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strumenti per cooperare VADEMECUM PER ENTRARE NEL MONDO COOPERATIVO ©OOPYRIGHT EDIZIONE 2011/2012 q

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VADEMECUM PER ENTRARE NEL MONDO COOPERATIVO©OOPYRIGHT

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Il presente vademecum contiene:

1. Come fare una cooperativa 3

2. Cenni di storia della cooperazione 15

3. Il Centro Italiano di Documentazionesulla Cooperazione e l’Economia Sociale 21

4. Legacoop Bologna 25

5. Confcooperative Bologna 29

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1.Come fare una cooperativa

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Cooperare è un modo di fare impresa radicato nellacultura di questo territorio. Negli anni, ha permesso amigliaia di cittadini di alzare il livello del propriotenore di vita, della propria libertà d’azione, facen-doli sentire imprenditori di se stessi, con in più unosguardo orientato al sociale e al bene comune. Nontutti però conoscono a fondo le differenze tra le im-prese cooperative e tutte le altre forme d’impresa. Epoi: come si passa dalla teoria alla pratica, come sicostituisce una cooperativa? Bisogna conoscere la le-gislazione, le procedure tecniche, e prima ancora saràbene riflettere sul significato di questo passo: la coo-perativa fa davvero per noi?Per rispondere a tutte queste domande ecco alcune in-formazioni di agile consultazione per tutti coloro chevogliono informarsi sul fare impresa cooperando.

1. FARE IMPRESA

COSAUna buona idea, un progetto valido, la voglia di co-struire qualcosa che duri nel futuro, per dare unsenso alla propria vita lavorativa e alla vita in sensolato. Fondare un’impresa presuppone questi elementi.Ma serve anche un capitale...

CHITutti possono avere l’ambizione di essere imprendi-tori di se stessi e di un progetto su cui sono pronti ascommettere. Per questo molti Stati hanno regolamen-tato queste procedure, dando forma giuridica alle im-prese singole o collettive, che chiedevano di avere unposto nel mondo.

PERCHÉAvere un’idea geniale è senz’altro un punto di par-tenza. Ma per dare forma all’idea è quasi sempre in-dispensabile creare una struttura, relazionarsi con ilmondo economico, gestire entrate e uscite, avere deicollaboratori e stipendiarli, dotarsi di una sede, co-municare con il mondo esterno... Non è possibile

avere l’impresa nella propria testa, per far decollarel’idea bisogna entrare in affari.

COMEInformandosi, raccogliendo materiale e studiandotutte le possibilità. Per fare impresa bisogna un po’tornare sui banchi di scuola.

QUANDOPrima di pensare a un nome, prima di cercare unasede, prima di assumere una segretaria: prima ditutto bisogna decidere la forma societaria che megliorisponde alle proprie esigenze e che potrà realizzareil sogno di una vita.

DOVESu questo vademecum ci sono consigli preziosi per va-lutare le opzioni che si presentano. Cooperando.

2. LE FORME SOCIETARIE

La scelta più importante prima di iniziare una nuovaattività riguarda la possibilità di agire da solo o in-sieme ad altri soci. La legge italiana prevede infattitre forme in cui un’impresa può essere esercitata:

• impresa individuale;• società;• cooperativa.

Se vi incuriosisce il mondo delle cooperative e statesfogliando queste pagine, forse avete già esclusol’idea di lavorare individualmente. Proviamo, quindi,a chiarire le differenze tra le altre due forme di im-presa: la differenza fondamentale è che la forma coo-perativa nasce in base a uno scopo mutualistico, a dif-ferenza di altre forme societarie che hanno finalitàlucrative. Cosa significa tutto questo?Il codice civile prevede queste forme societarie ascopo lucrativo:

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• società semplice (s.s.): per attività agricole e pro-fessionali;

• società in nome collettivo (s.n.c.): tutti soci rispondonosolidalmente e illimitatamente nei confronti dei credi-tori con tutto il loro patrimonio presente e futuro;

• società in accomandita semplice (s.a.s.): per situa-zioni nelle quali i capitali dei soci accomandatari chevi operano, non sono sufficienti a iniziare l’attività;

• società a responsabilità limitata (s.r.l.): per attivitàche richiedono capitali limitati, pur contenendo ilrischio entro il capitale conferito;

• società per azioni (s.p.a.): società di capitali equindi dotata di personalità giuridica;

• società in accomandita per azioni (s.a.p.a.): le quotesono rappresentate da azioni.

Le forme associative a scopo mutualistico sono invece:

• società cooperativa;• consorzio;• società consortile.

Vedremo insieme nei prossimi paragrafi, le possibiliforme organizzative di una cooperativa ma, intanto,possiamo fare una prima grande distinzione. Per lesocietà di capitale il fine unico è il profitto, per lecooperative, invece, il fine prevalente è la mutualità.Concretamente, mentre per l’impresa di capitale gliutili vengono divisi tra gli azionisti in funzione dellequote di capitale, al contrario gli utili di una coope-rativa vengono quasi interamente reinvestiti nellosviluppo della cooperativa stessa e nel rafforzamentodel patrimonio cooperativo, formato anche dalle co-siddette “riserve indivisibili”.L’ampia scelta di forme giuridiche richiede un’attentavalutazione dei pro e dei contro di ciascuna possibilità.In questo vademecum non vogliamo affermare che laforma cooperativa sia la migliore, ma che potrebbeesserlo per un certo gruppo di persone che si riten-gono pronte a mettersi insieme per lavorare meglio.Vari sono infatti i fattori da prendere in considera-zione per ottimizzare i vantaggi, ridurre costi e ri-

schi, prima di creare un’impresa, di qualsiasi tipoessa sia; ma soprattutto per scegliere una forma so-cietaria che rispecchi i nostri valori e valorizzi le no-stre idee.È necessario considerare attentamente:

• gli effetti fiscali (quali tasse dovrò pagare? possofruire di agevolazioni?);

• le esigenze finanziarie (se non mi basta il capitaleiniziale, come posso trovare altri soldi?);

• gli adempimenti organizzativi e burocratici (comeposso semplificare la mia amministrazione? A chiposso chiedere aiuto?);

• dimensioni (con che capitale a disposizione parte lamia impresa?);

• riduzione del rischio (chi e in quale misura rispon-derà di eventuali problemi economici e finanziaridell’impresa?).

3. LA COOPERATIVA COME LAVORO ORGANIZZATO

Il codice civile indica in maniera tassativa i tipi discambio mutualistico che la cooperativa può avere coni propri soci. Essi sono:

• scambio di consumo/utenza di beni o servizi• scambio di apporto di beni o servizi• scambio di prestazioni di lavoro.

Come abbiamo detto fin qui, la scelta del tipo di so-cietà da avviare è condizionata dal progetto econo-mico, dagli obiettivi, dai valori, dalle risorse umane efinanziarie di chi ne promuove la costituzione.La forma cooperativa, in particolare quella di lavoro,si è affermata storicamente come una valida opportu-nità per gruppi di persone dotati di scarsi capitali madi notevoli risorse umane e motivazionali. Con questaformula societaria moltissime persone, che altrimentine sarebbero state escluse, hanno potuto fondare e ge-stire una attività economica in un modo partecipato ecreandosi un’opportunità di lavoro e di reddito.

4. PRINCIPI E VALORI

Una cooperativa è un’impresa che, oltre a dover com-petere sul mercato, cerca di realizzare alcuni impor-tanti valori di solidarietà e di mutualità fra lavora-tori e fra generazioni.In questo senso il mondo cooperativo rappresenta unmodello di economia alternativo a quello “liberista”,basato sul profitto individuale.Ancora oggi i valori e i principi cooperativi conti-nuano ad essere la più grande ricchezza per il mondocooperativo al punto da costituire anche un impor-tante fonte di vantaggio competitivo.Il successo di una cooperativa dipende infatti dalgrado in cui i cooperatori riescono a dar vita adun’impresa che incarni in pieno i valori di mutualità,solidarietà, democrazia e pluralismo.

L’ARTICOLO 45 DELLA COSTITUZIONELa Repubblica riconosce la funzione sociale dellacooperazione a carattere di mutualità e senza fini dispeculazione privata. La legge ne promuove e favori-sce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assi-cura, con gli opportuni controlli, il carattere e le fi-nalità.

