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I Disturbi Specifici dell’Apprendimento PER GENITORI CHE VOGLIONO VEDERCI CHIARO A cura del Dott. Cristian Pagliariccio (Psicologo Ordine degli Psicologi del Lazio n° 12494)

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I Disturbi Specifici dell’Apprendimento PER GENITORI CHE VOGLIONO VEDERCI CHIARO

A cura del Dott. Cristian Pagliariccio (Psicologo – Ordine degli Psicologi del Lazio n° 12494)

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Con il decreto ministeriale del 12 luglio 2011, a partire dall’anno scolastico 2011-2012

diviene operativa la legge 170/2010 sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).

Cosa significa questo? Cosa ci si deve aspettare?

Partendo dalle domande che spesso vengono formulate dai genitori, si cercherà di

aiutarti a conoscere i DSA e la recente normativa.

Il tono usato, come vedi, è colloquiale. La speranza è quella di poterti presentare un

documento che sia chiaro e diretto, per essere funzionale.

I concetti affrontati vengono considerati con la maggiore semplicità possibile,

riconoscendo che l’argomento presentato è estremamente delicato.

Per facilitare la comprensione, si adotterà spesso il confronto tra DSA e MIOPIA (un

disturbo specifico della vista che non permette di vedere chiaramente in lontananza).

Viene fatto questo solo come paragone che possa aiutare a comprendere meglio,

poiché in Italia manca ancora una cultura diffusa su alcune tipologie di disturbo.

Sfruttando l’esempio della miopia si cercherà di far capire la natura, la gravità e le

conseguenze dei DSA, partendo da esempi che possono essere più familiari. Da

centinaia di anni, infatti, siamo sempre più abituati a vedere studenti ed adulti che in

caso di necessità ricorrono all’uso degli occhiali. Tuttavia non siamo ancora abituati a

vedere studenti ed adulti che usano necessariamente strumenti come il computer per

poter studiare e fare esami, né tanto meno a comprendere correttamente questioni

neuropsicologiche.

Sempre per una maggiore chiarezza orientativa, gli argomenti vengono introdotti da

domande, a cui vengono date risposte introduttive. In questo modo è possibile

leggere le cose a pezzi, considerando anche solo le parti che ti sembrano più

interessanti.

Sperando che questo documento possa esserTi utile, Ti auguro di cuore una buona

lettura.

Cristian Pagliariccio Psicologo – Ordine degli psicologi del Lazio n° 12494

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COSA SONO I DSA?

I DSA sono Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

Sinteticamente, potremmo dire che si tratta di modalità di funzionamento cognitivo

che incidono su specifiche funzioni richieste per compiere alcune prestazioni:

calcolare, leggere, produrre realizzazioni grafiche e scrivere applicando correttamente

le regole ortografiche e grammaticali.

Queste modalità di funzionamento vengono considerate disturbi perché sono:

1. Persistenti (continuano ad esistere nonostante l’impegno personale e l’impiego

di pratiche didattiche adeguate);

2. Significative (causano difficoltà importanti che sono atipiche, o non comuni,

per la fascia di età ed il livello di scolarizzazione della persona).

Per fare un esempio piuttosto calzante che aiuti a comprendere aiutiamoci

considerando la Miopia.

La miopia è un disturbo della vista che non permette di vedere bene in lontananza. La

miopia è persistente, perché le persone continuano a vedere sfocato in lontananza

anche quando si impegnano o hanno ricevuto un insegnamento adeguato (non

dipende dall’affaticamento visivo momentaneo ma è un qualcosa di più importante).

La miopia è un disturbo significativo perché, senza occhiali, porta a vedere

sicuramente peggio rispetto a persone che hanno corrispondente titolo di studio e pari

età.

A seconda del livello di gravità, i DSA possono avere un’incidenza più o meno

importante sulle prestazioni richieste in alcuni compiti dell’apprendimento scolastico.

I DSA SONO DISTURBI CONNESSI CON DISTURBI PSICOLOGICI?

I DSA non dipendono da disagi o disturbi di origine psicologica. Tuttavia, se non

considerati possono compromettere il successo formativo delle persone ed il

loro sviluppo psicologico.

Del resto, anche la miopia fa questo.

