I-2-1970 6 Le tecniche di gruppo in psicologia · PDF filequale sia stato il pensiero di Jung...

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Le tecniche di gruppo in psicologia analitica Michele Pignatelli di Cerchiara, Roma (1) Le prime esperienze furono realizzate da J. H. Prati nel 1905, negli U.S.A., ove però si diffuse realmente, (come in Ingbllterra) a partire dal 1945 insieme ad una va- sta letteratura sull'argomento. In Europa le terapie di gruppo conobbero una forte espansione a partire dal 1960. La psicoterapia di gruppo è un metodo terapeutico che richiama sempre più l'interesse degli psichiatri e degli psicologi di tutte le scuole, sia per i risultati positivi sperimentati da oltre un cinquantennio (1), sia perché risolve due problemi che si fanno sempre più sentire a mano a mano che la prassi preventiva e terapeutica di igiene e sviluppo mentale si diffonde, come necessario, a più larghi strati di popolazione. Questo metodo offre infatti: 1. la possibilità di accedere alla psicoterapia anche da parte di persone sprovviste di larghi mezzi finanziari; 2. il mezzo di assistere efficacemente numerosi pazienti, soluzione di grande interesse per ogni tipo di comunità (scuole, università, ecc.), ma soprattutto per gli ospedali psichiatrici ove i pochi psicote- 387

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Le tecniche di gruppo inpsicologia analiticaMichele Pignatelli di Cerchiara, Roma

(1) Le prime esperienzefurono realizzate da J. H. Pratinel 1905, negli U.S.A., oveperò si diffuse realmente,(come in Ingbllterra) a partiredal 1945 insieme ad una va-sta letteratura sull'argomento.In Europa le terapie di gruppoconobbero una forteespansione a partire dal 1960.

La psicoterapia di gruppo è un metodo terapeutico cherichiama sempre più l'interesse degli psichiatri e deglipsicologi di tutte le scuole, sia per i risultati positivisperimentati da oltre un cinquantennio (1), sia perchérisolve due problemi che si fanno sempre più sentire amano a mano che la prassi preventiva e terapeutica diigiene e sviluppo mentale si diffonde, come necessario, apiù larghi strati di popolazione. Questo metodo offre infatti:

1. la possibilità di accedere alla psicoterapia anche daparte di persone sprovviste di larghi mezzi finanziari;

2. il mezzo di assistere efficacemente numerosi pazienti,soluzione di grande interesse per ogni tipo di comunità(scuole, università, ecc.), ma soprattutto per gli ospedalipsichiatrici ove i pochi psicote-

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rapeuti attualmente esistenti non riescono a soddisfare lenumerose richieste e indicazioni sia nei pazientiambulatoriali che nei ricoverati stessi.Il presente scritto, oltre a dare una sintesi informativa sullaterapia di gruppo nell'intento di sfatare i pregiudizi di queimolti, psicoterapeuti e pazienti, che ancor oggi continuanoa considerarla come una analisi di « seconda classe », halo scopo di evidenziare alcuni particolari e importanticontributi che la psicologia analitica può dare alle tecnichee alle psicodinamiche di gruppo. Ma prima di affrontaretale argomento mi sembra interessante far conoscerequale sia stato il pensiero di Jung sulla psicoterapia digruppo.

JUNG E LA PSICOTERAPIA DI GRUPPO

Nel 1955, un medico tedesco naturalizzato americano,Hans Illing, specializzato nel campo della psichiatriasociale e della psicoterapia di gruppo, dovendo scrivereun articolo per una rivista su questo argomento, scrisse aJung, chiedendogli di esporre quale fosse la sua posizioneriguardo le tecniche analitiche di gruppo.Può essere utile riprodurre qui questa corrispondenza,anche perché è una delle pochissime occasioni in cuiJung si pronunciò su questo tema.

Los Angeles, gennaio 1955 Caro

dott. Jung,

... Se io ben comprendo la sua concezione della Wandiungerlebnis, essasi incentra sulla identificazione dell'individuo con diversi individui, che,come gruppo, subiscono una Wandiungerlebnis collettiva. In una taleesperienza, può accadere che si tocchi un livello di coscienza piùprofondo di quello che costituisce l'esperienza ordinaria dell'individuo. Seio intendo correttamente, quando il gruppo è abbastanza largo, sirisveglia una specie di «anima bestiale » (Tierseele).Sembra che lei ne tragga la conclusione che la « morale » delle ampieorganizzazioni è sempre bassa. Secondo me, però,

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alcune terapie possono essere molto più efficaci in gruppo, perchél'insieme di molti produce virtualmente una suggestionabilità di massa.Certamente, ammetto che inevitabilmente si possano verificare in ungruppo delle regressioni psicologiche;ma queste regressioni sono parzialmente controllate dal rituale, cioèdall'azione del culto. L'azione del culto coglie l'attenzione dell'individuo,e, simultaneamente, gli permette di fare esperienza della propria catarsinel gruppo, e di diventare conscio della sua catarsi. Se, d'altra parte,manca una connessione con il centro, una connessione che simbolizzal'inconscio, allora l'anima di gruppo (Massenseele) diventeràinevitabilmente il centro e assorbirà l'istinto o l'iniziativa individuale.Avendo studiato a lungo i suoi scritti, noto che lei sottolinearipetutamente che vi sono delle esperienze positive che ispiranol'individuo a buone azioni, o, come dice lei, ein posìtives QefuhI dermenschiichen Solidaritàt, una positiva sensazione di solidarietà umana,per me una delle più alte espressioni che io abbia trovato nellaletteratura specializzata, specialmente se applicabile alla psicoterapia digruppo.D'altra parte, II mio collaboratore ed io, riteniamo che, concepibilmente,lei è in errore quando equivale il gruppo alla perdita dell'Io. Per noiquesta è una generalizzazione, dal momento che l'appartenere ad ungruppo non costituisce di per sé una regressione, ma piuttosto unamaggiore comprensione dell'Io... Il nostro lavoro non è ancora completo.Rivolgo a Lei la preghiera di esporci la sua personale opinione sulproblema se la sua antipatia per la psicoterapia di gruppo derivi dallalogica generale della sua teoria dello sviluppo dell'individuo, o da altrecause...

