I diarii Tomo VII - Liber Liber · charla, pregava Idio che gli donasse gratia di compirla, sì che...

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  • Marino SanutoI diarii

    Tomo VII

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    Marino SanutoI diarii

    Tomo VII

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    QUESTO E-BOOK:

    TITOLO: I Diarii. Tomo VIIAUTORE: Sanudo, Marino TRADUTTORE:CURATORE: Rinaldo FulinNOTE: Direzione scientifica dell’edizione elettroni-ca: Emanuela Brusegan (Venezia). Coordinamento: Vit-torio Volpi (Iseo). I volontari sono riuniti e coor-dinati mediante il gruppo “Sanuto elettronico”:http://it.groups.yahoo.com/group/sanuto/L’edizione elettronica dei Diarii di Marino Sanuto èsostenuta dalla Comunità Montana di Valle Camonica,dal Consorzio BIM di Valle Camonica.CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

    DIRITTI D'AUTORE: no

    LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet: www.li-berliber.it/online/opere/libri/licenze

    TRATTO DA: I Diarii di Marino Sanuto, Venezia : aspese degli editori, 1882.

    CODICE ISBN: n. d.

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    TRATTO DA: I Diarii di Marino Sanuto, Venezia : aspese degli editori, 1882.

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  • 1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 13 aprile 20102a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 8 giugno 2010

    INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità media 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima

    SOGGETTO:FIC004000 FICTION / Classici

    DIGITALIZZAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected]

    REVISIONE:Vittorio Volpi, [email protected]

    IMPAGINAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected]

    PUBBLICAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected]

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    1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 13 aprile 20102a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 8 giugno 2010

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  • I DIARII

    DI

    MARINO SANUTO

    TOMO VIIPUBBLICATO PER CURA DI

    R. FULIN

    VENEZIAA SPESE DEGLI EDITORI

    MDCCCLXXXII

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    I DIARII

    DI

    MARINO SANUTO

    TOMO VIIPUBBLICATO PER CURA DI

    R. FULIN

    VENEZIAA SPESE DEGLI EDITORI

    MDCCCLXXXII

    5

  • DIARII

    I MARZO MDVII. -XXVIII FEBBRAJO MDVIII.

    [5] Serenissimo ac excellentissimo principi et domi-no, domino Leonardo Lauredano, Dei gratia Venetia-rum duci excellentissimo.

    Per satisfar al debito de la servitù mia versso vostracelsitudine, principe serenissimo, et im parte a quelloche io so esser desiderio suo, chomo zellante de il benedi questo illustrissimo stato, ritrovandomi io, JacomoContarini, fo de missier Zuane, al presente de ritorno daConstantinopoli, dove io son stato per assai buon spatio

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    DIARII

    I MARZO MDVII. -XXVIII FEBBRAJO MDVIII.

    [5] Serenissimo ac excellentissimo principi et domi-no, domino Leonardo Lauredano, Dei gratia Venetia-rum duci excellentissimo.

    Per satisfar al debito de la servitù mia versso vostracelsitudine, principe serenissimo, et im parte a quelloche io so esser desiderio suo, chomo zellante de il benedi questo illustrissimo stato, ritrovandomi io, JacomoContarini, fo de missier Zuane, al presente de ritorno daConstantinopoli, dove io son stato per assai buon spatio

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  • di tempo, et non possando, per la inconvallessentia miatrovo de la mia persona, presa per li strachi del mio ca-valchar, che non mi mancha la febre ogni terzo zorno,vegnir a li humillissimi piedi di vostra celsitudine, cho-mo seria lo afectual mio desiderio, prima per fargli quel-la debita reverentia, che si ricercha a la servitù mia, etobservantia li porto, poi per explichar a quella il sucessodi le cosse per me vedute di quel gran signor turcho, etin che termini quel suo stado se ritruovi et governi, sichomo per il mio tristo ingiegno ho possuto veder et co-niecturar, et che con ogni diligentia mia ho cerchatosempre de intender di tempo in tempo, mi ho propostone l’animo, per il meglio, quelle più diffuxa et distinta-mente a me possibille scriver et destinar a vostra celsitu-dine, et tanto più, quanto quel magnifico baylo si habiariportato assai a questa mia refferta. La qualle, se noncussì acomodatamente serà facta adumque, principe se-renissimo, chomo ricercheria il bisogno de la [6] mate-ria importantissima, la sublimità vostra, cognoscendo laexigua experientia mia in tale effecto, mi haverà per ex-cusato, et con la sua profondissima inteligentia et prati-cha suplirà dove io havesse defecto. Et prima:

    De la valitudine del signor al presente et suoi exercitij.

    A dì primo agosto proximo passato, che fu el partirmio da Constantinopoli, principe serenissimo, quel si-gnor si atrovava de lì, sano per la sua etade, et ben con-ditionato de la persona, licet che ’l mostri in ciera al-

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    di tempo, et non possando, per la inconvallessentia miatrovo de la mia persona, presa per li strachi del mio ca-valchar, che non mi mancha la febre ogni terzo zorno,vegnir a li humillissimi piedi di vostra celsitudine, cho-mo seria lo afectual mio desiderio, prima per fargli quel-la debita reverentia, che si ricercha a la servitù mia, etobservantia li porto, poi per explichar a quella il sucessodi le cosse per me vedute di quel gran signor turcho, etin che termini quel suo stado se ritruovi et governi, sichomo per il mio tristo ingiegno ho possuto veder et co-niecturar, et che con ogni diligentia mia ho cerchatosempre de intender di tempo in tempo, mi ho propostone l’animo, per il meglio, quelle più diffuxa et distinta-mente a me possibille scriver et destinar a vostra celsitu-dine, et tanto più, quanto quel magnifico baylo si habiariportato assai a questa mia refferta. La qualle, se noncussì acomodatamente serà facta adumque, principe se-renissimo, chomo ricercheria il bisogno de la [6] mate-ria importantissima, la sublimità vostra, cognoscendo laexigua experientia mia in tale effecto, mi haverà per ex-cusato, et con la sua profondissima inteligentia et prati-cha suplirà dove io havesse defecto. Et prima:

    De la valitudine del signor al presente et suoi exercitij.

    A dì primo agosto proximo passato, che fu el partirmio da Constantinopoli, principe serenissimo, quel si-gnor si atrovava de lì, sano per la sua etade, et ben con-ditionato de la persona, licet che ’l mostri in ciera al-

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  • quanto pallido, tendente al zallo. Il qualle, circha al vi-ver suo, non manza salvo una sol volta al zorno, viven-do regulatamente assai; quantunque pur si dicha el bevidel vino, et faci qualche straviza anchora, et che per zor-ni 40, che principiorono a questo zugno proximo passa-to, el dicto signor, contra el suo solito, stesse che non fuveduto da persona alchuna, et si dicesse esser amalato.La qual cossa processe che, atrovandossi lui a quei prin-cipij andato a la oratione in la sua moschea, parse che daun balchone li fosse butata una supplicatione, per laqualle si disse era narato, chomo Mostafà bassà eragrandissimo manzador, et usava forzi et violentie assai,sencia veruna justicia. Per il che, vista quella dicto si-gnor, et facta lezer, inmediatamente si levò da la orationsua et andò a chorte, nè da indi ananci fu più visto per eldito spatio de zorni 40, nè tene Porta mai; in modo cheper il [7] vulgo da principio si diceva la cason esser del’abscentia sua, perchè la colora gli passasse, et non sihaver ad volger contra dicto Mostafà bassà. Ma conti-nuando quella, fu dicto esser amalato, et da poi morto;tal che tuti marchadanti, sì christiani chomo turchi et diogni altra seta, inconminciarono a nasconder tute soemarchantie, et altre robe; et li figliuoli proprij del signorsi mossero da le loro sedie: degli qualli uno vene conuna fusta fino a la fiumera de Michaliza, et inteso nonesser sucesso altro, se ne ritornò adrieto. Perchè fu fattointender al dicto signor, per uno de’ suoi più secreti, chenon si mostrando, la terra tuta andarebe a sacho. El qualsì presto si dimostrò publichamente, et andò a la sua

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    quanto pallido, tendente al zallo. Il qualle, circha al vi-ver suo, non manza salvo una sol volta al zorno, viven-do regulatamente assai; quantunque pur si dicha el bevidel vino, et faci qualche straviza anchora, et che per zor-ni 40, che principiorono a questo zugno proximo passa-to, el dicto signor, contra el suo solito, stesse che non fuveduto da persona alchuna, et si dicesse esser amalato.La qual cossa processe che, atrovandossi lui a quei prin-cipij andato a la oratione in la sua moschea, parse che daun balchone li fosse butata una supplicatione, per laqualle si disse era narato, chomo Mostafà bassà eragrandissimo manzador, et usava forzi et violentie assai,sencia veruna justicia. Per il che, vista quella dicto si-gnor, et facta lezer, inmediatamente si levò da la orationsua et andò a chorte, nè da indi ananci fu più visto per eldito spatio de zorni 40, nè tene Porta mai; in modo cheper il [7] vulgo da principio si diceva la cason esser del’abscentia sua, perchè la colora gli passasse, et non sihaver ad volger contra dicto Mostafà bassà. Ma conti-nuando quella, fu dicto esser amalato, et da poi morto;tal che tuti marchadanti, sì christiani chomo turchi et diogni altra seta, inconminciarono a nasconder tute soemarchantie, et altre robe; et li figliuoli proprij del signorsi mossero da le loro sedie: degli qualli uno vene conuna fusta fino a la fiumera de Michaliza, et inteso nonesser sucesso altro, se ne ritornò adrieto. Perchè fu fattointender al dicto signor, per uno de’ suoi più secreti, chenon si mostrando, la terra tuta andarebe a sacho. El qualsì presto si dimostrò publichamente, et andò a la sua

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  • moschea facta da novo, dove che tuto il popullo gli andòcontra, grandi et picoli, cridando; Laudato Idio che tihabiamo veduto. Et facta che hebe la sua oratione se neritornò a chasa. Et al presente, chomo io ho ditto, princi-pe serenissimo, lui sta bene, et tien Porta, secondo il suosolito, zorni 4 in septimana, zoè sabato, domenicha, luniet marti. Et a la caza se ne va spesse volte, a presso a labocha de Mare Mazore sopra la Natolia, et sopra la Gre-tia anchora; exercitando la sua persona, con l’archo ma-ximamente, a tute salvadesine che lui truova. Va etiam-dio al seraglio de le done, et a la sua moschea facta danovo; la qual si dice che quando egli incominciò a fabri-charla, pregava Idio che gli donasse gratia di compirla,sì che ’l potesse far la sua oratione in quella, che luiprenderebe impresa contra christiani. Et a questo mazoproximo passato, che fu compita, gli fece la sua primaoratione. Per la qualle si judicava alora el ditto signordovesse far ellemoxine infinite, liberar presonieri, et al-tre belle cosse assai degne di memoria, chomo in taleexigentia sogliono costumar. Et tandem liberò solo di-sdoto presonieri, i qualli erano stati amaldari, et zà forsianni vinti incarcerati; fece amazar a presso numerograndissimo de animali per far le sue ellemoxine. Ets’intesse che, per il mal governo di coloro che hebenotal chargo, che poi ch’è amazati quelli, per haverli postituto l’uno sopra l’altro, maxime che alora era il tempocaldo, tuti si vastarono, in modo che ellemoxina alchunaquasi non fu facta; cossa che molto dispiaque al signor,et che gli fu molestissima certamente. Et in quel tempo