Se una persona non riesce a distinguere bene ciò che trova alla lavagna e non usa gli

occhiali, anno dopo anno resterà sempre più svantaggiata negli apprendimenti e

troverà sempre più difficile recuperare. Inoltre, con la miopia e senza occhiali sarà

difficile anche orientarsi all’aperto, incappando più facilmente in incidenti.

Sul versante psicologico, invece, basta immaginare cosa potrebbe accadere ad un

bambino con miopia che vivesse in un mondo in cui tutti vedono bene e non

riuscissero a comprenderlo. Il bambino non potrebbe spiegare il suo disturbo perché

non potrebbe sapere cose significa vedere bene come gli altri. Per contro, si

troverebbe spesso a parlare con persone (a casa a scuola o in altri contesti) che

costantemente gli direbbero che è svogliato, che si lamenta troppo a differenza degli

altri, che magari è pure capriccioso perché nonostante la sua buona intelligenza non fa

quello che deve fare e commette errori stupidi, vuol stare al centro dell’attenzione,

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ecc. Questo bambino accumulerà una serie di accuse infondate ma costati e, alla

lunga, non trovando spiegazioni migliori finirà per ritenere le accuse come vere. In

questo modo, svilupperà un certo malessere. Inoltre potrebbe arrivare a credere di

valere poco o nulla perché, nel confronto con gli altri, può costatare che

effettivamente funziona in maniera diversa.

La stessa cosa capita alle persone con DSA: se non comprese, subiscono una serie di

etichettamenti e sconfitte pesanti, giorno dopo giorno. Alla lunga questo può portarle

a sviluppare importanti difficoltà anche dal punto di vista psicologico, per colpe che

non hanno.

QUALI SONO I DSA CHE LA LEGGE ITALIANA RICONOSCE?

Attraverso la legge 170/2010, in Italia vengono riconosciuti quattro tipi di DSA.

1. La DISCALCULIA. Un disturbo che si presenta con forti limitazioni nello sviluppo

ed uso degli automatismi dei processi di calcolo e di soluzione dei problemi

(calcolo, conteggio, tabelline, ecc.).

2. La DISGRAFIA. Un disturbo che si presenta con forti limitazioni delle capacità

grafiche. Le persone con questo disturbo si trovano in difficoltà nel produrre

scritte o disegni armonici e facilmente leggibili o decifrabili.

3. La DISLESSIA. Un disturbo che si presenta con forti limitazioni delle capacità di

lettura. Le persone con questo disturbo si trovano in difficoltà nel leggere

velocemente come le altre e fanno molti errori di lettura, confondendo lettere

e/o parole in fase di lettura. Questo, spesso, rende difficile cogliere il corretto

senso di ciò che si legge.

4. La DISORTOGRAFIA. Un disturbo che si presenta con forti limitazioni delle

capacità di scrivere con una buona ortografia. Le persone con questo disturbo

trovano difficile applicare le regole dell’ortografia e le regole grammaticali più

complesse, come ad esempio inserire correttamente le doppie, inserire

correttamente l’H, inserire correttamente lettere che possono avere suoni

apparente simili (es. la F è confusa con la V, o la P con la B, ecc.), rispettare i

tempi grammaticali, usare correttamente la punteggiatura, ecc.

Come per la miopia, questi disturbi non sono legati alla buona volontà delle persone,

né ai metodi di insegnamento, né all’intelligenza delle persone.

Infatti:

1. I DSA si manifestano anche in persone che si impegnano molto, anche se la

mancanza di impegno può essere presente perché alla lunga diviene una

conseguenza legata allo scoraggiamento ed un aggravante dei DSA.

2. I DSA si manifestano anche in studenti che hanno potuto beneficiare di ottimi

insegnamenti, anche se metodi di insegnamento disfunzionali possono essere

poco utili o controproducenti ed aggravare le situazioni.

3. I DSA vengono considerati tali se le persone hanno un’intelligenza normale o

superiore alla norma, anche se quozienti intellettivi particolarmente elevati

possono aiutare le persone a trovare più facilmente strategie alternative di

lavoro. Per persone che hanno un’intelligenza inferiore alla norma, invece, si

tratta di un tipo diverso di disturbo primario.

