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  • Mario Morroni

    Nulla è come appareDialoghi sulle verità sommerse

    della crisi economica

    Imprimatur

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    Isbn: 978 88 6830 471 3

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  • Indice

    7 Introduzione 10 I protagonisti 11 Prologo

    15 Dialogo primo Austerità e crisi del debito 33 Dialogo secondo Aumento delle diseguaglianze 41 Dialogo terzo Ridimensionamento dello stato sociale 51 Dialogo quarto Le bolle speculative 67 Dialogo quinto Stato e mercato 91 Dialogo sesto La crisi dell’Unione Europea 131 Dialogo settimo Riforme strutturali e politiche congiunturalimonetarieefiscali 155 Dialogo ottavo Crisi economica e degrado ambientale 173 Dialogo nono Politiche industriali e attività innovativa

    183 Postfazione 185 Ringraziamenti 187 Note 215 Bibliografia

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    Introduzione

    Tre economisti e una studentessa di antropologia sono bloccati dalla nebbia nella sala d’aspetto di un aeroporto inglese. La stu-dentessa, che sa poco di economia, pone una serie di domande ai tre compagni di viaggio sui temi dell’austerità, dello stato sociale, dell’euro, del rapporto stato-mercato, del degrado am-bientale e delle politiche industriali di fronte alla globalizzazio-ne. I tre economisti sono quindi obbligati a evitare un linguag-gio astratto e specialistico. La circostanza rende la discussione comprensibile anche a chi non è addetto ai lavori, ma è sem-plicemente interessato ad approfondire le cause delle recenti vicende economiche che hanno una ricaduta sulle vite di tutti noiespessosonodidifficilecomprensioneperlemistificazionie la cortina fumogena create dall’uso dei tecnicismi e dalla pro-paganda politica che distorce e rimuove i fatti.

    Nelle risposte alle domande della studentessa e nell’anima-ta discussione che si sviluppa rapidamente, emergono nette le implicazioni di politica economica delle diverse concezio-ni dei tre economisti. La profonda recessione, iniziata con la crisifinanziariadel2008,costituisceunbancodiprovaperlavalidità delle politiche adottate. Dal confronto risulta eviden-te che la crisi economica, l’aumento delle diseguaglianze e la sempre più grave crisi ambientale hanno stimolato il recupero e lo sviluppo di visioni alternative all’ideologia neoliberista che ha predominato per più di due decenni nell’Unione Eu-ropea. La diffusione di questa visione anche nei partiti di si-

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    nistra negli ultimi venticinque anni dimostra come non esista una relazione univoca tra appartenenza politica e visione eco-nomica. Gli economisti neoliberisti non solo sono presenti in schieramenti politici contrapposti, ma si differenziano anche per quanto riguarda i modelli economici ai quali si riferisco-no. Gli economisti keynesiani e gli studiosi di economia am-bientale sono a loro volta caratterizzati da una notevole ete-rogeneità di posizioni politiche e di ipotesi teoriche. Questa grande varietà di collocazioni politiche e di riferimenti teorici genera nell’opinione pubblica un disorientamento che contri-buisce a un’accettazione acritica dell’una o dell’altra teoria.

    La maggior parte della saggistica divulgativa sui temi della crisitendeasviluppare,findalleprimepagine,unaparticola-re visione. Rispetto alla letteratura disponibile, la forma dialo-gica offre il vantaggio, per usare le parole di Galileo, di «pro-porre le ragioni… tanto per l’una, quanto per l’altra parte»,1 evidenziando i punti di contrasto tra le diverse interpretazio-ni e permettendo quindi di chiarire le conseguenze economi-che e politiche delle idee sostenute dalle più importanti scuole di pensiero. Oggigiorno, purtroppo, accade assai di rado che economisti con prospettive teoriche radicalmente diverse de-siderino effettivamente dialogare. Le ragioni di questo diffuso atteggiamento di chiusura sono discusse nella Postfazione.

    Questi nove dialoghi forniscono materiale utile per svilup-pare esperienze di teatro didattico2 e possono anche costitu-ire un complemento ai testi di macroeconomia e di politica economica che per lo più ignorano o trattano in modo molto superficialeiltemadellarecentecrisi.

    Il primo dialogo è dedicato alle politiche di austerità e al fatto che inmacroeconomia, come infisica,nulla è come ciappare. Il secondo all’aumento delle diseguaglianze che si è verificatonegliultimitredecenni.Ilterzoallostatosocialeealla privatizzazione della previdenza e dei servizi sanitari. Il quarto allo scoppio delle bolle speculative. Il quinto al ruolo dello stato e a quello del mercato. Il sesto alla crisi dell’euro e alla possibilità che l’Unione Europea si disintegri. Il settimo

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    agli effetti delle riforme strutturali e alla necessità di attuare politiche congiunturali per far fronte alla riduzione degli in-vestimenti e dei consumi privati. L’ottavo al grave problema deldegradoambientale.L’ultimo,infine,discutelanecessitàdi attuare una politica industriale che favorisca l’innovazione e la difesa dell’ambiente. Il lettore può “saltare”, secondo i propri interessi, da un dialogo all’altro, senza seguire l’ordine propostodall’autore.Lenote,posteallafineinmododanoninterrompere la lettura, indicano le fonti e suggeriscono arti-coli e libri utili per approfondire i temi trattati.

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    I protagonisti

    Agata è italiana ed è professoressa di economia in un’univer-sità inglese.

    Max ètedescoedèprofessoredieconomiaefinanzainun’u-niversità degli Stati Uniti, oltre che consulente economico di un’importante organizzazione internazionale e, da circa un decennio, docente per alcune settimane all’anno (rese-arch visiting professor) presso un’università italiana.

    Silvano è italo-francese e ha da poco terminato il dottorato di ricerca in economia ambientale nell’università dove in-segna Agata.

    Sarah è inglese e segue il terzo anno del dottorato di ricerca in antropologia nella stessa università di Silvano e Agata.

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    Prologo

    Agata Oh, Max, che piacere incontrarti, proprio qui all’ae-roporto. Anche tu in partenza? In effetti, avevo visto il tuo nome nel programma del convegno di domani.

    Max Ancheamefainfinitamentepiacererivederti!Sì,presen-to una relazione l’ultimo giorno.

    Agata Ma lo sai che penso spesso ai vecchi tempi, quando eravamostudenti,alleinfinitediscussionidopolelezioni…

    Max E come potrei dimenticarmene. Agata Sono passati più o meno vent’anni… ora vesti in modo

    impeccabile… il tuo abito grigio è molto elegante. Max Gli anni passano… anche se, vedendo te, non sembrerebbe. Agata Sai, quando eri partito per gli Stati Uniti per il tuo dot-

    torato di ricerca, c’ero rimasta male. Max I primi mesi sono stati piuttosto duri, ma poi l’esperien-zaamericanaèstatafondamentale.Vedi,lìpremianoleca-pacità, l’impegno…

    Agata Guarda, non siamo soli… Sta arrivando Silvano, un mio collega, con la sua compagna Sarah. Quella coppia laggiù in fondo: lui è il giovanotto tra il biondo e il rossiccio, vestito in modo molto sportivo… lei è quella ragazza bionda, longilinea con la giacca azzurra di foggia vagamente orientale. Stanno venendodaquestaparte.…Silvano,Sarah,chesorpresa!

    SilvanoOhAgata,che fortuna!Abbiamodecisosoloall’ul-timo di partire oggi pomeriggio. Sarah si è presa qualche giorno di vacanza per accompagnarmi.

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    Agata Ottima idea. Max, questi sono Silvano e Sarah. E lui è Max, mio ex compagno di college…

    Max…sì,diversiannifa…Agata…eoraprofessoredieconomiaefinanzainAmerica.Silvano Lo so bene.AgataSilvanohaappenaavutounfinanziamentopressolanostra

    università sull’impatto economico del riscaldamento globale.MaxEcosì,Silvano,tuhailafortunadiesserecollegadiAga-

    ta, qui, nella vecchia Inghilterra?Agata Sarah invece studia antropologia ed è una vera poli-

    glotta, oltre che una brava alpinista come Silvano …Max Sarah… possiamo darci del tu?Sarah…Sì,certo.Agata Sarah e Silvano, appena possono, scappano sulle Alpi

    Svizzere. Sarah In effetti, siamo appassionati di trekking e sci di fondo. EleAlpiSvizzere…be’,sì,leconoscobene,ancheperchésono le montagne della mia infanzia.

    Agata E tu, Max, continui ad andare in barca a vela? MaxSì,orahounvelocissimocatamarano.Quandoillavoro

    me lo permette, esco sul lago con Emily… mia moglie. Sono un economista d’acqua dolce, lo sai…

    Sarah A dire la verità, non sapevo che esistesse questa categoria.Silvano Be’, negli Stati Uniti si usa distinguere scherzosamen-

    te tra gli economisti di acqua dolce e quelli di acqua salata.Sarah Cosa c’entrano l’acqua dolce e l’acqua salata con l’e-

    conomia? Silvano Gli economisti d’acqua dolce sono quelli che inse-

    gnano nelle università vicine ai grandi laghi. La più famosa è l’Università di Chicago, fortezza dei neoliberisti, seguaci di Friedman o di Hayek. E Chicago, naturalmente, si affac-cia sul lago Michigan. Gli economisti d’acqua salata sono chiamaticosìperchélavoranoprevalentementenellevarieuniversità vicine alla costa dell’Atlantico o del Pacifico eappartengono alle diverse scuole che si rifanno, in un modo o nell’altro, al pensiero di Keynes.

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    Max …pesciolini d’acqua salata…Agata …Si capisce… lo sai bene, sono rimasta un’economi-

    sta di acqua salata, come dite voi. Le idee keynesiane, del resto, hanno dimostrato la loro validità proprio di fron-te alla grande crisi scoppiata nel 2008. E poi, non potrei non essere d’acqua salata: tu conosci la mia passione per il mare e per il nuoto.

    Max Ho sempre ammirato le tue spalle da nuotatrice. Passi ancora le vacanze in quella splendida isola toscana?

    AgataSì,appenaposso,prendol’aereoepartoconmiomari-toeimieiduefigli.Inonnisonooriginaridilì.

    Max Certo che qui fa molto più freddo che da quelle parti.SarahGuardatefuori!AgataEhsì,lanebbiasistainfittendo!Max L’aeroporto, ormai, è completamente avvolto. Silvano Non si vede più nulla.Sarah Temo proprio che rimarremo bloccati.Agata Ecco lo schermo delle partenze: “ritardo imprecisato a

    causa delle condizioni atmosferiche”.Silvano Merde!Max Bloccati… e non possiamo prevedere per quanto. SarahPossochiederviunacosa?Perchénonapprofittatedi

    questa pausa forzata… per spiegare, a una come me che di economia capisce ben poco, alcuni aspetti oscuri della crisi? Di solito, quando assisto ai dibattiti, mi sento smarrita. Per esempio, che cosa è successo alla povera Grecia?

    MaxOhsì,povera Grecia… AgataBe’,perché,nonharagioneadirepovera?Silvano In Grecia si è assistito a una vera tragedia economica. Max Calma,calma.Giàmisembraprofilarsiun’alleanzacon-

    tro di me. Agata Io ho sempre imparato molto dalle persone con cui

    non mi trovo d’accordo. Max Se non ricordo male, mi pare fosse Montaigne che soste-

    neva l’importanza di discutere con persone con idee oppo-ste alle nostre.

