I caratteri geo‐morfologici della Toscana. Spunti per...
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I caratteri geo‐morfologici della Toscana.
Spunti per l’osservazione del paesaggio Firenze, 23 Ottobre 2014
Dott. Arch. Francesco Monacci
Corso di Analisi del Territorio e degli Insediamenti
Università di Pisa :: Dip. di Scienze Agrarie Alimentari e Agro‐Ambientali
Cdl Progettazione e Gestione del Verde Urbano e del Paesaggio
Riferimenti bibliogra8ici
• F. Pardi, 1990, Orogenesi e morfologia. L'interpretazione geologica dell'Appennino, in C. Greppi, (a cura di), Paesaggi dell'Appennino, Quadri ambientali della Toscana, Marsilio Editori, Venezia.
• F. Pardi, 1991, L'Appennino sommerso. L'interpretazione geologica delle colline, in C. Greppi, (a cura di), Paesaggi delle colline toscane, Quadri ambientali della Toscana, Marsilio Editori, Venezia.
• F. Pardi, 1993, Trasgressioni e regressioni. I lineamenti evolutivi della costa toscana, in C. Greppi, (a cura di), Paesaggi della costa, Quadri ambientali della Toscana, Marsilio Editori, Venezia.
• A. Bosellini, 2005, Storia geologica d’Italia, Zanichelli, Bologna.
• L. Dallan Nardi, R. Nardi, 1972, Schema stratigraLico e strutturale dell’Appennino Settentrionale, in Memorie dell’Accademia Lunigianese di Scienze “G. Capellini”, vol. XLII, La Spezia.
• G.B. Dal Piaz, G. V. Dal Piaz, 1981, Sviluppo delle concezioni faldistiche nell'interpretazione tettonica delle Alpi (1840 ‐1940), in Società Geologica Italiana, Cento anni di geologia italiana.
• P. R. Federici, R. Mazzanti, 1988, L'evoluzione della paleogeograLia e della rete idrograLica del Valdarno inferiore, Società Geogra8ica Italiana.
• L. Trevisan, 1981, Autoctonismo e faldismo nella storia delle idee sulla tettonica dell’Appennino settentrionale, in Società Geologica Italiana, Cento anni di geologia italiana.
• L. Trevisan, E. Tongiorgi, 1976, La terra, Utet, Torino.
1
Caratteristiche geogra8iche del
territorio regionale
Caratteristiche geogra3iche del territorio regionale
Nella regione appenninica la rete idrogra3ica del versante adriatico è disposta a pettine
mentre quella del versante tirrenico risulta parallela al crinale appenninico.
Barga
La
Spezia
Lucca
Pisa
Firenze
Pistoia
Livorno
Forlì
Arezzo
Siena
M. Orsaro
Piombino
M. Amiata
1
2 Libro Aperto
4 5Alpe Tre Potenze
M. Falterona
3
Caratteristiche geogra3iche del territorio regionale: allineamenti
Barga
La
Spezia
Lucca
Pisa
Firenze
Pistoia
Livorno
Forlì
Arezzo
Siena
M. Falterona
Alpe Tre Potenze
M. Orsaro
Caratteristiche geogra3iche del territorio regionale: 5 allineamenti montani principali: man mano meno evidenti dall’Appennino alla costa
Caratteristiche geogra3iche del territorio regionale: 4 sequenze vallive
Piana di Lucca, Montecatini e Fucecchio
A
B
C
D
Caratteristiche geogra3iche del territorio regionale: 5 dorsali principali allineate NO – SE e 4 sequenze vallive
Barga
La
Spezia
Lucca
Pisa
Firenze
Pistoia
Livorno
Forlì
Arezzo
Siena
M. Falterona
Alpe Tre Potenze
Caratteristiche geogra3iche del territorio regionale
E’ piuttosto semplice distinguere la regione appenninica dalla Toscana centrale.
La Toscana centrale appare però un insieme vasto e differenziato al suo interno
Caratteristiche geogra3iche del territorio regionale
E’ piuttosto semplice distinguere la regione appenninica dalla Toscana centrale.
La Toscana centrale appare però un insieme vasto e differenziato al suo interno anche in ragione
degli utilizzi del suolo nel corso dei secoli.
Caratteristiche geogra3iche del territorio regionale
E’ piuttosto semplice distinguere la regione appenninica dalla Toscana centrale.
La Toscana centrale appare però un insieme vasto e differenziato al suo interno anche in ragione
degli utilizzi del suolo nel corso dei secoli.
Caratteristiche geogra3iche della regione appenninica
Catena montuosa orientata da Nord‐Ovest a Sud‐Est.
Caratteristiche geogra3iche della regione appenninica
Nella regione appenninica la rete idrogra3ica del versante adriatico è disposta a “pettine” mentre
quella del versante tirrenico risulta parallela al crinale appenninico.
Caratteristiche geogra3iche della regione appenninica
Forma dei rilievi. In Appennino la parte sommitale è caratterizzata da pendii dolci e ondulati;
mentre in basso i versanti appaiono più ripidi e solcati da profonde forre.
Tratto appenninico nei pressi dell’Alpe di Succiso
Caratteristiche geogra3iche della regione appenninica
Forma dei rilievi. In Appennino la parte sommitale è caratterizzata da pendii dolci e ondulati;
mentre in basso i versanti appaiono più ripidi e solcati da profonde forre.
Tratto appenninico nei pressi del M. Sillara
Caratteristiche geogra3iche della regione appenninica
Forma dei rilievi. In Appennino la parte sommitale è caratterizzata da pendii dolci e ondulati;
mentre in basso i versanti appaiono più ripidi e solcati da profonde forre.
Tratto appenninico nei pressi del M. Sillara
Caratteristiche geogra3iche della regione appenninica
Forma dei rilievi. In Appennino la parte sommitale è caratterizzata da pendii dolci e ondulati;
mentre in basso i versanti appaiono più ripidi e solcati da profonde forre.
