I cosiddetti lombardi in Europa” - Libera...

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I cosiddetti "lombardi in Europa” Marco Fiorini dottore magistrale in scienze storiche Nel corso dei secoli XII–XIV e soprattutto nel Duecento il termine “ita- liani” non era ancora uti- lizzato né in Italia nè all'estero a causa della frammentazione politica della nostra penisola. No- nostante essi fossero pre- senti ovunque in Europa, si preferiva denominarli secondo la città di prove- nienza, fiorentini, vene- ziani o genovesi mentre il termine “lombardi” indicava genericamente co- loro che provenivano dalla pianura padana mentre le presenze dal Mezzogiorno erano pressoché nulle. Essi erano soprattutto astigiani, piacentini, luc- chesi ma anche lombardi come si intende oggi- giorno e detenevano il controllo del settore molto lucrativo dell'industria tes- sile laniera. Tale commercio coinvol- geva le materie prime pro- venienti dal Medio Orien- te, i trasporti garantiti dallo strapotere sul mare di Ge- nova, la tessitura e la tin- tura in Italia ed infine i mercati e le Fiere in Fran- cia, ricco mercato di con- sumo. La Rivoluzione commerciale del basso Medioevo, famosa definizione dello storico Roberto Sabatino Lopez per indicare il risveglio commerciale europeo dopo il Mille. Filatura e tessitura della lana nel secolo XIV; l'importanza di tale attività è illustrata in numerose opere d'arte come la Cappella de' Scrovegni di Padova Il commercio internazionale nei secoli XII-XIV - I -

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I cosiddetti "lombardi in Europa”

Marco Fiorinidottore magistrale in scienze storiche

Nel corso dei secoli XII–XIV e soprattutto nelDuecento il termine “ita-liani” non era ancora uti-lizzato né in Italia nèall'estero a causa dellaframmentazione politicadella nostra penisola. No-nostante essi fossero pre-senti ovunque in Europa,si preferiva denominarlisecondo la città di prove-nienza, fiorentini, vene-ziani o genovesi mentre il

termine “lombardi” indicava genericamente co-loro che provenivano dalla pianura padana mentrele presenze dal Mezzogiorno erano pressoché nulle.

Essi erano soprattutto astigiani, piacentini, luc-chesi ma anche lombardi come si intende oggi-giorno e detenevano il controllo del settore moltolucrativo dell'industria tes-sile laniera. Tale commercio coinvol-geva le materie prime pro-venienti dal Medio Orien-te, i trasporti garantiti dallostrapotere sul mare di Ge-nova, la tessitura e la tin-tura in Italia ed infine imercati e le Fiere in Fran-cia, ricco mercato di con-sumo.

La Rivoluzione commerciale delbasso Medioevo, famosa definizione dello storico RobertoSabatino Lopez per indicare il risveglio commerciale europeodopo il Mille. Filatura e tessitura della lana

nel secolo XIV; l'importanza di tale attività è illustrata in numerose

opere d'arte come la Cappella de'Scrovegni di Padova

Il commercio internazionale nei secoli XII-XIV

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I cosiddetti "lombardi in Europa”

Quando però si affacciarono nuovi prodotti con-correnziali di qualità superiore fu necessario perquesti mercanti cercare di “risalire la filiera” per in-dividuarne la provenienza.

Eccoli dunque stabilirsidapprima in Francia, poinelle Fiandre dove si trova-vano le tessiture ed infinegiungere in Inghilterra dadove proveniva la finissimamateria prima.L'allevamento di pecore erauno delle poche fonti di in-troito per i numerosi mona-steri inglesi che versavanoin grandi difficoltà econo-miche, spesso di abban-dono. Fu facile per i “lombardi”,uomini per definizione ric-chi e colti, stabilire delle so-lide basi commerciali eprocurarsi in esclusiva lapreziosa materia prima cre-ando un monopolio assairedditizio.

La fiera

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La rete commerciale dei tessuti.Le tinture orientali importate inItalia, la lana inglese, le tessiture

delle Fiandre e le Fiere dellaChampagne in Francia.

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Ciò però li espose ai capricci del potere locale dacui essi dipendevano e per questo soffrirono nu-merosi rovesci, angherie e persecuzioni da parte deire di Francia ma soprattutto in Inghilterra sottoEdoardo III.