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    moschea facta da novo, dove che tuto il popullo gli andòcontra, grandi et picoli, cridando; Laudato Idio che tihabiamo veduto. Et facta che hebe la sua oratione se neritornò a chasa. Et al presente, chomo io ho ditto, princi-pe serenissimo, lui sta bene, et tien Porta, secondo il suosolito, zorni 4 in septimana, zoè sabato, domenicha, luniet marti. Et a la caza se ne va spesse volte, a presso a labocha de Mare Mazore sopra la Natolia, et sopra la Gre-tia anchora; exercitando la sua persona, con l’archo ma-ximamente, a tute salvadesine che lui truova. Va etiam-dio al seraglio de le done, et a la sua moschea facta danovo; la qual si dice che quando egli incominciò a fabri-charla, pregava Idio che gli donasse gratia di compirla,sì che ’l potesse far la sua oratione in quella, che luiprenderebe impresa contra christiani. Et a questo mazoproximo passato, che fu compita, gli fece la sua primaoratione. Per la qualle si judicava alora el ditto signordovesse far ellemoxine infinite, liberar presonieri, et al-tre belle cosse assai degne di memoria, chomo in taleexigentia sogliono costumar. Et tandem liberò solo di-sdoto presonieri, i qualli erano stati amaldari, et zà forsianni vinti incarcerati; fece amazar a presso numerograndissimo de animali per far le sue ellemoxine. Ets’intesse che, per il mal governo di coloro che hebenotal chargo, che poi ch’è amazati quelli, per haverli postituto l’uno sopra l’altro, maxime che alora era il tempocaldo, tuti si vastarono, in modo che ellemoxina alchunaquasi non fu facta; cossa che molto dispiaque al signor,et che gli fu molestissima certamente. Et in quel tempo

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  • fu facto intender, per mostanzì bassì, al nostro baylo,che la sason sarebe di far che gli bassà cerchassino dalsignor, che missier Marcho Orio et compagni fussino li-berati de la carcere; cossa che non hebe locho alchuno.Va oltra di questo el prefacto signor al suo [8] seraglio,nel qualle si atrova haver dui nostri zentilhomeni, l’unoda cha’ Ferro e l’altro da cha’ Diedo. Il qual da cha’ Fer-ro era molto amato dal signor, et, per quanto si divulga,li ha posto assaissimo male impresion ne l’animo, adano et jactura di questo excellentissimo stato; et si di-ceva certo, che ’l dicto doveva ussir capicì bassì, che hèofficio molto honorato, nè par che sia seguito, anci nonpiù si parla di luj. El Diedo veramente hè ussito fora conpochissima riputatione, salariato ad aspri 15 al zorno,che mancho quasi non si costuma a dar a un homo.

    De un pocho de dubitationche hebe el signor de’ suoi gianizari.

    In ne li giorni passati, che ’l signor era ussito del suoseraglio, per andar, si dice, alquanto a spasso, una certaquantità de gianizari, da circha 50, se gli messe, vistolo, afar compagnia; et altri, visti quelli, si messeno in compa-gnia loro, achompagnando dicto signor. Il qual tutavia glidiceva: Fiuoli, andate con Dio, io ve ringratio; quasi se diloro havesse dubitato. Ma quelli non si partendo, anci tu-tavia più ingrossando il numero, el prefacto signor se neritornò al suo seraglio; et gionto che ’l fu a la porta diquello, gli fecie donar CCC milia aspri, da esser divisi,

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    fu facto intender, per mostanzì bassì, al nostro baylo,che la sason sarebe di far che gli bassà cerchassino dalsignor, che missier Marcho Orio et compagni fussino li-berati de la carcere; cossa che non hebe locho alchuno.Va oltra di questo el prefacto signor al suo [8] seraglio,nel qualle si atrova haver dui nostri zentilhomeni, l’unoda cha’ Ferro e l’altro da cha’ Diedo. Il qual da cha’ Fer-ro era molto amato dal signor, et, per quanto si divulga,li ha posto assaissimo male impresion ne l’animo, adano et jactura di questo excellentissimo stato; et si di-ceva certo, che ’l dicto doveva ussir capicì bassì, che hèofficio molto honorato, nè par che sia seguito, anci nonpiù si parla di luj. El Diedo veramente hè ussito fora conpochissima riputatione, salariato ad aspri 15 al zorno,che mancho quasi non si costuma a dar a un homo.

    De un pocho de dubitationche hebe el signor de’ suoi gianizari.

    In ne li giorni passati, che ’l signor era ussito del suoseraglio, per andar, si dice, alquanto a spasso, una certaquantità de gianizari, da circha 50, se gli messe, vistolo, afar compagnia; et altri, visti quelli, si messeno in compa-gnia loro, achompagnando dicto signor. Il qual tutavia glidiceva: Fiuoli, andate con Dio, io ve ringratio; quasi se diloro havesse dubitato. Ma quelli non si partendo, anci tu-tavia più ingrossando il numero, el prefacto signor se neritornò al suo seraglio; et gionto che ’l fu a la porta diquello, gli fecie donar CCC milia aspri, da esser divisi,

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  • pari portione, infra di loro. Et dagli deti gianizari questacossa era rasonata per un solazo a chui la voleva udire.

    De li 4 agà che stano nel seraglio del signor.

    Dentro dal suo seraglio tien 4 agà dil continuo, aguardia de la sua persona et de la sua famiglia, che sonoda persone 300; degli qualli ne sono da otanta garzoni,et dicessi anchora alchune done.

    De il suo gran potter de’ paesi.

    Quanto sia granda la amplitudine degli paesi che questosignor domina, principe serenissimo, assai credo che sianotto a la serenità vostra: che gli suoi confini siano quasiincominciando a presso al Friul nostro, et, distendandossiper la via dal mare, si congiongino con li termini de la So-ria, et da quella, per l’altra volta, con la Persia et Tartaria;et haver tuto il Mar Mazore a suo governo, che volze daIII mila miglia; et, da l’altra banda poi, con boemi, polaniet tute due le Vlachie (degli qualli re vlachi, l’uno gli ren-de obedientia et l’altro non); et se ne retorni da capo per iconfini de l’Ungaria a presso al Friul predicto.

    [9]Del suo gran poter de danari.

    Si dice questo signor esser potentissimo de deposito;et de la intrada, che si può vedere, si dice esser da tre

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    pari portione, infra di loro. Et dagli deti gianizari questacossa era rasonata per un solazo a chui la voleva udire.

    De li 4 agà che stano nel seraglio del signor.

    Dentro dal suo seraglio tien 4 agà dil continuo, aguardia de la sua persona et de la sua famiglia, che sonoda persone 300; degli qualli ne sono da otanta garzoni,et dicessi anchora alchune done.

    De il suo gran potter de’ paesi.

    Quanto sia granda la amplitudine degli paesi che questosignor domina, principe serenissimo, assai credo che sianotto a la serenità vostra: che gli suoi confini siano quasiincominciando a presso al Friul nostro, et, distendandossiper la via dal mare, si congiongino con li termini de la So-ria, et da quella, per l’altra volta, con la Persia et Tartaria;et haver tuto il Mar Mazore a suo governo, che volze daIII mila miglia; et, da l’altra banda poi, con boemi, polaniet tute due le Vlachie (degli qualli re vlachi, l’uno gli ren-de obedientia et l’altro non); et se ne retorni da capo per iconfini de l’Ungaria a presso al Friul predicto.

    [9]Del suo gran poter de danari.

    Si dice questo signor esser potentissimo de deposito;et de la intrada, che si può vedere, si dice esser da tre

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  • milliona d’oro in suso: cioè de’ cristiani, che paganocharazo, da uno million e dusento millia ducati; de co-merchi da secento millia; de minere de arzenti, rami,piombi et ferro che ’l si atrova, da altrotanti; et de prae-senti non si potria extimare, perchè sono tanti et di tantovalor, che seria cossa incredibille a nararli.

    De la fertilità del suo paese.

    Atrovassi questo signor formenti in grandissima co-pia, legnami, pegole, lini, stope, sei et alumi; et di ognialtra cossa necessaria hè abondantissimo, da stagni infuora, che nel suo paese non si atrovano.

    Del grandissimo poter suo di gente, et de le qualità diquelle.

    Si atrova haver el prefacto signor al suo governo imprima dui bassà, l’uno di qualli è nominato Mostafà bas-sà, et l’altro Achia bassà. Et questo Mostafà vien tenutohuomo sapientissimo, tamen non molto in gratia dil si-gnor, per quanto vien dicto; et questo, per il nome uni-verssal da tuti, de’ esser grandissimo manzador; et hè te-nuto esser de la seta de lo Ardevelli, che a presso di noi sichiama Sophì. L’altro, Achia bassà, hè huomo grossissi-mo, et mostralo anchora nel viso et ne la persona, per es-ser homo pingue et pieno in volto. Costui hè manzadorsencia discretion nè prudentia alchuna, tutavia non mani-festo al signor, ma sì ben a’ marchatanti et altri, che perexperientia el sanno, chomo la nation nostra. Maxime

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    milliona d’oro in suso: cioè de’ cristiani, che paganocharazo, da uno million e dusento millia ducati; de co-merchi da secento millia; de minere de arzenti, rami,piombi et ferro che ’l si atrova, da altrotanti; et de prae-senti non si potria extimare, perchè sono tanti et di tantovalor, che seria cossa incredibille a nararli.

    De la fertilità del suo paese.

    Atrovassi questo signor formenti in grandissima co-pia, legnami, pegole, lini, stope, sei et alumi; et di ognialtra cossa necessaria hè abondantissimo, da stagni infuora, che nel suo paese non si atrovano.

    Del grandissimo poter suo di gente, et de le qualità diquelle.

    Si atrova haver el prefacto signor al suo governo imprima dui bassà, l’uno di qualli è nominato Mostafà bas-sà, et l’altro Achia bassà. Et questo Mostafà vien tenutohuomo sapientissimo, tamen non molto in gratia dil si-gnor, per quanto vien dicto; et questo, per il nome uni-verssal da tuti, de’ esser grandissimo manzador; et hè te-nuto esser de la seta de lo Ardevelli, che a presso di noi sichiama Sophì. L’altro, Achia bassà, hè huomo grossissi-mo, et mostralo anchora nel viso et ne la persona, per es-ser homo pingue et pieno in volto. Costui hè manzadorsencia discretion nè prudentia alchuna, tutavia non mani-festo al signor, ma sì ben a’ marchatanti et altri, che perexperientia el sanno, chomo la nation nostra. Maxime

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  • perchè, quando fu creato bassà, el nostro baylo, con al-chun altri de noi, andassimo a la congratulation sua, etinteso noi esser con le mano vote, ne fece star per primouno buon pezo da basso ne la sua corte, fazandone dirche l’era in el seraglio da le done, et che lui havea da far.Poi per altra via, per il mezo de alchuni sui rufianeli, nefece intender che ’l non si andava a visitar simel sorta dibassà sencia presenti. La qual cossa intesa, si partissemo,et ritornati da lì alchuni giorni poi con uno honoratissimopresente, et trovando el dicto esser andato a la sua mo-schea, per esser venere, lo aspectassimo. Il qual ritornato,et vistone con [10] buon ordine, ne fece subito intrar den-tro da la sua corte; et prima che ’l si scalzasse gli stivali,nè si posasse ponto, cussì sudato chomo l’era et im piediaceptò dicto presente, facendone offerte amplissime, chenoi potessimo comandar et disponer etc.