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    Silvano È un consiglio che pochi economisti mettono in pratica.

    Max Visto che tu, Sarah, qui sei l’unica non economista, do-vresti cercare di essere giudice imparziale.

    Sarah Ci proverò, ma non sono sicura di riuscirci. Agata Certamente sarai più obiettiva di molti economisti.

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    Dialogo primoAusterità e crisi del debito

    Sarah Allora la Grecia ha o non ha ragione a criticare le poli-tiche di austerità? Anche alcune forze politiche spagnole e inglesi hanno assunto una posizione critica.

    Agata Oh, non solo loro, ma anche molti economisti. Per esempio, Arrow, Diamond, Krugman, Maskin, Sharpe, So-low e Stiglitz, tutti vincitori del Premio Nobel, hanno conte-stato apertamente tali politiche.3 D’altra parte non c’è biso-gno di essere un’aquila per comprendere la cosa. Qualsiasi studente che abbia letto un testo introduttivo di economia può capire che l’austerità in piena depressione è una pessi-ma idea. Alcuni economisti hanno voluto dimenticare que-sto principio basilare per ragioni politiche,4 ma ora gli effetti disastrosi delle politiche di austerità sono davanti agli occhi di tutti: la riduzione del PIL è stata tanto maggiore quanto più severe sono state le politiche di austerità adottate.

    Sarah Scusa se t’interrompo, tutti parlano di questo PIL, come se fosse scontato che cos’è. Ma io non ho le idee chia-re sull’argomento. Il PIL è forse una misura della ricchezza? Ho sentito dire alla televisione che quando aumenta il PIL cresce la ricchezza di un paese.

    Agata No, è sbagliato. Non è la misura della ricchezza. La ric-chezza è uno stock, come un conto in banca o una proprietà. IlPIL,ossiailProdottoInternoLordo,èinveceunflusso,come appunto la produzione di beni o di servizi. Per essere precisi,ilPILmisurailvaloredituttiibenieservizifinali

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    prodotti all’interno di un Paese in un determinato periodo di tempo, di solito un trimestre o un anno. È considerato corrispondente al reddito complessivo prodotto.5

    MaxChetonoprofessoralehaiassunto!Quasinontiricono-sco più…

    Sarah Agata, ti ringrazio della spiegazione. Lo so, per voi tre queste cose sono scontate…

    Agata Dicevo che la riduzione del PIL è stata tanto maggiore quanto più severe sono state le politiche di austerità adot-tate. L’austerità, anzi, ha provocato una seconda recessione nell’areaEurodopoil2010.PerfinoilFondoMonetarioIn-ternazionale ha ammesso che alcuni paesi del Mediterraneo sonoandatitroppoinlàconl’attuazionedipolitichefiscalirestrittive. E si capisce. Le politiche in questione hanno avu-to un effetto depressivo sulla produzione e sull’occupazio-ne maggiore del previsto.6

    Max Chiacchiere, solo chiacchiere. Sarah, non darle retta… Noncisonoalternativealrigorefiscale!Lamassicciaspecu-lazione internazionale ha obbligato i governi a reagire con provvedimenti drastici e straordinari per salvare l’euro. È chiaro che uno stato molto indebitato deve necessariamente ridurre la spesa pubblica. Credo che una riduzione della spesa pubblica in alcuni paesi dell’Eurozona sia stata, e sia tuttora,inevitabile.Lepolitichedirigorefiscalerappresen-tano un costo temporaneo sulla strada del risanamento del-le economie più deboli.7

    SarahPerché?MaxSemplicissimo:ladisciplinadibilanciocreafiducianeimercati.Equestafiduciafavoriscelacrescitaperchéinco-raggia le imprese a investire. Da questo punto di vista l’au-sterità può essere considerata espansiva.8

    Sarah Difatti qualche leader politico ha portato l’esempio di una famiglia indebitata: l’unico modo per ripagare il debito èdiridurrelespese,facendodeisacrifici.

    Silvano Però, Sarah, guarda che il riferimento a una famiglia indebitataèdeltuttofuorviante!

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    SarahPerchéè fuorviante?Misembraunragionamentodibuon senso. È chiaro che chi è indebitato debba tirare la cin-ghia per ripagare il debito.

    Silvano Il debito pubblico non è come il debito di un privato cittadino o di un’impresa. La similitudine tra la casalinga e lo stato è del tutto campata in aria.9

    Agata Hai ragione, Silvano, è ingannevole anche se a prima vistapareconvincenteperchéfalevasull’esperienzadirettadelle persone.10 Non si può pensare a un sistema economico utilizzando gli stessi schemi mentali che adottiamo quan-do analizziamo le scelte dei singoli individui. All’interno di un sistema economico la spesa di un soggetto è reddito per un’altra persona. E poi, non bisogna dimenticare che le autorità monetarie controllano l’offerta di moneta e i gover-nipossonoregolareancheillivellodelprelievofiscale.Lefamiglie non hanno a disposizione tutti questi strumenti.

    SarahBe’,certo!Agata E neppure si deve trascurare la possibilità di stampare monetafiduciaria,ossiasenzauncorrispettivo.Leimpostefuture forniscono una garanzia di pagamento, anche in as-senza di riserve auree.11 Ma c’è dell’altro.

    Sarah Cos’altro ci sarebbe?Agata Vedi, Sarah, se una famiglia è molto indebitata, è asso-lutamentechiarochedeveridurreilconsumoalfinediau-mentare il risparmio e ripagare il debito. Tuttavia, quando si considera il sistema economico, le cose sono diverse, per-chéunavariazionedellaspesageneraunavariazionedelreddito nazionale, cioè di quanto si produce. Questo non succede nel caso di una famiglia. Se una famiglia aumenta il consumo, il suo reddito non cambia per questo, mentre la sua capacità di ripagare il debito si riduce nella stessa misura. Al contrario, se consideriamo il sistema economico, un’espansione della spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi può determinare un aumento del reddito nazionale che rende più facile pagare il debito pubblico. Questo lega-metraspesaeredditoècontro-intuitivoperchécontrasta

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    nettamente con la nostra esperienza individuale legata alla gestione del bilancio familiare.

    Silvano In poche parole, in macroeconomia nulla è come appare.SarahComespessoaccadeinfisica,delresto:ciòcheèvero

    non si vede. Noi vediamo il Sole cambiare posizione duran-te il giorno, non la Terra.

    Silvano Veramente, ora non si vede che nebbia.Sarah Di recente ho letto un articolo nella rivista Time su un son-

    daggio della National Science Foundation da cui risulta che il 25 per cento degli statunitensi non sa che è la Terra a girare.12

    SilvanoIncredibile!Allorachissàlerisposteseavesserofattodomande sulla relatività o sul principio dell’incertezza nel-la meccanica quantistica.

    Max Ora non esageriamo. Lo sappiamo bene, l’ignoranza è molto diffusa, e non solo negli Stati Uniti, ma perlomeno oggigiorno nessuno osa contestare chi afferma che la Terra giri intorno al Sole e intorno a se stessa.

    Silvano Però, l’accettazione della teoria eliocentrica non è statacosìfacile.Pensatealprocesso,all’abiuraeagliarrestidomiciliari di Galileo Galilei, condannato dall’Inquisizione come eretico. Il punto è che Urbano VIII, il papa, sapeva benissimo che Galileo aveva ragione per quanto riguarda il motodellaTerra.Galileofucondannato,nonperchéavesseabbracciato la teoria copernicana,maperché aveva osatopubblicare il Dialogo sopra i due massimi sistemi, rivolgendosi a un largo pubblico e non alla ristrettissima cerchia di astro-nomi e teologi del tempo.13

    Agata Perlomeno oggi le persone non vengono incarcerate se diffondonoteoriescientifichecontrarieaquellocheigover-ni sono interessati a fare credere ai cittadini.

    SarahBe’,nonèpropriocosì!Pensateaquantipaesicisonoal mondo governati da dittature feroci che usano la tortura e la pena di morte per dominare e terrorizzare i cittadini.

    Agata Hai ragione. Bisogna però riconoscere, purtroppo, che la tortura e la pena di morte sono ancora utilizzate…

    Sarah Anche in molti stati democratici.

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    Silvano Su questo tema c’è grande ipocrisia… D’altra parte, nei paesi democratici l’autorità non si presenta in maniera manifesta, ma come un’autorità anonima e invisibile. Non c’èunapersonafisicaconunpotereassoluto,comequal-che dittatore contemporaneo o come il papa o il re ai tem-pi di Galileo. Eppure, tutti ci conformiamo, più di quanto accadrebbe in una società molto autoritaria, alle “leggi del mercato” che sembrano anonime, ma in realtà rispecchiano scelte economiche e strategiche dettate dagli interessi di po-tentissime lobby. Il potere della grande impresa condiziona l’azionepubblica.Pensateall’enorme influenza suimezzidi comunicazione di massa, sulle organizzazioni interna-zionali e sui governi esercitata dal settore degli armamenti, del petrolio e dell’automobile; per non parlare del settore dellafinanzacheèoggidominante.14 A proposito del potere dellafinanzaediGalileo…

    Max Ancora?Silvano …è interessante e anche curiosa l’indicazione di Ber-

    tolt Brecht, quando suggerisce ai registi che vogliono met-tere in scena il processo a Galileo di scegliere per i cardinali dei tipi somiglianti ai nostri banchieri.15

    Max Ah, era qui, che volevi arrivare con la storia di Galileo… AgataPermeilconflittotrateoriageocentricaeteoriaelio-

    centrica è un esempio di come quello che ci appare, ossia il Sole che gira attorno alla Terra, sia talvolta l’opposto di ciò che è. Il problema è che crediamo a quello che appare. Proprio come può accadere in macroeconomia. Anche in economia incontriamo alcune teorie, come quella dell’au-sterità espansiva, che hanno tre caratteristiche comuni alla teoria tolemaica: fanno leva sull’esperienza personale ingannevole, si basano su un modello teorico sbagliato e corrispondono all’interesse di chi detiene il potere. Il suc-cessoègarantito!

    Silvano Fino a quando, però, non arriva qualcuno del tut-to estraneo, come Galileo, che dimostra l’inconsistenza di queste teorie. E cambia il corso degli eventi…

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    Max Ehm,perché,invecediseguitareaparlarediGalileo,nonordiniamo qualcosa al bar in attesa che ci diano notizie circa l’orario della nostra partenza?

    Agata Va bene… penso che ci sarà ancora da aspettare parec-chio… Date un’occhiata fuori, la nebbia è proprio spessa, adesso. Strano, in questa stagione.

    Max Non vi sembra che questa particolare struttura architet-tonica,conilsuoimmensosoffittoavetratesopralecolon-ne, da dove partono tutte quelle travi come rami di alberi giganteschi,dial’impressionediunafittaselvaavvoltanel-la nebbia?

    Agata Uno scenario un po’ dantesco… Sarah A proposito di selva, a me viene in mente Rashomon, ilfilmdiKurosawa.Vi ricordate… iprotagonisti trovanoriparo dal mal tempo… Tutti e quattro i testimoni di un de-litto commesso nella foresta riportano una versione diversa dell’accaduto. Un po’ come voi, che non mi pare concordia-tegranchésull’interpretazionedeifattieconomicirecenti.

    Max Questo bar mi pare possa andar bene. Sedetevi qui. Ci penso io. Tu, Agata, un caffè, vero?

