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Il laboratorio PES del Liceo “A.Canova” presenta A(r)MARSI ovvero GEOPOLITICA DELLE ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA 1

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Il laboratorio PES del Liceo “A.Canova”

presenta

A(r)MARSI

ovvero

GEOPOLITICA DELLE ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA

1

Indice

Introduzione

Capitolo 1 Armi chimiche in territorio siriano

1. Cenni Storici

2. La guerra civile siriana: fazioni

3. Armi chimiche

4. Conclusioni

Capitolo 2 Lo sviluppo missilistico di Pyongyang: tra programmi nucleari, tensione con USA e bomba ad idrogeno

Introduzione: Una “guerra” a colpi di tweet

1. Brevi cenni storici sui programmi nucleari-missilistici nordcoreani

1.1 Sviluppi iniziali (anni ’60-primi anni ’90)

1.2 Primo decennio del 2000

1.3 La svolta del 2011

1.4 2011-oggi

2. Dati sulla Nord Corea

2.1 Cosa possiede la Corea del Nord in termini missilistici?

3. La “nuova frontiera” della guerra: bomba ad idrogeno

Conclusione

Ringraziamenti

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Introduzione*

“Io non so come sarà combattuta la terza guerra mondiale, ma posso dirvi che cosa useranno nella quarta: pietre e bastoni!”

Albert Einstein

Il famoso aforisma di Einstein è passato alla storia come uno dei più famosi moniti contro la guerra, che tuttavia non sembrava aver mosso le coscienze dei grandi leader mondiali dagli anni ’50 fino ad oggi.La guerra è purtroppo una realtà con cui dobbiamo, direttamente o indirettamente, convivere tutti i giorni ma quello che, forse, più ci turba è lo sviluppo di determinate tecnologie e l’impatto che potrebbero avere se usate su scala continentale, per non dire mondiale.Il pensiero di Einstein, senz’altro, ci regala un punto di cruciale importanza su cui riflettere: gli sviluppi in termini di ricerca scientifica degli ultimi settant’anni hanno portato alla realizzazione, più o meno effettuale, di armi dalla portata incredibile, in grado, potenzialmente, di arrecare ingenti danni alla popolazione umana. Lo scienziato tedesco ipotizza che una terza guerra mondiale potrebbe essere combattuta con l’utilizzo di armi chimiche, nucleari ecc. per tutta la sua durata e non per risolvere in modo definitivo il conflitto, come nel caso del ’45.In altri frangenti, come vedremo in seguito, Einstein asserisce al fatto che l’impiego di tali armi possa uccidere buona parte della popolazione e far soffrire la restante parte per il resto della propria esistenza.Uno scenario così apocalittico porterebbe all’estinzione dell’uomo, se non prettamente su un piano fattuale quanto meno concettualmente.Ripartire da zero sarebbe un necessità, in una tale situazione, ragion per cui l’uomo dovrebbe combattere la successiva guerra (la quarta) con pietre e bastoni, la quale sarebbe quasi inevitabile, vista la natura violenta ed egoistica dell’uomo.Ma realmente dopo quello che i nostri avi hanno dovuto sopportare per regalarci questo futuro, il nostro presente, dovremmo rovinare tutto? A quale fine?Se, come ci ricorda Hannah Arendt, “la guerra non restaura diritti, ridefinisce poteri”, qualsiasi tentativo di fermare la guerra potrebbe essere inutile, perché, come già detto, l’uomo è egoista per natura e farà sempre di tutto per mantenere il potere.Anche spezzare milioni (possiamo osare dire anche miliardi?) di vite con metodi vili, come attacchi con armi chimiche, batteriologiche, nucleari.Ragion per cui quest’anno, come laboratorio PES del liceo Canova, abbiamo posto la nostra attenzione su questo tema, andando ad analizzare quali sono i Paesi nel mondo che possiedono queste tipologie di armi, focalizzandoci, anche per motivi di cronaca recente, su Siria e Nord Corea e analizzando le conseguenze geopolitiche e diplomatiche di queste prese di posizione, nella speranza di fornire un quadro il più possibile coerente con la realtà quotidiana e illustrare al meglio la situazione internazionale, perché vista dall’esterno la nostra pare l’epoca della civiltà, dei diritti umani, delle organizzazioni volte alla difesa degli individui eppure i recenti attacchi in Siria e lo scontro tra America e Corea ci hanno riportato agli anni più oscuri della storia europea e mondiale.