    Del salario che hano li diti bassà.

    Hano li dicti bassà dal signor, per le persone loro, daducati XXIIII milia a l’anno, sencia gli soi timari, chesono di vagliuta grandissima; tengono corte sumptuosa,sì de huomini chomo de cavalli, et servitori di più sorte,et hano seraglio di done, et viveno con tuta quella pom-pa et fausto, che si ricercha al loro modo turchescho.

    Del governo dei diti bassà.

    Sentano gli dicti bassà a la Porta i giorni 4 consueti alsignor per septimana; gli altri veramente giorni dano au-

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    perchè, quando fu creato bassà, el nostro baylo, con al-chun altri de noi, andassimo a la congratulation sua, etinteso noi esser con le mano vote, ne fece star per primouno buon pezo da basso ne la sua corte, fazandone dirche l’era in el seraglio da le done, et che lui havea da far.Poi per altra via, per il mezo de alchuni sui rufianeli, nefece intender che ’l non si andava a visitar simel sorta dibassà sencia presenti. La qual cossa intesa, si partissemo,et ritornati da lì alchuni giorni poi con uno honoratissimopresente, et trovando el dicto esser andato a la sua mo-schea, per esser venere, lo aspectassimo. Il qual ritornato,et vistone con [10] buon ordine, ne fece subito intrar den-tro da la sua corte; et prima che ’l si scalzasse gli stivali,nè si posasse ponto, cussì sudato chomo l’era et im piediaceptò dicto presente, facendone offerte amplissime, chenoi potessimo comandar et disponer etc.

    Del salario che hano li diti bassà.

    Hano li dicti bassà dal signor, per le persone loro, daducati XXIIII milia a l’anno, sencia gli soi timari, chesono di vagliuta grandissima; tengono corte sumptuosa,sì de huomini chomo de cavalli, et servitori di più sorte,et hano seraglio di done, et viveno con tuta quella pom-pa et fausto, che si ricercha al loro modo turchescho.

    Del governo dei diti bassà.

    Sentano gli dicti bassà a la Porta i giorni 4 consueti alsignor per septimana; gli altri veramente giorni dano au-

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  • dientia in casa, dove con più comodo se gli possono par-lar, et dargli ad intender i chasi suoi, et usar degli meziche ciaschaduno di loro si rende poi più favorevole diquel fariano. Et tolta ch’è loro la informatione da le par-te, se sono cosse che per la loro autorità si possino expe-dir, la expediscono, se altrimente, el fano intender al si-gnor. Et questo medesimo ordine tengono sì ambassatorichomo altri particulari, siano di qual condition si voglia-no, che habi bisogno di andar a la Porta; in modo chetute exigentie hano bisogno de la autoritate loro, la qual-le, chomo si vede, hè grandissima.

    Degli chadilascheri et deftarderi.

    Atrovasi el prefacto signor haver dui chadilascheri, iqualli sono sopra la suo lege, et supplisseno in quella,chomo ne la nostra fede fano gli episcopi. Questi hano ajudichar quelle cosse che ochoreno al modo loro dover(essere) judichate, per conscientia e per rasone. Et duialtri, che si chiamano deftarderi, qualli sono sopra el cri-minal, et possono judichar homeni a la morte, et altrecosse che si judicano per criminal.

    De’ bellardeì.

    Si atrova anchora el prefacto signor doi bellardeì, unode l’Anatolia et l’altro de la Gretia, i qualli hano trenta-dò1 sanzachi per uno. Ma quello de la Natolia è di mazor1 Nell’originale "trentado". [Nota per l’edizione elettronica Manuzio]

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    dientia in casa, dove con più comodo se gli possono par-lar, et dargli ad intender i chasi suoi, et usar degli meziche ciaschaduno di loro si rende poi più favorevole diquel fariano. Et tolta ch’è loro la informatione da le par-te, se sono cosse che per la loro autorità si possino expe-dir, la expediscono, se altrimente, el fano intender al si-gnor. Et questo medesimo ordine tengono sì ambassatorichomo altri particulari, siano di qual condition si voglia-no, che habi bisogno di andar a la Porta; in modo chetute exigentie hano bisogno de la autoritate loro, la qual-le, chomo si vede, hè grandissima.

    Degli chadilascheri et deftarderi.

    Atrovasi el prefacto signor haver dui chadilascheri, iqualli sono sopra la suo lege, et supplisseno in quella,chomo ne la nostra fede fano gli episcopi. Questi hano ajudichar quelle cosse che ochoreno al modo loro dover(essere) judichate, per conscientia e per rasone. Et duialtri, che si chiamano deftarderi, qualli sono sopra el cri-minal, et possono judichar homeni a la morte, et altrecosse che si judicano per criminal.

    De’ bellardeì.

    Si atrova anchora el prefacto signor doi bellardeì, unode l’Anatolia et l’altro de la Gretia, i qualli hano trenta-dò1 sanzachi per uno. Ma quello de la Natolia è di mazor1 Nell’originale "trentado". [Nota per l’edizione elettronica Manuzio]

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  • autorità, perchè costui può impichar [11] et dispichar, epuò etiamdio dispensar da XL milia aspri in zoso senciaandar a la Porta, sempre che li occore.

    Dei homeni che stano a la Porta.

    A la Porta del signor si atrova dil continuo persone XXVmilia, pagade secondo che sono i loro gradi et titoli, i quallisi ometerà per non multiplichar impertinentemente.

    De uno agà sopra i gianizari.

    Uno agà de’ gianizari, el qual ha gianizari VIII millesotto de lui. Costui che hè al presente hè zovene, et mo-stra molto amico de la nation nostra; et maxime, che es-sendo stato il baylo nostro alchune volte non cussì ho-norato da’ soi gianizari, chomo si ricercheria, per i ri-chiami maximamente da Schiro et da Schiati, per daniochorsi de’ navilli, el dicto agà li ha dato uno homo, perbocha del signor, el qualle ha el dicto baillo nostro insua proctetione, per modo che gianizaro alchuno non ar-disse elevarsi contra di lui, per la grandissima autoritàche ha el ditto homo dal gran signor sopra di loro giani-zari; et questo si hè quanto favor habiamo. I qualli VIIImille gianizari habitano tuti soto uno coperto unitissimiinsieme; la qualle union loro è di tanta forza, che hè sta-ta bastante per sè sola a far dismeter il loro agà, che fupredecessor del presente, et altre volte fino el signor nonè sencia dubito di loro.

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    autorità, perchè costui può impichar [11] et dispichar, epuò etiamdio dispensar da XL milia aspri in zoso senciaandar a la Porta, sempre che li occore.

    Dei homeni che stano a la Porta.

    A la Porta del signor si atrova dil continuo persone XXVmilia, pagade secondo che sono i loro gradi et titoli, i quallisi ometerà per non multiplichar impertinentemente.

    De uno agà sopra i gianizari.

    Uno agà de’ gianizari, el qual ha gianizari VIII millesotto de lui. Costui che hè al presente hè zovene, et mo-stra molto amico de la nation nostra; et maxime, che es-sendo stato il baylo nostro alchune volte non cussì ho-norato da’ soi gianizari, chomo si ricercheria, per i ri-chiami maximamente da Schiro et da Schiati, per daniochorsi de’ navilli, el dicto agà li ha dato uno homo, perbocha del signor, el qualle ha el dicto baillo nostro insua proctetione, per modo che gianizaro alchuno non ar-disse elevarsi contra di lui, per la grandissima autoritàche ha el ditto homo dal gran signor sopra di loro giani-zari; et questo si hè quanto favor habiamo. I qualli VIIImille gianizari habitano tuti soto uno coperto unitissimiinsieme; la qualle union loro è di tanta forza, che hè sta-ta bastante per sè sola a far dismeter il loro agà, che fupredecessor del presente, et altre volte fino el signor nonè sencia dubito di loro.

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  • De le persone, che hano timari dal signor.

    Persone C milia si atrova aver, che hano timari da lui,tra l’Anatolia et la Gretia, i qualli sono ubligati ad andarin campo ogni volta che ’l signor prende impresa alchu-na, senza altro soldo.

    De Achmat bassà, sanzacho de Galipoli.

    Achmat bassà, sanzacho de Garipoli, fo dicto ne li zor-ni passati che ’l doveva vegnir a sentar bassà a la Porta,per modo che tuta la nation nostra ne era in grandissimaalegrecia; et questo perchè de niuna sorta homeni da capohabiamo amico alchuno, salvo costui. Ma par che ’l dictonon ne voglia sentir parola, perchè si à messo tuto a’ pia-ceri, et va tuto il giorno a chace et ad altri simeli.

    [12]De Aly bassà, sanzacho de la Morea.

    Aly bassà, sanzacho de la Morea, per el signor è statomandato a chiamar a la Porta, et nel mio vegnir el scon-trai ad uno locho si chiama Buron, el qual è da circhazornade VIII distante da Constantinopoli. Costui haveada persone V milia, con forsi pavioni dusento distesi; etda Constantinopoli fino a Salonichi sono andato personeincontrali ad alegrarse de la sua venuta. Il qualle a tutiapresentava et largamente; tiensi veramente l’abia a

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    De le persone, che hano timari dal signor.

    Persone C milia si atrova aver, che hano timari da lui,tra l’Anatolia et la Gretia, i qualli sono ubligati ad andarin campo ogni volta che ’l signor prende impresa alchu-na, senza altro soldo.

    De Achmat bassà, sanzacho de Galipoli.

    Achmat bassà, sanzacho de Garipoli, fo dicto ne li zor-ni passati che ’l doveva vegnir a sentar bassà a la Porta,per modo che tuta la nation nostra ne era in grandissimaalegrecia; et questo perchè de niuna sorta homeni da capohabiamo amico alchuno, salvo costui. Ma par che ’l dictonon ne voglia sentir parola, perchè si à messo tuto a’ pia-ceri, et va tuto il giorno a chace et ad altri simeli.

    [12]De Aly bassà, sanzacho de la Morea.

    Aly bassà, sanzacho de la Morea, per el signor è statomandato a chiamar a la Porta, et nel mio vegnir el scon-trai ad uno locho si chiama Buron, el qual è da circhazornade VIII distante da Constantinopoli. Costui haveada persone V milia, con forsi pavioni dusento distesi; etda Constantinopoli fino a Salonichi sono andato personeincontrali ad alegrarse de la sua venuta. Il qualle a tutiapresentava et largamente; tiensi veramente l’abia a

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  • spender da ducati C milia, tra presenti che lui farà, et ameter in ordine la sua famiglia. Et da tuti hè judichato,che ’l signor l’abi chiamato per sentarlo bassà a la Porta.

    Del sanzacho de Visoo.