Una cooperativa è un’associazione autonoma di indi-vidui che si uniscono volontariamente per soddisfarei propri bisogni economici, sociali e culturali e leproprie aspirazioni, attraverso la creazione di unasocietà di proprietà comune e democraticamente con-trollata.

I PRINCIPI FONDANTI DELLA COOPERAZIONE

1° Principio: Adesione libera e volontariaLe cooperative sono organizzazioni volontarie aperte

LE CENTRALI COOPERATIVE

In Italia, a differenza di altri paesi, la cooperazione si è storicamente polarizzata attorno a due filoni prin-cipali: uno che si ispirò alla matrice cattolica e l’altro che si ispirò a quella marxista. Questa situazione haportato il movimento cooperativo italiano ad organizzarsi attorno a più associazioni di cooperative: nel 1886veniva costituita la Federazione delle società cooperative italiane, trasformatasi poi in Lega Nazionale delleCooperative, rimasto organismo unitario di rappresentanza e tutela delle imprese cooperative fino al 1919,quando per il distacco dei cattolici venne costituita la Confederazione delle Cooperative Nazionali.Lega Nazionale delle Cooperative e Confederazione Cooperative Nazionali vennero poi sciolte nel 1925 adopera del regime fascista, che svolse un’azione repressiva sullo sviluppo della cooperazione. Nel ripristinatoclima di libertà dell’immediato dopoguerra (1945) le due centrali vennero ricostituite sotto il nome di Con-federazione Cooperative Italiane (Confcooperative), cui aderirono le cooperative di ispirazione cattolica, e diLega Nazionale delle Cooperative e Mutue (Legacoop) cui aderirono le cooperative di ispirazione comunista,socialista, repubblicana. A queste venne ad aggiungersi nel 1952 un’altra associazione riconosciuta: l’Asso-ciazione generale delle cooperative italiane (AGCI). Nel 1975 il Ministero del Lavoro riconobbe, l'Unione Na-zionale delle Cooperative Italiane (UNCI), quarta centrale di riferimento. Le Centrali Cooperative sono entiriconosciuti dallo Stato che svolgono, per le cooperative aderenti, compiti di rappresentanza, tutela, servi-zio, promozione e vigilanza. Il 27 gennaio 2011 è nata l’ACI, l’Alleanza delle cooperative italiane, coordina-mento stabile fra AGCI, Confcooperative e Legacoop con l’obiettivo di dare più forza alle imprese cooperativee rappresentarle unitariamente a livello nazionale.

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Come fare una cooperativa COOPYRIGHT | 7

a tutti gli individui capaci di usare i servizi offerti edesiderosi di accettare le responsabilità connesse al-l’adesione, senza alcuna discriminazione sessuale, so-ciale, razziale, politica o religiosa.

2° Principio: Controllo democratico da parte dei soci.Le cooperative sono organizzazioni democratiche,controllate dai propri soci che partecipano attiva-mente nello stabilire le politiche e nell’assumere lerelative decisioni. Gli uomini e le donne eletti comerappresentanti sono responsabili nei confronti deisoci. Nelle cooperative di primo grado, i soci hannogli stessi diritti di voto (una testa, un voto), e anchele cooperative di altro grado sono ugualmente orga-nizzate in modo democratico.

3° Principio: Partecipazione economica dei soci.I soci contribuiscono equamente al capitale delleproprie cooperative e lo controllano democratica-mente. Almeno una parte di questo capitale è dinorma proprietà comune della cooperativa. I soci dinorma, percepiscono un compenso limitato, se delcaso, sul capitale sottoscritto come condizione perl’adesione. I soci allocano i surplus per alcuni o tuttidei seguenti scopi: sviluppo della cooperativa, possi-bilmente creando delle riserve, parte delle quali al-meno dovrebbe essere indivisibile; benefici per isoci in proporzione alle loro transazioni con la coo-perativa stessa, e sostegno ad altre attività appro-vate dalla base sociale.

4° Principio: Autonomia ed indipendenza.Le cooperative sono organizzazioni autonome, auto-sufficienti, controllate dai soci. Nel caso in cui essesottoscrivano accordi con altre organizzazioni (in-cluso i governi) o ottengano capitale da fontiesterne, le cooperative sono tenute ad assicuraresempre il controllo democratico da parte dei soci emantenere l’autonomia dalla cooperativa stessa.

5° Principio: Educazione, formazione ed informazione.Le cooperative s’impegnano ad educare ed a formarei propri soci, i rappresentanti eletti, i manager e ilpersonale, in modo che questi siano in grado di con-tribuire con efficienza allo sviluppo delle propriesocietà cooperative. Le cooperative devono attuarecampagne di informazione allo scopo di sensibiliz-zare l’opinione pubblica, particolarmente i giovani egli opinionisti di maggiore fama, sulla natura e i be-nefici della cooperazione.

6° Principio: Cooperazione tra cooperative.Le cooperative servono i propri soci nel modo più ef-ficiente e rafforzano il movimento cooperativo lavo-rando insieme, attraverso le strutture locali nazio-nali, regionali e internazionali.

7° Principio: Interesse verso la comunità.Le cooperative lavorano per uno sviluppo sostenibiledelle proprie comunità attraverso politiche appro-vate dai propri soci.

[Fonte: Alleanza Cooperativa Internazionale,dal XXXICongresso, Manchester 1995.]

Lo scopo mutualistico, caratteristica fondante delle so-cietà cooperative, consiste nel perseguimento di bene-fici a favore dei soci, e non di fini di lucro. Obiettivodella società cooperativa quindi non è quello di rea-lizzare utili e di distribuirli tra i soci che la compon-gono, ma di cedere agli stessi soci beni e servizi aprezzi inferiori a quelli praticati sul mercato. Lo scopo di lucro, tuttavia, non è del tutto assente:come ogni impresa che deve stare sul mercato anche lacooperativa deve vendere i propri beni/servizi, conconseguente realizzazione di utili, i quali, se non de-stinati nel reinvestimento, possono essere distribuitiai soci in proporzione all’entità dello scambio mutua-listico, attraverso il ristorno (vedi pag. 10).

LA PREVALENZALe cooperative si distinguono in cooperative a mu-tualità prevalente e cooperative a mutualità non pre-valente. Il requisito della prevalenza è elemento ne-cessario per ottenere particolari benefici fiscali. Sono cooperative a mutualità prevalente, in ra-gione dello scambio mutualistico, quelle che:• svolgono la loro attività prevalentemente in favoredei soci, consumatori o utenti di beni o servizi;

• si avvalgono prevalentemente, nello svolgimentodella loro attività, delle prestazioni lavorative deisoci;

• si avvalgono prevalentemente, nello svolgimentodella loro attività, degli apporti di beni o servizida parte dei soci (art.2512 del codice civile).

Gli amministratori e i sindaci devono comunicare lacondizione di prevalenza nella nota integrativa al bi-lancio.Le cooperative sociali sono sempre a mutualità preva-lente.

VARI TIPI DI COOPERATIVA

A seconda del tipo di rapporto mutualistico che in-tercorre tra la cooperativa ed il socio, si indivi-duano tre tipologie di cooperative così come indi-cate dalla legislazione vigente:

Cooperative di utenzaSvolgono la loro attività in favore di soci, consuma-tori e utenti, fornendo loro beni e/o servizi a condi-zioni di favore rispetto a quelle di mercato (fannoparte di questa categoria le cooperative di consumoe le cooperative di abitazione).

Cooperative di lavoroSi avvalgono nello svolgimento delle loro attivitàdelle prestazioni lavorative di soci (figura del “sociolavoratore”), il cui scopo è quello di fornire ai socilavoratori condizioni occupazionali migliori diquelle praticate dal mercato (fanno parte di questacategoria le cooperative industriali e delle costru-

zioni, le cooperative di servizi, le cooperative agri-cole di conduzione terreni).

Cooperative di supportoSono infine le cooperative che si avvalgono nello svol-gimento delle loro attività degli apporti di beni eservizi da parte dei soci, che sono a loro volta im-prenditori e/o esercenti attività professionali e com-merciali (fanno parte di questa categoria, per esem-pio, le cooperative di dettaglianti, le cooperative diallevatori o di imprenditori agricoli, le cooperative diartigiani).

