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    Virgilio Ilari

    I CARABIIERI

    Scritto nel 1995 per la Collana L'Identit azionale de Il Mulino Bologna, diretta da

    Ernesto Galli Della Loggia, ma non pubblicato.

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    Indice

    I carabinieri e l'Italia

    I - Nei secoli fedele

    II - Usi obbedir tacendo

    III - La Benemerita

    Prima e dopo Porta Pia

    Tabelle

    1 - L'Albo d'oro dei carabinieri (1814-1996)

    2 - Il Corpo dei carabinieri reali (1814-61)

    3 - Gli organici dell'Arma (1861-1996)

    4 - Forza dei comandi superiori carabinieri al 1 giugno 1940

    5 - Effettivi dei corpi di polizia dal 1861 al 1996

    6 - Gli ordinamenti dell'Arma (1862-1980)

    7 - L'ordinamento attuale (1996)

    8 - I 54 comandanti generali (1814-1997)

    Bibliografia

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    I CARABIIERI E L'ITALIA

    In occasione del 150 anniversario dell'Arma (1964), Giovanni Artieri scrisse che il

    carabiniere fa parte del paesaggio italiano, come l'Etna e il Vesuvio, le Alpi e gli Appennini. In

    uniforme ordinaria non porta pi la "lucerna", il famoso cappello a tricorno: ma anche i turististranieri riconoscono la bandoliera bianca. Per loro il pennacchio rosso-blu dell'uniforme di gala

    una sineddoche dell'Italia, come le giubbe rosse e la guardia svizzera lo sono per il Canada e il

    Vaticano.

    Per noi italiani, invece, il carabiniere una sineddoche dello stato. Non dello stato come

    effettivamente , ma dell'idea di stato come autorit e giustizia, garanzia e imparzialit. Ai nostri

    occhi, l'Arma rappresenta la continuit dello stato e la certezza del diritto oltre i mutamenti

    costituzionali e politici.

    Nel 1988-89 Giorgio Forattini disegn tutto il Gotha della prima Repubblica in uniformeda carabiniere: Cossiga, Spadolini, Andreotti, Craxi, De Mita, Zanone e Nilde Iotti (con la gonna

    e senza pennacchio, ma anche lei con sciabola e bandoliera). Il caso volle poi che nell'agosto

    1992, sei mesi dopo l'arresto del "mariuolo" Mario Chiesa, Craxi pretendesse le "scuse" dell'Arma

    per fughe di notizie su indagini riservate a carico di esponenti del Psi. In novembre tocc a Bossi

    accusare l'Arma di tramare contro la Lega. Ma, fors'anche grazie a polemiche del genere, gli

    italiani l'Arma non l'hanno mai identificata con nessun regime e con nessun partito.

    Critiche e polemiche le riserviamo ai servizi segreti, e di tanto in tanto a polizia, guardia

    di finanza e magistratura. Ai carabinieri, invece, sono toccate le barzellette (notoriamente gestite

    da apposito ufficio del comando generale dell'Arma, che importa e adatta quelle che i francesi

    raccontano sui belgi).

    Oggi, con i suoi 117.000 uomini (inclusi 15.000 ausiliari di leva) l'Arma ha raggiunto intempo di pace gli stessi effettivi con cui nel 1941 presidiava territorio metropolitano, colonie,

    territori occupati e retrovie del fronte.

    La Benemerita (cos definita dalla relazione parlamentare del 24 giugno 1864) ancora la

    pi numerosa delle cinque polizie italiane, leggermente meno costosa (8.600 miliardi) della

    polizia di stato e meno antica (1814) della guardia di finanza (1774).

    Il suo bilancio equivale al reddito medio di 270.000 famiglie italiane e alla multa

    comunitaria per lo scarto dai parametri di Maastricht, e supera quello dell'esercito, di cui dal 1822

    costituisce la "prima Arma". Del resto, con 32 medaglie italiane e 1 sammarinese, la sua bandiera

    la pi decorata della Penisola.

    Il primo regolamento dei carabinieri (1841) lo scrisse un gesuita, e arrestarono tre volte

    Garibaldi, due pi di Pinocchio. Ma a leggere il ritratto che ne faceva la Civilt cattolica nel 1860sembrano bolscevichi ante litteram, e a Porta Pia c'erano anche loro.

    L'11 novembre 1948, pochi mesi dopo la scomunica del comunismo, la sconfitta del

    Fronte popolare e la semi-insurrezione seguita all'attentato contro Palmiro Togliatti, l'ordinario

    militare monsignor Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone propose a Pio XII di porre anche i

    carabinieri sotto il patronato mariano (Virgo Fidelis), quarti dopo aviatori (Vergine di Loreto),

    commissariato militare (Madre della Divina Provvidenza) e militari cattolici americani (Maria

    SS. Immacolata).

    Agli americani il patronato mariano Pio XII l'aveva accordato l'8 maggio 1942, lo stesso

    giorno il cui l'Us Navy vinse la battaglia del mar dei Coralli. I carabinieri li fece attendere fino

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    all'11 novembre 1949, sette mesi dopo l'adesione italiana al Patto atlantico.

    Anche questo un tratto di distinzione rispetto alle altre polizie, dotate di semplici santi.

    Patrono della guardia di finanza , ratione officii, l'apostolo Matteo, pubblicano pentito. Forse in

    omaggio a "celere" e "113", alla polizia di stato toccato invece l'arcangelo Michele, a mezzadriacon i paracadutisti. Quella penitenziaria ha san Basilide, la gendarmeria francese sainte

    Genevive, e i vigili urbani san Sebastiano (forse l'hanno proposto gli automobilisti).

    Dal 1916 la banda dell'Arma (1862) si esibisce all'estero, anche a Manhattan per ilColumbus day, e dal 1933 il Carosello storico conclude in piazza di Siena gli anniversari della

    fondazione. Bench non sia affatto vero, gli italiani sono convinti che la nuova uniforme blu

    scuro, e non pi nera, adottata dall'Arma nel 1988 rechi la firma dello stilista Armani.

    Per ogni posto da carabiniere ci sono (1995) 52 concorrenti e mezzo (42.000 per 800). Per

    ogni carabiniere in servizio ce ne sono altri tre in congedo, di cui due iscritti all'associazione

    dell'Arma (190.277), la pi antica (1885) e la pi numerosa e capillare di tutte dopo quella degli

    alpini (400.000), alimentata per dalla coscrizione obbligatoria. Entrambe le associazioni hanno

    sezioni in tutto il mondo.La tiratura del Carabiniere (1872), il pi antico periodico ufficioso dell'Arma, oggi diretto

    da un giornalista professionista (Pietro Zullino), supera le 200.000 copie mensili, con punte di

    250.000. Appena un ottavo del settimanale Famiglia cristiana, ma pi di Stars and Stripes

    (161.000), il famoso quotidiano delle forze armate americane. Il 92 per cento degli abbonati non

    appartiene all'Arma.

    Da un sondaggio Pragma (1988) emerge che oltre met degli italiani convinta di

    conoscere molto o abbastanza i carabinieri (mentre polizia e finanza sono conosciute solo dal 39 e

    dal 35 per cento). Gli indici di fiducia sono 64, 62 e 57 e il "voto" di merito 7 e mezzo.

    Secondo un sondaggio Consulting Unit (1990), l'88 per cento degli italiani ritiene che ipoliziotti siano troppo pochi e sottopagati, e il 45 che abbiano troppo poco potere. Il 79 li vuole

    armati anche nei servizi ordinari.Solo il 13 per cento consiglierebbe ad amici e parenti di arruolarsi in polizia: piuttosto nei

    carabinieri (20) e soprattutto in finanza (39). Ma la propensione personale dei giovani (16-20anni) di segno opposto: il 42 per cento lo farebbe, con schiacciante preferenza per polizia (48) e

    finanza (42) rispetto ai carabinieri (10), considerati meno moderni e troppo "militari".

    La polizia batte i carabinieri in efficacia (71 a 60), servizi (57 a 52), qualit umana (49 a

    44), simpatia (46 a 33), modernit (43 a 17), competenza (43 a 29) e aggiornamento (43 a 24).

    L'Arma prevale invece in tradizione e fedelt (73 a 37) e organizzazione (57 a 38). Ma la

    finanza a surclassarle entrambe, tranne che in efficacia (60) e tradizione (57).

    Tre quarti degli italiani addebitano gli episodi negativi alle "mele marce", e solo un quarto

    li considera indizio di "malessere" o "decadimento generale", reclamando una selezione pi

    accurata e un maggior controllo disciplinare. In ogni caso i carabinieri sono considerati menoinclini della polizia ad eccessivo uso delle armi (17 a 20), deviazioni (28 a 63), negligenze (32 a

    37), abuso di potere (40 a 44) e corruzione (42 a 52). Alla pari, invece, inadempienze (17) e

    favoreggiamento (37 a 36). La finanza registra per indici migliori dei carabinieri, tranne che per

    la corruzione (63).

    Triplicato rispetto al 1935, il complesso delle cinque polizie statali impiega oggi 305.000

    effettivi e 24.000 ausiliari di leva, pi delle tre forze armate (140.000 effettivi, 160.000 di leva e

    50.000 civili). Il costo supera i 30.000 miliardi, quasi una volta e mezza le spese militari (22.000)

    e ventiquattro volte le spese per la sicurezza pubblica del 1928 (pari a 1.250 miliardi attuali).

    Siamo il paese occidentale con il maggior numero di polizie statali e di poliziotti (uno

    ogni 168 cittadini, come in Turchia), ma almeno la prima una anomalia abbastanza relativa.

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    Infatti soltanto Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Olanda e paesi scandinavi hanno un

    modello decentrato, basato su polizie regionali e locali coordinate e integrate da un'unica polizia

    centrale, generalmente piccola e specializzata.

    Nel resto d'Europa prevale infatti il modello napoleonico, con due o tre polizie stataliparallele e competenze sovrapposte. Malgrado forti differenze, Gendarmerie nationale, Guardia

    civil e Bundesgendarmerie sono gli equivalenti francese, spagnolo e austriaco dei carabinieri

    italiani.Questo sistema sicuramente diseconomico e meno razionale dell'altro, ma risponde a

    criteri politici ancora attuali, rafforzati dal peso della tradizione e degli interessi corporativi. Lo

    scopo della doppia o tripla polizia non tanto il controllo reciproco quanto di impedire una

    concentrazione di potere, mantenendo un contrappeso tra la forza pubblica a disposizione del

    governo e quella a disposizione dello stato.

    Naturalmente questa ripartizione della forza pubblica non sta scritta da nessuna parte.

    Eppure l'esperienza storica ben presente agli italiani che la polizia "al servizio del cittadino"

    dipende in realt dal governo e ne riflette l'orientamento politico, mentre i carabinieri "usi obbedirtacendo" (secondo il loro primo motto, tratto da un poemetto di Costantino Nigra) dipendono

    dallo stato, cio da s stessi.

    Come pu accadere che carabinieri e finanzieri, posti alle dipendenze gerarchiche dei

    ministri degli Interni, delle Finanze e della Difesa, siano di fatto pi autonomi non solo dei

    poliziotti, ma perfino dei magistrati, la cui indipendenza tutelata dalla Costituzione?

    In realt anche l'autonomia delle forze dell'ordine, come dei militari, dei diplomatici e

    dell'intera burocrazia pubblica, si fonda su norme costituzionali. Dipendono dal governo e

    dall'autorit giudiziaria (e i corpi a ordinamento militare anche dal comando presidenziale delle

    forze armate), ma sono al servizio esclusivo della nazione, e vincolati ai principi di legalit,imparzialit e apoliticit.