    El sanzacho de Visoo fu mostanzi passato, et moltoera in gratia del signor; et questo dicessi, perchè beveva-no insieme. Costui era certo omnipotente sopra tuti apoter comandar et a’ bassà et altri cui si fosse; imperio-samente intrometevassi in tute quelle cosse el cognosse-va poterne haver proficto et avadagnar, et non solo dicosse de merchantia, ma de tute rason de intrade, sì depossessione, chomo de peschiere et venason di ogni sor-ta. A presso si atrovava dui galioni, l’uno de bote 1200in circha, l’altro de 350, et la nave che fu Malipiera. Etquesto anno passato el dicto mandò el galion mazor inAllexandria, cargo de ferri, cere, legnami et altre mer-chantie. El qual, stando per alchuni mesi dopoi partito,che di lui non si sentiva cossa alchuna, fu murmurato eldicto esser stato preso da’ rodiani, ad instigatione et avi-so de quelli da Sio; per la qual cossa el prefacto sanza-cho prese in tanto odio quelli da Sio, che mai non man-chò de usar ogni mezo a lui possibelle de rovinarli. Etprima, costui spazò uno ovlacho a quel passazo da Sio,il qual riteneva tute letere che per lì capitavano; et in ol-tra fece intender a Charedin da la schala da Constantino-poli, che ’l dovesse esser cerchado ciaschadun che pas-sava da quel locho, se li havesseno letere. Et questo fa-

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    spender da ducati C milia, tra presenti che lui farà, et ameter in ordine la sua famiglia. Et da tuti hè judichato,che ’l signor l’abi chiamato per sentarlo bassà a la Porta.

    Del sanzacho de Visoo.

    El sanzacho de Visoo fu mostanzi passato, et moltoera in gratia del signor; et questo dicessi, perchè beveva-no insieme. Costui era certo omnipotente sopra tuti apoter comandar et a’ bassà et altri cui si fosse; imperio-samente intrometevassi in tute quelle cosse el cognosse-va poterne haver proficto et avadagnar, et non solo dicosse de merchantia, ma de tute rason de intrade, sì depossessione, chomo de peschiere et venason di ogni sor-ta. A presso si atrovava dui galioni, l’uno de bote 1200in circha, l’altro de 350, et la nave che fu Malipiera. Etquesto anno passato el dicto mandò el galion mazor inAllexandria, cargo de ferri, cere, legnami et altre mer-chantie. El qual, stando per alchuni mesi dopoi partito,che di lui non si sentiva cossa alchuna, fu murmurato eldicto esser stato preso da’ rodiani, ad instigatione et avi-so de quelli da Sio; per la qual cossa el prefacto sanza-cho prese in tanto odio quelli da Sio, che mai non man-chò de usar ogni mezo a lui possibelle de rovinarli. Etprima, costui spazò uno ovlacho a quel passazo da Sio,il qual riteneva tute letere che per lì capitavano; et in ol-tra fece intender a Charedin da la schala da Constantino-poli, che ’l dovesse esser cerchado ciaschadun che pas-sava da quel locho, se li havesseno letere. Et questo fa-

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  • ceva, perchè l’avea dato ad intender al signor, che quellida Sio erano sui ribelli, et che lui il faria vedere prestis-simo. Et interim fu trovato una man de letere, per modoche tuti quelli che haveano danari trasseno fuor le soe,et contrachambiole con altretante finte a suo modo; et diloro, tre mischini furono impalladi, per modo che tute lenation si messeno in fuga, [13] taliter che anchora ognu-no trema di scriver letere. Manda li diti suoi navilli pertuti gli viazi che lui cognosse a suo profito, i qualli vanocon tanta presteza et bona fortuna, che hè cossa incredi-bille. Et questo inverno passato, havendo mandato tutiditi tre soi navilli in chanal de Negroponte a chargar deformenti, trovorono una barza siota de circha bote IIIIcento, la qual era caricha de formenti; et li turchi, cheerano sopra il galion mazor, adimandorono al patron dela dita barza, chui li havesse dato licentia di caricharformenti in quel locho, et che gli dovesse mostrar il co-mandamento lui haveva di poter charichar. El qual nonil possando mostrar, gli disseno che ’l dovesse andar conloro a la Porta; et montato che fu quello sopra el dictogalion, feceno subito vella con tuti 4 navilli. Et zonti chefurono in Constantinopoli, el dito sanzacho mandò per ilpatron de la barza, et disseli: Tu vedi, che il tuo vivere etmorir sta ne le mie mano, guarda quello che tu me vuoidar se io ti scampo. Et convenessi con lui de darli ducatiIII mille, degli qualli se ne fece far stara di sua mano.Con la qual el prefacto sanzacho sì presto andò dal si-gnor, et disse: Guarda quello che mi ha promesso questituoi ribelli da Sio. Et immediate fu comandato che fus-

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    ceva, perchè l’avea dato ad intender al signor, che quellida Sio erano sui ribelli, et che lui il faria vedere prestis-simo. Et interim fu trovato una man de letere, per modoche tuti quelli che haveano danari trasseno fuor le soe,et contrachambiole con altretante finte a suo modo; et diloro, tre mischini furono impalladi, per modo che tute lenation si messeno in fuga, [13] taliter che anchora ognu-no trema di scriver letere. Manda li diti suoi navilli pertuti gli viazi che lui cognosse a suo profito, i qualli vanocon tanta presteza et bona fortuna, che hè cossa incredi-bille. Et questo inverno passato, havendo mandato tutiditi tre soi navilli in chanal de Negroponte a chargar deformenti, trovorono una barza siota de circha bote IIIIcento, la qual era caricha de formenti; et li turchi, cheerano sopra il galion mazor, adimandorono al patron dela dita barza, chui li havesse dato licentia di caricharformenti in quel locho, et che gli dovesse mostrar il co-mandamento lui haveva di poter charichar. El qual nonil possando mostrar, gli disseno che ’l dovesse andar conloro a la Porta; et montato che fu quello sopra el dictogalion, feceno subito vella con tuti 4 navilli. Et zonti chefurono in Constantinopoli, el dito sanzacho mandò per ilpatron de la barza, et disseli: Tu vedi, che il tuo vivere etmorir sta ne le mie mano, guarda quello che tu me vuoidar se io ti scampo. Et convenessi con lui de darli ducatiIII mille, degli qualli se ne fece far stara di sua mano.Con la qual el prefacto sanzacho sì presto andò dal si-gnor, et disse: Guarda quello che mi ha promesso questituoi ribelli da Sio. Et immediate fu comandato che fus-

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  • seno impichati tuti; et cussì fu facto. I qualli forono dapersone 34, impichati in dui lochi; et la nave rimase aldicto sanzacho. El qualle al partir mio havea mandato elsuo galion più grosso al viazo d’Alexandria, con homeniIII cento suso, et bellissima artellaria, insieme con el ga-lion menor et la nave fu Malipiera; tuti diti 3 legni diconserva, benissimo in ordene, charichi tuti di diversemarchantie. Del qual sanzacho non più mi extenderò,existimandomi di lui la serenità vostra esserne informa-tissima anchor per altri. Ma laudato Idio, che l’à largatoda la persona del signor.

    De li fiuoli del signor, che son 5 vivi al presente.

    Atrovasi el dicto signor haver cinque figliuoli, i nomidegli qualli non mi extenderò narar per ora, essendo cer-tissimo vostra celsitudine saperli tuti; ma ciaschadun deli prediti tien Porta, bassà et seraglio, a usantia del pa-dre. Fra gli qualli, dui ne sono, che guerizano mortal-mente insieme, maxime uno per ananci che si atrovavain Chafa, huomo valentissimo et de ingiegno et de force.Quando fu non guari tempo quella cussì mortal carestiain Constantinopoli, costui, intesa che l’ebe, incominciòa strenzer [14] tuti passi, a ciò non li potesse andar for-menti; dove che quella terra, essendo asediata per corsa-ri et mali tempi da le parte da basso, lui molto più l’ase-diava da le parte di sopra, in modo che Constantinopoliera reduto ad extrema necessità. Costui anchora si apa-rentò con el gran tartaro; la qual cossa, intesa per il pa-

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    seno impichati tuti; et cussì fu facto. I qualli forono dapersone 34, impichati in dui lochi; et la nave rimase aldicto sanzacho. El qualle al partir mio havea mandato elsuo galion più grosso al viazo d’Alexandria, con homeniIII cento suso, et bellissima artellaria, insieme con el ga-lion menor et la nave fu Malipiera; tuti diti 3 legni diconserva, benissimo in ordene, charichi tuti di diversemarchantie. Del qual sanzacho non più mi extenderò,existimandomi di lui la serenità vostra esserne informa-tissima anchor per altri. Ma laudato Idio, che l’à largatoda la persona del signor.

    De li fiuoli del signor, che son 5 vivi al presente.

    Atrovasi el dicto signor haver cinque figliuoli, i nomidegli qualli non mi extenderò narar per ora, essendo cer-tissimo vostra celsitudine saperli tuti; ma ciaschadun deli prediti tien Porta, bassà et seraglio, a usantia del pa-dre. Fra gli qualli, dui ne sono, che guerizano mortal-mente insieme, maxime uno per ananci che si atrovavain Chafa, huomo valentissimo et de ingiegno et de force.Quando fu non guari tempo quella cussì mortal carestiain Constantinopoli, costui, intesa che l’ebe, incominciòa strenzer [14] tuti passi, a ciò non li potesse andar for-menti; dove che quella terra, essendo asediata per corsa-ri et mali tempi da le parte da basso, lui molto più l’ase-diava da le parte di sopra, in modo che Constantinopoliera reduto ad extrema necessità. Costui anchora si apa-rentò con el gran tartaro; la qual cossa, intesa per il pa-

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  • dre molestissimamente, soto fiction di apresentarlo, limandò alchune veste a donar, tosichate, per le qualletramutò questa vita in l’altra; nè più el prefacto signorha dato da poi quella provintia a governo de figliuol nis-suno, ma li ha posto uno sanzacho, che n’à chura. Elfiuol veramente de Trebisonda, costui atrovandossi unasorella a presso del padre, et desiderando aparentarsicon el signor Ardevelli, o ver Sophì al modo nostro, perusar le suo force et sufragio a’ sui bisogni, destramentegli fece intender di questa sua sorella, persuadendolo amandar uno ambassator a suo padre a dimandargela permoier; la qual persuasion operò in modo, che ’l prefactosignor Ardeveli mandò per un suo ambassator a diman-dar la prefacta dona al signor turcho. Et sentendossi aConstantinopoli la venuta del dicto ambassator, si existi-mava comunamente da ognuno, che ’l non dovesse darliaudientia alchuna; et tandem, zonto che lui fo de lì, foaceptato et immediatamente expedito, tutavia con gran-dissimo romor de popullo. La qual expeditione fu inquesta forma, che sentendo el signor turcho esserli di-mandata la fiuola per moier del suo signor, rispose rin-gratiandolo assai, che ’l si dignasse dimandarli de le suecosse, ma che a presso di loro non si costumava maridarle sue done in signori alieni; maridavano agli loro suditiet suoi schiavi; et che, non perchè dicto signor per le suodegne conditione non la meritasse, ma per non contrafara quello era sempre stato il costume loro, pertanto non ilà voluta dar. Et con queste et altre simeli parole il licen-tiò. Et mentre che ’l dicto ambassator stete in Constanti-