Tratto appenninico compreso tra la Cima dell’Omo e il M. Rondinaio
Caratteristiche geogra3iche della regione appenninica
Forma dei rilievi. In Apuane la parte sommitale della catena si presenta invece con un aspetto
più accidentato.
2
Il percorso di comprensione della
struttura geologica regionale
Le rocce che compongono l'intera ossatura appenninica sono state costruite da un lunghissimo
processo di sedimentazione sul fondo del mare, protrattosi pressapoco per l'intera durata delle
ere mesozoica e cenozoica (da 235 Ma a 25 Ma).
In circa duecento milioni di anni, calcari, marne, argille, arenarie e le relative forme di transizione
si sono depositate e cementate strato su strato sul fondo del mare.
A partire dalla 8ine dell’era Cenozoica (65 Ma), questo pacco di strati sedimentari dello spessore
di qualche chilometro, poggiante su un substrato profondo, è stato corrugato e sollevato al di
sopra delle acque marine.
Corrugamento e sollevamento hanno alterato profondamente l'originaria geometria degli strati,
creando degli straordinari gerogli8ici della stratigra8ia.
In estrema sintesi …
Il percorso di comprensione della struttura geologica regionale
Il percorso di comprensione della struttura geologica regionale
Origine della terra e della vita
Venezia, Basilica di San Marco, Serie di mosaici della Genesi, XIII sec.
Origine della terra e della vita
Venezia, Basilica di San Marco, Serie di mosaici della Genesi, XIII sec.
La geologia si scontra 8in dall’inizio con le idee di molti esponenti della Chiesa cattolica
riguardante l'età della Terra e soprattutto l’idea della creazione.
Fino al Settecento in tutto il mondo cristiano si riteneva che la Bibbia contenesse un racconto
veritiero sull’origine della vita sulla terra e che fosse addirittura possibile datare l’origine della
Terra a circa 6000 anni fa.
La nascita della moderna geologia
Cappella Sistina, Musei Vaticani, Roma
La nascita della moderna geologia
Michelangelo Buonarroti, Separazione della
luce dalle tenebre, 1512 Michelangelo Buonarroti, Creazione degli astri e delle piante, 1511‐1512
Michelangelo Buonarroti, Separazione della terra
dalle acque, 1511‐1512
Michelangelo Buonarroti, Creazione di Adamo, 1511‐1512
L’inizio della Geologia moderna viene identi8icato con l’affermazione
delle teorie dell’attualismo secondo la quale le cause che operano le
grandi trasformazioni del passato vanno identi8icate con le cause di
trasformazione ancora oggi vigenti anche se gli effetti appaiono piccoli
e lenti (Charles Lyell, Princples of Geology, 1833).
Furono proprio i grandi geologi dell’Ottocento (Hutton e Lyell) a
rendere il mondo scienti8ico consapevole che il tempo geologico aveva
un estensione enorme. Nel 1795 Hutton propose che la Terra avesse
un età ben superiore a quella proposta dalla dottrina cristiana.
Osservando l’estrema lentezza dei fenomeni di erosione delle
montagne e di sedimentazione nei bacini marini Hutton propose un
origine della Terra molto più addietro rispetto al racconto biblico.
La teoria di Lyell era una concezione uniformitarista e si scontrava
con una visione catastro3ista (Cuvier) diffusa in quasi tutti gli
ambienti intellettuali; quest’ultima teoria postulava che la terra fosse
stata periodicamente sottoposta a grandi calamità naturali quali
alluvioni, attività tettoniche e vulcanuche, ecc.). Questa visione si
conciliava bene con una interpretazione letterale della Bibbia e in
particolare con i racconti della Genesi.
La nascita della moderna geologia
Charles Lyell (1797‐1875)
I lavori di Lyell, e i principi di cronologia
relativa ben noti e ben sviluppati all'epoca,
hanno condotto Charles Darwin (1809–1882)
a pubblicare nel 1859 la sua opera più
conosciuta, intitolata The Origin of Species
(L'origine delle specie) e più tardi, nel 1871, la
sua non meno importante opera concernente
gli antenati dell'uomo (The Descent of Man, and
Selection in Relation to Sex).
L'osservazione di fossili in cima e ai piedi delle
Ande spinge Darwin ad interrogarsi sulla serie
di avvenimenti che avevano potuto portare a
questa distribuzione disparata.
Fu una copia del libro di Lyell sul Beagle a dare
a C. Darwin un idea degli abissi del tempo che
la terra e la vita avevano attraversati, tempo
necessario per la lenta evoluzione degli
organismi.
La nascita della moderna geologia
Le idee 3issiste (~1830/1850) sostenevano che la morfologia corrugata dei rilievi era fondata sul
principio della contrazione della crosta terrestre per raffreddamento progressivo diverso da
regione a regione: tutte le montagne, sia pure interessate da successivi fenomeni erosivi, da
trasgressioni e regressioni del mare e da eventi vulcanici, sono saldamente ancorate nel
substrato.
Principio del radicamento o autoctonia: tutte le montagne, per quanto alterate da successive
vicende geologiche (trasgressioni» e «regressioni») hanno le loro radici nel substrato, e dunque la
spiegazione della loro pur complicata struttura stratigra8ica (pieghe, faglie, forti inclinazioni degli
strati) e della loro eventuale problematica relazione con i terreni circostanti deve essere basata
comunque sul principio del loro radicamento o «autoctonia». (L. E. De Beaumont, 1829‐1830).
Ma come era possibile spiegare i sempre più frequenti casi di giacitura di formazioni più antiche al
di sopra di altre più recenti rinvenuti nelle campagne di rilevamento? (Alpi, ma anche Apuane e
sull'Appennino)
Teorie 3issiste vs teorie mobiliste
Ma come era possibile spiegare i sempre più frequenti casi di giacitura di formazioni più antiche
al di sopra di altre più recenti rinvenuti, ad esempio, nelle campagne di rilevamento sulle Apuane
e sull'Appennino?
Teorie 3issiste vs teorie mobiliste
Falda di ricoprimento nelle Alpi Apuane
nella zona tra Il M.
