I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche...

30
I giornalisti al Concilio Vaticano II

Transcript of I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche...

Page 1: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

I giornalisti

al Concilio Vaticano II

Page 2: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

Il Vaticano II è stato il primo concilio

nella storia della Chiesa a svolgersi

sotto gli occhi delle telecamere e delle

cineprese e davanti ai microfoni delle

radio di tutto il mondo.

Il 5 ottobre 1962 viene inaugurata la

nuova sede dell’Ufficio stampa del

concilio, in via Serristori, l’attuale Sala

Stampa vaticana.

Il Vaticano II si apre alla presenza di più

di 1200 giornalisti accreditati e

provenienti da tutti i continenti. I servizi

radiotelevisivi della RAI vengono

utilizzati e diffusi da altre 66 reti

internazionali.

Il “riserbo” mantenuto agli inizi del

concilio da parte delle autorità vaticane,

suscita la reazione della stampa tanto

che Raniero La Valle, giovane direttore

dell’Avvenire d’Italia si fa promotore di

un’iniziativa per avere più informazioni.

Nuovo Ufficio stampa

del Concilio

Page 3: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

I giornalisti

al Concilio Vaticano II

Page 4: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

Le informazioni veicolate dalla

radio e dalla televisione influenzano

in modo sensibile sia l’opinione

pubblica sia i dibattiti dei padri

conciliari. Per esempio, Congar sul

suo diario nota che «gli arabi del

Medio Oriente sono stati messi su

dalla propaganda in arabo fatta dalla

radio israeliana: ascoltano molto

quella emittente. E quella radio ha

ripetuto il ritornello: il Concilio ha

riconosciuto l’innocenza degli

ebrei».

L’utilità di una corretta diffusione di

notizie da parte dei media si

percepisce soprattutto in quei

passaggi che toccano temi delicati

per gli equilibri nei rapporti con gli

altri.

L’influsso dei media

Page 5: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

La televisione dà un

volto a nomi che con il

passare delle settimane

diventano sempre più

noti al grande pubblico.

Si avvicendano sullo

schermo i teologi

transalpini, i vescovi

delle chiese africane e

asiatiche, gli

osservatori non

cattolici.

Alcuni diventano veri e

propri leader mediatici:

per esempio, i cardinali

Bea e Suenens, i

teologi Congar e Küng,

gli ospiti come

Cullmann e frère Roger

Schutz.

Il ruolo della televisione

Page 6: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

Un “concilio dei media?” «C’era il Concilio dei Padri - il vero

Concilio - ma c’era anche il Concilio dei

media. Era quasi un Concilio a sé, e il

mondo ha percepito il Concilio tramite

questi, tramite i media. Quindi il

Concilio arrivato al popolo, è stato

quello dei media, non quello dei Padri. E

mentre il Concilio dei Padri si realizzava

all’interno della fede, era un Concilio

della fede che cerca l’intellectus, che

cerca di comprendersi e cerca di

comprendere i segni di Dio in quel

momento, che cerca di rispondere alla

sfida di Dio in quel momento e di

trovare nella Parola di Dio la parola per

oggi e domani, mentre tutto il Concilio -

come ho detto - si muoveva all’interno

della fede, come fides quaerens

intellectum, il Concilio dei giornalisti

non si è realizzato, naturalmente,

all’interno della fede, ma all’interno

delle categorie dei media di oggi, cioè

fuori dalla fede, con un’ermeneutica

diversa» (Benedetto XVI, discorso ai

parroci romani, 14 febbraio 2013).

Page 7: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

«Era un’ermeneutica politica: per i media, il Concilio era una lotta politica, una lotta di potere

tra diverse correnti nella Chiesa. Era ovvio che i media prendessero posizione per quella parte

che a loro appariva quella più confacente con il loro mondo.

C’erano quelli che cercavano la decentralizzazione della Chiesa, il potere per i Vescovi e poi,

tramite la parola “Popolo di Dio”, il potere del popolo, dei laici. C’era questa triplice

questione: il potere del Papa, poi trasferito al potere dei Vescovi e al potere di tutti, sovranità

popolare.