PES Canova A.S. 2017-18

*Stesura definitiva a cura di Arianna Stringari e Niccolò Antonello

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ARMI CHIMICHE IN TERRITORIO SIRIANO1

1 Cenni storici

Durante la guerra fredda, la Siria ha rappresentato a partire dagli anni 60 un fidato alleato sovietico nel contesto mediorientale. Insieme a Iraq ed Egitto(quest'ultimo fino alla svolta filoamericana del presidente Sadat), costituiva uno dei punti nevralgici per la realizzazione di una strategia di bilanciamento strategico nei confronti dei numerosi alleati americani presenti nell'area (in particolare è necessario ricordare Israele, Turchia e Arabia Saudita). Si ebbe così modo di assistere ad un massiccio invio di consiglieri sovietici, destinati a fornire alla nazione araba alleata un supporto nell'ambito economico così come in quello militare. Il coinvolgimento sovietico in quest'ultimo settore divenne negli anni sempre più preponderante con la fornitura di armi di vario genere, tra cui missili a breve gittata ma soprattutto alcune tonnellate di materiale destinato alla realizzazione di armi chimiche. Nel giro di 20 anni il potenziamento delle tecnologie militari, in particolare di quelle legate alla produzione dei sopraccitati ordigni permise quindi al governo di H. Assad (il padre dell'attuale presidente siriano) di assumere un ruolo di primo piano, nello scacchiere geopolitico locale, attirando i timori americani e israeliani. Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, la Repubblica Siriana decise di non rinunciare all'arsenale chimico, sottolineando il suo diritto all'autodifesa, continuando le ricerche per la produzione di gas sarin. Intanto i legami con la neonata repubblica di Russia non smentirono la lunga partnership formatasi nei decenni precedenti. Nei primi anni del nuovo millennio venne rinnovata la concessione della base militare di Tartus, fondamentale per il mantenimento di una flotta russa nel mar Mediterraneo( data l'assenza di porti militari sul suddetto mare in territorio russo). Nel medesimo periodo, gli analisti militari del presidente Bush decisero di inserire la Siria insieme ad alcuni paesi arabi (Libia e Libano) alla lista dei cosiddetti "rogue states",stati canaglia (che comprendevano i più noti Iraq, Afghanistan, Iran e Corea del Nord), in virtù della sua politica antisionista e di conseguenza ostile agli interessi americani.

2. La guerra civile siriana: fazioni

La primavera araba del 2011 ebbe i suoi effetti anche in Siria, in maniera ancor più devastante rispetto ai paesi limitrofi. L'ostilità nei confronti del presidente Bashar Al Assad, supportata dalle democrazie occidentali e dagli stati filoamericani dell'area, portò alla formazione di gruppi ribelli, la cui lotta armata si dimostrò infervorita dal desiderio di libertà contro un governo che si era ormai rivelato sempre più oppressivo, conservatore e filo- sciita ( a discapito della maggioranza sunnita presente in Siria). In mezzo a questi gruppi si affermarono le F.S.F (free syrian force), le quali beneficiarono (e beneficiano tuttora) maggiormente del supporto logistico e finanziario occidentale. Affiancati a tale gruppo si schierarono i nazionalisti curdi, abitanti del Nord Est del paese arabo, desiderosi di un' indipendenza promessa dai tempi della prima guerra mondiale. I veri problemi iniziarono a pochi mesi dallo scoppio del conflitto con l'emergere di numerosi gruppi di miliziani, di ispirazione wahabita, legati ai principi del fondamentalismo islamico. Essi si erano posti come via alternativa al conservatorismo di Assad e alle possibilità di occidentalizzazione aspirate dalle F.S.F. Tra essi emersero la cellula siriana di Al Qaeda (Al Nusra) e il ben più noto Daesh/ISIL/ISIS desideroso di restaurare un vero califfato islamico, regolato in tutti i suoi aspetti dalla Sharia, la legge islamica. Ben presto però anche Assad riuscì a ricevere supporto economico e militare da svariate nazioni estere come Russia, Iran e dalla setta libanese di matrice khomeinista nota come Hezbollah, tutte nazioni/entità la cui politica estera si basa su una profonda avversione nei confronti degli

