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Anno 2 Numero 3 - III/2007
INTERVISTA A STEFANO ZAMAGNIa cura di Giancarlo Roversi
PIÙ CONOSCENZA PER UNA MIGLIORE ASSISTENZAFurio Zucco
L’HOSPICE NEL MONDO ANGLOSASSONEAnnette Welshman
COME LAVORA L’EQUIPE NELL’HOSPICE MT.C. SERÀGNOLIDanila Valenti
L’INAUGURAZIONE DEL CENTRO DI FORMAZIONEE DI RICERCA IN CURE PALLIATIVERoberto Venturi
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QUALITÀ E VISIONE
di Vera Negri Zamagni /pag 3
PIÙ CONOSCENZA PER UNA MIGLIORE ASSISTENZA
di Furio Zucco /pag. 4
AGENZIA PER LE ONLUS: INIZIA L’ “ERA ZAMAGNI”
a cura di Giancarlo Roversi /pag. 6
L’HOSPICE NEL MONDO ANGLOSASSONE
di Annette Welshman /pag.8
COME LAVORA L’EQUIPE NELL’HOSPICE MT.C. SERÀGNOLI
di Danila Valenti /pag.10
QUANDO LA SOLIDARIETÀ DIVENTA CONTAGIOSA
di Nicola Bedogni /pag.11
SULLA STRADA DI CASA
di Roberto Venturi /pag.12
a cura di Sara Simonetti /pag.15
HOSPESPeriodico della Fondazione HospiceMariaTeresa Chiantore Seràgnoli OnlusAnno 2 Numero 3 - III/2007
Direttore EditorialeVera Negri Zamagni
Direttore ResponsabileGiancarlo Roversi
RedazioneFondazione HospiceMariaTeresa Chiantore Seràgnoli Onlusvia Marconi 43/45 - 40010 Bentivoglio (Bo)
Progetto graficoCarré Noir
StampatoreGrafiche Damiani S.r.l.
FotografieCircolo Fotocineamatori Pontevecchio Bologna,Mauro Zaghi, Mario Rebeschini, EIKON Studio,Getty Images
Per informazioniTel. 051 [email protected]
Autorizzazione del Tribunale di Bolognan. 7434 del 1 giugno 2004
EDITORIALE
RIFLESSIONI E DIBATTITI
IL CAMMINO DELLE CURE PALLIATIVE IN ITALIA
APPROFONDIMENTI
IL MODELLO DI HOSPICE IN ITALIA
CAMST PER L’HOSPICE
I NOSTRI EVENTI
DICONO DI NOI
SO
MM
R
IO
a
QUALITÀ E VISIONEuna piccola “cittadella” aperta al contributo di tutti
Carissimi Lettori,
in questo numero di HOSPES il focus è incentrato su uno dei tasselli del mosaico delle attività che ruotano attorno
all’Hospice MT.C. Seràgnoli, ossia sul Master in “Organizzazione, Gestione e Assistenza in Hospice”, che è stato
inaugurato ufficialmente il 24 febbraio 2007 nell’apposita sede ristrutturata sita vicino all’Hospice di Bentivoglio.
Con l’attivazione del Master, che si configura come la prima iniziativa del Centro di Formazione e di Ricerca in Cure
Palliative appena costituito, l’Hospice non è più un presidio sanitario isolato nella campagna, ma sta assumendo la
configurazione di una piccola “cittadella” di pensiero, azione e comunicazione nel campo delle Cure Palliative, e non solo.
E lo fa con due linee ispiratrici di fondo: qualità e visione. Qualità, perchè è oggi straordinariamente importante
aumentare la qualità nei servizi alla persona. Se è vero che le imprese di successo mirano alla qualità dei prodotti per
poter validamente competere, non sarà tanto più vero che la migliore qualità debba essere offerta in servizi quali quelli
resi da un Hospice, in cui è la dignità stessa della persona umana ad essere in questione? Visione, perché oggi in un mondo
in continua evoluzione non si può veramente raggiungere la migliore qualità senza essere all’avanguardia nel campo delle
innovazioni e coniugare dunque l’attività pratica di cura con quelle di ricerca e formazione, oltre che con la
comunicazione. Per poter realizzare un così ambizioso obiettivo in un tempo relativamente breve c’è voluto il concorso
di molti, che desidero qui ringraziare di cuore a nome di tutti coloro che lavorano per l’Hospice, non solo per il loro
contributo materiale e professionale, ma per la testimonianza che hanno dato e continuano a dare di saper comprendere la
validità del progetto e di voler spendere un po’ del loro tempo e/o delle loro risorse per apportarvi consistenza e continuità.
La nostra “cittadella” non ha mura: è aperta a tutti coloro che desiderano entrare per collaborarvi.
Vera Negri Zamagni*
* Presidente dell’Associazione Amici dell’Hospice MT.C. Seràgnoli
(3
EDITORIALE
Quasi ogni mese si assiste all’inaugurazione di un nuovo
Hospice: un risultato eccezionale se si pensa che solo 5 anni fa
queste strutture in Italia non erano più di 10 mentre ora se ne
contano 117 con 1.352 posti letto ed entro 2 anni potremo
annoverarne 256 con 2.891 posti letto.