    AgataSì,grazie.Max Non ne dubitavo, ricordo la tua passione per il caffè. E tu

    Sarah… No, lasciami indovinare. Una spremuta… d’aran-cia… senza zucchero.

    Sarah Come hai fatto a indovinare?Max Segreto professionale. Silvano, mi accompagni?Silvano Ma certo.SarahComodequestepoltrone!Sehocapitobene,tu,Aga-

    ta, sostenevi che l’esempio della famiglia indebitata è fuor-viante. Potresti spiegarti meglio?

    AgataSì,èfuorvianteperchénontienecontodelrapportotraspesa e reddito. Questa relazione macroeconomica spesso nonècapitaperchécozzacon l’esperienza individualeditutti i giorni. Per comprendere il rapporto che intercorre tra la spesa e il reddito in un sistema macroeconomico, è neces-sariocapireilruolodelmoltiplicatorefiscale.

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    SarahOh,ecosasarebbeilmoltiplicatorefiscale?Èunacosaimportante?

    AgataIlmoltiplicatorefiscaleèuncoefficientechemisurailrapporto tra un aumento degli investimenti o della spesa pubblica e l’aumento del reddito. Per esempio, con un mol-tiplicatore pari a due, un aumento autonomo della spesa pubblica per acquisti di beni e servizi di 1000 sterline porta a un aumento del reddito di 2000.

    Sarah Non capisco… Sembra la moltiplicazione dei pani e dei pesci.

    Agata No, è la macroeconomia. Non è certo un miracolo. Il vero miracolo sarebbe riuscire a partire. Con questa nebbia temo che resteremo qui ad aspettare un bel po’.

    Sarah Ma come può succedere che un aumento nella spesa pubblica, in investimenti o acquisto di bene e servizi, porti a un aumento più che proporzionale nel reddito nazionale?

    Agata Se c’è capacità produttiva inutilizzata, ossia in presenza di impianti inattivi e lavoratori disoccupati, il meccanismo funzionacosì:unaumentoautonomodellaspesapubblicaper l’acquisto di beni e servizi di 1000 sterline determina un pari aumento del reddito dei fornitori dei beni venduti alle amministrazioni pubbliche. Questo incremento del reddito di 1000 sterline aumenta i consumi e i risparmi in una cer-ta proporzione. Poniamo che 800 sterline vadano in nuovi consumi e 200 in nuovi risparmi.

    Sarah Aspetta, Agata, prendo il mio tablet e annoto queste cifre, altrimenti mi perdo. Allora, dicevi: la spesa pubbli-ca aumenta di 1000 e di conseguenza il reddito cresce di 1000. Questo aumento del reddito dà luogo a un aumento del consumodi 800 sterlineperché 200 sono risparmiate.Fin qui ci sono.

    Agata Le 800 sterline di aumento dei consumi genereranno un pari aumento del reddito, che a sua volta verrà speso e risparmiato secondo la proporzione che ho appena detto. Il processocontinuaall’infinito…

    SarahSembral’ideadellamacchinadelmotoperpetuo!

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    MaxParlateancoradifisica?Nonvisietestancate?AgataNo,siparlavadelmoltiplicatorefiscale.MaxAppenavilascio,Agataneapprofittasubito.Erosicurocheallafineavrebbetiratofuorilaquestionedelmoltipli-catorefiscale.

    Silvano Ecco il tuo caffè, Agata. Agata Grazie, ci voleva proprio.Silvano E per Sarah la spremuta.SarahSplendido!Max Come vedete, Silvano si accontenta del suo bicchiere

    d’acqua rigorosamente di rubinetto, mentre io mi ostino a bere questa bibita, a dispetto delle sue esortazioni a boicot-tare la multinazionale che la produce…

    Sarah Ehm, perché non torniamo alla nostra discussione?Agata mi stava spiegando un fenomeno sorprendente per cui un aumento iniziale della spesa pubblica provoca una serie di aumenti del reddito nazionale in una sorta di moto perpetuo…

    AgataNo,ilmoltiplicatorefiscalenonèunmiracoloenonènemmenolamacchinadelmotoperpetuo,perchél’au-mento del reddito si riduce a ogni passaggio, tendendo a zero. A ogni passaggio solo una parte del nuovo reddito viene spesa in consumi e genera un ulteriore aumento. Se la quota del reddito che viene spesa in consumi fosse, per esempio, pari all’ottanta per cento, il moltiplicatore sareb-be 5 e un aumento di 1000 sterline nella spesa pubblica generebbe una crescita complessiva del reddito di 5000, corrispondente a un incremento di 4000 sterline dei con-sumi e di 1000 del risparmio.16

    Sarah Chiarissimo: 1000 moltiplicato per 5 dà 5000. Agata Se la spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi

    ritorna al livello precedente, l’effetto del moltiplicatore si esaurisce con questo incremento del reddito.17 In condizioni di grave sottoutilizzo della capacità produttiva, però, que-sto incremento di reddito può rappresentare una scintilla che permette al motore della crescita di riavviarsi quando

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    è bloccato per via dei consumi e degli investimenti privati molto bassi.

    Sarah Se ho ben compreso, questa scossa porta a una crescita sia del reddito sia del risparmio ed è tanto più forte, quanto più alta è la percentuale di reddito destinata al consumo.

    Agata Èpropriocosì:maggioreèlapropensionealconsumo,maggiore è l’effetto moltiplicativo e tanto più elevato è l’ef-fetto positivo sul reddito e sull’occupazione.

    Sarah Capisco, ma un aumento della spesa pubblica non por-terebbe inevitabilmente a una crescita del debito pubblico?

    Agata Solo all’inizio. Quello che conta è il rapporto debito/PIL!Appenasimetteinmotoilmeccanismomoltiplicativol’espansione della spesa pubblica determina una riduzione del peso del debito in rapporto al PIL (ovvero al reddito nazionaleprodotto),perchéinprimoluogoilPILaumentagrazie al moltiplicatore e, in secondo luogo, il debito ag-giuntivofinalerisulteràmoltopiùpiccolodell’investimen-to iniziale, dato che, essendo le imposte sul valore aggiun-to proporzionali al reddito, le entrate dello stato crescono all’aumentare del reddito. Inoltre, se l’aumento iniziale del debito pubblico è rappresentato dalla spesa per progetti che accrescano la produttività, infrastrutture, ricerca e svilup-po, programmi di formazione e di apprendimento precoce per i bambini svantaggiati, la riduzione del debito pubblico a lungo termine sarà ancora più grande.18

    Sarah Trovo molto interessante quello che dici.Agata Il problema è che il moltiplicatore funziona anche al

    contrario. Sarah Vale a dire?Agata Presto detto: una riduzione della spesa pubblica deter-

    mina una contrazione del reddito o del PIL che è maggiore della diminuzione iniziale della spesa pubblica. Questa di-minuzione del reddito genera inevitabilmente un calo delle imposteedelleentratechetendeadaumentareildeficiteildebito pubblico.

    Max Agata, nel tuo esempio il valore del moltiplicatore è al-

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    tissimo!Vorreifarvinotareche,sequestomoltiplicatoreèpari a uno, non c’è alcun effetto moltiplicativo. E poi non è sempre facile misurare a quanto ammonta il moltiplicatore. Potrebbe essere bassissimo, quasi zero.

    Agata Erasolounesempioperchiarireilconcetto!Peròguar-da che il Fondo Monetario Internazionale ha riconosciuto chenegliannipassatiivalorideimoltiplicatorifiscaliera-no stati notevolmente sottostimati. Ha ammesso l’errore e di recente ha ricalcolato il moltiplicatore. Per esempio, in questo periodo il moltiplicatore dovrebbe corrispondere all’1,6-1,7 per l’Italia, quindi superiore all’unità. Questo significacheunpuntoinpiùdiausterità,interminidiri-duzione della spesa pubblica, è associato a 1,6-1,7 punti di crescita totale in meno. Il Fondo Monetario aveva invece stimato che il moltiplicatore fosse molto più basso, pari a 0,8,equindiavevasuggeritochepolitichefiscaliespansi-ve sarebbero state inefficaci,mentrequelle restrittivenonsarebberostatedannose.LerettifichedapartedellostessoFondo Monetario sono arrivate molto tardi, quando i “gio-chi” erano già fatti.19

    SilvanoUnodeitanticasidi“veritàpostuma”!20 Sarah È facile chiedere scusa… dopo.AgataGià,lerettifichesonofrequentiesempremoltotardive.Sarah Ma come mai il Fondo Monetario aveva sbagliato le

    stime del moltiplicatore?AgataPerchéilvaloredelmoltiplicatorefiscalenonsiman-

    tiene costante nel tempo, ma varia seguendo l’andamento dell’economia.

    Sarah E cioè?AgataIlmoltiplicatorefiscaleèpiùbassonellefasidiespan-

    sione economica ed è più alto in una situazione di congiun-tura economica e di aspettative negative. Le stime del Fon-do Monetario, successive al 2008, si sono rivelate sballate perchéeranobasatesuvaloridelmoltiplicatorefiscalere-gistrati prima della crisi e quindi notevolmente più bassi di quelli effettivi.21

  • 25

    Sarah Se capisco bene, questo ha portato a sottovalutare gli effetti negativi delle politiche di austerità.

    AgataPropriocosì.Silvano Olivier Blanchard, che all’epoca era a capo degli stu-

    di economici del Fondo Monetario, di recente ha rivelato che rimasero di sasso quando a un seminario interno un giovanissimo stagista dimostrò che le stime diffuse dal Fon-do Monetario circa gli effetti delle politiche di austerità era-no totalmente sbagliate.22

    Sarah Hanno dato il premio Nobel per l’economia a questo stagista?

    MaxNonesageriamo!Silvano Blanchard non ha nemmeno fatto il suo nome. Ha

    parlato solo di un intern kid, uno stagista, per l’appunto.Sarah In sostanza, sarà stato uno fuori dai giochi politici…

    uno che non contava nulla.Agata Le stime del Fondo Monetario erano errate, come ha

    ammesso lo stesso Blanchard, ma fornivano argomenti a favore delle politiche imposte dalla Germania e dalla Com-missione Europea. Non solo, facevano anche leva sull’espe-rienzapersonale,cheinsegnache,quandosièindifficoltà,bisogna ridurre le spese.

    Silvano Il fatto è che proprio per queste stime sballate dei valori del moltiplicatore fiscale i governi dell’UnioneEuropea hanno sistematicamente sbagliato le previsioni sull’andamento della produzione e dell’occupazione. Una sorta d’inganno collettivo, con la verità che emerge sem-pre troppo tardi.

    AgataSì,ècosì.Igovernihannosottostimatol’impattone-gativo delle politiche di austerità sul PIL e sovrastimato l’impatto positivo delle riforme attuate. Per esempio, dal 2008 al 2014, di fronte a un PIL stagnante o in calo, la variazione effettiva è stata di ben 14,2 punti percentuali in meno rispetto a quella prevista dal governo italiano. Nel caso della Francia e della Germania la variazione ef-fettiva di quelle economie è stata rispettivamente, vado a

  • 26

    memoria, di 6,2 e 3,6 punti percentuali in meno rispetto a quella prevista.23

    Max Non avete capito che l’andamento insoddisfacente dell’economia dell’Eurozona dipende in sostanza dal fatto che i governi hanno commesso l’errore di attuare il rigore fiscalepiùchealtroconunaumentodelleimposte.Invecel’austerità benefica è quella che riduce il debito pubblicograzie a una riduzione della spesa pubblica.