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Le stesse cose capitano con la miopia.

1. Le persone con miopia presentano i sintomi del disturbo anche se si sforzano

con tutta la loro volontà per vedere bene.

2. Le persone con miopia presentano i sintomi del disturbo anche se hanno avuto

ottimi insegnamenti (senza occhiali, infatti, non riescono a leggere bene le

scritte in lontananza, soprattutto se piccole).

3. Le persone con miopia presentano i sintomi del disturbo anche se hanno

un’ottima intelligenza e, se non potranno fare uso degli occhiali, leggeranno

male un testo in lontananza.

QUALI SONO I TIPI DI DSA PIÙ FREQUENTI?

In Italia non esiste una statistica certa. Probabilmente i DSA più frequenti sono quelli

di tipo misto poiché è difficile trovare una persona che presenta solo problemi di

scrittura, o di lettura o di calcolo.

I DSA SI ESCLUDONO A VICENDA?

No.

Come detto, le persone possono avere uno o più DSA.

Come per i disturbi della vista! Una persona con miopia, infatti, può presentare anche

astigmatismo, daltonismo o altro.

In realtà, però, per i DSA la questione è diversa perché difficilmente una persona

avrà un solo tipo di DSA, soprattutto se ci si accorge del problema tardi.

Inoltre, come per la vista, va considerato che il livello di gravità per ogni disturbo può

variare da persona a persona.

Per questi motivi, ogni persona presenta DSA praticamente unici perché ha

caratteristiche uniche che risentono della numerosità e dei livelli di gravità dei disturbi

presentati.

COME SI PUÒ COMINCIARE A RICONOSCERE I DSA?

I segni che aiutano ad identificare i DSA sono molteplici e presentarli tutti è

impossibile in questo spazio divulgativo. Spesso presentarli è addirittura sconveniente,

perché crea immotivati allarmismi nei genitori che, di conseguenza, si traducono in

immotivate tensioni per i figli. A seconda delle età, infatti, alcuni tipi di errori possono

essere comuni un po’ a tutti.

Probabilmente, la cosa che meglio aiuta a fare una prima ipotesi, senza creare

confusione ed allarmismi, è ciò che viene segnalato come utile nella legge 170/2010,

nel D.M. del 12 luglio 2011 e nelle allegate linee guida: costatare se gli alunni o gli

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studenti hanno problemi nelle prestazioni scolastiche e vedere se questi problemi

permangono piuttosto stabili nonostante attività di recupero didattico mirato.

Questo aiuterà ad escludere difficoltà connesse ad una pratica scolastica poco

efficiente o ad un’applicazione scolastica inadeguata.

CHI DEVE SEGNALARE LA POSSIBILE PRESENZA DI UN DSA NEGLI ALUNNI E NEGLI

STUDENTI?

A cominciare dall’anno scolastico 2011/2012, la Legge richiede alla Scuola di

segnalare alle famiglie tutte le anomalie di apprendimento che riuscirà a riscontrare.

La legge richiede anche di formalizzare le segnalazioni. Per questo motivo, la scuola

potrebbe inviare delle segnalazioni ufficiali o richiedere specifici colloqui.

Il riconoscimento dei disturbi può essere fatto con metodiche psicopedagogiche e di

insegnamento, tenendo quindi conto che gli insegnanti non sono specialisti nella

diagnosi di DSA e che le scuole non sono centri specializzati nella diagnosi (non è

necessario quindi introdurre test neuropsicologici a scuola per tutti). Anche questo è

ciò che può avvenire per la miopia: gli insegnanti possono intuire che uno studente

fatica a leggere da lontano ma non sono degli Oculisti né tanto meno dispongono in

classe di un laboratorio oculistico. Quindi, per capire se si tratta di miopia o di altro,

bisogna rivolgersi ad un oculista che farà le dovute valutazioni.

Per ridurre al minimo la possibilità di errori, le scuole faranno le dovute segnalazioni

dopo un periodo di osservazione accettabile del comportamento e dell’andamento

scolastico degli studenti e, soprattutto, dopo aver garantito agli studenti attività di

recupero didattico mirato (indicazioni specifiche) che consentano di verificare se le

difficoltà possono risolversi o permangono.