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    dre molestissimamente, soto fiction di apresentarlo, limandò alchune veste a donar, tosichate, per le qualletramutò questa vita in l’altra; nè più el prefacto signorha dato da poi quella provintia a governo de figliuol nis-suno, ma li ha posto uno sanzacho, che n’à chura. Elfiuol veramente de Trebisonda, costui atrovandossi unasorella a presso del padre, et desiderando aparentarsicon el signor Ardevelli, o ver Sophì al modo nostro, perusar le suo force et sufragio a’ sui bisogni, destramentegli fece intender di questa sua sorella, persuadendolo amandar uno ambassator a suo padre a dimandargela permoier; la qual persuasion operò in modo, che ’l prefactosignor Ardeveli mandò per un suo ambassator a diman-dar la prefacta dona al signor turcho. Et sentendossi aConstantinopoli la venuta del dicto ambassator, si existi-mava comunamente da ognuno, che ’l non dovesse darliaudientia alchuna; et tandem, zonto che lui fo de lì, foaceptato et immediatamente expedito, tutavia con gran-dissimo romor de popullo. La qual expeditione fu inquesta forma, che sentendo el signor turcho esserli di-mandata la fiuola per moier del suo signor, rispose rin-gratiandolo assai, che ’l si dignasse dimandarli de le suecosse, ma che a presso di loro non si costumava maridarle sue done in signori alieni; maridavano agli loro suditiet suoi schiavi; et che, non perchè dicto signor per le suodegne conditione non la meritasse, ma per non contrafara quello era sempre stato il costume loro, pertanto non ilà voluta dar. Et con queste et altre simeli parole il licen-tiò. Et mentre che ’l dicto ambassator stete in Constanti-

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  • nopoli, el tene in continua vardia, che alchuno non liparlasse. Ma advene che, expedito quello de la sua am-bassata, si messe subito a comprar pani scarlati et altridi color rosso, con altre robe, tutavia spendando de lamoneta del suo signor. Et ochorse, che per sier NicolòZustignan li fo venduto certe robe; el qual, sì chomo luimi ha comesso che io habia a refferir a la serenità vo-stra, dice che atrovandossi in chamera con el dicto am-bassator, quello i dimandò di qual nation lui fosse. Et ri-spondendoli esser venitian, mostrò haverne apiacergrandissimo, et disseli: La rason, perchè la tua Signoriafece pace con questo signor? Et lui li respose: Per haversentito quella, cussì etiamdio [15] haver facto el tuo si-gnor. Et da poi li dimandò per qual via si potesse man-dar un homo da lì a qui; et lui gli disse, ch’è per molte alpresente, che passi tuti erano aperti. Et anchora gli di-mandò, se de qui si potesse haver artellarie: ma non lipotè esser più risposto cossa alchuna per dicto sier Ni-colò, rispeto a persone turchesche che sopragionseno inchamera, chustodi del prefacto ambassator, i qualli furo-no causa de risechar ogni processo di parlar fra loro. Etda poi, partito quello da Constantinopoli, inmediatamen-te el signor turcho fece far proclame, con stricture etpene grandissime, che tuti che se atrovasseno de le mo-nete de l’Ardevelli, andasseno fra breve tempo ad apre-sentarle in cecha; le qualle gli erano pagate un certo pre-tio l’onza; et tute quelle faceva disfar et bater suo mone-te di lui. Per la qual cossa non è niuno che si atrovi di talmoneta, che ardisse mostrarla a persona alchuna, per le

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    nopoli, el tene in continua vardia, che alchuno non liparlasse. Ma advene che, expedito quello de la sua am-bassata, si messe subito a comprar pani scarlati et altridi color rosso, con altre robe, tutavia spendando de lamoneta del suo signor. Et ochorse, che per sier NicolòZustignan li fo venduto certe robe; el qual, sì chomo luimi ha comesso che io habia a refferir a la serenità vo-stra, dice che atrovandossi in chamera con el dicto am-bassator, quello i dimandò di qual nation lui fosse. Et ri-spondendoli esser venitian, mostrò haverne apiacergrandissimo, et disseli: La rason, perchè la tua Signoriafece pace con questo signor? Et lui li respose: Per haversentito quella, cussì etiamdio [15] haver facto el tuo si-gnor. Et da poi li dimandò per qual via si potesse man-dar un homo da lì a qui; et lui gli disse, ch’è per molte alpresente, che passi tuti erano aperti. Et anchora gli di-mandò, se de qui si potesse haver artellarie: ma non lipotè esser più risposto cossa alchuna per dicto sier Ni-colò, rispeto a persone turchesche che sopragionseno inchamera, chustodi del prefacto ambassator, i qualli furo-no causa de risechar ogni processo di parlar fra loro. Etda poi, partito quello da Constantinopoli, inmediatamen-te el signor turcho fece far proclame, con stricture etpene grandissime, che tuti che se atrovasseno de le mo-nete de l’Ardevelli, andasseno fra breve tempo ad apre-sentarle in cecha; le qualle gli erano pagate un certo pre-tio l’onza; et tute quelle faceva disfar et bater suo mone-te di lui. Per la qual cossa non è niuno che si atrovi di talmoneta, che ardisse mostrarla a persona alchuna, per le

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  • grandissime pene et strecture imposte, chomo è dicto.

    De uno ambassator che ’l turcho mandò a l’Ardevelli.

    Fra questo tempo medemo che ’l signor Ardevelimandò suo ambassator al turcho, et quello gli ne mandòuno a lui; i qualli tuti dui ambassatori si doveteno scon-trar per camino, se per una medesima via si abateronoandar. El qual ambassator del turcho fo ricevuto dal si-gnor Ardevelli con circha cavalli X milia armati. Et zon-to, gli fece uno sumptuosissimo pasto, al qualle fece be-ver vino a tuti et manzar charne di porcho, vietata per laleze di Machometo. Et in quel convito gli fu apresentatoalchuni presoni sui ribelli; el qual signor prese quelli, nedete uno per uno a tuti circunstanti a lui, et praecipue aldicto ambassator. Et salvatone uno per lui, disse: Chuimi vorà bene farà sì chomo io. Et caciatoli uno pugnalnel peto, lo amazò. Per la qual cossa tuti feceno il mede-mo, et maxime lo ambassator. Al qual, poi ch’è disnato,gli donò una coppa d’oro, ne la qual gli havea dato a beril vino; et con altri assai presenti et charece fu expeditoda lui, et mandato via.

    Del signor Abdula, subdito del turcho.

    Atrovassi tra gli confini del turcho et quello del’Ardevelli, o ver Sophì, uno signor che si dimanda loAbdula, il qual rende obedientia grandissima al signorturcho, et havea sua figliuola da maridar. La qualle, a

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    grandissime pene et strecture imposte, chomo è dicto.

    De uno ambassator che ’l turcho mandò a l’Ardevelli.

    Fra questo tempo medemo che ’l signor Ardevelimandò suo ambassator al turcho, et quello gli ne mandòuno a lui; i qualli tuti dui ambassatori si doveteno scon-trar per camino, se per una medesima via si abateronoandar. El qual ambassator del turcho fo ricevuto dal si-gnor Ardevelli con circha cavalli X milia armati. Et zon-to, gli fece uno sumptuosissimo pasto, al qualle fece be-ver vino a tuti et manzar charne di porcho, vietata per laleze di Machometo. Et in quel convito gli fu apresentatoalchuni presoni sui ribelli; el qual signor prese quelli, nedete uno per uno a tuti circunstanti a lui, et praecipue aldicto ambassator. Et salvatone uno per lui, disse: Chuimi vorà bene farà sì chomo io. Et caciatoli uno pugnalnel peto, lo amazò. Per la qual cossa tuti feceno il mede-mo, et maxime lo ambassator. Al qual, poi ch’è disnato,gli donò una coppa d’oro, ne la qual gli havea dato a beril vino; et con altri assai presenti et charece fu expeditoda lui, et mandato via.

    Del signor Abdula, subdito del turcho.

    Atrovassi tra gli confini del turcho et quello del’Ardevelli, o ver Sophì, uno signor che si dimanda loAbdula, il qual rende obedientia grandissima al signorturcho, et havea sua figliuola da maridar. La qualle, a

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  • persuasion del suo signor, andete lui [16] medemo adofferir per moglie al signor Ardevelli, et inchinandossi alui, pregò che ’l si degnasse tuorla, et volesse andar aveder il suo paese, il qualle poteva reputar suo propio,con proposito, si egli ne andava, de farli tagliar la testa.Il qual tradimento essendo nascosto al signor Ardevelli,promesse tuor dicta sua figliuola per moier. Et quellopartito, et expetandolo al tempo, essendo posto im pontodicto Ardevelli per andar a tuor la dita dona, et preparatipresenti di grandissimo precio per donarli, fu uno deglisuoi consiglieri, che gli disse: Signor, advertissi a questatua andata, perchè io tegno certo che più non habi a ri-tornar in queste bande. Le qual parole, consonando alprefacto signor, mutò proposito, et mandoli uno suo am-bassator, con tuti gli presenti et altre sue preparation,facte honoratissimamente, con cavalli da 500 in circha.Il qual, gionto de lì, et facta debita excusatione per partedel suo signor, se ’l non era andato lui personalmente,cussì chomo era stata la promessa, che altre urgentissi-me occupationi lo haveva impedito. Et quello, visto che’l suo diabolicho intento non poteva sortir ad effecto,finse haver avuto letere dal gran signor turcho, per lequalle gli dimandava la prefacta dona per uno de’ suoifigliuoli; cossa che lui non potea negargli per esser suosubdito. Et con tute quelle più fincte excusatione gli fupossibelle licentiandolo, et restituitogli suoi presenti,mandò nascostamente ad uno certo passo a tenerlo imposta; al qual gionto, dicto ambassator fu tagliato a pecicon tuti soi, et toltogli li presenti tuti.

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    persuasion del suo signor, andete lui [16] medemo adofferir per moglie al signor Ardevelli, et inchinandossi alui, pregò che ’l si degnasse tuorla, et volesse andar aveder il suo paese, il qualle poteva reputar suo propio,con proposito, si egli ne andava, de farli tagliar la testa.Il qual tradimento essendo nascosto al signor Ardevelli,promesse tuor dicta sua figliuola per moier. Et quellopartito, et expetandolo al tempo, essendo posto im pontodicto Ardevelli per andar a tuor la dita dona, et preparatipresenti di grandissimo precio per donarli, fu uno deglisuoi consiglieri, che gli disse: Signor, advertissi a questatua andata, perchè io tegno certo che più non habi a ri-tornar in queste bande. Le qual parole, consonando alprefacto signor, mutò proposito, et mandoli uno suo am-bassator, con tuti gli presenti et altre sue preparation,facte honoratissimamente, con cavalli da 500 in circha.Il qual, gionto de lì, et facta debita excusatione per partedel suo signor, se ’l non era andato lui personalmente,cussì chomo era stata la promessa, che altre urgentissi-me occupationi lo haveva impedito. Et quello, visto che’l suo diabolicho intento non poteva sortir ad effecto,finse haver avuto letere dal gran signor turcho, per lequalle gli dimandava la prefacta dona per uno de’ suoifigliuoli; cossa che lui non potea negargli per esser suosubdito. Et con tute quelle più fincte excusatione gli fupossibelle licentiandolo, et restituitogli suoi presenti,mandò nascostamente ad uno certo passo a tenerlo imposta; al qual gionto, dicto ambassator fu tagliato a pecicon tuti soi, et toltogli li presenti tuti.