Problemi quali l’assistenza ai malati in fase avanzata e terminale
o la lotta contro la sofferenza inutile sono fortunatamente
usciti dallo stretto ambito delle pubblicazioni scientifiche
mentre gli organi di comunicazione sia a stampa che
radiotelevisivi affrontano con una certa continuità argomenti
sino a poco tempo fa pressochè messi al bando: “vietati” il
morire, i nodi etici e bioetici alla fine della vita, i diritti dei
malati inguaribili a vivere con dignità, la necessità di utilizzare
senza paura la morfina e gli oppioidi nel trattamento del
dolore, la denuncia dell’arretratezza delle strutture e
dell’organizzazione sanitaria ed assistenziale pubblica nel dare
risposte concrete ed adeguate. Senza dimenticare che le
Organizzazioni Non Profit-ONP italiane attive nell’aiuto al
malato inguaribile e alla sua famiglia, sono 194 e appaiono in
costante crescita numerica. Si tratta di Associazioni anche di
rilevanza nazionale ma, soprattutto, di soggetti fortemente
inseriti a livello delle comunità sociali di riferimento.
A completare questa nuova realtà è l’acquisizione sempre più
generalizzata del termine “Cure Palliative”, inteso nel suo
significato più autentico, quello di “cure che servono a
proteggere anche la persona più fragile, come, ad esempio,
quella giunta alla fine del proprio percorso di vita”. Purtroppo
in larghe fasce della popolazione italiana, è ancora recepito un
significato a valenza negativa, quello di “cure che non servono
ad arrivare alla radice del problema e perciò, di fatto, inutili”.
Per correggere questa opinione il Ministero della Salute e gli
Assessorati regionali alla Sanità, con forte pragmatismo già da
anni hanno inserito nelle proprie normative le definizioni
“Cure Palliative”, “reti delle Cure Palliative”, “approccio
palliativo”, comprendendone appieno il carattere innovativo.
Era infatti ormai ineludibile la necessità di dare risposte
concrete alle giuste istanze delle famiglie degli oltre 250.000
malati che ogni anno muoiono nel nostro Paese dopo aver
attraversato la “fase terminale di malattia”. Una definizione,
questa, insieme terribile e cruda, ma realistica del periodo
drammatico che caratterizza gli ultimi mesi di vita dello 0,4 %
della popolazione italiana. Anno dopo anno milioni di
cittadini, affrontano, in completa solitudine, le difficoltà di
questa fase: il dolore e molti altri gravi disturbi fisici, psichici,
emotivi, relazionali sono gli inevitabili “compagni” dell’epilogo
della vita a causa di una malattia inguaribile. A queste
tribolazioni, che mettono a dura prova tutto il nucleo
famigliare, a volte disgregandolo, si può trovare risposta
confortante solo attraverso continui “percorsi di guerra” dei
famigliari tra servizi ed operatori tra loro scollegati, con la forte
consapevolezza di una modalità estemporanea e scoordinata di
affrontare problemi sempre uguali nel tempo. Il procurarsi la
morfina (sino a poco tempo fa c’era solo quella a disposizione),
una sedia a rotelle o un letto articolato o un materassino anti-
decubito a casa, il richiedere una visita domiciliare del medico
e dell’infermiere, magari il sabato e la domenica o la notte,
ottenere l’assegno di accompagnamento, il sostegno di uno
psicologo, la presenza di un volontario… Tutto ciò avveniva ed
ancora avviene nella maggior parte dei casi, attraverso un
continuo ed estenuante impegno individuale. Il carico
economico per la famiglia, solo 2 anni fa, è stato calcolato in
circa 3-400 Euro la settimana. Inoltre può ricevere una risposta
adeguata ai bisogni solo chi ha la fortuna di abitare in zone del
Paese nelle quali il germe delle Cure Palliative è cominciato a
crescere fin dalla fine degli anni 70.
Il medico di famiglia cosa poteva e può fare, da solo, senza una
équipe territoriale e senza i rudimenti culturali essenziali nella
terapia del dolore e dei sintomi? Ma non basta. Infatti se la
famiglia non ce la faceva o il malato richiedeva un ricovero “di
sollievo”, sino a pochi anni fa la risposta era solo quella di un
ricovero in reparti ospedalieri “per acuti”, ossia in reparti
classici di medicina e chirurgia la cui équipe è preparata solo
PIÙ CONOSCENZA PER UNA MIGLIORE ASSISTENZAFurio Zucco*
(4
IL CAMMINO DELLE CURE PALLIATIVE IN ITALIA - 1
IL CAMMINO DELLE CURE PALLIATIVE IN ITALIA - 1
(5
per trattare pazienti con malattie guaribili. Gli Hospice sino al
2002 non erano più di 5 in tutta Italia. E il ricovero, poteva
avvenire solo se si riusciva a passare il “filtro/barriera” del
Pronto Soccorso, grazie alla sensibilità di medici e infermieri
sempre in lotta con la mancanza di posti letto. I reparti
ospedalieri e gli stessi operatori sanitari non erano preparati
culturalmente, strutturalmente e organizzativamente
all’assistenza ai malati ormai spacciati in una fase storica di
pensiero nella quale l’inguaribilità e la morte non dovevano
esistere a fronte delle conquiste della medicina, della chimica e
della tecnologia.