C r o c e e d i l M .
Matanna.
Le pareti rocciose
sono costituite da
ca l car i de l Tr ias
(235‐192 Ma).
Q u e s t a p o t e n t e f o r m a z i o n e s t a
sovrapposta a un
complesso di arenarie
e marne molto più
recente (Oligocene, 37‐23 M.a) nella foto
coperta dal bosco.
Falda di ricoprimento nelle Alpi Apuane nella zona tra Il M. Croce ed il M. Matanna.
Le pareti rocciose sono costituite da calcari del Trias (235‐192 M.A.).
Questa potente formazione (codici gr, Tcv, Tc, Gcm,Gs) sta sovrapposta a un complesso di arenarie
e marne (codice pmg) molto più recente (Oligocene, 37‐23 M.a) nella foto coperta dal bosco,
Teorie 3issiste vs teorie mobiliste
Falda di ricoprimento nelle Alpi Apuane nella zona tra Il M. Croce ed il M. Matanna.
Le pareti rocciose sono costituite da calcari del Trias (235‐192 M.A.).
Questa potente formazione (codici gr, Tcv, Tc, Gcm,Gs) sta sovrapposta a un complesso di arenarie
e marne (codice pmg) molto più recente (Oligocene, 37‐23 M.a) nella foto coperta dal bosco,
Teorie 3issiste vs teorie mobiliste
Di fronte ai sempre più numerosi casi di formazioni più antiche al di sopra di altre più recenti la
visione autoctonista venne messa in crisi e poi abbandonata in favore delle teorie mobiliste.
A cavallo tra Ottocento e Novecento si affermò sempre più la dottrina dei grandi ricoprimenti, la
cui esistenza venne dimostrata per le Alpi e per i Carpazi: H. Schardt per gli scogli del lago dei
Quattro Cantoni in Svizzera (1898); M. Lugeon per le Alpi Svizzere (1903); M. Lugeon e E. Argand
per le Alpi Pennine (1905).
La teoria sulle falde di ricoprimento venne a questo punto sperimentata (all’inizio da geologi
stranieri) anche alla catena degli Appennini.
Teorie 3issiste vs teorie mobiliste
Da Trevisan, 1981
Fenomeni a favore dell’alloctonia delle falde di ricoprimento:
A. Distribuzione diffusa e casuale delle o3ioliti (rocce ignee basiche ed ultrabasiche tipiche della
litosfera oceanica) su entrambi i versanti appenninici.
Queste rocce di antica origine magmatica non presentano nessuna parentela stratigra8ica con le
formazioni incassanti e sottostanti.
Teorie 3issiste vs teorie mobiliste
Lucca
Pisa
La Spezia
Firenze
Forlì
Per l 'Appennino l ' ipotesi faldista fu proposta da G.
STEINMANN (1907) e da L. DE
LAUNAY (1907) e riguardava:
l'alloctonia del complesso delle
«argille scagliose o8iolitifere», la sua giacitura sopra la
formazione del «Macigno» e la
mancanza di vie d'ascesa di
materiale magmatico.
Non potendo venire dal subs ta to l e o 8 io l i t i non
potevano che essere alloctone
Fenomeni a favore dell’alloctonia delle falde di ricoprimento:
A. Distribuzione diffusa e casuale delle o3ioliti (rocce ignee basiche ed ultrabasiche tipiche della
litosfera oceanica) su entrambi i versanti appenninici.
Queste rocce di antica origine magmatica non presentano nessuna parentela stratigra8ica con le
formazioni incassanti e sottostanti.
Teorie 3issiste vs teorie mobiliste
Per l 'Appennino l ' ipotesi faldista fu proposta da G.
STEINMANN (1907) e da L. DE
LAUNAY (1907) e riguardava:
l'alloctonia del complesso delle
«argille scagliose o8iolitifere», la sua giacitura sopra la
formazione del «Macigno» e la
mancanza di vie d'ascesa di
materiale magmatico.
Non potendo venire dal subs ta to l e o 8 io l i t i non
potevano che essere alloctone Sasso di San Zenobi (FI)
Fenomeni a favore dell’alloctonia delle falde di ricoprimento:
B. Raddoppio della Serie Toscana sulle Alpi Apuane
Teorie 3issiste vs teorie mobiliste
In questa regione montuosa due successione stratigra8iche
omo loghe da l T r i a s s i co
all’Oligocene appaiono, infatti,
sovrapposte: quella superiore
non metamor8ica e quella sottostante metamor8ica.
E’ praticamente impossibile
che due serie sedimentarie si
possano ripetersi per due volte in modo uguale: quindi si deve
supporre che un evento di
sovrapposizione tettonica.
Inoltre si può ipotizzare che il metamor8ismo fosse stato
prodotto dal carico della
sovrapposizione tettonica.
Fenomeni a favore dell’alloctonia delle falde di ricoprimento:
C. Argille scagliose (blocchi di calcare e/o arenarie immersi in una matrice argillosa)
Teorie 3issiste vs teorie mobiliste
Sotto questo nome venivano raggruppate varie formazioni, la
cui età è compresa in genere tra
il Giurassico e l'Eocene (190‐50
MA).
Sono un complesso talmente “caotico” che solo con dif8icoltà
potevano essere considerati
come il risultato di una regolare
sedimentazione in sito.
Gli autoctonisti (o 8issisti)
ri8iutavano il principio che
f o rmaz ion i s ed imen ta r i e
potessero essere scollate dal substrato e portate lontano dal
loro originario bacino di
sedimentazione.
La Spezia
Lucca
Pisa
Forlì
Bologna
Modena
Siena
Firenze
Fenomeni a favore dell’alloctonia delle falde di ricoprimento:
C. Argille scagliose (blocchi di calcare e/o arenarie immersi in una matrice argillosa)
Teorie 3issiste vs teorie mobiliste
L'incredulità verso l'alloctonia poggiava anche sull'obiettiva
dif8icoltà di immaginare le forze
ingenti capaci di spostare, sia
pure in tempi calcolabili in
m i l i o n i d i a n n i , m a s s e incalcolabili di vastità regionale.