Tuttavia, la legge non esclude che potrebbe essere la famiglia a notare per prima delle

forti difficoltà degli alunni e degli studenti. In questi casi, la famiglia può muoversi in

autonomia e segnalare alla scuola un’eventuale situazione di DSA.

Famiglia e scuola si aiutano vicendevolmente per il benessere dei figli e degli

studenti.

Che i sospetti partano dalla scuola o dalla famiglia, tuttavia, andranno sempre

verificati, per vedere se le problematiche che si osservano sono realmente DSA

oppure sono altro (altre tipologie di disturbo oppure difficoltà transitorie).

I sospetti di DSA devono essere sempre verificati e diagnosticati da

specifiche figure professionali: Neuropsichiatra Infantile e Psicologo di

strutture appartenenti o convenzionate con il S.S.N. (come ad esempio le

A.S.L.).

Come avviene per l’oculista, anche per questi specialisti sarà necessario che siano

le famiglie a rivolgersi ad essi. Nel far questo, va ricordato che attualmente la

diagnosi può essere fatta con maggiore precisione a partire dalla fine della seconda

classe della scuola Primaria, per evitare di confondere il disturbo con ritmi di

apprendimento più lenti che possono rientrare nella norma con lo sviluppo.

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CI SONO ERRORI DI INTERVENTO CHE VANNO ASSOLUTAMENTE EVITATI?

In molti scritti si tende ad indicare parecchi errori da evitare, come il non far leggere i

a voce alta dinnanzi alla classe, far copiare quanto scritto alla lavagna o altro.

Indicazioni del genere sono contenute anche nelle linee guida emanate dal Ministero

dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca, con frasi tipo “molto importante è non

richiedere la lettura ad alta voce dell'alunno con DSA” o altro.

Tuttavia, queste ed altre indicazioni costituiscono dei riferimenti di massima e non

delle norme rigide da seguire. Le uniche regole sensate da seguire, infatti, sembrano

essere solo due:

1. riconoscere l’unicità di ogni situazione (ogni persona con DSA ha caratteristiche

di funzionamento uniche, con uniche modalità di affrontare le difficoltà);

2. evitare di adottare metodologie estreme, sia sul versante delle pratiche

didattiche che della dispensazione o della compensazione.

Cosa significa ciò?

In poche parole, significa che la progettazione sulla persona sembra essere la cosa più

funzionale. In teoria, infatti, tutte le indicazioni possono essere vere. In pratica, però,

non è detto che le indicazioni possano essere funzionali per la specifica persona e

vadano rispettate in maniera assoluta sempre.

Consideriamo l’indicazione più frequente che viene data: non far leggere a voce alta

davanti alla classe.

Se si costata che un bambino non riesce a leggere correttamente e si sente umiliato

nell’esporsi alla classe, ovviamente, non si insiste nel farlo leggere a voce alta e lo si

rispetta.

Tuttavia, se si verifica che nel tempo il bambino con DSA voglia leggere ad alta voce

dinnanzi alla classe, questo desiderio può e deve essere rispettato. Sarebbe insensato

non farlo leggere solo perché esiste una regola generale. Una regola può tutelare

quando serve ma non deve divenire un limite imposto.

Da un lato, quindi, in linea di massima non ci si deve accanire sulle persone con DSA

costringendole a compiere compiti o attività che potrebbero essere imbarazzanti e

vanno oltre le possibilità di realizzazione. Da un altro lato, però, rispettare le suddette

regole significa anche non escludere la possibilità che le regole possano essere

scavalcate se le persone con DSA sentono di essere pronte a farlo.

Tutto dipende dalla progettazione che si fa e dal grado di sicurezza emotiva che

l’ambiente classe consente. Tale sicurezza, ovviamente, non dipende solo

dall’insegnante ma anche dall’impulsività di giudizio dei coetanei, soprattutto di coloro

che potrebbero avere un disturbo connesso con l’impulsività (le situazioni delle classi

sono varie e le situazioni di DSA non sono mai le uniche presenti).

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COME VENGONO RICONOSCIUTI E CERTIFICATI I DSA?