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Stati Uniti. La guerra civile siriana è diventata quindi il terreno di scontro tra 3 grandi coalizioni con obiettivi assolutamente contrastanti. A distanza di ben 7 anni la guerra sembra essere arrivata ad un punto di svolta. La sconfitta del califfato islamico ha ridotto lo scontro per il possesso del paese mediorientale a un duello tra l'alleanza filo-assadiana e quella filo-ribelle. Supportato militarmente dai russi e dagli iraniani , Assad è oggi riuscito a riprendere il controllo di più di 2/3 del territorio siriano. Decisivo per l'indebolimento dell'alleanza americana è stata l'uscita di scena della Turchia dai piani strategici comuni della Nato. Infatti , il presidente Erdoğan , non solo sembra essersi avvicinato politicamente all'omologo russo Putin, ma ha deciso di schierare le sue truppe contro i curdi (considerati dal governo turco come gruppo terrorista), attaccando alcune postazioni al confine con turco-siriano. Tali divergenze stanno adesso minando la sopravvivenza delle S.F.F, martellate costantemente dall' aviazione russa e dall'artiglieria siriana. Nonostante tale svolta una reale riappacificazione del paese sembra purtroppo ancora lontana. I gruppi jihadisti ribelli indipendenti continuano ad avere il controllo di vasti territori, anche se desertici, dove le tecniche tradizionali di combattimento usate dai russi e dai pro-Assad fanno fatica ad essere efficaci. Il paese sembra infatti ormai disgregato internamente, e l'anarchia è ormai una realtà quotidiana in numerosi villaggi.

3. Le armi chimiche

In questo contesto estremamente difficile dal punto di vista politico, emerge in tutta la sua drammaticità la problematica delle armi chimiche. Nei primi anni della guerra civile siriana, il governo di Damasco confermò di avere in possesso un arsenale di armi chimiche (aprile 2012, dichiarazione ufficiale del ministero degli esteri), detenuto solo in funzione difensiva nei confronti di un attacco straniero. Nei mesi successivi il presidente americano Obama dichiarò che gli Stati Uniti e la Nato erano in possesso di numerose informazioni relative alla dimensione oltre che alla composizione variegata dell'arsenale di Assad (con testate di gas nervino, Sarin, VX e clorino). Nel dicembre 2012 viene segnalato il primo attacco su civili , avvenuto nella periferia della città di Homs. La morte di 10 persone venne attribuita ai militari di Assad. Nel marzo 2013 viene riportato un nuovo attacco presso la città di Aleppo, ma questa volta fu lo stesso governo siriano ad attribuire ai gruppi ribelli delle F.S.F. Per questo motivo, venne richiesto l'intervento dell'ONU attraverso l'invio di ispettori volto a determinare la reale verifica di tali attacchi ed eventualmente la responsabilità. La collaborazione tra il governo di Assad e l'Onu venne allargata attraverso l'intervento di WHO (World Health Organization) ma soprattutto della OPCW (Organization for the Prohibition of Chemical Weapons). Nei mesi successivi Assad non si rese disponibile alla collaborazione con gli ispettori. Vennero addirittura documentati ulteriori attacchi presso Hama e Damasco. Il governo americano minacciò l'intervento militare per distruggere gli impianti di produzione e i depositi delle armi di distruzione di massa. Le pressioni internazionali obbligarono Assad nella primavera del 2013 a cedere alle ispezioni. Nonostante ciò il 21agosto 2013 avvenne a Damasco un nuovo attacco chimico, il più devastante avvenuto fino ad allora. Il bilancio delle vittime ammontò a ben 1000, distribuite nei quartieri dominati dai ribelli della capitale. La responsabilità ricadde nuovamente su Assad, che dovette accettare nuovamente le ispezioni . Prospettandosi realmente la possibilità di un intervento americano, il ministro degli Esteri russo S. Lavrov propose una soluzione diplomatica per la distruzione dell'arsenale chimico di Assad. Lo svolgimento delle operazioni sarebbe dovuto avvenire attraverso la supervisione dell'Onu e del OPCW. A tale piano diplomatico aderirono la maggior parte delle nazioni occidentali. Alcune di esse tra cui l'Italia si dimostrarono attive nell'attività di smantellamento degli arsenali chimici. Tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014 il governo siriano si impegnò nel consegnare la totalità dell'arsenale dichiarato all'Onu per poi accettare la conseguente distruzione. Anche l'Italia, insieme a Francia, Regno Unito, Danimarca e Finlandia,

