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Io amo i beni culturali concorso di idee VI edizione 2016-2017

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Io amoi beni culturali

concorso di idee VI edizione 2016-2017

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volume a cura diVittorio Ferorelli / editingBeatrice Orsini / grafica e impaginazione

editoreRegione Emilia-RomagnaIstituto per i beni artistici culturali e naturalivia Galliera 21, Bologna

stampatoreCentro stampa Regione Emilia-Romagnaviale Moro 34, Bologna

Finito di stampare: novembre 2017

ISBN 9788897281696

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Io amo i beni culturali

Concorso di idee

per la valorizzazione dei beni culturali.

I progetti vincitori della sesta edizione.

Anno scolastico 2016-2017

ISTITUTO PER I BENI ARTISTICI CULTURALI E NATURALI DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA

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Il concorso di idee “Io amo i Beni Culturali” è promosso dall’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia-Romagna e il MOdE - Museo officina dell’educazione del Dipartimento di scienze dell’educazione dell’Università di Bologna, e con il patrocinio dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna. L’Assessorato agricoltura, caccia e pesca della Regione Emilia-Romagna assegna una menzione speciale ai progetti volti alla valorizzazione del territorio rurale e dei prodotti agroalimentari.

Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna

presidenteRoberto Balzani

direttore ad interimClaudio Leombroni

consiglio direttivoAndrea Battistini, Giuseppe Bellosi, Vanni Bulgarelli, Francesca Cappelletti

responsabile amministrativoRoberto Tommasi

“Io amo i Beni Culturali” - VI edizione / 2016-2017

coordinamentoValentina Galloni (IBC)

valutazione dei progettiBrunella Argelli, Valeria Cicala, Manuela Cristoni, Vittorio Ferorelli, Silvia Ferrari, Valentina Galloni, Ivan Orsini, Carlo Tovoli (IBC); Rossana Mari (Assessorato agricoltura)

segreteriaPatrizia Marchi, Ivan Orsini (IBC)

comunicazioneValeria Cicala, Vittorio Ferorelli, Beatrice Orsini, Carlo Tovoli (IBC)

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supporto organizzativoBarbara Accarisi, Francesco Angrisano, Anna Bacchelli, Enzo Calabrò, Antonio De Bonis, Luca Gamberini, Eros Merli, Silvana Piras, Andrea Scardova, Valeria Zacchini (IBC)

supporto amministrativo-contabileFrancesco Amorese, Morena Ballotta, Paola Cristofori, Maria Galati, Cristina Zappata (IBC)

supporto alla documentazioneChiara Panciroli, Anita Macauda, Veronica Russo (MOdE)

supporto alla diffusioneChiara Brescianini, Maria Concetta Iodice, Irene Raspollini (USR); Rosa Maria Manari (Assemblea legislativa); Rossana Mari, Roberta Sangiorgi (Assessorato agricoltura); Maria Elena Tosi (IBC)

Si ringraziano per la collaborazione tutti i referenti degli istituti scolastici e culturali che hanno sviluppato e documentato i progetti.

Questo libro è dedicato alla memoria di Barbara Accarisi ed Enzo Calabrò.

ibc.regione.emilia-romagna.it/argomenti/giovani-e-patrimoniowww.bib-cec.eu/ioamoibeniculturali/facebook.com/IBCemiliaromagna/facebook.com/groups/IoAmoiBeniCulturali/youtube.com/user/IoAmoIBeniCulturali

Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca

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11 Premessa Roberto Balzani

13 Premessa Simona Caselli

15 Premessa Stefano Versari

17 Manteniamo il contatto Valentina Galloni

21 Documentare le esperienze di qualità educativa Chiara Panciroli

ARCHIVI

26 Bisogna parlare agli occhi per persuadere il popolo 34 Il mondo in formato ridotto 42 L’archivio svelato 50 Sala “Pellegrino Riccardi” 58 Vivere una delizia

Indice

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BIBLIOTECHE 68 Dalla lingua madre all’italiano 76 De Inquisitione Librorum Prohibitorum 84 Di foglia in foglio 92 La cesta dell’ortolano piacentino 100 Oltre la copertina

MUSEI 108 By Remo Brindisi’s 116 Comunicare in Beacons! 124 Da scuola di campagna a scuola di museo 132 I love (Micro)paleontology 140 L’Oro del Senio 148 NovellaRE 156 Orto dell’incontro 164 Sognando un polo museale 172 Viaggio in una città intorno a una stanza museale 180 Viti-Cultura

189 Indice dei partner

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Premessa

“Io amo i Beni Culturali” è un’iniziativa di cui l’IBC è particolarmente orgoglioso. Perché è un servizio: un servizio reso esplicitamente in nome della valorizzazione e della divulgazione del patrimonio. L’Istituto per i beni culturali è spesso chiamato a selezionare domande in nome e per conto della Regione Emilia-Romagna, come d’altronde è giusto che faccia. La sua funzione, in quanto Istituto, è però un’altra ed ha per obiettivo quello di interpellare direttamente la sensibilità per i beni culturali, sollecitando interessi e passioni diffuse. Se non lo facesse, sarebbe l’appendice arida di un’anonima burocrazia.

E invece, attraverso l’organizzazione di attività come queste, l’IBC torna, almeno in parte, alle origini: non quelle, certo, degli anni “eroici” e irripetibili di Andrea Emiliani e Lucio Gambi, quando il tema della classificazione, della tutela e dello studio era funzionale alla pianificazione “illuministica” di una Regione in pieno sviluppo. Penso, piuttosto, alle radici della “valorizzazione”, praticata oggi con i mezzi più modesti a disposizione, a “bassa

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intensità” se si vuole, ma non per questo animata da passioni meno forti. Devo a Valentina Galloni un particolare ringraziamento per l’impegno profuso e per l’assidua fedeltà all’idea di patrimonio che accomuna tutta la piccola comunità dell’IBC. Siamo consapevoli di essere una minoranza per molti versi privilegiata in un mondo distratto da tante altre apparenti o reali priorità: ma ciò incrementa la nostra responsabilità e, se possibile, contribuisce ad affinare il nostro senso del dovere.

C’è bisogno di una comunità consapevole di questa particolare tipologia di “beni comuni”, per ragioni di memoria, di storia, di identità, di futuro. A noi spetta il compito di contribuire a costruirla. E “Io amo i Beni Culturali” serve perfettamente a questo scopo.

Roberto BalzaniPresidente dell’Istituto per i beni artistici culturali e naturaliRegione Emilia-Romagna

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Premessa

Anche quest’anno si rinnova la collaborazione con l’Istituto regionale per i beni culturali e si conferma il forte interesse da parte delle giovani generazioni nei confronti del mondo agricolo e del patrimonio agroalimentare locale.

Nella sesta edizione molte delle iniziative proposte hanno scelto temi legati alla cultura rurale. Tra queste, la commissione giudicatrice ha scelto di premiare il progetto presentato dall’Istituto di istruzione superiore agraria agroalimentare ed agroindustriale “Raineri - Marcora” e dalla Biblioteca comunale “Passerini - Landi” di Piacenza, al quale hanno contribuito il Museo della civiltà contadina di Piacenza e il Museo della vite e del vino “Fernando Pizzamiglio” di Vigolzone.Il progetto “La cesta dell’ortolano piacentino. Antiche varietà dai libri alla tavola” ha avuto il merito di valorizzare il pregevole corpus delle pubblicazioni di carattere agrario ed enogastronomico conservato presso la Biblioteca comunale, attraverso un percorso di ricerca storico-documentaria che ha permesso ai

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ragazzi di ricomporre la storia della cultura agraria ed enogastronomica del territorio. Una serie di strumenti (cartacei e online) ha reso noti i risultati della ricerca, culminata nella proposta, nel corso dell’evento finale, di preparazioni ricavate da antichi ricettari e almanacchi piacentini.

Del progetto abbiamo particolarmente apprezzato, oltre alla valorizzazione della biodiversità dei prodotti agroalimentari, l’aver messo in luce l’importante ruolo svolto dalle “cattedre ambulanti” nella divulgazione in campo agrario e nello sviluppo dell’agricoltura. A tutti i partecipanti, comunque, i nostri complimenti e i migliori auguri per il futuro.

Simona Caselli Assessore all’agricoltura, caccia e pesca Regione Emilia-Romagna

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Premessa

Le vie dell’educazione sono diverse e mai a senso unico. Il valore aggiunto di questa iniziativa, a cui come Ufficio scolastico regionale confermiamo tutto il nostro sostegno, sta nell’attivazione di un dialogo virtuoso tra le istituzioni culturali e gli studenti. Un esempio di multidirezionalità del processo educativo.

Le istituzioni culturali dell’Emilia-Romagna hanno il compito di proteggere e divulgare il patrimonio culturale del territorio. Con questo progetto la loro funzione si arricchisce, accogliendo gli studenti come collaboratori, non più soltanto come fruitori. I ragazzi, a loro volta, aiutano le istituzioni ospitanti a migliorarsi, mettendo a disposizione la loro creatività e il loro pensiero laterale, cioè indiretto e da diverse angolazioni, per scoprire nuove modalità per valorizzare le ricchezze del territorio. Il risultato è un arricchimento di cui beneficiamo tutti, che ci permette di guardare con occhi nuovi quanto la nostra terra offre; che stimola ad attuare un via costante di apprendimento.

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L’apprendimento continuo è sempre più necessario quanto più ci addentriamo in questa epoca in cui il cambiamento appare l’unica costante certa. Giova riandare ad Hannah Arendt: “L’educazione è il momento che decide se noi amiamo abbastanza il mondo da assumercene la responsabilità e salvarlo così dalla rovina, che è inevitabile senza il rinnovamento, senza l’arrivo di esseri nuovi, di giovani. Nell’educazione si decide se amiamo tanto i nostri figli da non estrometterli dal nostro mondo lasciandoli in balìa di se stessi, tanto da non strappargli di mano la loro occasione di intraprendere qualcosa di nuovo, qualcosa di imprevedibile per noi; e prepararli invece al compito di rinnovare un mondo che sarà comune a tutti” (Tra passato e futuro).

Stefano Versari Direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia-Romagna Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca

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Manteniamo il contatto

Il concorso di idee “Io amo i Beni Culturali”, nato nel 2011 con l’obiettivo di avvicinare i giovani al patrimonio culturale della nostra regione e alle istituzioni che lo conservano, rendendoli protagonisti attivi e creativi, è giunto alla conclusione della sesta edizione e con grande soddisfazione, attraverso questo libro, presentiamo i risultati dei vincitori.

I venti straordinari progetti che si susseguono in queste pagine ‒ dieci per la sezione “Musei”, cinque per la sezione “Archivi” e cinque per la sezione “biblioteche”, per la prima volta avviata in questa edizione ‒ sono stati realizzati durante l’intero anno scolastico 2016-2017 da oltre 2200 studenti e studentesse provenienti da 44 scuole secondarie della regione. Un centinaio di istituzioni, tra musei, archivi, biblioteche e associazioni, hanno accompagnato i ragazzi in questo lavoro, trasformando ogni progetto in un catalizzatore di energie sul territorio.

Grazie al lavoro di questi giovani e delle comunità che li hanno seguiti e sostenuti, sono stati riscoperti e fatti tornare a nuova vita interi fondi archivistici, antichi

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libri, biblioteche, fotografie, filmini amatoriali, personaggi storici, collezioni museali, fossili, minerali, strumentazioni scientifiche, opere d’arte, giardini, regge, paesaggi culturali di città e di campagna.

Ragazze e ragazzi, guidati dai loro insegnanti e dagli operatori culturali, sono stati i veri protagonisti di questi progetti, realizzando in prima persona campagne pubblicitarie, video, spettacoli, siti web, mostre e prodotti originali e innovativi di ogni genere. Hanno esplorato i vari linguaggi comunicativi, anche quelli più all’avanguardia, per riuscire ad avvicinare i loro coetanei ai beni culturali che si proponevano di valorizzare. Di grande interesse i casi in cui si sono concentrati nel realizzare soluzioni per rendere il patrimonio accessibile a tutti, superando barriere sociali, culturali e fisiche, anche tenendo conto delle persone con particolari esigenze.