Il concetto di falda o coltre di
c o p e r t u r a , i n t e s a c ome
formazione rigida sovra scorsa
s u a l t r e , p o s t u l a v a necessariamente l'esistenza di
poderose spinte da tergo di
origine sconosciuta; e in ogni
caso restava da spiegare come
q u e l l e f o r z e p o t e s s e r o esercitarsi su formazioni come
l e a r g i l l e s c a g l i o s e ,
scompaginate e di scarsa
coesione.
La Spezia
Lucca
Pisa
Forlì
Bologna
Modena
Siena
Firenze
Fenomeni a favore dell’alloctonia delle falde di ricoprimento:
C. Argille scagliose (blocchi di calcare e/o arenarie immersi in una matrice argillosa)
Teorie 3issiste vs teorie mobiliste
Teoria dei cunei composti (Migliorini, 1948) L’enorme traslazione di falde fu spiegata da Migliorini
ipotizzando che questo enorme movimento fosse
avvenuto per tappe separate dovute a successivi
sollevamenti di limitate super8ici inclinate e non come
erroneamente si credeva di un unico scorrimento di centinaia di chilometri su di un piano inclinato.
Nel caso delle argille scagliose il processo a tappe
successive spiegava inoltre il particolare aspetto caotico
di questa formazione.
Fenomeni a favore dell’alloctonia delle falde di ricoprimento:
A. Distribuzione diffusa e casuale delle o3ioliti
B. Raddoppio della Serie Toscana sulle Alpi Apuane
C. Argille scagliose (blocchi di calcare e/o arenarie immersi in una matrice argillosa)
Teorie 3issiste vs teorie mobiliste
Il motore di questi imponenti spostamenti è la teoria della tettonica a zolle formulata a
partire dalle intuizioni di Alfred Wegener (1880 – 1930) sulla deriva dei continenti.
3
Principi della tettonica globale
Principi della tettonica globale
• Wegener parte dall’osservazione della somiglianza tra le coste dell’Africa e quelle del Sud America, proponendo però l’ipotesi di una enorme frattura allargata che avrebbe separato i due continenti.
• Generalizzando questa concetto propose che tutti i continenti attuali fossero riuniti in un unico blocco
chiamato Pangea. Le sue teorie si basavano su argomenti di natura geologica ma anche paleontologica e
paleoclimatica. (Wegener , 1915, Die Entstehung der Kontinente und Ozeane)
• La ricostruzione dell’originale assetto è tutt’oggi dibattuta e in parte diversa da quella proposta da Wegener. • L’affermarsi della tettonica globale ha pertanto rovesciato le teorie 8issiste e ha fornito un motore per spiegare
i movimenti delle formazioni geologiche che costituiscono i rilievi (orogenesi).
Da Trevisan, Tongiorgi, 1976
Principi della tettonica globale
Secondo la teoria della tettonica a placche la parte super8iciale della Terra è costituita da un involucro
relativamente rigido (litosfera) suddiviso in un certo numero di
elementi (placche).
Le placche si estendono verso il basso per circa 100 km, 8ino ad
una zona dove le rocce sono sensibilmente più calde e plastiche.
Le placche sono in continuo movimento l’una rispetto all’altra
con una velocità di circa 2‐15 cm/anno.
Suddivisione della Terra sulla base
dello stato 8isico dei materiali.
Mosaico globale delle placche litosferiche: alcune comprendono grandi
blocchi continentali, altre (es. Paci8ico) sono interamente costituite da
crosta oceanica
Modello della parte super8iciale della Terra.
Il guscio super8iciale (litosfera), rigido e
resistente, è formato dalla crosta continentale
(granitica) e crosta oceanica (basaltica).
Da Bosellini, 2005
Principi della tettonica globale
Il motore che fa muovere le placche va ricercato nei moti convettivi che rimescolano l’interno della Terra.
La parte super8iciale delle placche è in larga parte costituita da
materiale basaltico, cioè lava scura che fuoriesce nel mezzo
degli oceani in corrispondenza di lunghissimi rilievi
sottomarini costellati di vulcani, le cosiddette dorsali medio‐oceaniche.
I continenti (Europa, Africa, Asia, Americhe, Australia,
Antartide) sono, invece, masse di materiale più leggero e sono
inglobati in questa specie di nastro trasportatore costituito
dalle placche e si spostano “galleggiando”.
I moti convettivi sono il motore della tettonica a placche
Morfologia sottomarina dell’Oceano Atlantico e
Indiano. In corrispondenza delle dorsali medio‐
oceaniche risalgono le correnti convettive e si crea
continuamente nuova crosta oceanica
Da Bosellini, 2005
Principi della tettonica globale
Le placche si accrescono in corrispondenza delle dorsali medio‐oceaniche. In corrispondenza delle fosse oceaniche una placca si immerge al di sotto di un’altra venendo inghiottita
all’interno della Terra: questo processo è detto subduzione.
La litosfera, calda e plastica, che si forma in corrispondenza delle dorsali medio‐oceaniche ridiscende poi,
fredda e pesante in corrispondenza delle fosse oceaniche
Fossa oceanica
Da Bosellini, 2005
Principi della tettonica globale
Quando le placche in movimento trascinano blocchi continentali ancorati ad esse (ad es. Africa o Europa) questi una volta giunti “faccia a faccia” nella zona di subduzione entrano in collisione.
Lo scontro tra due continenti implica la scomparsa dell’oceano che li separava e quindi non solo la massa
d’acqua ma soprattutto il fondo oceanico con le sue rocce e i suoi sedimenti sovrastanti.
La collisione porta ad un intensa deformazione della zona di contatto (in genere dalla forma lunga e stretta).
Lungo la linea di collisione dei blocchi continentali le rocce ed i sedimenti dell’oceano interposto e le rocce dei due continenti prossime alla zona di contatto vengono piegate, rotte, sollevate dalle enormi forze in gioco
(compressione e alte temperature).