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ebbe un ruolo attivo nella distruzione del dichiarato arsenale chimico siriano, con la messa a disposizione del porto e degli stabilimenti industriali di Gioia Tauro. Tra il 2014 e il 2015 vennero però nuovamente segnalati attacchi chimici in numerose località di conflitto, così come da parte dello stato islamico

(ISIS). Le segnalazioni da parte di numerose ONG locali internazionali individuerebbero nuovamente nel presidente Bashar Al Assad il mandante di tali massacri

Tant'è che nei primi mesi del 2017, le ennesime notizie sconcertanti provenienti dal fronte di Ildib, portarono il governo statunitense a lanciare un attacco missilistico contro alcuni stabilimenti di produzione chimica. Tale raid viene ripetuto un anno dopo in seguito a nuovi vicende avvenute presso il sobborgo di Douma, dove diverse decine di civili sono morte asfissiate. Il 13 aprile 2018 il presidente americano Donald Trump insieme agli omologhi inglese e francese pianificano un'operazione sincronizzata contro alcuni obiettivi militari. Russia e Iran condannano fermamente tali provvedimenti, minacciando ritorsioni.

4.Conclusioni

Sebbene sia stato ufficialmente distrutto, lo spettro dell'arsenale chimico di Assad continua a mietere morti. È quindi ormai certo che rimangano una serie di testate non ancora smantellate. Il nodo della questione giace nell'attribuzione del mandato degli attacchi. Il presidente Assad, sebbene abbia negato più volte il suo coinvolgimento, è chiaramente responsabile a partire dalla sua presunta dichiarazione di completa consegna delle armi di distruzione di massa. Nel caos politico in cui si trova adesso la Siria, è però molto probabile che gruppi minori/ o jihadisti come Isis siano stati in grado di entrare in possesso di queste scorte non distrutte allo scopo di seminare il terrore.

1Stesura definitiva a cura di Giovanni Aversano

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LO SVILUPPO MISSILISTICO DI PYONGYANG:

tra programmi nucleari, tensione con USA e bomba ad idrogeno2

Introduzione: Una “ guerra” a colpi di tweet

Che le tensioni diplomatiche tra Nord Corea e Stati Uniti avessero luogo in un clima decisamente insolito era risaputo, due leader alla guida di due Paesi agli antipodi, una emblema del capitalismo, l’altro definito come una dittatura di stampo comunista.

Sembra quasi di essere tornati indietro al tempo della guerra fredda e ai suoi scontri ideologici, ma forse anche da un punto di vista prettamente concettuale, visto che una dichiarazione di guerra non è mai pervenuta ad alcuna ambasciata, almeno fino ad ora.