    Agata Andiamo, Max, la tua ricetta di applicare politiche di austerità facendo leva sulla riduzione della spesa pub-blica non funziona, perché ha effetti recessivi molto piùampi rispetto alle politiche di austerità basate sull’aumento dell’imposizionefiscale.

    SarahMaperchéunariduzionedellaspesapubblicahaef-fetti recessivi maggiori rispetto a un incremento della pres-sionefiscale?

    AgataPerchéilmoltiplicatoredellaspesapubblicaèpiùaltodi quello dovuto a una variazione del gettito fiscale. Peresempio, in questo periodo il moltiplicatore delle imposte sul consumo corrisponde a circa 0,50, quello delle imposte sul reddito a circa lo 0,15; mentre il moltiplicatore della spe-sa pubblica per l’acquisto di beni e servizi si aggira addirit-tura attorno all’1,6-1,7.24 Quindi, se riduco le imposte, ho un minor effetto espansivo sul PIL rispetto a un aumento della spesa pubblica per l’acquisto di bene e servizi.

    Silvano Va anche detto che non è vero che l’austerità è stata applicata solo o prevalentemente attraverso aumenti delle imposte. Tutti i governi dell’Unione Europea, e in partico-lare quelli del Sud Europa, hanno anche ridotto la spesa pubblica.

    Max Nel 2012, quasi tutti i membri dell’Unione Europea han-no sottoscritto il Fiscal compact, proposto dalla Germania.25

    Sarah Che cosa prevede il Fiscal compact?Max Stabilisce l’obbligo del pareggio di bilancio e una pro-gressivariduzionedeldebitopubblicoinvent’annifinoaraggiungere il rapporto del 60 per cento sul PIL.

  • 27

    Agata Per l’Italia questo si tradurrebbe in una contrazione annuale del debito pubblico di circa il 3,5 per cento del PIL.

    Max Solo all’inizio. Questa percentuale si ridurrebbe progres-sivamente, man mano che ci si avvicina all’obiettivo.

    Agata In ogni modo un taglio del genere è una follia che condannerebbe l’Italia a una profonda recessione senza via d’uscita. La ratificazionedelFiscal compact da parte della Grecia, dell’Italia e del Portogallo è avvenuta quasi di sop-piatto, senza un dibattito approfondito sulle sue implica-zioni economiche. Molti parlamentari che l’hanno votato nonhannonemmenocapitodichesitrattasse.Lagiustifi-cazione era: lo chiede l’Europa.

    Sarah Se per questo, anch’io non avevo chiaro che cosa fosse il Fiscal compact.

    Agata Matunonl’haivotato!Max Non sono d’accordo, Agata. Non avete fatto bene i conti

    o siete disinformati. Il Fiscal compact è uno strumento indi-spensabile per coordinare le politiche di bilancio degli stati membri dell’Eurozona e per fare fronte alla crisi dei debi-ti sovrani. Per esempio, una riduzione annuale del 3,5 per cento del debito è realizzabile nel caso di una crescita del PIL nominale del 2,8 per cento l’anno.26

    AgataConunrientrodeldebitopubblicocosìviolento,l’o-biettivo del 2,8 per cento di crescita del PIL è pura fanta-scienza. In Italia, ridurre al 60 per cento il debito in vent’an-ni significa andare incontro aunaprofonda eprolungatarecessione.27

    SarahSeècosì,perché,allora,l’Italiahaaccettatolapropostadella Germania, introducendo il pareggio di bilancio nell’a-gendapoliticaeperfinonellacostituzione?28

    Silvano Ha pesato il timore della speculazione internazionale sui titoli di stato.

    SarahPerché,laspeculazioneinternazionalesuititolidista-to è pericolosa?

    Max Macerto,èpericolosaperchépuòcomportareuninnal-zamento,alivelliinsostenibiliperlefinanzepubbliche,del

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    tasso d’interesse che gli stati devono pagare per collocare i propri titoli. Ricordiamo tutti quello che successe nel 2011: la speculazione fece schizzare verso l’alto il differenziale nei tassi d’interesse tra la Germania e i paesi periferici, il cosiddetto spread. Il Fiscal compact fu un modo per dare cre-dibilitàallepolitichedirigorefiscaleeraffreddarelaspecu-lazione internazionale. In economia la credibilità gioca un ruolo fondamentale. I tassi d’interesse che i vari paesi de-vono pagare per collocare i propri titoli di stato sono molto sensibiliagliaumentideldeficitdelbilanciopubblico.Èperquesta ragione che la Germania chiede che i paesi dell’U-nione cedano il potere di controllo sui bilanci pubblici alla Commissione Europea.

    Silvano Molti hanno pensato che il Fiscal compact servisse an-che ad acquistare rispettabilità agli occhi della Germania. La Germania ha molto insistito sulla necessità di controlli stringenti sui bilanci pubblici dei paesi dell’Eurozona. Ma, guardacaso,appenasièparlatodiaffidareallaBancaCen-trale Europea la supervisione dell’attività delle banche, il governo tedesco è intervenuto con successo per limitare il numero delle banche soggette ai controlli. È nota a tutti l’o-pacità del settore bancario tedesco.29

    Agata Opacità, tu dici… Si vede che sei qui in Inghilterra da qualche anno, Silvano, a giudicare da come hai imparato a usare gli eufemismi.

    Silvano Volevo sottolineare che, quando ci sono di mezzo gli interessi tedeschi, l’Unione Europea usa due pesi e due misure.

    Agata Non posso darti torto, ma permettimi di tornare alla questione delle politiche di austerità. Queste politiche, se attuate attraverso un aumento delle imposte o, ancor peg-gio, attraverso riduzioni della spesa pubblica, riducono no-tevolmenteilPIL,rendendosemprepiùdifficileripagareildebito pubblico.

    Max Moltipaesinonavevanoscelta.Ilconsolidamentofiscaleeral’unicasoluzioneperchéimercatiauncertopuntonon

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    hanno più permesso a questi paesi di continuare a indebi-tarsi. Un elevato debito pubblico frena la crescita.

    Agata Questo è quanto hanno sostenuto Rogoff e Reinhart inunostudiogiudicatola“provascientificadefinitiva”delfatto che un elevato debito pubblico determina una bassa crescita economica. Figurarsi. Ora tutti riconoscono che quello studio conteneva degli errori grossolani, poi ammes-si dagli stessi autori.30

    Sarah Davvero?Silvano La discussione sugli errori contenuti nelle analisi

    di Rogoff e Reinhart ha avuto una grande risonanza nella stampa specializzata.31

    Agata Il punto è che la bassa crescita non è dovuta al de-bito pubblico, ma semmai è vero il contrario: una bassa crescita determina un elevato rapporto debito pubblico/PIL. Per diminuire il peso del debito bisogna favorire la crescita. Le politiche di austerità provocano una riduzio-ne del PIL. La caduta del PIL aumenta, a sua volta, il “peso” del debito in rapporto al PIL. E addio ai parame-tri stabiliti dall’Unione Europea.

    Max È la crisi, non l’austerità, la causa dell’aumento dei debiti pubblici.32

    Agata Sì,Max,lacrisièlacausaprima,matunonvuoiam-mettere che l’austerità peggiora la situazione. Non è vero che l’austerità è espansiva. Alcuni studi del Fondo Monetario hanno dimostrato che l’articolo di Alesina e Ardagna, che ha rappresentato la base intellettuale del concetto di austerità espansiva, conteneva gravi errori. Al contrario di quanto so-stenuto da questi due autori, gli episodi di consolidamento fiscalesonostatiseguiti,ingenere,dacaduteenondaespan-sioni della produzione. In media, politiche di austerità, cor-rispondenti a un punto percentuale del PIL, riducono il PIL di circa l’1,6 per cento e aumentano la disoccupazione di lun-go termine dello 0,6 per cento. La domanda cala, le imprese chiudono e non restituiscono alle banche i soldi che hanno ricevutoinprestito;cosìaumentalapercentualedicreditide-

  • 30

    teriorati che pesano negativamente sui bilanci delle banche, le banche entrano in crisi e devono essere salvate e ricapita-lizzate a spese dei contribuenti. I salvataggi delle banche da parte degli stati comportano naturalmente un ulteriore au-mento del debito pubblico. In poche parole, l’austerità impe-discediraggiungerel’obiettivocheintendeottenereperché,comportando una riduzione del PIL, aumenta, invece di ri-durre, il debito pubblico in rapporto al PIL. In tutti i paesi del Sud Europa l’austerità ha portato a un aumento, non a una diminuzione, del debito pubblico rispetto al PIL. E questo è dovuto principalmente al collasso del PIL.33

    Silvano Il caso della Grecia dimostra il fallimento delle poli-tiche adottate dall’Unione Europea: tanta gente ha perso il lavoro, ma la situazione di insolvenza non è ancora risolta, e il debito pubblico dal 2009 è aumentato notevolmente, in-vece di ridursi, nonostante due rinegoziazioni del debito pubblico detenuto dai creditori privati.34 Non c’è nulla di peggio di una recessione in sistemi economici basati osses-sivamente sulla crescita per la crescita. Dobbiamo abbando-nare la religione della crescita.

    Agata Sii realistico, Silvano, l’unica maniera per ridurre il peso del debito in rapporto al PIL è accrescere il PIL, stimo-lando la domanda aggregata.

    Silvano Un aumento del PIL non porta a un maggior benes-sere. Sono contrario alle politiche di austerità adottate dai governi, ma non condivido neppure la proposta di politiche espansivechefinisconoconl’aggravarelacrisiambientale.Dobbiamo assumerci la responsabilità del degrado ambien-tale legato al continuo aumento della produzione e dei con-sumi. Dobbiamo cambiare radicalmente il nostro modello di sviluppo economico.

    Max È nel mercato che le persone possono perseguire più fa-cilmente l’obiettivo di migliorare il proprio benessere. Non sareipoicosìpessimistasullaquestioneambientale,sela-sciassimo fare ai mercati. Il fatto è che le politiche keynesia-ne sono concentrate sul breve periodo e perdono di vista la

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    necessità di attuare profonde riforme strutturali che miglio-rano la competitività delle economie nel lungo periodo.

    Silvano Le politiche espansive di stampo keynesiano hanno fatto il loro tempo. Non è la carenza di domanda aggregata la causa della crisi scoppiata nel 2008. La bassa domanda aggregataèsemmaiunaconseguenzadellacrisifinanzia-ria. La causa della grande recessione che stiamo vivendo va cercata nel processo di accumulazione capitalistico che si è inceppato. Tu, Agata, proponi rimedi temporanei che non risolvono il problema di fondo, che sta nella natura stes-sa del processo di accumulazione capitalistico, basato sullo sfruttamento delle persone e delle risorse ambientali.

    Agata Non potete però negare che l’austerità, riducendo la crescita, aumenta il pericolo di un possibile default, ossia di una bancarotta dello stato. L’austerità è inefficace perchénon permette di raggiungere l’obiettivo che si pone: la ridu-zione del debito pubblico. Con le politiche di austerità s’in-staura un circolo vizioso: l’austerità è un nodo scorsoio che impedisce all’economia di crescere e che l’allontana quindi dal rispetto dei parametri imposti dalla Commissione Eu-ropea.Questogiustificalarichiestadiulterioreausteritàeilnodo scorsoio si stringe ancora di più.35 L’austerità è solo e soltanto masochista.

    SarahInsomma,l’austeritàportapiùdannichebeneficielacrescitadeldebitopubblicononèlacausadellacrisifinan-ziaria,mal’effetto,ècosì?