A questa situazione, molti hanno cercato di dare una risposta.
Innanzitutto sono entrate in campo le Organizzazioni Non
Profit che, da sole, dalla fine degli anni ‘70 all’inizio degli ‘80,
hanno difeso i bisogni che le centinaia di migliaia di malati e i
loro famigliari non erano in grado di far valere.
Senza dimenticare che in più inizialmente devono affrontare la
fase di elaborazione del lutto e, successivamente, entrano in un
meccanismo psicologico di “rimozione/negazione/senso di
colpa e di impotenza”. Di conseguenza non erano in grado di
costituire gruppi organizzati di pressione sociale finalizzati a
rappresentare presso le Istituzioni la risoluzione di problemi di
straordinaria drammaticità. Questo senso di impotenza veniva
a volte alleviato da qualche più o meno generosa donazione a
Istituti dedicati alla ricerca in “cure di guarigione”. Ricordo, fra
tutti, lo slogan che risuonava in tutta Italia quando ero un
medico alle prime armi: “Il Cancro sconfitto nel 2000”, in
grado di permettere a uno di questi enti di raccogliere milioni e
milioni di euro, neanche in minima parte investiti nella ricerca
sulle Cure Palliative.
Oggi 57 ONP sono associate alla Federazione Cure Palliative
(www.fedcp.org), fondata nel 1999 a Milano e ora presieduta
da Francesca Floriani, della quale sono orgoglioso di essere
stato Presidente dalla sua fondazione sino al 2004.
La Federazione è attualmente uno dei “motori” del movimento
delle Cure Palliative Italiane.
Senza dubbio, però, un momento fondamentale nel loro
sviluppo è stata la fondazione della Società Italiana di Cure
Palliative-SICP avvenuta a Milano, nel 1986. Istituita da
Vittorio Ventafridda e da lui presieduta sino al 1994, è l’unica
Società Scientifica italiana che ha l’obiettivo statutario
principale di promuovere la conoscenza, il progresso e la
diffusione delle Cure Palliative in campo scientifico, clinico
e sociale.
(1-continua)
* Presidente della Società in Cure Palliative
RIFLESSIONI E DIBATTITI - 1
Il professor Stefano Zamagni, docente di Economia
all’Università di Bologna, è il nuovo presidente dell’Agenzia per
le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, le ONLUS per
intenderci. A lui spetta tra l’altro non solo il merito di essere
stato l’estensore della “legge ONLUS” (il decreto legislativo
460/97) ma anche quello di avere portato al rango di disciplina
universitaria il “pensiero” sul terzo settore. Il suo incarico, che
ha ricevuto un consenso unanime e trasversale, arriva allo
scadere dei primi cinque anni di attività dell’Agenzia, finora
guidata da Lorenzo Ornaghi, Rettore della Università Cattolica
di Milano. Sono molte le attese che gli operatori della sfera
sociale, il mondo scientifico e quello del volontariato affidano a
quella che viene già definita “l’era Zamagni”. Per saperne di
più ci rivolgiamo al diretto interessato ancora fresco di nomina.
Quale sarà il suo programma, la sua agenda, come nuovo
Presidente della Agenzia per le ONLUS?
Innanzitutto desidero esprimere un sincero ringraziamento al
mio predecessore il professor Lorenzo Ornaghi e ai consiglieri
del primo mandato dell’Agenzia per il lavoro svolto. Non si
tratta di un ringraziamento di circostanza, perché, se si
considera che l’Agenzia è nata dal nulla, senza alcun modello
organizzativo cui poter attingere, chi mi ha preceduto è riuscito
a creare una struttura con una identità e un’organizzazione
interna ben precise. Per quanto riguarda il programma futuro,
ricordo che la legge istitutiva (D.P.C.M. n. 329 del 21.3.2001)
pone in capo all’Agenzia per le Onlus tre funzioni fondamentali
che sono: 1) vigilanza e controllo; 2) indirizzo; 3) promozione.
Ci può spiegare meglio?