Le cooperative sono inoltre classificate, oltre chesulla base del tipo di rapporto mutualistico, anchedell’attività svolta. Per cui abbiamo:

Cooperative di consumo Si costituiscono con lo scopo di assicurare ai soci-consumatori la fornitura di beni, sia di consumo chedurevoli, a prezzi più contenuti di quelli correnti dimercato. Per raggiungere tale scopo gestiscono puntivendita ai quali possono accedere soci e anche nonsoci. Sono tipicamente cooperative di “utenza”.

Cooperative di produzione lavoro Si costituiscono per permettere ai soci di usufruire dicondizioni di lavoro migliori sia in termini qualita-tivi che in termini economici, rispetto a quelli dispo-nibili sul mercato del lavoro. Queste cooperative svol-gono la propria attività sia nella produzione direttadei beni che nella fornitura di servizi. Si tratta dellatipologia di cooperative di “lavoro”.

Cooperative agricoleSono costituite da coltivatori e svolgono sia attività di-retta di conduzione agricola, sia attività di commercia-lizzazione e trasformazione dei prodotti agricoli con-feriti dai soci. Sono normalmente cooperative di “sup-porto”, quando i soci sono imprenditori agricoli e ilrapporto con la cooperativa è basato sul conferimentodi prodotti (cooperative di conferimento di prodotti

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Come fare una cooperativa COOPYRIGHT | 9

agricoli e allevamento). Possono essere di “lavoro”quando trattasi di conduzione agricola come le coope-rative bracciantili (cooperative di lavoro agricolo).

Cooperative di abitazioneRispondono alle esigenze di soddisfare un bisognoabitativo delle persone, realizzando case che vengonopoi assegnate ai soci in proprietà se la cooperativa èa “proprietà divisa” o in diritto di godimento se lacooperativa è a “proprietà indivisa”. Sono semprecooperative di “utenza”.

Cooperative di trasporto Associano singoli trasportatori iscritti all’Albo aiquali garantiscono servizi logistici, amministrativi, diacquisizione delle commesse, o gestiscono in proprioi servizi di trasporto a mezzo di soci-lavoratori. Seassociano trasportatori “imprenditori” rientranonella tipologia di “supporto”; se associano trasporta-tori soci “lavoratori” rientrano nella tipologia dellecooperative di “lavoro”.

Cooperative per la pescaSono costituite da soci pescatori e svolgono attivitàcon un impegno diretto dei soci o attività di servizioai propri associati, quali l’acquisto di materiale diconsumo o di beni durevoli, o la commercializzazionedi prodotti ittici, o la loro trasformazione. Come lecooperative di trasporto sono di “supporto” se asso-ciano soci – imprenditori e di “lavoro” se associanosoci – lavoratori.

Cooperative di dettagliantiSono costituite da soci imprenditori che svolgono at-tività nel settore del commercio ai quali garantisconoservizi di acquisti collettivi, amministrativi e finan-ziari. Rientrano nelle cooperative di “supporto”.

Cooperative culturali e turisticheSono cooperative che organizzano, gestiscono e pro-muovono attività culturali, servizi turistici, impiantisportivi ed altre attività dedicate al tempo libero.

Sono spesso costituite da operatori del campo cultu-rale che lavorano in forma cooperativa, per cui rien-trano generalmente nel campo delle cooperative di“lavoro”.

Cooperative socialiSi distinguono in due tipologie: quelle che gestisconoservizi socio-sanitari ed educativi (tipo A) attraversole prestazioni lavorative dei soci (educatori, assi-stenti sociali, operatori socio-assistenziali, ecc.), equelle che svolgono attività diverse (agricole, indu-striali, commerciali o di servizi) finalizzate all’inse-rimento lavorativo di persone svantaggiate (tipo B).

LE COOP SOCIALI, UNA RICCHEZZALe cooperative sociali, introdotte e disciplinate dallalegge n. 381/91, hanno lo scopo di «perseguire l’in-teresse generale della comunità alla promozioneumana ed all’integrazione sociale dei cittadini attra-verso:a) la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi; b) lo svolgimento di attività diverse – agricole, in-dustriali, commerciali o di servizi – finalizzate al-l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate».Da questa distinzione nascono due forme di imprese,e due ulteriori possibilità di combinazione.

Cooperative di tipo Asi occupano direttamente dell’assistenza, riabilita-zione ed educazione di disabili, malati, anziani, mi-nori, senza dimora, persone con disagio psichiatrico,operando generalmente in convenzione con l’entepubblico. Le cooperative di tipo A sono attualmentele più diffuse.

Cooperative di tipo Bsono finalizzate all’inserimento lavorativo di per-sone svantaggiate quali disabili fisici, psichici esensoriali, soggetti in trattamento psichiatrico, tos-sicodipendenti, alcolisti, detenuti. I soggetti svan-taggiati devono costituire almeno il 30% dei lavora-tori della cooperativa e possibilmente esserne soci.

Cooperative a oggetto misto A + Bnello statuto di una cooperativa può essere indicatolo svolgimento di attività di tipo A accanto ad atti-vità di tipo B, purché la tipologia di svantaggio el’area di intervento siano tali da richiedere un colle-gamento funzionale fra le attività.

Consorzi socialisono consorzi costituiti come società cooperativeaventi la base sociale formata da cooperative socialiin misura non inferiore al 70%.

Le cooperative sociali, ponendosi come obiettivo“l’interesse generale della comunità”, cercano diportare benefici a tutto il territorio. I destinataridell’azione sono quindi tutti i cittadini, e non solole persone più deboli, in funzione delle quali ven-gono realizzati i servizi. Per questo si parla per la cooperazione sociale dimutualità esterna, che oltrepassa e completa il con-cetto di mutualità che già caratterizza le cooperative.

6. SOCI, RISTORNO, PRESTITO SOCIALE

Per entrare nel mondo delle imprese dovete familia-rizzare con termini di uso comune, ma che assumonosignificati precisi nel “mondo degli affari”: capitale,prestito, interesse, regime fiscale e tanti altri.Per conoscere le imprese cooperative, poi, bisognaabituarsi a ulteriori termini ed espressioni che ca-ratterizzano questo mondo.

IL SOCIOForse fate parte di qualche associazione culturale osportiva, o di un club, e magari ne siete anche soci,ossia partecipate attivamente alle attività proposte.Nel mondo degli affari questa parola indica invece“chi partecipa a una società con finalità economi-che” (De Mauro, Paravia). Nella cooperativa, in cui lapersona conta più del capitale, il socio è il fulcro ditutte le attività, perché è per permettere a chiunque

di diventare imprenditore che la cooperativa è nata.Ciò è maggiormente vero quando si parla di coopera-tiva di lavoro. È stato il socio, in un certo senso, afar nascere l’idea stessa di cooperativa.

SOCI ORDINARI È socio ordinario di cooperativa la persona fisica ogiuridica che sottoscrive il contratto di società coo-perativa o vi aderisce in seguito.

SOCI LAVORATORI Il socio lavoratore stabilisce con la cooperativa,oltre al rapporto associativo, un ulteriore e distintorapporto di lavoro, esercitato in forma subordinata,para subordinata, autonoma.

SOCI FINANZIATORIQuesta figura è stata introdotta per ovviare alla ten-denziale sottocapitalizzazione delle società coopera-tive e per fornire gli strumenti finanziari idonei acompetere sul mercato.Possono accedere agli strumenti finanziari sia lecooperative a mutualità prevalente che quelle a mu-tualità non prevalente (vedi il paragrafo La preva-lenza a pag. 8). Nelle prime, ovviamente, si appliche-ranno dei regimi diversificati, con riguardo agliutili e al patrimonio, tra soci cooperatori e soci fi-nanziatori.Riguardo all’amministrazione della società, ai socifinanziatori non può essere attribuito più di unterzo dei voti spettanti all’insieme dei soci presentiin ciascuna assemblea generale.

IL RISTORNOIl ristorno rappresenta la tipica voce con cui si mi-sura il vantaggio mutualistico derivante dallo scam-bio economico tra socio e cooperativa. Il ristornonon può mai essere confuso con il dividendo, poichéil primo costituisce una ulteriore quota di costo dellavoro commisurata ai conferimenti di lavoro deisoci o una quota di ricavi commisurata agli acquistidei soci, mentre il secondo costituisce una quota

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Come fare una cooperativa COOPYRIGHT | 11

utile di esercizio destinata a remunerare il capitalesottoscritto e versato dai soci: il ristorno misura il“vantaggio mutualistico”, il dividendo misura il“vantaggio capitalistico”. Il ristorno può essere corrisposto nelle cooperativedi lavoro mediante:

• integrazione delle retribuzioni• aumento gratuito del capitale sociale• distribuzione gratuita di azioni di partecipazionecooperativa.