    Max Per amor del cielo, Sarah… Non mi sembri proprio un’osservatrice imparziale.

    Sarah Cerco di comprendere.Agata È la forza delle idee, Max…Max Guardate lo schermo, il nostro volo è rinviato a ora da

    destinarsi.Agata Ah.Max Che spasso… Con voi, c’è da divertirsi.

  • 33

    Dialogo secondoAumento delle diseguaglianze

    Sarah La questione ecologica, che sta molto a cuore a Silva-no, interessa anche me, ma ora vorrei capire meglio un altro aspetto connesso alle politiche restrittive dei vari governi: secondo voi l’austerità aggrava le diseguaglianze?

    Silvano Dallo scoppio della crisi del 2008, in molte aree, il nu-mero delle persone in povertà è addirittura raddoppiato.36

    Agata A dire il vero, l’aumento delle diseguaglianze è inizia-to molto prima delle politiche di austerità. Anzi, è stato una delle cause della crisi scoppiata nel 2008. Negli Stati Uniti, di fronte all’abbassamento dei salari reali…

    Sarah Scusa Agata, se t’interrompo. Parli di salari reali, per-chécisonoanchequelliirreali?

    Agata No, no. Per variazione del salario reale s’intende la variazione del salario monetario, di fatto percepito, meno l’inflazionecheerodeilpotered’acquisto.Quindi,quandosi parla di una variazione dei salari reali, s’intende la varia-zioni al netto dell’andamento dei prezzi.

    Sarah Chiaro.Agata Dicevo, negli Stati Uniti, di fronte all’abbassamento

    dei salari reali e all’aumento del divario tra ricchi e poveri, moltissime famiglie si sono fortemente indebitate per man-tenere i livelli di consumo nel breve termine. Questo ha favorito il crescente ricorso ai mutui per l’acquisto di beni durevoli e di consumo, lo scoppio della bolla speculativa e la conseguente crisi del debito privato.37

  • 34

    Silvano Il paradiso dei capitalisti: salari bassi, ma consumi alti, grazie al ricorso all’indebitamento!Negli StatiUniti,prima della crisi, per favorire i consumi le banche concede-vano mutui che superavano il prezzo delle case acquistate, confidandoinunaperennecrescitadeiprezzidegliimmo-bili. È chiaro che questo boom consumistico, gonfiato dalcredito facile, non poteva reggere a lungo… Ai primi segni diflessionedelmercatoimmobiliaresaltòtutto.

    MaxPerlamiseria!Finorasonostatoadascoltarvi,senzain-tervenire troppo, ma questa non mi pare altro che un’inter-pretazione molto ingenua delle cause della crisi. L’aumento delle diseguaglianze avvenuto negli Stati Uniti non ha in alcun modo giocato un ruolo nello scoppio della bolla im-mobiliare. È vero il contrario: sono stati i tentativi dello sta-to di controbilanciare e ridurre le diseguaglianze nella di-stribuzione del reddito attraverso l’espansione del credito per l’acquisto di case e per l’aumento dei consumi la causa principale della crisi. La responsabilità dello scoppio della bollaspeculativaèdellapoliticadeglientifinanziatidallostato, come la Fannie Mae e la Freddie Mac.

    Sarah Oh, due amici di Winnie the Pooh, il famoso orsetto?Max Ma no, sono due enti che hanno concesso mutui a perso-

    ne che non erano in grado di ripagarli. L’azione del gover-no ha inquinato il mercato dei mutui immobiliari, e la Fan-nie Mae e la Freddie Mac sono i principali colpevoli dello scoppio della bolla immobiliare che ha innescato la crisi. Il governo e il parlamento degli Stati Uniti si sono ripetuta-menterifiutatidiintervenirerompendoilmonopoliodellesemi-pubbliche Fannie Mae e Freddie Mac.38

    Sarah Ti riferisci al problema dei mutui subprime, di cui ho sentito qualche volta parlare?

    Max Sì,proprioaquelli,creatigraziealsupportopubblico.Silvano Guarda, Max, che ti sbagli. Questa della responsa-

    bilità della Fannie Mae e della Freddie Mac, che avrebbero gonfiatolabollaspeculativa,èunaleggendametropolitanadiffusa da molti neoliberisti. Negli anni immediatamente

  • 35

    precedenti la crisi, la Fannie Mae e la Freddie Mac non po-tevano concedere mutui subprime e inoltre ricoprivano una percentuale molto ridotta dei mutui per l’acquisto di case.39

    Sarah Vi dispiace se lasciamo stare questa disputa e ce ne tor-niamo alla questione delle crescenti diseguaglianze? Que-sto mi sembra un aspetto molto importante.

    Silvano Ha ragione Agata. Le diseguaglianze sono cresciute molto prima dello scoppio della crisi. La crisi ha però aggra-vato ulteriormente le disparità nella distribuzione del reddito.

    Agata Ricercatori del Fondo Monetario hanno recentemente riportato dei dati che dimostrano come politiche di auste-rità pari all’uno per cento del PIL accrescano dell’1,5 per cento in cinque anni l’indice di Gini, che misura il livello di diseguaglianza nella distribuzione del reddito.40 In sostan-za,l’austeritàfiscale,oltreaessereinefficaceperchéimpe-disce di raggiungere l’obiettivo che si pone, vale a dire la riduzionedeldebito,èancheiniquaperchécontribuisceadaccrescere le diseguaglianze. Negli ultimi anni, negli Stati Uniti, l’uno per cento della popolazione ha visto aumentare notevolmente la propria quota di reddito sul PIL a scapito del restante 99 per cento.41

    Silvano Come ebbe a dire Warren Buffett, uno degli uomini più ricchi del mondo e investitore di enorme successo: «La guerra di classe esiste, ma è la mia classe, la classe ricca, che ha fatto la guerra e l’ha vinta».42

    Agata Negli ultimi decenni, la crescita delle diseguaglianze è stata determinata principalmente dalla riduzione della pres-sionefiscalesuiredditialti,daglienormiprofittidelsettorefinanziarioedall’aumentodelredditodidirigentieprofes-sionisti, oltre che dalla fortissima concorrenza da parte dei paesi emergenti sui prezzi dei manufatti in un mondo glo-balizzato, con la conseguente compressione dei salari per-cepiti dai lavoratori dell’industria nei paesi industrializzati. Dagli anni Settanta in poi c’è stata una costante e fortissima attenuazione della progressività delle imposte con una ri-duzione delle aliquote sugli scaglioni di reddito più elevati.

  • 36

    Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, gli Stati Uniti hanno uno dei tassi più bassi di mobilità sociale, accompa-gnato da uno dei più alti livelli di disuguaglianza.43

    SilvanoÈcosì.WarrenBuffetthaosservatochetrail1956eil1969 le aliquote delle imposte sul reddito erano molto alte (finoal90percentoperloscaglionepiùelevatoedel27,5percento per le plusvalenze), ma l’occupazione e il PIL cresceva-no a passo sostenuto. Buffett ha confessato di non aver mai visto una persona rifiutare un’opportunità d’investimentoda luipropostaperviadellealtealiquotefiscali.L’enormeaumento dei redditi dei ricchi e super-ricchi, secondo Buffett, èdovutoall’effettodellariduzionedellealiquotefiscaliperiricchi che ora pagano circa il 15 per cento.44

    Max Spero vogliate riconoscere che la diseguaglianza è fon-damentaleperlacrescitaeconomica.Lericompensefinan-ziarie a chi produce ricchezza sono incentivi che favorisco-no l’assunzione di rischio imprenditoriale, le innovazioni e gli investimenti.

    Agata Non lo nego affatto. Ti ricordo anzi che anche Keynes afferma la necessità di un certo livello di diseguaglianza nella distribuzione del reddito per fornire incentivi che fa-voriscano l’attività delle imprese e la piena occupazione.45

    Max Allora sei costretta a darmi ragione.AgataCaroMax,miguardobenedaldartiragione!Keynesin-

    tendeva un certo livello di diseguaglianza nella distribuzione del reddito, non le enormi differenze che si sono venute a cre-are negli ultimi due decenni. È una questione di proporzioni. C’èunabelladifferenzatraunoadiecieunoaunmilione!

    Max In ogni modo converrai che le alte imposte sui ricchi sono moltodannose,perchédiminuisconogliinvestimenti.46

    AgataNo,idatisuggerisconoilcontrario.Unsistemafiscalepoco progressivo e forti diseguaglianze nella distribuzio-ne del reddito non favoriscono la crescita economica. Se il reddito è concentrato nelle mani di pochi, la domanda aggregatasaràminoreperchéiricchihannounapropen-sione al consumo minore, ossia destinano al consumo una

  • 37

    quota del reddito più bassa. Secondo recenti studi condot-ti dal Fondo Monetario e dall’Organizzazione per la Co-operazione e lo Sviluppo Economico, oltre che da diversi autori, le economie caratterizzate da minori diseguaglian-ze hanno una crescita più rapida. Le grandi disparità nella distribuzione del reddito incidono negativamente sullo sviluppo delle capacità lavorative di quanti provengono dafamiglieconbassoreddito,perchéperlorodiminuisco-no le possibilità di accedere a livelli elevati d’istruzione. Una buona qualità del sistema scolastico e sanitario è fon-damentale nel migliorare la qualità del capitale umano e la produttività. Elevate diseguaglianze limitano la crescita perchériduconolamobilitàsociale,leopportunitàecono-miche e la coesione sociale.47

    Max Un momento. I risultati di queste ricerche basate su con-fronti tra nazioni con caratteristiche molto diverse sono meno solidi di quanto si pensi. E aggiungo, anche, che po-litiche redistributive a favore dei più poveri possono avere un effetto negativo sulla crescita.

    Agata I dati a disposizione indicano il contrario. I risultati di una indagine di alcuni ricercatori del Fondo Monetario sug-geriscono che, non solo i paesi con minori diseguaglianze nella distribuzione del reddito crescono più velocemente, ma che una redistribuzione del reddito a favore dei meno abbienti ha un impatto positivo sulla crescita.48

    Silvano Più che il problema della crescita economica, quel-lo che mi preoccupa è che le grandi diseguaglianze nella distribuzione del reddito limitino sicurezza, salute e istru-zione. Studi recenti hanno dimostrato che, nei paesi svilup-pati, molti problemi sanitari e sociali non sono correlati, se non in minima parte, al reddito medio del paese, ma sono invece legati al livello di diseguaglianza dei redditi.

    Sarah Spiegati. Silvano In questi paesi i livelli di benessere, di salute e le

    aspettative di vita sono tanto più bassi, quanto più alte sono le differenze nella distribuzione dei redditi. 49

  • 38

    SarahSì,credochetuabbiaragione.Macosaaccadeneipa-esi poveri?

    Silvano Se consideriamo il problema delle diseguaglianze a livello mondiale, vediamo che in questo dopoguerra la per-centuale di persone in povertà estrema è diminuita, ma pa-radossalmente,perviadell’enormecrescitademografica,ilnumero assoluto di poveri ha raggiunto un livello superio-re a ogni altro periodo della storia dell’umanità. Nei paesi poveri le forti sperequazioni nei redditi hanno conseguenze gravi sulle possibilità per un gran numero di persone, non solo di curarsi e di istruirsi, ma addirittura di sfamarsi, dis-setarsi, ripararsi.50 Se all’estrema povertà aggiungi le guer-re,capisciperchésonoinattoqueigiganteschieinarresta-biliflussimigratoriversoleeconomieavanzate.