Per vigilanza e controllo si intende l’attività espletata
dall’Agenzia nei confronti dei soggetti del Terzo Settore per ciò
che attiene la loro rispondenza ai dettami della legge istitutiva
delle Onlus (D.lgs. n. 460/97) sia sotto il profilo fiscale sia in
relazione all’ammissibilità della loro iscrizione nei registri ad
essi dedicati. È noto, infatti, che per potersi fregiare
dell’acronimo di Onlus è necessario possedere alcuni specifici
requisiti, soggettivi ed oggettivi. Uno dei compiti istituzionali
dell’Agenzia consiste, pertanto, nel vigilare affinché non si
verifichino false iscrizioni all’Anagrafe delle Onlus ed affinché
gli obiettivi che i diversi soggetti del Terzo Settore si
propongono di conseguire vengano in realtà raggiunti. Grande
rilevanza pratica hanno di conseguenza i rapporti tra l’Agenzia
per le Onlus da un lato ed il Nucleo Speciale della Guardia di
Finanza e l’Agenzia delle Entrate (Organo del Ministero delle
Finanze) dall’altro. Per comprendere di che si tratta si pensi al
caso in cui l’Agenzia delle Entrate decide di verificare il
possesso dei requisiti di legge da parte di una Onlus. Essa invia
una comunicazione all’Agenzia per le Onlus chiedendo alla
stessa un parere che è obbligatorio, ma non vincolante.
Ciò significa che l’ultima parola in merito all’eventuale
cancellazione dall’Anagrafe Onlus o alla eventuale irrogazione
di sanzioni spetta all’Agenzia delle Entrate. Ciò pone un
problema delicato: poiché l’Agenzia per le Onlus è chiamata
a fornire solamente un parere al quale l’Agenzia delle Entrate
non è affatto vincolata, accade che le organizzazioni di Terzo
Settore stentano a comprendere il senso del lavoro svolto
AGENZIA PER LE ONLUS: INIZIA L’«ERA ZAMAGNI» Priorità, obiettivi e prospettive nei programmi del nuovo Presidentea cura di Giancarlo Roversi
(6
Dalla sua nascita (1992) l’Agenzia dell’Onlus è stata guidata da Lorenzo Ornaghi,Rettore della Università Cattolica di Milano.
Da quest’anno il nuovo presidente è Stefano Zamagni, docente di Economiaall’Università di Bologna, cui va il merito di essere l’estensore della “legge Onlus”(il decreto legislativo 460/97) e di avere elevato al rango di disciplinauniversitaria il “pensiero” sul terzo settore.
Il programma futuro del neo-presidente consiste nel rafforzare le competenzedall’Agenzia per le Onlus in base alla legge istitutiva (D.P.C.M. n. 329 del 21.3.2001)che pone in capo alla stessa Agenzia tre funzioni fondamentali, più precisamente:1) vigilanza e controllo; 2) indirizzo; 3) promozione.
Alcuni dati
(7
dall’Agenzia per le Onlus. Che ci si trovi in presenza di una
palese lacuna della normativa vigente ci viene dalla
considerazione che il lavoro che l’Agenzia per le Onlus deve
svolgere per redigere i pareri (nel solo anno 2006 ne sono stati
stesi più di 1500, per ognuno dei quali ingente è l’ammontare
di tempo richiesto per acquisire gli atti, conoscere a fondo
l’organizzazione interna della Onlus, la sua operatività, ecc.)
non solo non trova gratificazione alcuna, ma soprattutto
costituisce un enorme spreco di risorse, umane e finanziarie.
Quindi nella fase iniziale di questo secondo mandato l’Agenzia
si trova di fronte un lavoro molto delicato...
Effettivamente l’Agenzia si vedrà dunque impegnata in un
lavoro attento di “manutenzione legislativa” per cercare di
correggere tale situazione, anche perché, come i media hanno
posto in risalto nei mesi scorsi, ci sono stati casi –
fortunatamente piuttosto rari - in cui alcune Onlus hanno
fatto ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale contro la
decisione di primo grado dell’Agenzia delle Entrate relativa alla
loro cancellazione dall’Anagrafe delle Onlus. La Commissione
Tributaria Provinciale ha accolto il ricorso, supportandolo con
il parere dell’Agenzia per le Onlus, parere non in linea con
quello dell’Agenzia delle Entrate. Episodi del genere creano
sconcerto tra i cittadini, oltre che inutili tensioni tra enti
diversi della medesima Pubblica Amministrazione.
V’è chi pensa che all’origine del tutto vi sia l’atteggiamento
“punitivo” dell’Agenzia delle Entrate la quale, avendo come
funzione obiettivo quella di incrementare il gettito fiscale,
tenderebbe ad applicare criteri particolarmente restrittivi
nell’interpretazione della norma di legge. Non penso che
questo sia il caso. Piuttosto, ritengo assai più plausibile la tesi
secondo cui è la non (ancora) piena e completa comprensione
del ruolo strategico svolto dai soggetti del Terzo Settore, ai fini
dello sviluppo sia economico sia civile del paese, ad alimentare
quella logica del sospetto che fa sì che quando gli ispettori
danno corso alla verifica di una ONLUS tendono – quasi
istintivamente – ad avvicinarsi alla stessa come se si trovassero
di fronte ad un soggetto for profit.
(1-continua)
RIFLESSIONI E DIBATTITI - 1
La filosofia assistenziale dell’Hospice è una delle intuizioni più
felici sbocciate e sviluppate nel Regno Unito una quarantina
d’anni fa. Un’esperienza che fin dai suoi inizi, nel 1967,
ha varcato i confini nazionali, favorendo la nascita di un
movimento mondiale che ha radicalmente trasformato
l’approccio alla morte ed al morente.