Il ristorno può essere corrisposto anche in formamista (parte come retribuzione e parte come aumentodi capitale). In questo modo è possibile dare una im-mediata soddisfazione ai soci e capitalizzare la coo-perativa.

IL PRESTITO SOCIALEIl prestito sociale rappresenta una peculiare formadi autofinanziamento della cooperativa per conse-guire lo scopo mutualistico e realizzare l’oggetto so-ciale previsto dallo Statuto.La cooperativa, infatti, può disporre di risorse fi-nanziarie necessarie per l’attività aziendale a uncosto inferiore a quello del credito ordinario e i sociche prestano i propri risparmi alla cooperativa pos-sono beneficiare di un rendimento superiore ad altreforme di impiego del risparmio.

Il prestito sociale nasce contemporaneamente al mo-vimento cooperativo, oltre 150 anni fa. I criteri chelo ispirarono e che ne determinarono in principio lanascita derivavano dal fatto che la cooperazionedegli inizi non aveva capitali propri sufficienti perfunzionare, crescere e svilupparsi.Le risorse che il socio affida alla cooperativa con-sentono un rapporto diretto fra azienda e risparmia-tore, con un duplice vantaggio, per la cooperativa eper i soci.

7. METTIAMO IN PRATICA

Ora tiriamo le somme di quanto esposto fin qui ecerchiamo di mettere in pratica l’idea di coopera-tiva a cui forse state già pensando.Nelle prime pagine abbiamo evidenziato le diffe-renze tra le altre forme societarie e la cooperativa.Poi siamo andati in profondità sugli aspetti ideali,legislativi e organizzativi della forma cooperativa,spiegando il ruolo dei soci e le procedure ammini-strative. Tutto questo percorso è servito per darvialcuni strumenti e dare sostanza alla vostra idea dicooperativa.Avete le idee più chiare? Avete scelto la forma coo-perativa di impresa tra le tante possibili, perché èquella che rispecchia meglio lo spirito del vostrogruppo?Allora è tempo di mettersi all’opera. Cooperando.

8. COSTITUZIONE

La società cooperativa nasce con un atto pubblicostipulato da un notaio, e deve contenere:

• cognome, nome, data e luogo di nascita, domicilioe cittadinanza di ogni socio;

• la denominazione della cooperativa;• la sede della società e le eventuali sedi seconda-rie;

• la durata della società;• lo scopo mutualistico (per le cooperative di pro-duzione e lavoro, ad esempio, consiste nel fornireai soci occasioni di lavoro a condizioni più favo-revoli rispetto a quelle di mercato), l’oggetto so-ciale (definizione delle attività che la cooperativaintende svolgere per raggiungere lo scopo so-ciale), le finalità sociali e mutualistiche, i futurisviluppi, l’eventuale facoltà di aderire ad altri or-ganismi;

• la quota di capitale sottoscritta da ciascun socio,i versamenti eseguiti, il valore nominale di cia-

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scuna quota o azione che non può essere inferiorea 25 euro;

• le condizioni per l’ammissione, il recesso, l’esclu-sione dei soci e i requisiti dei soci stessi;

• le norme secondo le quali devono essere ripartitigli utili e la destinazione che deve essere dataagli utili residui;

• le nomine di tutte le cariche sociali previste dallalegge: Consiglio di Amministrazione e CollegioSindacale;

• le altre nomine eventualmente previste dallo sta-tuto: collegio dei probiviri, vicepresidente ealtri.

Lo Statuto, che contiene le regole per la struttura eil funzionamento della società, anche se distintodall’atto costitutivo, ne è parte integrante e va ob-bligatoriamente allegato. Nello Statuto, se la coope-rativa vuole usufruire delle agevolazioni fiscali e dialtra natura, devono essere indicati i requisiti mu-tualistici previsti.Questi sono i primi due documenti che dovete pen-sare e scrivere per rendere reale quella che finoraè stata solo l’idea di una cooperativa.

9. RIEPILOGO

Adesso siete pronti a dare forma alle vostre idee atracciare un business plan e a scrivere l’atto costi-tutivo della vostra cooperativa. Per fare il puntodella situazione, vi mettiamo a disposizione questalista di domande. Provate a rispondere prima dileggere la risposta, poi verificate di aver imparatotutto ciò che è utile per buttarvi in questa nuovaentusiasmante esperienza.

Che cos’è una cooperativa?Una cooperativa è un tipo di società molto partico-lare, nella quale tutti i soci hanno diritto di parte-cipare alle decisioni aziendali con gli stessi poteri,a prescindere da quanto capitale hanno versato, se-condo il principio basilare “una testa, un voto”. Lecooperative sono caratterizzate dallo “scopo mutua-listico”, che il codice civile definisce come l’intentodi fornire beni, servizi o occasioni di lavoro diret-tamente ai membri della società, a condizioni piùvantaggiose di quelle che otterrebbero dal mercato.

Cosa significa scopo mutualistico?In pratica, significa che i soci della cooperativa sipongono l’obiettivo di crescere insieme, aiutandosia vicenda per ottenere qualcosa che altrimenti nonpotrebbero raggiungere da soli: condizioni di la-voro migliori, un prezzo migliore per i servizi o ibeni prodotti, un costo minore per l’acquisto di at-trezzature e materiale, e così via. Nelle cooperativela persona è sempre al centro, in contrapposizioneallo “scopo lucrativo” delle altre società.

Ma la cooperativa allora non produce utili?Lo scopo mutualistico non significa che la coopera-tiva non debba realizzare utili, perché nessuna im-presa può lavorare in perdita.Anche i soci delle cooperative mirano a realizzareun risultato economico ed un proprio vantaggio, cheperò non consiste nella più elevata remunerazionedel capitale investito, come nelle società “lucra-

tive”, bensì in un risparmio di spesa per i beni oservizi acquistati dalla propria società, o in unaretribuzione maggiore per il lavoro svolto.

I soci di una cooperativa possono dividersi gli utili?In linea di massima, mentre nelle altre società gliutili di esercizio vengono distribuiti ai soci in pro-porzione alle azioni o alle quote possedute, nellecooperative gli avanzi di gestione rimangono nelpatrimonio sociale e vengono destinati agli investi-menti ed allo sviluppo delle attività di impresa edall’istituzione di servizi comuni.

In quanti bisogna essere per creare una cooperativa?I soci di una cooperativa devono essere almeno tre. A seconda del numero di soci, diverso sarà il gradodi snellezza burocratica e amministrativa.

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2.Cenni di storia della cooperazione

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BOLOGNA CITTÀ DELLA COOPERAZIONE

Bologna e la sua provincia rappresentano senza dub-bio una delle culle italiane del movimento coopera-tivo. Le prime cooperative sono nate oltre un secolo emezzo fa e in questo territorio si sono sviluppateesperienze cooperative appartenenti alle grandi fami-glie politiche e culturali del paese. Oggi le cooperative bolognesi che fanno riferimento aConfcooperative e Legacoop (le due maggiori centralicooperative italiane) sono più di 530, con un valoredella produzione di 17 miliardi di euro, oltre un mi-lione di soci, e un numero di persone occupate che su-pera le 58 mila unità (anche al di fuori della provinciadi Bologna, trattandosi in alcuni casi di aziende diimprese con respiro nazionale). Pur potendo esserecollocate nella gran parte dei casi nella categoriadelle piccole e medie imprese, occorre osservare cometra le prime 33 imprese censite per fatturato a Bolo-gna, 13 sono cooperative e sono addirittura 4 le coo-perative fra le prime 6 imprese cittadine.Sono cooperative appartenenti a tutti i settori del-l’economia: da quello primario propriamente detto, aquello industriale (industria delle costruzioni, indu-stria manifatturiera, incluso l’agroindustria), al ter-ziario. In quest’ultimo ambito si annoverano banche,servizi di consulenza, servizi innovativi all’economia,cultura e turismo. Una parte importante delle coope-rative poi è impegnata nei servizi alla persona e acreare innovazione nelle attività di servizio tradizio-nali (logistica e global service).Le cooperative hanno certamente trovato in questaterra un terreno fertile nella cultura del fare insiemee rappresentano un valore della ricchezza prodottaben superiore al 7%, che rappresenta il valore del PILitaliano creato dalle cooperative.Rispetto ad altre forme di impresa, la cooperazione èper sua natura legata alla dimensione locale, al terri-torio, al luogo dove vivono i soci. Per il suo radica-mento e per la sua significatività economica e sociale,qui la cooperazione ha rappresentato e rappresentaun elemento importante del modello di sviluppo e di