Il riconoscimento dei DSA avviene solo a seguito di una diagnosi. La diagnosi viene

rilasciata da specialisti che operano in strutture appartenenti o convenzionate con il

Sistema Sanitario Nazionale (S.S.N.): le ASL e alcuni ospedali o cliniche del territorio.

Quindi, è a queste strutture che ci si deve rivolgere, considerando che possono esserci

delle liste di attesa.

In poche parole, il percorso da seguire è simile ai percorsi che si fanno per altri

disturbi importanti ma circoscritti: si nota che c’è un problema e ci si rivolge allo

specialista più adatto per valutare il problema. Nel caso dei DSA, come detto, gli

Operatori principali che contribuiscono ad un corretto riconoscimento dei DSA sono

Psicologi e/o Neuropsichiatri infantili.

Il riconoscimento dei DSA avviene attraverso il colloquio anamnestico (la

considerazione della storia di vita e la scolarizzazione degli studenti) e appositi test

che valutano i parametri più importanti.

Da prassi viene sempre valutato il quoziente intellettivo (essenziale per dimostrare

che la persona ha un funzionamento intellettivo che sia almeno normale).

Inoltre, vengono valutate le abilità di lettura, scrittura, grafia e calcolo, per verificare

se queste rientrano nei livelli normali per l’età e la fascia scolare di appartenenza,

oppure se rientrano nei livelli indicati per diagnosticare con correttezza i DSA.

A discrezione degli Operatori, comunque, possono essere fatte anche valutazioni che

possono riguardare caratteristiche utilissime per il lavoro scolastico e che si sospetta

possano essere carenti, come ad esempio le abilità di memoria, di attenzione, ecc.

Le valutazioni richiedono tempo, a seconda delle esigenze. Spesso vengono sfruttati

più momenti in giornate differenti.

A COSA DEVO FARE ATTENZIONE QUANDO RITIRO LA CERTIFICAZIONE DI DSA?

Sarebbe utile comportarsi come quando si va dall’oculista o da ogni altro qualsiasi

specialista. L’oculista, infatti, non solo stabilisce se c’è un disturbo ma dichiara anche

la gravità del disturbo, riportando le misurazioni della vista. Queste misurazioni

serviranno per preparare le lenti e gli occhiali che verranno utilizzati.

Per i DSA è un po’ la stessa cosa, anche se la procedura di misurazione è più lunga.

Ricevere una semplice certificazione serve a poco o a nulla e, spesso, può essere

controproducente perché poi non si sa come comportarsi.

Lo specialista, quindi, oltre a rilasciare la certificazione dell’esistenza del disturbo,

dovrà rilasciare le misurazioni ottenute con i test somministrati, perché solo in questo

modo si potranno applicare correttamente i giusti strumenti e fare una progettazione

realmente utile per gli alunni e gli studenti.

Quindi, se per qualsiasi motivo lo specialista dovesse rilasciarvi solo la

diagnosi, è assolutamente necessario che richiediate anche le valutazioni

svolte, i punteggi ottenuti ed una loro spiegazione sintetica. Ottenere questo

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è un diritto, come avviene per ogni altro qualsiasi esame che potreste andare

a fare (misurazione della vista, analisi del sangue, ecc.).

Per riprendere l’esempio della miopia, sarebbe come dire che un Oculista vi rilasci una

diagnosi di miopia e basta. Con una diagnosi di miopia, se non si sa quanto è grave e

che tipo di lenti la persona dovrà portare si è al punto di partenza perché ci si muove

a caso. Si possono dare occhiali troppo deboli che aiutano poco e non bastano.

Oppure, si possono dare occhiali troppo forti o fuori fuoco che, oltre a non aiutare,

peggiorano le cose. Quindi, la diagnosi non deve essere una semplice etichetta ma

un’opera puntuale e completa.

COSA SI DEVE FARE QUANDO SI OTTIENE UNA CERTIFICAZIONE DI DSA PER IL PROPRIO

FIGLIO O LA PROPRIA FIGLIA?

La certificazione di DSA va consegnata alla Scuola, il prima possibile.

Senza di questa, infatti, la Scuola non può attivare le misure previste dalla legge:

introdurre l’uso di strumenti compensativi ed adottare misure dispensative, oltre che

effettuare le opportune progettazioni didattiche che tengono conto dei risultati delle

prove di apprendimento.