A la convergenza tra le due placche avviene a spese della subduzione della crosta oceanica. In prossimità della
zona di subduzione si forma una serie di vulcani che
derivano dalla fusione della placca inghiottita.
B Il bacino oceanico intermedio tende a chiudersi, la crosta oceanica si rompe in cunei e i sedimenti marini
cominciano a deformarsi
C i continenti sono entrati in collisione: lembi di crosta
oceanica (o8ioliti), sedimenti marini e rocce presenti nei
due margini continentali si accavallano reciprocamente.
Il risultato 8inale della collisione è la formazione di una catena di montagne (orogenesi) Da Bosellini, 2005
Principi della tettonica globale
230 Ma fa Trias
Tra la 8ine del Paleozoico e l'inizio del Mesozoico
(250‐200 milioni di anni fa) le placche continentali
paleoafricana e paleoeuroasiatica erano separate da un
oceano equatoriale chiamato Tetide. Questo è stato la
sede, in continua evoluzione, dei lunghi processi
sedimentari che stanno all' origine dell' orogenesi alpino‐
himalayana.
Qui le successive fasi di accumulo sedimentario si sono
accompagnate a una progressiva generale frizione tra i
margini continentali dei due blocchi, causata dal loro
movimento reciproco in direzioni opposte: Paleoafrica
verso oriente, Paleoeuropa verso occidente.
Il bacino sedimentario di quello che solo nella fase 8inale
del ciclo orogenetico alpino emergerà come Appennino
era orientato allora in senso parallelo all'andamento
equatoriale della Tetide.
180 Ma fa Giurassico
Principi della tettonica globale
Questo movimento di compressione e subduzione di
crosta oceanica continua, nella zona che ci interessa, 8ino
a circa 60 Ma fa: siamo alla 8ine del Mesozoico e l’Oceano
Tetide ormai è completamento scomparso, le zolle
continentali africana ed europea arrivano in contatto
diretto tra loro e la collisone tra i due continenti porta
alla formazione della catena alpina e di tutte le altre
catene collegate a questa fase orogenetica. 135 Ma fa
60 Ma fa
Orogenesi alpina
Nel Cretaceo la placca africana inizia a spostarsi
verso nord ed entra in collisione con la placca
euroasiatica dando origine al processo
orogenetico che porta alla formazione della
catena alpino‐himalayana e alla conseguente
scomparsa dell’Oceano ligure‐piemontese.
Il processo orogenetico si completerà nell’era
cenozoica.
La formazione della catena appenninica (orogenesi appenninica)
La collisione tra il continente africano e quello euroasiatico
portano in circa 50‐60 Ma alla
formazione della catena alpina
(marrone).
Questa grande catene montuosa
si estendeva da Vienna a
Gibilterra. Di questa catena
facevano parte il «dito» della
Corsica, la Calabria, la parte nord occidentale della Sicilia.
L’orogenesi appenninica è più
recente rispetto a quella delle
Apli.
30 Ma fa
Da Bosellini, 2005
Durante l’Oligocene (37‐23 Ma), a causa di nuove frizioni tra la placca euroasiatica e la
placca africana, l’area balearico‐provenzale
inizia a fratturarsi e a sprofondare: in breve
tempo una porzione del continente europeo
si stacca allontanandosi dalla regione catalano provenzale.
Questo frammento di continente europeo,
denominato Massiccio sardo‐corso, si muove
con un movimento antiorario.
La deriva di Sardegna e Corsica ha avuto due
conseguenze fondamentali:
• l’apertura di un “oceano” (bacino algero‐
provenzale) nel vuoto lasciato alle loro spalle.
Questo bacino marino è la parte più antica del Mediterraneo attuale.
• Uno scontro tra l’avanzante massiccio sardo‐
corso e il margine occidentale della placca
africana: si crea così un nuovo sistema orogenetico (Appennini ancestrali) sul loro
fronte.
Circa 18‐16 Ma la Corsica e la Sardegna
raggiungono la loro posizione attuale.
30‐28 Ma fa
Orogenesi appenninica: rotazione del massiccio sardo‐corso
Da Bosellini, 2005
Evoluzione della zona compresa tra Provenza, blocco sardo‐corso e Appennino Settentrionale. (A) Durante l’Oligocene medio (30‐28 Ma) il blocco sardo‐corso è ancora unito al continente europeo (Provenza e
Catalogna). Man mano la subduzione di crosta oceanica sotto il blocco sardo‐corso avvicina sempre di più il margine di
Adria.
(B) Durante il Miocene inferiore (22‐20 Ma) il blocco sardo‐corso si stacca dal continente e si forma il bacino algero‐
provenzale. Ad est del blocco sardo‐corso avviene lo scontro tra quest’ultimo e Adria dalla cui collisione nascono gli Appennini ancestrali. La rotazione del blocco sardo‐corso termina circa 17‐16 Ma fa.
(C) Nel Miocene superiore (8 Ma) ad est del blocco sardo‐corso inizia una nuova distensione crostale che porta alla nascita
del Mar Tirreno e alla de8initiva strutturazione dell’Appennino
La nascita degli Appennini ancestrali Da Bosellini, 2005
Oligocene 30 Ma fa
La nascita degli Appennini ancestrali
Miocene (Langhiano) 15 Ma fa
Miocene (Tortoniano) 10 Ma fa
La nascita degli Appennini ancestrali
Miocene (Messiniano inf.)7 Ma fa
Miocene (Messiniano Sup.) 5 Ma fa
La nascita degli Appennini ancestrali
Pliocene 3,5 Ma fa
La nascita degli Appennini ancestrali
Pliocene Sup. 2 Ma fa Pleistocene 0,7 Ma fa
• pausa
4
Unità tettoniche principali
«insieme più o meno esteso in ampiezza e
spessore di formazioni (anche molto diverse tra loro) che nei
movimenti tettonici tende a comportarsi come un
corpo coerente»
Principali domini paleogeogra3ici dell’Appennino Settentrionale
Principali domini paleogeogra3ici dell’Appennino Settentrionale
Da Bosellini, 2005
Schema di formazione di una catena montuosa: (A) Porzione di crosta terrestre corrispondente a un continente.