Naturalmente, per loro era questa la parte da approvare, da promulgare, da favorire. E così

anche per la liturgia: non interessava la liturgia come atto della fede, ma come rito dove si

fanno cose comprensibili, una realtà attiva della comunità […].

Queste traduzioni, banalizzazioni dell’idea del Concilio, sono state virulente nella prassi

dell’applicazione della Riforma liturgica; esse erano nate in una visione del Concilio al di

fuori della sua propria chiave, della fede. E così, anche nella questione della Scrittura: la

Scrittura è un libro, storico, da trattare storicamente e nient’altro, e così via.

Sappiamo come questo Concilio dei media fosse accessibile a tutti. Quindi, questo era quello

dominante, più efficiente, e ha creato tante calamità, tanti problemi, realmente tante miserie:

seminari chiusi, conventi chiusi, liturgia banalizzata... e il vero Concilio ha avuto difficoltà a

concretizzarsi, a realizzarsi; il Concilio virtuale era più forte del Concilio reale […].

È nostro compito lavorare perché il vero Concilio, con la sua forza dello Spirito Santo, si

realizzi e sia realmente rinnovata la Chiesa» (Benedetto XVI, discorso ai parroci romani, 14

febbraio 2013).

Page 8: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

Nato a Schilpario nel 1908, compie gli

studi nel Seminario di Bergamo.

Viene ordinato sacerdote nel 1931 e

diventa vicedirettore del Patronato San

Vincenzo di Bergamo, fondato da don

Bepo Vavassori. Insegna religione

all’Istituto tecnico industriale.

Nel 1938 assume la direzione del

quotidiano “L’Eco di Bergamo”,

compito che assolve con equilibrio,

autorevolezza e professionalità per oltre

cinquant’anni.

Chiamato alle armi nel 1940 e

assegnato come cappellano militare a un

ospedale da campo, esercita poi il suo

ministero su di una nave-ospedale e a

bordo di un sommergibile.

Rientrato a Bergamo dopo l’8 settembre

1943, diventa cappellano nel carcere di

Sant’Agata in Bergamo Alta e in tale

veste presta assistenza spirituale ai

prigionieri e ai condannati a morte.

Andrea Spada

(1908-2005)

Page 9: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

Chiamato da papa Giovanni, che

ne apprezza le doti di prete e

giornalista, partecipa ai lavori del

Concilio Vaticano II dapprima

come componente della

commissione preparatoria e poi

come perito per i mezzi di

comunicazione sociale.

Nel 1988 viene nominato

grand’ufficiale della Repubblica e

nel 2001 riceve la laurea honoris

causa dell’Università di Bergamo

per la scienza della

comunicazione.

È stato pubblicato di recente il

carteggio tra A.G. Roncalli e A.

Spada nel volume, a cura di R.

Belotti, Nel segno di san

Giovanni XXIII.

Amico personale di A.G. Roncalli

Page 10: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

«Sono stato lungamente da mons. Capovilla

segretario del Santo Padre.

È molto preoccupato per la salute del Papa

che ha diversi disturbi…

Sono abbattuto come se si trattasse di mio

padre. Dominus conservet eum, per carità!

Per quanto ci si debba fare un’idea di ogni

triste evenienza con un uomo di 81 anni, e

per quanto la Grazia e la Provvidenza di Dio

abbiano dato, proprio di questo Pontificato,

un segno meraviglioso di come Dio guidi la

sua Chiesa, però non riesco a pensare che

questa luce un giorno si spenga su un mondo

che ne ha tanto bisogno.

Speriamo che sia solo un allarme. Ero in

Piazza San Pietro a mezzogiorno: tirava

un’aria fredda che agitava il drappo steso

sotto la finestra del Papa»

(18.11.1962)

Page 11: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

«Mi sono trattenuto con il Card.

Alfrink, una figura straordinaria,

che sapeva degli attacchi

mossigli da un giornalista

italiano (Indro Montanelli del

“Corriere della Sera” che ha

scritto tre articoli ignobili sul

Concilio, tentando di presentare

il Papa e i vescovi stranieri come

deboli verso l’eresia).