    Richiamandosi a questi principi, il vertice gerarchico ha potuto tutelare l'autonomiadell'Arma e della Guardia di finanza meglio dei vertici collegiali, e in parte politico-sindacali, di

    polizia e magistratura. Nei primi due corpi, tradizione, gerarchia, etica e disciplina militare, perquanto attenuate rispetto al passato, hanno infatti contrastato quell'individualismo che invece ha

    reso polizia e magistratura vulnerabili ai gruppi di potere interni e ad intromissioni esterne ben

    pi gravi di quelle del governo.

    Ma questo solo un aspetto dell'arcano. L'altro che la stessa partitocrazia, come aveva

    fatto anche il fascismo, ha preferito controllare dall'esterno le due polizie a statuto militare,

    sforzandosi di evitare interferenze dirette. Rari e circoscritti gli scontri e le polemiche, e ancor pi

    rari e velleitari i tentativi di riforma legislativa. Al contrario, polizia e magistratura non sono

    rimaste immuni da tentativi di occupazione del potere e pratiche di consociativismo spartitorio.

    Tuttavia entrambi gli atteggiamenti riflettono la particolare importanza che la sicurezza internariveste in un sistema politico fragile come quello italiano. Non a caso polizia e giustizia sono gli

    unici settori della spesa pubblica finora risparmiati dalla scure del Tesoro.

    Un osservatore straniero potrebbe trovare singolare che la grande autonomia di cui oggi

    gode l'apparato di sicurezza interna, invece di suscitare inquietudini, ne accresca il prestigio.

    Infatti non stato sempre cos. L'importanza e l'attuale struttura delle forze di sicurezza interna

    sono il prodotto delle guerre civili reali e "virtuali" e delle contrapposizioni ideologiche radicali

    che in questo secolo hanno segnato la politica e le istituzioni italiane, inclusi i carabinieri.

    Il loro maggiore prestigio deriva soprattutto dalla sorprendente solidit e flessibilit

    dimostrata durante le crisi che hanno invece pi volte squassato polizia e servizi segreti, e da

    ultimo anche finanzieri e magistratura. Ma un pizzico di sano machiavellismo italiano condisce

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    anche la storia dell'Arma.

    Nel suo famoso saggio su Caporetto, Curzio Malaparte asserisce di aver visto il cartello

    "aeroplano abbattuto" piantato per scherno accanto al cadavere di un carabiniere (i fanti li

    sfottevano chiamandoli "aeroplani", per via della "lucerna" ricoperta di tela grigioverde).Ma nessuno ha mai potuto rivolgere ai carabinieri italiani le tremende parole che nel 1931

    Ramon Sender dedic a quelli spagnoli trucidati dalla popolazione di Castilblanco: "quando ci si

    arruola nella guardia civile, si dichiara la guerra civile".Da vari anni i sondaggi Doxa sulla fiducia nelle varie istituzioni registrano l'assoluto

    primato delle forze dell'ordine, e in particolare dei carabinieri. Nel raffronto 1992-93 (L'Espresso,

    24 aprile 1993) l'indice dei carabinieri cresce dall'83 all'86 per cento, contro 83-82 della polizia,

    77 della guardia di finanza e 68-76 delle forze armate. La fiducia nel parlamento scende da 24 a

    15, nella pubblica amministrazione da 28 a 15. Mani Pulite quasi raddoppia la fiducia nella

    magistratura (da 37 a 61). Ma resta indietro alle stesse forze armate.

    Il prestigio dei carabinieri non solo il frutto di vent'anni di mobilitazione civile contro

    terrorismo, criminalit organizzata e corruzione politica. Nasce dall'antica capillare presenza sulterritorio, dal forte radicamento sociale e familiare, dalla capacit di conciliare tradizione e

    modernit, dallo stile militare e da una sapiente gestione dell'immagine.

    Il prestigio delle procure militanti e della polizia civile pi recente. In parte vi ha

    contribuito il ciclo hollywoodiano e televisivo del "cane sciolto" e del "giudice ragazzino", basato

    sul tipo di eroismo coltivato dal fascismo, dalle sinistre, dal giustizialismo. Recitato e inimitabile,

    individualista e sornione, superomista e androgino.

    Quello del carabiniere un eroismo diverso: delle piccole cose, dal volto umano, a misura

    di italiano. Collettivo, silenzioso, paziente, quotidiano, anonimo, pasticcione, arrangiato, testardo.

    Ma soprattutto con le "stellette".

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    I - EI SECOLI FEDELE

    Quando c'era il Buon governo

    Tenace traccia dell'antica tradizione sabauda dei carabinieri non pi reali, una certa

    reticenza delle storie ufficiali sulle origini del corpo. Non amano sottolineare che il suo

    ordinamento era modellato sullagendarmerie nationale creata in Francia nel 1790 dall'assemblea

    nazionale costituente al posto della marchausse monarchica, e sugli analoghi corpi di

    gendarmeria esportati anche in Italia da Napoleone.

    Del resto una recente pubblicazione (Besson e Rosire, 1982) non include i carabinieriitaliani nella quarantina di gendarmerie estere direttamente derivate da quella francese.

    In effetti l'imitazione non fu pedissequa n vi fu alcuna filiazione diretta. Ovviamente alla

    Restaurazione i gendarmi e poliziotti dei regimi napoleonici furono sottoposti ad epurazione

    politica: solo una piccola aliquota fu ammessa nei nuovi corpi creati dai governi legittimisti, e

    non sempre conservando grado o incarico. Semmai furono richiamati e preferiti gli elementi

    espulsi in passato perch sospettati di nostalgie monarchiche o di avversione alla Francia. Solo un

    quinto dei primi 27 ufficiali dei carabinieri proveniva dal servizio francese e uno soltanto dalla

    gendarmeria imperiale. Tutti gli altri erano ufficiali della vecchia armata sarda rimasti fedeli al re.

    Ci non toglie per che in ultima analisi Vittorio Emanuele I, come tutti gli altri sovrani

    reinsediati, cre (il 13 luglio 1814) il corpo dei carabinieri reali a piedi e a cavallo proprio permantenere, con diverso nome, l'indispensabile gendarmeria ex-repubblicana e imperiale degli

    ex-dipartimenti piemontesi e savoiardi, e poi anche di quelli liguri annessi al regno nel 1815.Il corpo (al comando del colonnello di fanteria Luigi Provana di Bussolino) fu costituito

    assieme e alle dipendenze della direzione generale e ispezione di buon governo (generale

    Giuseppe Thaon di Revel di Sant'Andrea). Nonostante il nome, il Buon governo era un mero

    organo di polizia, del tutto autonomo dalla segreteria di stato per gli affari interni (antenata

    dell'attuale ministero).

    Il 18 gennaio 1815 i carabinieri assorbirono il Buon governo. Il secondo comandante

    (colonnello Carlo Lodi di Capriglio) assunse infatti la carica di primo presidente e capo di buon

    governo, e gli altri ufficiali quelle di ispettori, commissari e vicecommissari.

    Ma le altre autorit amministrative e giudiziarie reagirono contro una tale concentrazionedi potere, e nell'ottobre 1816 il Buon governo fu nuovamente scisso in "ministero di pulizia"

    (Lodi di Capriglio) e corpo dei carabinieri reali (colonnello Giovanni Battista d'Oncieux de la

    Batie). Al primo spettavano le funzioni direttive di pubblica sicurezza (Ps), e al secondo quelle

    esecutive, in concorso per con gli agenti locali di polizia.

    Infatti nel 1817 il regno di Sardegna contava addirittura 10 diversi corpi di polizia con ben

    9.500 effettivi (1 ogni 200 abitanti).

    Due erano speciali per la Sardegna, dove ai 435 cavalleggeri (1726) si erano aggiunti 313

    moschettieri (formati nel 1814 con un'aliquota della reale gendarmeria genovese). Solo nel 1819vennero unificati formando il corpo dei cacciatori reali di Sardegna (683).

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    Nelle province di terraferma (Piemonte, Savoia, Nizza e Liguria) di corpi ce n'erano 8:

    due a carattere generale (polizia e 2.068 carabinieri), due urbani (41 reali gendarmi di Genova e

    38 guardie civiche di Torino), due di polizia militare (prevostura e arcieri di reggimento) e due, i

    pi numerosi, di finanza.Questi ultimi erano i 2.646 reali preposti alle dogane (anch'essi creati dai francesi e

    mantenuti dalla Restaurazione) e la legione reale leggera (3.768), un'aliquota dell'esercito

    specificamente destinata alla vigilanza e repressione del contrabbando gi esistita nel 1774-96.Ricostituita nel 1817 con i reduci della Grande Arme, la legione era per politicamente

    inaffidabile, e fu sciolta nel 1821 per aver appoggiato il moto costituzionale.

    Nella sollevazione della cittadella di Torino (12 marzo 1821) i 300 carabinieri (di stanza

    nel palazzo Vittone, poi caserma Bergia) rimasero neutrali, continuando ad assicurare i normali

    servizi di istituto. Ma pi tardi, quando il governo costituzionale destitu il tenente colonnello Des

    Geneys, raggiunsero di propria iniziativa l'armata lealista riunita a Novara da Vittorio Emanuele I.

    Dopo la vittoria, le poche defezioni verificatesi nel corpo furono sanzionate da pene esemplari.

    L'antenato di Berlinguer e il nipote di Chateaubriand

    Fu proprio l'esperienza del 1821 ad assicurare la fortuna dei carabinieri. La legione reale

    leggera fu soppressa e la reale gendarmeria di Genova addetta al servizio carcerario. Il ministero

    degli Interni incorpor la polizia, declassata a corpo militare, e cre un proprio servizio segreto

    civile (ufficio settimo, affari di polizia).

    I carabinieri, promossi "primo corpo dell'armata attiva", incorporarono prevostura militare

    e cacciatori reali di Sardegna, salendo a 3.000. D'Oncieux de la Batie, promosso maggior

    generale, assunse l'ispezione generale dell'Arma. Dipendevano da lui un generale viceispettore edue colonnelli, uno comandante in prima per i reparti di terraferma e l'altro in seconda per quelli

    insulari.Ma anche questo riassetto della sicurezza interna ebbe vita travagliata. Nel 1825 la polizia

    fu sdoppiata in "alta" (politica) e "bassa" (comune), e riprese ad erodere il primato dei carabinieri,finch nel 1831 l'ispezione generale fu soppressa e il corpo nuovamente sdoppiato. Quello di

    terraferma conserv al vertice un maggior generale col titolo di comandante generale, mentre il

    corpo insulare torn autonomo col vecchio nome di reggimento cavalleggeri di Sardegna.

    Vi apparteneva la seconda medaglia d'oro dell'Arma, il capitano Girolamo Berlinguer,

    antenato del segretario del Pci e dell'attuale ministro della Pubblica istruzione, ucciso da un

    malvivente al momento dell'arresto (1835).

    Ossessionata dal timore di ripetere il clamoroso fiasco del 1821, la polizia politica

    sabauda usava metodi spregiudicati. Nel 1834 arriv addirittura a far pubblicare sulla Gazzetta

    piemontese un falso atto di condanna a morte nei confronti dei marinai disertori Garibaldi eMutru, che l'ammiraglio comandante, per coprire lo scandalo, non aveva denunciato e che

    pertanto non avevano subito alcun processo.

    Ma a furia di agenti provocatori e complotti inventati la polizia politica and a pestare i

    piedi allo stesso datore di lavoro, tanto che nel 1836 il re dovette intervenire con clamorose

    destituzioni ed epurazioni.