(B) A causa di movimenti di traslazione in senso opposto si formano due blocchi (a nord Europa ed Asia a sud Africa) che
cominciano ad allontanarsi. Tra di loro si forma una geosinclinale, cioè un grande bacino marino di sedimentazione.
(C) I due blocchi si riavvicinano comprimendo i sedimenti della geosinclinale e generando pieghe e faglie.
Schema di formazione di una catena montuosa Da Trevisan, Tongiorgi, 1976
Litogenesi Molto spesso le rocce si sono
formate durante lunghi periodi di
sedimentazione in bacini marini
accumulandosi sotto forma di
ciottoli, sabbie, argille, limi.
Schema di formazione di una catena montuosa: Litogenesi, orogenesi, morfogenesi
Orogenesi Durante fasi di collisioni di
blocchi continentali le rocce si
sol levano, s i p iegano e s i
deformano.
Schema di formazione di una catena montuosa: Litogenesi, orogenesi, morfogenesi
Morfogenesi Una volte sollevate al di sopra del
livello delle acque vengono
intaccate dall’erosione (acqua,
vento, ghiaccio)
Schema di formazione di una catena montuosa: Litogenesi, orogenesi, morfogenesi
Unità tettoniche principali. Evoluzione del ciclo sedimentario della Serie Toscana
A. <230 Ma (dal Carbonifero al Permiano) Lo scalino più profondo è costituito da scisti di origine argillosa e arenacea sicuramente attribuibili al
Carbonifero‐Permiano 350 a 225 milioni di anni fa) poggianti su un substrato corrugato residuo di una antica
catena corrugata per orogenesi precedente all’orogenesi alpina (zoccolo ercinico).
A
Da Trevisan, Tongiorgi, 1976
Unità tettoniche principali. Evoluzione del ciclo sedimentario della Serie Toscana
B. 220 Ma (Trias medio): Sull’area, in parte invasa dal mare, si estendono depositi ciottolosi di delta 8luviali, depositi detritici
lagunari e 8luviali.
B
Da Trevisan, Tongiorgi, 1976
Unità tettoniche principali. Evoluzione del ciclo sedimentario della Serie Toscana
C. 200 Ma (Trias superiore): Comincia un lento abbassamento del fondale marino “subsidenza”.
Scogliere coralline e depositi di lagune sovrassalate (“evaporiti”). Condizioni di mare “sottile”
C
Da Trevisan, Tongiorgi, 1976
Unità tettoniche principali. Evoluzione del ciclo sedimentario della Serie Toscana
C. 200 Ma (Trias superiore): Comincia un lento abbassamento del fondale marino “subsidenza”.
Scogliere coralline e depositi di lagune sovrassalate (“evaporiti”). Condizioni di mare “sottile”
C
Gessi triassici nella Alta Valle del Secchia
Unità tettoniche principali. Evoluzione del ciclo sedimentario della Serie Toscana
D. 180 Ma (Giurassico inferiore (Lias)): Condizioni di mare aperto e deposizione di potenti strati di calcari
D
Da Trevisan, Tongiorgi, 1976
Unità tettoniche principali. Evoluzione del ciclo sedimentario della Serie Toscana
D. 180 Ma (Giurassico inferiore (Lias)): Condizioni di mare aperto e deposizione di potenti strati di calcari
Calcari giurassici alla Pania di Cor8ino
Unità tettoniche principali. Evoluzione del ciclo sedimentario della Serie Toscana
E. 40 Ma (Eocene): Nel lungo intervallo tra D ed E si depone una successione di sedimenti tipici di mare aperto in gran
prevalenza calcarei e, in minor misura, argillosi e silicei.
E
Da Trevisan, Tongiorgi, 1976
Unità tettoniche principali. Evoluzione del ciclo sedimentario della Serie Toscana
F. 25 Ma (Miocene Inferiore): Nel breve intervallo tra E ed F si depone un forte spessore di torbiditi (Macigno)
F
Da Trevisan, Tongiorgi, 1976
Unità tettoniche principali. Evoluzione del ciclo sedimentario della Serie Toscana
F. 25 Ma (Miocene Inferiore): Nel breve intervallo tra E ed F si depone un forte spessore di torbiditi (Macigno)
Unità tettoniche principali. Evoluzione del ciclo sedimentario della Serie Toscana
G. 24 Ma (Miocene Inferiore): Il Macigno viene coperto per accavallamento da altri complessi rocciosi arrivati da SO più o meno
scompaginati (Liguridi); termina il periodo di sedimentazione del Macigno
G
Da Trevisan, Tongiorgi, 1976
Unità tettoniche principali. Evoluzione del ciclo sedimentario della Serie Toscana
H. 24 Ma (Miocene Medio): Il generale abbassamento(subsidenza) che ha permesso l’accumulo di grandi spessori di sedimenti e che
era iniziato circa 200 Ma prima si conclude con una fase di corrugamento e di sollevamento che origina la
catena appenninica
H
Da Trevisan, Tongiorgi, 1976
Unità tettoniche principali
Principali unità tettoniche • S e r i e T o s c a n a n o n
m e t a m o r 8 i c a ( « F a l d a
Toscana») compresa i l
T r i a s s i c o s u p e r i o r e e
l’Oligocene Superiore (da 200 a 25 Ma)
• Serie Toscana metamor8ica
composta da un basamento di
era paleozoica (> 235 Ma) e
da una s e r i e d i un i t à tettoniche comprese tra il
Triassico e l’Oligocene (da
235 a 23 Ma)
• Unità Cervarola –Falterona
• F o rma z i o n e M a r n o s o ‐Arenacea
• Un i t à a l l o c t one l i g u r i
(Liguridi)
5
Processo orogenetico:
sforzi distensivi
Evoluzione tettonica Appennino Settentrionale: sforzi distensivi
Fase “parossistica” (Tortoniano 14‐10 Ma) A ovest dell’attuale linea di costa esiste un insieme di
rilievi emersi (Appennini ancestrali) e un mare Adriatico
molto più largo dell’attuale che copriva ancora quello che
sarà poi il versante orientale della penisola.