Suo devotissimoH. ILLING

Kuesnacht, 26 gennaio 1955 Caro

dott. Illing,

come medico, io considero tutti i disturbi psichici, siano essi di tiponevrotico o psicotico, come malattie dell'individuo; ritengo che il pazientedebba essere trattato di conseguenza. L'individuo può venir trattato ingruppo, solamente se ne fa parte. Se è così, questo dovrebbe essere ungrande aiuto, dal momento che, lasciandosi sommergere nel gruppo,egli sfugge in un certo senso a sé stesso. L'appartenenza ad un gruppoaumenta la sensazione di sicurezza, e diminuisce il senso diresponsabilità. Una volta, mi venni a trovare in una fitta nebbia, mentrestavo attraversando un pericoloso ghiacciaio, insieme ad unacompagnia di soldati. La situazione era così pericolosa,

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che ognuno dovette fermarsi dove si trovava. Eppure, non vi fu traccia dipanico, ma piuttosto lo stato d'animo di una festa privata! Se si fosserotrovate là solamente una o due persone, probabilmente non sisarebbero neanche rese conto del pericolo della situazione. In quellacircostanza, comunque, i coraggiosi e gli esperti della compagniapoterono far mostra delle loro qualità. Quelli timidi poterono appoggiarsialla forza dei loro compagni, e nessuno fece parola riguardo lapossibilità di dover improvvisare un accampamento sul ghiaccialo, cosache avrebbe probabilmente provocato dei congelamenti agli arti, per nonparlare poi dei pericoli se si fosse tentato di scalare il ghiacciaio. Questoè tipico dello spirito di gruppo.I più giovani, spesso, quando si trovano in gruppi più vasti, commettonoazioni, che da soli, non farebbero mai. Così in guerra, come risultatodella pressione del gruppo, immediatamente scomparvero nei nostrisoldati le nevrosi. Sono ben note le esperienze di gruppo delle sette,come il cosiddetto Oxford Movement; e simili sono anche le cure diLourdes, che non si possono immaginare, senza un pubblico inammirazione. I gruppi inducono non soltanto cure stupefacenti, maanche stupefacenti « cambiamenti » psichici e conversioni, proprio per-ché la suggestionabilità viene aumentata. Questo del resto è noto già damolto tempo ai dittatori di tipo totalitario; di qui le parate di massa, ilrumore, eco. Hitler ha ispirato la più grande esperienza di cambiamentodi gruppo, che la Germania abbia conosciuto dopo la Riforma: costòall'Europa milioni di morti.L'aumento della suggestionabilità implica la schiavitù dell'individuo, cheviene abbandonato alle influenze dell'ambiente, siano esse buone ocattive. La capacità di differenziarsi diminuisce, e anche il senso dellaresponsabilità individuale, che, come nell'Oxford Movement, vienelasciata al « Signore » Gesù Cristo.La gente si è meravigliata della psicologia dell'esercito tedesco.Nessuna meraviglia: ogni singolo soldato ed ufficiale era solamente unprodotto della suggestione di massa, spogliato di ogni responsabilitàmorale.Anche un piccolo gruppo può subire la suggestione di uno «spirito digruppo » (Gruppengeist) che può avere delle influenze socialmentebuone, anche se a spese dell'indipendenza intellettuale e moraledell'individuo. Il gruppo rafforza rio; l'individuo, cioè, diventa piùcoraggioso, più spavaldo e assertivo. più sicuro, presuntuoso, e menocauto; il « sé », invece, è diminuito, e posto in sottordine, a vantaggiodella media. Per questa ragione, tutte le persone deboli ed insicuredesiderano appartenere a clubs e associazioni, e magari anche a unanazione di 80 milioni! In questo modo, l'individuo si sente importante,perché si identifica con tutti gli altri; d'altro canto, però, egli perde il suo« sé » e il suo giudizio individuale. L'Io però verrà messo

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in disparte dal gruppo, se non si accorda con la sua opinione. Perquesta ragione, l'individuo che fa parte di un gruppo, tende sempre, perquanto possibile, a dare il suo consenso all'opinione della maggioranza,o, se possibile, cerca di imporre la propria opinione al gruppo.L'influenza annichilante del gruppo sull'individuo verrà compensata daun membro, che si identifica con lo Spirito del Gruppo, e diventa così illeader. Per questa ragione, vi sono sempre conflitti di prestigio e dipotere nel gruppo, derivati dal rafforzamento dell'Io, e dell'egotismo dellamassa. Il « sé » sociale dell'Io, per cosi dire, si moltiplica per il numerodei mèmbri del gruppo.Io non ho nessuna obiezione concreta contro la terapia di gruppo, comenon ne ho nei confronti della Christian Science, dell'Oxford Movement, edi altre sette terapeuticamente efficaci. Io stesso ho fondato un gruppo,circa quaranta anni fa; per quanto, quel gruppo era formato da persone« analizzate », il cui scopo era di chiarire la posizione socialedell'individuo. Questo gruppo è ancora attivo.La posizione sociale, infatti, non entra nel rapporto dialettico tra ilpaziente e il medico, e non è quindi chiarita, e questo era appunto ilcaso della maggior parte dei miei pazienti. Questo problema divenneevidente solo quando il gruppo fu formato, e richiese quindi unadattamento reciproco.Secondo me, la terapia di gruppo può educare solamente l'uomo «sociale ». Tentativi in questo senso vengono fatti in Inghilterra,soprattutto con persone « non-analizzate », sulla base delle mie teoriepsicologiche... lo vedo di buon occhio questi tentativi. Quello che hodetto prima sulla terapia di gruppo non deve, però, venire inteso comese questa potesse rimpiazzare l'analista individuale, e cioè il processodialettico tra due individui, e la conseguente catarsi intrapsichica, ildialogo con l'inconscio. Dal momento che il solo portatore della vita, el'elemento assolutamente essenziale di ogni tipo di comunità èl'individuo, ne segue che egli e le sue qualità sono di primariaimportanza. L'individuo deve essere completo e deve essere forte;altrimenti niente può esistere, perché un qualsivoglia numero di zeri fasempre zero. Un gruppo di persone inferiori non è migliore di unasingola di esse, e uno stato composto di pecore non è niente altro cheun gregge di pecore, anche se il gregge è guidato da un pastore con uncane che morde. Nella nostra epoca, un'epoca che da tanta importanzaalla socializzazione dell'individuo, perché richiede una speciale capacitàdi adattamento, la formazione di gruppi orientali psicologicamente èdella più grande importanza .Considerando però la nota tendenza dellepersone ad appoggiarsi agli altri e agli « ismi », piuttosto che crearsi unaintima sicurezza ed indipendenza, come dovrebbe essere in primoluogo, esiste il pericolo che l'individuo consideri il gruppo alla stregua delpadre e

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della madre, e rimanga quindi altrettanto dipendente, insicuro ed infantiledi prima. Può darsi che diventi socialmente adattato. Ma cosa ne è dellasua individualità, che, sola da senso alla struttura sociale? Certamente,se la società consistesse solo di individui superiori, un tale adattamentosarebbe giovevole;ma, in realtà, la società si compone per la maggior parte di esseri umanio non intelligenti e moralmente deboli, cosiché il loro livello è al di sottodi quello dei suoi rappresentanti migliori, tralasciando il fatto che lamassa naturalmente sopprime i valori dell'individualità. Quando siriuniscono insieme in un gruppo un centinaio di teste intelligenti, nerisulta un gran semplicione, perché ogni individuo è ostacolatodall'attenta degli altri. C'è a questo proposito un divertente indovinello:quali sono le tre più vaste organizzazioni, la cui morale è più bassa?Risposta: la Standard Oil, la Chiesa Cattolica, e l'esercito tedesco.Soprattutto da una organizzazione cristiana ci si aspetterebbe la piùelevata moralità, ma la necessità di fare armonizzare diverse fazionirichiede compromessi del genere più discutibile.Le virtù reali sono relativamente rare e sono, in generale, conquistedell'individuo. La pigrizia intellettuale e morale, la vigliaccheria, IIpregiudizio, e la mancanza di consapevolezza sono dominanti. lo ho allemie spalle cinquanta anni di lavoro da pioniere, e ne so quindi qualcosa:c'è, forse, del progresso tecnico e scientifico, ma non si è ancora sentitodire che le persone in generale siano diventate più intelligenti omoralmente migliori.Gli individui si possono migliorare, perché permettono un rapporto. Lesocietà, invece, si lasciano sedurre e ingannare, temporaneamenteanche con buoni risultati. Quest'ultimi sono conseguenza solamente dieffetti suggestivi temporanei ...