SE DALLA DIAGNOSI NON EMERGE NULLA COME MI DEVO COMPORTARE?

Anche se non emerge nessun disturbo significativo, si deve ottenere dallo specialista

una certificazione dove questo venga scritto chiaramente. Come detto sopra, inoltre,

si devono ritirare i punteggi delle prove svolte e la loro spiegazione sintetica.

In ogni caso, tutto quello che si ottiene andrebbe consegnato alla scuola.

I punteggi delle prove, soprattutto, sono importantissimi. Infatti, anche in assenza di

disturbo, spesso le prove svolte dagli specialisti possono aiutare per comprendere le

difficoltà di rendimento scolastico, perché possono evidenziare varie difficoltà o risorse

che si possono considerare per supportare il successo scolastico e formativo degli

alunni e degli studenti.

COSA SUCCEDE SE UNA CERTIFICAZIONE NON VIENE CONSEGNATA ALLA SCUOLA?

Senza una certificazione, la scuola non può attivare gli interventi utili per gli alunni e

gli studenti che presentano difficoltà connesse con i DSA.

È un po’ come dire che ai bambini ed ai ragazzi con miopia non si garantisse l’uso

degli occhiali.

COSA DEVONO FARE LE SCUOLE QUANDO OTTENGONO UNA CERTIFICAZIONE DI DSA?

Tante cose. Innanzitutto va preparata una documentazione in cui siano formalizzati

almeno i seguenti aspetti:

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­ DATI ANAGRAFICI DELL’ALUNNO.

­ TIPOLOGIA DI DISTURBO.

­ ATTIVITÀ DIDATTICHE INDIVIDUALIZZATE.

­ ATTIVITÀ DIDATTICHE PERSONALIZZATE.

­ STRUMENTI COMPENSATIVI UTILIZZATI.

­ MISURE DISPENSATIVE ADOTTATE.

­ FORME DI VERIFICA E VALUTAZIONE PERSONALIZZATE.

Questa documentazione assume la forma di un progetto, in cui vengono chiariti

sinteticamente gli interventi scolastici adottati, mettendone a conoscenza la famiglia.

Se le certificazioni arrivano alle scuole prima dell’inizio dell’anno scolastico,

le scuole hanno tempo fino al primo trimestre per preparare tutto questo, se

ovviamente la certificazione arriva ad inizio di anno scolastico.

In questa progettazione è importante che la famiglia partecipi, per quelle che

sono le sue competenze: i genitori, infatti, possono aver notato limiti o risorse dei

figli che a scuola potrebbero essere meno evidenti e che a casa, invece, possono

manifestarsi in maniera più chiara. Scuola e famiglia, infatti, sollecitano

comportamenti diversi perché sono ambienti diversi con regole e possibilità diverse.

Alla stesura di questa documentazione possono contribuire anche gli eventuali

specialisti che hanno preparato la diagnosi o che si stanno occupando di interventi che

sono stati ritenuti utili.

Fatto ciò, la scuola deve applicare le misure progettate e stabilite durante l’intero

anno scolastico e durante gli esami di fine ciclo.

Inoltre, a cadenza mensile o bimestrale le scuole dovrebbero fare degli appositi

incontri di raccordo con le famiglie.

L’intervento sui DSA è estremamente più complesso rispetto all’intervento sulla

miopia. Tuttavia, è un po’ come dire che tutta questa progettazione ed applicazione

corrisponde all’uso degli occhiali.

ATTIVITÀ DIDATTICHE INDIVIDUALIZZATE, ATTIVITÀ DIDATTICHE PERSONALIZZATE,

STRUMENTI COMPENSATIVI UTILIZZATI, MISURE DISPENSATIVE ADOTTATE, FORME DI

VERIFICA E VALUTAZIONE PERSONALIZZATE: COSA SIGNIFICA TUTTO QUESTO?

Per evitare lungaggini, riprendiamo alcune citazioni dei documenti ufficiali che forse

possono aiutare a comprendere.

La didattica individualizzata consiste nelle attività di recupero individuale che

può svolgere l’alunno per potenziare determinate abilità o per acquisire

specifiche competenze.