    Tuttavia solo nel 1841 Carlo Alberto prese la drastica misura di trasferire la polizia al

    ministero della Guerra e marina, sotto un ispettore generale (poi comandante generale)

    proveniente dai carabinieri (il primo fu Fabrizio Lazzari), da cui dipendeva anche la polizia

    politica, ribattezzata gabinetto particolare. La segreteria degli Interni fu riunita con quella delle

    Finanze, da cui dipendevano i reali preposti alle dogane. Inoltre i servizi di sicurezza in Sardegna

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    furono affidati a uno speciale corpo di 41 carabinieri veterani, collocati fuori organico.

    Al 1841 risale anche il primo regolamento dei carabinieri. L'autore fu un gesuita:

    probabilmente padre Chateaubriand (nipote dello scrittore), ministro della Casa dei Santi Martiri,

    ma alcuni studiosi propendono piuttosto per padre Taparelli d'Azeglio (fratello di Massimo)oppure per padre Francesco Pellico (fratello di Silvio).

    Naturalmente anche il riassetto del 1841 sub i contraccolpi della successiva rivoluzione

    costituzionale. Gi alla vigilia, nel 1847, la polizia fu nuovamente smilitarizzata, tornando alledipendenze degli Interni e riprendendo l'abito civile. Nel 1848 mut nome in amministrazione di

    Ps, e alle sue dipendenze fu organizzata una forza di 700 carabinieri veterani, da impiegarsi in

    uniforme in Sardegna (127) e nei servizi urbani di Genova e Torino (dove rimase per anche il

    corpo delle guardie municipali).

    Nel 1852 i carabinieri veterani furono trasformati in corpo guardie di Ps con 412 uomini e

    2 compagnie (Genova e Torino), ma in compenso ai carabinieri fu attribuita preminenza

    gerarchica sulla polizia e i cavalleggeri furono ribattezzati corpo dei carabinieri reali di Sardegna.

    Tuttavia rimasero autonomi fino al 1861, quando furono formalmente incorporati nell'Arma comelegione carabinieri di Cagliari. Nel novembre 1859 la materia relativa alla Ps fu disciplinata dalla

    legge Rattazzi, legge fondamentale della polizia italiana.

    L'antenato di Ludovico Garruccio

    Come tutte le corti europee, anche quella sabauda disponeva di un servizio segreto

    particolare, svolto dai paggi e dalle guardie del corpo (1580). Per bilanciare lo strapotere della

    polizia politica, nel 1836 Carlo Alberto cre una commissione superiore di statistica cui

    appartennero anche Cavour e Alessandro La Marmora, e potenzi l'archivio segreto della Realcasa, avvalendosi in misura crescente e poi esclusiva di ufficiali dei carabinieri.

    Nel 1842 i carabinieri svolsero per la prima volta il servizio d'onore di casa Savoia, inconcorso con le guardie del corpo e di palazzo. Nella campagna del 1848 mobilitarono 280

    effettivi a cavallo per la scorta del re e del quartier generale. Il 30 aprile furono loro a proteggerlidagli austriaci con la famosa carica di Pastrengo.

    Comandava uno dei 3 squadroni il capitano Luigi Incisa di Camerana, antenato del

    penultimo capo di stato maggiore dell'esercito (1993-96) e dei suoi due cugini, entrambi

    ambasciatori, uno dei quali apprezzato autore di vari saggi di politica estera (anche con lo

    pseudonimo di Ludovico Garruccio).

    Tuttavia nelle successive campagne del Risorgimento la scorta del re fu attribuita alla

    cavalleria, e solo nel 1870, con la soppressione delle ultime guardie di palazzo, il servizio d'onore

    e custodia del re fu attribuito ad un apposito e pi economico squadrone carabinieri creato a

    Firenze nel 1868, i famosi corazzieri.Nel 1946 lo squadrone rimase in vita come carabinieri guardie del presidente. Fu Cossiga,

    nel 1990, ad elevarlo al rango di reggimento e a ribattezzarlo guardie della repubblica (in analogia

    con lagarde rpublicaine francese, anch'essa inquadrata nellagendarmerie nationale). Nel 1993

    ha assunto il nome di reggimento corazzieri.

    La carriera di Biambilla

    Riorganizzati da Cavour, la polizia politica e il servizio segreto personale del capo del

    governo (diretto dal colonnello Alessandro di Saint-Front) svolsero un ruolo determinante negli

    eventi del 1856-60, spesso per il tramite di varie reti esterne a doppia struttura (palese ed occulta),

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    tra cui soprattutto la Societ nazionale fondata (1856) da Daniele Manin e diretta da Giuseppe La

    Farina, forte di 4.000 affiliati.

    I reparti dei carabinieri formarono la rete periferica del primo servizio segreto militare,

    istituito nel 1855 sotto la direzione dell'avventuroso e geniale maggiore Giuseppe Govone.Nell'ambito delle loro competenze di polizia militare (Pm), i carabinieri assicurarono il

    servizio di controspionaggio (Cs), ma furono largamente impiegati anche nella branca offensiva

    (ricerca e raccolta informazioni e operazioni clandestine militari e politiche).Nel 1854-56 il corpo svolse la sua prima missione all'estero, con 52 carabinieri in Crimea

    (nella base di Balaklava) e presso il comando d'armi di Costantinopoli (con distaccamento a

    Yenikoi), con compiti non solo di Pm ma anche di Pg e sanitaria (connessi con l'epidemia di

    colera).

    Nel 1857 i carabinieri concorsero con la polizia a sventare la sommossa mazziniana di

    Torino. Durante la campagna del 1859 costituirono 2 centri informativi militari appoggiati alle

    stazioni di Trecate e S. Martino, e svolsero attivit di ricognizione, infiltrazione e spionaggio oltre

    le linee.Nel 1860 i carabinieri cooperarono al finto colpo di mano con cui i garibaldini si

    impadronirono dei due vapori della societ Rubattino utilizzati per il trasporto dei Mille in Sicilia.

    Secondo la sospetta testimonianza di un anonimo agente "pentito" (tradotta dal francese

    dalla Civilt cattolica), i carabinieri avrebbero adottato contro i governi preunitari le stesse

    tecniche di infiltrazione messe in atto nel 1914-17 dai bolscevichi contro il regime zarista.

    Ottanta, travestiti, avrebbero costituito la rete occulta impiantata da Carlo Boncompagni per

    pilotare l'annessione della Toscana. Altri avrebbero inscenato finte ovazioni popolari all'ingresso

    delle truppe piemontesi.

    A Roma e Ancona vari carabinieri travestiti avrebbero fomentato tumulti di piazza e sisarebbero arruolati nell'armata pontificia per indurre diserzioni, gettare il panico e colpire gli

    ufficiali alle spalle. Effettivamente, a Castelfidardo (18 settembre 1860), dal 2

    cacciatoriindigeni partirono fucilate contro i carabinieri svizzeri. E il carabiniere infiltrato Biambillasarebbe stato promosso maresciallo per aver inferto la terza ferita mortale al ventre del prode

    generale Georges de Pimodan.

    Epurati e riciclati

    La trasformazione dei due corpi dei carabinieri piemontesi e sardi nell'Arma dei

    carabinieri reali dell'esercito italiano (24 gennaio 1861) riflette lo stesso criterio politico con cui

    furono costituiti e organizzati esercito, marina e amministrazione pubblica del nuovo Regno

    d'Italia.

    Al contrario dell'unificazione tedesca del 1870, quella italiana fu infatti plebiscitaria e nonfederativa. Gli organi ed enti militari, amministrativi e giudiziari degli stati preunitari furono

    semplicemente soppressi e sostituiti dalle corrispondenti strutture piemontesi, estese alle province

    annesse.

    Alle dotazioni organiche si provvide dove possibile con trasferimenti dal Piemonte e

    nuovi reclutamenti di personale politicamente affidabile, e solo per necessit si attinse anche al

    personale che aveva servito i vecchi sovrani. E' interessante osservare che nel 1990 l'unificazione

    delle due Germanie avvenuta seguendo pi o meno il criterio piemontese del 1859-61.

    I criteri adottati nei confronti delle vecchie gendarmerie degli stati preunitari furono

    diversi. Nel 1848 i dragoni piacentini e parmensi e i gendarmi modenesi e lombardi erano stati

    aggregati in blocco ai carabinieri. Ma nel 1859 solo i 375 dragoni parmensi vennero assorbiti in

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    blocco, conservando grado e attribuzioni. In Lombardia si prefer bandire un reclutamento

    straordinario fra i cittadini di sicura fede italiana, ammettendovi per anche i 1.449 ex-poliziotti e

    gendarmi del cessato governo austriaco.

    Ad epurare dragoni e gendarmi estensi, pontifici e granducali provvidero i governiprovvisori dell'Italia centrale, con la consulenza di ufficiali piemontesi. Cos fu abbastanza

    semplice, al momento delle annessioni, trasformare guardia municipale modenese, veliti di

    Romagna e legione dei carabinieri toscani in altrettante strutture periferiche dei carabinieri delregno.

    Era invece fuori questione reimpiegare su larga scala i poliziotti e i gendarmi borbonici:

    almeno ai livelli inferiori erano fedeli, ma a Francesco II. In Sicilia, dove il popolo li aveva fatti a

    pezzi, furono sostituiti da due distinti corpi di carabinieri, 500 reclutati dal governo dittatoriale e

    100 spediti dal Piemonte dopo il plebiscito, unificati non senza problemi e contrasti. Del resto il

    governo dittatoriale espulse per spionaggio La Farina, poi nominato consigliere di luogotenenza

    per gli Interni e la polizia. Un autonomo corpo di militi a cavallo creato dal governo dittatoriale

    rimase in servizio sino al 1877, quando, travolto dalle accuse di connivenza con la criminalitorganizzata, fu sostituito da uno speciale corpo di Ps a cavallo per le province siciliane.

    Anche nelle province di qua dal Faro furono trasferiti nuclei di carabinieri

    centro-settentrionali e indetti arruolamenti straordinari. Dalla vecchia gendarmeria borbonica

    transitarono nell'Arma il 40 per cento degli ufficiali (61 su 150), ma appena il 3.5 per cento della

    truppa (240 su 6.792). Altri furono per reimpiegati quali guardie di Ps.

    Nel 1861 le forze di polizia contavano 36.000 uomini (18.461 carabinieri, 14.153 guardie

    doganali e 3.463 di Ps), saliti a 40.000 nel 1862 (nel 1901 erano 53.000).

    Nelle successive annessioni del 1866 (Veneto e Friuli), 1870 (Lazio) e 1919 (Trentino,

    Alto Adige, Venezia Giulia, Istria e Dalmazia) l'Arma costitu i nuovi reparti territoriali conpersonale gi in servizio, alimentandoli attraverso il reclutamento ordinario, senza attingere ai

    cessati corpi di gendarmeria austriaca e pontificia.

    Prima le stazioni, poi la ferrovia

    Gi nel 1862 un'Italia ancora incompleta, analfabeta, rurale e priva di rete postale,

    ferroviaria ed elettrica, era coperta da quella delle 2.199 stazioni dell'Arma, e pattugliata a piedi o

    a cavallo dalle famose coppie di carabinieri (uno per leggere e l'altro per scrivere, oppure per

    sorvegliarsi a vicenda, secondo le due note teorie affacciate al riguardo dalla voce popolare).

    Questa presenza capillare dello stato non aveva precedenti: le stazioni dei carabinieri e le

    brigate dei finanzieri erano infatti ben pi numerose dei vecchi "posti" di gendarmeria e dogana

    gi parsimoniosamente stabiliti dai governi preunitari.

    Il loro mantenimento era per basato sull'antico criterio fiscale (ancor oggi parzialmentein vigore) di imporre ai comuni l'obbligo di fornire alloggio (in edifici comunali o a pigione),

    casermaggio e "utensili" (paglia per i letti, legna da ardere e olio per i lumi).