Riassumendo queste riflessioni, posso così concludere:1. La terapia di gruppo è necessaria per l'educazione dell'essere umanosociale.

2. La terapia di gruppo non sostituisce l'analisi individuale.

3. I due tipi di terapia si completano l'un l'altro.

4. Il pericolo della terapia di gruppo risiede nella possibilità di fermarsi adun livello collettivo.5. Il pericolo dell'analisi individuale sta nella possibilità di trascurarel'adattamento sociale.

CordialmenteC. G. JUNG

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Los Angeles, California,Febbraio 1955

Caro dott. Jung,... Mi sembra immodesto intraprendere una discussione con un uomoche ha dietro di sé « 50 anni di lavoro da pioniere », perché sonoconsiderevolmente più giovane di lei, come terapeuta, sia di anni che diesperienza. Se, nonostante ciò, insisto in questa corrispondenza, lofaccio solamente perché sono stato incoraggiato dalla sua espressionedi disprezzo per l'« unseren lieben Pobel », la grande massa; mi sembrache lei stimi solamente la nobiltà dell'anima e la solitudine dello spiritocreativo... Ora, sebbene io condivida il suo zelo nel difendere la dignitàe la libertà dell'individuo, vorrei però azzardarmi a incrociare le spadecon lei, come campione del gruppo « discriminato », di cui l'individuo èparte integrante.Innanzitutto, voglio esprimere il mio completo accordo su i cinque punti,in cui lei riassumeva l'applicabilità della psicoterapia di gruppo. Sonod'accordo anche dove ho qualche riserva, probabilmente dovuto al fattoche alcune parole hanno per noi significati diversi.Una di queste parole è il termine da lei usato di Individualanalyse,probabilmente inteso come contrapposto alla Gruppenanalyse. Sebbenevi sia un gruppo di psicoanalisti che segue un indirizzo teorico cheritiene possibile la psicoanalisi di gruppo, io non l'ho mai consideratapossibile, trovandomi, devo dirlo, dal lato della maggioranza deglipsicoterapeuti di gruppo. No! io intendevo parlare di una terapia opsicoterapia di gruppo, termini che vengono usati in America comesinonimi, che venga seguita dal paziente in aggiunta o in sostituzione diuna psicoterapia individuale. L'analisi può essere spesso una terapia —anche se non necessariamente — ma, secondo me, la psicoterapia nonpuò mai essere eguagliata alla psicoanalisi. Alla luce delle mieconoscenze, basate sulla letteratura analitica di Freud e dei suoidiscepoli, Fenichel, Abraham, Reik, Jones, e altri, i principi dellapsicoterapia sono simili, sia che si tratti di una psicoterapia individuale odi gruppo. Lei parla della suggestionabilità come di un rischio che nelgruppo è più forte perché « si è abbandonati alle influenze dell'ambiente». Se ben ricordo, lei ha detto una volta - credo in « Spirito e Natura »,che quanto più l'uomo è inconscio, tanto più è integrato nel cerchio delcomportamento psichico generale. Ma, quanto più conscio egli diventadel suo « sé », tanto più forte è la sensazione di differenziarsi dagli altri...E quanto più la singola coscienza si emancipa dalle regole dellasocietà, tanto più forte diventa la libertà empirica della volontà inconfronto alla crescita di una più larga coscienza.A questo riguardo vorrei precisare una cosa: coloro che non hannofamiliarità con i metodi della psicoterapia di gruppo,

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(in base alla quale i gruppi vengono usati di fatto per promuoverel'individuazione, per stimolarla e completarla), facilmente possonocadere in errore su questo punto. Per esempio, lei dice che, eguagliandoil gruppo, ne risulterà una perdita di « sé ». Questa mi sembra unageneralizzazione. L'appartenere ad un gruppo non costituisce di per séuna regressione, cioè non richiede all'individuo una espressioneinvolontaria del suo « sé », espressione che può derivare da riti inconscie archetipici. Al contrario! La partecipazione a gruppi ben preparatiporterà ad una maggiore comprensione dell'Io, e ad una maggioretolleranza verso le differenziazioni individuali. Quando il terapeutaapplica clinicamente entrambi i fattori, e cioè la più forte suggestionabilitàe la pressione del gruppo, i metodi psicoterapeutici di gruppodiventeranno particolarmente efficaci, come, soprattutto,nell'esplorazione dell'inconscio di ogni membro del gruppo.Forse lei ha ragione quando parla dell'istinto del gregge... Forse anchequando dice che « la realtà consiste per la maggior parte di semplicioni edi moralmente deboli » (Schiller diceva: La maggioranza è un nonsenso;il senso non c'è che tra pochi »), ma a me sembra che noi dobbiamovivere con questi « semplicioni e moralmente deboli », a meno che quellidi noi che si qualificano come non semplicioni possono fare in modo divivere a parte come eremiti, in uno splendido «solamente ».

CordialmenteHANS ILLING

Febbraio 1955 Caro

doti. Illing,

sono completamente d'accordo sull'integrazione dell'individuo nellasocietà. Però, voglio difendere gli inalienabili diritti dell'individuo; perchél'individuo solo è portatore della vita, ed è in questi tempi gravementeminacciato di degradazione. Anche nel gruppo più piccolo l'individuo èaccettabile solo se appare accettabile alla maggioranza. Egli devecontentarsi di venir tollerato. Ma l'individuo non migliora quando è solotollerato;al contrario, questo genera in lui un senso di insicurezza, dal qualel'individuo solitario che ha qualcosa da difendere può essere seriamenteostacolato. Non sono ('avvocato della solitudine, devo fare i più grandisforzi per difendermi dalle pretese delle persone. Se non hanno unvalore intrinseco, i rapporti sociali non hanno importanza.

SinceramenteC. G. JUNQ

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ANALISI INDIVIDUALE E ANALISI DI GRUPPO.