    Sarah Dici bene. Le grandi diseguaglianze nei redditi e la po-vertà limitano la libertà di scelta delle persone. La decisione di emigrare è una “fuga verso la libertà”.

    Agata Anche il grado di emancipazione femminile gioca un ruolo molto importante nel determinare la qualità della vita.

    Silvano Amartya Sen ha analizzato questi temi e in particola-re il nesso tra la libertà individuale e la possibilità concreta di istruirsi e di curarsi.51

    Max PermeSen èunfilosofopolitico, nonun economista.Non penso meritasse il premio Nobel per l’economia.52 Al-lora, tanto valeva darlo a Madre Teresa di Calcutta.

    Silvano Veramente l’hanno dato anche a lei.MaxManonperl’economia!Agata Il problema è che tu, Max, come tanti colleghi, tendi a dareunadefinizionetropporestrittivadieconomia,rifiu-tandoti di considerare anche impostazioni diverse.

    Silvano Di recente, la mancanza di un confronto approfondi-to tra visioni economiche differenti è stata oggetto di vivaci proteste da parte degli studenti che frequentano i corsi di base di economia in numerosi atenei.53

    Agata La notizia ha fatto il giro del mondo. Quanto a Sen, sono in totale disaccordo con te, Max. Amartya Sen ha dato

  • 39

    un grande contributo alla nostra disciplina, studiando, tra l’altro, quali sono le condizioni economiche indispensabili per esercitare le libertà individuali e il ruolo dello stato nel garantire che queste libertà siano effettive. Sen è un vero pensatore liberale.

    Silvano Non c’è dubbio. Anni fa ho avuto la fortuna di segui-reunsuocorso:Senèundocentemeraviglioso!Lepiùbellelezioni a cui abbia assistito in vita mia.

    SarahSì,mel’haidettoparecchievolte!Max Sai che cominci a diventarmi simpatica?Sarah Ma torniamo alle crescenti differenze nella distribu-

    zione del reddito. Ho visto che un libro su questo tema di un economista francese ha avuto un’enorme risonanza, ma adesso non ricordo il nome dell’autore.54

    AgataNonèdifficileindovinare:ThomasPiketty.Sarah Già, Piketty. Max Tutto questo interesse per la sua analisi mi sembra fran-camenteesagerato!

    Silvano Non ne dubitavo. Il fatto è che molti economisti neo-liberisti tendono a sottovalutare il problema delle differen-ze crescenti nella distribuzione del reddito. Robert Lucas ha addirittura affermato che «fra le tendenze dannose per una solida teoria economica, la più seduttiva» e, secondo lui, «la più velenosa, è quella di concentrare l’analisi sulle questioni della distribuzione del reddito».55

    Max Va anche detto che la metodologia adottata da Piketty ha suscitato molte critiche.56

    Agata Sulla metodologia si può discutere, ma nessuno può ne-gare il punto centrale della sua analisi, ossia che dai primi anni Settanta, soprattutto negli Stati Uniti e nel Regno Unito, c’è stato un enorme spostamento del reddito a favore dell’u-no per cento più ricco, dovuto in gran parte agli enormi gua-dagnidelsettorefinanziarioealprogressivoalleggerimentodell’imposizionefiscalesuiredditipiùalti.DaglianniSettan-ta in poi il rendimento del capitale è stato superiore al tasso di crescita dell’economia, e questo ha portato a un aumento

  • 40

    delle diseguaglianze all’interno delle singole nazioni. È un fenomeno che ha interessato, più o meno, tutti i paesi indu-strializzati. Siamo tornati ai livelli dei primi del Novecento.57

    Sarah Qual è il rimedio che Piketty suggerisce?Agata Lo stato dovrebbe svolgere un ruolo redistributivo, ap-plicandoun’imposizionefiscale progressiva, con aliquotepiù alte per i redditi più elevati, e opportuni trasferimen-ti di reddito a favore delle persone svantaggiate o in mo-mentanea,gravedifficoltà.Questitrasferimenti,chefannoparte delle attività assistenziali, vorrei sottolinearlo, sono espressione della solidarietà nazionale e quindi dovrebbero gravaresullafiscalitàgenerale.

    Sarah In che senso attività assistenziali?AgataPerchésitrattaditrasferimentinonbasatisuicontribu-

    ti pagati in precedenza, come appunto nel caso delle attività previdenziali,magiustificatidallostatodibisognograve.

    Silvano Il ruolo dello stato è essenziale per far fronte alle si-tuazioni di povertà e per dare pari opportunità ai cittadini.

    Agata Non c’è dubbio. Ed è anche chiaro che l’aumento delle diseguaglianze è stato uno dei fattori scatenanti della gran-de recessione iniziata nel 2008.

    Max Lo ripeto. Non sono d’accordo con questa interpretazio-ne del tutto infondata.

    Agata Posso ammettere che la diseguaglianza, ci piaccia o no, sia un carattere imprescindibile di un’economia fondata sull’imprenditorialità individuale. Ma è anche innegabile che l’aumento enorme delle diseguaglianze ha contribuito a far scoppiare la grande recessione e che le politiche di au-sterità hanno acuito il problema distributivo, riducendo gli standard di vita, la sicurezza e le opportunità individuali, deprimendo ulteriormente la crescita economica.58 Il pro-cesso di crescita delle diseguaglianze, non solo tra i paesi ricchi e quelli poveri, ma anche all’interno degli stessi paesi ricchi, mi sembra ormai vicino al punto di collasso. Quanto possono ancora crescere le diseguaglianze dei redditi senza che le società vengano destabilizzate?59

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    Dialogo terzoRidimensionamento dello stato sociale

    Sarah Secondo voi le diseguaglianze sono aumentate anche a causa del progressivo ridimensionamento dei sistemi di protezione sociale?

    Max È inutile nasconderlo, i sistemi di protezione sociale van-no ripensati. In molti paesi dell’Unione Europea, la crescita del debito è dovuta in gran parte all’eccessiva prodigalità dei sistemi di protezione sociale. Questo vale in particolare per i paesi del Sud Europa che negli ultimi anni hanno vis-suto sopra i loro mezzi. Per forza di cose ora s’impone una riduzione della spesa per il welfare pubblico.

    Sarah La stampa dei paesi del Nord Europa parla spesso de-gli eccessi delle “cicale” del Sud.

    MaxEconragione!Silvano I PIIGS, come sono sprezzantemente chiamati.60Sarah PIIGS?Agata Sta per Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna.

    Per questi paesi Giorgio Fuà aveva introdotto a suo tempo un’espressione più elegante e appropriata: “paesi a svilup-po tardivo”.61L’ideachelerecentidifficoltàeconomichediquesti paesi siano dovute a uno stato sociale troppo gene-roso non corrisponde alla realtà dei fatti. Molti politici si preoccupano del problema sbagliato: si concentrano sui fallimenti del settore pubblico, mentre la vera causa della crisi, come sappiamo, va ricercata nel settore privato. Per esempio, in Italia la spesa sociale è rimasta attorno al 25 per

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    cento del PIL. Non è il sistema di welfare ad avere messo in crisi l’economia statunitense nel 2008, ma il sistema banca-rio. I sistemi di welfare sono le vittime, non la causa della grande recessione.62

    Silvano Verissimo. La crisi non è stata causata dalla crescita del debito pubblico. Il caso dell’Irlanda e della Spagna par-la chiaro. In questi due paesi il debito pubblico era diminu-ito negli anni precedenti la crisi e nel 2007 era molto basso, rispettivamente del 25 e del 36 per cento in proporzione al PIL.Conloscoppiodellacrisifinanziaria,ildebitopubblicoè aumentato di cinque volte in Irlanda e di tre in Spagna. È evidente che la crescita del debito pubblico è solo un effetto dell’insolvenzadelsistemafinanziario,nonlacausadellagrande recessione.63

    Agata Gli stati sono intervenuti accollandosi le enormi per-dite del settore finanziario privato dovute a un’eccessivaassunzione di rischi e a comportamenti irregolari a danno dei risparmiatori.

    Max Siete completamente fuori rotta: concentrate la vostra at-tenzione su alcune irregolarità nello svolgimento dell’attività bancaria, che il mercato ha punito. Non vi rendete conto, in-vece, che il vero problema sta altrove: il problema è lo stato.

    SarahPerché?Max Gli stati accumulano debiti crescenti per l’espansione

    patologica della sanità pubblica e della previdenza sociale. Nessuno può contestare che, nella maggior parte dei paesi industrializzati, lo stato sociale sia in crisi e sia divenuto economicamente insostenibile. C’è l’invecchiamento della popolazione, c’è l’aumento dei costi dell’assistenza medica, il ricorso opportunistico ad alcune forme di assistenza, ol-tre che l’instabilità occupazionale che non permette a molti giovani di accumulare i contributi sociali necessari a ottene-re una pensione.

    Silvano I mutamenti strutturali richiedono indubbiamente un adeguamento dei nostri sistemi di welfare alle nuove si-tuazioni e una maggior attenzione alle reali condizioni di

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    bisogno e disagio. L’esigenza di queste trasformazioni è uti-lizzatacomeunagiustificazioneperilridimensionamentodello stato sociale a favore della privatizzazione dell’assi-stenza sanitaria e del sistema previdenziale.64 Nel corso del-la crisi, lo stato sociale è stato usato da alcuni governi come un bancomat a cui ricorrere quando c’è bisogno di soldi.

    Max Non è vero. Questi sono luoghi comuni privi di fonda-mento. Alcuni paesi hanno addirittura aumentato il livello delle prestazioni sociali. In alcuni casi, hanno solo cercato di eliminare le distorsioni ed estendere l’applicazione del sistema contributivo basato sull’effettiva entità dei versa-menti e non sul livello dell’ultima retribuzione.65

    Agata Max, non potrai negare che in alcuni casi la riduzione delle pensioni e le privatizzazioni della sanità pubblica hanno avuto l’obiettivo di fare cassa per ripianare il debito pubblico.

    MaxLeprivatizzazioniaumentanol’efficienza!Ilsettorepri-vato ha forti incentivi a eliminare gli sprechi, mentre nel settore pubblico i politici sono interessati a espandere le loroclienteleequinditendonoagonfiareglisprechi.

    Agata Il problema è che la privatizzazione della sanità non garantisce affatto una maggiore concorrenza. Le privatizza-zioninonsononénecessarienésufficientiperunamaggio-re concorrenza nel settore.66

    Silvano Per capire che la privatizzazione dei servizi sanitari nonportadiperséaunamaggioreefficienzabastavede-re l’altissimo costo, rispetto ai risultati, del sistema sanita-rio americano, quasi tutto privato. Gli Stati Uniti hanno la spesa pro capite per la sanità più alta al mondo, ma nella graduatoria delle aspettative di vita alla nascita sono solo al trentacinquesimo posto. In confronto, il sistema pubblico delCentro-NordEuropaèmoltopiùefficaceedeconomi-co.67 In genere, la sanità privata èmeno efficiente perchécomporta notevoli oneri amministrativi, riesce a sfruttare meno le possibilità offerte dalle economie di scala ed è ca-ratterizzata da alti costi di transazione.

    Sarah Cosa sono i costi di transazione?

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    Silvano Sono i costi per l’attività di acquisto e vendita sul mercato: i costi della negoziazione, i costi della pubblici-tà, della stipula e dell’esecuzione di contratti, i costi per la raccolta delle informazioni necessarie allo scambio e i costi affrontati per obbligare la controparte al rispetto del contratto.