Biblioteche, musei e archivi, prima visti come distanti, oscuri e polverosi, sono divenuti, agli occhi di questi giovani, luoghi familiari, ricchi di curiosità, dove ci si può anche divertire con gli amici. Non hanno semplicemente acquisito conoscenze disciplinari, soprattutto hanno sviluppato quelle competenze trasversali essenziali per diventare cittadini autonomi e consapevoli: hanno imparato a imparare, a lavorare in gruppo, a parlare in pubblico, ad affinare la loro creatività e il loro spirito di iniziativa. I prodotti da loro creati e curati in tutte le fasi, dall’ideazione alla realizzazione, fino alla comunicazione e alla diffusione, restano a disposizione della comunità come segni tangibili del loro impegno.

Istituti comprensivi, licei classici, scientifici e artistici, istituti tecnici e professionali, centri d’istruzione per adulti hanno potuto mettere a frutto le loro particolari competenze nei diversi progetti. In alcuni casi, più scuole hanno collaborato a uno stesso progetto intrecciando competenze e saperi

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diversi. Insegnanti e operatori culturali si sono impegnati a seguire il lavoro dei ragazzi, a documentarlo e a riflettere sull’esperienza svolta, soffermandosi sulle dinamiche, sulle azioni e sulle strategie messe in atto, per valutare tutti gli aspetti, compresi i punti di forza e di debolezza, affinché queste esperienze possano essere un utile strumento per future progettazioni. A questo scopo, le schede di documentazione complete, redatte in partenariato da insegnanti e operatori culturali coinvolti, oltre a essere state utilizzate per questo volume e per il monitoraggio condotto dal Museo officina dell’educazione dell’Università di Bologna, sono consultabili integralmente sul sito dell’IBC.

Per ogni progetto sono state messe a disposizione dotazioni finanziarie equamente suddivise tra i due partner capofila (2000 euro alla scuola e 2000 all’istituzione culturale), a cui si aggiungono i contributi difficilmente quantificabili che derivano dalle collaborazioni attivate sui territori.

Spesso, in corso d’opera, gli obiettivi iniziali sono stati ampliati e arricchiti con nuovi contenuti, risorse ulteriori e alleanze impreviste. Grazie anche all’utilizzo dei canali social e della stampa locale, se non addirittura in alcuni casi nazionale, i risultati finali hanno ottenuto una vastissima visibilità. Centinaia di persone hanno partecipato alle presentazioni pubbliche, scoprendo luoghi e beni culturali mai visitati in precedenza.

Ragazzi e ragazze, insegnanti e operatori culturali sono concordi nel valutare che queste attività sono state straordinarie e innovative. Le istituzioni culturali hanno tratto grande giovamento dal rapporto con un pubblico giovane, motivato e creativo. Molti insegnanti, quotidianamente impegnati a prevenire la dispersione scolastica, hanno riferito che sperimentare linguaggi e metodi educativi differenti da quelli consueti dell’aula e della lezione curriculare si

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è rivelato un espediente efficace. Soprattutto nel caso di alcuni alunni con disabilità, o non particolarmente gratificati dai risultati scolastici, è risultato molto importante sentirsi parte di un gruppo nel quale apportare il proprio contributo. Certamente è stato raggiunto l’obiettivo generale di rendere i giovani più consapevoli dell’importanza dei beni culturali, di favorire il contatto con il territorio in cui vivono, il senso di appartenenza e il desiderio di prendersene cura.

Non sono mancate le difficoltà, soprattutto nell’organizzazione dei tempi e nel coordinamento dei tanti attori coinvolti. In generale i progetti hanno richiesto enormi energie, grande determinazione, tanta concentrazione e altrettanta fatica: sforzi che la passione e la soddisfazione finale hanno potuto ripagare e trasformare in energia positiva per future collaborazioni. Per questo impegno dobbiamo ringraziare tutti gli attori coinvolti: i nostri partner, i referenti delle istituzioni culturali, i dirigenti scolastici, gli insegnanti e, soprattutto, i ragazzi e le ragazze che con il loro entusiasmo ci indicano che la strada intrapresa è quella giusta, in particolare alle soglie del 2018, anno europeo del patrimonio culturale: una ricorrenza che, tra gli obiettivi prioritari, propone proprio il coinvolgimento dei giovani e della comunità locale.

Valentina Galloni Coordinatrice del concorso “Io amo i Beni Culturali”

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Documentare le esperienze di qualità educativa

Il MOdE - Museo officina dell’educazione del Dipartimento di scienze dell’educazione dell’Università di Bologna, ormai da molti anni, focalizza le sue ricerche sul tema della documentazione delle esperienze di qualità educativa con il patrimonio culturale, con l’intento di valorizzarle e renderle comunicabili. Per raccogliere e per validare le best pratices, durante un lungo processo di studio derivante da comparazioni nazionali e internazionali sugli standard di qualità il MOdE ha messo a punto una scheda di documentazione apposita, che su due differenti piani di analisi (identificativo e pedagogico) mette in rilievo gli elementi significativi di ogni azione educativa.

In tal senso, nel documentare la qualità dell’esperienza, non ci si ferma alla mera registrazione e descrizione delle attività svolte ma vengono individuati alcuni elementi specifici: l’intenzione educativa, la durata del progetto, la produzione di materiali significativi, la disponibilità di spazi eterogenei e di strumentazioni innovative.

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Esplicitare l’intenzione educativa del progetto richiede infatti una riflessione su tre differenti livelli di analisi: l’acquisizione di informazioni di base per favorire lo sviluppo di conoscenze mediante l’esposizione dei materiali, l’accesso alle risorse informative di una prima alfabetizzazione; la ricerca per approfondire materiali testuali e visivi, di varia natura, attraverso l’utilizzo di strategie didattiche che prevedono l’analisi del contesto, la possibilità di costruzione autonoma dei saperi e un apprendimento attivo; l’espressione e la rielaborazione per la creazione di nuovi contenuti e materiali mediante differenti approcci quali l’esplorazione, la rielaborazione individuale o la costruzione collaborativa delle conoscenze.

Inoltre, è importante esplicitare gli strumenti e le metodologie più opportune per rendere più accessibile il patrimonio, tenendo fermo come presupposto che qualsiasi azione dell’uomo è sempre inevitabilmente mediata da dispositivi che aiutano a dare un senso a quello che si fa.

Nei progetti del concorso “Io amo i Beni Culturali” la mediazione si esplica proprio nelle metodologie attive sperimentate dalle classi nei musei, negli archivi, nelle biblioteche e, più in generale, sul territorio. Tra queste metodologie c’è l’utilizzo, anche integrato, di approcci che vanno dalla visita guidata-partecipata alla realizzazione di laboratori didattici per una collaborazione costruttiva. Mostre e seminari divengono anche momenti di incontro e portano i partecipanti alla socializzazione e al dialogo interculturale sui temi della valorizzazione del patrimonio, in un’ottica di cittadinanza attiva.

Documentare quindi le esperienze di qualità del progetto “Io amo i Beni Culturali” in un arco temporale di medio-lungo termine, attraverso differenti linguaggi (scrittura, immagini, suoni, video, animazioni, drammatizzazioni),

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non solo ha aiutato a non perdere la memoria di oggetti, biografie, eventi, ma ha anche permesso di individuare significati nuovi, reinterpretati in chiave contemporanea ricercando le ragioni, talvolta nascoste, che hanno determinato certe situazioni. In tal senso, la documentazione serve a rievocare, riesaminare, analizzare, ricostruire e socializzare.

È proprio in relazione a un’attività di socializzazione che si possono costruire sinergie tra istituzioni formative e culturali, in una prospettiva di sistema integrato: infatti, l’esperienza del patrimonio culturale non è relegata a luoghi specifici ma coinvolge tutto il territorio della città. È per questo che, nel rispetto dell’identità di ogni istituzione coinvolta, il concorso mette l’accento sul ruolo di responsabilità sociale verso il patrimonio da parte di tutti, in una duplice prospettiva: scuole, musei, archivi, biblioteche, centri culturali e spazi laboratoriali sono responsabili dei giovani, così come i giovani sono responsabili dei beni culturali.

È grazie a questa ricchezza di esperienze con il patrimonio, e soprattutto ai diversi modi di esplorarlo, conoscerlo e reinterpretarlo, che diventa possibile creare relazioni significative con esso, ponendo le premesse ideali per diffondere la qualità.

Chiara Panciroli Responsabile scientifica del MOdE - Museo officina dell’educazione dell’Università di Bologna

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I Progetti

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Bisogna parlare agli occhi per persuadere il popolo Governo napoleonico e nascita dello stato moderno

I liceali dell’Istituto “Paradisi” di Vignola esplorano gli archivi dell’Unione Terre di Castelli per costruire una linea del tempo digitale sul periodo napoleonico e riflettere sulle origini della forma moderna di stato.

autoriIstituto di istruzione superiore “Agostino Paradisi”, Vignola (Modena)Polo archivistico-storico dell’Unione Terre di Castelli (Modena)

partecipanti26 studenti

partnerIstituto di istruzione superiore “Primo Levi”, Vignola; Centro di documentazione della Fondazione di Vignola; Società “Archimedia”, Modena; Biblioteca comunale “Francesco Selmi”, Vignola; Archivio storico del Comune di Guiglia (Modena); Associazione “Archivivi”, Vignola; Gruppo di documentazione vignolese “Mezaluna - Mario Menabue”, Vignola; Associazione “NASCO a Spilamberto”, Spilamberto (Modena)

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Il Polo archivistico-storico dell’Unione Terre di Castelli conserva, dal 2015, gli archivi storici dei comuni di Castelnuovo Rangone, Castelvetro di Modena, Marano sul Panaro, Savignano sul Panaro, Spilamberto e Vignola. Fa parte dei suoi compiti promuovere e incentivare la ricerca storica, cooperando con altri istituti culturali e di ricerca, soprattutto con le scuole. Tra i documenti accumulati nel corso del tempo, dall’epoca del governo estense all’Unità d’Italia, quelli che riguardano gli ultimi anni del 1700 e i primi dell’Ottocento ‒ quando il Ducato di Modena e Reggio venne occupato da Napoleone, disciolto e il suo territorio divenne parte della Repubblica Cispadana ‒ sono ancora poco studiati. Si tratta invece di un periodo cruciale, in cui queste terre vedono impiantarsi le basi dello stato moderno forgiate dalla Rivoluzione francese: la preminenza dell’interesse pubblico sugli interessi dei singoli, il concetto egualitario di cittadinanza, la separazione tra potere legislativo, giurisdizionale e amministrativo.

L’epoca napoleonica, con l’arrivo dell’albero delle libertà, della leva di massa e dell’anagrafe civile, segna insomma un punto di svolta che consente di affrontare temi-chiave ancora attuali: è per questo che un gruppo di studenti del Liceo classico “Agostino Paradisi” di Vignola ne ha fatto l’oggetto di indagine del suo percorso di alternanza scuola-lavoro. Esplorando, oltre al Polo archivistico-storico, le risorse della Biblioteca comunale “Francesco Selmi” e del Centro di documentazione della Fondazione di Vignola, e alternando lavoro di gruppo a momenti di restituzione collettivi, i ragazzi e le ragazze coinvolti hanno costruito una linea del tempo digitale articolata in tre parti: la prima per approfondire gli eventi politici generali, la seconda dedicata a quelli relativi ai ducati estensi (con particolare riferimento al territorio degli

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ex feudi Rangoni e Boncompagni-Ludovisi), la terza per analizzare aspetti legati all’arte, alla letteratura e alla scienza.

Per i partecipanti la ricerca di fonti informative in archivio si è rivelata più difficile del previsto, soprattutto per i tempi lunghi e per l’approccio graduale che richiede: un modo di reperire dati molto diverso da quello oggi più diffuso, risolto esclusivamente online. Ma grazie al loro spirito di iniziativa, alla scelta di coinvolgerli in ogni fase del progetto e alla collaborazione di alcuni storici locali, le difficoltà sono state superate. La linea del tempo su supporto digitale è stata presentata al pubblico il 24 maggio 2017, con la partecipazione di tutti i ragazzi protagonisti, a cui si è aggiunto un gruppo dell’Istituto di istruzione superiore “Primo Levi” di Vignola.

