I DALMATI IN CAUSA CON LA CROAZIA, SI SENTONO TRADITI E ... dalmata 86 marzo 2015-correttox...

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Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale bimestrale - DL 353/2003 (conv. In L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 2 NE/TS. In caso di mancato recapito, inviare all'Ufcio Trieste-Cpo per restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere il diritto sso dovuto. N° 4 Anno II - marzo 2015 N° 86 Anno XIX delle pubblicazioni dei Dalmati di Trieste Taxe Perçue in Italy '$/0$=,$ =$5$ ',5(7725( 5(1=2 GH·9,'29,&+ &$77$52 5$*86$ 63$/$72 6(%(1,&2 LA FONDAZIONE RUSTIA TRAINE SALVA LA LIBERTÀ DEL GIORNALE Sulla proprietà de Il Dalmata scippato, qualcuno ha sentenziato: “Fate pure causa, avremo una sentenza fra un decennio, se la magistratura sarà più veloce di sorella morte”. Non è andata così. I componenti della Delegazione di Trieste (dodici eletti al Consiglio comunale, cinque cooptati in rappresentanza di città ed isole importanti ed un gran numero di giovani, di redattori e di collaboratori) hanno continuato a scrivere e a curare l’edizione e la spedizione del giornale, nella versione libera da censure e condizionamenti. Allora a Padova hanno avuto un’altra pensata: hanno sciolto la Delegazione di Trieste, senza averne i poteri e contando sempre e solo sulla lentezza di un’impugnazione davanti alla magistratura e sull’inesorabile avanzata di sorella morte. Ma, Il Dalmata libero ha continuato ad uscire, gridando con tutto il ato che aveva in corpo tutte le notizie scomode, e la Fondazione Rustia Traine si è offerta di garantire la continuità del giornal. Perché non ci fossero dubbi ha sventolato in prima pagina il nome del vecchio Direttore che ha garantito per diciott’anni la libertà e l’accesso al giornale a tutti i dalmati, mentre l’edizione padovana in quattro numeri ha già cambiato due Direttori. Continua a pag.12 LUXARDO DESTITUITO, ELEZIONI FASULLE, CONSIGLIO E GIUNTA COMUNALE SCIOLTI Servizio a pag. 13 Sapevano tutto loro e credevano di decidere tutto, senza sen- tire nessuno. Bastava chiudere qualche giornale, censurarlo o incatenarlo come avevano fatto con Il Dalmata, o non stam- parlo proprio come avviene per La Difesa adriatica che da otto mesi non si vede in giro. L’idea di fondo è che ormai l’esodo sia nito e disturba male- dettamente il fatto che invece a Trieste il numero di coloro che si avvicinano alle organiz- zazioni dalmatiche cresca ogni anno, come dimostrato dal fatto che dalle centinaia di presenze ai primi Raduni di Trieste si è pas- sati alle migliaia di dalmati pre- senti al Raduno n. 40 del 1993, per arrivare alle molte migliaia di presenze all’ultimo Raduno il n. 56 del 2009. Come sia possi- bile che a Trieste avvenga esat- tamente il contrario di quello che purtroppo si registra in tutte le altre parti dell’Italia? La risposta è semplice. A Trieste si cercano giovani con fatica, ma se ne trovano molti disposti ad entusiasmarsi nel dare il loro contributo a far crescere in Dal- mazia le nostre Comunità che Tito credeva di aver estirpato n dalle radici. Questi nuovi adepti sono pronti a lavorare per riportare la cultura italiana nell’Adriatico orientale e sono inoltre pronti a continuare a testimoniare, certo in modi e sistemi diversi da quelli usati nel passato, il signicato dell’esilio, anzi, dei tre esili che hanno col- pito la Dalmazia. Sembra incre- dibile, ma il numero dei giovani che hanno un’ascendenza dal- I DALMATI IN CAUSA CON LA CROAZIA, SI SENTONO TRADITI E VENDUTI COL REFERENDUM TORNA LA PAROLA AGLI ESULI SU QUESTIONI CONCRETE, NASCOSTE E CENSURATE Tutti sono chiamati a decidere su problemi reali, sul futuro degli esuli e della cultura italiana in Dalmazia. Volevano liquidare l’esodo con una Fondazione di dilettanti allo sbaraglio matica vecchia di 100-150 anni (esilio austriaco), o di quello provocato dal Regno di Jugosla- via (1920-’40) sono più nume- rosi dei discendenti dell’ultimo esodo provocato da Tito, forse perché le nostre associazioni hanno spesso deluso, con gio- chetti e furberie da quattro soldi che deprimono tutti e allonta- nano quelli che vorrebbero con- tinuare. Allegato al giornale i lettori troveranno una pagina sciolta con i quesiti del Referendum che può essere fotocopiata e distribuita tra i propri familiari e amici che non ricevono il giornale. Ognuno può scegliere liberamente le sue risposte che potranno essere anche diverse da quelle di gli, nipoti o amici e spediti in lettera o semplice- mente pinzando il foglio piegato in tre. Oppure, utilizzando l’In- ternet. Raccoglieremo diligente- mente tutte le risposte e le ren- deremo pubbliche (i primi dati sono già in rete), e pubbliche- remo i risultati che porteremo al Governo in rappresentanza reale dell’esodo, annullando le versioni di alcuni saccenti che nora si sono arrogati il diritto di parlare per tutti. Compresi gli esuli che hanno intentato causa alla Croazia per riavere i beni o gli indennizzi, in vari Tribu- nali croati ed alla Corte di Stra- sburgo e che sono inviperiti per- ché temono l’eventuale accetta- zione da parte dell’Italia dei 90 milioni di dollari di Osimo, per chiudere tutto, come una pugna- lata alla schiena. Dir KOLINDA GRABAR KITAROVIĆ, nata a Grobnico nei dintorni di Fiume è diventata Presidente della Repubblica di Croazia – secondo il Večernji List - grazie ai voti ricevuti in Dalmazia. Il fatto che l’avversario Ivo Josipović fosse originario di Macarsca, testimonia che il baricentro della politica croata si è spostato sull’Adriatico. Contee favorevoli alla Kitarović Contee favorevoli a Josipović

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Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale bimestrale - DL 353/2003 (conv. In L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 2 NE/TS. In caso di mancato recapito, inviare all'Uffi cio Trieste-Cpo per restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fi sso dovuto.

N° 4 Anno II - marzo 2015N° 86 Anno XIX delle pubblicazioni

dei Dalmati di Trieste

Taxe Perçue in Italy

LA FONDAZIONE RUSTIA TRAINESALVA LA LIBERTÀ DEL GIORNALE

Sulla proprietà de Il Dalmata scippato, qualcuno ha sentenziato: “Fate pure causa, avremo una sentenza fra un decennio, se la magistratura sarà più veloce di sorella morte”. Non è andata così. I componenti della Delegazione di Trieste (dodici eletti al Consiglio comunale, cinque cooptati in rappresentanza di città ed isole importanti ed un gran numero di giovani, di redattori e di collaboratori) hanno continuato a scrivere e a curare l’edizione e la spedizione del giornale, nella versione libera da censure e condizionamenti. Allora a Padova hanno avuto un’altra pensata: hanno sciolto la Delegazione di Trieste, senza averne i poteri e contando sempre e solo sulla lentezza di un’impugnazione davanti alla magistratura e sull’inesorabile avanzata di sorella morte.Ma, Il Dalmata libero ha continuato ad uscire, gridando con tutto il fi ato che aveva in corpo tutte le notizie scomode, e la Fondazione Rustia Traine si è offerta di garantire la continuità del giornal. Perché non ci fossero dubbi ha sventolato in prima pagina il nome del vecchio Direttore che ha garantito per diciott’anni la libertà e l’accesso al giornale a tutti i dalmati, mentre l’edizione padovana in quattro numeri ha già cambiato due Direttori.

Continua a pag.12

LUXARDO DESTITUITO, ELEZIONI FASULLE, CONSIGLIO E GIUNTA COMUNALE SCIOLTI

Servizio a pag. 13

Sapevano tutto loro e credevano di decidere tutto, senza sen-tire nessuno. Bastava chiudere qualche giornale, censurarlo o incatenarlo come avevano fatto con Il Dalmata, o non stam-parlo proprio come avviene per La Difesa adriatica che da otto mesi non si vede in giro. L’idea di fondo è che ormai l’esodo sia fi nito e disturba male-dettamente il fatto che invece a Trieste il numero di coloro che si avvicinano alle organiz-zazioni dalmatiche cresca ogni anno, come dimostrato dal fatto che dalle centinaia di presenze ai primi Raduni di Trieste si è pas-sati alle migliaia di dalmati pre-senti al Raduno n. 40 del 1993, per arrivare alle molte migliaia di presenze all’ultimo Raduno il n. 56 del 2009. Come sia possi-bile che a Trieste avvenga esat-tamente il contrario di quello che purtroppo si registra in tutte le altre parti dell’Italia? La risposta è semplice. A Trieste si cercano giovani con fatica, ma se ne trovano molti disposti ad entusiasmarsi nel dare il loro contributo a far crescere in Dal-mazia le nostre Comunità che Tito credeva di aver estirpato fi n dalle radici. Questi nuovi adepti sono pronti a lavorare per riportare la cultura italiana nell’Adriatico orientale e sono inoltre pronti a continuare a testimoniare, certo in modi e sistemi diversi da quelli usati nel passato, il signifi cato dell’esilio, anzi, dei tre esili che hanno col-pito la Dalmazia. Sembra incre-dibile, ma il numero dei giovani che hanno un’ascendenza dal-

I DALMATI IN CAUSA CON LA CROAZIA, SI SENTONO TRADITI E VENDUTI

COL REFERENDUM TORNA LA PAROLA AGLI ESULI SU QUESTIONI CONCRETE, NASCOSTE E CENSURATE Tutti sono chiamati a decidere su problemi reali, sul futuro degli esuli e della cultura italiana in Dalmazia. Volevano liquidare l’esodo con una Fondazione di dilettanti allo sbaraglio

matica vecchia di 100-150 anni (esilio austriaco), o di quello provocato dal Regno di Jugosla-via (1920-’40) sono più nume-rosi dei discendenti dell’ultimo esodo provocato da Tito, forse perché le nostre associazioni hanno spesso deluso, con gio-chetti e furberie da quattro soldi che deprimono tutti e allonta-nano quelli che vorrebbero con-tinuare. Allegato al giornale i lettori troveranno una pagina sciolta con i quesiti del Referendum che può essere fotocopiata e distribuita tra i propri familiari e amici che non ricevono il giornale. Ognuno può scegliere liberamente le sue risposte che potranno essere anche diverse da quelle di fi gli, nipoti o amici e spediti in lettera o semplice-mente pinzando il foglio piegato in tre. Oppure, utilizzando l’In-ternet. Raccoglieremo diligente-mente tutte le risposte e le ren-deremo pubbliche (i primi dati sono già in rete), e pubbliche-remo i risultati che porteremo al Governo in rappresentanza reale dell’esodo, annullando le versioni di alcuni saccenti che fi nora si sono arrogati il diritto di parlare per tutti. Compresi gli esuli che hanno intentato causa alla Croazia per riavere i beni o gli indennizzi, in vari Tribu-nali croati ed alla Corte di Stra-sburgo e che sono inviperiti per-ché temono l’eventuale accetta-zione da parte dell’Italia dei 90 milioni di dollari di Osimo, per chiudere tutto, come una pugna-lata alla schiena.