coesione sociale del territorio.Ma la cooperazione non rappresenta a Bologna sola-mente un fenomeno economico, per quanto di dimen-sioni rilevanti.Nate e cresciute dall’esigenza di tutelare e valoriz-zare l’apporto lavorativo, di produzione o di consumodei soci, le cooperative della provincia di Bologna sipresentano come aziende fortemente legate al territo-rio che possono esprime peculiarità che hanno unqualche interesse anche da punto di vista turistico.In campo enogastronomico, ad esempio, sono presentiesempi di valorizzazione di produzioni locali di qua-lità (tradizionali, biologiche, di origine), accanto arealtà che gestiscono oasi naturalistiche, fattorie di-dattiche, agriturismi, punti di vendita diretta di pro-dotti. Una tale varietà permette di affiancare percorsipiù tipicamente agro-alimentari ad altri storico-ter-ritoriali o faunistico-ambientali.In altri settori ci sono realtà che valorizzano l’arti-gianato artistico o il recupero degli antichi mestieri.Alcune cooperative hanno poi sedi di interesse storicoe artistico o musei interni.Queste poche note possono servire per dare l’idea diuna ricchezza espressa dal territorio attraversoaziende fortemente radicato in esso.

I PROBI PIONIERI DI ROCHDALE

Le cooperative, come noi le conosciamo, nasconoverso la metà dell’800, in Inghilterra. L’Inghilterraera – in quel periodo – il paese più “tecnologica-mente avanzato”, che aveva risentito più degli altridegli effetti economici e sociali della Rivoluzione In-dustriale. Masse di contadini e artigiani abbandona-vano le campagne e gli antichi mestieri attratti nellecittà dall’esigenza di manodopera da parte delle fab-briche, con l’illusione di poter accedere a condizionidi vita migliori. In realtà, l’inurbamento selvaggio, lescarse condizioni igieniche di vita e di lavoro, l’as-senza pressoché totale dei diritti sindacali provoca-vano condizioni di miseria, di fame e di ipersfrutta-

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mento della manodopera da parte dei proprietari deimezzi di produzione. Le cooperative si manifestano proprio in questo pe-riodo come un sistema di autodifesa della classe ope-raia: “se il padrone ci sfrutta, allora noi ci organiz-ziamo”, per poter risparmiare sulla spesa, per poteravere una casa, per non essere sfruttati sul posto dilavoro. I primi esperimenti cooperativi risalgono in realtàfra la fine del ‘700 e inizi ‘800: furono tanti e anchemolto interessanti ma pochi durarono. Molte coopera-tive venivano costituite con entusiasmo, spesso suimpulso di imprenditori o intellettuali illuminati marisultava difficile far “quadrare i conti”: il loro prin-cipale problema era la gestione. I motivi politici eumanitari erano sempre più forti di quelli economici,e questo indeboliva fortemente lo sviluppo delle coo-perative nel loro aspetto di imprese. Per questo mo-tivo, si parla – per questa prima fase di sviluppodella cooperazione – di “socialismo utopico” per in-tendere forme di collettivizzazione della proprietà ela costituzione di comunità armoniche fra capitale elavoro.La nascita della “cooperazione moderna” viene fattarisalire convenzionalmente al 1844: sempre in Inghil-terra, nella città di Rochdale, vicino a Manchester, ungruppo di sedici tessitori e minatori fondano quel-l’anno una piccola cooperativa di consumo – la Roch -dale Equitable Pioneers Society – che vendeva ini-zialmente pochissimi generi di prima necessità. Lacooperativa di Rochdale, i c.d. “Probi pionieri di Ro-chdale”, formularono uno statuto che poi – adottatoda tutte le cooperative – divenne la base del grandesviluppo mondiale della cooperazione. La Cooperativadi Rochdale si prefiggeva di “assicurare il benesseremateriale e migliorare le condizioni familiari e so-ciali degli aderenti”. I sette principi di Rochdale (1.Libera adesione (“porta aperta”), 2. Controllo demo-cratico (“una testa un voto”), 3. Ristorno sugli acqui-sti, 4. Interesse limitato al capitale, 5. Neutralità po-litica e religiosa, 6. Vendita a contanti, 7. Sviluppodella educazione) sono ancora oggi la base del movi-

mento cooperativo mondiale e furono infatti la baseper il punto di partenza per lo sviluppo dell’AlleanzaCooperativa Internazionale (ICA), fondata nel 1895. Il principio più rivoluzionario, fra i principi rochda-liani, che segna la modernità della cooperazione eche la distingue dalle forme di socialismo utopicoprecedente, fu quello della “vendita a contanti”. Inaltri termini, i Probi Pionieri di Rochdale compre-sero che gli interessi di lungo periodo dei soci sirealizzavano solamente se l’impresa era sana e com-petitiva. La grande “invenzione” di Rochdale è statoproprio il riconoscimento dell’importanza dell’im-presa, che non deve essere mai considerata di minorrilievo rispetto alle intenzioni sociali e umanitarieper cui nasceva la cooperativa.

LA NASCITA DELLA COOPERAZIONE IN ITALIA

In Italia il movimento cooperativo nasce in forma diSocietà di mutuo soccorso. Dopo la promulgazionedello Statuto Albertino, nel 1854 la Società degli Ope-rai di Torino apre la prima cooperativa italiana, ilMagazzino di Previdenza per fronteggiare una gravecarestia ed il conseguente aumento del prezzo dei ge-neri alimentari. Due anni dopo verrà costituita laprima cooperativa italiana di produzione e lavoro,l’Associazione artistico vetraria di Altare (Savona).Promosse da liberali e da repubblicani mazziniani, lecooperative trovano vasto consenso e arricchiscono ilmovimento politico e sindacale di emancipazione deilavoratori. La cooperazione viene considerata stru-mento non conflittuale delle classi subalterne nellosviluppo economico, quindi utile all’intera organizza-zione sociale. Dopo l’Unità d’Italia, negli ultimi decenni del XIX se-colo, il processo di industrializzazione e di sviluppoeconomico delle regioni settentrionali si accompagnacon lo sviluppo della cooperazione. La cooperazioneitaliana si sviluppa soprattutto come cooperazione dilavoro, a differenza degli altri Paesi, dove la coopera-zione è soprattutto di consumo, di credito, di abita-

zione e tra contadini. Ciò è dovuto anche al grandeimpegno dei sindacati operai, che promuovono diret-tamente la costituzione di cooperative, soprattutto trai braccianti delle campagne.A Milano, nel 1886, nasce la Federazione delle SocietàCooperative Italiane, che nel 1893, durante il quintocongresso, tenutosi a Sampierdarena, assume la deno-minazione di Lega delle Cooperative e Mutue. Si trattadi una associazione unitaria formata da cooperative, icui aderenti si ispirano a correnti politico-sociali so-cialiste, repubblicane, liberali e radicali. L’emanazione della enciclica “Rerum Novarum” daparte di Papa Leone XIII nel 1891 favorisce nei catto-lici una crescita di consapevolezza ed una matura-zione rispetto alle problematiche sociali in generale,ed in particolare a quelle del lavoro. Ciò funge da sti-molo per una presenza attiva dei cattolici nella vitaeconomica e politica nel paese, che si esprimerà conspeciale intensità nel settore della cooperazione. Daquesto momento ed a partire dai contenuti di questaenciclica si sviluppa un intero filone di pensiero, cuiverrà dato il nome di “Dottrina Sociale della Chiesa”,che diviene il punto di riferimento fondante per tuttii cattolici impegnati nel mondo della cooperazione.Nel 1919 la componente cattolica del movimento coo-perativo italiano dà nascita alla “Confederazione Coo-perativa Italiana”, Confcooperative.