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Il mondo in formato ridottoSguardi sulle trasformazioni del centro di Bologna attraverso il cinema amatoriale

Gli studenti del Liceo “Laura Bassi” reinterpretano, con il loro sguardo, le immagini storiche di Bologna conservate dall’Archivio nazionale del film di famiglia e nei fondi fotografici della Cineteca.

autoriLiceo “Laura Bassi”, Bologna Associazione “Home Movies - Archivio nazionale del film di famiglia”, Bologna

partecipanti75 studenti

partnerArchivio fotografico della Cineteca di Bologna

linkwww.youtube.com/watch?v=K07zRRqs0MU

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L’associazione “Home Movies” ha fondato e gestisce a Bologna, da oltre dieci anni, un archivio che conserva circa ventimila film girati in piccolo formato in ambito familiare e amatoriale, risalenti al periodo tra gli anni Venti e gli anni Ottanta del Novecento e provenienti da tutta l’Italia. Grazie al progetto “Il mondo in formato ridotto”, questo patrimonio della memoria è stato portato a conoscenza degli studenti del Liceo “Laura Bassi”, che si sono concentrati sui “filmini” girati nel centro di Bologna tra gli anni Cinquanta e Settanta, accostandoli alle fotografie degli stessi luoghi raccolte in un altro prezioso fondo documentario: l’Archivio fotografico della Cineteca comunale, che custodisce oltre ottocentomila immagini della città scattate dal 1873 al 2000. Gli obiettivi erano due. Dare profondità agli sguardi dei ragazzi e delle ragazze coinvolti, rendendoli più acuti, più curiosi e meno standardizzati dal filtro dell’abitudine. Ma anche dimostrare loro quanto possa essere stretta la rete delle istituzioni culturali e quanto siano accessibili.

Dopo le lezioni teoriche, le visite guidate negli archivi e i laboratori sui materiali selezionati, gli studenti sono usciti in ricognizione nelle zone della città scelte come oggetto della ricerca, riprendendo con foto e video, tra le altre, le piazze Malpighi, San Francesco, Maggiore, e le vie del Pratello e Ugo Bassi-Rizzoli. Con l’assistenza di un professionista hanno quindi prodotto due video: uno che racconta il “making of” del progetto e uno che mette in dialogo le immagini fisse e in movimento realizzate nel passato, con quelle riprese e interpretate nel presente dai loro occhi. La sonorizzazione degli audiovisivi è stata realizzata dagli studenti del Liceo musicale “Lucio Dalla” (inserito nel Liceo “Laura Bassi).

Il lavoro di gruppo ha rafforzato la collaborazione tra i partecipanti, ha messo in evidenza interessi e competenze altrimenti invisibili nel contesto scolastico e ha

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fatto emergere notevoli capacità di iniziativa e di autonomia in alcuni studenti, ma ha anche permesso agli altri di prendere coscienza dei loro limiti e di adottare comportamenti utili per superarli.Tra le difficoltà riscontrate dai ragazzi si segnala la necessità di conciliare i tempi del progetto e i ritmi scolastici, necessità che ha impedito loro di assistere al montaggio professionale del video finale. Se, come auspicano gli organizzatori, la collaborazione tra scuola e archivi verrà replicata, ci sarà modo di rimediare.

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L’archivio svelatoLe carte di Ada Marchesini nell’archivio della Fondazione ex Campo Fossoli

Gli studenti dell’Istituto professionale “Meucci” raccontano in un videodocumentario il loro contatto con le lettere di una donna ebrea uccisa ad Auschwitz, inviate dal campo di concentramento di Fossoli.

autoriIstituto di istruzione superiore “Antonio Meucci”, Carpi (Modena)Fondazione ex Campo Fossoli- Centro studi e documentazione “Primo Levi”, Carpi

partecipanti48 studenti

partnerAssessorato all’istruzione e Servizio comunicazione del Comune di Carpi; “TRC”, redazione giornalistica di Modena

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A Fossoli, nei pressi di Carpi, dal dicembre 1943 funziona un campo di concentramento per ebrei voluto dalla Repubblica Sociale di Salò. Dalla fine del gennaio all’agosto del ’44 il campo viene gestito direttamente dai nazisti: ospita circa cinquemila prigionieri, fra cui Primo Levi, che qui ambienterà le prime pagine di Se questo è un uomo. Dalla stazione di Carpi partono otto convogli ferroviari, cinque dei quali destinati al campo di sterminio di Auschwitz. In uno di questi si trova anche Ada Michlstaedter, che era stata arrestata in casa sua a Milano. Durante i novantasei giorni di permanenza a Fossoli, la donna indirizza al marito Giuseppe Marchesini una cinquantina di lettere. Prima di partire, alludendo al figlio Fabio, scrive: “Se non dovrò sopravvivere sarò contenta se lo saprò rassegnato e calmo e soltanto così, pensandovi tutti e due forti e coraggiosi, mi infondete più forza e coraggio a mandarvi questo mio saluto che forse potrebbe essere anche l’ultimo”. Otto giorni dopo viene eliminata dai nazisti.

Scritte per lo più clandestinamente, su fogli di recupero e piccoli biglietti, le missive di Ada Michlstaedter Marchesini sono state donate dalla nipote Ada alla Fondazione ex Campo Fossoli, dove gli alunni dell’Istituto “Antonio Meucci” sono entrati in contatto con l’epistolario, raro esempio di documentazione in presa diretta dell’internamento. L’obiettivo del progetto era avvicinare alla realtà dell’archivio una categoria, quella degli studenti dei corsi professionali, che nell’opinione comune si ritiene più interessata all’ingresso nel mondo del lavoro che alla riflessione culturale. I ragazzi e le ragazze coinvolti hanno dimostrato invece un’autentica passione nel seguire lezioni, attività di laboratorio e visite guidate (tra le mete, oltre all’ex Campo, il Museo Monumento al Deportato e l’ex Sinagoga di Carpi). Una delle classi ha anche frequentato un percorso di alternanza scuola-lavoro nell’archivio

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della Fondazione Fossoli. Chiamati a lavorare in gruppo, gli studenti sono passati dall’analisi documentaria delle carte lasciate da Ada, alla loro personale interpretazione, facendo emergere i diversi punti di vista.

Il prodotto finale, pubblicato sui siti web della Fondazione e del Comune di Carpi (che ha collaborato al progetto insieme alla redazione giornalistica del canale televisivo TRC), è un videodocumentario realizzato con l’assistenza di un professionista con cui i ragazzi hanno condiviso tutte le fasi, dalla sceneggiatura, alle riprese, al montaggio. Gli studenti, inoltre, con il loro racconto della vicenda di Ada Michlstaedter Marchesini, sono stati protagonisti del servizio video mandato in onda da RaiDue in occasione del 25 aprile 2017, quando all’ex Campo di Fossoli è arrivato in visita il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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Sala “Pellegrino Riccardi”

Uno spazio di memoria nel suo paese natale

Nell’Archivio storico del Comune di Langhirano una classe dell’Istituto superiore “Gadda” ricostruisce la vicenda del magistrato che aiutò, in silenzio, uomini e donne minacciati dalla persecuzione nazifascista.

autoriIstituto di istruzione superiore “Carlo Emilio Gadda”, Langhirano (Parma)Archivio storico del Comune di Langhirano

partecipanti13 studenti

linkhttps://youtu.be/Dbqw_SMl5d8

partnerIstituto comprensivo di Langhirano - Scuola secondaria di I grado “Enrico Fermi”; Comune di Langhirano; Centro culturale “Emma Agnetti Bizzi”, Langhirano

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“Ma perché tanto disturbo? In fondo, per quello che ho fatto, è un riconoscimento che mi sta un po’ largo”. Rispose così il magistrato Pellegrino Riccardi quando nel 1988, da Gerusalemme, seppe che era stato nominato “Giusto tra le Nazioni”, la menzione che Israele tributa a chi abbia aiutato un ebreo a sfuggire la persecuzione nazista. “Chiunque salva una vita, salva il mondo intero” recita la frase del Talmud sulla medaglia conferita ai “Giusti”: Riccardi, di vite, ne salvò diverse e lo fece a rischio della sua, sfruttando il proprio ruolo di pretore per falsificare documenti di identità e favorire l’espatrio di persone condannate dalle leggi razziali del fascismo.La classe Quinta A dell’Istituto di istruzione superiore “Carlo Emilio Gadda” è partita dai documenti conservati nell’Archivio storico del Comune di Langhirano per ricostruire la vita di quest’uomo, originario di Cattabiano. Studenti e studentesse hanno quindi approfondito la sua conoscenza analizzando testimonianze e studi sulla vicenda e inserendola nel contesto dell’Italia mussoliniana.

I materiali raccolti nel corso della ricerca, coordinata con il progetto scolastico annuale “I giovani ricordano la Shoah”, sono stati presentati in un ebook pubblicato sul sito dell’Istituto “Gadda” e riprodotti su pannelli all’interno di una sala comunale appositamente allestita, dove i ragazzi e le ragazze coinvolti hanno messo a punto una linea del tempo, su cui la storia individuale di Pellegrino Riccardi e delle persone che aiutò può essere letta in parallelo alla storia complessiva del ventennio fascista e della Seconda guerra mondiale. La classe è stata organizzata come una rete di redazioni specializzate (una storica, una grafica, una iconografica), con caporedattori responsabili dei tempi e dei prodotti finali. L’utilizzo di sistemi operativi e software non conosciuti dai

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ragazzi ha dilatato un po’ i tempi ma ha permesso loro di acquisire competenze nuove, utilizzate per risolvere problemi reali.

L’intero percorso, coadiuvato dall’Istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea di Parma e dal Centro culturale “Emma Agnetti Bizzi” di Langhirano, è stato sintetizzato in un video realizzato dagli studenti ed è stato presentato il 27 gennaio 2017, in occasione della “Giornata della memoria”, di fronte alle classi dell’Istituto comprensivo “Fermi - Ferrari” di Langhirano.Due alunne, particolarmente impegnate nel progetto, lo hanno presentato come tesina all’esame di Stato, raccontando, attraverso la vicenda di Pellegrino Riccardi, quella dei tanti che non ebbero la sorte di incontrare qualcuno così disposto a ribellarsi al pensiero dominante.

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Vivere una delizia Festa barocca alla Reggia estense di Rivalta

L’Istituto tecnico “Scaruffi - Levi - Tricolore” riporta in vita per un giorno ciò che resta della Reggia di Rivalta, con un piano di marketing e le musiche suggerite dall’Archivio della Fondazione “I Teatri” di Reggio Emilia.

autoriIstituto tecnico “Scaruffi - Levi - Tricolore”, Reggio EmiliaArchivio Biblioteca Mediateca della Fondazione “I Teatri”, Reggio Emilia

partecipanti77 studenti

linkhttps://youtu.be/EgD_m8uhuQg

partnerIstituto superiore di studi musicali “Achille Peri - Claudio Merulo”, Reggio Emilia e Castelnuovo ne’ Monti - sede di Reggio Emilia; Fondazione nazionale della danza, Reggio Emilia; Archivio di Stato di Reggio Emilia; Biblioteca decentrata di San Pellegrino “Marco Gerra”, Reggio Emilia; Associazione sportiva dilettantistica “Insieme per Rivalta”, Reggio Emilia

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A Rivalta, nella zona a sud di Reggio Emilia, a poca distanza dalla sede distaccata dell’Istituto tecnico “Scaruffi-Levi-Tricolore”, ci sono i resti della reggia edificata negli anni Venti del Settecento per volere del futuro duca Francesco III d’Este e della sua consorte francese. Dotata di un grande “giardino dell’incantamento” e considerata una delle ultime delizie estensi, fu depredata dalle armate napoleoniche e ridotta a fondo agricolo. Nel 2005 i resti sono stati acquisiti dal Comune di Reggio.

Con il suo progetto, l’Istituto ha raggiunto diversi obiettivi. Innanzitutto ha avvicinato studenti e studentesse (molti dei quali, anche per l’origine straniera, privi di un legame identitario con il territorio in cui vivono) a un bene monumentale che era sotto i loro occhi ogni giorno e tuttavia rimaneva sconosciuto. Poi, facendo leva sui materiali conservati dall’Archivio della Fondazione “I Teatri” di Reggio Emilia, li ha stimolati allo studio della letteratura coeva all’edificio grazie al canale sensoriale aperto dalla musica barocca. Ha quindi applicato a un caso concreto l’indirizzo di studi in “Relazioni internazionali e marketing”, facendo della reggia di Rivalta lo spunto di una campagna commerciale: ragazzi e ragazze hanno simulato un’impresa, creando un consiglio di amministrazione con relativo amministratore delegato, un ufficio stampa e relazioni esterne, curatori dei social media, copywriter, grafici, fotografi, videomaker e addetti alla documentazione. Infine, ma non per ultimo, ha coinvolto nell’intero percorso una studentessa sordo-cieca, che ha dimostrato le competenze di base necessarie per partecipare in pieno.