Dir

KOLINDA GRABAR KITAROVIĆ, nata a Grobnico nei dintorni di Fiume è diventata Presidente della Repubblica di Croazia – secondo il Večernji List - grazie ai voti ricevuti in Dalmazia. Il fatto che l’avversario Ivo Josipović fosse originario di Macarsca, testimonia che il baricentro della politica croata si è spostato sull’Adriatico.

Contee favorevoli alla KitarovićContee favorevoli a Josipović

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IL DALMATA LIBEROmarzo 2015pag. 2

I TESTI ORIGINALI INVIATI AI CAPI DI STATO D’ITALIA E CROAZIA

Lettera aperta al Presidente della Repubblica italiana

Al sig. Presidente della Repubblica italiana Sede vacante Palazzo del Quirinale00187 Roma

Signor Presidente della Repubblica,

Le scrivo questa lettera quando ancora il Parlamento non ha eletto la persona che sarà scelta per l’alto incarico di Capo dello Stato.

Lo faccio di proposito, per sottolineare che mi rivolgo all’Istituzione, non alla persona proveniente dalla politica, dalle professioni, dalle arti, dalle lettere o dalla cultura, perché la richiesta che Le rivolgo merita attenzione indipendentemente dall’indirizzo che Ella vorrà legittimamente attribuire alla Sua Presidenza.

Mi riferisco alla mancata Cerimonia per il Conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare al Gonfalone dell’ultima Amministrazione italiana della Città di Zara, completamente distrutta dai bombardamenti aerei tra il 2 novembre 1943 ed il 30 ottobre 1944, quando la Città faceva parte del territorio italiano.

Subito dopo la fi rma del Decreto del Presidente Carlo Azeglio Ciampi avvenuta in data 21/09/2001 erano stati concordati da me con gli Uffi ci del Cerimoniale del Quirinale i termini della manifestazione solenne, fi n nei minimi dettagli, che avrebbe dovuto tenersi a breve nel Cortile d’Onore del Quirinale.

Purtroppo, un malinteso con la Repubblica di Croazia ha fatto rinviare sine die l’vento tanto atteso dagli esuli zaratini, dalmati, istriani e fi umani e dagli italiani residenti in Dalmazia.

Sono trascorsi ormai oltre tredici anni e non si è più parlato della cerimonia, anche per un malinteso senso di rispetto verso le Istituzioni che andavano invece, sollecitate, con il doveroso rispetto ma anche con il fermo senso di responsabilità verso la Storia e verso quanti hanno dato la vita per la Patria.

Ritengo, signor Presidente della Repubblica, che il gran tempo passato abbia superato i vecchi timori della Repubblica di Croazia che oggi fa parte dell’Unione europea e che sia anche cambiato il clima culturale e politico che impediva di cassare il terzo capoverso della motivazione della M.d.O.V.M., non corrispondente alla verità storica, perché oggi non si sente più la necessità di infi ngimenti ed omaggi ad ideologie superate dalla storia.

Mi creda,

Trieste, 24 gennaio 2015 Suo On. Renzo de’Vidovich

Presidente

Lettera aperta al Presidente della Repubblica della Croazia

Al Signor Presidente della Repubblica di CroaziaKolinda Grabar KitarovićUffi cio del Presidente della Repubblica di Croazia 10000 Zagabria

Signor Presidente della Repubblica di Croazia,

in qualità di esule italiano dalla Dalmazia, mi congratulo con Lei per l’alto incarico che il Popolo croato Le ha assegnato in un momento tanto diffi cile per l’Europa, della quale facciamo tutti parte culturalmente da secoli e politicamente solo da tempi recenti.

Nel lontano 21 settembre 2001 il Presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi ha concesso al Gonfalone dell’ultima Amministrazione italiana della città di Zara, mia città natale, la Medaglia d’Oro al Valor Militare per l’attaccamento della sua popolazione di allora alla Patria italiana e per il fatto che la città ha subito la maggior distruzione per bombardamenti aerei alleati tra tutti i capoluoghi del Regno d’Italia di allora.

In quel periodo, ancora troppo vicino alla Guerra patriottica che ha portato alla nascita della Repubblica di Croazia libera, democratica ed indipendente, furono sollevate in Croazia alcune perplessità sull’opportunità di questo gesto, forse scambiato per una pretesa territoriale che non era, certo, nelle intenzioni del Presidente Ciampi, né degli esuli che chiesero questo riconoscimento solo per il suo alto valore morale e civile.

A distanza di quasi quattordici anni in cui il paese che Ella rappresenta è entrato a pieno titolo nell’unità europea e ha preso le distanze dall’oppressione jugoslava che ha colpito i croati non meno degli italiani, e dalla politica di pulizia etnica attuata da Tito ai danni di tutti i popoli che si opponevano al regime comunista, mi rivolgo a Lei affi nché unitamente al nostro Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, concordi i termini morali e spirituali che consentano, in un clima di amicizia e comprensione europea, una solenne Cerimonia per la materiale consegna della Medaglia d’Oro, quale momento di superamento delle divisioni di ieri e delle sofferenze delle popolazioni adriatico di cui Ella fa parte per nascita, per tradizione familiare e per la civiltà latina comune ai croati, italiani ed agli altri popoli europei.

Con ossequio e deferenza,

Il Presidente On. Renzo de’Vidovich Trieste, 20 febbraio 2015

FONDAZIONE SCIENTIFICO CULTURALE

MARIA E EUGENIO DARIO RUSTIA TRAINE

TRIESTE

FONDAZIONE SCIENTIFICO CULTURALE

MARIA E EUGENIO DARIO RUSTIA TRAINE

TRIESTE

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IL DALMATA LIBERO marzo 2015 pag. 3

Per tredici lunghi anni ci siamo limitati a sentire, soffocata in una marea di inutili parole delle relazioni di Luxardo, che la cerimonia della consegna della Medaglia d’Oro al Valor Militare al Gonfalone di Zara non era ancora avvenuta. Tutto qui. Non era opportuna alcuna ini-ziativa, perché rischiavamo di rompere l’unità dei Dalmati e fi nanco degli esuli, per cui era meglio non disturbare il mano-vratore con petulanti richieste. Nell’ultimo Raduno di Jesolo pensarono bene che fosse meglio evitare di citare una cosa ormai caduta nel dimen-ticatoio. Poi, l’on. de’Vidovich, fi nal-mente scioltosi dai lacci e lac-ciuoli che gli impedivano l’at-tività anche nel nostro campo, ha preso carta e penna ed ha scritto una lettera, che riprodu-ciamo a parte, quando il Presi-dente della Repubblica Napo-litano aveva dato le dimissioni e non si sapeva ancora chi sarebbe stato il nuovo Presi-dente. In un’Italia in cui tutti si richiamano a conoscenze per-sonali che sembrano far parte del patrimonio genetico della nostra gente, (anche se sa un po’ di ruffi aneria mafi osa), che un Dalmata si rivolgesse ad un Istituzione ancora senza volto e senza nome, ha prodotto il suo effetto. A Porta a Porta, la più importante trasmissione di approfondimento politico della più incisiva rete televisiva Rai, il giornalista Fausto Biloslavo ne ha parlato con toni misurati e ben calibrati e l’on. Maurizio Gasparri, da sempre vicino ai Dalmati ed agli esuli, è a sua volta intervenuto in diretta sull’argomento, dicendo che avrebbe caldeggiato la richie-sta al Presidente Mattarella, nel frattempo eletto. Sulla rete Internet si sono scatenati un po’ tutti, amici dei Dalmati, ma anche un gran numero di esuli di altre città, isole e paesi

istriani, fi umani e dalmati, gente comune che sapeva poco o niente delle nostre vicende, vecchi avversari che hanno appoggiato l’iniziativa (ai quali siamo particolarmente grati) ed un gran numero di amici antichi e nuovi, cono-sciuti e sconosciuti. Tra i più autorevoli Carlo Giovanardi, da sempre vicino agli esuli ed ai Dalmati in particolare. Quando poi Fausto Biloslavo ha approfondito l’argomento sulla prima pagina de Il Gior-nale, la notizia ha bucato il video. Ne hanno parlato un po’ tutti e nello storico incon-tro tra l’on. Fini e l’on. Vio-lante ripetuto a Trieste dopo quasi vent’anni da quel primo incontro, Fini si è soffer-mato a lungo sull’argomento e la stampa ne ha preso atto. Anche il Presidente della FederEsuli Antonio Balla-rin, parlando alla Camera nel Giorno del Ricordo, ripreso in diretta dalla Rai, ha appog-giato esplicitamente la richie-sta ed il più giovane esponente dei Dalmati di Trieste Enrico Focardi ha chiesto l’appog-gio della Giunta di Padova che, a onore della verità, si

LETTERE AI PRESIDENTI DELLE REPUBBLICHE D’ITALIA E DI CROAZIA

LA MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE A ZARAUN RICONOSCIMENTO PER TUTTI GLI ESULILa lettera di de’Vidovich a Porta a Porta, ripresa su Il Giornale da Biloslavo, appoggiata dagli on. Gasparri e Giovanardi, da Ballarin alla Camera e da tutta la Rete Internet

è comportata in quest’occa-sione bene. Ha chiesto ed ottenuto che Focardi togliesse una battuta polemica nei suoi confronti ed ha appoggiato l’iniziativa di de’Vidovich, ritornato per un momento il fratello di altri tempi e non l’avversario da battere. Questi fatti sono solo l’inizio di una operazione politica a largo raggio e sarà necessario che gli amici triestini giochino con avvedutezza tutte le loro carte se vogliono raggiungere l’ob-biettivo. L’on. de’Vidovich ha anche inviato una lettera alla neo Presidente della Repub-

blica di Croazia, la fi umana Kitarović, che pubblichiamo nella pagina accanto. Vanno aperti gli archivi segreti di Tito per individuare con ulteriori documenti ciò che Oddone Talpo ha reso noto nel libro …Vennero dal cielo, scritto con Sergio Brcic, sulle istigazioni poste in atto calli-damente dal Maresciallo per ottenere i bombardamenti di Zara. Perché gli esuli dalmati che tanto hanno sofferto non hanno bisogno di inventarsi nulla o di esasperare situazioni incerte. La verità ci basta. E avanza.