Quindi mentre a occidente si sollevavano i rilievi appenninici, a oriente la formazione marnoso‐arenacea
era ancora in piena fase di sedimentazione marina.
Miocene Sup. – Pliocene Inf. (10‐5 Ma)
Durante questo periodo la spinta orogenetica si manifesta con due stili tettonici differenti:
• Il fronte che avanza è il regno degli sforzi
compressivi, conforme a una tettonica di tipo plastico
con forti strutture a pieghe.
• Alle spalle delle zone interessate da sforzi compressivi si manifesta invece un regime di sforzi
distensivi
Mentre la compressione determina un ispessimento della crosta terrestre, la distensione si accompagna al suo
assottigliamento: la super8icie si abbassa (subsidenza) in
una serie crescente di sprofondamenti tettonici via via che
la compressione orogenetica migra verso oriente.
Paleoadriatico
Da Pardi, 1991
Evoluzione tettonica Appennino Settentrionale:
Paleoadriatico
La super8icie crostale, prima piegata e pressata, si frattura e collassa in lunghi sprofondamenti longitudinali, che si moltiplicano, paralleli
tra loro, via via che la spinta compressiva procede verso oriente,
dando origine alla tipica struttura costituita dall'alternanza tra
Horst (pilastri) e Graben (fosse tettoniche). Da Pardi, 1991
Da Trevisan, Tongiorgi, 1976
Evoluzione tettonica Appennino Settentrionale: evoluzione rete idrogra3ica
Lo spartiacque principale tra Tirreno e Adriatico migra ve r so e s t s eguendo l o s f o r zo compres s i vo .
Contemporaneamente nella parte occidentale della catena
montuosa domina un regime di sforzi distensivi che
provoca la formazione di fosse tettoniche nell’estrema
parte occidentale della Toscana e nell’area attualmente occupata dal Mar Tirreno. Lo sprofondamento delle fosse
tettoniche si manifesta a partire dal Tortoniano (10 Ma) e
si è propagato verso est 8ino a raggiungere lo spartiacque
appenninico attuale.
La migrazione dello spartiacque verso est sottrae ai 8iumi, in origine 8luenti verso l’Adriatico, le porzioni più alte dei
loro corsi (Garfagnana, Lunigiana, Mugello).
Le aree in sprofondamento hanno favorito la formazione
di laghi tettonici (sedimenti lacustri del Miocene sup. nella
Toscana occidentale e sedimenti lacustri del Pliocene e Pleistocene Inf. Nella Toscana settentrionale e orientale).
I laghi avevano emissari verso il Mar Tirreno.
Nel versante tirrenico i 8iumi mostrano lunghi tratti
longitudinali in corrispondenza delle fosse tettoniche colmate di sedimenti raccordati da af8luenti trasversali che
tagliano i pilastri tettonici e che in molti casi
rappresentano i relitti della più antica rete idraulica a
de8lusso adriatico (PaleoLima, PaleoBisenzio, PaleoSieve)
Paleoadriatico
Da Pardi, 1991
Evoluzione tettonica Appennino Settentrionale: bacini intermontani
Le aree in sprofondamento hanno favorito la formazione di
laghi tettonici (sedimenti
lacustri del Miocene sup. nella
T o s c a n a o c c i d e n t a l e e
sedimenti lacustri del Pliocene e Pleistocene Inf. Nella Toscana
settentrionale e orientale).
I laghi avevano emissari verso il
Mar Tirreno.
Nel versante tirrenico i 8iumi m o s t r a n o l u n g h i t r a t t i
longitudinali in corrispondenza
delle fosse tettoniche colmate di
s ed imen t i r a c corda t i da
af8luenti trasversali che tagliano i pilastri tettonici e che in molti
casi rappresentano i relitti della
più antica rete idraulica a
de8lusso adriatico (PaleoLima, PaleoBisenzio, PaleoSieve)
Da Pardi, 1991 Da Bosellini, 2005
Evoluzione tettonica Appennino Settentrionale: bacini intermontani
Barga
La
Spezia
Lucca
Pisa
Firenze
Pistoia
Livorno
Forlì
Arezzo
Siena
M. Orsaro
Piombino
M. Amiata
1
2 Libro Aperto
4 5Alpe Tre Potenze
M. Falterona
3
5
Sedimentazione neogenica e
quaternaria
Sedimentazione neogenica e quaternaria
Da Pardi, 1990
Sedimentazione neogenica e quaternaria
Schema dell’ordine di sovrapposizione delle principali successioni della Toscana
Barga
La
Spezia
Lucca
Pisa
Firenze
Pistoia
Livorno
Forlì
Arezzo
Siena
M. Falterona
Alpe Tre Potenze
Schema dell’ordine di sovrapposizione delle principali successioni della Toscana
Da Pardi, 1991
Effetti della tettonica distensiva Miocene Sup. (Messiniano da 7 a 5 Ma)
Gli effetti della tettonica distensiva si veri8icano a partire dal Miocene Sup.: le fosse tettoniche sono
occupate dal mare o da laghi e diventano, quindi, sedi
di bacini di sedimentazione marina o lacustre.
Il crinale appenninico si trova più ad Ovest rispetto ad
oggi in corrispondenza dell’allineamento Alpi Apuane – Monte Pisano.
La rete idrogra8ica è molto differente dall’attuale: tutti
i 8 iumi ad est del le Alpi Apuane ad est
dell’allineamento Montalbano –Chianti hanno un
de8lusso verso l’Adriatico in quanto le fosse dell'alto Serchio‐Garfagnana, del Bacino di Firenze e quella del
Mugello non si erano ancora aperte.