I pazienti che usufruiscono dell’«Hospice care» (assistenza
specializzata e integrata dei malati oncologici in fase avanzata
e progressiva) si aggirano ogni anno attorno ai 250.000, ma in
realtà il sostegno è più ampio e riguarda i loro familiari,
colleghi ed amici, coinvolgendo la vita di milioni di persone.
Ma è bene non cadere in fraintendimenti: gli Hospice non
sono solo “strutture fisiche”, sono realtà complesse che si
prendono cura della persona nella sua globalità, cercando di
riconoscere e affrontare tutti i bisogni fisici, emozionali, sociali
e spirituali che essa esprime.
Non bisogna dimenticare che quasi la metà delle persone
ricoverate negli Hospice fanno ritorno a casa dopo un ricovero
medio di circa 13 giorni e dopo una full immersion nell’ampia
gamma di servizi offerti dal centro: terapia del dolore, controllo
dei sintomi, assistenza infermieristica specializzata, counseling
(assistenza psicologica), terapie complementari, assistenza
spirituale, arte e musicoterapia, fisioterapia, tecniche di
rilassamento, trattamenti benessere e supporto al lutto. Gli
operatori ed i volontari lavorano in équipe multi-professionali in
modo da fornire assistenza secondo le esigenze individuali e le
scelte personali.
Uno degli aspetti cardine che deve essere messo in evidenza è
l’assoluta gratuità dell’assistenza erogata nonostante l’onerosità
crescente dei costi di gestione. Il Governo della Gran Bretagna,
stando ai dati più recenti, contribuisce alla copertura delle
spese degli Hospice per adulti con uno stanziamento in media
del 35% che scende al 5% per quelli pediatrici. Alla quota
residua di oltre 300 milioni di sterline debbono supplire le
organizzazioni non profit con iniziative di fundraising, che
rappresentano praticamente la destinazione principale della
raccolta fondi nel Regno Unito attraverso lasciti, donazioni,
attività commerciali, lotterie e sponsorizzazioni mirate.
Ciò che appare incoraggiante è l’estrema sensibilità dimostrata
dalle comunità locali che portano il loro concreto contributo ai
propri Hospice, dedicando tempo e risorse per garantirne un
efficiente funzionamento attraverso munifiche donazioni e
varie attività di volontariato.
Gli Hospice accolgono in prevalenza malati oncologici, non
trascurando le persone affette da altre patologie a prognosi
infausta, particolarmente quelle neurologiche degenerative.
Più che “prendere in carico” gli assistiti l’équipe professionale
ed i volontari cercano di essere “tangibilmente” a fianco dei
pazienti, come un amico o compagno di viaggio. L’obiettivo è
quello di infondere fiducia e calore umano, aiutando chi soffre
a vivere pienamente e consapevolmente il tempo che ancora
palpita nei loro cuori, indipendentemente dalla sua durata.
In sostanza cercano di offrire al percorso finale esistenziale la
migliore qualità della vita possibile pur in presenza di situazioni
disperanti.
I volontari
I volontari costituiscono il supporto fondamentale di tutta
l’attività degli Hospice. La loro presenza arricchisce l’assistenza
fornita dall’équipe professionale e contribuisce a valorizzare la
cultura stessa degli Hospice, la loro filosofia, e a creare un
clima interno di fiducia e di speranza.
In termini puramente economici il peso dei volontari negli
Hospice gestiti da Charities (organizzazioni non profit
indipendenti) si aggira intorno a 112 milioni di sterline,
permettendo così un risparmio del 23 % nei costi di gestione.
Ma non basta: negli Hospice per adulti tale valore equivale
grosso modo al contributo complessivo ricevuto dal Sistema
Sanitario Nazionale (SSN) del Regno Unito. In altre parole su
5 sterline di introiti, una proviene dalle attività di volontariato,
una dal Sistema Sanitario e una dai gesti di liberalità.
L’HOSPICE NEL MONDO ANGLOSASSONEAnnette Welshman*
(8
APPROFONDIMENTI
Le persone assistite negli Hospice hanno diritto:
che venga riconosciuto pienamente il loro valore e che vengaloro dedicato tutto il tempo necessario ad attenuare le lorosofferenze;
che venga loro assicurato rispetto, discrezione e dignità;
che si entri in comunicazione empatica con loro, specialmentedurante i momenti più critici;
di essere ascoltati ed essere informati con la massimadisponibilità, attenzione e onestà;
di essere compresi e rispettati nelle loro opinioni, credenze,stili di vita e culturali individuali.
Il decalogo dei ricoverati negli Hospice
(9
APPROFONDIMENTI
* Responsabile Fondazione Sue Ryder Onlus, Roma e Bouverie Foundation, Regno Unito -Vicepresidente Società Italiana di Cure Palliative Onlus, Milano.