La performance finale, ispirata a una festa di corte barocca, ha intrecciato i fili di tutte le collaborazioni messe in atto, oltre a quelle formative garantite dall’Archivio di Stato di Reggio e dall’associazione “Insieme per Rivalta” e al

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supporto alla comunicazione offerto dalla Biblioteca decentrata di San Pellegrino “Marco Gerra”. Le musiche scelte grazie all’assistenza della Fondazione “I Teatri”, alcune delle quali eseguite dal vivo da studenti dell’Istituto “Peri - Merulo” di Reggio, sono state accompagnate da coreografie realizzate dalle ragazze e dai ragazzi stessi, con l’aiuto di Arturo Cannistrà della Fondazione nazionale della danza. La festa è stata preceduta da una passeggiata storica animata dal gruppo teatrale dell’Istituto “Scaruffi - Levi - Tricolore” e dall’associazione di sbandieratori e musici “Contrada della Corte”di Quattro Castella.Colpita dalla qualità culturale del progetto, l’associazione “Insieme per Rivalta” ha chiesto di reiterare la performance finale per festeggiare l’inizio dei lavori di restauro della reggia e del suo giardino.

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Dalla lingua madre all’italianoLetture ad alta voce, fumetti, canti e azioni teatrali

Partendo dai libri della Biblioteca comunale Salaborsa di Bologna, i giovani che in arrivo dal mondo imparano l’italiano nel Centro per l’istruzione degli adulti hanno dato voce e corpo alle loro lingue di origine.

autoriCentro per l’istruzione degli adulti - CPIA metropolitano 2, BolognaBiblioteca comunale Salaborsa, Bologna

partecipanti196 studenti

linkhttps://youtu.be/_z8D6tjY1ug

partnerScuola popolare di musica “Ivan Illich”, Bologna; Compagnia “Teatro dell’Argine”, San Lazzaro di Savena (Bologna); Associazione “MEdianTE”, Bologna - Coro interscolastico di Bologna “Nativi Musicali”; Associazione “Eks&Tra”, San Giovanni in Persiceto (Bologna); “Codec.Tv” - Network dell’Informagiovani Multitasking del Comune di Bologna

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Il CPIA metropolitano di Bologna, un’istituzione scolastica statale per adulti e giovani adulti stranieri e italiani, ha messo a frutto la sezione di testi in lingua straniera della Biblioteca comunale Salaborsa per dare ai suoi studenti, e a tutta la cittadinanza, un’occasione di riconoscere le reciproche identità e integrare le proprie storie. Inaugurata nel 2001 all’interno del centralissimo Palazzo d’Accursio, Salaborsa è il cuore culturale della città e simboleggia a colpo d’occhio il valore delle origini e la forza dei cambiamenti epocali: il pavimento trasparente della sua piazza coperta lascia infatti vedere gli strati più antichi della storia urbana, dalle origini romane in avanti.

Con l’aiuto della Scuola popolare di musica “Ivan Illich”, dopo aver censito le lingue madri degli studenti, ognuno e ognuna di loro ha proposto un canto della sua terra, trascrivendolo e traducendolo in italiano; dopo averli registrati e presentati, audio e video sono stati assemblati in un’installazione di “ecologia linguistica”. L’associazione interculturale “Eks&Tra” ha coinvolto ragazzi e ragazze in un laboratorio di scrittura in cui le favole tradizionali dei loro paesi di origine, incentrate sul tema del cibo, sono state scritte in lingua madre e tradotte in italiano. La performance teatrale e quella grafica si sono avvalse dell’esperienza della Compagnia “Teatro dell’Argine” e del personale della Biblioteca Salaborsa: con l’aiuto di un’attrice-regista e di un esperto di illustrazione, i componenti della scolaresca hanno letto in modo espressivo e trasformato in fumetti racconti e poesie, dopo averli fatti transitare, anche in questo caso, dall’idioma di partenza a quello di arrivo. E non poteva mancare la musica, linguaggio universale come pochi altri:

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insieme a una maestra di canto messa a disposizione dal Coro interscolastico “Nativi Musicali”, fondato dall’associazione “MEdianTE”, il gruppo ha dato voce e suono alle parole.

Gli esiti del progetto sono stati presentati il 21 febbraio 2017 nella Biblioteca Salaborsa, durante la “Giornata internazionale della lingua madre”, ricorrenza fissata dall’Organizzazione delle nazioni unite per promuovere la tutela di tutte le lingue del mondo. Il video è stato curato da “Codec.Tv”, il network del servizio Informagiovani del Comune di Bologna.Oltre alle positive ricadute sociali, il lavoro svolto ha accresciuto l’autostima nei ragazzi e nelle ragazze che ne sono stati protagonisti: il riconoscimento pubblico della bellezza della loro cultura di origine ha avuto un effetto benefico, soprattutto per gli studenti di più recente immigrazione.

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De inquisitione librorum prohibitorumRispolveriamo i libri proibiti

Curando i libri antichi della Biblioteca dei Frati minori cappuccini, gli studenti del Liceo “Fermi” di Bologna hanno scoperto le tracce dell’Inquisizione traendone una mostra sulla censura ecclesiastica.

autoriLiceo scientifico “Enrico Fermi”, BolognaBiblioteca provinciale dei Frati minori cappuccini, Bologna

partecipanti20 studenti

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La Biblioteca provinciale dei Frati minori cappuccini di Bologna conserva migliaia di volumi antichi, che provengono dai conventi dell’Emilia-Romagna chiusi negli ultimi anni. Il progetto realizzato dagli studenti del Liceo scientifico “Fermi” è stato inserito nell’ambito del percorso di alternanza scuola-lavoro “Apprendisti bibliotecari”, che consiste nel pulire e censire i libri di questa Biblioteca ancora chiusi negli scatoloni in cui hanno viaggiato. Con la supervisione di una restauratrice professionista, ragazze e ragazzi eseguono una prima spolveratura dei volumi, per poi registrare, tramite un programma informatico realizzato da loro stessi nel rispetto degli standard catalografici, tutti i dati che occorre reperire prima di collocarli sui nuovi scaffali: titolo, autore, anno di pubblicazione, luogo di stampa, timbro, provenienza, note di possesso, ex libris, dimensioni, antiche segnature e foto del frontespizio di ognuno di essi.

Durante questo lavoro hanno rinvenuto libri che recano il caratteristico timbro giallo con cui il censore diocesano bollava i testi proibiti, quelli che affrontavano temi scabrosi come l’occultismo o contenevano pensieri di carattere illuminista o umanista. Il progetto si è concentrato su questi volumi, facendone l’oggetto di un’analisi particolare e utilizzandoli come testimoni dell’Inquisizione, l’attività del tribunale ecclesiastico che dalla metà del Millecinquecento ha difeso la teologia cattolica dagli “errori” e dalle “eresie” dei non ortodossi: un tema storico tuttora affascinante e dibattuto, che gli studenti hanno approfondito in classe insieme ai docenti.

Collaborare con una persona specializzata nel restauro dei libri antichi ha messo i giovani protagonisti in grado di capire quanta attenzione, quanta delicatezza

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e quanto lavoro manuale occorrano per trasmettere al futuro la memoria del passato: dalla rimozione della polvere depositata dal tempo, al modo corretto di sfogliare i volumi antichi, fino alla creazione di apposite scatole in carta acida per conservare quelli in condizioni peggiori.L’intero iter è stato documentato in corso d’opera con un reportage videofotografico realizzato dagli studenti stessi, che a supporto delle loro ricerche storiche hanno redatto una bibliografia specifica. Esito finale: una mostra che ha esposto nella sala storica della Biblioteca dei cappuccini i volumi censurati dagli inquisitori, accompagnati da schede che danno conto della loro provenienza e dei motivi per cui erano proibiti, insieme a un pannello che illustra la storia dell’Inquisizione in Europa. Il progetto è stato scelto come buona pratica di diffusione culturale tra i percorsi di alternanza scuola-lavoro dalla Commissione “Cultura, scienza e istruzione” della Camera dei deputati.

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Di foglia in foglioIl giardino della Biblioteca comunale Ariostea a Palazzo Paradiso: fra storia, natura e letteratura

Aiutata da esperti e studenti più grandi, la scolaresca dell’Istituto “Govoni” racconta, su carta e web, la storia dell’antico giardino racchiuso all’interno della Biblioteca Ariostea di Ferrara.

autoriIstituto comprensivo “Corrado Govoni”, Ferrara Biblioteca comunale Ariostea, Ferrara

partecipanti285 studenti

partnerIstituto di istruzione superiore “Copernico - Carpeggiani”, Ferrara; Istituto tecnico agrario statale “Fratelli Navarra”, Malborghetto di Boara (Ferrara); Archivio storico comunale di Ferrara; Università di Ferrara (Dipartimento di Scienze della vita e delle biotecnologie; Orto botanico - Sistema museale di ateneo); Museo civico di storia naturale, Ferrara; Associazione “Il Turco”, Ferrara

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Nel centro storico di Ferrara, il Palazzo Paradiso, costruito dagli Este nel 1391, ospita oggi la Biblioteca comunale Ariostea. Il nome dell’edificio deriva forse dal giardino recintato presente in origine al suo interno, uno spazio verde che nel Medioevo era chiaro simbolo dell’Eden da cui provenivano Adamo ed Eva. Tra Cinquecento e Seicento, acquistato dal comune, il palazzo diventò sede dell’università, che trasformò il giardino in orto botanico. L’idea di realizzare una guida per conoscere meglio la storia di questo luogo così ricco di storia ha unito ancora una volta due istituzioni che già avevano sperimentato positivamente la possibilità di collaborare. Il gruppo di lavoro composto da operatrici della Biblioteca Ariostea e dell’Istituto comprensivo “Corrado Govoni” ha quindi individuato sul territorio i partner da coinvolgere.

L’Archivio storico comunale ha coadiuvato l’Ariostea nelle lezioni teoriche in cui gli alunni e le alunne coinvolti hanno appreso la storia della biblioteca e del suo giardino con l’aiuto dei libri e dei documenti conservati nei due istituti. Gli esperti dell’Università di Ferrara li hanno guidati nella visita del moderno Orto botanico, dando particolare risalto a tre piante, tuttora viventi, provenienti dall’orto che un tempo si trovava in Palazzo Paradiso. I bambini hanno interagito anche con un gruppo di universitari del Dipartimento di Scienze della vita e delle biotecnologie - Sezione del Farmaco e prodotti della salute.

Grazie a un vero e proprio laboratorio di giardinaggio, gli studenti dell’Istituto agrario “Fratelli Navarra” hanno aiutato gli alunni della Scuola primaria “Giacomo Leopardi” nella messa a dimora di nuove piante e nella sistemazione del loro giardino perimetrale, bisognoso di cure. Il Museo civico di storia naturale, insieme all’associazione “Didò”, li ha coinvolti in un laboratorio scientifico in cui hanno imparato a conoscere, in classe e sul

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campo, gli insetti che vivono nel giardino dell’Ariostea. L’Istituto tecnico “Copernico-Carpeggiani” ha messo a disposizione le competenze informatiche della sua scolaresca per far sì che gli esiti del progetto avessero anche una ricaduta nella rete.

Oltre che dal sito web, l’intero percorso è documentato da un volume che raccoglie testi, disegni e immagini prodotti dai bambini e dagli esperti che li hanno accompagnati, e da una mappa cartacea che racconta la flora, la fauna e la storia del giardino della Biblioteca Ariostea. Rafforzando il senso di appartenenza al territorio, il progetto ha permesso ai partecipanti di scoprire in modo concreto il nesso tra passato e presente e di conoscere un bene che, d’ora in poi, verrà da loro frequentato con occhi diversi.