Dal libro Regno di Dalmazia e la Nazione dalmata, vol. II di Renzo de’Vidovich, edito dalla Fondazione Rustia Traine

Missioni consegna al Gen. Rocca ed alla signora Paola Dal Din il Gonfalone di Zara che è conservato in una teca del Museodelle medaglie d'oro a Roma. Foto tratta da Il Dalmata, Anno VI - maggio/giugno 2002 edizione di Trieste

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IL DALMATA LIBEROmarzo 2015pag. 4

Lo zaratino Dalmato Politeo ha ricevuto una Sentenza posi-tiva della Corte costituzionale della Repubblica di Croazia, ma non siamo in grado di rendere noto né di esaminare il dispositivo perché non lo abbiamo ancora visto intera-mente e quindi i nostri avvocati non sono in grado di dare un parere meditato. Quasi contemporaneamente la stessa Corte costituzionale cro-ata ha invece respinto un ricorso del prof. Luciano Chalvien con argomentazioni piuttosto labili che il docente lussignano ha impugnato a Strasburgo presso la Corte europea. Com’è noto, la Croazia ha accettato da anni di sottomettersi alla giu-risdizione europea, ma solo ora, dopo la defi nitiva entrata nell’Unione europea, ogni dub-bio è stato fugato e Strasburgo ha piena giurisdizione sui deli-berati della Corte costituzio-nale croata che possono essere impugnati per violazione dei Diritti dell’uomo ed altro. La Sentenza contro il prof. Chal-vien non nega il principio della restituzione dei beni o dell’equo indennizzo da parte croata, ma si addentra in sottili distinguo che a noi sembrano veri e propri éscamotage per-ché le argomentazioni prodotte ci appaiono di una chiarezza solare che non dovrebbe con-sentire ad un giudice di dire: non si capisce...Abbiamo anche il caso della nota esponente zaratina Edda Cattich, che possedeva terri-tori di grande entità nella zona di Zemonico, dove oggi sorge l’aeroporto di Zara ed in altre parti della Dalmazia, che è stata per lungo tempo invitata dal competente organo croato a produrre documenti, certifi cati catastali e tavolari per poi sen-tirsi dire “nema nista”, perché

NON SI DEVONO SVENDERE I BENI DEGLI ESULI PER $ 90 MILIONI DI OSIMO!!

LA CORTE SUPREMA CROATA IN BILICOTRA INDENNIZZI, PRETESTI E PRESCRIZIONIUna Sentenza favorevole, una negativa impugnata a Strasburgo, molte in sospeso. I termini per l’impugnazione sono solo di quindici giorni, pochi per traduzioni,appelli etc.

aveva optato per l’Italia. Invece Marino Maracich, che possedeva una parte conside-revole dei terreni dell’isola di Veglia, è ancora in alto mare tra avvocati ed il Tribunale di Fiume. Come si potrà leggere sulla prima pagina de Il Dalmata edizione di Trieste, n. 82/2014, i Tribunali croati hanno rico-nosciuto almeno una decina di casi particolari, per cui i Comuni che si erano impos-sessati dei loro beni sono stati condannati a pagare somme ingenti a titolo di indennizzo che hanno dovuto rateizzare perché si trattava di importi notevoli che non erano nella loro disponibilità. Su queste cause vinte gli inte-ressati hanno fatto scendere il più assoluto silenzio, per cui non siamo in grado di dire quali fossero i “casi partico-lari” riconosciuti come validi dalla giurisprudenza croata. Dal 1997 il giudice del tribu-nale della confi sca dell’isola di Arbe non emette sentenza di primo grado sui beni lasciati ad Arbe della mia famiglia, che possedeva dal ’300, osser-vando che sono troppi. Infatti hanno reso possidenti un po’ tutti gli isolani, a cominciare dall’ex sindaco che li ha ven-duti.

Anche un’azione svolta dalla Gianna Duda Marinelli a Strasburgo ha dato esiti nega-tivi, perché l’Alta Corte euro-pea non è entrata nel merito della vertenza, ma si è fermata all’esame di questioni giuridi-che formali.Infi ne, una nota famiglia di Trieste proveniente dalla Dalmazia montenegrina, che dispone di grandi proprietà in Montenegro, è in subbuglio perché il Governo… liberale montenegrino ha fatto sapere di voler nazionalizzare un’in-tera baia, preservata fi nora dalla cementifi cazione. Le questioni formali in genere vertono sul fatto che non sem-pre appare chiara la data delle notifi che delle sentenze cro-ate. Quello che gli avvocati chiamano il dies a quo, cioè il giorno dal quale partono i termini per impugnare la sen-tenza, non sono sempre chiari. Se si aggiunge che le sentenze sono redatte in lingua croata, che vanno quindi tradotte e date ad un avvocato italiano per pre-parare l’appello a Strasburgo, si capirà bene perché i quindici giorni a disposizione per l’im-pugnazione davanti alla Corte europea siano strettissimi e possono dar luogo ad errori che impediscono alla Corte europea di giudicare nel merito.

A ciò si aggiunga che si rico-mincia a parlare dei 90 milioni di dollari che l’Italia sarebbe disposta ad introitare per chiu-dere defi nitivamente la que-stione dei beni abbandonati. Il fatto che una parte di questi 90 milioni di dollari sarebbe devoluta alla tristemente nota Fondazione del Mercimonio, che è una delle ragioni dello scontro tra il nostro giornale ed il gruppetto di Padova, aggiunge una ragione in più alle diffi coltà che incontrereb-bero gli esuli che fanno causa. Forse questa contraddizione spiega le ragioni per le quali la FederEsuli non ha mai stan-ziato un penny per il pool di avvocati che dovrebbero assi-stere i ricorrenti a Strasburgo e, prima, nei vari Tribunali croati. Per la verità, da tempo soste-niamo che lo Stato italiano non abbia alcun diritto di sostituirsi ai proprietari di case né rinunciare al loro diritto alla proprietà o all’equo inden-nizzo dovuti dallo Stato cro-ato, ma l’accettazione dei 90 milioni di dollari costituirebbe un elemento in più per ostaco-lare quanti hanno presentato ricorso o pensano di farlo. Infi ne, una precisazione: molti anni fa i Ministeri degli Esteri e degli Interni erano stati diffi -dati dal fornire all’allora Jugo-slavia notizie sulle opzioni fatte dagli esuli in Italia. Da varie parti ci viene, invece, sottolineato che i croati si rifi utano di pagare o resti-tuire le case esibendo copia delle opzioni che dovrebbero restare segretate nelle Pre-fetture o al Ministero degli Esteri. Almeno per coloro che hanno esercitato il diritto di opzione in Italia.

Elisabetta de Dominis

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IL DALMATA LIBERO marzo 2015 pag. 5

Dopo l’articolo di Ivana Galasso sull’Adriatico mare di petrolio, sui danni che potrebbero essere provocati dalle inevitabili fuoruscite di idrocarburi, pubblicato nello scorso numero, ci sembra necessario esaminare anche i pericoli che l’estrazione di liquidi dal sottosuolo possa provocare disastri in un’area fortemente sismica.

La notizia dell’avvio di nuove attività di ricerca di giaci-menti di idrocarburi in Adria-tico, nelle quali alcune società petrolifere sia croate che ita-liane hanno deciso di investire, mi ha fortemente preoccupato, quale pronipote di zaratini e sebenicensi, in quanto sussi-sterebbe il timore di divenire testimoni del rischio di mara-caibizzazione, ovvero della trasformazione di entrambe le sponde dell’Adriatico in coste di un grande golfo petrolifero e metanifero. Attività estrattive sono già pre-senti nell’antico Golfo di Vene-zia da molti decenni, tuttavia il loro potenziamento spaventa sotto parecchi punti di vista: il primo quello dell’impatto sull’ambiente naturale di superfi cie, dovuto a rischi di incidenti, sia nella fase estrat-tiva sia in quella del trasfe-rimento degli idrocarburi; il secondo per la assai discussa e controversa correlazione tra l’estrazione e l’aumento del rischio sismico. Ricercando ed analizzando quanto più atten-

29 POZZI PER L’ESTRAZIONE DEL PETROLIO ALLARMA SOLO I RESIDENTI

LE TRIVELLAZIONI PETROLIFERE IN DALMAZIA CON PERICOLO DI TERREMOTI E ABBASSAMENTO DELLE COSTELa popolazione dalmata chiede un Referendum. Silenzio in Venezia Giulia, Veneto, Marche, Abruzzo, Puglia, Montenegro ed Albania, che fanno parte dalla stessa area sismica

dibili informazioni circa la attinenza tra fenomeni sismici e estrazione di idrocarburi, ci si imbatte in una selva di dati e notizie molto controverse, dalle opinioni di esperti (tra i quali, ad esempio, docenti dell’Università Federico II di Napoli), che convalidano pie-namente questa correlazione, a quelle di specialisti qualifi cati appartenenti a società che rap-presentano determinate cate-gorie interessate all’estrazione, che invece le smentiscono. Altri competenti rappresen-tanti delle discipline geosismi-che, sostengono invece che lo sfruttamento eccessivo delle risorse idriche sotterranee (per iperattività agricole o altri usi, che provocherebbero la subsi-denza, ovvero l’abbassamento dei suoli ed i terremoti per il

cedimento delle falde), risulte-rebbe più pericoloso dell’estra-zione petrolifera…Ricordo di aver studiato non troppi decenni fa che l’in-tero Bacino mediterraneo (del quale l’Adriatico è idrologeo-logicamente parte integrante), è interessato dal 54% dei movimenti sismici che avven-gono ogni giorno (compren-dendo anche i movimenti tel-lurici percepibili e registrabili solo da sismografi e altri stru-menti di precisione), dovuti a diversi fenomeni provocati sia dalla pressione del continente africano (chi ricorda la teoria della tettonica a zolle?), sulla crosta europea, “fl uttuando” sul manto, sia da cedimenti ipogei più o meno profondi, tipici di zone solcate da molte-plici faglie.

Dell’antico Golfo di Venezia si ricorda il periodico e ricor-rente ripetersi di fenomeni sismici, taluni dei quali asso-lutamente distruttivi. L’antica Ragosa fu rasa al suolo, nella prima metà del XVII sec., da un terremoto catastrofi co, conseguentemente al quale, l’antica capitale della quinta Repubblica Marinara italiana, fu ricostruita grazie all’interes-samento dei “savi”, dei genieri e degli architetti al servizio della Serenissima, acquisendo l’aspetto attuale (la ricostru-zione di Ragusa merita una trattazione specifi ca in uno dei prossimi numeri da parte dell’A. (N.d.D.). Con questi precedenti, qua-lora sussistesse solamente una minima percentuale di rischio di una diretta correlazione fra sfruttamento delle risorse di idrocarburi ipogee e possibili conseguenze sismiche, nes-suno dei tre Paesi comunitari (Italia, Slovenia, Croazia) e di quelli solamente Associati all’Unione Europea (Bosnia-Erzegovia, Montenegro ed Albania), che si spartiscono la sovranità sulle sponde del Mare Adriatico e dello Jonio, potrebbe permettersi il lusso di rischiare l’accelerazione degli eventi in una natura già di per sé sismica, ponendo a rischio, oltre che a vite umane, anche il patrimonio architettonico, arti-stico e storico-monumentale di città, insediamenti e siti antichi di elevatissimo pregio cultu-rale. Scelte diverse condanne-rebbero inevitabilmente questi Paesi a conseguenze gravis-sime, che riguardano anche una delle principali risorse economiche, qual è l’indu-stria turistica, oltre alla perdita identitaria del loro patrimonio culturale, prezioso per l’intera umanità.