    Le stazioni avevano forza variabile a seconda del tipo (a piedi, a cavallo o miste) e

    dell'estensione del circondario, ma da 2 a 9 uomini appena. Il comandante (generalmente un

    maresciallo) era allora il terzo in rango dopo parroco e sindaco, e altrettanto autorevole del

    farmacista e del maestro.

    Malgrado il brigantaggio sardo e meridionale, il facile insediamento sociale di una forza

    di gendarmeria reclutata fuori del circondario, e la particolare autorevolezza del comandante di

    stazione, sono testimoniati da innumerevoli documenti anche letterari. Sono a tal punto penetrati

    nel costume, da sembrarci naturali e scontati. In realt, bench i rapporti con la popolazione non

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    siano stati sempre e dovunque idilliaci, il consenso e il prestigio sociale dei carabinieri italiani

    sembrano piuttosto anomali rispetto alle analoghe esperienze straniere.

    Non era infatti scontato che i carabinieri, incaricati di vigilare sui militari di leva e di

    catturare i disertori (93.532 arresti e 719 conflitti a fuoco, con 22 carabinieri uccisi e 189 feriti nel1915-19), beneficiassero del clima patriottico determinato dalla grande guerra.

    Tutti i comuni d'Europa vollero onorare i caduti con cippi e monumenti, ma solo quelli

    italiani lanciarono una grande iniziativa, dal 1916 al 1933, per donare la bandiera nazionale allestazioni dei carabinieri (che solo nel 1917 furono autorizzate ad esporla nelle ricorrenze delle

    feste nazionali).

    Fino al 1915 l'Arma disponeva di un solo tipo di organizzazione: territoriale, e di reparto

    operativo: la stazione. E fino al 1963 l'unico vero titolare dell'attivit informativa e investigativa

    era di fatto il sottufficiale comandante (brigadiere o maresciallo). Le stazioni dipendevano

    gerarchicamente da tenenze e compagnie rette da ufficiali, ma questi ultimi avevano allora

    funzioni essenzialmente ispettive e disciplinari. Diversamente da oggi, erano infatti meri organi

    demoltiplicatori dei comandi intermedi retti da ufficiali superiori (divisioni e legioni).Il controllo legionale delle dipendenti stazioni era analogo a quello episcopale nei

    confronti delle parrocchie diocesane. Entrambi si basavano su tre elementi. Anzitutto

    l'interiorizzazione del ruolo da parte del titolare dell'ufficio (ottenuta attraverso selezione,

    addestramento, carriera e valorizzazione istituzionale di persone di modesta estrazione sociale:

    ancor oggi i comandanti di stazione hanno il loro timbro personale). In secondo luogo procedure

    standardizzate (regolamenti, modelli, norme di comportamento, disciplina).

    Il terzo elemento era il controllo gerarchico e ispettivo. Da notare che con la promozione a

    maggiore gli ufficiali perdevano la qualifica di funzionari di polizia giudiziaria (Pg). In tal modo

    il maresciallo, pur dipendendo dall'autorit giudiziaria per ogni singola indagine, continuava adover rispondere anche ai comandi di divisione (gruppo provinciale) e legione, sia pure

    nell'ambito delle specifiche attribuzioni disciplinari e amministrative.

    Ci voleva la mano forte

    Lo Statuto albertino (1848) concesse la guardia civica (o nazionale) reclamata dalla

    Sinistra, ma col nome meno impegnativo di "milizia comunale". Del resto aveva ben poco a

    vedere con organizzazioni semisovversive come la guardia nazionale francese del 1789 e 1848, la

    Landsturm prussiana del 1813 e le guardie civiche create dai governi rivoluzionari italiani del

    1796-98, 1821, 1831 e 1848.

    Infatti, come altre istituzioni analoghe create dai governi assolutisti, la milizia sabauda era

    una semplice registrazione obbligatoria dei cittadini dai 21 ai 55 anni che potevano essere

    chiamati a prestare "man forte" alle autorit preposte all'ordine e sicurezza pubblici (carabinieriinclusi) o a sostituire nei servizi di guarnigione le truppe regolari mobilitate. Traccia di questo

    istituto resta ancor oggi nell'obbligo di assistenza a legale richiesta dell'autorit di polizia (art. 16

    codice di procedura penale).

    Nel 1859 la milizia comunale fu ribattezzata guardia nazionale (Gn), organizzata su base

    territoriale e con quadri inferiori elettivi, ed ebbe anche un modesto impiego bellico. Nel 1864 la

    Gn fu dotata anche di uno speciale corpo di investigazione.

    Contro il brigantaggio meridionale governo e borghesia locale accollarono il lavoro pi

    sporco proprio alle locali guardie nazionali (nel 1862 erano 63 compagnie e 2 squadroni, sostituiti

    nel 1863 da 35 squadriglie con 753 militi specializzati nelle operazioni di controbanda),

    capillarmente controllate e inquadrate dalle autorit militari e dai 4.733 carabinieri (1862)

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    dislocati nelle province meridionali.

    In Sicilia erano 2.114, di cui 800 a Palermo (dove ebbero 53 morti nell'insurrezione del

    16-23 settembre 1866). Nel primo decennio postunitario (1860-70) le legioni meridionali ebbero

    361 caduti, 516 feriti e 850 decorazioni al valore.Rimasero per meri sogni i due opposti progetti di Pisacane e Garibaldi, ispirati

    rispettivamente alla milizia svizzera e alla Volunteer force britannica, di adottare la cosiddetta

    "nazione armata" sostituendo coscrizione obbligatoria, regio esercito permanente e carabinierireali con la milizia obbligatoria o con una guardia nazionale volontaria e politicizzata.

    Nonostante la querulomania dei reduci garibaldini, le cifre dimostrano che nei loro

    confronti la manica dell'esercito regio fu, sia pure a malincuore, abbastanza larga. In fin dei conti

    nel 1862 si presero ben 12 generali e il 35 per cento (1.387) degli ipertrofici quadri dell'esercito

    meridionale (garibaldino): mica pochi, se si pensa che nel 1945 i ruoli dell'esercito accolsero

    appena 85 ufficiali e 25 sottufficiali provenienti dai partigiani non militari.

    Vero , tuttavia, che almeno met degli ufficiali ex-garibaldini rimase senza impiego

    effettivo, pagati a casa solo per figurare in un ruolo speciale dei volontari, mobilitato nel 1866 alcomando di Garibaldi. Ma Custoza forn il pretesto per archiviare questa anomala struttura (la

    sottile raffinatezza dello stato maggiore regio giunse al punto di assegnare per motto alla brigata

    di fanteria erede delle tradizioni dei cacciatori delle Alpi il famoso "obbedisco!" telegrafato da

    Bezzecca).

    Malgrado la tenace difesa fattane in parlamento da Garibaldi, anche la Gn fu soppressa nel

    1876, e sostituita dalla milizia (mobile e territoriale), cio dal complesso dei militari di leva in

    congedo inquadrati dagli ufficiali della riserva e di complemento in unit di prevista

    mobilitazione.

    Rurales a chi?

    Neppure l'ideologia economica della Destra (1861-76) riusc a domare la lussureggiante

    burocrazia sabauda. Per qualche anno la politica del bilancio in pareggio pot tutti i settoridell'amministrazione, ma l'unico risultato fu di ridurne l'efficienza, senza riuscire ad accorparli. E

    alla fine la necessit di alimentarli costrinse alla dilatazione della spesa pubblica, da cui il potere

    politico trasse inestimabili benefici.

    Nel 1878 il governo Cairoli attribu la funzione di capo della polizia al ministro degli

    Interni, ma non si arrest la tendenza alla proliferazione dei corpi di polizia e alla sovrapposizione

    delle competenze.

    Fra i primi atti del terzo governo Depretis (1881-87) vi fu la militarizzazione delle guardie

    doganali (dipendenti dalla Direzione generale delle gabelle) trasformandole in guardia di finanza

    (Gdf), e attribu ai suoi ufficiali funzioni di Pg (estese ai marescialli nel 1906 e a tutti isottufficiali nel 1923). Analogo sviluppo riguard il corpo delle capitanerie di porto dipendenti

    dalla marina.

    In teoria si poteva bilanciare lo sviluppo delle polizie speciali con l'accorpamento di

    quelle generali, ma l'Italia storicamente refrattaria ad una simile concentrazione di potere, che

    neppure Mussolini riusc a realizzare. Il governo Crispi (1887-96) pens allora di ridurre la

    sovrapposizione tra polizia e carabinieri ripartendo non gi le competenze bens la giurisdizione

    territoriale: le citt alle questure, e la campagna alle stazioni dei carabinieri.

    La relazione 23 maggio 1887 del comando generale dell'Arma prevedeva di esonerare i

    carabinieri dai servizi di Ps all'interno delle 14 citt sede di questura, lasciando loro soltanto

    l'assistenza ai tribunali e consigli di leva, la traduzione dei detenuti e la sorveglianza delle aree

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    suburbane e dei nodi stradali.

    In questo modo si contava di risparmiare 557 carabinieri e 62 stazioni. A Roma ne

    sarebbero rimaste solo 2 (quelle "storiche" di piazza del Popolo e S. Lorenzo in Lucina) pi 2

    nuove suburbane (Porta Portese e Regio parco), dimezzando i 279 carabinieri in servizio nellacapitale (ora sono cinquanta volte tanti).

    Probabilmente il progetto rifletteva le ambizioni della aristocratica aliquota a cavallo

    (ignara che invece del potenziamento sperato, stava per essere soppiantata dal non ancoraproletario velocipede, adottato nel 1896).

    Le leggi 23 dicembre 1888 e 21 dicembre 1890 lasciarono per la direzione del servizio di

    Ps ai prefetti e sottoprefetti, mentre alla Ps rimasero gli stessi compiti esecutivi dei carabinieri.

    And anzi a finire che la "ruralizzazione" dell'Arma si risolse nel puro e semplice declassamento

    del corpo guardie di Ps, ribattezzato con legge 21 dicembre 1890 corpo guardie di citt. Nel

    marzo 1892 fu sciolto anche lo speciale corpo di Ps a cavallo della Sicilia, sostituito dai

    carabinieri.

    Solo nel dicembre 1897, a seguito delle polemiche suscitate dal primo attentato anarchicocontro Umberto I, si ebbe una redistribuzione delle competenze limitatamente alla sola capitale.

    La questura fu soppressa e il prefetto assunse anche la direzione del servizio di Pg all'interno della

    cinta daziaria, riservato in via esclusiva a 62 funzionari e 220 agenti di polizia in borghese,

    affiancati da 32 ufficiali subalterni e 1.553 graduati e guardie di citt del corpo speciale di Roma

    (inclusa la scuola allievi di Trastevere).

    Fu poi potenziata la polizia politica, creando il casellario politico centrale (1896), la

    scuola superiore di polizia (1902) e i servizi di informazioni riservate (1901) e di intercettazione

    (1903). Nel 1907 la Gdf fu inclusa tra i corpi militari e sottoposta ad uno specifico ispettorato del

    ministero della Guerra, abolito nel 1920.

    I cannoni di Bava Beccaris

    Nel 1794 gli ordini del general comando delle armi pontificie vietavano alla truppa di"framischiarsi" coi "birri", non essendo "mai del decoro di un soldato" l'aver a che fare "con simil

    sorta di gente". La pensava cos anche Giuseppe Guerzoni, gi segretario di Garibaldi, quando

    scrisse (1879) che "l'ideale militare del borghese si ferma al carabiniere".

    Leggermente aumentati nel 1880, ancora nel 1899 i carabinieri erano soltanto 25.603, pi

    18.267 finanzieri, 9.238 poliziotti e 7.320 guardie campestri, daziarie, boschive e comunali.