IL GOVERNO GIOLITTI E IL FASCISMO

Le cooperative si sviluppano in tutti gli ambiti del-l’attività economica e la loro nascita e la loro crescitaaccompagnano le diverse fasi della vita economica epolitica del paese.Durante il periodo del governo liberale di GiovanniGiolitti lo sviluppo della cooperazione fu favorito daalcune leggi, tra queste quella che ammetteva i con-sorzio di cooperative agli appalti di lavori pubblici(1909). Per Giolitti il movimento operaio andava in-globato nel sistema. Egli sosteneva la necessità di at-tenuare le contrapposizioni di classe ed in questo la

cooperazione veniva vista come un valido strumentoda valorizzare ma al contempo controllare. Il Fascismo, nel periodo tra il ‘19 ed il ‘24, colpì du-ramente la cooperazione. Alle violenze e alle devasta-zioni delle cooperative e delle Case del popolo, seguìlo scioglimento degli organi amministrativi democra-ticamente eletti e la nomina di esponenti fascisti acommissari straordinari. Durante il Fascismo la coo-perazione venne penalizzata per la sua forte vici-nanza al Partito Socialista, ma non venne eliminata. Aivertici di molte cooperative vennero posti esponentifascisti, in alcune realtà si procedette alla costitu-zione di cooperative fasciste. Altre cooperative nac-quero spontaneamente, anche se poi le difficoltà eco-nomiche le costrinsero a cercare appoggio presso gliesponenti fascisti locali. Il Fascismo vedeva nelle coo-perative uno strumento di governo delle masse opera-rie, da controllare e da piegare ai propri fini ma nonda eliminare. Per questo motivo, il Fascismo sciolse laLega delle Cooperative e Confcooperative, ma istituì alsuo posto un organismo di rappresentanza di emana-zione statale, l’Ente Nazionale Fascista della Coopera-zione, con cui si inquadrarono le cooperative nell’or-dinamento corporativo. Alla sistematica devastazione portata avanti dal re-gime fascista fecero seguito i pesanti effetti del se-condo conflitto mondiale che coinvolsero, natural-mente, la cooperazione e le sue organizzazioni di ri-ferimento, al pari di tutte le altre realtà socio-econo-miche del Paese. Tali effetti, tuttavia, non impedironoa molti cooperatori di tener vivi lo spirito ed i prin-cipi della cooperazione. Ciò costituì la premessa sullabase della quale verrà realizzata una rapida “rico-struzione cooperativa” quando, terminata la guerra,venne restaurata la libertà e si affermarono i principidemocratici.

DALLA RESISTENZA ALLA RICOSTRUZIONE

Nel 1948 entrò in vigore la Costituzione, che all’art.45 sancì l’importanza, il ruolo e la funzione sociale

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Cenni di storia della cooperazione COOPYRIGHT | 19

della cooperazione, il cui riconoscimento costituiscela premessa dell’impegno dello Stato a favorirne epromuoverne la crescita con i mezzi più adeguati.Nell’immediato dopoguerra Legacoop e Confcoopera-tive si ricostituirono autonomamente. Nel 1952, a se-guito della scissione socialdemocratica, nacque anchel’AGCI (Associazione Generale delle Cooperative Ita-liane), la terza centrale cooperativa riconosciuta, acui aderirono le cooperative di ispirazione laica e re-pubblicana.Sull’onda del progresso economico degli anni cin-quanta e sessanta la cooperazione godette di uno svi-luppo dimensionale e qualitativo molto rilevante,anche se la cooperazione dell’immediato dopoguerraera polverizzata in una miriade di piccole e piccolis-sime unità. Cominciò in quegli anni un lungo processodi razionalizzazione del movimento cooperativo el’acquisizione di sempre maggiori dimensioni azien-dali, per competere proficuamente nel mercato, attra-verso fusioni e concentrazioni e integrazioni attra-verso lo strumento dei consorzi. Questo impegno, con-tinuo e strutturale, unito ai processi di accumulazionee rafforzamento patrimoniale, hanno portato il movi-mento cooperativo alla realtà dei giorni nostri. Nel dopoguerra la cooperazione si caratterizzava comeun sistema di organizzazione volontaria, nel quale eraassolutamente prevalente il carattere sociale ed ilfine antispeculativo, composta da imprese la cui ge-stione realizzava la forma più completa di democraziaeconomica e l’azione delle quali costituì la più validasalvaguardia dell’interesse dei soci, ma ugualmentedell’interesse pubblico.Negli anni del miracolo economico, la cooperazionematurò una cultura imprenditoriale ed una consapevo-lezza delle proprie possibilità che la spinsero a misu-rarsi proficuamente con il mercato, anche se il suc-cesso economico è probabilmente più legato ai de-cenni successivi, quando il movimento cooperativo di-mostrò un indiscutibile dinamismo in fasi di generalerecessione del paese.

LA COOPERAZIONE ITALIANA NEGLI ANNI ’70–’80

Negli anni settanta l’economia italiana dovette affron-tare la più grave crisi del dopoguerra. Ciononostantequelli furono gli anni di un eccezionale sviluppo delmovimento cooperativo in tutti i settori anche inquelli di grande prospettiva: i servizi al territorio ealla persona, il turismo, la cultura. Il movimento cooperativo dimostrò in queste circo-stanze uno dei suoi connotati storici, quello di risen-tire meno delle altre imprese degli effetti della crisieconomica. Negli anni ottanta prosegue lo sviluppo ela razionalizzazione delle imprese cooperative attra-verso processi di fusione e concentrazione. Sulla scena nazionale, durante gli anni settanta e ot-tanta, il movimento cooperativo si pone come origi-nale protagonista imprenditoriale in un periodo diparticolari difficoltà e, a fronte di questa responsabi-lità, sostiene grandi investimenti, si dota di capacitàmanageriali adeguate alle nuove sfide, riuscendo inquesto modo a conseguire la maturità per svolgere nelpaese la funzione di un importante strumento econo-mico e sociale. Sono gli anni in cui viene lanciato e siafferma come il terzo settore dell’economia.

LA COOPERAZIONE ITALIANA DAGLI ANNI ’90 A OGGI

Negli anni novanta sono da segnalare interventi legi-slativi importanti come la legge 381 del 1991 che ri-conosce la cooperazione sociale e la legge 59 del ‘92che, per favorire i processi di capitalizzazione dellecooperative, istituisce una nuova figura di socio dicapitale (il socio sovventore) oltre all’obbligo di devo-luzione del 3% degli utili annuali ai fondi per la pro-mozione e lo sviluppo cooperativo, come Coopfond(per Legacoop) e Fondo Sviluppo (per Confcoopera-tive).Più in generale si rileva che gli ultimi vent’anni sonocaratterizzati da una mole di provvedimenti legisla-tivi, non sempre di carattere favorevole alla coopera-zione, come mai prima nella storia del movimento a

testimoniare la crescente importanza in campo econo-mico e sociale e l’acquisita capacità della coopera-zione di dialogare con i Governi ed il Parlamento. Nel2002 si registra uno dei più recenti interventi legi-slativi in campo cooperativo. Si introduce un ricono-scimento del carattere mutualistico delle cooperativesu basi quantitative ai fini della riduzione dei bene-fici fiscali. Seguono ancora iniziative legislative distraordinaria importanza per la cooperazione: lalegge sul socio lavoratore ed i provvedimenti conte-nuti nella riforma del diritto societario. Oggi la coo-perazione si pone all’attenzione degli ambienti eco-nomico-finanziari, delle forze politiche e delle Istitu-zioni per le caratteristiche di impresa, con forti con-notati di impegno sociale, capace di competere sulmercato in funzione concorrenziale. Da una posizioneresiduale ed assistita il cammino della cooperazione èstato lungo, tormentato e difficile. Forte dei suoi va-lori e della partecipazione di soci, lavoratori, produt-tori, utenti e consumatori ha raggiunto posizioni diassoluto rilievo, se si considera che l’insieme dellecentrali cooperative rappresenta il 7% del PIL (Pro-dotto Interno Lordo). La globalizzazione è il processo con il quale anche lacooperazione è chiamata adesso e nei prossimi anni amisurarsi. Il raggiungimento di maggiori dimensioniin relazione al mercato globale, il rafforzamento pa-trimoniale, i modelli di governance societaria e didemocrazia partecipativa che facilitino il ricambiodei gruppi dirigenti e l’affermarsi di sempre più ele-vati livelli di professionalità sono le sfide che atten-dono la cooperazione negli anni a venire.Si tratta di sfide che la cooperazione potrà affrontaree vincere solo mantenendo ed esaltando la sua iden-tità e forte dei valori che si sono tramandati da quasidue secoli a questa parte e che, in gran parte, man-tengono ancor oggi intatta la loro validità. I principi dei Probi Pionieri di Rochdale, mostrano,ancora oggi, dopo più di un secolo e mezzo, la loro at-tualità. Ad essi si sono ispirate le legislazioni e lecooperative di ogni parte del mondo. Nel 1995 al congresso di Manchester dell’Alleanza Coo-

perativa Internazionale, questi principi sono stati op-portunamente aggiornati, per fare fronte alla neces-sità di conciliare i principi di base con le differentirealtà cooperative. I principi così ridefiniti possonoessere considerati una sorta di “minimo comun deno-minatore” nel quale si ritrovano i movimenti coopera-tivi di tutto il mondo:1 ° Adesione libera e volontaria; 2° Controllo democratico da parte dei soci; 3° Partecipazione economica dei soci; 4° Autonomia ed indipendenza dei soci; 5° Educazione, formazione ed informazione; 6° Cooperazione tra cooperative; 7° Interesse verso la comunità.