Alberto R. RutterLa ripartizionedelle trivellazioni in Dalmazia

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IL DALMATA LIBEROmarzo 2015pag. 6

AUGURI DIRETTORE!!!È ormai una tradizione più che trentennale trovarci il 27 febbraio nella Fondazione Rustia Traine per festeggiare il compleanno del nostro Direttore che ha raggiunto 81 primavere, come si dice, ma lui aggiunge che ci sono anche 81 estati, autunni e gli odiati inverni. Anche quest’anno i presenti hanno superato il centinaio di amici e la Daria ha sfornato un numero impressionante di piatti salati a base di prosciutto dalmata e di formaggio di Pago e di torte dalmate. Metà del vino era delle nostre isole e metà della Puglia, il cui vitigno è stato importato dalla Dalmazia dalle tribù illiriche di Dauni, Salentini, Messapi, Japigi e Peceuzi. Il verdetto dei numerosi giudici è stato unanime: i vigneti degli Illiri pugliesi avevano dato un vino, il Primitivo di Puglia, di Manduria, ecc., che al palato era ben superiore al “Plavac mali” ed al “Crljenak”. Ma il vino pugliese costa un terzo

LE CARAMPANE Si chiamavano - con orgoglio tutto veneto - le signorine per bene ma zitelle a causa della mancanza di una dote. Il riferimento storico risale alle fi glie del Doge Rampani del tutto dedito agli impegni dogali, per cui lasciò sfi orire i propri affari, con un’eredità priva di schei per la propria famiglia. Alle fi glie, pur circondate da rispetto ed ammirazione, ma senza dote, non restò che invecchiare a Ca’ Rampani, in abiti vecchi e sdruciti, perché nessuno se ne prese cura. Di qui il nome di vecchia Carampana, in uso ancora tra di noi. Chi ama l’austerità asburgica può vantare episodi analoghi di cui noi dalmati ci eravamo crogiolati, pensando di far parte di questa tradizione di altruismo politico.

Se, però, conoscerete le leggerezze, le facilonerie, le cose buttate su alla carlona di cui trovate un esempio nella delibera di Probiviri ed in altri posti del giornale, vi accorgerete che il nostro Libero Comune non ha niente a che vedere né con l’impegno politico del Doge Rampani, né con l’austerità di Massimiliano d’Asburgo. I nostri dirigenti sembrano dilettanti allo sbaraglio che, però, pretendono di sapere tutto, di scegliere il futuro degli esuli, senza che nessuno ne sappia niente, arrogandosi perfi no il diritto di tener segreto lo Statuto della Fondazione del Mercimonio, forse perché indecente e con qualche benefi t per qualcuno.

Ma la cosa più sorprendente è che l’iniziativa dei Probiviri di annullare tutte le irrego-larità, indire il tesseramento dell’Associazione, dimen-ticato per dodici anni, rifare elezioni corrette ed eleggere un nuovo Consiglio comu-nale, una Giunta legale ed un Sindaco legittimo, hanno destato qualche contrarietà in alcuni vecchi fannulloni. Qualcuno di loro ha comin-ciato a telefonare a dritta e a manca per dire che i desi-gnati a reggere il Triumvi-rato per aggiustare una casa sconquassata avessero chissà quali obbiettivi politici, benché non fossero amici di de’Vidovich. Si tratta di sei designati al Triumvirato assolutamente indipendenti, scelti tra i dalmati di Roma che erano fuori dall’in-fl uenza dei quattro massoni di Padova, ma anche privi di alcun legame con i Dalmati di Trieste. L’importante è che tutto vada alla malora, che i profughi in Italia ed all’estero si disperdano e non costi-tuiscano più un problema. Solo così lorsignori potranno costituire una Fondazione che non ha iscritti, ma solo capitali, che consenta a qual-cuno di rappresentare i Dal-mati, ma anche gli istriani ed i Fiumani, senza dover rendere conto a nessuno. Sarebbe un’ottima occasione anche per inglobare le “asso-ciazioni private” degli ignari “rimasti” e gestire, insieme ai soldi di Roma, anche i dodici milioni di euro di immobili che dovrebbero far parte del patrimonio dello Stato. Così è se vi pare, ma se non vi pare, manovreranno per far sì che fosse così come pensano loro.

I TRE PROBIVIRI DELL’ASSOCIAZIONE LCZE-DIM

Dott. Gianfranco Giorgolo Dott. Elisabetta de Dominis Dott. Simone Bais

Il Presidente dei carabinieri in congedo di Gorizia, Giovanni Guarini, fi glio di un infoibato, ricercatore di fosse comuni e accusatore di partigiani italiani collusi, ha assunto l’incarico di Presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro isontino. È un grande amico dei dalmati. Auspichiamo che sistemi alcune in-comprensibili situazioni pendenti nella Regione.

Il dott. Umberto Atelli, Pre-sidente emerito della Corte dei Conti di Roma ha rap-presentato alla Camera la Fondazione Rustia Traine

Vi preghiamo di inviare il vostro contributo utilizzando l’allegato polizzino postale o accreditandoci direttamen-te sull’Iban: IT 84 D 07601 02200 000055921985; Codice BIC/SWIFT:BPPIITRRXXXAbbiamo dovuto rinviare al prossimo numero Le Lettere al Direttore, i Necrologi ed il Se-minario su 400 scrittori dalma-ti dei proff. Baroni e Benussi, le foto di Basovizza…

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IL DALMATA LIBERO marzo 2015 pag. 7

IL BACILLO DELLA PESTE SIMILE AL “MORBO DEGLI OMOSSESSUALI”

LA POPOLAZIONE DALMATA AUTOCTONAIMMUNE DAL CONTAGIO DEL VIRUS AIDSIn una ricerca nelle isole dalmate, dove la presenza degli estranei è molto ridotta, si è riscontrato che il virus dell’Aids non attacca i discendenti delle persone colpite dalla peste

La storia sanitaria della Dal-mazia registra un numero molto elevato di epidemie di peste bubbonica portata dall’Oriente dai ratti neri, che salivano sulle navi e infetta-vano persone, animali e cose. Furono epidemie terribili, che in vari secoli portarono alla morte la metà della popola-zione. L’altra metà restava immune dal terribile male perché si creava nei loro corpi un “vaccino” naturale che gli preservava dal contagio. Que-sto vale per tutta l’Europa, ma la continua immigrazione delle popolazioni dall’Est e dall’Africa, che non furono

colpite dalla peste, ha fatto sì che in Europa solo il 10% degli abitanti abbiano mantenuto il sistema immunitario contro la peste. In Dalmazia questa per-centuale è molto più elevata e nelle isole, dove la presenza degli stranieri è minima, gli immuni dalla peste costi-tuiscono una maggioranza dominante. Questa ricerca, effettuata nelle isole di Lago-sta, Meleda, Lissa, Sansego e Arbe dalla dott. Zrinka Bilo-glav, che ha vinto per questa ricerca un prestigioso premio della Società europea di gene-tica umana, è stata effettuata perché gli scienziati avevano

notato che il sistema immuni-tario che preserva gli organi-smi umani dalla peste è iden-tico a quello che ci protegge dal contagio dall’Hiv, noto come Aids ed impropriamente chiamato “malattia degli omo-sessuali”, perché colpì que-sta categoria a Philadelphia e San Francisco, dove il virus si manifestò per la prima volta in tempi moderni, trasmesso per via sessuale in un vasto gruppo di gay. In buona sostanza, le popolazioni dalmate autoctone presentano questa caratteri-stica che ha sorpreso un po’ tutti. Possono entrare in con-tatto con il virus Hiv, senza

Sansego era fi nora famosa per la parsimoniosità dei suoi abi-tanti che risparmiavano perfi no sulla stoffa dei vestiti tradi-zionali delle loro donne, le uniche ad avere la minigonna già nell’Ottocento. Ora risparmiano sulle medicine per l’Aids da cui sono immuni.

I reali responsabili della dif-fusione della peste: a sinistra i ratti neri, a destra la pulce dell’uomo.

In tutta la Dalmazia si celebrano tuttora processioni di rin-graziamento dell’intercessione della Madonna della Salute che salvò una parte della popolazione del fl agello della peste nera. Nella foto una processione a Lissa per la Madonna Con-solatrice.

esserne contaminate perché il loro sistema immunitario annienta il pericoloso morbo. Per completezza di trattazione, rendo noto che in un labora-torio di Trieste sono stati fatti passi avanti giganteschi nello studio ed il contrasto del virus dell’Aids, probabilmente ispi-rato dalle ricerche e dai rile-vamenti scientifi ci effettuati nelle isole dalmate, ma non è detto che tra le due ricerche vi sia stata correlazione certa, anche perché i nuovi studi trie-stini sono coperti da un rigo-roso segreto che non consente di avere notizie certe.

Daria Garbin

Un medico con la ma-schera pro-tettiva dalle pestilenze. Nel lungo naso sono si-stemati garze imbevute di oli essenziali

Il Bacillo della pesteIl virus dell’Aids

Il virus che provoca l’Aids ed il bacillo della peste bubbonica sono molto diversi per aspetto e sistema di funzionamento. Il virus dell’Aids si riproduce all’interno del nucleo delle cellule, mentre il bacillo della peste bubbonica ha un sistema di ripro-duzione esterno al nucleo cellulare. Questa notevole differen-za sul sistema della riproduzione degli agenti patogeni, è an-nullata dal fatto che ambedue usano la stessa nostra “materia prima genetica”, per cui gli anticorpi che si creano nel sistema immunitario umano sono identici.

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IL DALMATA LIBEROmarzo 2015pag. 8

Ancora nel 1915, quando l’esercito Austro-ungarico, in guerra da 10 mesi, aveva dimostrato di essere vecchio e ineffi ciente, facendosi bat-tere dalla piccola Serbia e dal piccolissimo Montenegro, (vedi articoli pagg. 10-11-12), l’Impero austro-unga-rico continuava a guardare con suffi cienza all’Italietta giolittiana ed a considerare l’eventuale apporto bellico dell’Italia come poco rile-vante e non degno di grande attenzione. Alle allettanti proposte francesi ed inglesi che in pratica portavano alla conclusione del Risorgi-mento italiano, la diplomazia imperiale propose all’Italia, per garantirsi la neutralità, poche ed insignifi canti ret-tifi che di confi ne, qualche possibilità di utilizzo in comune del Porto di Trieste ed altre risibili contro-pro-poste che nessuno prese in considerazione. La politica attuata in Dalmazia per l’an-nientamento della cultura e delle popolazioni italiane, il diniego pervicace di aprire nell’Impero un’Università italiana, non lasciavano dubbi su quali sarebbero state le sorti degli italiani nel Trentino, a Trieste, Gorizia, nell’Istria e nelle città dal-mate, già colpite pesante-mente dall’azione snaziona-lizzatrice dell’Austria. Con gli occhi degli storici di oggi, la miopia e la tracotanza dell’Austria non lasciano dubbi sul fatto che, prima o poi, il Regno d’Italia avrebbe dovuto entrare in una guerra che non aveva, certo né pro-vocato e forse neanche auspi-cato. Vero è che l’assassinio dell’Erede al trono Francesco

Ferdinando e di sua moglie era stato ben pensato dalla massoneria internazionale. Francesco Ferdinando, in attesa della scomparsa del vecchio Imperatore France-sco Giuseppe I d’Austria, aveva costituito una contro regia nel Palazzo del Belve-dere a Vienna e aveva preso per tempo contatti con gli esponenti più infl uenti dei regni che costituivano l’Im-pero asburgico, tra i quali anche il Regno di Dalmazia, le Contee trentina, goriziana e triestina ed il Margraviato d’Istria, per rivoluzionare in senso federale l’amministra-zione di Vienna e decentrare l’Impero, soffocato da una burocrazia amministrativa-mente effi ciente, ma politi-camente miope, nazionalista, centralista e soffocante.