    Come all'epoca dell'antico regime, a molti servizi oggi espletati dalle forze di polizia (ordine

    pubblico, sorveglianza esterna delle carceri) provvedeva abitualmente l'esercito, sia pure alle

    temporanee dipendenze dell'autorit di Ps, con prevalenza gerarchica, a parit di grado, dei

    carabinieri (proprio per questo il grado di carabiniere corrisponde a quello di caporale, e quello diallievo carabiniere a soldato).

    E non sempre bastavano le unit attive: nel 1898, 1902 e 1904 fu necessario richiamare in

    servizio di ordine pubblico 130.000, 102.000 e 65.000 riservisti. A cavallo del secolo, la

    repressione militare delle lotte sociali fece almeno 426 vittime civili: 101 nel 1893-94 (92 in

    Sicilia e 9 a Carrara), 129 nel 1898 (di cui 80 a Milano, con 450 feriti), 126 nel periodo 1901-15,

    almeno 70 negli scioperi torinesi del 1916-17.

    Indipendentemente dalla controversa costituzionalit dello stato d'assedio, anche

    nell'attuale ordinamento repubblicano le autorit militari conservano le stesse competenze in

    materia di ordine e sicurezza pubblici e di eventuale assunzione dei poteri civili (norme Apam)

    che avevano nell'ordinamento albertino.

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    L'art. 19 della legge comunale e provinciale (1934) pone le autorit militari alle

    dipendenze dei prefetti, sullo stesso piano dei questori (anche se oggi un ventesimo dei prefetti

    proviene dai questori). Fu Randolfo Pacciardi, il ministro della Difesa pi popolare tra i vecchi

    ufficiali, ad emanare il nuovo regolamento del servizio territoriale e di presidio del 28 ottobre1948 (disponeva tra l'altro di evitare il fuoco indiscriminato e mirare ai caporioni) e la circolare n.

    400 del 1 giugno 1950 sull'impiego delle forze armate nei servizi di ordine pubblico. Pipudicamente l'art. 1 della legge n. 382 del 1978, approvata poco dopo l'uccisione di Aldo Moro,

    attribuisce alle tre forze armate anche compiti di "concorso alla salvaguardia delle libere

    istituzioni".

    Quelle competenze sono state croce e delizia dell'esercito. Da un lato gli hanno consentito

    di giustificare l'ipertrofia delle strutture territoriali e spesso organici doppi o tripli rispetto alle

    striminzite risorse finanziarie. Ma dall'altro gli hanno cronicamente impedito di addestrare la

    truppa, ne hanno svilito la connotazione guerriera, e a cavallo del secolo lo

    corresponsabilizzarono nella repressione antisocialista e antipopolare.

    La sua attuale immagine ha tratto un indubbio beneficio dal cosiddetto impiego contro lacriminalit organizzata (operazioni "Forza Paris", "Vespri Siciliani", "Riace"): tanto che da

    almeno un decennio di fronte ad ogni nuova "emergenza" si invoca l'intervento dell'esercito.

    Cionondimeno gli accaduto di celebrare il centenario di Adua pi o meno nelle stesse

    condizioni riferite alla camera del 1896 dal ministro della Guerra generale senatore Luigi Pelloux:

    "l'esercito esiste s, ma pel mantenimento dell'ordine pubblico, ed alla completa disposizione

    della pubblica sicurezza". Con la sola differenza che oggi carabinieri e poliziotti sono sei volte

    pi numerosi che cent'anni fa.

    La prima guerra civile del XX secolo

    Tuttavia i fasci d'arme in piazza Duomo e le cannonate del generale Bava Beccaris (1898)segnarono una svolta decisiva. La campagna antimilitarista, la dissidenza interna degli ufficialimodernisti, le prime agitazioni sindacali dei sottufficiali, resero sempre pi difficile il ricorso

    all'esercito.

    Gi nel primo decennio del XX secolo gli effettivi dei carabinieri salirono a 30.000 e il Rd

    24 dicembre 1911 fiss una duplice dipendenza dell'Arma: dal ministero della Guerrarelativamente ad ordinamento, disciplina, amministrazione, riparto territoriale, servizio militare e

    servizio leva e mobilitazione, e dal ministero dell'Interno per il servizio d'ordine e sicurezza

    pubblica.

    Con i Rd 14 agosto e 2 ottobre 1919 il governo Nitti sostitu il corpo delle guardie di citt

    con due nuovi corpi, uno di agenti investigativi in borghese e uno di regie guardie per la Ps, con

    ordinamento militare analogo a quello dei carabinieri, al comando di un tenente generale e con377 ufficiali e 25.000 guardie, salite nel 1921 a 40.000.

    E' da notare che nel primo dopoguerra corpi di ordine pubblico analoghi alla guardia regia

    furono istituiti anche in altri paesi a rischio di guerra civile, come la garde rpublicaine mobile

    francese (1921), laschutzpolizei tedesca (1920), i reparti mobili della gendarmeria belga (1919),

    le truppe di sorveglianza volontaria svizzere (1919-20). In ritardo, si aggiunse in Spagna la

    guardia de seguridad y asalto (1931).

    L'Arma reag a questa invasione di campo raddoppiando l'organico d'anteguerra (60.000) e

    dotandosi per la prima volta di una autonoma forza di ordine pubblico, svincolata dai comandi di

    presidio e soprattutto dalla rivale guardia regia. Gi nel febbraio 1917 furono arruolati 18.000

    carabinieri ausiliari da trattenere per sei mesi dopo la fine della guerra. Nel 1919 all'Arma fu

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    assegnato un contingente di militari di leva, scelti d'autorit e non, come adesso, a domanda, per

    costituire 18 battaglioni (12.282). Erano dislocati nelle principali citt (3 a Roma, 2 a Torino,

    Milano e Napoli, 1 ad Alessandria, Genova, Verona, Bologna, Firenze, Ancona, Bari, Palermo e

    Catania) a disposizione dei comandi legionali e superiori. Contavano ciascuno 743 o 764 effettivicon 2 o 4 mitragliatrici, biciclette e qualche autocarro.

    Nel 1919-23 si ebbero almeno 2.500 morti per disordini e conflitti politici, di cui 428

    fascisti. In soli 18 mesi (1920-21) vi furono 461 morti e 2.091 feriti, di cui 75 e 506 tra le forzedell'ordine. Nel triennio 1919-22 i soli carabinieri svolsero 233 operazioni, con 43 morti, 474

    feriti e 119 decorati al valore, tra cui 2 medaglie d'oro alla memoria.

    Tuttavia agli occhi delle classi dominanti, terrorizzate dalla rivoluzione sociale, il

    richiamo al combattentismo e la difesa dell'ordine sociale attenuavano la pericolosit del

    sovversivismo politico del fascismo. Ci garant agli squadristi ampia tolleranza, parzialit e

    talora connivenza e sostegno da parte di singoli militari e settori deviati dell'apparato di sicurezza

    dello stato: ma non dei loro vertici, e tantomeno della magistratura.

    Nel 1931 una ex-squadra d'azione formata interamente da carabinieri imbarazzMussolini chiedendo il riconoscimento della qualifica di "antemarcia". Ma dieci anni prima (23

    luglio 1921), a Sarzana, erano stati i 13 carabinieri del capitano Jurgens, nipote dell'onorevole

    Barzilai, ad arrestare la squadraccia senese di Renato Ricci e poi a mettere in fuga la colonna di

    400 squadristi capeggiata da Amerigo Dumini, futuro sicario della "ceka" del Viminale e

    assassino di Giacomo Matteotti (i carabinieri abbatterono a fucilate i primi 10, la reazione

    popolare altri 36).

    Del resto, come era avvenuto nei confronti dei legionari fiumani, contro la marcia su

    Roma esercito e carabinieri avevano predisposto le adeguate contromisure decise dal governo

    legittimo. Fu il re a negare la firma allo stato d'assedio accettando da Mussolini "l'Italia diVittorio Veneto".

    Ma ancora il 30 ottobre 1922, a Cremona e Bologna i carabinieri spararono contro ifascisti che pretendevano di occupare caserme e campo d'aviazione. Il 2 novembre 1926, a

    Genova, gli squadristi spararono contro i carabinieri che difendevano la sede del Lavoro,uccidendone uno e provocando una ferma protesta dell'Arma. Sandro Pertini ricord la solidariet

    privatamente espressagli da un anonimo maresciallo, figlio di un socialista turatiano, dopo la

    condanna inflittagli dal tribunale speciale per la difesa dello stato (1929).

    Va ricordato, inoltre, che anche gli arditi del popolo (anarco-socialisti) trovarono qualche

    isolato appoggio nell'esercito e nella guardia regia. Quest'ultima si attir l'odio dei fascisti dopo la

    sparatoria di Modena (26 settembre 1921), dove gli agenti, aggrediti da una colonna fascista per

    essersi rifiutati di salutare i gagliardetti, uccisero 8 camicie nere.

    E' interessante osservare che anche nella seconda repubblica spagnola (1931-39)

    l'orientamento politico dei corpi di sicurezza interna fu in parte determinato dalle loro rivalitistituzionali. Nell'esercito spagnolo la spaccatura fu essenzialmente generazionale e di classe: si

    ribellarono i quadri intermedi, mentre la massa dei generali e degli ex-sottufficiali neopromossi e

    sindacalizzati rimase fedele alla repubblica. Invece gli altri corpi si comportarono in modo

    relativamente pi omogeneo: nella guardia civil (gendarmeria) prevalsero le destre, nei

    carabineros (finanzieri) i massoni di sinistra e negli asaltos (polizia armata) i comunisti.

    Moschettieri del re e guardie del cardinale

    Nel suo primo governo Mussolini assunse l'interim dell'Interno (sottosegretario Aldo

    Finzi), nomin il quadrumviro Emilio De Bono intendente generale di Ps (dal 20 dicembre 1923

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    capo della polizia), pose la Gdf alle dirette ed esclusive dipendenze del ministro delle Finanze, le

    attribu il servizio di polizia tributaria e investigativa, qualific i carabinieri unica forza armata in

    servizio permanente di Ps, e sciolse l'odiata guardia regia.

    In 14 citt migliaia di agenti epurati si ammutinarono inneggiando a Lenin e Nitti. Icarabinieri si occuparono della repressione, e a Torino, dove ebbero il rinforzo di autoblindo,

    squadristi e alpini, ci furono 5 morti.

    Transitoriamente, guardie regie e agenti investigativi furono assorbiti a domanda dallaGdf e dai carabinieri. Questi ultimi costituirono il cosiddetto ruolo specializzato dell'Arma, con

    108 ufficiali e 7.000 agenti (4.800 inquirenti, 1.200 tecnici e 1.000 vigilanti).

    La forza "non permanente" di Ps fu costituita (1 febbraio 1923) dalla milizia volontaria

    per la sicurezza nazionale (Mvsn), definita da Mussolini "guardia della rivoluzione" e "pupilla del

    regime", formata dagli ex-squadristi e poi alimentata dalle nuove leve del Pnf.

    Lo statuto del regno riservava al re il comando di tutte le forze di terra e di mare. Invece la

    Mvsn fu posta alle dirette ed esclusive dipendenze del capo del governo. Il carattere diarchico del

    nuovo sistema politico fu in seguito emblematizzato dalla speciale guardia del corpo voluta daMussolini, i famosi moschettieri del duce che montavano la guardia a Palazzo Venezia,

    "contraltare" specifico dei corazzieri quirinalizi.

    Per quanto possa oggi sembrare sorprendente, l'attribuzione di compiti dello stato a quello

    che si autodefiniva esplicitamente come il "partito armato" del fascismo, non suscit allora

    particolare sdegno ed allarme nell'opposizione.

