Ho provato a difendere un sogno

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Diego Tarì in collaborazione con Roberto Burlando e Fabio Masnata Prefazione di Claudio Onofri Un‟analisi del dibattito genovese sullo stadio di calcio HO PROVATO A DIFENDERE UN SOGNO
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Gennaio 2011: lo stadio "Luigi Ferraris" compie i suoi primi 100 anni. Abbiamo pensato di fargli un regalo. Nell'ultimo decennio si è lungamente discusso del futuro dello stadio di Genova. L'idea ricorrente è quella di abbandonare il "Luigi Ferraris" per costruire un nuovo impianto. Trasta, Sestri, la Colisa ... qualunque luogo va bene, pur di cambiare ed avere uno stadio nuovo. Perché il "Luigi Ferraris" non è adatto? Ci siamo posti alcune domande: Il “Luigi Ferraris” è a norma? E se non lo è, in cosa? Quanto costa il “Luigi Ferraris”? Lo stadio di proprietà è indispensabile per una squadra di calcio? Anche a Genova? E molte altre ancora …

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Diego Tarì

in collaborazione con Roberto Burlando e Fabio Masnata

Prefazione di Claudio Onofri

Un‟analisi del dibattito genovese

sullo stadio di calcio

HO PROVATO A

DIFENDERE UN SOGNO

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Il testo di "Ho provato a difendere un Sogno" by Diego Tarì is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License. Permissions beyond the scope of this license may be available at [email protected]. Le immagini del progetto di ristrutturazione dello stadio "Luigi Ferraris" realizzato dalla Fondazione Genoa 1893 sono di proprietà dell'Arch. Roberto Burlando e della LandscapeProgetti di Genova. Possono essere riprodotte citando gli autori che possono essere contattati via mail all'indirizzo [email protected].

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Nel giorno di Capodanno del 1933, per festeggiare il quarantennale del Genoa, l‘allora Stadio Comunale di Genova fu intitolato alla memoria del Tenente Luigi Ferraris, giocatore del Genoa, Medaglia d‟Argento al Valor Militare. Durante la cerimonia la sua medaglia è stata sotterrata in prossimità della porta di gioco situata sotto la Gradinata Nord. Da allora, è ―il Ferraris‖. Lettera dal Fronte Monte Maggio, 27 agosto 1915 Mia adorata Teresa, Vi scrivo questa missiva per sincerarVi delle mie condizioni fisiche. (… ) Ho fatto bene ad arruolarmi volontario, anche se il peso di averVi lasciata sola con tre figli mi angustia vieppiù ogni giorno che passa. Sono certo, altresì, che Giuseppe, il piccolo Giovanni e la neonata Caterina non sentiranno la mia mancanza anche perché, al mio ritorno, maggiore sarà il desiderio di stringersi attorno al loro padre. A tal proposito riferisci a Giuseppe, con parole che possa facilmente comprendere, che nei mesi scorsi ho legato fraternamente con il mio omologo Tenente Luigi Ferraris da Saluzzo. Ricorderà senza dubbio quella domenica di quattro anni or sono, quando lo portai a Genova a vedere il suo primo match di football tra il Genoa ed il Torino con lo zio Evaristo che, suo tramite, ci fece conoscere e stringere la mano ad uno di quei fenomenali atleti. Ho ancora negli occhi l‘espressione felicemente stupita e trasognante di nostro figlio. Riferitegli che l‘ho ritrovato proprio qui, tra queste trincee. Omettete di dire, però, che questa piacevole frequentazione è stata, purtroppo, di breve durata. Due giorni fa, infatti, di prima mattina durante una ricognizione, una granata ha investito il Tenente d'Artiglieria Ferraris, mentre, con la sua squadra, svolgeva il solito compito di osservatore. E' stato colpito al petto ed è morto tra le braccia del comune amico Giovanni Pinna, quell‘attendente sardo di gran cuore, come solo i ―sardegnoli‖ possono essere, cui già Vi accennai in una precedente lettera. I genitori dello sfortunato Luigi sono già stati avvertiti; nei prossimi giorni cercheremo di recuperare il corpo per dargli degna sepoltura proprio in questi luoghi, a 1845 metri sul livello del mare. Rivolgo la mente a loro più e più volte; penso non solo al fatto che i nostri morti, tra cui Luigi e quelli del nemico, giacciono sepolti sotto l‘erba ma anche alla desolazione che cova nei petti dei parenti e dei conoscenti. Che amari vuoti in quelle lapidi bordate di nero che non coprono ceneri! Che disperazione in quelle iscrizioni irremovibili!