    Agata I costi di transazione sono molto alti quando ci sono asimmetrie informative tra i contraenti…

    Sarah Scusa se t’interrompo, Agata, ma anche il concetto di asimmetria informativa non mi è chiaro.

    Agata L’asimmetria informativa è una condizione in cui un’informazione non è condivisa tra due soggetti che entra-no in una relazione economica. Queste asimmetrie informa-tive possono essere pre-contrattuali quando, per esempio, il venditore non rivela all’acquirente le effettive caratteristi-che della merce che sta vendendo…

    Silvano È questo il caso di una persona che stipula un’assicu-razione sanitaria senza rivelare una malattia cronica, o dei titoli e obbligazioni a elevatissimo rischio ma venduti come sicuri, o di auto di seconda mano in cattive condizioni ven-dute come seminuove.

    Sarah Ho capito. Silvano Poi ci sono le asimmetrie informative post-contrattuali

    nei casi in cui un soggetto, dopo avere stipulato un contratto, non è in grado di osservare se la controparte lo rispetta.

    Agata Nella sanità le asimmetrie informative tra le strutture sanitarie, i medici e i pazienti sono inevitabili, per la stessa natura del servizio, e hanno un grande peso. In molti casi il paziente non è in grado di sapere quali siano le prestazioni sanitarie di cui ha realmente bisogno. Queste prestazioni devono essere prescritte da personale specializzato. I costi dellasanitàprivatasonoaltiperchéèl’offertaastabilirelaquantità domandata.

    Silvano È come se fosse il concessionario a decidere quale modello di automobile il cliente deve comprare: è chiaro che con tutta probabilità l’acquirente uscirebbe dal conces-

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    sionario con un’autovettura più grande e più accessoriata di quella di cui ha effettivamente bisogno.

    Agata È per questa ragione che la sanità privata basata sulle assicurazioni personali tende a espandere i costi. La sanità pubblica permette un monitoraggio da parte di organismi statali competenti che possono contrastare i comportamen-ti opportunistici, come nel caso di prescrizioni eccessive o inutili. Ma non basta, le assicurazioni private comportano costi molto alti dell’assistenza sanitaria per la pesante inci-denzadeicostiditransazionechepossonoarrivarefinoal40 per cento dei premi assicurativi.

    Sarah Per quale motivo? Agata Una delle ragioni è che le assicurazioni sanitarie pri-

    vate sono soggette al fenomeno della “selezione avversa” per cui, ad assicurarsi, sono solo le persone soggette a un rischio più alto. Questo comporta inevitabilmente costi più alti. Questi costi sono ridotti dall’azione statale che può ren-dere obbligatoria l’assicurazione sanitaria pubblica, grazie all’appartenenza universale e al potere di controllo e d’im-posizionefiscale.Vapoitenutopresentecheleassicurazio-ni private si riservano il diritto di depennare o retrocedere a coperture inferiori i pazienti che vengono colpiti da una malattia grave o cronica che richiede la somministrazione costante e prolungata di farmaci costosi. Il sistema privati-sticofinisceperescluderedall’assistenzasanitariapropriochi ne avrebbe più bisogno.68

    Silvano Quello che dici è incontestabile. Eppure, molti spin-gono per una privatizzazione del sistema previdenziale, non solo per la sanità, ma anche nel caso delle pensioni.

    Max È inutile che ci giriamo intorno, il problema è che nei pa-esi del Sud Europa il debito pubblico crescente e l’aumento molto rapido negli ultimi decenni delle aspettative di vita rendono insostenibile l’attuale sistema pensionistico.

    Agata L’aumento delle aspettative di vita, ovviamente, è un fattomoltopositivo.Si trattadidaremaggioreflessibilitàal sistema, consentendo alle persone di scegliere l’età della

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    pensione e modulando gli importi pensionistici in base agli effettivi anni di contribuzione.

    MaxLaflessibilitàsuitempidelpensionamentoeilsistemacontributivo possono certo aiutare ad alleviare il problema dei costi crescenti dovuti all’aumento delle aspettative di vita, ma rimane il fatto che le pensioni e il sistema sanitario hanno raggiunto costi insostenibili per il bilancio pubblico. Una riduzione degli importi medi delle pensioni è del tutto inevitabile,cosìcom’èauspicabileilricorsocrescenteadas-sicurazioni individuali private.69

    SilvanoMacché.Laprivatizzazionedel sistemapensionisticopresenta problemi ancora più gravi rispetto alla privatizzazio-ne del sistema sanitario. Non solo le assicurazioni pensionisti-che e sanitarie private registrano costi di transazione più alti rispetto al sistema pubblico, ma il vero problema è l’eventua-lità che le assicurazioni pensionistiche private falliscano, come purtroppo è successo in molti casi, rovinando le prospettive di vita degli anziani che hanno accantonato per anni i contributi necessari a garantire il mantenimento del loro tenore di vita anche dopo che hanno cessato l’attività lavorativa.

    Agata Ne sanno qualcosa le centinaia di anziani negli Stati UnitienelRegnoUnitocheavevanofattoaffidamentoperleloropensionisuistitutifinanziarifallitinel2008.Silva-no ha ragione: la sicurezza deve essere il primo requisito di un sistema pensionistico. E la previdenza privata non dà questa certezza. Può essere solo una forma d’investi-mento integrativo.

    Sarah Avevo un amico qui in Inghilterra che, dopo una vita passataalavorareingiroperilmondo,avevafattoaffida-mento per la sua vecchiaia sulla Lehman Brothers. Aveva accantonatounacifrapiùchesufficienteperpermettersiunbuon tenore di vita, ma nel 2008 ha perso tutto ed è morto di recente in completa povertà.

    Silvano Sono state tantissime le persone rovinate dai dissesti delle banche e delle società assicuratrici. Qualcuno si è suici-dato dopo aver visto andare in fumo i risparmi di una vita.

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    Max Se avessi conosciuto il tuo amico, Sarah, gli avrei consi-gliato di non mettere tutte le uova in un unico paniere.

    Agata È proprio questo il vantaggio dei sistemi pubblici di protezione sociale: permettono di far fronte a situazioni d’incertezza radicale e a rischi sistemici, mentre le assicura-zioni private tendono ad assicurare solo i rischi con distri-buzione di probabilità calcolabile.70Èmoltopiùdifficilechefallisca uno stato rispetto a un’assicurazione privata, lega-ta magari a una banca che si è esposta eccessivamente con qualcheoperazionefinanziariarischiosa.Epoi,l’erogazio-ne da parte dello stato di alcuni servizi previdenziali e sa-nitari permette di evitare la formazione di monopoli privati che danneggiano gli utenti, oltre che di sfruttare rilevanti economie di scala con un minor costo medio delle presta-zioni.Névadimenticatocheisistemidiprotezionesociale,come l’indennità di disoccupazione o il reddito minimo di cittadinanza, sostengono i livelli di consumo nei momenti di crisi occupazionale e quindi assicurano un aumento del-la spesa pubblica nelle fasi di congiuntura negativa, con un effetto positivo di stabilizzazione automatica dei mercati.

    Silvano Il reale obiettivo della privatizzazione del sistema sanitario e del sistema pensionistico non è la riduzione deicostieilperseguimentodell’efficienza.Ilveroscopoèdi creare nuove opportunità d’investimento in un settore molto redditizio per gli imprenditori privati, recuperando al tempostesso risorseperdiminuire ildeficitpubblico.Molti tra i ricchissimi sono contrari all’assistenza sociale e sanitaria pubblica obbligatoria: è la loro stessa ricchez-za che fa da assicurazione. Abolire l’assistenza sanitaria pubblica permette di ridurre le imposte e, a parità di sa-lario disponibile, il costo del lavoro. D’altra parte, anche se escludiamo i Paperon de’ Paperoni, molti tra i ricchi e i benestanti tendono a preferire l’assicurazione privata alla sanitàpubblicaperché,pursapendoche ilsistemabasa-to sulle assicurazioni private tende a far lievitare i costi, i premi assicurativi che pagherebbero sarebbero comunque

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    inferiori all’aggravio in termini di imposte pagate in pro-porzione ai loro redditi. Ma per il restante 99 per cento della popolazione l’assistenza sanitaria pubblica costitui-sceunaformadiassicurazionepiùsicuraemoltopiùeffi-ciente rispetto al sistema privatistico.

    Agata Non c’è alcun dubbio, ma l’assistenza pubblica non si limita alla sanità. Altri esempi di assistenza riguardano le pensioni sociali minime per le persone che non hanno versatocontributisufficientiochesitrovanoinsituazionidi particolare bisogno per l’impossibilità di lavorare o per la mancanza di opportunità di lavoro.

    Silvano Nella maggioranza dei paesi dell’Unione Europea sono già previste varie forme di reddito minimo garantito. L’Italia e la Grecia fanno eccezione.71

    Max In questi due paesi, le risorse per un reddito minimo ga-rantito andrebbero trovate riducendo gli importi medi delle pensioni pubbliche e delle pensioni di reversibilità destina-te alle vedove. Nulla vieta di utilizzare i fondi previdenziali perfinanziareprogrammiassistenziali.Èunfattodiequità.

    Silvano Sentire un neoliberista parlare di equità mi fa un cer-to effetto…

    Max Non sei per nulla spiritoso… Dovremmo anche incen-tivaredipiùleiniziativefilantropicheeleattivitàdivo-lontariato.

    Silvano Su questo non posso darti torto, ma le situazioni digravedifficoltà epovertànonpossonoessere lasciatealla buona volontà individuale o alle iniziative lodevoli di associazioni di cittadini. Penso che noi tutti qui si sia d’accordo sulla necessità di strumenti che facciano fronte a gravi situazioni di disagio economico per molte famiglie e molti anziani.

    Agata Non sono d’accordo con te, Max, quando dici che le risorse per iniziative assistenziali debbano essere trovate riducendo le prestazioni previdenziali. L’idea di ridurre gli importi delle pensioni dei lavoratori dipendenti e delle loro vedove a favore delle prestazioni assistenziali è iniqua

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    oltre che contradditoria. Ora, se proprio vogliamo parla-re di equità, è chiaro che tutta la comunità dovrebbe farsi carico degli oneri delle iniziative assistenziali. La tua pro-postaècontraddittoriaperché,daunaparte,siabbassanogli importi delle pensioni per passare a un sistema contri-butivo che rispecchi l’effettiva contribuzione e non l’ultima retribuzione percepita; dall’altra, in contraddizione con il sistema contributivo, si scarica l’onere delle prestazioni as-sistenziali, che non sono basate sull’effettiva contribuzione, sui bilanci del sistema pensionistico previdenziale, come è stato fatto spesso nel mio paese. Quindi, ribadisco, è equo e deltuttologicochel’onerefinanziariodelleiniziativeassi-stenzialigravisututtiiredditi,ossiasullafiscalitàgenerale,e non solo sui redditi da pensione.

    Sarah Ma come è possibile trovare le risorse?Agata Aumentando la progressività delle imposte sul reddito

    e allargando la base imponibile grazie alla riduzione dell’e-vasioneedell’elusionefiscale.