Due personaggi, a modo loro, dotati di un carisma incredibile, di un fascino politico straordinario, due grandi oratori eppure forse sono considerati da molti come i più pericolosi cani da guardia al mondo.

Risulta forse anche difficile schierarsi da una parte o dall’altra, vista la calatura di Donald J. Trump e Kim Jong-Un.

Eppure il conflitto tra i due è già iniziato, a colpi di dichiarazioni stampa, annuncia televisivi e tweet.

Gli ultimi mesi ci hanno offerto perle straordinarie da entrambi, che ci fanno senz’altro sorridere ma al contempo riflettere su chi stia guidando queste due nazioni.

Dalla parte del magnate statunitense:

• «[Dobbiamo] rinforzare e ampliare il proprio potenziale nucleare finché il mondo non rinsavisce riguardo le testate nucleari»

• «“Rocketman" è in una missione suicida per se stesso e per il suo regime»

• « Il mio bottone nucleare è più grande del suo»

Il “collega” nordcoreano replica:

• «La potenza militare di un paese rappresenta la sua forza nazionale. Solo quando si accumula e si costruisce la potenza militare in qualsiasi modo, allora può svilupparsi un paese prospero»

• «Sono finiti per sempre i giorni in cui i nostri nemici potevano ricattarci con bombe nucleari»

• «Abbiamo raggiunto l'obiettivo di completare la nostra forza nucleare nel 2017»

La diatriba tra le parti è già cominciata, se non sul campo, almeno “verbalmente”.

1. Brevi cenni storici sui programmi nucleari-missilistici nordcoreani

1.1 Sviluppi iniziali (anni ’60-primi anni ’90)

Il programma nucleare nordcoreano iniziò nei primi anni ’60 quando fu istituito un complesso di ricerca per l’energia atomica a Yongbyon con scopi, almeno ufficialmente, civili, sulla spinta del principio del “Songun”

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(“Prima l'esercito”;esercito=posizione di superiorità rispetto ad altri organi statali; principale elemento della società nordcoreana e del suo governo per la tutela stessa dello Stato).

Costruzione del primo reattore, di fornitura sovietica, che divenne operativo nel 1965.

Successivamente, la Corea del Nord ne costruì autonomamente un secondo reattore (grazie alle forniture sovietiche, ai giacimenti naturali di uranio, stimati in circa 4 milioni di tonnellate, e all’aiuto della RPC

1985, la Corea del Nord aderisce al trattato di non proliferazione nucleare

1992, ratifica dell’accordo con l’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica

Nel maggio 1993 la Corea del Nord lanciò un missile Rodong che terminò la sua corsa nel mar del Giappone. Nel 1994 a Ginevra, successivamente alla morte di Kim Il-Sung, si riesce ad arrivare a un compromesso che apriva i siti nucleari della Corea del Nord alle ispezioni dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica ed impegnava il paese a sospendere il programma nucleare, in cambio di una cessione di due reattori ad acqua leggera che avrebbero permesso alla Corea del Nord di continuare la produzione di energia a scopi civili

1994, morte del presidente Kim Il Sung, Kim Jong-il è succeduto a suo padre Kim Il-sung come principale dirigente della Corea del Nord.

Il 31 agosto 1998 la Corea del Nord procedette a un tentativo di lancio di un satellite artificiale, il "Kwangmyongsong 1", da un missile balistico Taepodong che aveva sorvolato Honshu, la principale isola del Giappone, che non era stato però informato.