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La 19° batteria del VII° gruppo ―Vicenza‖ appartenente al 2° Reggimento di Artiglieria da Montagna è tragicamente affranta da tale gravissima perdita ma, giacché la montagna è la parte maggiormente innalzata di questa terra e, pertanto, così vicina a Nostro Signore, tutto il resto, comprese le morti dei nostri commilitoni, viene appresso. (…) ―Per ardua ardes‖ recita il nostro motto, siamo fuscelli nella tempesta, ma ce la faremo. Ce la farò. Per sempre Vostro Biagio. In memoria del Tenente Biagio C. (1882-1973) vivo nel ricordo dei suoi cari, e del Tenente Luigi Ferraris (1887-1915) ben presente nel ricordo dei Genoani tutti. Si ringrazia il writer Von Savigny che ha autorizzato la pubblicazione della lettera, il cui testo completo può essere trovato sul sito www.bluegenoa.it

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INDICE

PREFAZIONE .............................................................................................. 9

PARTE PRIMA: LO STADIO DI GENOVA RACCONTATO DAI MEZZI DI INFORMAZIONE ..... 13

2000/2002: il nuovo stadio come corollario della fusione delle due squadre ........................................ 16

Il cambio di approccio: due squadre forti in uno stadio nuovo. A Trasta........................................... 17

La lunga gestazione del progetto di Sestri ........................................................................................ 19

Nasce SportInGenova Spa ............................................................................................................. 22

Il progetto dello stadio di Sestri ....................................................................................................... 23

Il “Luigi Ferraris” in vendita? ....................................................................................................... 24

Abbattere le carceri per ristrutturare il “Luigi Ferraris”? ................................................................ 28

Stadio Vs. Aeroporto ................................................................................................................... 32

La Lettera di Intenti e le reazioni della Città ................................................................................. 36

Le “perplessità” di ENAC ........................................................................................................... 41

L‟approvazione delle linee guida del nuovo piano urbanistico comunale ............................................. 42

Cambia la posizione del Comune di Genova: priorità agli Europei .................................................. 43

La Fondazione Genoa prepara un progetto di ristrutturazione del “L. Ferraris” ......................................... 46

ENAC esprime il proprio parere negativo ...................................................................................... 46

La Federcalcio a Genova per valutare la candidatura a Euro 2016 ................................................ 48

Per favorire il progetto Colisa, apertura anche a due stadi cittadini ................................................... 49

nuovi i problemi per il “Luigi Ferraris”: spazi e rischio esondazione ............................................... 50

La Fondazione Genoa 1893 presenta il “Luigi Ferraris” a norma ................................................. 53

Genova rinuncia a candidarsi per Euro 2016 ................................................................................. 55

Gli eventi del 2010 ........................................................................................................................ 56

PARTE SECONDA: APPROFONDIMENTI .......................................................................... 59

CAPITOLO 1 IL “LUIGI FERRARIS” E SPORTINGENOVA ......................................................................... 61

La costituzione di SportInGenova .................................................................................................. 61

I valori degli impianti conferiti a SportInGenova ............................................................................. 63

I costi nel Bilancio del Comune di Genova ...................................................................................... 64

Qualche dettaglio addizionale su SportInGenova ............................................................................. 65

Quanto costa lo Stadio “Luigi Ferraris”? ....................................................................................... 68

SportInGenova in liquidazione: quale destino per lo Stadio “Luigi Ferraris”? ......................................... 71

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CAPITOLO 2 LA PROPOSTA DI LEGGE SULL‟IMPIANTISTICA SPORTIVA .................................................. 75

Punti salienti della Proposta di Legge ............................................................................................. 75