Mi chiede “L’Eco di Bergamo”

con la mia risposta a Montanelli

e, dopo essersene andato in giro

per San Pietro tranquillamente

con “L’Eco di Bergamo” in

mano, se l’è letto attentamente al

suo posto, al tavolo della

Presidenza» (28.11.1962)

Direttore de L’Eco di Bergamo

Page 12: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

«Mi sono molto sorpreso nell’incontro con mons. Oddi,

Nunzio a Bruxelles: egli spiega al card. Testa che dirà al

Papa, se lo potrà vedere prima di ripartire (spero non lo

veda), di non far mai più dei Concili, “perdita di tempo”

con l’assurdo di 3000 vescovi che hanno diritto alla

parola: egli spera che, nella successiva sezione (il card.

Testa mi dice, forse scherzando, che il Concilio durerà

quattro anni) verranno invitati al Concilio solo i

delegati […].

Sono furioso con le parole di Mons. Oddi. È la seconda

volta che mi incontro con questo prelato, piccolo di

statura, intelligente e vivacissimo, ma sconcertante con

quel suo tono da enfant gâté della diplomazia vaticana.

Gli ho fatto visita su Monte degli Olivi, con un

pellegrinaggio, anni fa ed ero latore di una lettera del

Patriarca di Venezia Roncalli, lettera che egli si infilò in

tasca senza leggerla subito: ci offrì gentilmente dei

cioccolatini, ma quella stagnola, condita di una

girandola di parole, non sono ancora riuscito a digerirla

in quell’atmosfera! Come si può non essere entusiasti e

commossi dinnanzi a questo meraviglioso spettacolo di

libertà di parola, di respiro, di amore alle anime?»

Silvio Oddi

(1910-2001)

Page 13: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

«Stamane ho avuto un incontro con mons.

Willebrands, che sta nella tribuna degli Osservatori

e che è stato in missione a Mosca. Gli chiedo di

dirmi confidenzialmente quali sono in realtà le

impressioni degli Osservatori delle Chiese

Separate. Mi dice che specialmente gli orientali

sono colpiti dallo spirito di libertà che anima quei

vescovi che loro ritenevano ridotti a semplici

funzionari. Cadono uno a uno - mi dice - molti

pregiudizi. Li colpisce lo spirito comunitario, la

libertà di parola, la franchezza, il continuo

aggancio al Vangelo di molti interventi.

Mi dice che prendono continui appunti, servendosi

anche degli interpreti. Ne trovo alcuni di essi che

conversano assai amichevolmente con Vescovi e

con Periti alla buvette, nelle Cappelle, nel retro

delle tribune.

Nella tribuna i due russi seguono attentissimi e

impassibili: mons. Willebrands mi dice che hanno

terrore dei giornalisti. Abitano in una pensione qui

a Roma. Degli osservatori alcuni sono in

clergyman, parecchi totalmente in borghese, con

cravatta, e due anche in abito chiaro. Osservo che

parecchi sono piuttosto giovani» (31.10.1962)

Gli osservatori della chiesa russa

Page 14: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

Roberto Tucci

(1921-2015)

Page 15: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

Direttore de La Civiltà CattolicaEntra a 15 anni nel noviziato della

Compagnia di Gesù. Dopo gli studi

classici, nel 1947 consegue la laurea

in filosofia presso l’Università di

Napoli. Nel 1951 ottiene la licenza in

teologia a Lovanio e il dottorato in

teologia all’Università Gregoriana.

Prete dal 1950, nel 1956 inizia a

collaborare con la rivista La Civiltà

Cattolica, periodico della Compagnia

di Gesù, di cui diventa direttore nel

1959 fino al 1973.

Nei lavori del Vaticano II svolge

un'intensa attività sia nella fase

preparatoria che nello svolgimento

delle varie sessioni in veste di perito:

rilevante è stato il suo contributo alla

stesura della Costituzione Gaudium et

spes.

Dal 1985 al 2001 dirige la Radio

Vaticana. Viene nominato cardinale

nel concistoro del 2001.

Page 16: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

«Fa una distinzione

abbastanza esplicita tra dogma

propriamente detto, misteri da

accettare umilmente, e le

spiegazioni teologiche.

Per quanto queste siano spesso

le migliori che l’intelligenza

umana si può dare, sono

sempre spiegazioni umane:

applica ciò al mistero della

Trinità, alla teologia

dell’Eucaristia con le sue

distinzioni di sostanza e

accidenti.