1.2 Primo decennio del 2000

Il 4 luglio 2006 la Corea del Nord lanciò sette missili balistici, scatenando una situazione di tensione internazionale

9 ottobre 2006, primo test nucleare nordcoreano

febbraio 2007, Corea del Nord accettò di smantellare i suoi impianti nucleari e di consentire agli ispettori internazionali dell'AIEA di entrare nel paese, in cambio di circa 400 milioni di dollari in petrolio e aiuti. Nei mesi successivi il Paese asiatico rispettò l'accordo chiudendo il reattore nucleare per la fabbricazione delle armi di Yongbyon e annunciando che avrebbe disattivato i propri impianti nucleari e sottoposto alle verifiche internazionali un resoconto di tutti i suoi programmi nucleari entro la fine del 2007.

Maggio 2009, secondo test nucleare in territorio nord coreano

1.3 La svolta del 2011

Il 17 dicembre 2011 Kim Jong-il morì e venne proclamato successore il suo terzogenito Kim Jong-Un

1.4 2011-oggi

15 aprile 2012, per il centenario della nascita del "presidente eterno" Kim il sung, Kim Jong-Un ordina un test missilistico, che però non andò a buon fine.

Il 12 dicembre 2012, la Corea del Nord ha fatto un test missilistico riuscendo a lanciare un satellite in orbita, provocando anche questa volta le proteste internazionali.

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Febbraio-marzo 2013, nuovi test nucleari

Il 3 aprile 2013 lo stato maggiore dell'esercito ha ufficialmente annunciato il via libera a un attacco nucleare contro gli Stati Uniti in caso di aggressione.

Gennaio 2016, cominciano i primi test sui prototipi della bomba ad H, tuttavia le registrazioni sismografiche non coinciderebbero con le onde d’urto di una bomba H

Settembre 2016, nuovi test nucleari

Insediamento di Trump alla Casa Bianca (gennaio 2017), aumenta la tensione tra i Paesi (test missilistici, Trump invia portaerei nelle acque nordcoreane e Kim minaccia di colpire la base americana di Guam).

Il 29 agosto 2017, Kim lancia un missile che sorvola il Giappone, reazioni internazionali.

Dopo dopo il test nucleare con la bomba H del 4 settembre, che è stato il più potente di sempre, con un terremoto magnitudo 6.3, la Corea del Nord ha continuato ad effettuare esercitazioni militari.

Marzo e aprile 2018 segnano il tentativo di un riavvicnamento diplomatico tra USA e Corea del Nord (ad un passo dal massimo livello)

Il 9 marzo 2018, viene annunciato un incontro tra Kim e Trump, il quale dovrebbe avvenire alla fine del mese di maggio in luogo non ancora precisato

Durante le festività pasquali il capo della Cia Mike Pompeo ha segretamente incontrato Kim Jong-Un a Pyongyang

Il 21 aprile 2018, Kim annuncia la fine dei test missilistici e la chiusura del sito nucleare di Punggye-ri

Le parole di Kim a proposito:

“Le forze armate della Corea del Nord hanno sospeso definitivamente i test nucleari, l’unica struttura di collaudo del paese sarà chiusa. Chiudendo la struttura dimostriamo al mondo la volontà di sospendere i test nucleari. La dirigenza nordcoreana cerca un ambiente internazionale favorevole per rimettere l'economia del Paese su una spirale ascendente. La Corea del Nord si riserva di utilizzare le armi nucleari soltanto se attaccata a protezione della sua stessa esistenza. La tecnologia sviluppata non sarà consegnata a terzi”.

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2. Dati sulla Nord Corea

2.1 Cosa possiede la Corea del Nord in termini missilistici?

Grafico1. Numero e tipologie di missili testati dal governo di Pyongyang 1984-2017

Grafico2. Gittata dei missili balistici nordcoreani

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Grafico3. Tipologie di missili sviluppati dalla Corea del Nord

