I coboldi dell'arcobaleno

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I Coboldi dell’Arcobaleno

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I Coboldi dell’Arcobaleno

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Ci fu un tempo in cui i Coboldi degli Arcobaleni erano il terrore di tutta la terra. Superavano le montagne più alte, attraversavano le valli più ampie per agguantare i magnifici arcobaleni ed inghiottirseli. Il Giallo era il loro capo, era lui ad elaborare i piani delle spedizioni.

Nel cuore di una lontana regione, esisteva una valle dove gli animali vivevano ancora come in un incantevole Paradiso. Essa si chiamava la Valle dell’Arcobaleno. Che gioco di colori quando l’arcobaleno saliva alto sopra di essa…

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«I Coboldi degli Arcobaleni ne avevano già sentito parlare, più di una volta, e gliene era venuta l’acquolina in bocca: per acciuffare un arcobaleno come quello avrebbero fatto volentieri i più spropositati sacrifici. Quando con enorme fatica furono giunti alle Grandi Rocce che sbarravano la via verso l’interno della Valle, il Giallo gridò: «Ci siamo, amici! Coraggio, pensate solo a quei colori squisiti!»

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Dentro la grotta accesero un fuoco per scaldarsi. La luna apparve e si spaventò. "I Coboldi della valle"!!!!

Già prima della mezzanotte ne erano informati gli alberi, i cespugli, i fiori, gli animali e i ruscelli. E tutti erano tristi.

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Il Blu sogghignava: «Guardate le radici come stanno all’erta, ma non ce la faranno a salvarlo il loro amico arcobaleno!»Con questi e simili discorsi passarono più di metà della notte, finché non ne poterono più e si addormentarono. Ma la luna si immerse tutta sotto lo specchio dell’acqua e posò nella grotta la sua magica luce.

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E così i Coboldi in un sogno meraviglioso videro il Paese di Cuccagna degli Arcobaleni. Bastava che si sdraiassero ed ecco che i più stupendi arcobaleni scivolavano giù nelle loro bocche spalancate.Il sogno pareva non finire mai.

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Bevevano e bevevano e sarebbe loro di certo scoppiata la pancia se, alle prime luci dell’alba, improvvisamente un tuono lontano non li avesse svegliati.

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I Coboldi invece esplodevano in grida gioiose.«Fra poco tocca ai tuoi colori!» strepitava il Giallo con prepotenza.«Appena vien su lo agguantiamo» fremeva il Verde «quando i colori saranno ancora freschi e cremosi.»

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In un battibaleno i Coboldi furono sveglissimi e fuor di sé dalla gioia. «Un temporale, ecco il temporale!» annunciava il Rosso tutto allegro. E l’Arancione gridava soddisfatto: «Guardate, il vento lo spinge verso di noi!»

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Balzarono in piedi e si misero a ballare il loro più sfrenato ballo di Coboldi, poiché sapevano che al temporale mattutino segue il più bello degli arcobaleni.Ognuno provava ancora il proprio laccio.

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Rosso, non dimenticarlo, tu comandi l’ala sinistra» gracchiava il Giallo, terribilmente orgoglioso del suo piano di battaglia.

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«Ed io attacco all’estrema destra!» strimpellava tutto eccitato il Violetto, e mentre gli ultimi tuoni rotolavano rimbombando per la valle, presero secchi e funi e lasciarono la grotta.Quando i Coboldi giunsero al prato, rimasero senza parola. L’arcobaleno saliva su, denso di colori accesi. Quel prodigio li abbagliava. Tremando per l’eccitazione finalmente il Giallo modulò il fischio convenuto.

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Con un grandissimo slancio i Coboldi scagliarono i loro lacci, ma in quel medesimo istante l’arcobaleno si dileguò, come inghiottito dal suolo. Mai prima d’allora era successa una cosa simile. I Coboldi rimasero di stucco a fissare i loro inutili lacci che ricadevano a terra.Le funi piombavano sulle teste e sulle spalle, l’Indaco piangeva, il Blu imprecava, l’Arancione strillava «Tradimento!», il Giallo incespicava, il Violetto urtava il Verde, il Rosso soffocava di rabbia… ed intanto i Coboldi s’impigliavano sempre più nelle funi, sgambettando disperatamente nei loro stessi lacci.

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D’improvviso sui Coboldi si rovesciò come un diluvio il torrente di tutti i colori dell’arcobaleno.«I fiori!» gridò il Blu, disperato, e tutto ad un tratto si ricordò della sua arroganza, quando nella grotta aveva deriso le radici.

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. Attraverso le radici che pendevano dalle pareti della grotta i fiori, infatti, avevano inteso tutto e nella notte stessa avevano deciso di salvare l’arcobaleno. E la loro astuzia era stata questa: di raccogliere nei propri calici i colori dell’arcobaleno nascente.Quando i Coboldi, così inaspettatamente delusi, furono all’estremo del loro smarrimento, i fiori all’improvviso apersero i loro calici.

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E i Coboldi annegarono miseramente nel torrente dei colori, e di loro la natura non ebbe pietà alcuna.

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L’arcobaleno invece si levò più splendido di prima. Per riconoscenza, prese con sé i fiori che lo avevano salvato e li trasformò: i più piccoli in tante diverse specie di insetti alati, splendidi coleotteri e delicate libellule, altri in farfalle ed i più grandi in magnifici uccelli.

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Da quel momento l’arcobaleno si è fatto più prudente e non sfiora più la terra.Chi avanzi verso di lui, per quanto cammini, non potrà mai e poi mai raggiungerlo e toccarlo…

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FINE