Le critiche espresse alla Proposta di Legge ....................................................................................... 76

L‟Istituto per il Credito Sportivo .................................................................................................... 79

CAPITOLO 3 IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO: NORME NAZIONALI E UEFA .........................81

La normativa nazionale sugli impianti sportivi ............................................................................... 81

Il regolamento CONI per l'impiantistica sportiva ........................................................................... 82

Il Regolamento degli stadi della Lega Nazionale Professionisti ........................................................ 83

Normativa UEFA ....................................................................................................................... 84

Lo Stadio “Luigi Ferraris” per Euro 2016 ................................................................................... 95

CAPITOLO 4 GLI STADI COME NUOVA FONTE DI REDDITO PER LE SQUADRE ........................................ 97

Le fonti di reddito delle squadra di calcio ed il fair play finanziario ................................................. 98

Alcune caratteristiche dello “Stadio Moderno” .............................................................................. 100

L‟impatto della gestione dello stadio sui risultati economici di una squadra di calcio ......................................... 102

L‟Amsterdam ArenA, prototipo dello stadio moderno?................................................................. 105

L‟Emirates Stadium ed il suo impatto sull‟Arsenal: un perfetto case study .................................... 108

L‟Allianz Arena: uno stadio per due squadre, poi per una sola .................................................... 112

Conclusioni .................................................................................................................................. 114

CAPITOLO 5 TRASFORMARE I PREGIUDIZI IN GIUDIZI .......................................................................... 115

Primo pregiudizio: l‟applicabilità degli esempi internazionali ......................................................... 117

Secondo pregiudizio: è necessario un nuovo concetto dello stadio di calcio ................................................. 119

Terzo pregiudizio: Lo stadio di proprietà indispensabile per la sopravvivenza delle squadre ......................................... 121

Quarto pregiudizio: il “Luigi Ferraris” è un “unicum nazionale pericoloso” .......................................... 122

Quinto pregiudizio: il “Luigi Ferraris” non è a norma .................................................................. 125

PARTE TERZA: LO STUDIO DI FATTIBILITÀ DELLA FONDAZIONE GENOA 1893 ............. 127

CAPITOLO 6 LA POSIZIONE DELLA FONDAZIONE GENOA 1893 ............................................................ 128

1. Le ragioni e lo spirito dell‟iniziativa ......................................................................................... 128

2. I criteri informatori dello Studio .............................................................................................. 129

3. Duttilità dei risultati dello Studio rispetto a variabili dipendenti da valutazioni di terzi ........................................... 130

4. Carattere preliminare dello Studio e fasi ulteriori ...................................................................... 131

CAPITOLO 7 I PRINCIPALI ASPETTI PROGETTUALI ................................................................................ 133

Alcune considerazioni introduttive ................................................................................................ 133

La filosofia di progetto ................................................................................................................. 134

Primi dati di progetto – Studio di fattibilità.................................................................................. 136

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CAPITOLO 8 IL BUSINESS PLAN DEL PROGETTO .................................................................................. 149

Le premesse comuni agli scenari di piano ...................................................................................... 149

L‟investimento atteso e la sua copertura finanziaria ....................................................................... 151

Il conto economico di Newco.......................................................................................................... 153

Spese generali ............................................................................................................................... 155

Parametri Finanziari del progetto ................................................................................................. 156