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  • De la navalle armada del turcho.

    La armada da mar, che questo signor si atrova al pre-sente haver, tra in Constantinopoli et Gallipoli, si è dagallie fusti cento e vinti in circha; de le qualle ne sonoalchune mazor che gallie bastarde, con un castello etprova coperta, et chiamasse topgemi, cioè gallie dabombarde, però che sotto quel coperto da prova sta unabombarda grossa assai; fuste si atrova haver in quantità,et la galia grossa che fu del Mosto. Le qual tute gallie etfuste, el dicto signor le ha fate trar in terra, et stano aldiscoperto, piogia, vento et nieve; et sono computateetiam quelle venute da la Vagiussa. A guardia de la qualarmata haveva grando numero di gente; et sì presto chel’ebe facta trar in terra, licentiò tuti loro. Li qualli aduna voce tuti incominciorono a murmurar, dolendossi etquerimoniandossi contra el signor, dicendo haverlo ser-vito dagli teneri anni in suso, et che ora gli [17] licen-tiasse, daria causa agli figliuoli loro de non gli esser diquella servitù et fede che gli erano stati loro, in modoche tuti fece ritornar al suo soldo, ma con conditione,che ciaschaduno havesse a tuor il suo cozeto et farsiscriver, che li costa aspri 30 per uno; et a questo modo liha ritornati, con questa gravecia de aspri trenta per uno.De huomini, che da conto siano, maritimi et di qualchefama, non ce n’è nissuno al presente; ma quando gliachade a far armata, cristiani instessi sono quelli che glila conduce, i qualli, poi ch’è fatta la guerra, vano ognu-no per il facto suo, et tali diventano bastaxi in comer-

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    De la navalle armada del turcho.

    La armada da mar, che questo signor si atrova al pre-sente haver, tra in Constantinopoli et Gallipoli, si è dagallie fusti cento e vinti in circha; de le qualle ne sonoalchune mazor che gallie bastarde, con un castello etprova coperta, et chiamasse topgemi, cioè gallie dabombarde, però che sotto quel coperto da prova sta unabombarda grossa assai; fuste si atrova haver in quantità,et la galia grossa che fu del Mosto. Le qual tute gallie etfuste, el dicto signor le ha fate trar in terra, et stano aldiscoperto, piogia, vento et nieve; et sono computateetiam quelle venute da la Vagiussa. A guardia de la qualarmata haveva grando numero di gente; et sì presto chel’ebe facta trar in terra, licentiò tuti loro. Li qualli aduna voce tuti incominciorono a murmurar, dolendossi etquerimoniandossi contra el signor, dicendo haverlo ser-vito dagli teneri anni in suso, et che ora gli [17] licen-tiasse, daria causa agli figliuoli loro de non gli esser diquella servitù et fede che gli erano stati loro, in modoche tuti fece ritornar al suo soldo, ma con conditione,che ciaschaduno havesse a tuor il suo cozeto et farsiscriver, che li costa aspri 30 per uno; et a questo modo liha ritornati, con questa gravecia de aspri trenta per uno.De huomini, che da conto siano, maritimi et di qualchefama, non ce n’è nissuno al presente; ma quando gliachade a far armata, cristiani instessi sono quelli che glila conduce, i qualli, poi ch’è fatta la guerra, vano ognu-no per il facto suo, et tali diventano bastaxi in comer-

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  • chio, et tali vuogano le perme.

    De Camalì, corsaro turchescho.

    Chamallì hè huomo di pocha riputatione in Constanti-nopoli et a presso a’ turchi, ma pur, per gli favori che luiha, mediante la sua astutia et ingiegno, hè ussito fuoricon quatuordici velle de licentia del signor; nè di lui perora dirò altro.

    De Aly bassà.

    Aly bassà si atrova haver un galion, de circha bote400, in Constantinopoli, el qualle al partir mio haveatolto partito per Barbaria; et oltra di quello ha degli altrinavilij assai, che ’l manda dove gli piace.

    Del figliuolo de Fayt bassà.

    El figliuolo de Fayt bassà si atrova un gallion de cir-cha bote 300, el qual lui manda anchora a quelle marinedi Barbaria, et era non di mancho al partir mio a Con-stantinopoli, et atrovassi altri navilli a presso.

    Del fiuol del signor, che si atrova a’ confini de Sio.

    Un fiuol del signor, che si atrova a’ confini de le ma-rine de Sio, ha trovato un churfuoto, che gli ha facta unagallia sutil, et due fuste de XXII banchi, et altri navillianchora, fin a la suma de nuove fusti; i qualli tuti vano

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    chio, et tali vuogano le perme.

    De Camalì, corsaro turchescho.

    Chamallì hè huomo di pocha riputatione in Constanti-nopoli et a presso a’ turchi, ma pur, per gli favori che luiha, mediante la sua astutia et ingiegno, hè ussito fuoricon quatuordici velle de licentia del signor; nè di lui perora dirò altro.

    De Aly bassà.

    Aly bassà si atrova haver un galion, de circha bote400, in Constantinopoli, el qualle al partir mio haveatolto partito per Barbaria; et oltra di quello ha degli altrinavilij assai, che ’l manda dove gli piace.

    Del figliuolo de Fayt bassà.

    El figliuolo de Fayt bassà si atrova un gallion de cir-cha bote 300, el qual lui manda anchora a quelle marinedi Barbaria, et era non di mancho al partir mio a Con-stantinopoli, et atrovassi altri navilli a presso.

    Del fiuol del signor, che si atrova a’ confini de Sio.

    Un fiuol del signor, che si atrova a’ confini de le ma-rine de Sio, ha trovato un churfuoto, che gli ha facta unagallia sutil, et due fuste de XXII banchi, et altri navillianchora, fin a la suma de nuove fusti; i qualli tuti vano

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  • in corso a’ dani di chui mancho possono.

    Del sanzacho da Negroponte.

    El sanzacho da Negroponte ha cinque fuste, le [18]qualle tute manda anchora lui a’ dani di chui a loro sitrovano inferiori di force.

    De molte fuste si atrovano in Arcipellago.

    In Arcipelago si atrovano molte fuste, le qualle nonad altro fine che solo a prede, et fano dani grandissimi;et tute sono turchesche, per quanto si dice.

    Del prender de una naveta et un maran.

    Fu presa una naveta et un maran da le fuste del fi-gliuolo del signor: la qual naveta et maran andava a cha-richar vallanie.

    De uno capitanio da mar facto per el signor.

    Intendando el signor turcho esser molti corsari in Ar-cipellago, fecce subito armar quatuordici velle, sopra lequalle fece uno capitanio, et mandolo a quella volta, perveder de prender tal corsari. Il qual capitanio, trovatiquelli, si adaptò con loro, et tuti insieme andavano aprede, tale che dani erano duplichati; in modo che, per-venuto a le orechie del signor, el mandò a tuor adrieto,

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    in corso a’ dani di chui mancho possono.

    Del sanzacho da Negroponte.

    El sanzacho da Negroponte ha cinque fuste, le [18]qualle tute manda anchora lui a’ dani di chui a loro sitrovano inferiori di force.

    De molte fuste si atrovano in Arcipellago.

    In Arcipelago si atrovano molte fuste, le qualle nonad altro fine che solo a prede, et fano dani grandissimi;et tute sono turchesche, per quanto si dice.

    Del prender de una naveta et un maran.

    Fu presa una naveta et un maran da le fuste del fi-gliuolo del signor: la qual naveta et maran andava a cha-richar vallanie.

    De uno capitanio da mar facto per el signor.

    Intendando el signor turcho esser molti corsari in Ar-cipellago, fecce subito armar quatuordici velle, sopra lequalle fece uno capitanio, et mandolo a quella volta, perveder de prender tal corsari. Il qual capitanio, trovatiquelli, si adaptò con loro, et tuti insieme andavano aprede, tale che dani erano duplichati; in modo che, per-venuto a le orechie del signor, el mandò a tuor adrieto,

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  • nè quello che di lui sia poi seguito non intendo.

    De li richiami da Schiro et Schiati.

    Quanti siano li rechiami da Schiro et Schiati, che pertute quelle bande sonano, non mi extenderò con vostracelsitudine, reputandomi certo quelli esserli notissimi,perchè sono in tanto culmine, che di altro cha de Schiroet Schiati si sentono parlar.

    De l’artellaria facta far per el signor.

    Artellarie infinitissime ha fato far quel signor, sì diferro, che si chargano sencia chugno, chomo di bronzo,et passavollante, et altre sorte artellarie assai, perché hauna infinità de maestri, che lavorano al continuo, venutiper insino de la Spagna, et zudei. Fa far ballote et piereda bombarda: et questo anno passato fece vegnir muni-tion infinitissime, erano in Drinopolli; fece tagliar zochida bombarda, gitar rami e tute altro provision, che alorasi ricerchava, per una maxima preparation di guerra; etnon di mancho resta tutavia mai di far lavorar et bom-barde et altre sorte di tuto artellarie.

    [19]De la grandissima quantità de pani,

    si lavorano in Salonichi.

    In Salonichi si atrovano da case X milia de zudei, per

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    nè quello che di lui sia poi seguito non intendo.

    De li richiami da Schiro et Schiati.

    Quanti siano li rechiami da Schiro et Schiati, che pertute quelle bande sonano, non mi extenderò con vostracelsitudine, reputandomi certo quelli esserli notissimi,perchè sono in tanto culmine, che di altro cha de Schiroet Schiati si sentono parlar.

    De l’artellaria facta far per el signor.

    Artellarie infinitissime ha fato far quel signor, sì diferro, che si chargano sencia chugno, chomo di bronzo,et passavollante, et altre sorte artellarie assai, perché hauna infinità de maestri, che lavorano al continuo, venutiper insino de la Spagna, et zudei. Fa far ballote et piereda bombarda: et questo anno passato fece vegnir muni-tion infinitissime, erano in Drinopolli; fece tagliar zochida bombarda, gitar rami e tute altro provision, che alorasi ricerchava, per una maxima preparation di guerra; etnon di mancho resta tutavia mai di far lavorar et bom-barde et altre sorte di tuto artellarie.

    [19]De la grandissima quantità de pani,

    si lavorano in Salonichi.

    In Salonichi si atrovano da case X milia de zudei, per

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  • quanto mi fu referito al mio passar de lì, i qualli lavora-no de l’arte de la lana, et fano uno exterminio de panine.Fano anchora artellarie, et tute altre cosse che far si pos-sa per ingegnij humani; nè credo che più si possi sperar,da quella banda poter far più bene alchuno di marcha-dantia, perchè tuta quella Morea se la mangiano.

    De il lemin de’ fiorentini o ver consule.