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3.Il Centro Italiano diDocumentazionesulla Cooperazione e l’Economia Sociale

Riaffermare, ridefinire un’identità che deriva dallastoria permette di affrontare meglio il futuro, rico-noscendo nel rapporto intergenerazionale l’elementoche unisce il passato e il presente della coopera-zione.Per questo è necessario che vi siano luoghi dedi-cati alla conservazione e valorizzazione della me-moria storica.

RISORSE

Il materiale, catalogato e conservato presso il Cen-tro, è organizzato in due Dipartimenti: la sezioneArchivistica e la sezione Biblioteca.

La Sezione Archivistica è costituita da completi ar-chivi di cooperative cessate o incorporate e da pre-gevoli archivi storici di cooperative ancora attive.Sono inoltre raccolti documenti provenienti dalle di-verse associazioni di rappresentanza cooperativaanche di competenza nazionale.La copertura cronologica del materiale si può dataredal 1945 ad oggi, con alcuni fondi di fine Ottocento.Sono presenti:• nuclei archivistici di cooperative cessate, costituitida libri sociali, corrispondenza e documenti ine-renti l’attività specifica svolta. Complessivamente ifondi documentari conservati sono riferibili a 200cooperative;

• archivi storici di cooperative ed associazioni dirappresentanza e di settore ancora attive, il mate-riale è relativo ad alcune decine di enti;

• un archivio delle cooperative sorte a Bologna eprovincia dal 1883 ad oggi (atti costitutivi, statutiverbali di assemblee, per un totale di 10.000 atti);

• un archivio iconografico caratterizzato prevalente-mente da immagini che documentano l’attività isti-tuzionale di enti cooperativi e associazioni(convegni, congressi, celebrazioni) e da alcuni com-pleti archivi fotografici d’impresa riferibili a im-magini di lavoro, ad opere realizzate, a momenti di

vita sociale. Di particolare interesse si segnalal’archivio fotografico dell’Editrice Cooperativa da-tabile dai primi anni ’50 al 1970.

La Sezione Biblioteca ha un patrimonio di 22.000monografie ed è costituita dal materiale bibliogra-fico proveniente dalle strutture di rappresentanza,dalle cooperative e dai privati che hanno donato alCentro le loro raccolte. Il materiale bibliografico,ordinato e catalogato, è costituito principalmenteda monografie di carattere generale sul tema coope-razione: manuali, trattati, raccolte legislative, reso-conti storici, pubblicazioni promosse o riguardantisingole società. È inoltre presente una ricca dota-zione di letteratura grigia che documenta la vitaistituzionale delle centrali cooperative anche nelleloro diramazioni territoriali (atti di congressi, con-vegni e seminari). Sono presenti anche materialimultimediali e documentazione a carattere divulga-tivo sulle cooperative (depliant, opuscoli, bro-chure). I periodici conservati, circa 300 riviste,sono nazionali e locali, con preferenza per le te-state di produzione interna al movimento coopera-tivo (notiziari, bollettini). Sono infine presenti1.500 manifesti consultabili on-line dal catalogodella biblioteca.

EDITORIA

Nel contesto delle attività di promozione e diffu-sione della cultura cooperativa, l’attività editorialepropone titoli raccolti in due collane:

STORIA E STUDI COOPERATIVIIl Centro, nel 2000, ha promosso la nascita di unacollana sulla cooperazione dal titolo “Storia e studicooperativi” pubblicata presso l’editore Il Mulino,che raccoglie all’oggi trenta pubblicazioni. L’inizia-tiva editoriale si propone l’obiettivo di favorire unalettura complessiva della storia e della presenzacooperativa nei vari settori dell’economia e della

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Il Centro Italiano di Documentazione sulla Cooperazione e l’Economia Sociale COOPYRIGHT | 23

società italiana, ospitando saggi e ricerche scienti-fiche.

ESPERIENZE ED IMMAGINI COOPERATIVEDal febbraio 2007 il Centro ha dato vita a questanuova collana, pubblicata presso Clueb, per valoriz-zare e diffondere la cultura cooperativa attraverso letestimonianze di quanti hanno contribuito alla cre-scita economica della cooperazione, consentendole diessere oggi uno dei protagonisti dello sviluppo nelnostro paese.

SERVIZI ON-LINE

CATALOGO DELLA BIBLIOTECASul sito <www.cooperazione.net> è disponibile, perla consultazione on-line, il catalogo della bibliotecache raccoglie oltre 22.000 descrizioni bibliograficheriguardanti monografie, riviste, cd-rom, audiovisivie manifesti.Nella raccolta figurano saggi riguardanti disciplineeconomiche, giuridiche, storiche e sociali, atti dicongressi, convegni e seminari sul movimento coope-rativo italiano, nonché 1.500 manifesti catalogati edigitalizzati, una vera “miniera di comunicazioneper immagini” che testimonia dai primi anni ’50 finoai giorni nostri l’attività di cooperative, associa-zioni di settore e di Legacoop.Si segnalano inoltre, per consistenza e completezzadelle raccolte, i fondi bibliografici versati al centrodall’Associazione Cooperative di Consumo del Di-stretto Adriatico, da Coop Adriatica, da Conad, dal-l’Associazione Nazionale Cooperative di Produzione eLavoro Emilia-Romagna, e dall’Associazione Nazio-nale Cooperative di Servizi e Turismo.

BANCA DATI DELLA RIVISTA“LA COOPERAZIONE ITALIANA” La rivista, pubblicata dal 1887 dalla Federazione na-zionale delle cooperative e a tutt’oggi edita da Lega-coop, copre un arco temporale di oltre cento anni e

testimonia i mutamenti storici, economici, politici esociali del la cooperazione in Italia. La completezzadella collezione posseduta dal Centro ha favorito lacostituzione di una banca dati della rivista che con-tiene la digitalizzazione e l’indicizzazione delle an-nate comprese tra il 1887 ed il 1980. “La cooperazione Italiana” è consultabile on-line al-l’indirizzo www.cooperazione.net

MUSEO VIRTUALE DELLA COOPERAZIONEIl museo virtuale della cooperazione vuole offrireuna testimonianza della forma d’impresa cooperativanello sviluppo dell’economia e della società italianea partire dalle origini, ripercorrendone le tappe, ri-visitandone le articolazioni ideali e le localizzazioniproduttive. Il museo virtuale è un luogo dove si trovadocumentazione sull’articolazione del movimento, sulpensiero cooperativo, su storie di vita, sulla legisla-zione, sui legami con i movimenti cooperativi al-l’estero, ma è anche un luogo che guarda al futurocon le sue sale dedicate alla formazione cooperativae alle modalità per costituire nuove cooperative, aidibattiti e alla stampa.

NETWORK ITALIANO SULLA COOPERAZIONE E L’ECONOMIA SOCIALEIl Network è stato realizzato mediante il censimentoe la mappatura dei luoghi presso i quali sono con-servate fonti documentarie sul movimento coopera-tivo a livello nazionale. I dati censiti sono statiraccolti in un database consultabile via Internet emediante un apposito motore di ricerca è possibile,attraverso la consultazione del Network, individuaresul territorio nazionale la presenza di archivi storicicooperativi e il loro contenuto documentario.