Totale strutture 253 (3.411 posti letto) di cui:
Hospice pediatrici 33 (255 posti letto) Hospice gestiti da Onlus 189 (2.744 posti letto)Hospice gestiti da SSN 64 (667 posti letto)
Tipologia Hospice Regno Unito
Dati e statistiche Hospice nel Regno Unito (2005)
Gestione Hospice Regno Unito
I compiti svolti dai volontari, appositamente formati mediante
corsi di aggiornamento, sono numerosi e riguardano ogni
servizio:
trasporto dei malati al Centro di Assistenza Diurna e ritorno;
accoglienza dei pazienti, dei familiari e dei visitatori
nell’Hospice ed assistenza nell’espletamento delle pratiche
amministrative;
supporto al lutto ad opera di volontari dedicati che offrono
aiuto e sostegno a chi ha perso una persona cara;
unità di degenza che assolvono una serie di mansioni non-
infermieristiche: servizio dei pasti, manutenzione dei giardini,
cura personale del paziente (parrucchiere, ecc);
“Charity Shops”: negozi dell’usato in cui i volontari
contribuiscono alla raccolta, all’allestimento ed alla vendita dei
capi di abbigliamento e degli oggetti donati;
attività di raccolta fondi attraverso l’organizzazione di eventi
specifici, l’assunzione di compiti amministrativi e in particolare
della gestione dei “salvadanai”;
attività di comunicazione per sensibilizzare l’opinione
pubblica sull’attività e la qualità assistenziale dei servizi erogati
dall’Hospice locale. Più della metà dei volontari sono impegnati
nelle attività di fundraising, il 36% nell’attività assistenziale
diretta e il 10% nel ruolo di consulenti.
I ruoli del volontariato
Nel numero scorso abbiamo esaminato il lavoro d’equipe e la
formazione permanente nell’ambito del modello ottimale di
Hospice in Italia, soprattutto per mettere a fuoco il nuovo
approccio con cui si dovrebbe affrontare la pratica quotidiana
del curare.
Spostiamo ora la nostra attenzione sull’Hospice MT.C.
Seràgnoli, quello che più ci riguarda direttamente.
Il personale sanitario è composto da circa 39 operatori
(5 medici, 16 infermieri, 4 psicologi, 12 operatori socio-sanitari
e 2 fisioterapisti). Il suo modello organizzativo si basa su 3
capisaldi i quali permettono un’assistenza globale personalizzata
di alto livello:
• valutazione multidimensionale del paziente che prende in
considerazione le componenti cliniche, fisiche, psicologiche ed
esistenziali della situazione vissuta dal malato;
• approccio multidisciplinare che coinvolge diverse figure
a supporto del paziente come medici, psicologi, infermieri
e fisioterapisti;
• lavoro interprofessionale che significa far lavorare bene
assieme e come una squadra tutti gli operatori che si scambiano
informazioni sulle diverse situazioni ed esperienze affrontate
nel quotidiano.
Il modello organizzativo adottato prevede numerosi momenti
di incontro dell’équipe, più precisamente:
• una riunione quotidiana incentrata sul paziente nella quale
tutto il personale (medici, infermieri e coordinatori
infermieristici, fisioterapisti, assistenti di base, psicologi, talora
infermieri referenti dell’Assistenza Domiciliare) si incontra per
condividere informazioni sui pazienti che verranno accolti
e dimessi al domicilio e per riferire periodicamente sulle
condizioni dei pazienti ricoverati;
• una riunione a supporto del personale ogni 15 giorni, in
presenza del Supervisore Psicologo, in cui si affrontano la
discussione di specifiche situazioni emotivamente rilevanti,
oltre che la gestione dei conflitti interni all’équipe;
• corsi di formazione e di aggiornamento ogni 15 giorni su
specifici temi quali l’analisi dei sintomi, la verifica delle
modalità assistenziali,l’analisi dei risultati e la discussione sui
piani di miglioramento.
Il modello organizzativo di formazione continua, permanente e
quotidiana, impostato sulla discussone, la valutazione di
situazioni vissute dal gruppo o dai singoli operatori permette la
modifica profonda dell’approccio alla cura del paziente che
passa attraverso quattro percorsi:
• Formazione professionale del singolo operatore;
• Percorso di crescita personale del singolo operatore;
• Formazione professionale specifica delle diverse
professionalità;
• Formazione professionale integrata dell’équipe curante.
In definitiva un percorso di crescita professionale e umana
dell’équipe curante.
(10
IL MODELLO DI HOSPICE IN ITALIA - 2
COME LAVORA L’EQUIPE NELL’HOSPICE MT.C. SERÀGNOLI Danila Valenti*
*Direttore Medico Hospice MT.C. Seràgnoli
(11
CAMST PER L’HOSPICE
QUANDO LA SOLIDARIETÀ DIVENTA CONTAGIOSANicola Bedogni
Tutti noi quando incontriamo sul nostro cammino qualcosa di
veramente meritevole, oltre a perseguirlo con passione,
desideriamo istintivamente comunicarlo e condividerlo con le
persone che ci sono vicine: colleghi, amici o parenti. Simile
circostanza può ripetersi quando gli attori di questo processo
sono una Società Cooperativa, che intende l’impegno sociale
come parte essenziale della propria mission aziendale, e la
filiera dei propri fornitori.