    El lemin di fiorentini si atrova al presente in grandis-sima exaltatione in Constantinopoli, et molto vien re-guardado; et questo, per le gran facende che fano suoimarchatanti al presente, i qual sono da 60 in 70 in Con-stantinopoli, senza gli altri luogi, et fano per ducati cin-quecento in secento millia de facende a l’anno, che sivede e tochano con mano. Per le qualle, chomo io hodicto, et sì per il valentissimo dragoman loro, che sichiama Baptista Salvaressa, il qual fu altra fiata drago-man salariato de vostra celsitudine, hano favori et poteriextremi, et conseguono tuto quello che loro vogliono, nèmai manchano meter tuti quei malli, che di nui meterpossono, adeo che sono chomo superiori nostri. Et tutoquesto, perchè hano il modo, per le facende loro grande,di spender largamente, chomo fano in tuti suoi bisogni,et voriano vedere ogni ruina nostra.

    De Andrea de R., calafado.

    Andrea de R. mi fu a trovar nel partir mio, et dissemi

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    quanto mi fu referito al mio passar de lì, i qualli lavora-no de l’arte de la lana, et fano uno exterminio de panine.Fano anchora artellarie, et tute altre cosse che far si pos-sa per ingegnij humani; nè credo che più si possi sperar,da quella banda poter far più bene alchuno di marcha-dantia, perchè tuta quella Morea se la mangiano.

    De il lemin de’ fiorentini o ver consule.

    El lemin di fiorentini si atrova al presente in grandis-sima exaltatione in Constantinopoli, et molto vien re-guardado; et questo, per le gran facende che fano suoimarchatanti al presente, i qual sono da 60 in 70 in Con-stantinopoli, senza gli altri luogi, et fano per ducati cin-quecento in secento millia de facende a l’anno, che sivede e tochano con mano. Per le qualle, chomo io hodicto, et sì per il valentissimo dragoman loro, che sichiama Baptista Salvaressa, il qual fu altra fiata drago-man salariato de vostra celsitudine, hano favori et poteriextremi, et conseguono tuto quello che loro vogliono, nèmai manchano meter tuti quei malli, che di nui meterpossono, adeo che sono chomo superiori nostri. Et tutoquesto, perchè hano il modo, per le facende loro grande,di spender largamente, chomo fano in tuti suoi bisogni,et voriano vedere ogni ruina nostra.

    De Andrea de R., calafado.

    Andrea de R. mi fu a trovar nel partir mio, et dissemi

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  • esser stato sempre et atrovarsi servitor di questo illu-strissimo stato; et che molto si reputava obligato a quel-lo, per i singular beneffici ricevuti, pregandomi che iohavesse a suplichar a vostra celsitudine, che si degnassedi provederlo di danari, sì che ’l potesse trarsi di quellaservitù, la qualle non potea si non redondar a dano gran-dissimo di questo excellentissimo stato, però che, sel’achadesse, lui non potria rechusar de far nave et gallie,et tuto quello gli fosse imposto; et che al presente, che ’lsi atrovava sencia capo alchuno, per esser morto Dautbassà, che era superior suo, haveria buon muodo di le-varsi, quando el si atrovasse danari da spender. Et disse-mi, che ’l prefacto Daut bassà, vivendo, spesse volte so-leva mandar per lui, et a solo con [20] esso in una came-ra, faceva portar una carta da navichare, et li dimandavade tute starie et porti del nostro colfo, sì per la volta dela Puglia, chomo di tuti altri luogi; et che precipuamentesi fermava sopra Zara, fazendo ogni diligentissima in-quisition di quella, sì del porto chomo del circhuito de lemure, et munition, et de ogni altra cossa si ricerchava,per intender a compimento l’esser de la ditta terra. Pertanto, serenissimo principe, seria cossa optima provederal dicto Andrea, sì che lui si potesse levar de lì.

    Del grado in che s’atrova el nostro baylo.

    El magnifico bailo nostro mi comesse, che io havessea referir a vostra celsitudine, chomo in queli zorni, cir-cha al partir mio, havendo avuto letere del consignar de

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    esser stato sempre et atrovarsi servitor di questo illu-strissimo stato; et che molto si reputava obligato a quel-lo, per i singular beneffici ricevuti, pregandomi che iohavesse a suplichar a vostra celsitudine, che si degnassedi provederlo di danari, sì che ’l potesse trarsi di quellaservitù, la qualle non potea si non redondar a dano gran-dissimo di questo excellentissimo stato, però che, sel’achadesse, lui non potria rechusar de far nave et gallie,et tuto quello gli fosse imposto; et che al presente, che ’lsi atrovava sencia capo alchuno, per esser morto Dautbassà, che era superior suo, haveria buon muodo di le-varsi, quando el si atrovasse danari da spender. Et disse-mi, che ’l prefacto Daut bassà, vivendo, spesse volte so-leva mandar per lui, et a solo con [20] esso in una came-ra, faceva portar una carta da navichare, et li dimandavade tute starie et porti del nostro colfo, sì per la volta dela Puglia, chomo di tuti altri luogi; et che precipuamentesi fermava sopra Zara, fazendo ogni diligentissima in-quisition di quella, sì del porto chomo del circhuito de lemure, et munition, et de ogni altra cossa si ricerchava,per intender a compimento l’esser de la ditta terra. Pertanto, serenissimo principe, seria cossa optima provederal dicto Andrea, sì che lui si potesse levar de lì.

    Del grado in che s’atrova el nostro baylo.

    El magnifico bailo nostro mi comesse, che io havessea referir a vostra celsitudine, chomo in queli zorni, cir-cha al partir mio, havendo avuto letere del consignar de

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  • Alessio a’ turchi, andò a chasa de li bassà per fargelloasaper; et trovò che quelli per il medemo vlaco haveaavuta la nova, et tuti turbati, intosichati et indiavolati,gli disseno che i non si poteano pensar altro, che tal con-signation fosse stata facta in vituperio et dispretio delsuo signor, perché una cossa tanto desiderata da lui, et inbona pace, gli fosse stà data tanto exausta et consumata,che niuna cossa di quella era rimasta, cha la sola chiesiade’ christiani; la qualle non ad altro fine potevano pen-sar esser stà lassata, cha per dispretio et ignominia diesso signor, perchè quando pur havesseno vogliuto darlila terra tuta brusata, haveriano etiam combusta la dittachiesia. A le qual parole el dicto magnifico baylo gli ri-spose, questo non esser stato di mente di vostra celsitu-dine, ma sì ben opera di quei villani, che haveano le lorocase di paglia, et haveanole volute brusar; et che quellasi reputava haver bona pace con el suo signor, nè have-ria consentito a questa cossa per nissun modo. Et quellirisposeno, non saper in che modo trovar mezo alchunodi poter refferir questa cossa al signor, che la non glifusse molestissima. Et dopoi, alquanto abassate le lorcolore, disseno che vederiano dar ad intender questacossa al signor per qualche buon muodo et forma. Etmolti comandamenti, che ’l dicto baylo havea obtenuti,gli erano stati tuti per tal causa ribatuti; nè sapeva quellohavesse a sequir, fin a tanto che ’l non intendeva la ri-sposta per el signor agli bassà prediti. Et imposemi an-chora dicto baylo, che io havesse a suplichar a vostracelsitudine, che essendo fornito el suo tempo del servir,

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    Alessio a’ turchi, andò a chasa de li bassà per fargelloasaper; et trovò che quelli per il medemo vlaco haveaavuta la nova, et tuti turbati, intosichati et indiavolati,gli disseno che i non si poteano pensar altro, che tal con-signation fosse stata facta in vituperio et dispretio delsuo signor, perché una cossa tanto desiderata da lui, et inbona pace, gli fosse stà data tanto exausta et consumata,che niuna cossa di quella era rimasta, cha la sola chiesiade’ christiani; la qualle non ad altro fine potevano pen-sar esser stà lassata, cha per dispretio et ignominia diesso signor, perchè quando pur havesseno vogliuto darlila terra tuta brusata, haveriano etiam combusta la dittachiesia. A le qual parole el dicto magnifico baylo gli ri-spose, questo non esser stato di mente di vostra celsitu-dine, ma sì ben opera di quei villani, che haveano le lorocase di paglia, et haveanole volute brusar; et che quellasi reputava haver bona pace con el suo signor, nè have-ria consentito a questa cossa per nissun modo. Et quellirisposeno, non saper in che modo trovar mezo alchunodi poter refferir questa cossa al signor, che la non glifusse molestissima. Et dopoi, alquanto abassate le lorcolore, disseno che vederiano dar ad intender questacossa al signor per qualche buon muodo et forma. Etmolti comandamenti, che ’l dicto baylo havea obtenuti,gli erano stati tuti per tal causa ribatuti; nè sapeva quellohavesse a sequir, fin a tanto che ’l non intendeva la ri-sposta per el signor agli bassà prediti. Et imposemi an-chora dicto baylo, che io havesse a suplichar a vostracelsitudine, che essendo fornito el suo tempo del servir,

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  • a li sei del mese di octubrio proximo futuro, la si volessedegnar di far el suo schambio, et quanto più presto, et[21] mandarlo, perchè certo el si dubitava, che cussìpresto che ’l suo tempo fosse fornito, el seria mandatovia. Pertanto, serenissimo principe, supplico a vostracelsitudine, che per il bene de la nation nostra, la si de-gni di proveder de uno baylo nuovo et mandarlo, peròche da tuti maxime è desideratissimo, si da’ bassà cho-mo da ogni altro grado di persone, imo hano a dir tuto ilgiorno, che havendo quella desiderato tal cossa negli ca-pitoli de la pace, et havendo vogliuto in tal conclusionesser uno degli primi, si maravegliano che ora la ne facicussì pocho conto, et non mancho de la marcadantia delì, perchè non apar marchadanti da alchuna banda. Soncerto veramente, che quando vostra sublimità mandasseuno baylo da qui con un valente dragomano, et havesseil modo di poter tegnir achareciati gli bassà, chomo aqualche altro tempo è stato facto, sesamo altrotanto benvisti, nè si trovessamo inferiori a’ firentini, chomo quo-dammodo nui semo, per gli modi usano, et che possonousar, chomo più avanti gli ho dicto. Et metando a pressole suo galie a quel viazo, tegno che si haveriano capitoliclementi (?), et tuto quello si volesse, perchè se gli potre-be dir alora, che marchadanti nè altri homeni volessenoandar, per non esser conzi nè assetati gli contrarij; et se-condo poi che la vedesse gli portamenti loro, potria man-darle al dito viazo, o ver tegnir le non andassino, quan-tumque quella le havesse messe; perchè fama universal èfra tuti, che questo signor non vogli più far armata alchu-

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    a li sei del mese di octubrio proximo futuro, la si volessedegnar di far el suo schambio, et quanto più presto, et[21] mandarlo, perchè certo el si dubitava, che cussìpresto che ’l suo tempo fosse fornito, el seria mandatovia. Pertanto, serenissimo principe, supplico a vostracelsitudine, che per il bene de la nation nostra, la si de-gni di proveder de uno baylo nuovo et mandarlo, peròche da tuti maxime è desideratissimo, si da’ bassà cho-mo da ogni altro grado di persone, imo hano a dir tuto ilgiorno, che havendo quella desiderato tal cossa negli ca-pitoli de la pace, et havendo vogliuto in tal conclusionesser uno degli primi, si maravegliano che ora la ne facicussì pocho conto, et non mancho de la marcadantia delì, perchè non apar marchadanti da alchuna banda. Soncerto veramente, che quando vostra sublimità mandasseuno baylo da qui con un valente dragomano, et havesseil modo di poter tegnir achareciati gli bassà, chomo aqualche altro tempo è stato facto, sesamo altrotanto benvisti, nè si trovessamo inferiori a’ firentini, chomo quo-dammodo nui semo, per gli modi usano, et che possonousar, chomo più avanti gli ho dicto. Et metando a pressole suo galie a quel viazo, tegno che si haveriano capitoliclementi (?), et tuto quello si volesse, perchè se gli potre-be dir alora, che marchadanti nè altri homeni volessenoandar, per non esser conzi nè assetati gli contrarij; et se-condo poi che la vedesse gli portamenti loro, potria man-darle al dito viazo, o ver tegnir le non andassino, quan-tumque quella le havesse messe; perchè fama universal èfra tuti, che questo signor non vogli più far armata alchu-

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  • na da mar, havendola zà trata in terra tuta, chomo lui hafacto, et vogli tender a viver paciffichamente et a’ piaceri,et chumular danari. Et andando el baylo, chomo è ditoanchora, con buon ordine si taglieria la strata agli mali-voli sussitatori di zanze et di garbugli, che voriano vederquesto illustrissimo stato somerso e profondato. El qualnostro baylo anchora mi disse, che io havesse a richordara vostra celsitudine de uno orologio et de certi cani dacaza, chomo per lui per avanti era stà avisata.