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La cesta dell’ortolano piacentino Antiche varietà dai campi alla tavola

Gli studenti agrari e alberghieri dell’Istituto “Raineri - Marcora” hanno recuperato, nella Biblioteca comunale “Passerini - Landi” di Piacenza, la storia, i sapori e gli odori dei prodotti tipici del loro territorio.

autoriIstituto statale di istruzione superiore “Giovanni Raineri - Giovanni Marcora”, PiacenzaBiblioteca comunale “Passerini - Landi”, Piacenza

partecipanti42 studenti

partnerMuseo della civiltà contadina, Piacenza; Museo della vite e del vino “Fernando Pizzamiglio”, Vigolzone (Piacenza)

linkhttp://www.passerinilandi.piacenza.it/succede-in-biblioteca/la-cesta-dell-ortolano-piacentino

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Tra la fine del 1800 e la prima metà del Novecento, grazie alla Cattedra ambulante di agricoltura e alla Federconsorzi, Piacenza diventò una vera e propria capitale dell’editoria agraria e un centro che diffondeva nuovi modelli di coltivazione della terra in Italia. Di quella stagione così feconda la Biblioteca comunale “Passerini - Landi” mantiene memoria attraverso volumi, riviste ed opuscoli: un patrimonio già messo in mostra durante “Expo Milano 2015”, che la Biblioteca ha deciso di far conoscere meglio coinvolgendo entrambi i settori dell’Istituto di istruzione superiore “Raineri - Marcora”, quello agrario e quello alberghiero. Un modo concreto di promuovere, nelle giovani generazioni, la consapevolezza che anche nell’epoca digitale le carte sono un punto di vista importante per leggere l’evoluzione di un territorio.

Dopo un inquadramento generale sulla storia dell’agricoltura e dell’istruzione agraria a Piacenza, l’albero della ricerca si è biforcato, dando vita a due rami, uno per ciascuna delle classi all’opera. La prima si è concentrata sull’editoria del settore, analizzando le fonti per stabilire quali prodotti entravano a far parte della cesta dell’ortolano piacentino, quali erano destinati alla vendita locale e quali diretti ai mercati nazionali ed europei, quali venivano premiati nelle esposizioni e come venivano conservati. Selezionando le schede della frutta e della verdura pubblicate tra il 1890 e il 1912 sulla rivista della Federconsorzi “Italia agricola”, gli studenti hanno compiuto approndimenti specifici che, nel volume riassuntivo, sono andati a comporre la loro “cesta”: il pomodoro, il commercio dell’uva da tavola e le cooperative d’esportazione, la frutta nelle espressioni dialettali piacentine, gli antichi mestieri... La seconda classe si è invece dedicata al versante enogastronomico, realizzando una sorta di ricettario piacentino che, oltre a trovare spazio nella pubblicazione,

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ha avuto una traduzione pratica nel corso dell’evento finale.

Il progetto si è avvalso anche di due collaborazioni “doc”: quella del Museo della civiltà contadina di Piacenza, che ha un’area dedicata agli attrezzi per la raccolta, la conservazione e la lavorazione della frutta, e quella del Museo della vite e del vino “Fernando Pizzamiglio” di Vigolzone, che ha fornito documentazione preziosa sul commercio dell’uva da tavola.Alla fine del percorso, gli studenti e le studentesse coinvolti hanno colto chiaramente quanto possa essere utile lo studio delle fonti messe a disposizione da un istituto culturale per recuperare, nella vita di ogni giorno, i sapori e gli odori delle antiche varietà nate nei campi.

Menzione speciale dell’Assessorato all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna per la valorizzazione del territorio rurale e dei prodotti agroalimentari.

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Oltre la copertinaL’accessibilità alla lettura come strumento di comprensione della realtà

Grazie alla Biblioteca del Centro Documentazione Handicap, 13 classi dell’Istituto comprensivo 11 di Bologna imparano a realizzare, con il linguaggio dei simboli, testi più facilmente leggibili da tutti.

autoriIstituto comprensivo 11, BolognaBiblioteca Centro Documentazione Handicap, Bologna

partecipanti240 studenti

partnerCooperativa “Accaparlante”, Bologna

linkhttp://progettocalamaio.accaparlante.it/oltre-la-copertina-gli-studenti-delle-saffi-traducono-anna-frank/

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L’Istituto comprensivo 11 di Bologna, con i suoi sette plessi (due scuole dell’infanzia, quattro primarie e una secondaria di primo grado) si trova a San Donato, un quartiere densamente abitato, in gran parte caratterizzato da abitazioni popolari che ospitano famiglie a basso reddito, composte in larga maggioranza da immigrati di prima e seconda generazione. Una realtà che richiede un’organizzazione scolastica molto più flessibile rispetto agli standard, per offrire opportunità formative mirate agli alunni e, tramite loro, anche alle loro famiglie.Dalla collaborazione con la Biblioteca del Centro Documentazione Handicap ‒ attiva da oltre trent’anni sui temi della diversità, della disabilità e del contrasto all’emarginazione ‒ è nata l’idea di coinvolgere 13 classi di queste scuole nel progetto di ampliare, all’interno delle loro biblioteche, l’offerta di libri modificati, ossia di testi che, tramite il linguaggio simbolico, facilitano la lettura da parte di chi ha difficoltà nel comprendere i libri tradizionali.

Alunne e alunni delle primarie “Don Minzoni”, “Garibaldi” e “Romagnoli” si sono impegnati nell’illustrazione dei testi, mentre quelli della secondaria di primo grado “Saffi”, grazie a una serie di laboratori organizzati dalla cooperativa “Accaparlante”, sono stati addestrati all’uso del programma “SymWriter”, uno dei software specializzati nella traduzione dei testi in sequenze di simboli. Ognuno ha saputo apportare il proprio contributo riflettendo sulle capacità possedute, mettendosi in gioco e vincendo le eventuali diffidenze.I partecipanti hanno semplificato e tradotto tre libri (tra cui il Diario di Anna Frank) sotto la supervisione di un’équipe che, oltre agli educatori, comprendeva animatori con disabilità: un’esperienza nell’esperienza, che si è rivelata utile per superare gli stereotipi legati alla diversità e permettere, a chi sconta a sua volta i rischi del pregiudizio sociale, di sentirsi meno escluso.

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Sia i bambini della primaria che i ragazzini della secondaria hanno migliorato le loro capacità musicali e artistiche grazie ai laboratori in cui hanno preparato canti e disegni legati ai testi prodotti.Il progetto si è concluso con l’inaugurazione dello “Scaffale dei libri accessibili” all’interno della scuola e con la presentazione dell’iniziativa alla cittadinanza nella Biblioteca comunale Salaborsa, che ha visto partecipare tutti gli studenti coinvolti.

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By Remo Brindisi’s

Con visite guidate, manufatti creativi e prodotti di comunicazione in due lingue gli alunni dell’Istituto comprensivo di Comacchio aiutano la Casa Museo “Remo Brindisi” a farsi conoscere dai turisti italiani e stranieri.

autoriIstituto comprensivo di Comacchio (Ferrara)Casa museo “Remo Brindisi”, Lido di Spina (Ferrara)

partecipanti22 studenti

linkhttp://www.spaziomarconi.it/discovercomacchio/https://vimeo.com/230884272

partnerIstituto di istruzione superiore “Remo Brindisi”, Comacchio; Comune di Comacchio; Società “Co.Ge.Tour”, Comacchio; Fab-lab “Spazio Marconi - laboratorio della creatività”, Comacchio; Pro Loco “Città di Comacchio”

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Disegnata dall’architetto Nanda Vigo e aperta al pubblico nel 1973, la Casa museo di Remo Brindisi, a Lido di Spina, univa in sè due funzioni: abitazione per le vacanze di Brindisi e famiglia, ma anche luogo espositivo della sua ricca collezione, in cui sono rappresentate alcune delle più significative esperienze artistiche del Novecento, con autori del calibro di Giorgio De Chirico, Lucio Fontana, Emilio Isgrò, Bruno Munari, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Emilio Vedova ed Andy Warhol. Una realtà unica nel suo genere, eppure ancora lontana, nell’interesse, dalla popolazione locale e dai turisti che frequentano la costa: per colmare questa distanza sono stati chiamati a collaborare una ventina di alunni dell’Istituto comprensivo di Comacchio, una scuola che opera in un territorio ricco di potenzialità ma caratterizzato da un indice socioculturale piuttosto basso, da situazioni di disagio e da una tendenza alla dispersione scolastica.

Dopo gli incontri iniziali dedicati alla scoperta del museo e delle opere che conserva, il gruppo, selezionato tra alunni della primaria e della secondaria di primo grado, è stato addestrato per tradurre in inglese i contenuti appresi. Si sono quindi formati due sottogruppi: uno ‒ all’interno della Casa museo, con la collaborazione della società “Co.Ge.Tour” che lo ha in gestione e della Pro Loco di Comacchio ‒ ha ideato alcune ipotesi di logo e realizzato manufatti ispirati alle opere d’arte; l’altro ‒ con l’assistenza di “Spazio Marconi”, laboratorio creativo del Comune ‒ si è impegnato nella realizzazione del sito web che ha diffuso gli esiti del progetto. Per l’evento finale, durante l’estate, gli alunni si sono proposti come guide a coetanei o adulti, stranieri e non, coordinandosi con gli operatori turistici locali. Nel corso delle visite, i turisti sono stati invitati a votare il loro logo preferito tra quelli elaborati dalla scolaresca. Un video e un tour virtuale della Casa museo

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hanno completato l’offerta comunicativa rivolta al pubblico.

Durante tutte le fasi del percorso, svolto interamente al di fuori dell’orario scolastico, gli insegnanti sono stati affiancati da alcuni studenti del quarto anno dell’indirizzo per operatore turistico dell’Istituto “Remo Brindisi” di Lido degli Estensi, che hanno contribuito nell’ambito di un percorso di alternanza scuola-lavoro. Nei questionari di gradimento finali la maggior parte dei partecipanti ha scritto che vorrebbe continuare il progetto e lo consiglierebbe anche a un amico.

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Comunicare in... Beacons!

Il Liceo “Morandi” di Finale Emilia collabora con il Museo del Cielo e della Terra di San Giovanni in Persiceto dotando il laboratorio di fisica di un’audioguida trasmessa tramite comunicazione wireless a “fari”.

autoriLiceo statale “Morando Morandi”, Finale Emilia (Modena)Museo del Cielo e della Terra, San Giovanni in Persiceto (Bologna)

partecipanti133 studenti

partnerIstituto comprensivo “Elvira Castelfranchi”, Finale Emilia; Comune di Finale Emilia; Comune di San Giovanni in Persiceto; Agen.Ter. - Agenzia territoriale per la sostenibilità alimentare agro-ambientale ed energetica, San Giovanni in Persiceto; Università di Bologna, Dipartimento di Fisica e Astronomia; Consorzio della Bonifica Burana, Modena

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I beacons, “fari” in inglese, sono piccoli segnalatori che funzionano grazie alla tecnologia bluetooth a bassa energia, emettendo informazioni di continuo: ogni volta che uno smartphone o un tablet abilitati entrano all’interno del loro raggio, ricevono questi contenuti. Un sistema di comunicazione localizzata ideale per i musei, dove prenderanno il posto delle audioguide, sostituite dai dispositivi personali dei visitatori. Nel Museo del Cielo e della Terra di San Giovanni in Persiceto è stato avviato un programma per installare una rete di beacons nelle varie sezioni del percorso: l’area astronomica, il laboratorio di fisica, l’orto botanico e il laboratorio dell’insetto. Obiettivo finale: un audiotour multimediale, con testi e approfondimenti specifici, giochi a quiz interattivi, percorsi tematici e personalizzati, anche per utenti diversamente abili.

Il progetto che ha coinvolto sette classi terze del Liceo “Morando Morandi” di Finale Emilia puntava a realizzare i contenuti necessari alla rete destinata al “Fisic Lab”, il laboratorio di storia e didattica della fisica che, nato nel 1995 da un progetto di divulgazione dell’Università di Bologna, esplora un universo affascinante ma poco conosciuto, trasformando i visitatori in veri e propri scienziati alle prese con esperimenti, domande e strumenti da costruire.Nella prima fase gli studenti hanno visitato il laboratorio, producendo foto, filmati e video; quindi, coordinati dagli operatori del museo, hanno redatto schede, tradotto i testi in inglese e assemblato gli audiovisivi. A questo punto, all’interno del Fisic Lab, hanno registrato i contenuti dei beacons e configurato il sistema. In aggiunta hanno prodotto il testo di una piccola guida per bambini in italiano e inglese, uno strumento di supporto didattico tradizionale, destinato agli alunni

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delle scuole elementari e medie: il protagonista è Musì, un piccolo extraterrestre che, visitando il laboratorio, incontra alcuni personaggi illustri, da Archimede a Newton, e li ascolta raccontare le loro scoperte e i loro esperimenti.