I Patti di Londra furono sti-pulati dall’Impero inglese, dalla Repubblica francese e dal Regno d’Italia il 26 aprile 1915, neanche un mese prima del fatidico 24 maggio 1915 che segna la data della dichiarazione di guerra dell’Italia alla Lega dei Quattro Imperatori, tede-sco, austro-ungarico, otto-mano e bulgaro. Questo fatto è ormai universalmente rico-nosciuto dagli storici di tutto il mondo come l’elemento decisivo che farà vincere gli Alleati contro gli Imperi centrali. Ma gli Alleati non saranno grati all’Italia, anzi si preoccuperanno che l’in-nattesa effi cienza bellica del Regno d’Italia sarebbe stata dannosa per la loro infl uenza nell’Europa dell’Est, per cui inventarono di sana pianta

uno stato Frankenstein come la Jugoslavia, che andò una prima volta in frantumi nel 1941 per fi nire defi nitiva-mente giusto 50 anni dopo, nel 1991, come avvenne per la Cecoslovacchia inventata a sua volta in funzione anti-tedesca.

GLI ALLEATI PROMISERO TRENTO, TRIESTE, L’ISTRIA E MEZZA DALMAZIA

1915 – 2015: I PATTI DI LONDRA ESCAPER SPINGERE L’ITALIA IN GUERRALe promesse di Francia e Inghilterra aiutarono irredentisti e interventisti. L’Austria sottovalutò l’importanza dell’Italia e fece contro-proposte irrilevanti e praticamente nulle

ITALIA

A U S T R I A - U N G H E R I A

S E R B I A

BULGARIA

ROMANIA

G R E C I A

ALBANIA

Li

to

ra

le

C a r i n z i a

Carniola Agram Theresiopel

Belgrado

Cettigne

Tirana

Spalato

Zara

Fiume

Trieste

Laibach

Sofia

Tessalonica

F r i u l i

T r a n s i l v a n i aU n g h e r i a

Macedonia

Cossovo

Stiria

C r o a z i a

S l a v o n i a

B a n a t o

B o s n i a

Erzegovina

Ma r e A d r i a t i c o

D a l m a z i a

MONTENEGRO

NON SIAMO CHARLIE GEOGRAFICO. Non vor-remmo essere come coloro che hanno scatenato l’ira dei seguaci del Profeta, ma segnaliamo che nella cartina la Slovenia non c’è e la capi-tale Lubiana è indicata con il nome di Leibach, mentre la capitale della Croazia, Zaga-bria, è indicata con il nome tedesco di Agram. A benefi -cio di quanti non capiscono l’alleanza tra italiani, croati e sloveni inglobati nell’Im-pero di allora.

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IL DALMATA LIBERO marzo 2015 pag. 9

Le etichette dalmatiche delle bottiglie Stock ancora in auge dopo 131 anni

La lapide per la vittoria del Partito nazionalista croato e l’autore delle tesi storicamente poco fon-date. Foto da Slobodna Dalmacija

IMPORTANTE PUBBLICAZIONE SU “LA VOCE DEL POPOLO” DI FIUME

IL SINDACO BAJAMONTI DI SPALATO DIFESELA CONVIVENZA TRA ITALIANI, CROATI E SERBI Le elezioni del 1882 si svolsero sotto le minacce della gendarmeria e delle cannoniere della Marina austriaca per rompere l’unità, la fratellanza e la tolleranza del Regno di Dalmazia

giovedì13 novembre 2014

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IL DALMATA LIBEROmarzo 2015pag. 10

Le manifestazioni uffi ciali del 10 febbraio sono state aperte a Trieste da una conferenza tenu-tasi nella sala maggiore della Lega Nazionale con un titolo che non lascia dubbi: coloro che ogni anno vengono a rac-contarci la storiella dell’esodo provocato dalla spontanea reazione popolare contro gli italiani, a causa della guerra fascista, debbono sapere che i due maggiori esodi dalla Dal-mazia hanno avuto luogo ben prima che nascesse il fascismo e senza che vi fossero provo-cazioni di alcun genere. Il tema del Convegno pubbli-cato con grande evidenza da Il Piccolo (e inviato per cono-scenza a tutti i giornali, Tv, Mass media italiani e, soprat-tutto, alle autorità preposte alle commemorazioni del Giorno del Ricordo) sembra aver ottenuto l’effetto deside-rato. Non abbiamo notizia, se non di gruppuscoli marginali, che abbiano sostenuto le vec-chie tesi di Tito. Finalmente, si è capito che il precedente, storicamente provato inerente la pesante snazionalizzazione della Dalmazia e, in minor misura, le angherie attuate in Istria, a Fiume, a Trieste, Gori-zia, nel Trentino ed in altri territori abitati dagli italiani nell’Impero Austro-Ungarico, erano avvenuti senza che si potesse incolpare il fascismo che non era ancora nato. La snazionalizzazione attuata dal 1920 al 1940 dal Regno di Jugoslavia riguardò – come è noto – solo la Dalmazia per-ché gli altri territori erano stati liberati e facevano parte del Regno d’Italia. L’avv. Mario Sardos Alber-tini ha aperto la riunione con una documentata relazione sulle angherie attuate dall’Au-stria e dal Regno di Jugo-slavia che costrinsero anche suo nonno, sua madre ed il resto della famiglia Marin a lasciare l’isola di Clarino -

Zlarino, oggi Zlarin, insieme a molte altre famiglie italiane, per cui sono documentati ben due esodi prefascisti. Infi ne, quello attuato dalla Federa-tiva comunista jugoslava di Tito fu dunque per i Dalmati il terzo esodo, sicuramente il più cruento e più drammatico che riguardò principalmente Zara, Lagosta, Arbe, Veglia, Cherso e Lussino, ma numericamente fu il meno signifi cativo, per-ché l’Austria-Ungheria ed il Regno della Jugoslavia ave-vano già compiuto un lavoro di pulizia etnica molto accu-rato e ben rifi nito.Ha preso, quindi, la parola l’on. Renzo de’Vidovich che ha rilevato con amarezza come

l’azione dell’Austria-Unghe-ria, volta a snazionalizzare la Dalmazia ed a sradicare la sua classe dirigente di cul-tura veneta, sia stata attuata attraverso un ben congeniato strumento politico basato su un fatto molto poco noto: la maggior parte delle spese per il mantenimento delle scuole dell’Impero era a carico dei Comuni, per cui bastava che un’amministrazione comunale passasse dal Partito autonomi-sta dalmata, (che accomunava insieme italiani, croati, serbi, montenegrini, morlacchi, alba-nesi, ecc.) al Partito popolare croato, (formalmente appog-giato da un basso clero suc-cube a Vienna, nonostante la

dirigenza croata fosse compo-sta da elementi violentemente nazionalisti), per chiudere le scuole italiane, eliminare dalle amministrazioni pubbliche la lingua italiana e costringere all’esilio il ceto impiegatizio veneto. Tutto ciò metteva in grave crisi le comunità italiane del luogo. L’azione di snazionalizzazione ebbe luogo già prima del 1861, quando nacque a Firenze il Regno d’Italia e Casa Savoia dichiarò esplicitamente di volere l’Unità d’Italia. Solo da quella data risulta che i Dal-mati italiani abbiano comin-ciato a guardare verso l’Italia e non più verso un Impero, sempre più nazionalista e fi lo tedesco. Nel giro di poco più di vent’anni, con le angherie che ha ben descritto Mario Sar-dos Albertini e subite anche dalla sua famiglia, ma soprat-tutto chiudendo le scuole ed estirpando dagli enti pubblici la lingua italiana, si costrin-sero le famiglie italiane più agiate, che potevano mandare a studiare i fi gli in quelle città dell’Impero che avevano con-servato le amministrazioni comunali italiane (ad esempio, Enzo Bettiza appartenente ad una delle famiglie più ricche

Dopo che il Partito croato strappò a Bajamonti, con il pesante appoggio della gen-darmeria e della Marina di guerra imperiale l’ammini-strazione comunale di Spa-lato (vedi l’articolo a pag. 9) fu tolto l’insegnamento della lingua italiana perfi no nella scuola che è stata frequenta-ta dal poeta Ugo Foscolo, di antica famiglia dalmata ve-neziana, e dal grande sebeni-cense Niccolò Tommaseo.

Il Presidente della Lega Nazionale di Dalmazia avv. Mario Sardos Albertini, il fratello avv. Paolo, Presidente generale della Ln, e l’on. Renzo de’Vidovich nella manifestazione del 7 febbraio

CHIUSERO A SPALATO PERFINO LA SCUOLA DOVE STUDIARONO FOSCOLO E TOMMASEO

I DALMATI NEL GIORNO DEL RICORDO ALLA LEGA NAZIONALE DI TRIESTEI PRIMI DUE ESODI DEGLI ITALIANI DALLA DALMAZIA, IN EPO-CA PREFASCISTA, VOLUTI DALL’AUSTRIA E DAL REGNO DI JUGO-SLAVIA. IL TERZO ESODO PROVOCATO DAI COMUNISTI DI TITO

Continua a pag. 11

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IL DALMATA LIBERO marzo 2015 pag. 11

VASA ČUBRILOVIĆ IL RAZZISTA CHE IDEÒ LA PULIZIA ETNICA DEGLI ALBANESI E DEGLI ITALIANI NEL REGNO DI JUGOSLAVIAE NELLA FEDERATIVA SOCIALISTA DI TITO, DI CUI FU MINISTRO!

Continua a pag. 12

Continua da pag. 10

I COMUNI CHIUDEVANO LE SCUOLE ITALIANE PER CACCIARE GLI ITALIANI DALLA DALMAZIA

Vasa Čubrilović, già fra gli attentatori di Francesco Ferdinando, sale alle crona-che del Regno di Jugoslavia del 1937 quando pubblica il suo Memorandum sulla espulsione degli albanesi. Non una parola sugli ita-liani di Dalmazia perché, al tempo, il Regno di Jugosla-via aveva fi rmato accordi con l’Italia fascista (Ciano-Stojadinović) e l’Italia non avrebbe tollerato dichiara-zioni contro gli italiani allora rimasti solo in Dalmazia perché l’Istria, Fiume, Zara, Cherso, Lussino, Lagosta e Pelagosa facevano parte del Regno d’Italia. Ma, sorpren-dendo tutti, il sostenitore della razza slava, diventa il beniamino di Tito che non

si farà scrupolo di utilizzare le sue teorie non solo contro i malcapitati albanesi, ma anche e soprattutto contro gli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia e contro tedeschi, rumeni e ungheresi. Già il 3 novembre 1944 scrive Il problema delle minoranze nella nuova Jugoslavia, nel quale propone al Governo provvisorio “la deportazione forzata di tutte le minoranze non slave” (dell’ordine di alcuni milioni di jugoslavi di razza “…impura…”). Afferma, senza infi ngimenti “che la Jugoslavia potrà godere di pace e prosperità solo se etnicamente pura, eli-minando le ragioni di con-troversie tra la Jugoslavia ed i paesi confi nanti”. Nel 1945 è Ministro federale e diventa membro del Partito comu-nista jugoslavo. È nominato Decano della Facoltà di Let-tere e Filosofi a di Belgrado, di cui è anche commissario politico del partito di Tito. È Ministro di Tito dal 1946 al 1950. Il KPJ lo nomina pro-fessore ordinario per rive-dere in senso marxista la sto-ria della Jugoslavia e riceve un gran numero di premi e riconoscimenti dal regime titoista.