Con cautela, soprattutto

rilevando esplicitamente che

ero un teologo, ha messo in

risalto la vera gerarchia dei

valori» (appunti dopo

l’udienza con Giovanni XXIII

del 01.02.1960)

Dogma e teologia

Page 17: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

«Poi si è aperto su un problema che

spesso lo occupa: come può mai essere

che dopo 2000 anni che il Figlio di Dio

si è incarnato, così pochi lo conoscono e

tra gli stessi cristiani ci siano tante

divisioni. Avendo io detto qualcosa sulla

buona fede presumibile in tanti

protestanti, ha assentito. Ha osservato

che bisogna sì parlare di inferno, ma che

il Signore sarà buono con tanti. “Certo

tutti ci possiamo andare, ma mi dico:

Signore non permetterai che ci vada il

tuo Vicario!”. Ha rilevato l’importanza

di una migliore comprensione tra

cattolici e acattolici, e di rapporti

personali, portando l’esempio dei suoi

rapporti personali con gli orientali e con

i turchi, per cui oggi questo paese, cosa

un tempo incredibile, chiede una

rappresentanza diplomatica presso il

Vaticano» (appunti dopo l’udienza con

Giovanni XXIII del 01.02.1960)

Sul dialogo ecumenico

Page 18: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

«Ha accennato alla sua posizione,

sofferta, di prigioniero di lusso, in

mezzo a tanto fasto e tanto cerimoniale

che non gli piacciono. “Non ho niente

contro queste buone guardie nobili, ma

tanti inchini, tante formalità, tanto fasto,

tanta parata mi fanno soffrire, mi creda.

Quando scendo e mi vedo preceduto da

tante guardie eccetera, mi sento come

un detenuto, un malfattore; e invece

vorrei essere il Pastor bonus per tutti,

vicino al popolo. Qualche formalità in

alcune occasioni, va bene, ma è troppo!

Ma bisogna avere pazienza perché non

si può facilmente cambiare sistema

senza offesa. Il Papa non è un sovrano

di questo mondo”. Racconta come gli

dispiacesse all’inizio di essere portato in

sedia gestatoria attraverso le sale,

preceduto da cardinali spesso più vecchi

e cadenti di lui» (appunti dopo

l’udienza del 07.06.1960)

“Prigioniero di lusso!”

Page 19: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

«Per quanto riguarda il Concilio, egli dice di esserne

pienamente soddisfatto […]. Si è lamentato però del

fatto che il Sant’Uffizio crede di comandare lui; ha

detto di averli dovuti mettere in riga […].

Critica fortemente anche il padre Tromp, che crede

di dover insegnare ai Vescovi e si esprime con poca

stima di essi; osserva che purtroppo alcuni eminenti

Padri conciliari, perché hanno insegnato teologia,

credono di dover fare dei testi conciliari manuali di

teologia; riafferma che non si tratta di dirimere

questioni dottrinali […].

A proposito degli ambienti curiali, dice che hanno la

mentalità piccina, ristretta, perché non sono stati mai

fuori di Roma, fuori della Ciociaria: non riescono a

vedere le cose della Chiesa in una prospettiva

veramente universale […].

Osserva che mons. Felici è un gran brav’uomo, ma

che ha la mentalità ristretta; sa il latino e anche

l’italiano e più o meno è tutto» (appunti dopo

l’udienza con Giovanni XXIII del 09.02.1963)

Pericle Felici

(1911-1982)

Page 20: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

«A esemplificare i buoni frutti del suo

atteggiamento di semplicità e di bontà, che

smonta gli avversari, mi comunica in via

riservata la notizia della scarcerazione del

Metropolita degli Ucraini, Josyf Slipyj.

Mons. Willebrands si è recato in Russia a

prelevarlo; è atteso a Roma in serata e

risiederà per ora nel monastero di

Grottaferrata. Ci tiene a sottolineare che

certi atteggiamenti “nazionalisti” tipo

quello dei Vescovi ucraini e specialmente

di mons. Ivan Bucko, non fanno che

irritare; invece i buoni rapporti con

Krusciov hanno ottenuto questo passo

distensivo; egli non ritiene che Krusciov

sia quel cinico che si dice; ha le sue gravi

difficoltà interne ed è animato da buoni

propostiti, anche se restando fermo su

principi del tutto opposti ai nostri» (appunti

dopo l’udienza con Giovanni XXIII del

09.02.1963)

Josyf Slipyj (1882-1984)

Page 21: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

«Il Papa desidera una linea di minore impegno

nelle cose politiche italiane; egli deve guardare

al bene della Chiesa intera. Inoltre non è

necessario che sia sempre la Civiltà Cattolica a

intervenire su ogni questione.