Malgrado un atteggiamento iniziale piuttosto negativo,oggi molti analisti junghiani usano tale metodo sia comeunica modalità terapeutica, sia come un completamento eun ampliamento dell'analisi individuale: basti citareHobson e Jackson in Inghil terra, Whitmont e Illing inAmerica, Teirich in Germania. In Italia, nell'ambitodell'Associazione Italiana per lo studio della PsicologiaAnalitica, da tempo si compiono numerose esperienze siacon gruppi composti da analisti, sia con pazienti privati odi cliniche psichiatriche.I risultati raggiunti non fanno che confermare non solo lavalidità, ma la necessità di tale metodo. Spero di poterlodimostrare nel presente lavoro, anche se, naturalmente,mi rendo conto che un vero convincimento non puòscaturire che dal vivere realmente l'esperienza analitica digruppo.Per comprenderne le possibilità si consideri la umanitàcome un tutto unico di individui agenti a diversi livellievolutivi, ma inter-agenti tra di loro. L'evoluzione delsingolo si riflette, infatti, nell'ambiente che lo circonda,trasformandolo, l'entità individuale e quella collettivaarticolandosi strettamente tra di loro in una tale reciprocainterdipendenza che chi si dedica allo studio dellapsicologia analitica, basata sulla dinamica degli archetipidell'inconscio collettivo, non può rifiutarsi di ammettere, nedi considerarne e sfruttarne gli effetti nella sua praticaterapeutica.Come fa notare Whitmont, (2) la dinamica di gruppo è indiretta relazione con il fatto che più persone trovano utilefunzionare insieme oltre che singolarmente.Questo, del resto, è uno dei caposaldi delle dottrinereligiose le quali, in ogni tempo, hanno dato una im-portanza speciale all'azione del gruppo come necessariocomplemento all'incontro individuale con il numinoso,nella constatazione pratica della forza prodotta da unfascio di intelligenze riunite per la rea-

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(2) Whitmont E.,Group therapy. J.Am. Psychol. N. 1,1964, London

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lizzazione del comune obiettivo dell'individuazione. Glistessi fattori che operano nell'analisi individuale, qualil'introspezione (insight), la regressione, lo studiodell'inconscio personale e collettivo, il rafforzamento dell'Io,il transfert, la dinamica junghiana delle figure archetipiche el'analisi dei sogni, si ritrovano nelle analisi di gruppo, (3)anche se esse presentano una particolare fenomenologiache verrà in seguito descritta.Naturalmente non tutti gli analisti sono d'accordo su questesimilitudini fra analisi individuale e di gruppo. Alcunipsicoterapeuti (4) infatti, pur tenendo presenti i fattoriprofondi emergenti nelle dinamiche di gruppo, preferisconoanalizzare quasi esclusivamente le comunicazioni e leinterazioni che avvengono tra i vari membri del gruppo,portando costantemente l'attenzione sulla situazioneattuale (hic et nunc) e non sulle cause profonde e storichestrutturanti la personalità, il comportamento e leproblematiche dell'individuo. La tecnica di gruppo che sibasa sulla psicologia analitica pone, al contrario, maggiorenfasi su tali profonde dinamiche:per questo possiamo avvicinarla all'analisi individuale.Essa, infatti, pur utilizzando ampiamente l'analisi delcomportamento e delle comunicazioni (interazioni) cheavvengono fra i partecipanti, elemento catalizzatoreindispensabile in ogni dinamica di gruppo, considera comeagente terapeutico essenziale lo sviluppo graduale di unaintrospezione che porti alla presa di coscienza di comel'esperienza passata sia penetrata nel presente,distorcendolo nella ne-vrosi. Inoltre, e soprattutto, portaall'emergenza delle imago transpersonali archetipiche checonsidera come il più potente fattore trasformativo sia per ilsingolo che per il gruppo nella sua totalità.Sempre circa le differenze qualitative fra analisi individualee di gruppo, molti Autori stimano che la regressione, fattorenecessario per il raggiungimento di livelli profondi, non siapossibile nel gruppo. Fordham, (5) ad esempio, affermache se si devono elaborare i conflitti pre-edipici in modosoddisfacente, ciò non può essere fatto in un gruppo,poiché

(3) Si tenga presente che quisi parla di analisi di gruppo, enon di gruppi di discussione, odi sostegno, o di quei gruppiche, pur dichiarandosi comegruppi ad orientamentoanalitico, restano pur semprea livelli più superficiali.(4) AA. vari: Interaction andInsight in Group Psy-cnotherapy. Int. J. GroupPsych. n. 3, 1969, N. Y.U.S.A.

(5) Fordham M., J. An. Psych.Voi. 15, n. 1, 1970 London.

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(6) Jung C. G., The arche-tvpe and the collectiveunconscious. Routiedge,London, 1950.

è impossibile che stati infantili possano essere identificati ediventare oggetto di fantasie alla presenza di più persone.Secondo questo Autore è necessaria una sola persona —che sia di sesso maschile o femminile non ha importanza,dato che a livello pre-edipico l'identità sessuale non èancora stabilita.Se pure meno evidenti, ho potuto però osservare che talifenomeni di regressione si realizzano nella situazione digruppo. In essa infatti, non si tocca soltanto la fasegenitoriale edipica, ma vengono messi in luce anche livellipre-edipici, poiché il partecipante, oltre ad avere scambiemotivi con ogni membro del gruppo, si pone soprattutto inrelazione intensa col gruppo come totalità. Questa « entità» viene vissuta come archetipo materno (vedi materialeonirico riportato) o, meglio, come androgino primordiale:imago archetipica riferentesi al primitivo stato della menteinfantile in cui le differenziazioni non sono ancora emerse,o non completamente separate (6).Il contratto con il gruppo, percepito come totalità in-differenziata, mette frequentemente in luce questo nucleodi non-differenziazione primitiva che residua nella psicheindividuale, così che il soggetto può viverlo intensamentein tutte le sue caratteristiche ambigue e ambivalentiscatenanti i ben conosciuti meccanismi delle posizioniparanoide e depressiva, descritti dalla Klein.Tale regressione emotiva da la possibilità al terapeuta difare un'analisi in profondità e, nel contempo, di portare amaturazione il paziente attraverso la dinamica degliopposti che si sviluppa a mano a mano che si stabilisconoe vengono analizzate le molteplici proiezioni che egliistaura con i vari partecipanti, una volta superata la «fascinazione » regressiva esercitata dall'entità collettiva delgruppo.

CRITERI SELETTIVI PER LA FORMAZIONE DI UN

GRUPPO ANALITICO

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I due fattori essenziali per la strutturazione e l'evoluzione diun gruppo analitico essendo, come scrive Schneider, (7)l'identificazione e la comunicazione, le indicazioni sono lestesse di quelle che si osservano per l'analisi individuale:possibilità di transfert, un certo grado di insight el'esistenza di una sofferenza reale che porti l'individuo adun autentico desiderio di guarigione.Il criterio discriminativo per selezionare i membri di ungruppo richiede sia un contatto con la realtà, sia la capacitàdi un contatto emotivo attraverso uno scambio inter-personale. Sono dunque da escludere anche quegliindividui che con il loro comportamento siano di ostacoloalla evoluzione di tutti, cioè:— coloro che monopolizzano il gruppo per lunghi periodi,bloccando in tal modo ogni inter-reazione;— gli individui incapaci di affrontare le angoscie, provocatedall'apparizione di contenuti propri ed altrui;— gli asociali, il cui comportamento distruttivo scatenal'angoscia degli altri mèmbri del gruppo.La partecipazione, dunque, di personalità psicopa-tiche,psicotici, depressi gravi, pervertiti sessuali, oligofrenici,tossicomani è controindicata potendo costoro parteciparealla formazione di gruppi omogenei di pazienti,naturalmente non analitici, ma di sostegno.E' consigliabile dividere gli adolescenti dagli adulti,essendo negativo porre in contatto adolescenti conindividui che hanno avuto molteplici esperienze sessuali eduna problematica morale e religiosa che potrebbe essereprematura e negativa per soggetti molto giovani.Inoltre, è preferibile evitare di immettere persone anziane,specialmente donne oltre i 60 anni abituate a vivere isolate,in un gruppo in cui gli altri membri conducono una vita diattive relazioni interpersona-

(7) Schneider P. B,, Lapratique de la psychothe-rapie de groupe P.U.F..Paris, 1965.