La cooperativa di cui stiamo parlando è CAMST, che da tempo
sostiene regolarmente le attività della Fondazione Hospice
MT.C. Seràgnoli Onlus.
CAMST ha lanciato quest’anno una campagna solidale presso
i propri fornitori con l’obiettivo di far conoscere i progetti della
Fondazione Hospice quale modello di assistenza sanitaria per la
comunità bolognese e contemporaneamente quale punto di
riferimento a livello nazionale per la formazione e la ricerca
nelle Cure Palliative.
L’impegno dimostrato da CAMST nel voler dare voce, tramite
i propri canali di comunicazione, ad un buon progetto sociale,
rappresenta la migliore forma di partecipazione e condivisione
del progetto stesso, in quanto capace di innescare un circolo
virtuoso che ne permetta la presentazione, l’apprezzamento e il
sostegno da parte di altri soggetti.
Questo atteggiamento di genuina responsabilità sociale, nel
momento in cui consente alla Fondazione Hospice di
presentarsi ad altre società, va oltre la semplice donazione e
favorisce un terreno fertile pronto a generarne altre, ed altre
ancora.
Il progetto chiamato “CAMST e FORNITORI per
l’HOSPICE” ha ottenuto l’adesione di ben 11 aziende di cui 3
appartenenti ad altre province a dimostrazione del fatto che il
valore delle attività della Fondazione Hospice, anche alla luce
della recente costituzione del Centro di Formazione e di
Ricerca in Cure Palliative, è riconosciuto e apprezzato anche in
un contesto più ampio.
Siamo quindi a ringraziare CAMST per aver promosso in
collaborazione con la Fondazione Hospice questa iniziativa, ma
soprattutto i nostri ringraziamenti vanno a tutte quelle aziende
che, tramite la loro adesione, hanno contribuito al sostegno dei
nostri programmi di assistenza, formazione e ricerca.
Un sentito ringraziamento a:
ALIVAL, CERELIA, CASA DEL CAMERIERE, CAGNA & BENELLI,
CO.IND, CO.NOR, DONAL, EUROCART, ORTOFRUTTICOLA SAN
LAZZARO, PARMAREGGIO E SOSTER.
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I NOSTRI EVENTI
Sempre più spesso sentiamo parlare con eccessiva leggerezza
di “qualità della vita”. Ma definire concretamente il significato
di questa affermazione è cosa affatto banale. Si tratta forse di
un traguardo utopico enunciato come diritto delle persone, ma
lontano dalla realtà ? Sicuramente sembra difficile parlare di
“qualità della vita” quando la malattia rende intollerabile il
vivere quotidiano alla persona e soprattutto se alla malattia non
è più possibile porre un rimedio.
Si sono impegnati nella direzione di assicurare questo “diritto”
ai malati inguaribili la Fondazione Europea di Oncologia e
Scienze Ambientali “B. Ramazzini” e la Fondazione Isabella
Seràgnoli con una serie di iniziative. Innanzitutto con la
creazione, nel 2002, della Fondazione Hospice MT.C.
Seràgnoli che gestisce un Hospice, struttura tra le più grandi in
Italia, dedicata al ricovero dei malati affetti da tumore in fase
avanzata, dove vengono praticate le Cure Palliative.
Recentemente, l’attività assistenziale è stata affiancata dal
Centro di Formazione e di Ricerca in Cure Palliative,
all’interno del quale si svolge il Master Universitario di I livello
in Cure Palliative dal titolo “Organizzazione, Gestione
e Assistenza in Hospice”, della Facoltà di Medicina e Chirurgia
dell’Università di Bologna.
La continua crescita di malattie tumorali porta all’evidenza la
necessità di gestire in maniera non convenzionale il malato in
tutta la sua complessità. Non si tratta solo, come afferma il
direttore del Master Guido Biasco di trovare “le cure per
migliorare la qualità della vita nei pazienti in cui non è più
possibile né etico proseguire con trattamenti specifici per la
malattia dalla quale sono affetti”, ma “bisogna trasmettere fiducia
e far sentire una partecipazione professionale non distaccata.
Un conforto che viene assicurato dalla capacità di capire e di
dimostrare di fare di tutto per tentare di risolvere i problemi che si
presentano costantemente. È forse la parte più importante che un
professionista può mettere nella cura del malato in fin di vita”.
L’Hospice fornisce un’assistenza specializzata complementare a
quella dell’ospedale o dell’assistenza domiciliare, in un
ambiente progettato per ricreare l’atmosfera della propria casa,
poiché il paziente-persona è davvero il centro e il significato
primo di tutte le attività dell’Hospice.
La creazione del Master permetterà, in questa prima fase,
la formazione di 29 nuove figure professionali provenienti
da tutta Italia. Si tratta di laureati in medicina, psicologi
e fisioterapisti che si preparano ad affiancare con sensibilità
e attenzione i pazienti in uno dei percorsi più difficili per
l’ammalato ed i suoi familiari.