    Solo dopo la crisi determinata dall'assassinio di Matteotti, Mussolini costrinse la Mvsn a

    prestare giuramento al re (28 ottobre 1924) e a trangugiare l'"ingranamento" nell'esercito che le

    risparmi lo scioglimento meditato dai generali.

    Le 483 coorti territoriali della Mvsn resero superflui i battaglioni carabinieri (ne rimasero

    solo 4 mobili) e consentirono di ridurre gli effettivi dell'Arma fino al minimo di 47.000 (1935).

    Ma, come denunci in senato l'ex-socialista Ettore Ciccotti, nel primo quadriennio del regime lespese per la sicurezza pubblica crebbero di sette volte, dai 132 milioni del 1922-23 ad oltre unmiliardo (cio da 180 a 1.250 miliardi in lire attuali). Nel 1937-38 sfiorarono 1.5 miliardi (1.800

    attuali. Oggi superano i 30.000).

    Nel breve periodo in cui il ministero dell'Interno fu retto da Luigi Federzoni (1924-26) fu

    inoltre ripristinata l'autonomia della polizia. Nel 1925 fu ricostituito il corpo degli agenti di Ps(12.000), inclusa una divisione speciale metropolitana della capitale (5.000) con annessi scuola

    tecnica e reparto a cavallo, che fino al 1944 svolse anche le funzioni dei vigili urbani.

    A seguito delle polemiche per i falliti attentati del 1926, Mussolini nomin il giovane

    Arturo Bocchini capo della polizia, riassunse l'interim dell'Interno (sottosegretario Leandro

    Arpinati, poi dal 1933 Guido Buffarini Guidi), costitu una speciale polizia politica del ministero

    (Ovra) e cre il servizio di investigazione politica della Mvsn con 132 uffici (Upi) dipendentidalle legioni ordinarie.

    Alla Mvsn appartenevano anche una milizia confinaria (1925) e 5 milizie speciali

    (1923-28) di polizia, assegnate ai ministeri delle Comunicazioni (ferroviaria, portuale,

    postelegrafonica, della strada) e dell'Agricoltura e foreste (forestale: correlata anche alla

    liquidazione degli "usi civici" attuata dal regime). Nel dicembre 1930 contavano 24.169 uomini,

    di cui solo un quarto permanenti.

    Ma la valorizzazione della polizia prosegu con l'istituzione della banda e della festa di

    corpo (1928), la concessione della bandiera di guerra (1930), l'istituzione dei servizi cinofilo

    (1930) e marittimo (1931) e delle divisioni speciali metropolitane per Napoli (1937) e Palermo

    (1939). Dal 1927 al 1937 i funzionari aumentarono da 1.651 a 1.799 e gli agenti da 15.000 a

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    17.699. Nel decennio il complesso delle forze di polizia crebbe da 100.000 a 120.000 uomini,

    met dei quali carabinieri.

    E' per significativo che nel 1929 il regime abbia preferito attribuire ai carabinieri,

    anzich alla Mvsn o alla Ps, il servizio di vigilanza alle dipendenze dell'Ispettorato del lavoroistituito nel quadro della riforma corporativa.

    Inoltre varie iniziative collaterali rinforzarono la coesione interna e l'immagine dell'Arma.

    Tra queste l'erezione in ente morale del museo storico (1925) e della federazione (poiassociazione) nazionale dei carabinieri in congedo (1928), l'istituzione della cassa di previdenza

    (1929) e del carosello storico di Villa Borghese (luglio 1933), la grande sottoscrizione per il

    monumento al carabiniere che raccolse 3 milioni di lire (quasi 5 miliardi attuali), destinando

    l'eccedenza ad una fondazione filantropica.

    Il monumento, realizzato da Edoardo Rubino, fu inaugurato a Torino il 22 ottobre 1933

    (evitando la coincidenza con l'11 anniversario della marcia su Roma). Altra manifestazione fu il

    raduno romano di 15.000 carabinieri in congedo in concomitanza con l'inaugurazione (5 giugno

    1937) della nuova e definitiva sede del museo storico in piazza Risorgimento (gi sede, nel1906-1925, della scuola marescialli allievi ufficiali).

    Faccetta nera

    Parte integrante dell'esercito, fin dal 1815 (carica di Grenoble in Delfinato) i carabinieri

    hanno preso parte a tutte le campagne di guerra anche con reparti combattenti. Inoltre dal 1912 al

    1918 ben 173 carabinieri passarono in aviazione come tecnici o piloti: e tra questi Ernesto

    Cabruna, uno degli "assi" italiani della grande guerra.

    I nomi assegnati nel 1936 alle divisioni territoriali di Milano e Roma (Pastrengo e

    Podgora) ricordano appunto le maggiori imprese belliche: la carica del gruppo squadroni del

    quartier generale a Pastrengo (30 aprile 1848) e l'assalto del reggimento mobilitato (53 morti, 143feriti e 55 decorati) sul monte Podgora (19 luglio 1915).Quello assegnato nel 1938 alla 3a divisione di Napoli (Ogaden) ricorda invece le

    operazioni del gruppo bande autocarrate sul fronte somalo (2 febbraio e 24 aprile 1936), dove

    furono impiegati 1.123 carabinieri, 3.143zapti e 2.500 dubat. Comandante superiore dei reparti

    mobilitati per la guerra italo-etiopica era il generale Azzolino Hazon. Ebbero 208 caduti, 800feriti e 596 decorazioni.

    Nelle colonie africane le funzioni di Pm, Pg e Ps furono tendenzialmente accentrate a

    speciali reparti coloniali dell'Arma integrati da personale indigeno (zapti).

    Il pi antico reparto coloniale fu la compagnia carabinieri d'Africa istituita a Massaua nel

    1885 e trasformata nel 1918 in autonomo corpo di polizia. Nel 1912 aliquote di zapti eritrei

    furono trasferite in Tripolitania e Cirenaica alle dipendenze dei rispettivi reparti carabinieri, chesolo in seguito arruolarono personale libico. Fu un carabiniere ausiliario a catturare il famoso

    capo della resistenza libica Omar al-Mukhtar, giustiziato il 16 settembre 1931.

    Il regio corpo di polizia della Somalia risale al 1905. Nel 1923 l'ambizioso governatore De

    Vecchi di Val Cismon lo potenzi, dotandolo di un plotone d'onore a cavallo e ribattezzandolo

    corpo zapti della Somalia. Dopo la spietata occupazione militare della Migiurtina e

    dell'Oltregiuba, nel 1933 fu per ridotto a compagnia carabinieri della Somalia.

    Nel 1938 i reparti d'oltremare contavano 6 gruppi in Aoi (Addis Abeba, Gondar,

    Mogadiscio, Gimma, Asmara e Harar), 2 in Libia (Tripoli e Bengasi) e 1 a Rodi.

    Tuttavia anche nelle colonie carabinieri e zapti furono affiancati dalle guardie carcerarie

    e doganali (Gdf), dalla polizia commissariale indigena (gogle) e dalle guardie di polizia (ilalo) e

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    campestri (sagal) dipendenti dalle regie residenze, nonch da bande irregolari di frontiera, come i

    dubatsomali.

    In seguito si aggiunsero la milizia coloniale, le guardie forestali, e infine la polizia

    coloniale (1936), poi ribattezzata polizia Africa italiana (1939). Dotata anch'essa di personaleindigeno, ma anche di automezzi e autoblindo di cui i reparti africani dell'Arma erano sprovvisti,

    la Pai del colonnello Maraffa era un corpo piccolo ed elitario, con ufficiali decisi e ambiziosi,

    naturali antangonisti dei carabinieri, alle dirette dipendenze del ministero delle Colonie (poidell'Africa italiana).

    Culqualber

    Alla guerra di Spagna (1936-39) presero parte 649 carabinieri (9 caduti, 33 feriti e 163

    decorati). Al 30 settembre 1937 il corpo truppe volontarie (Ctv) contava 509 carabinieri e 1

    ispettore dei servizi di polizia (colonnello Ugo Luca). Nel 1939 l'Arma assorb parte dei 3.116

    gendarmi albanesi in 2 nuove legioni (Tirana e Valona) con 3.849 carabinieri.Nelle operazioni di grande Pm in Aoi (1937-40) e durante la guerra 1940-43 l'Arma ebbe

    2.000 caduti e 578 dispersi e fu presente su tutti i fronti con 410 sezioni, 19 compagnie, 1 gruppo,

    1 squadrone e 37 battaglioni (di cui 1 paracadutisti).

    Sul fronte greco-albanese furono impiegati 6.186 carabinieri (generale Crispino

    Agostinucci) con 90 morti e 295 feriti. Il III battaglione si distinse sulla Vojussa, a Ponte Perati

    (20-21 novembre 1940) e Klisura (15 dicembre-2 gennaio). Altri (XIV, XX, IX) furono impegnati

    in operazioni di Pm e controguerriglia in Jugoslavia e Albania.

    In Russia (Armir) operarono 1 battaglione (XXVI) e 45 sezioni di Pm. Qui si verific la

    maggior concentrazione di perdite della storia dell'Arma: 1.300 carabinieri, poco meno di quellicaduti durante la grande guerra (durante le campagne del Risorgimento furono appena 9). Il

    capitano Dante Jovino e il tenente Salvatore Pennisi, condannati da un tribunale sovietico, furonorimpatriati solo nel 1954.

    Ma gli episodi pi noti si svolsero in Africa orientale. Al comando del generale LeonettoTaddei, i carabinieri si distinsero nella difesa di Cheren (15-18 marzo 1941) e dell'Amba Alagi

    (maggio). In novembre, nella sacca di Gondar, il 1 gruppo mobilitato (226 nazionali e 180 zapti

    eritrei) si immol nella disperata difesa del costone dei roccioni, perno del caposaldo diCulqualber.

    In dicembre, dopo la resa degli ultimi reparti, il maggiore dei carabinieri Domenico

    Lucchetti organizz un efficiente fronte clandestino di resistenza, in contatto radio con Roma e

    dotato di una organizzazione fiancheggiatrice (associazione figli d'Italia). Lucchetti fu catturato

    nell'ottobre 1942.

    Radio Londra cit con ammirazione la "leonina" resistenza (33 morti e 37 feriti) opposta il19 e 20 dicembre 1941, al bivio di Eluet el Asel (Libia), dal 1 battaglione carabinieri

    paracadutisti (1940-42), incaricato di proteggere la retroguardia italiana in ritirata lungo la via

    Balbia. Il suo comandante, Edoardo Alessi, cadde poi da partigiano in Valtellina (26 aprile 1945).

    Nel settembre e dicembre 1942 il XVIII battaglione svolse un ruolo essenziale nella difesa di

    Tobruk.

    Nel giugno 1943, alla vigilia dello sbarco in Sicilia, l'Arma contava 145.000 uomini, di

    cui 35.000 fuori del territorio nazionale. Il 3 agosto, appena decisa l'evacuazione dell'Isola, fu

    costituito il comando carabinieri Sicilia (generale Ernesto Sannino) per assicurare il servizio di

    istituto anche dopo l'occupazione nemica.

    Tuttavia fino al 18 novembre il governo militare alleato (Amgot) consider i carabinieri

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    prigionieri di guerra sulla parola, impiegandoli disarmati e con bracciale Amgot alle dipendenze

    della Pm alleata. Con la conseguenza di diminuirne il prestigio a tutto vantaggio della mafia, che

    del resto era il vero referente politico del colonnello americano Charles Poletti.