(8) Locke N., Group Psycho-Analysis. Un. Press. N. Y.U.S.A., 1961.

(9) Perché, come dice Jung,« uno non può vedere ilmondo senza vedere séstesso; e uno vede sé stessocome vede il mondo: e ciòrichiede alquanto coraggio ».(Jung C. G., L'Io e l'InconscioEinaudi, Torino, 1959).

li, poiché il transfert parentale negativo potrebbe provocarenei membri anziani una frustazione sempre maggiore erenderli coscienti del vuoto della loro vita (8).Oltre a tali criteri selettivi generali da seguire per laformazione di un gruppo analitico, sarà utile che lo analistaabbia dei colloqui preliminari con ogni singolo partecipanteprima di immetterlo nel gruppo, in modo da conoscernemeglio le problematiche e stabilire fin dall'inizio un validorapporto interpersonale che sosterrà il paziente nei primi,spesso angoscianti, incontri collettivi.Nel caso, invece, di pazienti che già seguono unapsicoterapia individuale l'analista si renderà conto, mano amano che procede nell'analisi dell'inconscio, dellanecessità di un eventuale passaggio da questa a unapsicoterapia di gruppo, indicazione che secondo la miaesperienza diviene netta soprattutto quando il non risoltoproblema pratico delle relazioni interpersonali e socialiappare come l'ostacolo principale alla soluzione di conflittinevrotici di cui il soggetto ha già preso coscienza. Infatti, incerti pazienti che in analisi individuale subiscono una stasinel processo di individuazione, la loro immissione in ungruppo agisce come catalizzatore, e da loro modo diportare sul piano della realtà e dell'azione contenutidell'inconscio di cui da tempo avevano preso coscienza,ma che non riuscivano a realizzare. In questi casi il gruppoagisce sia come stimolo, sia come ambiente collettivo, maprotetto, nel quale il paziente può realizzare senza troppaangoscia (9) ed eccessivi contrasti l'inizio della nuova fasetrasformativa che poi completerà nel mondo esterno. Inaltri termini, il gruppo si rivela anche come una utile fase dipassaggio tra l'incontro analitico individuale e la vitacondotta nell'ambiente collettivo in cui l'individuo dovràconcretare le molteplici acquisizioni cui è pervenuto permezzo dell'analisi.Per raggiungere tali fini il gruppo dovrà includere personedi ogni cultura e classe sociale, aventi capacità intellettualied emozionali diverse, poiché, l'utilizzazione di personalitàdifferenti, aventi pro-

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blemi opposti, agisce come stimolante che facilita lascarica di tensione del gruppo.L'utilizzazione nello stesso gruppo anche di qualcheindividuo non avente problemi simili, ne opposti, favorisceinvece lo sviluppo di un'atmosfera di legami affettivi e distima reciproca.Per sfruttare al massimo le interazioni individuali il gruppodovrebbe, dunque, essere totalmente eterogeneo:differenti strutture individuali provenienti da strati socialivari e di cultura diversa. E', infatti, proprio attraversol'esperienza di gruppo che l'individuo diviene coscientedella relatività della cultura e della società, e comincia arendersi conto dei valori universali costituenti la baseprofonda del comportamento umano: incontro che,attraverso la mediazione del gruppo ed il suo più forteequilibrio autocritico, verrà portato più rapidamente amaturazione in ciascun individuo, evitandone nel contem-po i possibili pericoli inflazionistici.Il numero ottimale dei partecipanti a un gruppo di analisidel profondo varia da cinque a nove persone. Lafrequenza è bisettimanale. La durata: un'ora e mezza.

FENOMENOLOGIA E DINAMICA DI GRUPPO

Nella fase iniziale dell'analisi i componenti del grupposono quasi esclusivamente centrati sull'analista (fig. 1),sia per il transfert precedentemente stabilito attraverso icolloqui preliminari (oppure se il paziente ha seguitoun'analisi individuale), sia per la autorità che derivaall'analista dalla sua posizione e per le proiezioni di figuregenitoriali che essi stabiliscono su di lui. I partecipanticercano di comportarsi come se fossero in analisiindividuale, rivolgendosi esclusivamente all'analista nelchiedere spiegazioni e nell'apporto di materiale inconscio.Il compito dell'analista, in questo stadio, deve esserequello di stimolare più degli incontri interpersonali che diinterpretare il materiale, « dimenticando » per

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così dire, i singoli mèmbri per fonderli in un gruppoarmonico.Malgrado la differenza delle personalità, degli interessi edei problemi, i partecipanti cominciano a com-

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prendere di lavorare per uno scopo comune, per cui siproducono rapidamente degli scambi a livello dapprimaintellettuale e quindi emotivo. La posizione dell'analista(fig. 2) è ancora sentita come fortemente direttiva, ma sinota già l'esistenza

Fig. 2

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di fenomeni transferenziali multipli, sia spontanei cheprovocati dal terapeuta, il quale incoraggia i partecipantiad aiutarsi reciprocamente, pone in luce le comuniproblematiche e tipologie, protegge il gruppo da uneccessivo accumulo di angoscia, facendo risaltaresoprattutto gli atteggiamenti positivi di un soggetto versol'altro.Per stimolare più rapidamente uno scambio e lo stabilirsidei transfert reciproci, potrà essere utile in questa faseuna breve anamnesi fatta dagli stessi partecipanti e l'usodel cosiddetto « go around », il quale consiste in ungiudizio che ciascuno deve dare sugli altri membri delgruppo. In genere, a questo stadio il « go around »considera quasi esclusivamente il iato positivo, facilitandoun intensificarsi degli scambi ad un livello emotivo.« Dopo che singoli individui si sono riuniti ed hannolavorato insieme per un certo periodo di tempo ed hannovisto come, tramite il gruppo, essi possono ottenere deirisultati che non riuscirebbero a ricavare singolarmente, sicomincia a formare il cosiddetto « spirito di gruppo » ecomincia ad instaurarsi (Fig. 3) in seno alla « équipe »una dinamica che è in diretta relazione col fatto che piùpersone trovano più utile funzionare « insieme » chesingolarmente, superando la fase egocentrica in cuiognuno

Fig. 3

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(11) Si intende per « om-bre» le parti delle perso-nalità, sia conscie che In-conscie, considerate ne-gative dal soggetto.