Esalta l’utilità di queste guerre che consentono rapi-damente di eliminare le popolazioni non slave “in maniera pianifi cata e senza pietà, per essere ripopolata con elementi nazionali”. Ha ricoperto l’incarico di Supervisore delle Parti set-tentrionali della Jugoslavia, dove le popolazioni germa-niche della Vojvodina e delle altre regioni vicine sono state totalmente eliminate. Ancora nel 1987 riceve l’onorifi cenza massima jugoslava della Stella rossa con fascia. Stranamente, gli studiosi italiani di storia non hanno mai parlato di questo personaggio. Solo quando l’on. Marucci Vascon ha pubblicato il Libro bianco sul problema dei profughi ita-liani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, on-line, sca-ricabile dal sitohttp://xoomer.virgilio.it/histria/storiaecultura/testie-documenti/testisala/vascon/vasconit.htm, ne hanno fatto cenno in striminzite note a piè di pagina. A quanto ci risulta, anche i tedeschi, albanesi, rumeni e ungheresi non hanno denunciato l’ide-ologo della pulizia etnica jugoslava.

di Spalato studiò a Zara), o di trasferirsi a Zara, Lussino e soprattutto a Trieste. Questo spiega perché molti triestini abbiano almeno un nonno dalmata! Formalmente l’Im-pero asburgico poteva essere accusato solo delle angherie nei confronti degli italiani, attuate attraverso la gendar-meria austro-ungarica, come testimoniato dai libri di Vir-ginio Gayda L’Italia d’oltre confi ne: Le Province italiane d’Austria, 1914 e La Dalma-zia, pubblicato nel 1915. In realtà, l’amministrazione austriaca è stata spesso deter-minante nel far vincere le elezioni comunali al Partito popolare croato o, peggio ancora, al Partito del diritto croato. Una volta espugnati i comuni, le nuove amministra-zioni comunali provvedevano immediatamente a chiudere le scuole italiane, anche quelle più antiche e famose, senza che l’amministrazione centrale di Vienna potesse essere accu-sata di niente. Sono, quindi, incomprensibili per coloro che ignorino questa tecnica, le ragioni di un esodo degli ita-liani della Dalmazia verso altre città appartenenti all’Impero, ma dotate di amministrazioni comunali italiane ed anche verso le Americhe, già nell’800 (Primo esodo). Nel libro Dal-mazia, Regione d’Europa dove ho pubblicato anche una lettera inviata all’allora Presidente della Repubblica Cossiga del 21 agosto 1991, ho documen-tato che, dopo aver colpito gli italiani, gran parte delle isole della Dalmazia pur abitate da secoli furono del tutto abban-donate dalle popolazioni. Anche da quelle slave, perché, una volta allontanati i profes-sionisti italiani (medici, inge-gneri, geometri, capomastri, costruttori di barche e di navi) e gli imprenditori (costrut-tori di case, commercianti che importavano derrate alimen-tari, abbigliamento e tutti gli

altri generi di prima necessità ed esportavano le produzioni locali) le isole erano diventate invivibili e sono state perciò abbandonate anche dalle popo-lazioni croate che cercarono fortuna nelle lontane Ameri-che, nella Nuova Zelanda e nell’Australia. Questa è la tragedia della Dal-mazia, sciaguratamente gui-data da una classe dirigente austriaca miope che credeva di poter attuare la politica del divide et impera per soprav-vivere per chissà quanti anni, senza rendersi conto che tagliava il ramo sul quale era

seduta. Era destinata a precipi-tare come poi inevitabilmente avvenne. De’Vidovich ha, infi ne, ricor-dato che la persecuzione continuò durante il Regno di Jugoslavia, ideata e diretta da Vasa Čubrilović, un esponente della parte più conservatrice e reazionaria del Regno di Jugo-slavia che, perseverò nella propria attività anche durante il periodo della Repubblica Socialista Federativa di Tito che lo tenne in grande con-siderazione fi no al punto di nominarlo Ministro federale! Insomma, il più cieco nazio-

nalismo, (che la maggioranza degli studiosi ritiene più vicina al fi lone del razzismo bio-logico che non a quello del nazionalismo, pur estremista ma costruito su basi cultu-rali), è legato da un fi lo rosso che attraversò i periodi in cui la Dalmazia fu governata dall’Austria-Ungheria, dal Regno di Jugoslavia e dalla Federativa comunista di Tito, almeno per quanto concerne la politica di snazionalizzazione ai danni degli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia.

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Il Presidente della Lega, Paolo Sardos Albertini, ha sottolineato le specifi cità del terzo esodo dei Dalmati ita-liani e cioè quello verifi catosi a seguito del secondo confl itto mondiale ad opera del Mare-sciallo Tito.Rispetto alle vicende pre-cedenti va evidenziato che diverse sono state le vittime e cioè oltre agli Italiani di Dal-mazia anche quelli dell’Istria e di Fiume. E inoltre vi è stato un largo coinvolgimento anche di Croati (di Dalmazia e non solo).Un’altra specifi cità va indivi-duata nei metodi seguiti: l’eli-minazione fi sica e l’esproprio dei beni.Tutto ciò evidenzia la natura intrinsecamente diversa dell’Esodo a causa Tito da quelli precedenti.Natura diversa perché la logica che lo guidava non era quella del confl itto tra etnie(Croati contro Italiani), bensì quella della rivoluzione comunista che Josip Broz stava realiz-zando ed in nome della quale il percorso obbligato era appunto quello del terrore.I Dalmati, come gli Istriani e i Fiumani, gli Italiani come i Croati (e gli Sloveni e i Serbi) tutti dovevano venire assog-gettati al regime del terrore: strumento indispensabile per costruire il nuovo stato comu-nista.

Da ciò il ruolo da protagonista assegnato all’OZNA, come ben analizzato dai lavori del giovane grande storico Wil-liam Klinger, purtroppo tragi-camente scomparso.

Nella foto scattata a Montecitorio da sinistra: dott. Gianfranco Giorgolo in rappresentanza della Fondazione Rustia Traine, l’on. Furio Radin rappresentante degli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia al Sabor di Zagabria, la dott. Serena Ziliotto in rappresentanza della Fondazione Rustia Traine, la dott. Carla Cace, il dott. Giudo Cace ed il dott. Enzo Concina in rappre-sentanza dell’Associazione Nazionale Dalmata e l’avv. Giu-seppe de Vergottini presidente di Coordinamento adriatico.

La rivoluzione comunista rese più tragico l’ultimo esodo del ’45

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La fi nta unità dei Dalmati era un tappo dei furbetti per imbottigliare gli esuli

CAMERA DEI DEPUTATI - GIORNO DEL RICORDOI RAPPRESENTANTI DI ASSOCIAZIONI DALMATE

Con nostra sorpresa, ci siamo accorti che quando scrivevamo sul vecchio e glorioso giornale subivamo, in nome dell’unità dei Dalmati e del quieto vivere, una serie di censure e condi-zionamenti che fi nivano per castrare la diffusione del pen-siero delle nostre varie asso-ciazioni e dei singoli Dalmati, ma soprattutto la nostra azione e le nostre attività esterne. È incredibile, ma da quando ci siamo liberati dai censori di Padova, che ci consigliavano di silenziare alcuni argomenti che avrebbero trattato loro poi meglio (mentre in realtà nulla avevano intenzione di fare!), siamo riusciti a portare all’at-tenzione dell’opinione pub-blica nazionale tante realtà. Ad esempio, per quattordici anni erano rimaste sepolte, come la Medaglia d’Oro a Zara, e

non emergevano operazioni scandalose sullo scippo che impedirebbe la restituzione agli esuli dei beni in Dalmazia o di ottenere seri indennizzi e così via. Alcuni personaggi tenevano tutto ciò segreto e la realtà era sconosciuta anche agli interessati che, magari, se la prendevano con noi in nome di un’unità che costituiva, invece, un tappo per comprimere la verità che pur danneggiava irreversibilmente gli esuli. Molti Dalmati hanno creduto in buona fede che vi fossero chissà quali ragioni perso-nali che ci dividevano. Chi avesse ancora qualche dub-bio in proposito, legga i temi del Referendum allegato a questo numero e si accorgerà che nulla vi è di personale, ma che qualcuno dall’esterno aveva interesse ad archiviare e

seppellire tutto. Era il presup-posto per seppellire il nostro Libero Comune e sporcare settant’anni di attività corale e singola.Oggi tutto questo dovrebbe apparire chiaro e vi invitiamo a leggere i vari articoli che entrano nel concreto e che sono indispensabili per attrarre alla nostra Causa i giovani di origine dalmata che non sop-portano le chiacchiere e vanno subito al sodo.Gli amici di NOI che hanno subito per troppo tempo l’op-pressione di un ambiente piatto e massonico, oggi sembrano aver assunto dosi da cavallo di bromuro “sono d’accordo con Renzo, ma… è troppo esplicito, esagerato…”. Non si rendono conto che rispetto agli insulti di Varisco “falso e bugiardo”, alla decisione di Luxardo e soci di destituire de’Vidovich da Presidente della Delegazione di Trieste che viene addirittura sciolta perché non ha risposto ad una lettera, mai pervenuta e alle numerosi angherie che abbiamo subìto insieme agli amici di Trieste, abbiamo gridato ahì fi n troppo tardi e troppo piano. Ci è piaciuto il termine attribuito ai massoni e mercanti padovani di “infalli-bili”, che diventa però sarca-stico quando il nostro lettore precisa che tali sono coloro che non fanno assolutamente nulla e, quindi, non possono sbagliare. Andiamo avanti, senza curarci degli infallibili fannulloni, e degli amici del giaguaro che dovrebbe mangiarsi i leopardi. I Dalmati continuerà a seguire i Leopardi che hanno caratte-rizzato tutta la nostra storia, che affonda le sue radici nei secoli.