CONCLUSIONI ........................................................................................ 159

DIFENDERE UN SOGNO.......................................................................... 165

RINGRAZIAMENTI ................................................................................... 171

BIBLIOGRAFIA E RIFERIMENTI .............................................................. 173

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PREFAZIONE

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Marassi - "Luigi Ferraris” (di Claudio Onofri) Fu come, dopo aver letto praticamente tutte, tra romanzi e scritti brevi, le opere di Georges Simenon, andando a Parigi la prima volta, accorgersi di conoscere Montmartre, Quais des Orfevres, Pigalle, Place della Concorde e Montparnasse come le proprie tasche, avere l‘impressione di esserci già stato in quei meravigliosi posti. La mia l‘intelligentissima Prof. d‘italiano alle medie (grande tifosa del Toro) capì immediatamente che studiavo e avrei studiato sempre poco e poco m‘interessavano molte delle cose che spiegava: perché mentre tentava di trasmettercele, la mia testa era concentrata nel colpire di testa un pallone in area di rigore o fornire un assist vincente ad un compagno smarcato proprio al Filadelfia. E così, quando dava il compito in classe ed io lo finivo in cinque minuti, mi chiamava vicino la cattedra, leggevamo insieme Tuttosport e mi chiedeva se Agroppi, piuttosto che Ferrini, avrebbero giocato domenica, visto che lamentavano noie muscolari … Beh, proprio lei ci portò in gita scolastica a Genova e in particolare in quel di Marassi a visitare lo stadio ―Luigi Ferrraris”. Sì, proprio come a Roma si va a vedere il Colosseo, a Venezia Piazza S. Marco e a Milano il Duomo. Ebbene, tra tutti, io mi sentivo a casa. Perché quante volte l‘avevo immaginato quel catino pieno di gente urlante e appassionata quando Sandro Ciotti, o chi per lui, dalla radiolina gridava ―qui Marassi, qui Marassi, Gigi Meroni, in una travolgente azione di contropiede, dopo aver eluso l‟intervento del portiere del Mantova Dino Zoff, non ha avuto difficoltà alcuna poi ad entrare quasi in porta col pallone evitando anche l‟ultimo, strenuo quanto vano tentativo di recupero sulla linea di Karl Heinz Schnellinger e portando in vantaggio i rossoblu genoani, qui Marassi a voi la linea‖. Così, qualche anno più tardi, una sera, dopo che in giornata avevo firmato il contratto in Piazza della Vittoria, nella sede del Genoa, col Presidente Fossati, ci girai intorno almeno venti minuti a quel ―Monumento‖. Esterrefatto, incredulo quanto affascinato ed entusiasta che ... ―io giocherò lì dentro, ma ti rendi conto?‖, dicevo in macchina a mia moglie accanto a me, che non capiva, non poteva capire, quella gioia quasi incontrollata di un giovanotto di ventitre anni e mi esortava: ‖Andiamo a dormire Cla, son stanca” … Ed io: ―Si, si ok, solo un altro giro perché dalla parte degli spogliatoi, dove entreremo, non lo ho ancora visto, un altro giro, solo uno e stop…‖

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E dunque per me ―Ho provato difendere un sogno, un„analisi del dibattito genovese sullo stadio di calcio‖, oltre ad essere un formulario, prontuario, manuale completo ed aggiornato sugli aspetti tecnici legati al Ferraris, oltre a raccontare attraverso i mezzi di informazione il fascino di questo pezzo di storia (non solo calcistica è ovvio) e approfondire compiutamente sotto ogni profilo, comparando le soluzioni adottate all‘estero (Emirates Stadium, Amsterdam e Allianz Arena), i ―pregiudizi‖ riguardo il mantenimento dello stesso, cercando di trasformarli in ―giudizi‖ positivi e propositivi, come lo studio fatto dalla Fondazione Genoa 1893 (enunciandone con chiarezza e dovizia di dettagli i principali aspetti progettuali, nonché la filosofia del progetto stesso), beh per me dicevo „sto “tomo”, intelligente e ben scritto, rappresenta la difesa anche del “Mio Sogno”, che si è avverato e che vorrei rimanesse tale per altri ragazzotti in gita scolastica desiderosi di visitarlo!

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PARTE PRIMA:

LO STADIO DI GENOVA

RACCONTATO DAI MEZZI DI

INFORMAZIONE

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La discussione sullo stadio di Genova interviene periodicamente sulla scena cittadina ed è in qualche modo legata anche alle evoluzioni della proprietà delle due squadre di calcio cittadine. Nel corso dell‘ultimo decennio, in particolare dal 2007 in poi, ha subito una forte accelerazione, culminata nella seconda metà del 2009 con la discussione derivante dalla contemporanea presenza di tre progetti fra loro alternativi: lo stadio di Sestri (proposto da Riccardo Garrone), lo stadio della Colisa (proposto dal Comune di Genova), la ristrutturazione del ―Luigi Ferraris‖ (proposta dalla Fondazione Genoa 1893). In questa prima parte, attraverso riferimenti a notizie apparse sui mezzi d'informazione locali, si vuole compiere una ricostruzione della discussione cittadina sull‘argomento, con l‘obiettivo di consentire a ciascuno l‘acquisizione degli strumenti per la formazione di un giudizio autonomo ed una propria opinione sui fatti. Già in occasione dei lavori di rifacimento dello stadio per i Mondiali di Calcio di Italia '90, la discussione in Consiglio Comunale aveva evidenziato elementi che, a distanza di 20 anni, continuano a dominare la scena. Li possiamo cogliere, in particolare, nelle dichiarazioni dell'allora Assessore all'Edilizia Pubblica Fabio Morchio che precedono la delibera in merito all'assegnazione dei lavori1. Il primo argomento ricorrente è la natura polifunzionale dello stadio: "(…) l'occasione di mettere mani allo Stadio Luigi Ferraris non deve essere un'occasione di tipo soltanto calcistico (...). Vogliamo infatti in quest'occasione trasformare uno strumento che è stato al servizio dello sport del calcio, in un elemento più generale al servizio della cultura e dello spettacolo (...). Uno stadio urbano come anche l'ha definito l'Arch. Gregotti". E, ancora, "È uno stadio non solo domenicale; noi vogliamo operare per avere una struttura che non sia a servizio della città soltanto per due ore la settimana, ma sappia vivere e lavorare ventiquattrore su ventiquattro, sette giorni la settimana". Il secondo argomento riguarda l'ubicazione dello stadio e le problematiche dell‟area sulla quale insiste. Esisteva un problema di rispetto dei tempi (probabilmente non coerenti con la possibilità di identificare siti alternativi) per non perdere l'assegnazione dei fondi da parte del Governo. Ci fu, però, anche una scelta politica rispetto all'ipotesi dell‘area degli Erzelli, che all'epoca veniva ventilata: l'Amministrazione Comunale riteneva che "non debbano essere consentiti nel Ponente genovese, [che] già ha troppe servitù e strutture di carattere sgradevole per la gente che vi vive, inserimenti di ulteriori strutture e pesi che avrebbero certamente compromesso maggiormente la situazione in termini di viabilità, di traffico, di vivibilità". Interessante, infine, l'accento messo dall'Assessore sul collegamento fra lo stadio e l'intera Valbisagno: "almeno a nostro modo di vedere, lo Stadio si colloca in un contesto di rivalutazione di tutta la bassa Valbisagno (...) Questa sera mi auguro che vareremo uno stadio diverso da come era prima, che riqualifica la bassa Valbisagno, valuteremo presto le deliberazioni su via del Mirto, mi auguro prestissimo sullo spostamento del mercato di Corso Sardegna, sulla copertura del Bisagno e spero presto sul canale scolmatore, lo spostamento delle carceri e quanto altro oggi in quella parte di città rende Genova certamente meno bella e meno vivibile".

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Se e quanto la ristrutturazione del 1990 abbia veramente consegnato alla Città uno stadio con le caratteristiche descritte e proposte è lasciato al giudizio di ciascuno. Le tematiche allora considerate sono rimaste invariate. Sarebbe interessante chiedersi che quartiere potrebbe essere Marassi, oggi, se una parte dei desiderata espressi dall‘Assessore Morchio si fossero poi tradotti in opere effettive (in particolare lo scolmatore e lo spostamento delle carceri). L‘ipotesi di mettere in discussione lo Stadio ―Luigi Ferraris‖ è stata proposta nuovamente nel febbraio 1995, a seguito dell‘episodio che ha portato alla morte del tifoso Genoano Vincenzo Spagnolo. Si iniziava a ventilare l‘ipotesi un nuovo stadio, costruito ―da un consorzio di enti pubblici, come il Comune di Genova, la Provincia, la Regione Liguria e di privati, istituti bancari‖2. La successiva ondata di interesse avviene intorno al novembre 2000, in occasione della partita di rugby fra la Nazionale Italiana e gli All Blacks neozelandesi. Preso atto che, a dieci anni dall‘inaugurazione, lo Stadio non era ancora agibile3 e che per l‘adeguamento dell‘impianto alle nuove normative di sicurezza sarebbero stati necessari interventi importanti, il Comune inizia a pensare alla vendita a privati dello Stadio attraverso una gara internazionale, a meno che le due squadre di calcio non si fossero dichiarate interessate alla gestione diretta dell‘impianto4.