Il gruppo ‒ composto da studenti di liceo scientifico, linguistico e pedagogico, e da un gruppo interclasse di ragazzi diversamente abili ‒ ha potuto applicare le competenze acquisite in ambito scolastico all’interno di un contesto scientifico specialistico, rapportandosi in modo non passivo alla cultura e agli strumenti informatici, e sperimentando in prima persona una nuova strategia di comunicazione.

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Da scuola di campagna a scuola di museoDue istituti comprensivi di Forlì, uno in città, l’altro nei dintorni, si incontrano e uniscono le forze per ridare al Museo etnografico “Pergoli” una seconda vita e una nuova casa all’interno dell’ex istituto agrario di Villafranca.

autoriIstituti comprensivi 7 e 9, Forlì Museo etnografico romagnolo “Benedetto Pergoli” - Musei civici del Comune di Forlì

partecipanti260 studenti

linkhttp://www.cultura.comune.forli.fc.it/servizi/menu/dinamica.aspx?idArea=16315&idCat=17155&ID=17206

partnerBiblioteca comunale “Aurelio Saffi”, Forlì; Associazione “Genitori Villafranca e San Martino in Villafranca”, Forlì; Associazione “Genitori Zangheri”, Forlì; Quartiere Villafranca, Forlì; Associazione “MADI - Macchine Agricole di Ieri”, Forlì

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Villafranca è una piccola frazione agricola di Forlì, in continuo aumento demografico, ma apparentemente priva di attrattive culturali. Da qui è nata l’idea di partenza di questo progetto, che coinvolge una scuola cittadina e una del territorio un tempo detto “contado”, invertendo però la consueta tendenza urbanocentrica: questa volta sono stati i ragazzi di città a raggiungere quelli di campagna, per dare una seconda vita e una nuova casa a una raccolta di oggetti della civiltà contadina sepolti da anni nell’oblio. La raccolta da resuscitare è quella del Museo etnografico romagnolo “Benedetto Pergoli”, creato negli anni Venti del Novecento da un gruppo di intellettuali; ospitato dapprima negli spazi dell’antico Ospedale della Casa di Dio, il corpus di oggetti venne suddiviso tra Palazzo del Merenda e Palazzo Gaddi, nel centro di Forlì, per essere poi spostato in deposito. La nuova casa immaginata per loro dal progetto è offerta dall’ex Istituto agrario di Villafranca, chiuso a sua volta nel 1998. Gli studenti coinvolti fanno parte di 11 classi delle scuole secondarie di primo grado “Pietro Zangheri” di Forlì e “Glauco Fiorini” di Villafranca.

Prima di mettersi al lavoro, le scolaresche sono entrate nell’atmosfera visitando il Trittico della Romagna, un grande dipinto realizzato nel 1924 da Gino Ravaioli per il Museo etnografico, ora conservato a Palazzo Romagnoli, e consultando il fondo documentario lasciato dall’agronomo Tito Pasqui alla Biblioteca comunale “Saffi”. Alunne e alunni si sono quindi dedicati a compiti specifici: c’è chi si è occupato della ricerca storica su Villafranca, chi ha indagato le origini delle famiglie contadine locali, chi ha fatto interviste per sapere come si svolgesse in passato la vita di un agricoltore, chi ha studiato gli oggetti selezionati per la mostra finale cercando di capirne funzione e metodi costruttivi, chi ha elaborato il logo per il museo, chi ha disegnato le storie della vita di campagna.

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Grazie a incontri con esperti, le classi hanno anche messo a punto le attività proposte, durante la mostra, alle altre scuole del territorio e ai cittadini: incontri di poesia, racconto e musica sulla cultura contadina romagnola, oltre a visite guidate, laboratori di fumetto e saggi di stampa su tessuto. L’intero percorso è documentato da un libro che testimonia il lavoro svolto. Perché questo lavoro metta radici, l’edificio dell’ex Istituto agrario richiede un restauro che consentirebbe di creare nuovi spazi espositivi e restituire valore e dignità agli oggetti del Museo “Pergoli”.

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I love (Micro)paleontology

Il Museo civico “Redorici Roffi” di Vignola si apre a un pubblico diverso dal solito e affida a una classe dell’Istituto superiore “Paradisi” l’allestimento e il progetto comunicativo della nuova sezione dedicata ai microfossili.

autoriIstituto di istruzione superiore “ Agostino Paradisi”, Vignola (Modena)Museo civico “Augusta Redorici Roffi”, Vignola

partecipanti26 studenti

partnerUniversità di Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche

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Come siamo venuti a conoscere ciò che sappiamo sul passato del nostro pianeta? È questa la prima domanda rivolta ai ragazzi e alle ragazze coinvolti dal progetto promosso dal Museo civico “Augusta Redorici Roffi” di Vignola. Situata a poca distanza dal fiume Panaro e dai suoi affioramenti fossiliferi, la raccolta di minerali, rocce e fossili provenienti dall’area compresa tra le valli del Reno e del Secchia, nonché da altre parti d’Italia e del mondo, è il posto ideale per trovare una risposta.La scelta di indirizzare questa iniziativa agli studenti di un istituto di istruzione superiore, l’“Agostino Paradisi” di Vignola, è nata dalla volontà di appassionare un pubblico che di solito non frequenta i musei scientifici, facendo dei partecipanti altrettanti protagonisti di tutte le fasi di un progetto di ricerca, secondo lo spirito che nel mondo anglosassone va sotto il nome di citizen science.

Per il Museo gestito dai volontari dell’associazione “Al Palèsi”, che in passato ha rivolto le sue attività didattiche soprattutto alle scuole primarie dei comuni limitrofi, è stata l’occasione di aprirsi anche alle scuole secondarie e di confermare la collaborazione da tempo avviata con il Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia.Gli studenti sono stati divisi in due gruppi: quello degli “scienziati” si è occupato della raccolta, del trattamento e dell’analisi dei campioni di materiale micropaleontologico raccolti durante le uscite sul campo; quello dei “divulgatori” si è dedicato alla comunicazione dei risultati, individuando una big idea, sviluppando una storyline, selezionando i microfossili da esporre e collaborando all’allestimento museale, per realizzare il quale si sono confrontati con i vincoli imposti da budget finanziario, tempi e spazi.

Tra i risultati tangibili si segnalano la realizzazione del libro intitolato I

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microfossili di Rio Faellano: uno studio sui foraminiferi e, nel corso dell’evento conclusivo, la presentazione al pubblico della nuova sezione del Museo dedicata alla micropaleontologia, in cui gli esiti della ricerca sono comunicati anche grazie all’ausilio di un “carrello didattico”.A questi frutti se ne aggiunge un terzo, non meno concreto, di carattere formativo: configurato come percorso di alternanza scuola-lavoro, il progetto ha permesso ai partecipanti di familiarizzarsi, oltre che con l’ambiente museale e il metodo di ricerca, anche con la figura professionale del geoscienziato, suggerendo loro una possibile carriera futura.

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L’Oro del Senio

Due scuole medie di Riolo Terme e Casola Valsenio portano in scena la loro versione della saga dei Nibelunghi grazie agli antichi strumenti del teatro di figura messi a disposizione dalla “Casa delle Marionette” di Ravenna.

autoriIstituto comprensivo “Giovanni Pascoli”, Riolo Terme e Casola Valsenio (Ravenna)Museo “La Casa delle Marionette”, Ravenna

partecipanti70 studenti

partnerComune di Riolo Terme; Comune di Casola Valsenio; Museo “Il Giardino delle Erbe”, Casola Valsenio; Abbazia di Valsenio, Casola Valsenio; Ente Casa museo “Alfredo Oriani”, Casola Valsenio; Parco regionale della Vena del Gesso, Riolo Terme; Rocca di Riolo - Museo del paesaggio dell’Appennino faentino, Riolo Terme

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“La Casa delle Marionette” è il museo che a Ravenna ospita la collezione della famiglia Monticelli: burattini, marionette, copioni manoscritti, scenari e materiale da tournée raccontano una stirpe di teatranti partita da Cremona nella prima metà dell’Ottocento. Una raccolta ancora viva, perché il frutto del lavoro di quattro generazioni è ancora utilizzato da Andrea e Mauro Monticelli, che guidano la compagnia del “Teatro del Drago”.Per far conoscere meglio il valore di questo patrimonio culturale e ribadire il suo legame con il territorio in cui è inserito, l’associazione “Casa delle Marionette” e la cooperativa “Teatro del Drago” hanno chiamato a collaborare quattro classi delle scuole secondarie di primo grado di Casola Valsenio e Riolo Terme che fanno parte dell’Istituto comprensivo “Giovanni Pascoli”.

Il tema scelto è stato il “Canto dei Nibelunghi”, la saga epica germanica popolata da personaggi avvincenti e allo stesso tempo spietati, che narra storie vicine alla spregiudicatezza e alle paure degli adolescenti, ma anche utili a confrontarsi senza maschere con la realtà e a sviluppare un pensiero critico sul mondo.Dopo avere visitato il museo, familiarizzato con gli strumenti del teatro di figura e assistito ad alcune rappresentazioni, gli studenti e le studentesse coinvolti si sono impegnati in attività di laboratorio e incontri con professionisti del settore, che li hanno messi a contatto diretto con i linguaggi peculiari dello spettacolo scenico e musicale. Nel frattempo hanno visitato luoghi del territorio in qualche modo legati all’epoca medievale, da Ravenna alla valle del fiume Senio: il Mausoleo di Teodorico, l’Abbazia di Casola, la Rocca di Riolo, la Casa museo “Alfredo Oriani” e il Giardino delle Erbe.

I partecipanti hanno quindi portato in scena l’“Oro del Senio”, la loro versione

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della saga del Reno, basata sulle cinque parole-chiave che hanno scelto: amore, lealtà, inganno, vendetta e morte. E per farlo hanno utilizzato tutti gli strumenti del teatro di figura che hanno sperimentato: burattini, marionette, ombre, pupazzi mossi a vista.Ognuno ha avuto la possibilità di prendere coscienza delle proprie potenzialità e di svilupparle: c’è chi si è dedicato alla scenografia e chi al trucco, chi ha recitato e chi ha cantato. Lo spettacolo conclusivo ha messo in luce, per i singoli come per il gruppo, il percorso di crescita seguito.

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NovellaREUn’altra storia

autoriIstituto comprensivo “Albert Einstein”, Reggio Emilia Musei civici, Reggio Emilia

partecipanti130 studenti

partnerLiceo classico “Ludovico Ariosto - Lazzaro Spallanzani”, Reggio Emilia; Liceo artistico “Gaetano Chierici”, Reggio Emilia; Cooperativa “Reggiana Educatori”, Reggio Emilia; Biblioteca comunale “Ospizio”, Reggio Emilia; Associazione “Gruppo lettori volontari”, Reggio Emilia

All’Istituto comprensivo “Einstein” testi, voci e immagini elaborati dagli alunni raccontano gli oggetti, “nostri” ma anche “altrui”, conservati nelle teche dei Musei civici di Reggio Emilia.

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Ogni oggetto, dal più piccolo al più grande, dal più recente al più antico, nasconde in sé una storia. Agli alunni dell’Istituto comprensivo “Einstein” di Reggio Emilia è stato proposto di ascoltare le narrazioni nascoste nelle teche dei Musei Civici della loro città, e di metterle sulla carta sotto forma di racconti, utilizzando la loro sensibilità.Le quattro classi della scuola secondaria di primo grado coinvolte hanno visitato in particolare i mosaici medievali, il tesoro romano-barbarico e alcuni reperti dalla collezione etnografica dedicata alle civiltà extraeuropee. Ragazze e ragazzi sono quindi stati suddivisi in gruppi da 4-5 elementi e impegnati nei vari incontri di un laboratorio di scrittura in cui ogni gruppo ha adottato un oggetto. I 26 racconti elaborati sono stati affidati ai ragazzi più grandi del Liceo artistico “Chierici”, che li hanno illustrati, e del classico “Ariosto - Spallanzani”, che ne hanno registrato la lettura ad alta voce. Testi, immagini e letture sono confluiti in un libro e un audiolibro.