La Redazione

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LUXARDO DESTITUITO DA SINDACOELEZIONI INVALIDATE, DA RIFARECONSIGLIO E GIUNTA COMUNALI SCIOLTIAPERTE LE ADESIONI DEI SOCI, MAI FATTE

Delibera del 23 febbraio 2015

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Si è riunito a Trieste, addì 23 febbraio 2015 alle ore 18 in via dei Giacinti 8 il Consiglio dei Probiviri dell’Associazione rego-larmente eletto dal Consiglio comunale tenutosi a Padova il 12 giugno 2014 e formato dal dott. Gianfranco Giorgolo, dalla dott. Elisabetta de Dominis e dal dott. Simone Bais.Su proposta della dott. de Dominis e del dott. Bais viene eletto Presidente il dott. Gianfranco Giorgolo. All’Ordine del Giorno il ricorso proposto dall’on. Renzo de’Vido-vich, quale Consigliere comunale eletto e quale Presidente eletto della Delegazione di Trieste dell’Associazione, il quale propone:

a) Che venga riconosciuta come illegittima l’elezione del Consi-glio comunale, perché non è stato mai chiesto a nessuno di sot-toscrivere l’adesione all’Associazione e non è stato mai stilato di conseguenza l’elenco dei soci dell’Associazione che hanno diritto al voto. L’invio delle schede per il Consiglio comunale è stato fatto sulla base di una selezione effettuata in solitudine dalla segretaria della Delegazione di Trieste su incarico del Sin-daco del tempo Luxardo, sulla base dell’indirizzario del giornale Il Dalmata, senza che fosse stato possibile distinguere tra possi-bili aderenti all’Associazione ed avversari ai quali viene spedito il giornale e senza che potessero essere individuati i familiari dei lettori del giornale. La mancata sottoscrizione di un modulo di adesione e l’invio a caso delle schede per le votazioni del Consiglio, a causa della conseguente mancanza di un elenco dei soci aventi diritto al voto, è ragione di nullità della votazione. Tale violazione non si è potuta denunciare per tempo, in quanto mancava il Consiglio dei Probiviri che è stato in un primo momento illegalmente nominato dalla Giunta comunale nello scorso anno, ma annullato dal Consiglio comunale di Padova perché la Giunta non aveva questo potere e tutti e tre i Probiviri non erano in possesso dei requisiti richiesti dallo Statuto e dal Regolamento. Il Consiglio dei Probiviri non ritiene opportuno denunciare il tentativo di falsifi care il Verbale del Consiglio comunale di Padova da parte del Presidente (omettendo capzio-samente gli interventi dei Consiglieri Mario Sardos Albertini e Roberto Predolin), perché non ha avuto alcun effetto, e per non danneggiare l’immagine all’esterno dell’Associazione. Il Consi-glio dei Probiviri prende atto che la denuncia dell’on. de’Vido-vich è fondata, perché gli stessi componenti del Consiglio mai hanno sottoscritto alcuna adesione all’Associazione, né hanno mai avuto notizia che qualcuno lo abbia fatto. Poiché i soci delle Associazioni sono gli unici ad avere diritto al voto, mancando questo elemento essenziale, il Consiglio dei Probiviri dichiara la nullità ex tunc dell’elezione del Consiglio comunale.b) Nel ricorso dell’on. de’Vidovich vi è un ulteriore elemento di nullità delle votazioni di cui sopra, che il Consiglio dei Pro-biviri condivide, rappresentato dal fatto che le schede elettorali per l’elezione del Consiglio comunale, inviate a caso, non sono state né timbrate, né vidimate dagli scrutatori. Ciò signifi ca che la persona che ha effettuato la materiale stampa delle schede, o qualunque altro malintenzionato, ha potuto stampare schede a volontà, votare i candidati della propria cerchia ed inviarle per posta al notaio che aveva il solo compito di documentare il numero delle schede pervenute. La mancanza di questi basilari

elementi di garanzia della correttezza delle elezioni aggiunge un’ulteriore ragione di nullità delle elezioni in parola, non senza sottolineare il dilettantismo usato nella gestione di un’associa-zione che, in questo quadriennio, ha goduto del contributo fi nan-ziario dello Stato italiano, di fondi erogati da alcune regioni e di altri enti pubblici, di un’imprecisata quantità di danaro che ammonta, però, almeno ad alcune centinaia di migliaia di euro.c) L’on. de’Vidovich chiede, quindi, l’annullamento in dipen-denza della nullità del Consiglio comunale, della elezione del Sindaco e della Giunta comunale ed in particolare delle seguenti delibere assunte in questi ultimi periodi:1. Delibera giuntale di togliere alla Delegazione di Trieste la gestione de Il Dalmata, validamente mantenuta per diciott’anni, annullando la richiesta di ottenere le poste attive della gestione ma, curiosamente, rifi utando di sostenere quelle passive, accu-mulatesi in diciott’anni di gestione. In attesa che l’organismo che verrà costituito per gestire il passaggio dall’attuale gestione allegra della nostra Associazione ad una gestione più seria e con-forme al Regolamento, allo Statuto ed al Codice civile,2. La delibera giuntale di sciogliere la Delegazione di Trieste,

il Consiglio dei Probiviri delibera• di dichiarare nulle le elezioni per il Consiglio comunale,

per le ragioni di cui sopra e conseguentemente di dichiarare nulle le elezioni del Sindaco Franco Luxardo e della Giunta comunale. Le nullità operano ex tunc;

• di dichiarare nulla l’elezione di Orietta Politeo a Segretaria comunale e dispone che la contabilità ed i Bilanci, com-presi quelli orali e nulli, vengano inviati al dott. Guido Cace, nella sede dell’Associazione nazionale dalmata, in Piazza Firenze n. 27, entro 7 giorni dal ricevimento della comunicazione che verrà effettuata;

• la sospensione della pubblicazione de Il Dalmata ed auspica che la vertenza venga risolta in un clima di serenità e di amicizia tra il triumvirato e la Delegazione di Trieste;

• l’annullamento della decisione della Giunta di sciogliere la Delegazione di Trieste, sia per la inconsistenza delle ragioni che hanno portato ad un provvedimento così grave nei con-fronti di un organismo vitale e importante che opera da un quarto di secolo, sia perché la Giunta non aveva i poteri per intervenire nei confronti di un organo espressamente pre-visto dallo Statuto e del Regolamento dell’Associazione;

• al fi ne di consentire l’espletamento delle attività dell’As-sociazione, l’apertura della campagna per l’adesione dei futuri soci all’Associazione che consentirà di avere fi nal-mente un elenco dei soci per addivenire ad una corretta elezione del Consiglio comunale, per la normalizzazione della contabilità e l’esame dei bilanci di quest’ultimo qua-driennio, nonché per mantenere la rappresentanza dell’As-sociazione negli organismi di cui fa parte, il Consiglio dei Probiviri

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Dalla lettera di Dalmato Politeo del 09-03 diretta a molti amici che l’hanno girata, a loro volta, a molti altri, ed infi ne ripresa e commentata da vari Facebook, buon ultimo il nostro.

[omissis]

“La cosa però, scusatemi l’espressione, che mi ha fatto veramente incazzare, è che questa mattina ho chiesto spiegazioni a mia sorella, fi rmataria della risposta del Comune, la quale è caduta dalle nuvole asserendo di essere completamente all’oscuro di tutto e di non aver, non solo scritto alcunché, peraltro non ne avrebbe la competenza, ma tantomeno fi rmato qualsiasi

Il Web si diverte alle nostre spalle

LA RISPOSTA DELLA DEPOSTA GIUNTA CON FIRMA FALSA E DISCONOSCIUTALa lettera del commercialista Dalmato Politeo, “incazzato” perché usano e strumentalizzano la sorella Orietta, solleva indignazione e preoccupazione. Ma da chi eravamo guidati?

lettera. Dal canto mio, ho consigliato mia sorella di dare le immediate dimissioni quale segretaria per non fi nire di essere coinvolta in simili incresciose situazioni. Purtroppo credo che non lo farà. Ho ritenuto importante segnalarvi questo fatto che ritengo signifi cativo sul modo e la faciloneria con la quale viene gestito il ns. Comune.Invito i membri di Giunta, nostri amici e coetanei, di imporre maggiore serietà e rigore nella gestione del Comune.Un abbraccio a tutti.

Dalmi”Cari amici,Un’altra perla si aggiunge alle altre che sono ogni santo giorno infi late dall’ex Sindaco

e dall’ex Giunta deposti per divertire la Rete Internet alle spalle di tutti i dalmati, dov’è circolata l’indignata lettera di Dalmato Politeo alla quale i numerosi commentatori si sono accaniti, sbertucciando i seriosi ex Sindaco Luxardo ed ex assessori Salghetti Drioli e Varisco, che sono accusati di essere i manovratori, ma che non appaiono in alcun modo. Battutacce a parte, le osservazioni più comuni, che condividiamo, sono le seguenti:

a) È stato fatto da ignoti un comunicato a nome della Giunta che non si è mai riunita, come l’ignara Segretaria Orietta Politeo conferma al fratello “cadendo dalle nuvole”.b) Gli ignoti autori del

comunicato che riporta tesi, a dir poco simpatiche e divertenti, per contestare il verdetto dei Probiviri che li hanno destituiti perché tutto era fasullo, elezioni comprese, si sono nascosti dietro l’ignara Orietta Politeo, mettendola sotto tiro. Tirano un sasso e mostrano la mano della Politeo, senza neanche avvisarla.c) Nel comunicato non si contestano le ragioni per le quali i Probiviri avevano sciolti i furbetti, ne il fatto positivo che i Probiviri hanno disposto di inviare le schede di adesione all’Associazione, cosa non fatta per ben 12 anni (ovvero da quando c’è uno Statuto che lo dispone!), per capire chi fa parte della nostra Associazione e chi no.

Continua da pag. 13

nominaun triumvirato con poteri pieni e straordinari, formato da (omet-tiamo i nomi di coloro che non ci hanno fatto pervenire il loro assenso che comunicheremo nel prossimo numero). Integrando tale triumvirato con la nomina come membri sup-plenti, in caso di dimissioni o d’impossibilità di operare, della dott. Carla Cace, giornalista professionista, del dott. Guido Salamon e del dott. Secondo Raggi Karuz, nonché dell’on. Renzo de’Vidovich, Presidente della Delegazione di Trieste, che subentra a Franco Luxardo in due organismi di cui l’Associazione fa parte e precisamente: nel Consiglio esecutivo della Federazione degli esuli e nel Consiglio d’Amministrazione del Cdm, Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana e Dalmata, che si riuniscono prevalentemente a Trieste e di cui de’Vidovich è stato fondatore e profi cuo rappresentante della nostra Associazione per vari anni.Così deliberato, si dispone che il presente documento venga comunicato agli interessati ed entri in vigore con effetto imme-diato. Il Presidente: Gianfranco Giorgolo, I Consiglieri: Elisabetta de Dominis, Simone BaisTrieste, 23 febbraio 2015

Consiglio comunale del Libero Comune di Zara in Esilio del 4 ottobre 2014Ordine del giorno n. 1PREMESSO - che stiamo riscontrando da tempo una crescente disaffezione che ha portato ad una disarticolazione del rapporto cittadini del Libero Comune di Zara in Esilio/Giunta;PREMESSO - che il Consiglio Comunale è stato ridotto a semplice gruppo di ascolto con la conseguente marginalizzazione dei consiglieri comunali;PREMESSO - che la scelta della località e la tempistica dei raduni vengono comunicati senza nessuna informazione preventiva e con ritardi inaccettabili; IMPEGNA - il Sindaco e

LA DURA MOZIONE DI NOISULLA MALA GESTIONE LUXARDO

la Giunta a ripristinare la tradizionale funzione del Consiglio Comunale, cioè essere luogo d’incontro e di confronto; IMPEGNA - ad operare per ritrovare l’armonia perduta, rotta da una scoraggiante criticità che ha portato addirittura alla duplicazione del giornale “Il Dalmata”;IMPEGNA - ad istituire la fi gura di un Garante da affi ancare all’attuale Giunta, che sia in grado di mediare tra le varie anime del nostro mondo. Firmato: Roberto Predolin, Maria Serena Ziliotto, Donatella Bracali Paparella, Chiara Motka, Antonio Rolli, Patrizia Zanella, Antonia Tommaseo, Fabio Puccinelli.