La Chiesa ha anche altri mezzi per farsi sentire,

se lo ritiene necessario. Occorre stare molto

attenti, perché oggi i politici anche

democristiani cercano di tirare la Chiesa dalla

loro parte e finiscono per servirsi della Chiesa

per finalità non sempre altissime: interessi

economici e di carriera, eccetera.

Mi fa anche il nome di Scelba a questo

proposito. Meglio starne fuori.

Aggiunge testualmente: “Io non me ne intendo,

ma francamente non capisco perché non si

possa accettare la collaborazione di altri che

hanno diversa ideologia per fare cose in sé

buone, purché non vi siano cedimenti

dottrinali. La Chiesa non ha ambizioni

politiche» (appunti dopo l’udienza con

Giovanni XXIII del 30.12.1961)

Giulio Andreotti

e Mario Scelba

Page 22: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

Per molto tempo fu definito “il papa

dell’informazione religiosa”. Era entrato a Le

Monde nel 1946. Fatto prigioniero nella 2ª guerra

mondiale, detenuto in Slesia, aveva costituito un

gruppo di studiosi ai quali apparteneva anche un

altro direttore di Le Monde, Jacques Fauvet.

Uno dei primi importanti argomenti che egli

affrontò fu l’affare Finaly, dal nome dei due

bambini ebrei affidati durante l’occupazione a una

famiglia cattolica. Battezzati d’ufficio, diventati

orfani, furono a lungo impediti di ricongiungersi ai

superstiti della loro famiglia.

Anche la crisi dei “preti operai” appassionò i

Francesi: potevano esercitare il loro ministero

lavorando, soprattutto in ambienti operai, e quindi

rimanendo spesso attratti dal marxismo? Qui si

rivelò un Fesquet combattivo, impegnato, per

qualcuno un “progressista”, un giornalista esperto.

Ma fu soprattutto al Concilio Vaticano II che egli

deve la sua reputazione. Egli seguì le quattro

sessioni di questo evento fondamentale per la

Chiesa cattolica.

Henri Fesquet

(1916-2011)

Page 23: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

Con altri colleghi, egli stimolò i vescovi

francesi, con domande pertinenti e

impertinenti, a nominare un portavoce

per i giornalisti francofoni, per tradurre

in un linguaggio accessibile i termini

allora troppo specialistici.

Un pastore protestante, Anfré Dumas,

ha qualificato Fesquet il “d’Artagnan

del giornalismo religioso…, giovanile e

informato, pronto al duello per la buona

causa della libertà evangelica”.

Egli riuscì a rendere indispensabile la

rubrica religiosa di Le Monde.

Nel suo Diario del Concilio (1966) ha

lasciato una testimonianza indelebile

del ruolo svolto in quel periodo.

Page 24: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

«Si sono prodotte le reazioni attese nel corso dell’esame dello schema sui vescovi, ora

brutali, ora sfumate, ora commoventi come possono essere dei combattimenti

disperati. Esse sono una manifestazione di paura o di sconcerto di fronte all’indirizzo

che sembra prendere irrevocabilmente il Vaticano II. Lasciamo a mons. Méndez

Arceo, vescovo di Cuernavaca (Messico), che ha preso la parola giovedì mattina, il

compito di definire e di giudicare questi interventi: “Ho ascoltato oggi – ha detto –

delle cose molto sorprendenti. Si sarebbe potuto credere di essere al Vaticano I. È un

errore perché noi siamo qui proprio per completare quel Concilio. Noi non siamo più

nell’era costantiniana, che ha imprigionato la libertà della Chiesa”.