Le mire espansionisti-che del sovrano ingleseverso la Francia punta-rono sui prestiti deilombardi per finan-ziarsi diventando sem-pre più pressanti edingenti a fronte di unapalese insolvenza o in-capacità ad onoraretali debiti.

Nella seconda metàdel Trecento si arrivòcosì al fallimento deidue principali finan-ziatori del re inglese, ifiorentini Bardi ed i Peruzzi complessivamente per1,5 milioni di ducati, all'epoca una fortuna enorme.

Contemporaneamentea ciò si aggiunsero altriavvenimenti che porta-rono quasi al collassol'Europa stessa: la Pe-ste, che uccise circa lametà dell'intera popo-lazione, i moti popolaridi rivolta, quali i Ciom-pi a Firenze, la “jac-querie” in Francia e larivolta dei contadini inInghilterra ed infine la

Guerra dei Cent'anni tra questi due eterni rivali chedanneggiò gravemente tutto il commercio europeo.

La Peste bubbonica,detta Nera (1347-1348),che uccise più dellametà della popolazioneeuropea

Il Re inglese Edoardo III (1312-1377)

esponsabile del fallimento dellebanche fiorentine dei Bardi e

dei Peruzzi (1345)

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Queste concause portarono alla finedella preminenza dei lombardi inEuropa ed alla nascita dell'industriatessile inglese che divenne poi il mo-tore della potenza di questo paese neisecoli a venire. Purtroppo il ruolo attivoed innovativo avuto dai“lombardi” nel promuo-vere l'economia moderna,troppe volte confuso ipo-critamente con l'usura se-veramente proibita dallaChiesa, non fu mai suffi-cientemente riconosciuto.Si può dire che essi, forseinconsapevolmente, po-

sero le basi di quel futuro capitalismoche si affermerà poi massicciamente inEuropa.

Bibliografia:Airaldi, Gabriella (a cura di ), Gli orizzonti aperti, Profili delmercante medioevale. Torino, 1997Bordone Renato, Tra credito ed usura. Il caso dei “lom-bardi”. Asti, 2004.Le Goff, Jacques, Lo sterco del diavolo. Bari, 2010.Lopez, Roberto Sabatino, La rivoluzione commerciale delmedioevo. Torino, 1975.Sapori, Armando, Il mercante italiano nel medioevo. Milano, 1983.Per approfondireJacques Le GoffLo sterco del diavolo, il denaro nel MedioevoIl denaro nel senso in cui lo intendiamo oggi è un pro-dotto della modernità. Non è un protagonista di primopiano del Medioevo, né dal punto di vista economico epolitico né da quello psicologico ed etico; è meno im-portante di quanto non lo fosse nell'Impero romano, e

soprattutto assai meno centrale di quanto non diventerà nei secoli successivi.Dai pulpiti medievali risuona la condanna dell'avarizia come peccato capitalee le parole dei monaci e dei frati elogiano la carità e esaltano la povertà comeideale incarnato da Cristo. Non l'accumulo, non la ricchezza garantiscono ilbuon vivere. La salvezza è nel dono e nel sostegno ai deboli. La pecunia è ma-ledetta e sospetta, perché né il denaro né il potere economico sono arrivati aemanciparsi dal sistema globale di valori proprio della religione e della societàcristiana. La moneta tornerà a girare con i rifornimenti di metallo prezioso, conlo sviluppo dell'economia cittadina, con la fondazione alla fine del XV secolodi istituti di credito e con la nascita di una sorta di mercato unico. Sarà una ri-voluzione lenta e silenziosa a modificare i pensieri degli uomini del Medioevoe della stessa Chiesa, una rivoluzione che ha nome "capitalismo”.

Gli usurai "Scuolafiamminga XVI secolo”

Il Concilio di Lione (1245) ribadisce l'assoluta proibizione

del prestito ad interesse, considerato sempre e

comunque usura.

Il tumulto de' Ciompi (1378) prima rivolta popolare per scopieconomici. I Ciompi, umili salariati addetti aduna fase intermedia della lavorazione della lana, chiedevanomiglioramenti salariali e l'accessoalle Arti (Minori) dalle quali eranoesclusi.

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