    De l’Ardevelli o vero Sophì.

    Al partir mio si diceva im Pera, per navilli venuti daTribisunda, chomo l’Ardeveli si atrovava circha unazornata e meza lontan da quei confini, con el suo exerci-to, ad uno passo fortissimo, nel qual locho si diceva es-ser afermato. Et da poi partito, trovandomi circha duegiornate lontano da Constantinopoli con la mia compa-gnia, si abatete uno gianizaro con nui, schiavo del fi-gliuol del signor, che si [22] atrova in Tribisonda, il qualsopragiongendone, ne dimandò dove che noi andassimo.Al qual fo risposto, vistolo persona zentilissima in ciera,che noi andavimo a Churfù. Et quello ne disse: Io sonanchor io di Castoria, lontano giornade quatro da Chur-fù; verò con vui se ’l vi agrada. Et aceptato in nostracompagnia, fu dimandato da uno de’ nostri donde egli sivegnisse; et lui rispose vegnir de Trebisonda, et che ’lpartir suo de lì era stato circha le fin di giugno passato.Et da novo fu dimandato anchora, se cossa alchuna c’era

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    na da mar, havendola zà trata in terra tuta, chomo lui hafacto, et vogli tender a viver paciffichamente et a’ piaceri,et chumular danari. Et andando el baylo, chomo è ditoanchora, con buon ordine si taglieria la strata agli mali-voli sussitatori di zanze et di garbugli, che voriano vederquesto illustrissimo stato somerso e profondato. El qualnostro baylo anchora mi disse, che io havesse a richordara vostra celsitudine de uno orologio et de certi cani dacaza, chomo per lui per avanti era stà avisata.

    De l’Ardevelli o vero Sophì.

    Al partir mio si diceva im Pera, per navilli venuti daTribisunda, chomo l’Ardeveli si atrovava circha unazornata e meza lontan da quei confini, con el suo exerci-to, ad uno passo fortissimo, nel qual locho si diceva es-ser afermato. Et da poi partito, trovandomi circha duegiornate lontano da Constantinopoli con la mia compa-gnia, si abatete uno gianizaro con nui, schiavo del fi-gliuol del signor, che si [22] atrova in Tribisonda, il qualsopragiongendone, ne dimandò dove che noi andassimo.Al qual fo risposto, vistolo persona zentilissima in ciera,che noi andavimo a Churfù. Et quello ne disse: Io sonanchor io di Castoria, lontano giornade quatro da Chur-fù; verò con vui se ’l vi agrada. Et aceptato in nostracompagnia, fu dimandato da uno de’ nostri donde egli sivegnisse; et lui rispose vegnir de Trebisonda, et che ’lpartir suo de lì era stato circha le fin di giugno passato.Et da novo fu dimandato anchora, se cossa alchuna c’era

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  • da quella banda; el qual ne disse, chomo l’Ardeveli siatrovava circha una giornata e meza lontano di Trebi-sonda, ad uno passo fortissimo, con grando exercito; etche tandem el suo signor, figliuolo de il gran turcho, nonsi dubitava ponto di lui, per la fortecia di quel passo. Etche del campo del suo signor un giorno s’erano dipartitialchuni giovani, per andar a robar nel campo del prefac-to Ardevelli, et haveano portato da forsi sesanta teste de’suoi homeni, cossa credibille, anchora che di loro ne ri-manesseno bona parte. Et più ne disse el dicto gianizaro,che il campo de l’Ardevelli era dopoi andato, visto nonpoter intrar per la via del passo da Trebisonda, a la voltade la Azemia, per vedere se da quella banda egli potesseintrare, et era paese di angusto passo. Et che il gran si-gnor turcho havea mandato a dir al suo signor, suo fi-gliuolo, per do vlachi, el si dovesse levar da quel paesede Trebisonda ad ogni modo, che lui gli daria stato al-trove, dove egli volesse; et che quello non si havea vo-gliuto levar, ma gli havea risposo, chomo lui intendevavoler viver et morir in dicto paese. Et a presso ne disseanchora el predicto gianizaro, chomo l’Ardeveli haveapreso il paese tuto de l’Abdula, el qual si atrovava cir-cha quelli confini del turcho; et che ’l dicto Abdula erascampato in Trebisonda dal suo signor. Il qualle l’Arde-veli gli avea mandato a dimandar. Et che quello gli ha-vea risposo, Idio havergli mandato uno oxello fugito diuna cabia, et che ’l non seria honesto ni conveniente luige ’l desse, perchè quello gli fosse macellator, ma chelui ne daria noticia al suo signor padre, et che tanto poi,

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    da quella banda; el qual ne disse, chomo l’Ardeveli siatrovava circha una giornata e meza lontano di Trebi-sonda, ad uno passo fortissimo, con grando exercito; etche tandem el suo signor, figliuolo de il gran turcho, nonsi dubitava ponto di lui, per la fortecia di quel passo. Etche del campo del suo signor un giorno s’erano dipartitialchuni giovani, per andar a robar nel campo del prefac-to Ardevelli, et haveano portato da forsi sesanta teste de’suoi homeni, cossa credibille, anchora che di loro ne ri-manesseno bona parte. Et più ne disse el dicto gianizaro,che il campo de l’Ardevelli era dopoi andato, visto nonpoter intrar per la via del passo da Trebisonda, a la voltade la Azemia, per vedere se da quella banda egli potesseintrare, et era paese di angusto passo. Et che il gran si-gnor turcho havea mandato a dir al suo signor, suo fi-gliuolo, per do vlachi, el si dovesse levar da quel paesede Trebisonda ad ogni modo, che lui gli daria stato al-trove, dove egli volesse; et che quello non si havea vo-gliuto levar, ma gli havea risposo, chomo lui intendevavoler viver et morir in dicto paese. Et a presso ne disseanchora el predicto gianizaro, chomo l’Ardeveli haveapreso il paese tuto de l’Abdula, el qual si atrovava cir-cha quelli confini del turcho; et che ’l dicto Abdula erascampato in Trebisonda dal suo signor. Il qualle l’Arde-veli gli avea mandato a dimandar. Et che quello gli ha-vea risposo, Idio havergli mandato uno oxello fugito diuna cabia, et che ’l non seria honesto ni conveniente luige ’l desse, perchè quello gli fosse macellator, ma chelui ne daria noticia al suo signor padre, et che tanto poi,

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  • quanto egli ordinasse, faria. De la seta del qual Ardevel-li significo a vostra celsitudine esserne assaissimi inConstantinopolli, et tutavia oculti, però che non è alchu-no ardito parlar moto di lui, per il terror grando et spa-vento ne è. Et questo è tuto quello gli posso riferir deldito Ardevelli. Agli humillissimi piedi de la qual conti-nue mi richomando.

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    quanto egli ordinasse, faria. De la seta del qual Ardevel-li significo a vostra celsitudine esserne assaissimi inConstantinopolli, et tutavia oculti, però che non è alchu-no ardito parlar moto di lui, per il terror grando et spa-vento ne è. Et questo è tuto quello gli posso riferir deldito Ardevelli. Agli humillissimi piedi de la qual conti-nue mi richomando.

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  • Dil mexe di marzo 1507.

    [1507 03 01]A dì primo. Cai del consejo di X: sier Francesco Tiepo-

    lo, sier Polo Antonio Miani et sier Benedeto Sanudo. Etda poi disnar fo pregadi, et leto letere di Napoli, di oratorinostri, venute in zorni 4, di grandissima importantia. Qualforono secretissimo; unum est, che li oratori, andati ivi acongratulation dil re, stano ancora, et non si parla de darlilicentia di repatriar; quel seguirà scriverò poi.

    Di Faenza, di sier Marco Zorzi, proveditor, di 25.Come in quel zorno il papa partì de Ymola per Forlì, etpassò per il teritorio di Faenza, ma pocho. Et era consoa beatitudine 14 cardinali, perhò che li altri, fino alnumero 27, qualli erano a Bologna, chi andono in qua etchi in là. Et havia la soa guardia di provisionati, et ZuanPaulo Bajon con la soa conduta, di homeni d’arme ..., etaltri disarmati. Esso provedador, di hordine di la Signo-ria nostra, hessendo zonto lì sier Domenego Malipiero,provedador di Romagna, con Latantio da Bergamo conli provisionati, havendo auto hordine di la Signoria no-stra, li andò contra, et smontò da cavallo, et fece le debi-te reverentie al papa, oferendoli nomine Dominii etc. Ilpapa rispose bona verba; et cavalchono fuora di confinizercha mia 3, ben accompagnato esso provedador no-stro; e, tolto licentia, vene a Faenza. Il papa andò di lon-

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    Dil mexe di marzo 1507.

    [1507 03 01]A dì primo. Cai del consejo di X: sier Francesco Tiepo-

    lo, sier Polo Antonio Miani et sier Benedeto Sanudo. Etda poi disnar fo pregadi, et leto letere di Napoli, di oratorinostri, venute in zorni 4, di grandissima importantia. Qualforono secretissimo; unum est, che li oratori, andati ivi acongratulation dil re, stano ancora, et non si parla de darlilicentia di repatriar; quel seguirà scriverò poi.

    Di Faenza, di sier Marco Zorzi, proveditor, di 25.Come in quel zorno il papa partì de Ymola per Forlì, etpassò per il teritorio di Faenza, ma pocho. Et era consoa beatitudine 14 cardinali, perhò che li altri, fino alnumero 27, qualli erano a Bologna, chi andono in qua etchi in là. Et havia la soa guardia di provisionati, et ZuanPaulo Bajon con la soa conduta, di homeni d’arme ..., etaltri disarmati. Esso provedador, di hordine di la Signo-ria nostra, hessendo zonto lì sier Domenego Malipiero,provedador di Romagna, con Latantio da Bergamo conli provisionati, havendo auto hordine di la Signoria no-stra, li a