MISSILI NORD COREANI

Missile Classe Gittata (km) Stato

M1985/M1991 MLRS 60 Operativo

Koksan M1978 Artillery 60 Operativo

KN-06 Surface-to-air 150 Operativo

KN-01 ASCM 160 Operativo

KN-02 SRBM 170 Operativo

KN-09 MLRS 190 In fase di sviluppo

Kumsong-3 ASCM 250 Potenzialmente Operativo

Hwasong-5 SRBM 300 Operativo

KN-18 (MaRV Scud Variant) SRBM 450 In fase di sviluppo

Hwasong-6 SRBM 500 Operativo

Scud-ER SRBM 1000 Operativo

KN-11 SLBM 1200 In fase di sviluppo

No-Dong MRBM 1500 Operativo

KN-15 (Pukkuksong-2) MRBM 2000 In fase di sviluppo

BM-25 Musudan IRBM 4000 In fase di sviluppo

Hwasong-12 IRBM 4500 In fase di sviluppo

Taepodong-1 IRBM 5000 Obsoleto

Hwasong-14 ICBM 10000 In fase di sviluppo

Taepodong-2 ICBM / SLV 10000 Operativo

KN-14 ICBM 10000 In fase di sviluppo

KN-08 ICBM 11500 In fase di sviluppoArtillery: large-calibre guns ASCM: Antiship Cruise Missile ICBM: Intercontinental Ballistic Missile (missile balistico intercontinentale)IRBM: Intermediate-Range Ballistic Missile (missile balistico di intermedio raggio)MLRS: Multiple Launch Rocket Systems (sistema di lancio di razzi multiplo)MRBM: Medium-Range Ballistic Missile (missile balistico di medio raggio)SLBM: Submarine-Launched Ballistic Missile (lancio sottomarino)SRBM: Short-Range Ballistic Missile (missile balistico a corto raggio)SLV: Satellite Launch Vehicle (lancio veicolo satellite)

Fonte: CSIS Missile Defense Project, 2017

3. La “nuova frontiera” della guerra: bomba ad idrogeno

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I pericoli di un ordigno ad idrogeno erano già stati evidenziati da A. Einstein poco prima di morire, nel 1955. Lo scienziato tedesco, all’epoca residente negli USA, in una lettera dal sapore di testamento spirituale pubblicata dal collega Bertrand Russell, si rivolge ai governi dell’epoca in un ammonimento contro l’utilizzo di armi di distruzione di massa:

“L’opinione pubblica e anche molte persone in posizione autorevole non si sono rese conto di quali sarebbero le conseguenze di una guerra con armi nucleari.L’opinione pubblica ancora pensa in termini di distruzione di città. Si sa che le nuove bombe sono ancora più potenti delle vecchie e che mentre una bomba atomica ha potuto distruggere Hiroshima, una bomba all’idrogeno potrebbe distruggere le città più grandi come Londra, New York, Mosca. E’ fuori di dubbio che in una guerra con bombe all’idrogeno le grandi città sarebbero distrutte; ma questo è solo uno dei minori disastri cui si andrebbe incontroAnche se tutta la popolazione di Londra, New York, Mosca venisse sterminata il mondo potrebbe nel giro di alcuni secoli riprendersi dal colpo; ma noi ora sappiamo […] che le bombe nucleari posso gradatamente diffondere la distruzione su un’area molto più ampia di quanto non si supponesse. […]Una bomba all’idrogeno che esploda vicino al suolo o sott’acqua invia particelle radioattive negli strati superiori dell’aria. Queste particelle si abbassano gradatamente e raggiungono la superficie della terra sotto forma di polvere o pioggia mortale.Nessuno sa quale ampiezza di diffusione possano raggiungere queste letali particelle radioattive, ma le maggiori autorità sono unanimi nel ritenere che una guerra con bombe all’idrogeno potrebbe molto probabilmente porre fine alla razza umana.Si teme che, qualora venissero impiegate molte bombe all’idrogeno, vi sarebbe una morte universale, immediata solo per una minoranza mentre per la maggioranza sarebbe riservata una lenta tortura di malattie e disintegrazione.”

L’esplosione della seconda bomba ad idrogeno ha causato un sisma di magnitudo di circa 6.3 secondo i dati forniti dal servizio geologico statunitense, fattore che ne fa ascrivere la potenza a circa 100 Kilotoni.