Nel contesto sociale multietnico che accomuna Reggio Emilia a buona parte dell’Italia, insegnanti e operatori museali hanno voluto avvicinare gli alunni alla scoperta delle radici comunitarie attraverso percorsi che dessero a tutti, anche ai tanti che provengono da altre culture, la possibilità di attivarsi e costruire un immaginario in cui essere protagonisti. Di qui la scelta di affiancare, ai mosaici e ai monili medievali, anche ornamenti, maschere rituali e oggetti cerimoniali provenienti da tradizioni lontane. Partendo dall’idea per cui ciò che abbiamo intorno può assumere significati diversi a seconda dei punti di vista e del sistema culturale di riferimento, le peculiarità di ogni individuo sono diventate preziose, perché hanno dato modo di vedere di più e sentire meglio.

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Anche la scelta di lavorare per gruppi è nata da un’intenzione consapevole: le classi selezionate, infatti, erano tutte prime e l’esperienza che hanno vissuto durante l’intero anno scolastico, oltre a favorire la nascita di relazioni di amicizia, ha abituato tutti al gioco oscillatorio con cui occorre alternare divisione, discussione e coesione. La scrittura è, per consuetudine, un esercizio individuale: misurarsi in una situazione di scrittura collettiva può rivelarsi difficile, ma è utile a sperimentare il confronto di idee tra pari. I momenti di difficoltà nell’autogestione di ogni gruppo sono stati superati facendo emergere le idee dei ragazzi e permettendone lo sviluppo.

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Orto dell’incontro

Partendo da un terreno abbandonato vicino alla scuola e trasformandolo in orto-giardino, l’Istituto “Olivieri” di Pennabilli esplora il territorio del Parco Sasso Simone e Simoncello e intesse una rete tra le generazioni.

autoriIstituto comprensivo “Padre Orazio Olivieri”, Pennabilli (Rimini)Museo naturalistico del Parco Sasso Simone e Simoncello, Pennabilli

partecipanti90 studenti

partnerComune di Pennabilli; Associazioni “Chiocciola - la casa del nomade”, “D’la de foss”, “Ultimo Punto - Artisti in Piazza”, “Mostra Mercato dell’antiquariato”, “Gente e Territorio”, “Tonino Guerra”, “Orto Amico di Casa Fanchi”, “Pro Loco Pennabilli”, Pennabilli; Comunanza agraria di Scavolino, Pennabilli; Collettivo “Coltivario”, Rimini; Parco interregionale Sasso Simone e Simoncello; Rete di educazione alla sostenibilità dell’Emilia-Romagna

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Sulla scorta di “Mi presento sono Paesaggio” ‒ il progetto selezionato nell’edizione precedente di “Io amo i Beni Culturali”, in cui gli studenti avevano riflettuto sulla relazione tra uomo e natura nel territorio della Valmarecchia ‒ l’Istituto comprensivo “Padre Orazio Olivieri” di Pennabilli e il Museo naturalistico del Parco Sasso Simone e Simoncello hanno incrociato di nuovo i loro sentieri. Quattro classi della secondaria di primo grado hanno esplorato, vissuto e promosso alcuni spazi fondamentali per lo sviluppo di una cultura ecologica, partendo da quello più vicino a loro, il terreno abbandonato vicino alla scuola, per spingersi all’interno del Parco, dove la posta in gioco è la salvaguardia della biodiversità: il museo naturalistico e alcuni geositi, gli orti di Tonino Guerra, di Casa Fanchi e delle Suore agostiniane di Pennabilli, il Giardino di Cino Valentini a Villa Chiappini e il Parco Begni.

Con l’assistenza di associazioni specializzate e professionisti del settore, gli alunni e le alunne coinvolti hanno progettato e allestito il loro orto-giardino, un luogo in cui hanno imparato il valore della pazienza, della scoperta e dell’incontro, dove hanno osservato, sperimentato e cooperato, rispettando i tempi lenti delle stagioni. Sotto la guida dei loro insegnanti hanno quindi realizzato un semenzaio che ha permesso di distribuire alla cittadinanza semi antichi e piante di guado, tanaceto, amaranto, girasoli e rucola, cresciute e curate da loro stessi. In occasione dell’evento cittadino “Mercato Verde” le classi hanno realizzato la campagna divulgativa con cui annunciare al pubblico lo stand che hanno progettato e allestito per raccontare il progetto, esporre i materiali prodotti e interagire grazie a una presentazione fotografica, alla distribuzione di cartoline e materiale informativo. Durante la presentazione ufficiale a scuola, genitori, nonni e rappresentanti

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delle istituzioni hanno potuto visitare il nuovo orto-giardino e, accompagnati dagli studenti, hanno potuto scoprire tutti i passaggi del percorso seguito.

Documentato da un video e da un piccolo libro, questo itinerario, oltre a ribadire il legame tra scuola, museo, associazioni ed enti che agiscono nel Parco del Sasso Simone e Simoncello, ha fatto entrare in contatto i piccoli con i protagonisti della vita rurale ‒ agricoltori, allevatori, cacciatori, artigiani ‒ rafforzando l’idea di una comunità educante che si stringe intorno alle nuove generazioni per dare loro strumenti utili alla comprensione del territorio, nella speranza che in futuro possa diventare un luogo in cui investire le loro energie.

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Sognando un polo museale

La scuola media di Bobbio e due licei piacentini mettono in rete le emergenze culturali della città cara a San Colombano, proponendo un’immagine, iniziative di promozione e modalità di fruizione omogenee.

autoriIstituto comprensivo di Bobbio (Piacenza) Museo della città di Bobbio

partecipanti140 studenti

partnerLiceo linguistico “Melchiorre Gioia”, Piacenza; Liceo artistico “Bruno Cassinari”, Piacenza; Museo della Cattedrale, Bobbio; Museo dell’Abbazia di San Colombano, Bobbio; Museo Collezione “Mazzolini”, Bobbio; Centro di educazione alla sostenibilità ambientale “Val Trebbia”, Bobbio; Cooperativa “CoolTour”, Bobbio

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Bobbio è una città d’arte dell’Appennino emiliano che vanta un passato prestigioso: centro culturale e spirituale tra i più importanti durante il Medioevo, poteva fregiarsi di una delle più grandi biblioteche monastiche. Prima delle dispersione, il suo scriptorium conservava alcuni tra i codici manoscritti più antichi della letteratura latina esistenti al mondo. Oggi, nota soprattutto per il suo paesaggio e la posizione privilegiata accanto a uno dei fiumi più limpidi d’Italia, è meta di visite “mordi e fuggi” e di un turismo prevalentemente estivo. Il progetto coordinato dalla cooperativa “CoolTour” ha affidato all’Istituto comprensivo di Bobbio e a due licei di Piacenza (l’artistico “Cassinari” e il linguistico “Gioia”) un compito ambizioso. L’obiettivo è legare insieme, in un unico microsistema, cinque realtà che, come tasselli sparsi di un puzzle, raccontano la storia di questi luoghi, ma lo fanno con gestioni, orari e forme di comunicazione diversi: il Museo dell’Abbazia e il Museo della città, entrambi collocati nel celebre monastero fondato dal monaco irlandese Colombano, il Museo della Cattedrale, il Castello Malaspina Dal Verme, risalente all’epoca della prima signoria locale, e la Collezione “Mazzolini” che, con un salto nel tempo, conduce alla scoperta dell’arte pittorica e scultorea del Novecento.

Con la prospettiva di creare una rete museale dotata di un’immagine comune, di un progetto di promozione condiviso e di modalità di fruizione omogenee (rivolte anche al turista straniero), le scuole si sono divisi i compiti. Gli studenti del liceo artistico hanno progettato e realizzato un logo del futuro polo, abbozzando un’ipotesi di immagine coordinata. Quelli del linguistico hanno tradotto gli apparati didascalici dei cinque musei e predisposto un breve testo informativo in inglese e francese. Gli alunni e le alunne della secondaria di primo grado, divisi in piccoli gruppi, sono stati preparati e accompagnati nella

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realizzazione di brevi spot-video su alcuni dei beni conservati nei musei, scelti da loro stessi.Nell’esplorazione dei luoghi che ha preceduto la fase laboratoriale, oltre al Centro di educazione alla sostenibilità ambientale “Val Trebbia”, è stato coinvolto il gruppo “Instagramers Piacenza”, che ha illustrato ai ragazzi della scuola media di Bobbio il corretto uso e le potenzialità del social medium dedicato alla fotografia digitale.

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Viaggio in una città intorno a una stanza musealeRaccontare, tramite il tatto, gli edifici di una strada storica di Bologna: è questa la missione affidata al Liceo artistico “Arcangeli” dal Museo Tolomeo dell’Istituto dei ciechi “Cavazza”.

autoriIstituto statale d’arte - Liceo artistico “Francesco Arcangeli”, BolognaMuseo Tolomeo - Istituto dei ciechi “Francesco Cavazza”, Bologna

partecipanti30 studenti

partnerCooperativa “Archilabò” - Centro “AMPIA - Altri modi per insegnare e apprendere”, Bologna; Unione italiana ciechi e ipovedenti, sezioni Bologna ed Emilia-Romagna; Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi, Padova

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Dare, anche a chi non vede, la possibilità di percepire la storia e le vicende di cui è intessuto, edificio dopo edificio, il nastro continuo di un’antica strada bolognese: è questa l’intenzione che ha indotto il Museo Tolomeo, allestito all’interno dell’Istituto dei ciechi “Cavazza”, a contattare il Liceo artistico “Arcangeli”. Tre classi e un gruppo di studenti impegnati in un percorso di alternanza scuola-lavoro sono stati coinvolti nell’impresa di “tradurre”, in un linguaggio comprensibile anche da non vedenti e ipovedenti, la successione di portici e portoni che costellano via Castiglione, dove insieme al Tolomeo hanno o avevano sede importanti istituzioni della città: il Museo della storia di Bologna, la manifattura “Aemilia Ars”, il Liceo “Galvani”, l’Accademia dell’agricoltura, l’Amministrazione degli ospedali. La strada nasce intorno all’anno Mille ricalcando in parte il percorso del torrente Aposa e riassume in sé l’evoluzione urbana: dalle torri medievali ai palazzi rinascimentali dotati di corte interna, fino ai restauri ottocenteschi di sapore romantico che videro all’opera Alfonso Rubbiani e il conte Francesco Cavazza, lo stesso da cui prende nome l’Istituto dei ciechi fondato 130 anni fa.

Mettendo a disposizione le tecniche sperimentate nel raccontare questa istituzione, in cui visivo e non visivo si mescolano, il Museo ha chiesto ai ragazzi e alle ragazze coinvolti di studiare i singoli edifici per restituire poi, tramite il linguaggio tattile, la storia di ciascuno nel contesto della via, il prospetto, la posizione sulla mappa e un dettaglio in grado di rappresentarne una qualità peculiare e l’appartenenza al suo tempo. Gli studenti sono stati liberi di scegliere cosa mostrare e cosa raccontare, gli operatori li hanno coadiuvati nella traduzione e stampa in caratteri braille della parte testuale.

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Partendo dalle qualità aptiche di oggetti ordinari come stoffe, carte e cartoncini, i partecipanti hanno sviluppato la capacità di costruire una rappresentazione non solo visiva della conoscenza. Sono stati realizzati 15 volumi tattili che rappresentano altrettanti edifici significativi di via Castiglione e un abaco dei materiali che riproducono le tessiture delle componenti architettoniche principali della strada. I manufatti, pensati per essere utilizzati da vedenti, ipovedenti e non vedenti, sono stati esposti sia nel Centro studi della didattica delle arti del Liceo “Arcangeli”, sia all’interno del Museo Tolomeo, dove restano disponibili per la consultazione.

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Viti-CulturaLe vie dell’uva a Valsamoggia tra arte, storia ed economia

autoriIstituto comprensivo Castello di Serravalle - Savigno, Valsamoggia (Bologna)Ecomuseo della collina e del vino di Castello di Serravalle, Valsamoggia

partecipanti299 studenti

linkhttp://www.frb.valsamoggia.bo.it/musei/category/io-amo-i-bb-cc/

partnerIstituti comprensivi Bazzano - Monteveglio e Crespellano, Valsamoggia; Comune di Valsamoggia; Associazione “Terre di Jacopino”, Valsamoggia; Condotta Slow Food “Samoggia e Lavino”, Valsamoggia; Ufficio Informazioni e accoglienza turistica “Colli Bolognesi”, Zola Predosa (Bologna); “Compagnia dell’Arte dei Brentatori”, Valsamoggia; Comitato “Amici di Gino Pellegrini”, Valsamoggia; Consorzio “Vini Colli Bolognesi”, Valsamoggia; Enostore, Valsamoggia; Azienda agrituristica “Corte d’Aibo”, Valsamoggia; Pro Loco Crespellano-Bazzano-Monteveglio-Castello-Savigno, Valsamoggia; Ente Parchi Emilia Orientale, Valsamoggia; Eataly, Bologna

Nel comune diffuso di Valsamoggia l’Ecomuseo della collina e del vino coinvolge tre scuole medie in un appassionante viaggio esplorativo per capire come la coltivazione dell’uva abbia trasformato il loro territorio.