tenta di sfruttare esclusivamente per sé i vantaggi delgruppo stesso e della competenza dell'analista » (10).Ciò non significa affatto la dispersione nel collettivo,poiché, al contrario, il gruppo diviene ben consapevole cheogni individuo si esprime attraverso suoi particolarisentimenti, sogni, azioni ed espressioni verbali, e cheproprio per mezzo di questa partecipazione unica ciascunocontribuisce sia all'analisi degli altri che allo sviluppo delgruppo.Quanto sopra riferito è utilissimo per il lavoro dellopsicoterapeuta stesso che, pur conservando il transfert deisuoi pazienti, vedrà in ognuno di essi stabilirsi altri rapportitransferenziali, multiple sfaccettature di un unico problemache, in tal modo, potrà venire esaminato ed interpretatocon maggior facilità. Caratteristico della dinamica digruppo a questo stadio è il «fenomeno della sala deglispecchi»: con la formazione dello spirito di gruppo, ladescrizione e l'interpretazione dei sintomi e dei sogni deglialtri mèmbri, ognuno si rende progressivamente conto cheanche gli altri provano gli stessi sentimenti, le medesimeangoscio e problematiche che divengono sempre piùcomuni mano a mano che l'analisi procede in profondità.Ciò aiuta a liberarsi dal narcisismo sempre accentuato nelnevrotico e lo fa uscire dal suo sterile isolamento,sviluppando in lui, oltre una responsabilità individuale discelta e di decisione, una responsabilità sociale, ognisingolo componente concependo in sé il gruppo, al qualesi sente talmente appartenente da divenire capace diusarne tutte le potenzialità trasformative e terapeutiche, in-tegrandosi nel lavoro in comune per un medesimo scopo.Il momento più delicato e pericoloso per la coesione delgruppo è la fase di estrinsecazione dell'ombra (11)individuale (fig. 4) e del suo esame che naturalmentecomprende anche l'esame e l'interpretazione dell'ombracollettiva del gruppo in cui viene coinvolto anche l'analista,il quale, di fronte a fenomeni di aggressività e transfert benpiù imponenti di quelli che si producono nell'analisiindividuale,

(10) Spaltro e coll.: Letecniche di gruppo inItalia. Kompass, Milano1964.

deve saper contrapporre qualità di introspezione e diaccettazione tali che possano servire da esempio ecomunicarsi agli altri mèmbri, altrimenti l'insuccesso saràtotale ed il gruppo andrà disgregandosi in una proiezionereciproca di « ombra » e in un clima di aggressività nonrisolta.Anche qui si rilevano dei fenomeni peculiari a que-

Fig. 4

sta forma di psicoterapia: innanzi tutto i « capri espiatori »,individui che attirano su di sé l'aggressività degli altri,poiché impersonano caratteristiche che suscitanol'ambivalenza altrui, oppure perché inconsciementedesiderano accentrare l'attenzione e quindi si prestanofacilmente alle inevitabili scariche aggressive.Tale fenomeno, se non prende proporzioni troppo vaste,deve essere permesso perché è un mezzo utilissimo perl'estrinsecazione e l'analisi dell'ombra individuale ecollettiva, sempre che esso non danneggi il pazientepreso di mira, facendogli abbandonare il gruppo odaggravare i suoi sintomi.

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(12) L'Anima e l'Animus sonoquella parte della psiche chehanno attinenza con il sessoopposto, l'immagine dell'altrosesso che portiamo in noi e ilnon potersene differenziare ècausa di comportamentofemminile nel maschio ches'identifica con ['Anima e diatteggiamenti mascolini nelladonna possedutadall'Animus.

Altro utile fenomeno di gruppo è quello della frequentepresenza fra i partecipanti di « provocatori » individui checon la loro aggressività non risolta sono capaci distimolare ed aumentare la tensione dei partecipanti,rompendo le cristallizzazioni ed eliminando la costantetendenza a comportamenti razionalizzanti e teoreticidifensivi.Tali fenomeni di teorizzazione costituiscono, infatti,reazioni di difesa da contenuti più profondi, emozionali,che l'individuo rifiuta di accettare, portando tutto sul pianodi una artificiosa razionalizzazione che ogni fatto vuolespiegare prima ancora di aver preso un effettivo contattocon la causalità profonda del comportamento umano.L'analisi, proseguendo nel suo cammino di interpretazionee di trasformazione del materiale emotivo che vagradualmente estrinsecandosi attraverso la problematicadell'Anima-Animus (12) (fig. 5), conduce all'esame diqueste figure nelle loro proiezioni sia nel gruppo stesso,fino alla differenziazione e disidentificazione da esse,(processo di individuazione già iniziatesi con i tentativi diintegrazione dell'ombra), per arrivare all'incontro con legrandi figure dell'inconscio collettivo attraverso lamediazione e la protezione del gruppo.Benché il gruppo porti l'individuo ad un miglioreadattamento alla realtà e corregga più rapidamente i suoidifetti comportamentali, può sussistere il pericolo, comescrive Jung, che l'individuo consideri il gruppo comeconsidera la propria madre, rimanendo dipendente einfantile. L'analista deve allora agire come fece all'inizio,quando si comportò in modo da far ritirare le figure digenitori che i pazienti proiettavano su di lui.Infatti, lo « spirito di gruppo », formazione che con-siderammo positiva ed indispensabile per la formazione diuna dinamica analitica, può effettivamente inibire ogniprogresso, trasformando il gruppo in una società direciproca assistenza nel cui guscio protettore il paziente sirifugia (e ciò avviene anche nell'analisi individuale),servendosene proprio per non affrontare la sua nevrosi.

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E' in questa fase che l'analista deve assumere il ruolo di «provocatore », analizzando a fondo le resistenze e icontenuti fantasmatici individuali e collettivi, senza timoredi scatenare intense reazioni affettive, poiché a questolivello il gruppo ha rag-

Fig. 5

giunto un grado di rafforzamento dell'Io che gli permettedi sopportare l'interpretazione diretta dei suoi conflitti dibase.Tale somma di forze emotive, una volta interpretate eaccettate, viene canalizzata in un processo che portasempre più il gruppo sulla via dell'individuazione,mediante la presa di coscienza e la disidentificazione daicontenuti inconsci individuali e collettivi che fino a quelmomento dominavano il comportamento del gruppo.

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I SOGNI NELLA PSICOTERAPIA DI GRUPPO

Come avviene nell'analisi individuale l'interpretazione deisogni costituisce uno dei mezzi più validi per la presa dicoscienza dei contenuti inconsci. Nella psicoterapia digruppo, però, il paziente che presenta un sogno nonviene aiutato nella interpre-tazione soltanto dall'analista,ma una volta formato-si lo spirito di gruppo, da tutti ipartecipanti. Inoltre le risposte e le reazioni emozionalidegli altri soggetti alla esposizione di un sogno aiutanomoltissimo l'analista a comprendere non solo ilsognatore, ma anche gli altri membri, i quali rivelanoproprio nelle loro interpretazioni contenuti inconsci chealtrimenti rimarrebbero nascosti.Il sogno, dunque, ha qui la duplice funzione di presentarel'inconscio del sognatore e, nello stesso tempo, distimolare quello degli altri partecipanti. Perciò è buonaregola che l'analista di gruppo non si comporti di fronte adun sogno come farebbe nelle sedute individuali, ma lasciche sia il sognatore, che il gruppo, vivano la reazione delgruppo intero di fronte al materiale onirico portato, e soloin un secondo tempo interverrà, se necessario, perchiarire e completare l'interpretazione e, nello stessotempo, far notare le reciproche proiezioni e reazioniemotive che tale sogno ha prodotto nel gruppo.La giustezza di tale atteggiamento viene confermata dallafrequente presenza di sogni di gruppo, cioè di sogni neiquali è coinvolto non solo il sognatore, ma anche ilgruppo stesso, od alcuni suoi membri, ciò che scatenauna molteplicità di immagini transferenziali difficilmenterealizzabile nel rapporto psicoterapico individuale. Nepresento qualche esempio:1. Sogno di accettazione e di positivo coinvolgimentonell'analisi, fatto dopo la prima seduta di gruppo:« Mi trovo sul bordo di una piscina nella quale nuotano glialtri mèmbri del gruppo. Carlo mi invita ad entrare e tuttiinsieme cominciamo una partita a palla ».2. Sogno di indicazione alla terapia di gruppo insortanel corso di un'analisi individuale: «Cado stor-

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dita e non riesco ad alzarmi per raggiungere il mioanalista. Il solo modo di farlo è di riuscire a partecipare adun gruppo che sta in una caverna simile ad unacatacomba. Vengo afferrata da un senso di venerazione,quindi mi sento liberata e so che ormai sono salva »(riportato da Whitmont).