    Fedeli al giuramento

    Nei combattimenti dell'8 e 9 settembre nuclei di carabinieri, spesso rinforzati da personalein congedo, si batterono a Bolzano, Tolmino, Tortona, Cremona, Reggio, Terni, Orte, Teramo,

    Nola, Benevento, Casoria, e in Puglia, Sardegna e Corsica. Ancora il 10 settembre, alla stazione

    centrale di Milano, si opposero ai tedeschi e ne catturarono 60.

    Nel porto di Napoli i tedeschi fucilarono 14 carabinieri presi in ostaggio. Durante le

    quattro giornate (28 settembre - 1 ottobre) le caserme dell'Arma furono i principali capisaldi

    degli insorti.

    A Roma, al momento dell'armistizio, le forze di polizia contavano 18.000 uomini: 9.000

    carabinieri e 2.600 finanzieri (di cui 4.000 e 1.400 impiegabili), pi 1.300 agenti Pai con carri L e16 autoblindo, 1 battaglione mobile di Ps e 5.000 metropolitani (militarizzati da Badoglio il 10

    agosto 1943).

    Tuttavia negli scontri del 9 settembre si distinsero soltanto due unit di carabinieri, il 2

    battaglione allievi e il gruppo squadroni, che ripresero ai tedeschi il caposaldo n. 5 del settore

    Magliana e lo tennero per l'intera giornata (17 morti e 48 feriti).

    Il 10 settembre il comando della citt aperta di Roma attribu le funzioni di capo della

    polizia al comandante della Pai Maraffa, ma i servizi di Pg e Ps restarono di competenza dei

    carabinieri. Alcuni piccoli reparti tentarono di opporsi all'occupazione tedesca, attuata in palese

    violazione dell'accordo appena sottoscritto, e focolai di resistenza rimasero attivi fino al 16

    settembre: in questa fase furono disarmati 1.700 carabinieri. Il 6 ottobre i tedeschi trasferirono

    alla Pai anche i servizi di ordine pubblico, e il 7 circondarono le caserme dei carabinieriforzandone alcune dopo aspri combattimenti.

    Tuttavia, grazie alle misure predisposte, circa 7.000 carabinieri poterono sottrarsi alla

    cattura, nascondere la bandiera dell'Arma nei sotterranei del museo storico e formare 5 reti

    clandestine (Manfredi, Hazon, Filippo, Montesacro, Mosconi).

    Aggregate poi nei gruppi Aversa e Blundo, in novembre confluirono nel fronte

    clandestino carabinieri (generale Filippo Caruso). Dal fronte dipendevano un centro radio in

    collegamento con Bari, una rete informativa, un raggruppamento territoriale (2.850) e uno mobile

    (2.900) costituito da 23 bande esterne operanti in Italia centrale.

    Formalmente il fronte di Caruso era inquadrato in un pi ampio fronte militare clandestino

    assieme alle analoghe organizzazioni occulte delle altre armi e della Gdf, ma di fatto era il pi

    numeroso, efficiente ed autonomo.A Roma il fronte svolse soprattutto attivit informativa a favore degli alleati, ma anche

    numerose azioni di sabotaggio e guerriglia (85 caduti, 42 feriti, 129 arrestati e 50 deceduti per

    altre cause).

    Vari carabinieri furono catturati e torturati a via Tasso, e 12 (6 ufficiali, 3 sottufficiali, 2

    carabinieri e 1 corazziere) trucidati il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine. Lo stesso Caruso fu

    arrestato il 29 maggio 1944, ma riusc ad ingoiare l'organigramma del fronte, e poi ad evadere e

    riassumerne il comando in tempo per cooperare alla liberazione di Roma.

    Alla Resistenza presero parte 13.850 carabinieri (5.857 nel fronte clandestino, 7.166 in

    Alta Italia e 827 all'estero). In territorio nazionale operarono 51 bande carabinieri patrioti. Le pi

    note agirono nel Teramano (Bosco Martese), a Radicofani (Tassi), in Valsesia (Ballerani) e

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    nominandolo comandante generale della guardia nazionale repubblicana (Gnr) derivata dai resti

    della Mvsn. Il 24 dicembre vi confluirono formalmente le milizie speciali, i reparti romani della

    Pai e l'aliquota territoriale dei carabinieri. Trasferito al Nord, il 10 gennaio 1944 il comando

    generale fu ridotto a ufficio stralcio.In realt l'incorporazione dei carabinieri nella Gnr si ridusse alla sostituzione delle stellette

    monarchiche col gladio e l'alloro repubblicani, e all'abolizione formale di comandi gi di fatto

    disattivati (generale, di brigata e di legione), passando i comandi di gruppo alle dipendenze dellelegioni Mvsn, trasformate in comandi provinciali della Gnr.

    Non fu una buona idea quella di rinforzare (e controllare) le stazioni con aliquote della

    Ggl, cio i 18.000 ragazzi che avevano risposto all'arruolamento volontario indetto da Ricci nel

    settembre 1943. Ricordiamo un episodio, l'attacco (23 febbraio 1944) della banda partigiana di

    Silvio Corbari contro la stazione appenninica di Galeata di Forl: i 7 militi furono massacrati, i 5

    carabinieri si unirono ai partigiani, brigadiere e maresciallo si eclissarono. Poco dopo Corbari

    uccise il comandante della stazione di Tredozio.

    Nel gennaio 1944 la Gnr contava 140.000 uomini, di cui 121.000 in Italia e 19.000all'estero. In marzo l'aliquota carabinieri costituiva il 36 per cento degli effettivi in territorio

    nazionale (790 ufficiali, 8.523 sottufficiali e 35.155 appuntati e militi).

    Nel giugno 1944 il maresciallo dell'aria Hermann Goering pretese da Mussolini 10.000

    militari destinati alla contraerea tedesca in Germania. La scelta cadde sulla Gnr e Ricci la

    indirizz sull'aliquota carabinieri, di cui ben a ragione diffidava. La voce dell'imminente

    rastrellamento provoc un'ondata di diserzioni (2.382 solo nel primo mese). Il 6 luglio 1944 i

    3.000 carabinieri di Trieste, Pola e Fiume furono disarmati dai tedeschi nel momento in cui

    assunsero il governo diretto del Litorale Adriatico (Ozak), e inclusi nel contingente. In una lettera

    del 9 agosto a Goering, Mussolini valutava di avergli gi fornito 7.600 carabinieri. Il 25 aprile1945 gliene restavano forse 15.000.

    L'ultima carica a cavallo

    Nell'ottobre 1944 la Missione militare alleata (Mmia) valut l'ipotesi di trasformare

    l'esercito italiano in una semplice forza di sicurezza interna (constabulary force) dotata di

    armamento leggero, e di abolire i carabinieri "perch inefficienti e inutili".

    Ma lo scoppio della guerra civile in Grecia e le iniziative del Cln Alta Italia per creare una

    polizia partigiana indussero l'alto comando alleato a scegliere la soluzione opposta. In novembre

    decise di favorire l'arruolamento nei carabinieri elevandone gli effettivi da 43.000 a 55.000, di cui

    6.000 per ricostituire i comandi in Alta Italia, e approv il ripristino della guardia regia col nuovo

    nome di corpo delle guardie di Ps, in cui confluirono non solo gli agenti di Ps ma anche treex-milizie speciali (stradale, ferroviaria e postelegrafica).

    Nel febbraio 1945 vi conflu anche la Pai, che forn soprattutto gli ufficiali (7 dei 9

    generali della Ps provenivano dalla Pai. Ex-Pai era pure il generale Enzo Felsani, principale

    aertefice della riforma del 1981 tesa a subordinare l'Arma alla polizia civile sindacalizzata). Vi

    entrarono poi 5.000 ex-partigiani, 5.000 poliziotti della Rsi e infine, nel 1954, i "cerini" della

    Civil police organizzata dagli alleati nel Territorio libero di Trieste (il primo corpo di polizia

    italiano includente anche personale femminile).

    Nel maggio 1945 furono arruolati altri 10.000 carabinieri, nel marzo 1946 15.000 ausiliari

    di Ps. Nel giugno-dicembre 1947 ancora 45.000 uomini: 10.000 carabinieri, 30.000 poliziotti e

    5.000 finanzieri. Nell'ottobre 1949 le forze dell'ordine contavano 200.000 effettivi: 75.000

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    carabinieri, 50.000 guardie e 20.000 ausiliari di Ps, 40.000 finanzieri, 10.000 agenti di custodia e

    5.000 forestali.

    I carabinieri ricostituirono 13 battaglioni mobili e 34 nuclei autocarrati con personale

    effettivo. Nel 1945 avevano 5 mezzi corazzati, 79 autocarri e 466 autovetture: nel 1949rispettivamente 264, 1.358 e 897. L'ultima carica a cavallo della storia militare italiana non fu

    quella del Savoia cavalleria ad Jsbuschenskij (24 agosto 1942), ma quella di uno squadrone

    carabinieri a Porta S. Paolo, guidata dall'olimpionico Raimondo d'Inzeo (6 luglio 1960).

    Il 1 reparto celere di Ps (Roma) nacque nel novembre 1944. Ne seguirono altri 3 (2

    Padova, 3 Milano, 4 Cesena), pi 19 reparti mobili (su 4 compagnie mobili, 12 autoblindo

    Staghound o Humber e 4 mortai da 81 mm), presenti in 34 centri industriali o agricoli.Dal 1946 al 1979 gli scontri di piazza costarono 10.000 feriti e 219 vittime, di cui 193

    civili (129 nel 1946-50, 19 nel 1951-57, 14 nel 1960-62, 31 nel 1968-79), 14 agenti e 12

    carabinieri (19 nel 1946-51, 1 nel 1960 e 6 nel 1968-77).

    Nel 1955 nacquero per anche gli autonomi nuclei di Pg. Nel 1957 erano 7.646 (3.060 Ps,

    2.849 carabinieri, 1.737 finanza). Nel novembre 1993 c'era un carabiniere, poliziotto o finanziereogni 217 abitanti (Usa 355, Svizzera 598, Giappone 558 e Israele 310). La presenza nei

    capoluoghi di provincia variava vistosamente (in rapporto pi alla provenienza regionale del

    personale e agli insediamenti politico-amministrativi che alla criminalit) da un massimo di 1

    ogni 88 abitanti (Roma) a un minimo di 1 a 2.079 (Bergamo).

    Peacekeeping

    L'Arma dei carabinieri ha effettuato 36 missioni all'estero. Nel periodo anteriore alla

    grande guerra prese parte agli interventi internazionali in Crimea (1854-56), a Creta (1897-1906),

    in Cina (1900-06) e Albania (1913-14).

    A Creta l'Arma organizz e inquadr la gendarmeria locale, e forn missioni dicooperazione per riorganizzare quelle macedone (1904-11) e greca (1912-23) e i carabineros

    cileni (1909-11).

    Nel 1916 il colonnello Cosma Manera si rec in Russia per ricercare i 10.000 soldati

    triestini e trentini catturati dall'esercito zarista e rimpatriarli attraverso la Manciuria e la

    concessione di Tien Tsin. Nel 1918 ne raccolse 2.000 nella cosiddetta legione redenta, base del

    corpo di spedizione italiano in Siberia (1918-20).

    I carabinieri concorsero inoltre alle operazioni militari internazionali nell'Impero

    ottomano. Nel 1917 una compagnia fu aggregata al corpo di spedizione italiano in Palestina, e 37

    carabinieri rimasero a Gerusalemme nel 1919-1921, svolgendo anche servizio d'onore al Santo

    sepolcro. Altri 154 prestarono servizio a Costantinopoli, inquadrati nella forza internazionale di

    gendarmeria incaricata di vigilare sulla riorganizzazione della gendarmeria turca (1919-23). InBulgaria (1919) e Anatolia (1919-22) operarono le sezioni della 35a e 33a divisione. Inoltre

    l'Arma organizz la gendarmeria albanese (1919-20) e il corpo carabinieri di Rodi e Castelrosso

    (1920-21).