(Linee guida allegate al D.M. n° 5669 del 12 luglio 2011 pag. 6).

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Nel rispetto degli obiettivi generali e specifici di apprendimento, la didattica

personalizzata si sostanzia attraverso l’impiego di una varietà di metodologie e

strategie didattiche, tali da promuovere le potenzialità e il successo

formativo in ogni alunno: l’uso dei mediatori didattici (schemi, mappe

concettuali, etc.), l’attenzione agli stili di apprendimento, la calibrazione

degli interventi sulla base dei livelli raggiunti, nell’ottica di promuovere un

apprendimento significativo.

(Linee guida allegate al D.M. n° 5669 del 12 luglio 2011 pag. 7)

Gli strumenti compensativi sono strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o

facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria.

Fra i più noti indichiamo:

­ la sintesi vocale, che trasforma un compito di lettura in un compito di ascolto;

­ il registratore, che consente all’alunno o allo studente di non scrivere

gli appunti della lezione;

­ i programmi di video scrittura con correttore ortografico, che permettono la

produzione di testi sufficientemente corretti senza l’affaticamento della

rilettura e della contestuale correzione degli errori;

­ la calcolatrice, che facilita le operazioni di calcolo;

­ altri strumenti tecnologicamente meno evoluti quali tabelle, formulari, mappe

concettuali,

­ etc.

(Linee guida allegate al D.M. n° 5669 del 12 luglio 2011 pag. 7)

A riguardo, c’è da fare una precisazione che nelle linee guida è stata trascurata, forse

perché il documento fa riferimento a tutti gli studenti, fino all’università. La

precisazione riguarda uno strumento che in alcuni casi appare essere

controproducente: il registratore. Tale strumento, infatti, è da considerarsi poco utile

nei primi anni di scolarizzazione. Questo perché sembra essere poco realistico pensare

che un bambino della primaria o un ragazzino della scuola secondaria di primo grado

si metta a registrare le 6 o più ore di lezione, riascoltandole a casa (per altre 6 o più

ore al giorno). Oltre che caotico, questo costituirebbe un peso inutile e

controproducente. Il registratore, quindi, sembra essere uno strumento più utile per

gli studenti degli ultimi anni delle scuole secondarie di secondo grado o per gli studenti

universitari, perché possono avere le competenze per usarlo correttamente. Negli altri

casi, sarebbe meglio che gli studenti imparino ad usare le sintesi vocali o che

potessero disporre di file digitali specifici forniti dagli insegnanti, solo per gli aspetti

più importanti.

Le misure dispensative sono invece interventi che consentono all’alunno o allo

studente di non svolgere alcune prestazioni che, a causa del disturbo,

risultano particolarmente difficoltose e che non migliorano l’apprendimento.

Per esempio, non è utile far leggere a un alunno con dislessia un lungo brano, in

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quanto l’esercizio, per via del disturbo, non migliora la sua prestazione nella

lettura.

(Linee guida allegate al D.M. n° 5669 del 12 luglio 2011 pag. 7).

Le forme di verifica e valutazione personalizzate, infine, sono tutte quelle

modalità di verifica e valutazione che vengono adottate tenendo conto della specifica

situazione delle persone, consentendo quindi l’uso di strumenti compensativi e

garantendo le relative dispense anche in fase di verifica e di valutazione.

COME POSSO COMINCIARE A SPIEGARE I DSA A MIO FIGLIO O MIA FIGLIA?

Con naturalezza.

Come per la miopia, se i DSA vengono affrontati correttamente sono disturbi

importanti ma non tragedie irreparabili. Quindi è utile dar loro attenzione ma senza

esagerare e, soprattutto, senza paura. Per questo, si può parlare di DSA con

tranquillità, una volta che come adulti si è compreso bene di cosa si tratta.

Si può usare l’esempio degli occhiali per far osservare concretamente, nella vita

quotidiana, che ognuno ha le sue necessità e ognuno ha bisogno dei suoi strumenti

(chi più e chi meno, perché siamo tutti diversi).