3. Un esempio del gruppo vissuto come fattore te-rapeutico di per sé, una volta superata la fase delcentrarsi esclusivamente sul rapporto con l'analista, èchiaro nel sogno seguente: « Nuoto con un gruppo dinuotatori detti i « salvatori » verso una nave che devepartire per una grande crociera. Una volta salito a bordocon gli altri, temo di non essere riconosciuto comefacente parte del gruppo dei « salvatori », perciò miaffretto a chiarire la cosa col capitano della nave ».

4. Ancora un altro sogno in cui il gruppo è sentito comefattore di presa di coscienza che porta l'individuo allacatarsi; « Un membro del gruppo mi porta dal dottoreperché temo di avere un tumore maligno nella parteposteriore della testa. Non riesco a vedermi dietro (cioènell'inconscio), mentre il gruppo ci riesce. Allora la partemalata si apre ed esce il pus. Mi sento meglio e il dottoredice che non si tratta di un tumore, ma solo di un ascessoprovocato da un osso fuori posto ».

5. Nel sogno seguente, a parte il significato profondo delsimbolo della Grande Madre identificantesi con lo spiritodel gruppo, è interessante soprattutto l'interpretazionedata dai vari mèmbri del gruppo, riflettente il transfert, leproiezioni reciproche e le diverse reazioni emotive. Sognodi Laura: « E' notte e la seduta di gruppo si fa sotto unagrande statua della Madonna di Pompei. Mario cominciaa parlare e tutti partecipano alla discussione che si fasempre più violenta. Ad un tratto si sente il suono di unacampana e tutti fanno silenzio e guardano in alto verso ilviso della Madonna che ci guarda sorridendo. Tentativid'interpretazione e risposte emotive date dagli altrimembri del gruppo:

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— Bianca: « la Madonna di Pompei protegge dalleeruzioni del Vesuvio, cioè dall'angoscia e dall'aggressivitàche scatena Mario nel gruppo ».— Roberto: « quando parla Giulio si finisce sempre perlitigare e ci vuole il suono di una campana per farlo tacere».

— Enzo: « è segno che la discussione è sentita comepositiva e che Laura non deve farsi inibire dal timore dilitigare »— Mariella: « mi ricorda la « Notte sul monte calvo » diMussorgskij, nel film di Walt Disney: l'apparizione dellaMadonna mette in fuga i diavoli e porta la pace »— Gianfranco: mi ricorda mia madre quando litigavo conmio fratello: però non andava sempre così, spesso mipicchiava anche se io avevo ragione ».

I SOGNI STIMOLO

Caratteristico della psicoterapia di gruppo e di grandevalore terapeutico è quel sogno che, costellando lapsiche degli altri mèmbri del gruppo, provoca in essi deisogni di « risposta ». In genere tale sogno « stimolo » èpregno di contenuti archetipici, cioè sovrapersonali percui è dotato di un alto potere penetrante oltre la superficiedell'Io, tale da raggiungere l'inconscio collettivo deipartecipanti. Il sogno archetipico è, dunque, strumentoutilissimo per dinamizzare gli strati profondi della psichenon solo del sognatore (come nell'analisi individuale), maper realizzare nel gruppo stesso prese di coscienza ba-silari nel cammino dell'individuazione.Come esempio porterò un sogno « stimolo » che scatenòtre sogni di « risposta » che si rivelarono essenziali per laterapia dei tre mèmbri che li fecero:Sogno «stimolo» di Enrico: «Mi trovo nell'inferno su diun'alta rupe. Una strega sta dietro di me e mi estrae ilcranio, lasciando intatta la pelle così che il viso divieneorribile, molle e senza forma. Quindi

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mi obbliga a calare il mio cranio appeso ad una fune nelleacque nere e schifose dell'inferno e a berle in esso comein una coppa. La seduta seguente furono portati duesogni « risposta ».a) Sogno di Elena: « Vedo due figure di Enrico, unachiara e l'altra scura l'« ombra ». Mi avvicino all'Enricochiaro e gli dò pane e prosciutto, imboccandolo conaffetto. Poi un signore misterioso con i capelli bianchi midice che Enrico è un coniglio ».b) Sogno di Giuseppe: « Un poliziotto ha ordinato ad uncapellone di dipingergli un quadro raffigurante unserpente. Quando il quadro è finito vedo che il serpente èuna donna nuda fatta di un collage di tanti uomini nudi. E'come se questa donna se li fosse mangiati ».Nella seduta seguente Anna, che ha una forte pro-blematica di Animus, presenta un sogno costellato dalsogno di Giuseppe (b): «Sono fatta di cinque uominidiversi che impersono successivamente. Ognuno di essideve fuggire come se fosse sempre inseguito. Finalmentel'ultimo si sdraia stanco su di un letto e in quell'istantetorno ad essere donna, mentre con sforzo mi libero di unlungo pezzo di materia fecale a forma di pene ».Subito dopo Anna ricordò una serie di fatti, accadutinell'infanzia e dimenticati, che la costrinsero ad assumereuna corazza virile, il rifiuto del sesso e un aggressivarazionalizzazione del suo modo di pensare e di accostarsialla vita.Non posso, per mancanza di spazio, citare questi episodi,ne il lavoro che Anna seppe compiere su tale presa dicoscienza. E' certo, però, che quel sogno fu veramente ilpunto di partenza della rapida trasformazione dellapaziente. Di questo Anna in fondo, deve ringraziare ilsogno d'Enrico sulla strega e in particolar modo il sognostimolo di Giuseppe il quale, con la sua problematicadella donna serpente e mangiatrice di uomini mise inmoto il processo che la condusse all'accettazione deivalori della sua femminilità.