    Sezioni carabinieri concorsero anche a missioni internazionali per il rafforzamento della

    pace di Versailles: forze di interposizione in Dalmazia (1918-20) e a Klagenfurt (1919-21) e

    controllo dei plebisciti ad Allenstein e Marienwerde (1920). Un battaglione di 346 carabinieri fu

    inserito nel contingente italiano (1.300) del corpo di polizia internazionale (3.300) per il

    plebiscito nella Saar (1934-35).

    Dal 1921 al 1936 un distaccamento di 20 carabinieri oper anche nella repubblica di S.

    Marino per controllare il territorio e addestrare la gendarmeria.

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    Dal 1941 al 1952 i reparti coloniali dell'Eritrea continuarono ad assicurare il servizio di

    istituto sotto l'amministrazione britannica. Nel 1950, nel quadro dell'amministrazione fiduciaria

    italiana in Somalia (Afis), l'Arma rioccup la Migiurtina con 1 battaglione motoblindato e 2

    compagnie autoportate, subito dopo rimpatriati.Rimasero invece 521 carabinieri quale nucleo del costituendo corpo di polizia della

    Somalia (Cps). Nel 1956 il Cps fu trasformato in forze di polizia della Somalia (Fps). Nel

    dicembre 1959, alla vigilia del trapasso dei poteri alla repubblica somala, restavanonell'ex-colonia solo 51 carabinieri.

    Aliquote del 1 battaglione cc paracadutisti Tuscania (ricostituito nel 1963) sono state

    impiegate nelle missioni di pace Libano 1 e 2 a Beirut (1982-83), Airone nel Curdistan iraqeno

    (1991), Ibis in Somalia (1992-93), Tiph ad Hebron in Cisgiordania (dal 1994) e Ifor/Sfor a

    Serajevo (dal 1995). Sono state impiegate anche aliquote dei battaglioni cc 3 Lombardia (Libano

    1) e 13 Friuli-Venezia Giulia (Ifor/Sfor).Minori reparti di Pm hanno preso parte alle operazioni Untag in Namibia (1989-90) e

    Pellicano in Albania (1991-93), alla guerra del Golfo (1990-91) e all'evacuazione della comunititaliana in Somalia (1991).

    I carabinieri hanno fornito inoltre 5 uomini alla spedizione italiana sull'Everest (1973), 75alla missione Untac in Cambogia (1992-93), 10 all'Uncivpol in Salvador (1991-95), 10

    all'Uncivpol in Guatemala e 20 alla forza di polizia unificata croato-bosniaco-europea di Mostar

    (entrambe in corso dal 1995).

    Durante le missioni di pace del secondo dopoguerra, l'Arma ha avuto 4 caduti: 2 a

    Chisimaio (1 agosto 1952), 1 sottufficiale del Sismi a Balad (12 novembre 1993) e 1 ufficiale a

    Mostar (27 dicembre 1995).

    Ottomila miliardi e centododici gazzelle

    Gi tra le due guerre la crescente complessit e importanza politica della sicurezza interna

    resero l'Arma di fatto sempre pi autonoma dal resto dell'esercito. La guerra civile virtuale tra

    comunisti e anticomunisti che ha segnato il periodo della guerra fredda, radic definitivamente

    nella cultura politica italiana il primato della sicurezza interna sulla sicurezza internazionale, delle

    forze di polizia sulle forze armate e dei carabinieri sul resto dell'esercito.

    Il passo decisivo avvenne all'epoca del generale de Lorenzo, quando, con la riforma

    Andreotti del 1962-66, l'Arma ottenne l'autonomia di bilancio, trasformando il comando generale

    in ente programmatore del ministero della difesa sullo stesso piano degli stati maggiori della

    difesa e di forza armata e della segreteria generale.

    Per di pi, mentre l'Arma gode di forti risparmi potendo usufruire gratuitamente delle

    infrastrutture logistiche e addestrative della Difesa, il suo bilancio non vincolato ai limiti di tettofinanziario e di quota stabiliti per quelli degli altri 5 enti programmatori del ministero. Ci le ha

    consentito un illimitato finanziamento "per esigenze" e una espansione ininterrotta, al riparo dalla

    politica finanziaria generale e dalla famigerata "scure" del Tesoro che, al contrario, in mezzo

    secolo hanno progressivamente ridotto le spese militari dal 3 all'1 per cento del Pil e sconquassato

    la programmazione a lungo termine delle tre forze armate.

    E ci senza contare le ingenti somme aggiuntive stanziate sul bilancio degli Interni e della

    dozzina di altri ministeri, enti e servizi pubblici che si avvalgono dei servizi speciali dell'Arma, e

    che sono difficilmente quantificabili data la struttura intenzionalmente capziosa e occulta del

    bilancio statale italiano.

    Bench l'Arma resti pur sempre a bassa intensit di capitale (le spese del personale hanno

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    incidenza doppia rispetto al resto delle forze armate, dotate di infrastrutture e armamenti "duri") il

    bilancio autonomo e il finanziamento "per esigenze" hanno consentito di pianificare gli

    investimenti necessari per modernizzare il servizio di istituto ed estendere le capacit e i compiti

    speciali, oggi ben pi numerosi e socialmente pervasivi di quelli della polizia.Gi all'epoca di de Lorenzo l'accentramento di competenze al comando generale e ai

    comandi provinciali e urbani e il servizio di pronto intervento (sala operativa, "112" e "gazzelle"

    radiomobili) archiviarono ogni ipotesi di "ruralizzazione" dell'Arma.Inoltre alle tre "organizzazioni" preesistenti (territoriale, addestrativa e mobile) si

    aggiunse quella speciale, composta dai servizi cinofili, navale (sommozzatori e motovedette),

    aereo (elicotteri) e di investigazione scientifica, e da una unit alle dirette dipendenze del

    comando generale, il nucleo antiterrorismo (1978), trasformato nel 1990 in raggruppamento

    operativo speciale (articolato in 28 sezioni anticrimine).

    Dal 1 reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania (Livorno) dipendono inoltre il

    gruppo interventi speciali (1978) creato dopo il sequestro Moro, e i 2 squadroni eliportati

    carabinieri cacciatori Calabria (Vibo Valentia) e Sardegna (Abbasanta), creati nel 1991 per ilcontrollo di aree impervie.

    La legge di riforma della polizia (121/1981) ha formalmente invertito rango e precedenza

    dei due corpi di polizia a carattere generale, elevando le vecchie guardie di Ps a "polizia di stato"

    e declassando i carabinieri a "forza armata in sevizio permanente di Ps". Inoltre ha attribuito il

    coordinamento delle forze di polizia al dipartimento (gi direzione generale) di Ps e ai questori,

    nell'intento di subordinare l'Arma alla polizia. Ma di fatto il coordinamento rimasto lettera

    morta, mentre la subordinazione si verificata solo a livello periferico, dato che il comandante

    generale dipende dal ministro della Difesa e pu corrispondere direttamente col presidente del

    Consiglio e il capo dello stato.

    I carabinieri hanno ceduto alla polizia il servizio di scorta valori, ma hanno mantenuto i

    propri servizi di pronto intervento e tutela della circolazione stradale, nonch tutte le funzionispecializzate che avevano prima della legge 121/1981 e a cui provvedono in via esclusiva conpersonale fuori organico e bilancio a carico del ministero o ente competente: servizio estero e

    sicurezza rappresentanze diplomatiche, tutela della legislazione sul lavoro (1929) e del

    patrimonio artistico (1969), antisofisticazione e sanit (1963), antidroga (1970), vigilanza esterna

    delle carceri di massima sicurezza (1977).In seguito hanno ottenuto altre importanti competenze esclusive: sicurezza esterna della

    banca d'Italia e antifalsificazione monetaria (1982), tutela ambientale e difesa ecologica (1987),

    tutela delle norme comunitarie e agroalimentari. Lo stesso Antonio Di Pietro, nei pochi mesi in

    cui stato ministro dei lavori pubblici del governo Prodi, ha chiesto di distaccarvi uno specifico

    comando carabinieri, e non della polizia.

    La modernizzazione ha modificato soprattutto il profilo professionale degli ufficiali,sempre meno militare e sempre pi simile a quello dei funzionari di polizia. I 2.500 ufficiali dei

    carabinieri sono appena un decimo dei colleghi delle altre armi e forze armate, e godono di vari

    privilegi, miglior trattamento economico e maggior prestigio sociale.

    Reclutati tramite l'accademia dell'esercito e tra i migliori sottufficiali, restano ancora un

    corpo molto pi omogeneo degli altri, bench le molteplici dipendenze funzionali da uffici

    giudiziari, amministrazioni pubbliche ed enti di sicurezza e polizia interforze stiano

    progressivamente attenuando la disciplina interna e lo spirito di corpo.

    Inoltre la smilitarizzazione e sindacalizzazione della polizia (1981), imposte dai sindacati

    unitari e dal movimento dei sottufficiali, hanno prodotto inevitabili contraccolpi anche sulle due

    forze di polizia a ordinamento militare, differenziandole sempre pi dal resto delle forze armate.

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    Vi ha influito anche la fine della guerra fredda. Negli anni '60 i 13 battaglioni mobili

    formati da ausiliari di leva erano addestrati alla controguerriglia e 2 (il 7 di Laives e il 13 di

    Gorizia) erano unit meccanizzate organicamente inserite in comandi operativi. Ma oggi ilservizio di istituto ha netta priorit rispetto all'addestramento e impiego propriamente militare, ora

    limitato a paracadutisti e reparti di Pm.In concreto, l'appartenenza dell'Arma all'esercito si fonda oggi soltanto sulla tradizione,

    sull'uso comune di infrastrutture logistiche e addestrative, sul comune iter formativo degli

    ufficiali (biennio in accademia e corsi della scuola di guerra) e su un limitato impiego interforze

    (servizio informazioni e missioni all'estero).

    Negli ultimi anni vari esponenti del Cocer-carabinieri (organo di vertice della

    rappresentanza militare elettiva istituita nel 1978 per le forze armate e i corpi di polizia a statuto

    militare) hanno proposto di trasformare l'Arma in quarta (anzi: prima) forza armata autonoma,

    lasciandola alle dipendenze del ministero della Difesa, ma sullo stesso piano dell'esercito, e non

    pi formalmente subordinata al relativo stato maggiore e al comandante esterno.Nel 1988 (sondaggio Pragma) la maggioranza degli italiani (57.8), in particolare maschi

    (64) e laureati (72), era contraria alla smilitarizzazione dell'Arma, pur considerando molto

    positivamente (77) la riforma della polizia (sindacato e arruolamento femminile).

    Vari esponenti dei sindacati di polizia (Siulp e Sap) e del Pds (in particolare Luciano

    Violante e Pino Arlacchi) hanno pi volte proposto di smilitarizzare i carabinieri, o almeno di

    passarli alle dipendenze del ministero dell'Interno e della polizia.

    Finora, per, tali progetti hanno avuto il solo effetto di ricompattare Sme, comando

    generale e Cocer attestandoli sulla linea del Piave, nonch di acuire le polemiche Cocer-Siulp,

    isolare le iniziative parlamentari, provocare esternazioni di capi di Sme e comandanti generali e

    far traballare perfino governi di ferro come quello dell'Ulivo.

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    II - USI OBBEDIR TACEDO

    I tutori dell'Ordine (nuovo)

    Les Echelles, Savoia, 3 febbraio 1834. Il carabiniere Giovanni Battista Scapaccino merita

    la prima medaglia d'oro dell'esercito italiano, ammazzato dai mazziniani di Girolamo Ramorino

    per esser