Le necessità di un bambino, una bambina, un ragazzo o una ragazza con DSA spesso

sono molte ma possono essere soddisfatte. Quello che più aiuta è cercare di far

comprendere ai figli, anche con l’aiuto degli insegnanti, quali sono i bisogni sul

versante dell’apprendimento e cosa si può fare per soddisfarli al meglio, per avere

successo negli studi e per non vivere dolori inutili. Ovviamente, questo non avviene

con un discorso. Si tratta di supportare i figli giorno dopo giorno, come del resto si fa

sempre.

La scuola, comunque, sarà al vostro fianco.

Se si hanno dubbi, si può far riferimento alla scuola, chiedendo all’insegnante

coordinatore o referente di classe come si può fare per conoscere meglio il problema.

Se si vuole, si possono utilizzare le informazioni contenute nella specifica sezione

dedicata ai DSA, contenuta nel sito del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della

Ricerca: http://www.istruzione.it/web/istruzione/dsa.

Si possono cercare anche informazioni in internet, anche se questo è un rischio,

perché non tutto ciò che si trova in rete è affidabile e corretto, anche se convincente.

LA NOSTRA FAMIGLIA NON È DI ORIGINE ITALIANA. COSA DOBBIAMO SAPERE?

Il trattamento rispetto ai DSA è uguale per tutti. Anche se a volte può essere più

difficile fare alcune valutazioni se non si è di madrelingua italiana (mancano ancora

strumenti diagnostici adeguati anche se varie equipe ci stanno lavorando).

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Per il resto, non ci sono cose aggiuntive e specifiche da sapere.

In alcuni casi, tuttavia, è importante ricordarsi che l’Italia ha un funzionamento molto

particolare, sia rispetto alla scuola che alla tutela della salute psicologica e che, in

questo, è una delle Nazioni realmente all’avanguardia. Questo andrebbe ricordato

soprattutto se si sono avute esperienze di scuola e DSA in altri Paesi in cui esistono

forme di insegnamento differenziato.

In Italia, quindi, la scuola è inclusiva e non esistono scuole specifiche per i DSA.

Bisogna allora ricordarsi che le diverse esigenze dei figli non corrisponderanno ad

allontanamenti dalla scuola o ad invii ad altre istituzioni. Se questo discorso è vero in

generale per tutti i disturbi, è particolarmente vero per i DSA. Per i DSA, infatti, in

Italia non sono previsti nemmeno insegnanti di sostegno, perché si riconosce che la

tipologia di disturbo non rientra a pieno titolo nelle disabilità che giustificano la

richiesta dell’insegnante di sostegno per la classe, come non ci rientrano la miopia ed

altri tipi di disturbo. Le uniche cose considerate attualmente utili per i DSA sono in

definitiva: gli STRUMENTI COMPENSATIVI UTILIZZATI e le MISURE DISPENSATIVE ADOTTATE.

Bisogna inoltre ricordarsi che i professionisti che operano nel campo della salute

mentale (es. Psicologi e Psichiatri), in Italia adottano procedure che si fondano sul

benessere delle persone, rifiutando pratiche istituzionalizzanti. Se possibile, questi

operatori andrebbero avvicinati senza toppe paure, anche se nel proprio Paese di

origine si è potuto aver a che fare con pratiche sgradevoli o che sono sembrate

spaventanti. In Italia psicologi e psichiatri sono operatori come gli altri: applicano le

loro conoscenze per garantire il più elevato grado di benessere alle persone, in

accordo con le persone che si sentono in difficoltà.

Infine, contrariamente a quanto può avvenire in altri Paesi, bisogna ricordarsi che in

Italia gli interventi sulla salute psicologica si fondano su pratiche che sono il meno

possibile medicalizzanti, soprattutto nel rispetto dell’infanzia e dell’adolescenza.

Rispetto ai DSA, in particolare, gli interventi previsti escludono in qualsiasi modo

l’impiego di farmaci e sono più simili ad incontri di allenamento sportivo, dove si

studiano insieme ai bambini ed ai ragazzi forme di allenamento utili per migliorare gli

apprendimenti, facendo riferimento a strategie e strumenti utili. Infatti non è un caso

che, a vari livelli, gli interventi relativi ai DSA vengano realizzati da psicologi,

logopedisti e pedagogisti specializzati.