    MaxUnasoluzionepocoefficace.Silvano Un aumento della progressività contrasterebbe la

    tendenza verso la riduzione costante delle aliquote sui red-diti più alti di questi ultimi decenni, una fra le cause delle crescenti diseguaglianze nella distribuzione del reddito ne-gli ultimi decenni. Ne abbiamo già discusso. Finanziare le prestazioni assistenziali con l’aumento della progressività e con il recupero dell’evasione sarebbe di certo un’operazio-ne di equità. Non si può proprio parlare di equità se si in-taccano i diritti acquisti di chi ha pagato oneri sociali elevati al proprio ente previdenziale per una vita.

    Agata Tra l’altro, la tua proposta, Max, penalizzerebbe pro-prio i lavoratori dipendenti che hanno un tasso di evasione molto basso.

    Silvano Mi pare che il concetto di equità di Max sia una sorta difogliadificocheserveacoprireuntagliodellepresta-zioni previdenziali pubbliche e a favorire le assicurazioni private. Scaricare i costi dell’assistenza sociale sulla previ-

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    denza pubblica è in realtà funzionale al disegno neoliberi-sta di trasformazione sociale e politica dei paesi dell’Unio-ne Europea.

    MaxMatuvedicomplottidappertutto!Silvano Alla base del trasferimento di risorse dal sistema pre-

    videnziale a quello assistenziale sta la visione neoliberista secondo cui lo stato sociale dovrebbe limitarsi a far fronte solo alle situazioni di estremo bisogno. In sostanza, garanti-re una base minima attraverso l’erogazione di trasferimenti e la fornitura di servizi sanitari. Secondo questa concezione, i cittadini che percepiscono redditi sopra il minimo dovreb-bero invece ricorrere a forme di assicurazione private per l’assistenza sanitaria e per garantirsi un reddito una volta lasciato il lavoro per limiti di età.

    Agata È un disegno che sta portando alla distruzione della classe media in Europa, com’è in parte già avvenuto negli Stati Uniti.

    Silvano In sostanza, il ripianamento dei debiti delle banche da parte degli stati avviene a spese del welfare. Il ridimensio-namento dei sistemi di protezione sociale colpisce il tenore di vita della classe media e degli strati sociali più poveri.

    Agata Tutto questo porta a un calo della domanda che impe-disce la ripresa…

    MaxNebbiafitta…

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    Dialogo quartoLe bolle speculative

    SarahAll’iniziodellacrisimicolpìchemoltissimieconomi-sti, che si ritengono grandi esperti e trattano tutti con suf-ficienza, non l’avessero prevista e poi, quando era ormaiscoppiata da qualche mese, non avessero capito la gravità delle conseguenze sull’economia reale.

    SilvanoMa certo, si sono rifiutati di accettare la realtà deifatti anche dopo lo scoppio della crisi.72

    Max La crisi ha colto tutti di sorpresa. Nessuno se l’aspettava. È stato uno shock imprevedibile: l’apparizione di un vero e proprio “cigno nero”.73

    Sarah Ricordo che gli economisti si beccarono anche i rim-proveri della regina Elisabetta, quando nell’autunno del 2008 andò in visita alla London School of Economics per inaugurareunnuovoedificio.Lareginadomandò,conquelsuo meraviglioso candore: «Com’è che nessuno si è accorto che ci stava arrivando addosso questa crisi spaventosa?»74

    Max Quando scoppiò la bolla immobiliare negli Stati Uniti, si pensò che il fatto avrebbe avuto conseguenze limitate per-chéilsettoreimmobiliarerappresentava,indefinitiva,soloilquattro per cento del PIL statunitense. Si ritenne che la crisi sarebberimastacircoscrittaaquelsettoreechedifficilmentesisarebbetrasformatainunacrisifinanziariageneralizzata.In sostanza, si sarebbe trattato di un aggiustamento dell’eco-nomia limitato e passeggero, ecco tutto. Proprio per questo, si ritenne di lasciare che il mercato risolvesse il problema,

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    portandogiùilprezzodegliimmobilifinoaquandogliin-vestitori avessero considerato un buon affare acquistare di nuovo, stabilizzando così la situazione.L’idea, che io con-divido, era che si dovesse evitare di adottare meccanismi di salvataggio in modo che la disciplina di mercato attuasse la benefica “distruzione creatrice” delle attività economicheinefficienti.75 È assolutamente necessario che le banche e le imprese insolventi falliscano e ricomincino da capo.

    Agata L’espressione “distruzione creatrice” è tipica della teo-ria evoluzionistica dei darwinisti sociali.

    Silvano Ma con riferimento alla crisi attuale è del tutto fuor-viante. Questa espressione è stata introdotta da Marx e resa poi popolare da Schumpeter che la riferisce a un ambito ben preciso, ovvero il processo di innovazione imprendito-riale. Nuovi metodi creano inevitabilmente problemi per le industrie rimaste legate a quelli tradizionali. Le innovazio-ni, per l’appunto, distruggono l’esistente. Tutto qui e niente di più. Il concetto di distruzione creatrice, utilizzato spa-valdamentedamoltineoliberisti,èmistificatorioperchéleinnovazionifinanziariedegliultimiduedecenninonhannocreato nulla, ma solo portato al disastro. In questo caso, sa-rebbe più appropriata l’espressione “creazione distruttrice” o “innovazione distruttrice”.76

    Agata Non c’è dubbio che la crisi scoppiata nel 2008 non ha contribuito a creare nuove attività sulle macerie di quelle distrutte.

    Silvano Le innovazioni finanziarie hanno avuto l’obietti-vo principale di aggirare la regolamentazione dell’attività bancaria, aumentando notevolmente il livello di rischio e portando alla catastrofe.

    MaxNonsonod’accordo.Le innovazionifinanziariehannofacilitato il ricorso al credito e sostenuto per lunghi anni la crescita economica. Il problema semmai sta nella politica perseguita da Alan Greenspan, presidente della Federal Re-serve negli anni precedenti allo scoppio della crisi del 2008. I tassi d’interesse sono stati mantenuti a lungo troppo bassi

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    ed è stata data la garanzia implicita che la banca centrale sarebbe sempre intervenuta a tirare fuori dai guai i grandi operatorifinanziari,troppograndiperesserelasciatifalli-re. Questa garanzia implicita è conosciuta con l’espressio-ne “Greenspan put”. La politica monetaria di Greenspan, influenzata dal paradigma neo-keynesiano, ha indotto lebanche a comportamenti speculativi insensati, nella previ-sione di essere poi salvate dai governi, in caso di mancanza di liquidità o d’insolvenza, e quindi di non dover pagare le conseguenze del loro comportamento imprudente.77

    Agata Ti ricordo che Alan Greenspan è un esponente di spic-co del pensiero neoliberista. La politica monetaria di Green-spanèstatainfluenzata,piùchedallavisionekeynesiana,dagli interessi delle grandi banche.

    Silvano C’è anche da dire che i sistemi di retribuzione basati sui bonus hanno incoraggiato le operazioni a breve termine ad alto rischio e il ricorso a livelli enormi di indebitamento. I compensi dei responsabili delle banche dovrebbero essere stabiliti in modo da portare i loro interessi in linea con quel-lidegliazionistiedeirisparmiatori,ovvero, indefinitiva,con gli interessi a lungo termine delle stesse banche.78

    Max Ma i bonus servivano proprio a questo: ad allineare gli in-teressi dei manager con quelli dei proprietari delle banche.

    Agata Non mi pare abbiano funzionato. I bonus hanno avuto il difetto di orientare le scelte dei manager verso i risultati dibreveperiodo,inducendocosìaignorarecompletamentei risultati a lungo termine e il rischio sistemico.

    Silvano C’è stata una serie agghiacciante di raggiri e di fro-di, testimoniata dalle multe di decine di miliardi di dollari chegliistitutifinanziarielebanchehannopatteggiatoperevitare i processi.79 E quello che è emerso è solo la punta dell’iceberg.

    Agata I responsabili delle banche che hanno commesso im-mensetruffesonostatidefinitidaalcunigiornalibankster.80

    Silvano L’emissione di titoli garantita da un portafoglio di mutui ipotecari, senza alcun controllo, ha innescato una

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    vera e propria catena di raggiri. Gli intermediari coinvolti in questa catena avevano un forte interesse a ingannare gli investitori con indicazioni fasulle sulla qualità dei mutui. Gli acquirenti erano convinti di acquistare titoli sicuri, inve-ce venivano abbindolati. La frode ha raggiunto proporzioni vastissime, ma nessuno è stato punito. A nessuno è stato chiesto di restituire le somme intascate indebitamente gra-zie a operazioni truffaldine.81

    Agata Le multe dovrebbero essere inflitte ai dirigenti chehanno compiuto le truffe, non alle banche, ossia, alla finfine,agliazionisti,aiclientieaicontribuenti,asecondadeicasi. A pagare devono essere invece gli amministratori, i re-visori, i sindaci, i dirigenti e i controllori.82

    Max Secondo la legge, sono responsabili gli istituti di credito, non i loro manager.

    SilvanoAllafinedeiconti,airesponsabilideiraggirièstatagarantita la più completa impunità, e gli istituti di credito sono stati salvati con soldi pubblici. Con l’eccezione della Lehman Brothers.

    MaxAllorafirmaiunapetizione,propostada JohnCochra-ne e da Luigi Zingales dell’Università di Chicago, contro il piano di salvataggi delle banche da parte dello stato.83 Molti pensarono, e tra questi anch’io, che era meglio lasciare falli-re la Lehman Brothers, evitando un trasferimento di denaro dai contribuenti ai creditori della banca,84 che avrebbe con-tribuito a generare in futuro fenomeni di moral hazard.85

    Sarah Vale a dire?Max Un eventuale salvataggio avrebbe fatto venir meno l’in-

    teresse da parte dei creditori futuri a scegliere le banche più affidabilieavrebbefavoritol’assunzionedirischieccessivida parte degli operatori del settore bancario.

    Agata Lasciare fallire la Lehman Brothers non è stata, però, una buona idea. Il costo della sua bancarotta è stato quattro volte superiore a quello che gli USA avrebbero sopportato se avessero garantito il rimborso dei 2000 miliardi di dollari di crediti subprime.86

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    Max Dopo la bancarotta della Lehman Brothers fu però eviden-techeleramificazionieranopiùfittediquantosembrasse.

    Silvano L’ottimismo di chi ha richiamato il concetto schum-peteriano di distruzione creatrice si è molto ridimensionato quando si è assistito a un rapido contagio, al collasso e ai tentativi di salvataggio con denaro pubblico di Bear Ste-arns, AIG, Northern Rock, Lloyd’s Bank, Anglo Irish Bank, Kaupthing, Landsbanki, Glitnir e di una miriade di altre bancheefinanziarie.87

    Max Scusate, mi stanno chiamando al cellulare. Torno subito. Agata Questa tendenza a trascurare le possibilità di contagio

    deriva in parte dall’impiego di modelli macroeconomici di equilibrio generale basati sulla figura dell’agente rappre-sentativo.

    Sarah Che cosa intendi?AgataIlFondoMonetario,gliufficistudidellebanchecen-

    trali e degli organismi internazionali utilizzano modelli econometrici per stimare l’andamento delle economie che non sono in grado di spiegare le situazioni di squilibrio e i fenomeni alla basedella recente crisi economicaperchéipotizzano l’esistenza di un unico agente, cioè di un unico soggetto rappresentativo, con aspettative razionali, le cui scelte coincidono con le scelte aggregate di un insieme ete-rogeneod’individui.Questa estrema semplificazione nonpermette di considerare l’interazione tra individui con ca-ratteristiche diverse, che ha invece