Nel corso dell’inaugurazione del Centro sono stati premiati, tra
gli altri, per il loro contributo alla realizzazione del Master,
Fabio Roversi Monaco per la Fondazione Carisbo, uno dei soci
fondatori del Centro, Marco Cammelli per la Fondazione del
Monte di Bologna e Ravenna, Marco Vacchi per IMA, Sonia
Bonfiglioli per Bonfiglioli Riduttori, Franco Lazzari per
Cooperativa Edificatrice Ansaloni, Marco Minella per Camst,
SULLA STRADA DI CASA Nuova frontiera della medicina all’Hospice MT.C. Seràgnoli di BentivoglioRoberto Venturi*
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Romano Volta per Datalogic e Datasensor, Federico Rossi
e Carlo Vico dello Studio notarile associato Rossi e Vico,
Lorenzo Sassoli de’ Bianchi per Valsoia, Gaetano Maccaferri
per Assindustria, Marino Golinelli per la Fondazione Marino
Golinelli, Giovanna Furlanetto e Giulia Guandalini. “Questo
passo in avanti ci riempie di gioia - dichiara Isabella Seràgnoli -
e rappresenta un omaggio a Cesare Maltoni, la scintilla che ha
dato il via a questa bellissima impresa”.
La nascita del Centro, quale esempio di costruttiva comunione
di intenti fra pubblico e privato, apre la strada ad una fase
innovativa della ricerca medica verso una consapevolezza della
dignità della vita e dunque di civiltà. Per questo chiunque si
rechi all’Hospice di Bentivoglio MT.C. Seràgnoli si sente come
sulla strada di casa.
I NOSTRI EVENTI
*Esperto in Comunicazione e Marketing
DA SINISTRA
Marco Cammelli - Presidente Fondazione del Monte,
Giancarlo De Martis - Presidente Fondazione
Hospice MT.C. Seràgnoli Onlus, Maurizio Petta -
Presidente Fondazione Isabella Seràgnoli, Isabella
Seràgnoli, Fabio Roversi Monaco - Presidente
Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, Guido
Biasco - Direttore del Master Universitario
di I livello in Organizzazione, Gestione e Assistenza
in Hospice.
Centro di Formazione e di Ricerca in Cure PalliativeVia Aldo Moro 16/ 3 – 40010 Bentivoglio (Bo)
Tel. 051/8909690 – Fax 051/8909696
www.hospiceseragnoli.it
I recapiti del Centro
I familiari di Silvino Brandola, Castel Maggiore (Bo)
….Quello che abbiamo trovato all’Hospice è stato un meraviglioso esempio di solidarietà umana. […] Non ci viene in mente un posto migliore dove lui potesse trascorrere e affrontare la sua malattia. Ci siamo veramente sentiti acasa fin dal primo giorno all’Hospice, e in un periodo di incertezze e preoccupazioni abbiamo trovato sostegno e conforto, e tantepersone amiche pronte a rispondere alle nostre domande.[…] Ci sentiamo enormemente fortunati di aver avuto l’opportunità diusufruire di una struttura come la vostra, ma siamo convinti che l’Hospice non sarebbe quello che è senza le persone che ci lavoranodentro, senza il calore umano che ci ha aiutato a sopportare il freddo di quest’ultimo inverno…
Famiglia Forleo, Bologna
...La Vostra capacità a captare sia emotivamente che psicologicamente i bisogni […] del malato e dei propri cari nei minimiparticolari, nei piccoli gesti quotidiani hanno reso quest’esperienza, seppur tanto dolorosa, ricca di emozioni importanti e positive.Vogliamo partecipare in modo concreto perché questa struttura continui a crescere e a proteggere tutte le persone in dolorosadifficoltà….
a cura di Sara Simonetti
DICONO DI NOI
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Per sostenere la Fondazione Hospice MT.C. Seràgnoli Onlusi versamenti possono essere effettuati tramite:
- c/c postale n° 29216199 intestato a Fondazione Hospice MT.C.Seràgnoli Onlus, via Marconi 43/45 - 40010 Bentivoglio (Bologna).
- Bonifico bancario presso:UNICREDIT Banca Impresa (Filiale di Cento) c/c 000003481967 – CIN Q – ABI 3226 – CAB 23400intestato a: Fondazione Hospice MT.C. Seràgnoli Onlus,via Marconi 43/45 - 40010 Bentivoglio (Bologna).
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Modalità per il versamento della quota associativa all’AssociazioneAmici dell’Hospice MT.C. Seràgnoli:
- c/c postale n° 52113529 intestato a Associazione Amici dell’HospiceMT.C. Seràgnoli, Piazza San Domenico 9 - 40124 Bologna.
- Bonifico bancario presso:UNICREDIT, Private Bankingc/c 000003481967 – CIN Q – ABI 3226 – CAB 23400intestato a: Associazione Amici dell’Hospice MT.C. Seràgnoli,Piazza San Domenico 9 - 40124 Bologna.
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