BIBLIOCOOP - BIBLIOGRAFIA ITALIANA SULLA COOPERAZIONE I riferimenti contenuti nella banca dati riguardano11.000 notizie bibliografiche di argomento coopera-tivo. La banca dati, periodicamente incrementata conle nuove acquisizioni della biblioteca, è predisposta

ad accogliere ulteriori aggiornamenti. La bibliogra-fia costituisce un primo tentativo di “censimento si-stematico” delle informazioni, con il proposito diricostruire un quadro che abbracci l’intero territo-rio nazionale.

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4.Legacoop Bologna

26 | COOPYRIGHT Legacoop Bologna

PROFILO

Legacoop Bologna è un’associazione d’impresa cheopera sul territorio bolognese per promuovere lo svi-luppo della cooperazione, della mutualità e della soli-darietà, per stimolare i rapporti economici esolidaristici fra le cooperative aderenti, e per favo-rire la diffusione dei principi e dei valori coopera-tivi. È l’espressione territoriale della LegacoopNazionale.

Legacoop Bologna associa 235 imprese che insiemerealizzano oltre 11,4 miliardi di euro di valore dellaproduzione, oltre 1.200.000 di soci e circa 40.000persone occupate (anche fuori dalla provincia di Bo-logna, trattandosi spesso di imprese con respiro na-zionale). Tra le prime 33 imprese censite perfatturato a Bologna, 13 sono cooperative. Sono addi-rittura 4 le cooperative presenti fra le prime 6 im-prese cittadine.

Gli obiettivi prioritari di Legacoop Bologna sono:• la rappresentanza delle cooperative associate e la

tutela dei loro interessi;• il presidio dell’identità cooperativa e la promozionedel sistema dei valori che la motivano;

• la promozione e la nascita di nuove cooperative;• l’assistenza, attraverso una rete di servizi, alle as-

sociate (formazione, consulenza giuridica, consu-lenza fiscale, servizi amministrativi, consorzi fidi);

• la regia di sistema, al fine di favorire il prodursidelle migliori condizioni per lo sviluppo delle coo-perative;

• la vigilanza, per conto di Legacoop Nazionale.

Fondata nel 1886, Legacoop Nazionale è la più anticadelle organizzazioni cooperative italiane. Legacoop aderisce all´ICA, International CooperativeAlliance, ed è presente in Italia con una vasta artico-lazione organizzativa nazionale, regionale, provin-ciale e territoriale. Le cooperative aderenti aLegacoop sono oltre 16.000, attive in tutti i settori

produttivi, con 7.700.000 soci, oltre 400.000 occupatie un fatturato complessivo di 50 milioni di euro.

LA CARTA DEI VALORI

1. Il socio è il nucleo originario di ogni forma di mu-tualità e rappresenta il primo riferimento concretodell’azione cooperativa.

2. Le imprese cooperative svolgono il proprio ruoloeconomico a favore dei cooperatori, delle generazionifuture, della comunità sociale. Esse offrono ai propripartecipanti sicurezza, vantaggi e riconoscimenti inproporzione al concorso individuale di ognuno.

3. La principale risorsa della cooperazione è rappre-sentata dagli individui che ne fanno parte. Ogni coo-perativa deve valorizzarne il lavoro, stimolarne ericonoscerne la creatività, la professionalità, la capa-cità di collaborare per il raggiungimento degli obiet-tivi comuni.

4. Il cooperatore si manifesta innanzitutto con il ri-spetto per le persone. Al cooperatore si richiede fran-chezza, spirito di giustizia e senso di responsabilità,qualunque sia il suo ruolo o la sua posizione.

5. Le imprese cooperative si manifestano con la qua-lità dei lavori che si svolgono, la trasparenza, l’onestàe la correttezza dei comportamenti.

6. La cooperazione considera il pluralismo sempre unbene. Nei rapporti che intrattiene con le altre forzeeconomiche, politiche e sociali essa rispetta la loronatura, opinione, cultura e agisce secondo la propriaoriginalità, autonomia, capacità di proposta.

7. L’esistenza della cooperazione, il suo segno distin-tivo, la sua regola sono fondati sul principio di soli-darietà. Al fondo di ogni relazione o transazione trasoggetti economici esistono sempre i rapporti umani.

Legacoop Bologna COOPYRIGHT | 27

8. La cooperazione interpreta il mercato come luogo diproduzione di ricchezza, di rispetto della salute edell’ambiente, di sviluppo dell’economia sociale. Essaagisce nel mercato non solo in osservanza delle leggi,ma secondo i principi di giustizia e utilità per i pro-pri soci e per la collettività.

9. La cooperazione concorre allo sviluppo del mercatomigliorando le imprese esistenti e creandone dinuove; organizzando la domanda, rispondendo ai bi-sogni della collettività. Con questi significati essa in-tende la promozione cooperativa.

10. La cooperazione considera il diritto e il rischio difare impresa come manifestazioni di libertà.

11. La cooperazione regola i rapporti interni sullabase del principio di democrazia. Le imprese coopera-tive realizzano compiutamente le proprie finalità as-sociandosi nel movimento cooperativo, che promuovele relazioni tra di loro, che ne valorizza i patrimonicollettivi, garantendo le adeguate forme di controllo.

12. La mutualità cooperativa, definita dai principidell’Alleanza Cooperativa Internazionale, non è soloun modo di produrre e distribuire la ricchezza piùadeguato agli interessi dei partecipanti, ma una con-cezione dei rapporti umani. La cooperazione trova leproprie radici nel valore dell’imprenditorialità asso-ciata, ricerca il proprio sviluppo nel mercato, consi-dera proprio fine il miglioramento delle condizionimateriali, morali e civili dell’uomo.

5.Confcooperative Bologna

30 | COOPYRIGHT Confcooperative Bologna

La Confederazione Cooperative Italiane – di cuiConfcooperative è la denominazione abbreviata –è una organizzazione, giuridicamente ricono-sciuta, di rappresentanza, assistenza e tutela delmovimento cooperativo e delle imprese sociali.Si ispira ai principi cooperativi, fissati dall’ ACI (Al-leanza Cooperativa Internazionale) e, in ragione dellafunzione sociale costituzionalmente riconosciuta (art.45) alla cooperazione, ne promuove lo sviluppo, lacrescita e la diffusione attraverso le azioni di volta involta più adeguate.L’articolo 1 dello Statuto riconosce altresì che l’azionedi Confcooperative si ricollega ai principi ed alla tra-dizione della dottrina sociale della Chiesa.Confcooperative ha una presenza capillare sututto il territorio nazionale, con un’organizza-zione che si articola orizzontalmente in:

• 22 Unioni regionali• 81 Unioni provinciali• 7 Unioni interprovinciali.

Confcooperative si struttura settorialmente in 8 Fede-razioni nazionali e nel Segretariato Mutue.Confcooperative, nata nel 1919, si conferma leader trale associazioni di rappresentanza del movimento coo-perativo in Italia, per numero di imprese coopera-tive (20.284), per addetti (534.996) per fatturato(con 60.670 milioni di euro di cui 7.000 milioni dieuro di interessi attivi, proventi assimilati e commis-sioni attive delle Banche di Credito Cooperativo).Il sistema Confcooperative è articolato in otto settori(abitazione, agroalimentare, consumo e distribuzione,cultura turismo sport, lavoro e servizi, pesca, socialee credito cooperativo).Attraverso la sua funzione di rappresentanza e il suosistema di servizi per le imprese associate sul terri-torio provinciale, Confcooperative Bologna dal 1948promuove la cooperazione stabilendo rapporti con glienti locali e con il tessuto sociale ed imprenditoriale;informa sulle novità e gli adempimenti di caratterefiscale, societario e amministrativo, sulle opportunità

di finanziamenti agevolati, sulla legislazione cor-rente; assiste le aziende nei processi amministrativie gestionali; vigila sulle cooperative per delega mini-steriale, favorendo l’autenticità del modello coopera-tivo.A Confcooperative Bologna aderiscono 264 impreseche rappresentano 57 mila soci. Gli addetti sonocirca 16 mila e il valore della produzione è di circa4 miliardi di euro. 6 sono le Banche di Credito Coo-perativo.

La cooperazione che si ispira ai principi della scuolasociale cristiana:

• valorizzando la persona umana;• integrando l’iniziativa del singolo con la realizza-zione, su base volontaria, del libero principio asso-ciativo;

• assicurando il suo inserimento nella vita economicae sociale;

presta un concorso insostituibile all’organizzazione diuna compiuta società democratica.

(Dal preambolo dello Statuto di Confcooperative)

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