Sua Beatitudine Batanian, patriarca di Cilicia degli armeni: “Le nostre innovazioni

ridurrebbero la Chiesa in uno stato miserevole. Si è detto che un senato è necessario

alla Chiesa. Ma questo senato esiste già: sono i cardinali. Non esageriamo i difetti

della Curia. I commenti della stampa hanno fatto molto male. La Curia è molto

meritoria, evitiamo ogni scandalo” (alcuni applausi) […].

Mons. Del Pino, vescovo di Lérida: “Vi sono alcuni che parlano continuamente di

collegialità: come se ogni vescovo fosse papa. È falso, erroneo, contrario al Vaticano I

che i vescovi abbiano tutti i poteri, che il corpo episcopale possieda tutti i poteri. Non

soffochiamo il primato pontificio! Tutto viene dal papa, tutto è sottomesso al papa” (il

vescovo si è fatto interrompere perché il suo tempo era finito, si sono sentiti alcuni

applausi senza che fosse possibile capire esattamente se erano rivolti all’oratore o al

moderatore che l’ha interrotto» (Cronaca dell’8 novembre 1963)

Page 25: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

«Mons. Heenan, arcivescovo di Westminster, ha

parlato a nome dei vescovi della Scozia,

dell’Irlanda, della Nuova Zelanda, del Belgio, ecc.

Da buon inglese pieno di realismo, il vescovo ha

rievocato le guerre di religione in Gran Bretagna, le

innumerevoli persecuzioni di cui sono stati vittime,

di volta in volta, cattolici e protestanti. Ha fatto

notare che ancora oggi in Inghilterra la confessione

anglicana è la religione di Stato senza che ciò

nuoccia alla libertà religiosa di chiunque. “Noi

approviamo senza riserve lo schema. Dobbiamo

proclamare una libertà religiosa che possa valere per

tutti i Paesi senza eccezione. L’errore – si dice – è un

pericolo. Certamente! L’errore è un male ma la

mancanza di libertà è un male ancora maggiore […].

Non dobbiamo più parlare di tolleranza come di un

male, ma della libertà religiosa come di un bene”

[…]. La conclusione di mons. Heenan è stata

salutata da un’esplosione di applausi. Essi sarebbero

vietati ma sembra che i moderatori abbiano ormai

rinunciato a far applicare questa regola» (Cronaca

del 29 settembre 1964)

John Heenan (1905-1975)

Page 26: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

«Un centinaio di giornalisti, italiani in maggioranza, molti

dei quali seguono i lavori del Vaticano II, si è riunito ad

Assisi il 6 e 7 novembre per un incontro sul tema “Libertà e

informazione” […]. Il Vaticano II ha esercitato una influenza

profonda e irreversibile sulle relazioni fra Chiesa e stampa.

La gerarchia si è resa conto dell’influenza dei giornali

sull’opinione pubblica e si è giunti a dire, non per

complimento, che tre concili si stavano svolgendo

contemporaneamente: quello dei padri, quello degli esperti e

quello dell’opinione pubblica […].

Il Card. Koenig, arcivescovo di Vienna, ha fatto una sintesi

dei lavori compiuti, intitolata “Il Concilio e l’opinione

pubblica”: “L’opinione pubblica – ha detto – ha influenzato

il Concilio. Al posto dei re e dei principi di un tempo, oggi

c’è l’opinione pubblica. Il ruolo dei rappresentanti ufficiali e

degli ambasciatori è oggi esercitato dai giornalisti.

L’informazione che, in pochi istanti, vola da un punto

all’altro del mondo, ha rimpiazzato i messaggi segreti di un

tempo […]. Quando un giornalista cattolico ha qualcosa da

dire, non deve attendere sempre il permesso del vescovo o

una informazione da Roma. Egli deve mettere in guardia chi

crede, deve spronare chi crede. Deve informare il mondo

sulla Chiesa e la Chiesa sul mondo. Può e deve aprire la

bocca e le orecchie della Chiesa. Non deve lasciarsi chiudere

né la bocca né le orecchie» (Cronaca dell’8 novembre 1965)

F. Koenig e J. Ratzinger

I “tre concili”

Page 27: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

Raniero La Valle

(1931-)

Nasce a Roma. Dopo la laurea in

giurisprudenza si dedica al giornalismo.