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Nato nel 2014 dalla fusione di cinque comuni sul confine occidentale bolognese, Valsamoggia riconosce nella coltivazione della vite uno dei cardini della sua economia e uno dei tratti che caratterizzano il suo paesaggio, tra pianure verdi e morbidi pendii. Per rinsaldare un senso di identità condiviso nelle generazioni più giovani di questo territorio antico ma amministrativamente recente, la Fondazione Rocca dei Bentivoglio, che gestisce gli istituti culturali del Comune, ha quindi individuato nell’Ecomuseo della collina e del vino il perno ideale su cui far ruotare un progetto rivolto alle scuole secondarie.Il percorso ha coinvolto 14 classi provenienti da Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno, ciascuna delle quali è stata protagonista di quattro incontri.

Alunne e alunni hanno imparato come si è evoluta la viticoltura dall’antichità a oggi, quindi sono usciti dalle aule per visitare l’Ecomuseo e i suoi filari all’aperto, che mostrano i sistemi di coltivazione del passato. Sono poi entrati in un’azienda vitivinicola, che ha dischiuso le porte della sua cantina e del suo laboratorio enologico, e nello studio-officina di Gino Pellegrini, artista e scenografo che nelle sue creazioni evoca spesso la vite e il paziente lavoro che richiede. I più grandi tra i partecipanti hanno indagato nell’Archivio dei Vicariati e del Capitanato della Montagna, una raccolta di atti processuali conservata nell’Archivio comunale di Bazzano, utile per capire dove si coltivava e come si utilizzava l’uva tra XIV e XV secolo nella valle del fiume Samoggia.

L’esperienza ha sviluppato nei ragazzi e nelle ragazze la consapevolezza di quanto sia lunga e complessa la storia che ha trasformato il volto del loro territorio, ma ha anche favorito l’occasione non scontata di conoscere in maniera diretta i luoghi in cui vivono e i vitigni tradizionali che continuano a fruttificare ogni

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anno: il “Grechetto gentile”, da cui si ottiene il celebre vino bianco Pignoletto, e lo “Chasselas”, che produce un’uva da tavola particolarmente gustosa, denominata “Saslà” nell’idioma locale. Tra gli obiettivi del progetto c’era anche promuovere lo spirito di imprenditorialità: le scolaresche hanno quindi realizzato un pieghevole informativo rivolto ai turisti. Alcune classi si sono spinte oltre, sviluppando un vero e proprio percorso a tappe ed elaborando anche un personaggio-guida: idee e ipotesi di lavoro messe da parte, in attesa di replicare l’iniziativa durante il prossimo anno scolastico.

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Indice dei partner

Abbazia di Valsenio, Casola Valsenio 140Agenzia territoriale per la sostenibilità alimentare agro-ambientale ed energetica, San Giovanni in Persiceto 116Archivio Biblioteca Mediateca della Fondazione “I Teatri”, Reggio Emilia 58Archivio di Stato di Reggio Emilia 58Archivio fotografico della Cineteca di Bologna 34Archivio storico comunale di Ferrara 84Archivio storico del Comune di Guiglia 26 Archivio storico del Comune di Langhirano 50Associazione “Archivivi”, Vignola 26 Associazione “Chiocciola - la casa del nomade”, Pennabilli 156Associazione “D’la de foss”, Pennabilli 156Associazione “Eks&Tra”, San Giovanni in Persiceto 68Associazione “Genitori Villafranca e San Martino in Villafranca”, Forlì 124Associazione “Genitori Zangheri”, Forlì 124Associazione “Gente e Territorio”, Pennabilli 156Associazione “Gruppo lettori volontari”, Reggio Emilia 148Associazione “Home Movies - Archivio nazionale del film di famiglia”, Bologna 34Associazione “Il Turco”, Ferrara 84Associazione “MADI - Macchine Agricole di Ieri”, Forlì 124Associazione “MEdianTE”, Bologna - Coro interscolastico di Bologna “Nativi Musicali” 68Associazione “Mostra Mercato dell’antiquariato”, Pennabilli 156Associazione “NASCO a Spilamberto”, Spilamberto 26Associazione “Orto Amico di Casa Fanchi”, Pennabilli 156Associazione “Pro Loco Pennabilli”, Pennabilli 156Associazione sportiva dilettantistica “Insieme per Rivalta”, Reggio Emilia 58Associazione “Terre di Jacopino”, Valsamoggia 180 Associazione “Tonino Guerra”, Pennabilli 156Associazione “Ultimo Punto - Artisti in Piazza”, Pennabilli 156Azienda agrituristica “Corte d’Aibo”, Valsamoggia 180Biblioteca Centro Documentazione Handicap, Bologna 100Biblioteca comunale Ariostea, Ferrara 84Biblioteca comunale “Aurelio Saffi”, Forlì 124Biblioteca comunale “Ospizio”, Reggio Emilia 148Biblioteca comunale “Passerini - Landi”, Piacenza 92Biblioteca comunale “Francesco Selmi”, Vignola 26Biblioteca comunale Salaborsa, Bologna 68Biblioteca decentrata di San Pellegrino “Marco Gerra”, Reggio Emilia 58 Biblioteca provinciale dei Frati minori cappuccini, Bologna 76Casa museo “Remo Brindisi”, Lido di Spina 108Centro culturale “Emma Agnetti Bizzi”, Langhirano 50Centro di educazione alla sostenibilità ambientale “Val Trebbia”, Bobbio 164Centro di documentazione della Fondazione di Vignola 26 Centro per l’istruzione degli adulti - CPIA metropolitano 2, Bologna 68

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“Codec.Tv” - Network dell’Informagiovani Multitasking del Comune di Bologna 68Collettivo “Coltivario”, Rimini 156Cooperativa “CoolTour”, Bobbio 164 Comitato “Amici di Gino Pellegrini”, Valsamoggia 180“Compagnia dell’Arte dei Brentatori”, Valsamoggia 180Compagnia “Teatro dell’Argine”, San Lazzaro di Savena 68Comunanza agraria di Scavolino, Pennabilli 156Comune di Carpi - Assessorato all’istruzione e Servizio comunicazione 42Comune di Casola Valsenio 140Comune di Comacchio 108Comune di Finale Emilia 116Comune di Langhirano 50Comune di Pennabilli 156Comune di Riolo Terme 140Comune di San Giovanni in Persiceto 116 Comune di Valsamoggia 180Consorzio “Vini Colli Bolognesi”, Valsamoggia 180Consorzio della Bonifica Burana, Modena 116Cooperativa “Accaparlante”, Bologna 100Cooperativa “Archilabò” - Centro “AMPIA - Altri modi per insegnare e apprendere”, Bologna 172Cooperativa “Reggiana Educatori”, Reggio Emilia 148Eataly, Bologna 180Ecomuseo della collina e del vino di Castello di Serravalle, Valsamoggia 180Enostore, Valsamoggia 180 Ente Casa museo “Alfredo Oriani”, Casola Valsenio 140Ente Parchi Emilia Orientale, Valsamoggia 180Fab-lab “Spazio Marconi - laboratorio della creatività”, Comacchio 108Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi, Padova 172Fondazione ex Campo Fossoli- Centro studi e documentazione “Primo Levi”, Carpi 42Fondazione nazionale della danza, Reggio Emilia 58Gruppo di documentazione vignolese “Mezaluna - Mario Menabue”, Vignola 26Informazioni e accoglienza turistica “Colli Bolognesi”, Zola Predosa 180Istituti comprensivi 7 e 9, Forlì 124Istituti comprensivi Bazzano - Monteveglio, Castello di Serravalle - Savigno, Crespellano, Valsamoggia 180 Istituto comprensivo “Albert Einstein”, Reggio Emilia 148Istituto comprensivo “Corrado Govoni”, Ferrara 84Istituto comprensivo “Elvira Castelfranchi”, Finale Emilia 116Istituto comprensivo “Giovanni Pascoli”, Riolo Terme e Casola Valsenio 140Istituto comprensivo “Padre Orazio Olivieri”, Pennabilli 156Istituto comprensivo 11, Bologna 100Istituto comprensivo di Bobbio 164Istituto comprensivo di Comacchio 108Istituto comprensivo di Langhirano - Scuola secondaria di I grado “Enrico Fermi” 50Istituto di istruzione superiore “Agostino Paradisi”, Vignola 26, 132Istituto di istruzione superiore “Antonio Meucci”, Carpi 42Istituto di istruzione superiore “Carlo Emilio Gadda”, Langhirano 50Istituto di istruzione superiore “Copernico - Carpeggiani”, Ferrara 84

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Istituto di istruzione superiore “Primo Levi”, Vignola 26 Istituto di istruzione superiore “Remo Brindisi”, Comacchio 108Istituto statale d’arte - Liceo artistico “Francesco Arcangeli”, Bologna 172Istituto statale di istruzione superiore “Giovanni Raineri - Giovanni Marcora”, Piacenza 92Istituto superiore di studi musicali “Achille Peri - Claudio Merulo”, Reggio Emilia e Castelnuovo ne’ Monti 58Istituto tecnico “Scaruffi - Levi - Tricolore”, Reggio Emilia 58Istituto tecnico agrario statale “Fratelli Navarra”, Malborghetto di Boara 84Liceo “Laura Bassi”, Bologna 34Liceo artistico “Bruno Cassinari”, Piacenza 164 Liceo artistico “Gaetano Chierici”, Reggio Emilia 148Liceo classico “Ludovico Ariosto - Lazzaro Spallanzani”, Reggio Emilia 148Liceo linguistico “Melchiorre Gioia”, Piacenza 164Liceo scientifico “Enrico Fermi”, Bologna 76Liceo statale “Morando Morandi”, Finale Emilia 116Musei civici, Reggio Emilia 148Museo “Il Giardino delle Erbe”, Casola Valsenio 140Museo “La Casa delle Marionette”, Ravenna 140Museo civico “Augusta Redorici Roffi”, Vignola 132Museo civico di storia naturale, Ferrara 84Museo del Cielo e della Terra, San Giovanni in Persiceto 116Museo della Cattedrale, Bobbio 164 Museo dell’Abbazia di San Colombano, Bobbio 164 Museo Collezione “Mazzolini”, Bobbio 164 Museo della città di Bobbio 164Museo della civiltà contadina, Piacenza 92Museo della vite e del vino “Fernando Pizzamiglio”, Vigolzone 92Museo etnografico romagnolo “Benedetto Pergoli” - Musei civici del Comune di Forlì 124Museo naturalistico del Parco Sasso Simone e Simoncello, Pennabilli 156Museo Tolomeo - Istituto dei ciechi “Francesco Cavazza”, Bologna 172Parco interregionale Sasso Simone e Simoncello 156Parco regionale della Vena del Gesso, Riolo Terme 140Polo archivistico-storico dell’Unione Terre di Castelli 26Pro Loco “Città di Comacchio” 108Pro Loco Crespellano-Bazzano-Monteveglio-Castello-Savigno, Valsamoggia 180Quartiere Villafranca, Forlì 124Rete di educazione alla sostenibilità dell’Emilia-Romagna 156Rocca di Riolo - Museo del paesaggio dell’Appennino faentino, Riolo Terme 140Scuola popolare di musica “Ivan Illich”, Bologna 68Slow Food “Samoggia e Lavino”, Valsamoggia 180Società “Archimedia”, Modena 26 Società “Co.Ge.Tour”, Comacchio 108 “TRC”, redazione giornalistica di Modena 42Unione italiana ciechi e ipovedenti, sezioni Bologna ed Emilia-Romagna 172Università di Bologna, Dipartimento di Fisica e Astronomia 116Università di Ferrara, Dipartimento di Scienze della vita e delle biotecnologie 84Università di Ferrara, Orto botanico - Sistema museale di ateneo 84Università di Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche 132

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