2000/2002: IL NUOVO STADIO COME COROLLARIO DELLA FUSIONE DELLE DUE SQUADRE

Nell‘ottobre 2000 emerge, per la prima volta in maniera ufficiale, l‘ipotesi di collegare la ristrutturazione (o lo spostamento) dello Stadio a una fusione fra le due squadre della città. ―La provocazione lanciata dal Sindaco Giuseppe Pericu “Uniamo Genoa e Sampdoria”, raccoglie altri consensi. (…) Stavolta va registrata l‟adesione ideologica del neo presidente dell‟Associazione Industriali Stefano Zara e del patron della ERG Riccardo Garrone: «Penso che l‟idea di unire le forze, per avere una sola squadra più forte rappresentativa di Genova, sia ottima. Temo che due squadre ad alto livello siano un‟utopia», osserva Zara. (…) Per Garrone l‟ostacolo è rappresentato dalla «divisione storica delle due tifoserie. Superarla sarebbe un esempio di grande responsabilità. D‟altra parte, credo che la fusione possa essere una soluzione adeguata per arrivare ad avere una squadra veramente competitiva»‖5. Riccardo Garrone non è ancora il proprietario della Sampdoria (lo diventerà quasi quattordici mesi dopo, nel gennaio 2002) e Stefano Zara – che non ha alcun ruolo ufficiale nel Genoa - sarà il punto di riferimento ufficioso (a ―fari spenti‖) di quella cordata di imprenditori genovesi che nel 2002-2003 lavoreranno per rilevare il Genoa nel periodo immediatamente precedente l‘arrivo dell‘attuale proprietario, Enrico Preziosi. Nel febbraio 2001 viene presentato in Regione un progetto per la fusione delle due squadre. ―La fusione di Genoa e Sampdoria è un progetto elaborato nell'establishment genovese, nei locali eleganti dell'Associazione industriali (il cui presidente, dal 2000 al 2004 è Stefano Zara, ndr), nei luoghi della politica. Coinvolte le istituzioni, ma anche imprenditori autorevoli come i Garrone e i Messina”6. I diretti interessati smentiscono, ma dal mondo politico arrivano invece notizie diverse: “«Ne ho sentito parlare per diversi mesi», conferma l'ex Vicepresidente della Regione Graziano Mazzarello, che aggiunge: «Queste indiscrezioni non mi colgono affatto di sorpresa, perché ho ascoltato anche recentemente imprenditori importanti della città dirsi interessati all‟idea di partecipare alla creazione di una società unica, che potesse inserirsi nella futura Superlega calcistica europea». (…) Un'altra conferma arriva dall'Assessore allo Sport della Giunta Biasotti, Nucci Novi Cappellini: «Un paio di mesi fa sono stata contattata da un imprenditore genovese, che aveva la funzione di verificare per conto di un gruppo di imprenditori liguri l‟eventualità di arrivare a una fusione tra le due società»‖7.

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Esiste un business plan dell‘iniziativa, che probabilmente parte da un‘analisi del bacino d‘utenza che la Genova calcistica può offrire e ne analizza costi, ricavi, investimenti e fabbisogni patrimoniali e finanziari. La squadra unica permetterebbe di concentrare le risorse con un impatto inferiore per i singoli investitori, e vedrebbe il suo coronamento nella costruzione del nuovo stadio (e della parte di residenziale e commerciale a corredo dello stesso, probabilmente su superfici anche maggiori di quelle occupate dall‘impianto sportivo in sé). Queste sul contenuto del business plan sono, ovviamente, solo supposizioni e ragionamenti effettuati ex post, sulla base di quelle che sono poi state le tematiche e le discussioni emerse negli anni successivi. Ma il documento è esistito ed è circolato in Città. