Torino

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