La potenza della testata unita alla possibilità di essere montata su di un missile balistico (potenzialmente anche su di un intercontinentale) ne fanno per la prima volta un’arma dalla portata incredibile.

Il combustibile atomico non è di certo un problema per la Corea del Nord, dato che Pyongyang possiede giacimenti di minerali di uranio, principalmente costituiti da biossido di uranio, di alta qualità stimati in circa 4 milioni di tonnellate.

Grazie alla miniaturizzazione degli ordigni, anche per merito della collaborazione russa, la Corea del Nord ora è in grado di armare i propri missili a raggio intermedio e lungo raggio con una testata atomica di potenza medio alta: se andiamo a guardare alla potenza del test atomico effettuato nel settembre 2016 possiamo ipotizzare che, grazie a questo test, presto la Corea del Nord sarà in grado di armare i propri missili con testate che potrebbero avere una potenza compresa tra i 400 Kton ed il Megatone proprio come i missili delle altre potenze nucleari del mondo.

Per rendere l’idea della potenza di un ordigno ad idrogeno, basti pensare che dispositivi a fissione con uranio 235 di potenza di circa 200 Kton (la bomba di Hiroshima), sarebbero cinque volte inferiori rispetto alla potenza di una da 1 Megatone (la quale comunque non rappresenta la massima potenza pensabile).

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Le bombe ad idrogeno sfrutterebbero la fissione dell’uranio, la quale innescherebbe la reazione di fusione degli isotopi dell’idrogeno, (secondo alcune stime di fisici nucleari statunitensi si parla di 20 Mton= 20 milioni di tonnellate di tritolo).

2Stesura definitiva a cura di Niccolò Antonello

Conclusione

Alla luce di ciò che abbiamo analizzata, risulta alquanto difficile stabilire se la guerra possa essere la soluzione giusta ai conflitti che ci sono in tutto il mondo, non necessariamente solo quelli che coinvolgono Siria e Corea del Nord.

Di certo su piano concettuale, la guerra non potrà mai essere la soluzione giusta, come del resto ci aveva suggerito il dottor Montanari lo scorso novembre a Strasburgo, e ciò, molto probabilmente, lascerà la maggior parte di noi concordi.

Ma visto i continui spunti che il mondo ci offre, chiedersi se ciò sia vero risulta quanto meno legittimo.

Se diplomazia, meeting internazionali ecc. non forniscono alcun effetto e considerando poi come basti così poco a saldare gli animi e ad accendere rivalità, la guerra può essere uno strumento efficace per risolvere le controversie internazionali?

Secondo noi, il no dovrebbe essere categorico e la speranza di risolvere i conflitti sempre affidata al dialogo, non di certo ad azioni militari, armi chimiche, bombe ad idrogeno.

E voi cosa ne pensate?

PES Canova A.S. 2017-18

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Ringraziamenti

Si ringraziano tutti i ragazzi che per l’anno scolastico 2017-18 hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto, partecipando attivamente alle riunioni del nostro laboratorio e dando forma a questo lavoro:

Alice Ervaz 5e linguistico Anna Uva 3c linguistico Beatrice Pizzolato 3c linguistico Giovanni Dedemo IIIA classico Lorenzo Crosera 3c linguistico Gaia Maronilli IIID classico Arianna Stringari IIID classico Irene Lazzari 4c linguistico Andrea Callegaris 3c linguistico Anna Comelato 4c linguistico Cristina Grasso 3c linguistico Niccolò Antonello 5a linguistico Erica Nworah Bortot 5c linguistico Elda Crnovrsanin 5c linguistico Mathilde Romeo IID classico Lisa Pian 4c linguistico Margherita Orcalli 4c linguistico Giulia Grando 3c linguistico Vilma Nikolaeva 3g linguistico Alvise Gioli IID classico Stella Picca 3f linguistico Allegra Simionato IIID classico Giovanni Aversano 5a linguistico

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