Da Pardi, 1990
Da Federici, Mazzanti, 1982
Effetti della tettonica distensiva Miocene Sup. (Messiniano da 7 a 5 Ma)
Durante la trasgressione messiniana, si depositano una precisa sequenza stratigra8ica di sedimenti
marini, af8ioranti principalmente in Val d’Era e
nell‘Alta valle del Cecina, tra cui spicca la formazione
Gessoso‐sol8ifera. La sua origine è stata attribuita ad
un evento paleogeogra8ico molto discusso: la temporanea interruzione, per cause tettoniche , delle
comunicazioni tra Atlantico e Mediterraneo.
Trasformato in un mare chiuso, quest’ultimo
evaporava dando origine a formazioni evaporitiche
come i gessi.
Da Pardi, 1990
Da Federici, Mazzanti, 1982
Effetti della tettonica distensiva Pliocene Inferiore‐Pliocene Medio (5‐ 3 Ma)
In questo periodo avvengono sprofondamenti ancora più accentuati e la trasgressione marina raggiunge
il suo massimo livello.
La Toscana centrale è in gran parte sommersa dal
mare: si ritiene che emergessero i monti di Livorno, i
monti di Castellina, vari segmenti isolati della Dorsale Medio Toscana e consistenti rilievi delle Colline
Metallifere.
Lo spartiacque appenninico corre lungo la linea Alpi
Apuane‐Monte Pisano e sulla linea Montalbano‐
Chianti, poiché non si erano ancora formate le fosse tettoniche dell’Alto Serchio‐Garfagnana, di Firenze e
del Mugello. Da Pardi, 1990
Da Federici, Mazzanti, 1982
Effetti della tettonica distensiva Pliocene Inferiore‐Pliocene Medio (5‐ 3 Ma)
Al di sotto delle super8icie marine si esercita una sedimentazione vigorosa originata dai processi
erosivi che interessano le terre emerse.
Nel mare pliocenico si depositano argille, sabbie e
conglomerati.
Le argille rappresentano la fase dello sprofondamento alla massima trasgressione; le sovrastanti sabbie sono
i depositi tipici della regressione marina.
I sedimenti miocenici lacustri e le argille e sabbie
p l i o cen i che f o rmano i n sovrappos i z i one
strati8icazioni di grande potenza che hanno colmato le fosse tettoniche nascondendo escursioni altimetriche
molto notevoli. Da Pardi, 1990
Da Federici, Mazzanti, 1982
Effetti della tettonica distensiva: Pliocene Inferiore‐Pliocene Medio (5‐ 3 Ma)
Il mare pliocenico
Effetti della tettonica distensiva Pliocene medio (3‐1,7 Ma)
Al di sotto delle super8icie marine si esercita una sedimentazione vigorosa originata dai processi
erosivi che interessano le terre emerse.
Nel mare pliocenico si depositano argille, sabbie e
conglomerati.
Le argille rappresentano la fase dello sprofondamento alla massima trasgressione; le sovrastanti sabbie sono
i depositi tipici della regressione marina.
I sedimenti miocenici lacustri e le argille e sabbie
p l i o cen i che f o rmano i n sovrappos i z i one
strati8icazioni di grande potenza che hanno colmato le fosse tettoniche nascondendo escursioni altimetriche
molto notevoli. Da Pardi, 1990
Da Federici, Mazzanti, 1982
Effetti della tettonica distensiva Pliocene Medio(3‐1,7 Ma)
La presenza di un lago in Garfagnana è indizio che la tettonica distensiva ha raggiunto anche quest’area; in
questo tratto il crinale appenninico si sposta quindi
verso est in posizione simile a quella di oggi.
Verso Sud‐Est il crinale appenninico risulta ancora
lungo l’allineamento Montalbano –Rilievi del Chianti in quanto la fossa tettonica di Firenze non si era
ancora aperta.
Il PaleoArno proviene dai versanti ad ovest della linea
Montalbano‐Chianti; la rete idrogra8ica, in sinistra, è
piuttosto simile a quella attuale. In riva destra il PaleoSerchio drena il lago della
Garfagnana , sbuca nella sedimentazione pliocenica
nella zona di Ponte a Moriano e percorrendo il lato
orientale del Monte Pisano si getta nel PaleoArno. Da Pardi, 1990
Da Federici, Mazzanti, 1982
Effetti della tettonica distensiva Pleistocene Inferiore (1,7‐ 0,7 Ma)
Pleistocene Medio (0,7‐ 0,12 Ma)
Nel Pleistocene Inferiore l’area del Valdarno inferiore è interessata da nuovi sprofondamenti: si
forma un grande bacino lacustre compreso tra il
Monte Pisano ed il Montalbano (Lago delle Pianore)
nel quale si sedimentano argille, sabbie e ciottoli.
(Rilievi delle Cerbaie) Nei bacini lacustri della bassa Val di Magra e della
Garfagnana continua la sedimentazione.
Si aprono le nuove fosse del Bacino di Firenze e del
Mugello.
Il crinale appenninico raggiunge la posizione attuale.
Nel Pleistocene Medio l’area del Valdarno inferiore è quasi completamente emersa e la rete idrogra8ica
piuttosto simile a quella attuale.
Da Federici, Mazzanti, 1982
L’Appennino “sommerso”
Nel Pleistocene Medio l’area del Valdarno inferiore è quasi completamente emersa e la rete idrogra8ica
piuttosto simile a quella attuale.
Da Federici, Mazzanti, 1982
Paesaggio 3isico e paesaggio storico
Barga
La
Spezia
Lucca
Pisa
Firenze
Pistoia
Livorno
Forlì
Arezzo
Siena
M. Falterona
Alpe Tre Potenze
M. Orsaro
Paesaggio 3isico e paesaggio storico
Le sistemazioni di versante: caratteristiche morfologiche
Da Desplanques, 1977
Paesaggio 3isico e paesaggio storico
Terrazzamenti a muro a secco
Paesaggio 3isico e paesaggio storico
Terrazzamenti a ciglioni erbosi
Paesaggio 3isico e paesaggio storico
Paesaggio 3isico e paesaggio storico
Relazioni con le forme del terreno