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LA STRADA A JESOLO CHE NON C’ÈUN ALTRO FALSO ANNUNCIO DELL’EX SINDACO LUXARDO Il Dalmata incatenato a Padova censura la verità già pubblicata da La Nuova Venezia e L’Arena di Pola

L’ARENA DI POLA, n. 10 del 16 ottobre 2014

A Jesolo, tra i tanti infi ngimenti, è andata in scena la farsa del deposto Sindaco Luxardo, il quale ha confermato solennemente che il Comune di Jesolo aveva deciso di intitolare una via a Vincenzo Serrentino, ultimo Prefetto di Zara italiana, ma che per ragioni tecniche l’inaugurazione era stata rinviata. Applausi di quelli che non sapevano la verità, imbarazzo dei molti che avevano letto il quotidiano locale “La Nuova Venezia” e che avevano appreso la

notizia dichiarata del tutto priva di fondamento dai comunicati delle associazioni anti-fasciste.Il Dalmata incatenato a Padova ha continuato a sostenere la notizia pur defi nitivamente smentita ed ha censurato ogni minimo accenno al fatto che l’operazione era fallita ed il Sindaco di Jesolo aveva archiviato l’iniziativa. Tuttora non ha fatto marcia indietro. A Jesolo si sapeva che la via non sarebbe stata mai intitolata a Serrentino, ma Luxardo ha nascosto la verità.

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IL DALMATA LIBEROmarzo 2015pag. 16

ALESSANDRONI CLARA, Riale di Zola P., offerta, € 20ANSELMO CLAUDIO, Roma, per Il Dalmata libero, € 30BAILO LUCIANO, Firenze, per Il Dalmata libero, € 25BAKOTA GUIDO, Novara, in memoria del caro papà Attilio Bakota e degli indimenticabili nonni Ersilia Bacovich e Giuseppe Bakota, € 15 (primo versamento)BAKOTA GUIDO, Novara, per Il Dalmata libero e in memoria degli amati zii Guido Bakota, Nicole van Poucke e Giuseppe Bacotta, € 15 (secondo versamento)BENASSO GIANNI, Udine, per Il Dalmata libero, € 20BENEVENIA MAZZANTI ANNA, Ancona, in memoria del caro marito Beppi Benevenia, con Zara sempre nel cuore, € 20BRACCO DIANA, Milano, per Il Dalmata libero, € 200CAMIZZI CORRADO, Parma, per Il Dalmata libero: contributo straordinario. Ma non voglio due “Dalmata”, ma uno solo, quello unico di sempre! Saluti dalmatici!, € 20CANNATA-GRISON, Trieste, per Il Dalmata libero, € 25CARNEVALE LIBERO MARIO, Rodi Garganico (FG), come zaratino in ricordi dei bei tempi, studenti e docenti dell’Istituto Magistrale, € 20CATTICH MANFREDA, Mogliano Veneto, per Il Dalmata libero, € 50CETTINEO prof. ANTONIO, Falconara M. (AN), per Il Dalmata libero e Congregazione del Patriziato dalmata, € 20 CETTINEO ROMANO, Lerici (SP), per Il Dalmata libero, € 15CHIADINI ANITA, Bassano del Grappa, x Zara, € 30CIAMPANI GIORGIO, Roma, contributo, € 30 (primo versamento)CIAMPANI GIORGIO, Roma, per Il Dalmata libero e in ricordo dei miei genitori Igina e Tommaso Ciampani, € 50 (secondo versamento)COLALUCE GAETANO, Varese, per Il Dalmata libero e Zara, € 30COSTANTINI MALVINA, Milano, offerta, € 10de STEFANI STELVIO, Montespertoli (FI), per ricordare gli zii Ettore Radman e Margherita Kullis, € 15de’BENVENUTI GIULITTA, Sassari, per Il Dalmata libero, € 10de’FERRA CLAUDIO, Duino, per Il Dalmata libero, € 20 de’MICHIELI VITTURI SIMEONE, Fino Mornasco, per Il Dalmata libero, € 35DORIGUZZI ANDREA e FEDERICA, Trieste, per Il Dalmata libero, € 150DUIELLA FRANCO, Brescia, per Il Dalmata libero e in memoria di mia mamma e del fratello Renato, € 20ESCHER MARIA, Trieste, per Il Dalmata libero, contributo 2015, € 20FABIANI ved. LAUREATI SAVINA, Udine, per Il Dalmata libero e in memoria di Gianfranco Laureati nel 1° anniversario della morte avvenuta il 9/10/2013, € 100FIORENTIN GRAZIELLA, Padova,

offerta x libri, € 30FOIS TALPO MARIA TERESA, Roma, contributo, € 200FRANICHIEVICH GRAZIELLA, Brescia, contributo per il 2015, € 30GABRIELLI ITALO, Trieste, per Il Dalmata libero, € 20GAMBATO ASTI ITALINA, Mirano (VE), € 25GAROZZO DAFNE, Firenze, per Il Dalmata libero, € 10 (primo versamento)GAROZZO DAFNE, Firenze, per Il Dalmata libero, forza!, € 10 (secondo versamento)GIURISSICH GIOVANNI, Roma, contributo, € 60GRASSINI MARSAN MARIA BRUNA, Legnano (MI), per Il Dalmata libero e in memoria di tutti i miei cari zaratini, € 50GRASSO ROBERTO, Treviso, per Il Dalmata libero e in ricordo del cugin Calebotta Gianni, € 20GUTTY GIANFRANCO, Sgonico (TS), per Il Dalmata libero, 50JELICH FIORETTA, Milano, per Il Dalmata libero, € 20JURINICH SALVATORE, Milano, contributo per il 2015, € 15KALMETTA LUISA, Chieti Scalo, per Il Dalmata libero, € 20KRSTIC RENATO, San Felice (BS), per Il Dalmata libero, € 20LIVRAGHI GIUSEPPE, Sant’Angelo Lodigiano, per Il Dalmata libero 2015, € 25MABURZIO ARMANDO, Roma, offerta, € 10MARACICH MARINO PETTENER, Trieste, per Il Dalmata libero e gli italiani rimasti, € 20MARGIACCHI ELISABETTA, Bologna, per Il Dalmata libero, € 20MARSAN famiglia, Genova, grazie per le informazioni che riceviamo sempre con piacere! W Zara! € 20MARSANO MIRA e NINO GODNICH, Bologna, per Il Dalmata libero e in memoria dei propri cari, € 100 MATESSICH MARUSCA, Legnano (MI), per Il Dalmata libero, € 50 MESSINA GAETANO ANGELO, Trieste, per Il Dalmata libero, € 50MILANESE CRISTINA, Milano, per Il Dalmata libero, € 50N.N. per Il Dalmata libero, “Mi stavo de casa in Piazza dei Signori e paron el iera C. Kiswardai, el negozio in Calle Cariera a Zara”, € 20 – Te saremo grati se ti ne mandarà anca el tuo nome che ti ga dimentica de zontar (N.d.R.)NIZZOLI VITALIANO, Reggio Emilia, per Il Dalmata libero, rinnovo il contributo 2015, € 30OBERTI di VALNERA ROBERTO, Milano, contributo 2015, € 30 (primo versamento)OBERTI di VALNERA ROBERTO,

Milano, per Il Dalmata libero 2015, 30 (secondo versamento)OSTRINI-PIASTRA GRAZIELLA, Rocca Priora (Roma), per Il Dalmata libero, € 30PACINOTTI ANNA MARIA, Firenze, per Il Dalmata libero, non perdemo lo spirito del Rime!!!, € 20PANELLA RAFFAELLA, Assisi (PG), per Il Dalmata libero, € 15PAOLA LINA e BUA ARMANDO, Trieste, per Il Dalmata libero con Zara sempre nel cuore, € 20PATINI ANTONIO, Genova, in memoria della moglie Marisa Musap e dei suoceri Simeone e Giuseppina, € 25PAVLIDIS MASSA EUGENIA, Gorizia, offerta per la Comunità, € 50PETANI ENNIO, Genova, per Il Dalmata libero, € 10PIAZZESE CARMELO, Pozzallo (RG), offerta, € 8 (primo versamento)PIAZZESE CARMELO, Pozzallo (RG), per Il Dalmata libero, € 8 (secondo versamento)PRATOLA M. GRAZIA, Mantova, in memoria della famiglia Nani, € 50RANDI RENATO, Roma, contributo al periodico Il Dalmata libero, € 25 (primo versamento)RANDI RENATO, Roma, per Il Dalmata libero, € 25 (secondo versamento)RELJA ELENA, Trieste, per Il Dalmata libero, € 15RIGATTI MARIA, Iesi, per Il Dalmata libero e in cara memoria di Guido de Denaro, € 15 RIGONI DANIELA, Vicenza, per Il Dalmata libero e in ricordo di mia mamma Uccia Ciurcovich, € 20RUBINI EDMEA, Marghera (VE), per Il Dalmata libero, € 20RUZZIER GIOVANNI, Rimini, per Il Dalmata libero, € 10 (primo versamento)RUZZIER GIOVANNI, Rimini, per Il Dalmata libero, € 20 (secondo versamento)SACCHETTI GRAZIELLA, Lodi, contributo per l’anno 2015, € 30SARDI ANTONIO, Anvgd, Novara, contributo, € 15SCALICH GIOVANNI e NEGRI BIANCA, Milano, contributo anno 2015, € 20SCANO ANTONIO, Cagliari, ricordando la cara mamma Anna Cavicic, € 15SCHIAROLI ELIO, Trani (BAT), per Il Dalmata libero, € 10SCHUH CLELIA, Roma, per Il Dalmata libero, contributo, € 20SCRIVANICH FRANCESCO, Portovenere (SP), per Il Dalmata libero, € 25SORCI ELDA, Trieste, contributo per il Dalmazia Club ed elargizione pro Il Dalmata libero, € 25 (primo versamento)

SORCI ELDA, Trieste, per Il Dalmata libero e per ricordare il Cav. Uff. Aldo Secco, Presidente della Sezione di Fiume della Lega Nazionale nel IV anniversario della sua scomparsa, € 20 (secondo versamento)STEFANI BIRGA MARGHERITA, Firenze, contributo, € 25STEFANI CORNELIO, Pordenone, per Il Dalmata libero, € 10STRAUS TULLIO, Monfumo (TV), per Il Dalmata libero, € 20TALPO CONSUELA, Bari, nel ricordo di Ulisse Donati, € 50THOMAN BRUNETTA, Udine, € 20TOKIC BRUNO, Brescia, € 10TOMMASEO ENRICO, Segrate (MI), per Il Dalmata libero, € 30TREVERI LAURA, Chiavari, per Il Dalmata libero, € 10ZERAUSCHEK GIANPAOLO, Trieste, contributo, € 10ZERAUSCHEK MARSAN EMMA, Fertilia (SS), per Il Dalmata libero e per ricordare mia madre Mirchetta Decovich e tutti i miei cari che non ci sono più, € 20ZUZZI EDDA, Lucca, per Il Dalmata libero, € 20 (primo versamento)ZUZZI EDDA, Lucca, per Il Dalmata libero, € 20 (secondo versamento)ZUZZI EDDA, Lucca, per Il Dalmata libero, € 20 (terzo versamento)

IL DALMATALIBERO

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SegreteriaDaria Garbin

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