Dapprima lavora al quotidiano DC “Il

Popolo”; per un breve periodo, all’inizio del

1961, è responsabile del quotidiano durante

la direzione di Aldo Moro.

Subito dopo viene chiamato a dirigere

“L’Avvenire d’Italia”. Negli anni del

Vaticano II il quotidiano cattolico bolognese

è tra gli organi d’informazione che coprono

più capillarmente l’evento.

Nel 1967 si dimette dalla direzione del

giornale. Continua l’attività giornalistica

producendo per la RAI documentari e

inchieste sui più scottanti temi dell’attualità,

con un occhio sempre rivolto ai temi della

pace e della giustizia internazionale: guerra

in Vietnam, Cambogia, Pallestina; dittature

in America Latina. Dal 1969 al 1971 tiene

una seguitissima rubrica, dal titolo “Uomini

e Religioni”, sul quotidiano torinese “La

Stampa”.

Page 28: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

«Tutti hanno in genere insistito sull’idea che l’apostolato non è un privilegio, ma un

diritto del laico; che esso deriva da una precisa chiamata di Cristo e non dal fatto che i

preti sono pochi; che l’apostolato dei laici non consiste nel surrogare i sacerdoti là

dove essi non arrivano ma che ha un suo compito specifico e proprio; che questo

compito è soprattutto la redenzione delle realtà terrene; che ai laici non si deve

chiedere solo obbedienza, ma devono essere trattati da adulti; e del resto l’obbedienza

non è solo dovere dei laici, ma di tutti, anche dei vescovi che devono obbedire alla

volontà di Dio e alla Scrittura. Ma l’aspetti più interessante della discussione odierna

è stato la contestazione, fatta da numerosi vescovi, della definizione che del “laico” si

dà nello schema, come del battezzato che svolge la sua parte nella missione di tutto il

popolo cristiano, anche mediante un’azione religiosa, ma non appartiene né all’ordine

gerarchico né a uno stato religioso sancito dalla Chiesa. È stata soprattutto la

contrapposizione tra “laico” e “religioso” che è stata contestata […]. I laici possono

benissimo essere dei “religiosi”; infatti, la vita religiosa di per sé non è né clericale né

laica: è una chiamata di Dio che può essere raccolta in diverse condizioni di vita […].

Insomma, la preoccupazione emersa da tutti questi interventi è che una

classificazione troppo rigida degli appartenenti all’unico popolo di Dio, possa

supporre l’esistenza di caselle in cui raggruppare gli uni e gli altri, caselle che non

esistono o sono in stretta interdipendenza e comunicazione tra loro» (Il Coraggio del

Concilio, 18 ottobre 1963)

Sui laici

Page 29: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

«L’ultima nota della giornata è che questa

mattina anche i giornalisti sono stati

ammessi al Concilio, e hanno potuto fare la

Comunione insieme agli osservatori laici,

con un po’ di soggezione, sotto gli occhi dei

cardinali da un lato e dei sei patriarchi

orientali che da ieri siedono proprio sotto la

statua di san Pietro, in omaggio alla loro

lungamente rivendicata dignità. Si celebrava

oggi la Messa in rito mozarabico, che è un

rito latino sorto in Spagna nell’VIII secolo

durante la dominazione araba, e presenta

quindi influssi cartaginesi e bizantini. I

giornalisti sono rimasti in San Pietro finché

mons. Felici, dopo l’intronizzazione del

Vangelo, ha tuonato l’exeant omnes, che è un

modo elegante per dire agli ospiti non più

desiderati di andarsene, e di andarsene

contenti perché se lo sono sentito dire in

latino e non in “lingua volgare”»

(Il coraggio del Concilio, 15 ottobre 1963)

Page 30: I giornalisti al Concilio Vaticano II - giornalisti al Concilio... · Concilio - ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio

Testi di riferimento

R. La Valle, Coraggio del Concilio, Morcelliana, Brescia 1964.

Guadet Mater Ecclesia. Diario di don Andrea Spada al Concilio

Vaticano II, a cura di R. Belotti, Centro Studi Valle Imagna 2012.

G. Sale, Giovanni XXIII e la preparazione del Concilio Vaticano II

nei diari inediti del direttore della “Civiltà Cattolica” padre Roberto

Tucci, Jaca Book, Milano 2012.