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SOGNI E MITI NELLA PSICOTERAPIA DI GRUPPO

(13) Secondo una tradizioneebraica cabalistica (cfr.Jung. Myst. Coniunct. 569, eZohar I, 34), in principioAdamo non aveva unaspetto completamenteumano, ma era di coloreverde e possedeva unacoda. Giaceva a terraancora inanimato, conmigliaia di spiriti impuri chegli volteggiavano in-

Come abbiamo visto al paragrafo precedente, il sognoarchetipico è uno strumento utilissimo per stimolare neglialtri mèmbri del gruppo l'esperienza dell'inconscioarchetipico. Certo l'analista può solo interpretarlo e quindiattendere l'eventuale comparsa di risposte per continuarel'elaborazione in atto. Si noti la similitudine con l'analisiindividuale, in cui spesso il sogno non è a sé stante, mas'inserisce in una serie di sogni concatenati l'uno all'altro inuno svolgimento evolutivo costante.Così avviene nell'analisi di gruppo quando si è formato lo «spirito di gruppo » che porta a questi livelli di interazioneprofonda. Solo che la serie di sogni concatenati l'uno conl'altro viene fatta non più dallo stesso individuo (anchequesto avviene, naturalmente), ma dai vari partecipanti,come se il gruppo in foto fosse un individuo che sogna. Ciòsignifica che tale strutturazione articola insieme l'inconsciodei partecipanti per dirigerli verso il comune obbiet-tivoterapeutico.In alcuni casi, però, l'analista può intervenire in modoattivo, usando come catalizzatore uno strumento specificodella psicologia analitica: mi riferisco al mito il quale,avendo il medesimo contenuto sovra-personale dei sogniarchetipici, stimola in modo altrettanto potente le « risposte» dei partecipanti.Ne riporto un esempio clinico: per commentare unaposizione statica e passiva di Guglielmo (passività verso ladonna, timore di affrontare la via dell'individuazione,fantasie di stare sdraiato in attesa della morte), citai laleggenda di Lilith, simboleggiante attraverso immaginiarchetipiche il processo evolutivo della psiche umana (13).La seduta seguente furono portati due sogni « risposta », ilprimo dello stesso Guglielmo, il secondo di Silvana.Il sogno di Guglielmo mostra una reazione attiva al suoprecedente atteggiamento e una partecipazione allafunzione terapeutica del gruppo: « Mario è stanco e triste.Vuole suicidarsi, ma io e un altro del

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CONCLUSIONE

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gruppo andiamo a casa sua e lo salviamo ». Mario è unmembro del gruppo che ha fantasie sessuali masochiste eche disse al sognatore che l'ideale della sua vita era dipoter stare sdraiato senza far nulla. Ultimamente fu «violentato », così si espresse, da una donna, dopo unalunga corte da parte di quest'ultima.Nel sogno di Silvana si evidenzia, invece, il passaggio daun atteggiamento materno possessivo ad una funzioneterapeutica individuante, con una identificazione prima conla Lilith e quindi con Èva: « Su di un'alta torre vi è un uomosdraiato. Lo invito ad alzarsi e a scuotersi: mi risponde chenon potrà riuscirvi se non farò l'amore con lui. Non ne hovoglia, ma pur di aiutarlo mi sacrifico: mi sdraio su di lui(come Lilith) e faccio all'amore, così finalmente si alza inpiedi e mi sta di fronte, liberato. Sento ora il desiderio difarmi possedere da lui ».

torno. Ma Dio avendoliscacciati lontano, uno solorimase, Lilith, « la signoradegli spiriti », la quale si unì alcorpo succubo di Adamo. Lademoniaca Lilith indica uncerto aspetto di Adamo, poi-ché vien detto che essa fucreata con esso dalla stessazolla di terra e cheinnumerevoli spiriti e larvesorsero dalle polluzioninotturne di Adamo. Soloquando apparve Eva, « lamadre dei vivi », Lilith volò viarifugiandosi nel mare, mentreAdamo prendeva l'aspetto u-mano e la posizione eretta:Èva rappresenta il nuovogradino dell'evoluzionepsichica di Adamo, poiché —come viene detto nelTheatrum Chemicum — egligestisce la sua Èva invisibilenel suo stesso corpo ».

Quando l'Io si è completamente liberato dalla suaidentificazione con il collettivo del gruppo, che rappresentala somma delle sue proiezioni individuali, comincia per luiun rapporto cosciente con il mondo inferiore archetipico. Sirealizza, come scrive Jung, (14) la seconda e veraliberazione dal padre e dalla madre e quindi la primasensazione della propria inconfondibile individualità.In tal modo ogni individuo del gruppo ha preso pro-gressivamente coscienza dell'ombra, si è differenziato dalsuo elemento interiore eterosessuale, chiarendo i suoirapporti con la sua natura profonda. Inizialmente centratosull'analista, il gruppo percepisce ora (fig. 6) che il centrodella personalità ed il centro del gruppo coincidono nelloscopo unico dell'integrazione e del perfezionamento di sé;che più l'Io si rafforza e diviene cosciente, più aumenta ilquantum energetico-intellettivo disponibile per l'individuo ela collettività, (confrontare con la fig. 1). Il Sé, ocompletezza della personalità, diviene lo sco-

ti 4) Jung C. G., Psicolo-gia e Alchimia. Astrola-bio, Roma 1950.

po ultimo cui tende coscientemente l'uomo sia per unlivello individuale che sociale. Gli schemi e le figure, fattiper esemplificare e chiarificare un pensiero, rischiano nelcaso della figura 6 di indurre in errore, se non si esaminaquesto simbolo del Sé,

Fig.6

sia come inferiore a ciascun individuo, sia nello stessotempo come esteriore ad esso, nel mondo che lo circonda,poiché il Sé comprende infinitamente più dell'Io, e larealizzazione della propria autentica individualità nonesclude il mondo, ma lo include, l'unicità onnipresente delSé nell'individuale e nel collettivo essendo il fattoreunificatore che rende possibile la sintesi e l'equilibrio tral'Io e l'inconscio, ma anche tra l'Io e la collettività.Per concludere, estraggo dall'umanissima opera diUmberto Forti, « Storia della Scienza », il seguente passo:«un comportamento interessante è quello segnalato da T.H. Langlois, direttore dell'Ufficio Ittiologico di Ohio. Posti invivai ricchi di vegetazione i

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branzini affidati alle sue cure non acquistavano abitudini divita associata. Ciascuno si ritirava in un angolo di quellaverde giungla, se ne sentiva padrone, covava unapsicologia da gangster, e guai a chi osasse entrare nel suospazio vitale. Il cannibalismo era all'ordine del giorno, negiovava fornire di cibo in abbondanza i protagonisti diqueste lotte. Un giorno Langlois ebbe l'idea di sradicare lavegetazione marina e avvenne il miracolo: i branzinicominciarono a vivere in gruppo e divennero amici,sempreché il professore non dimenticasse di fornire unabuona colazione.Si direbbe che Darwin abbia commentato con un secolo dianticipo questa recente esperienza, quando, nell'« Originedell'Uomo » scrisse: « Come l'uomo si fa civile, e le piccoletribù si riuniscono in maggiori comunità, la ragione indicaal singolo che egli deve allargare i suoi istinti sociali, esimpatizzare con i membri della sua nazione, anche sesconosciuti. Una volta toccato questo punto, solo una bar-riera artificiale può impedire alle sue simpatie di estendersiagli uomini di ogni razza e nazione ».Occorrerebbe però sradicare qualcosa come le alghe delprof. Langlois perché venisse compresa la parola diComenio il quale diceva: « Lo stesso cielo ci copre tutti, lostesso sole e le stesse stelle ruotano su di noi, e ciilluminano » o quella di Pascal quando ripeteva che « tuttala successione degli uomini attraverso i tempi dovrebbeessere considerata un solo uomo » (15).

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(15) U. Forti, Storia della Scienza.Dall’Oglio, Milano 1969.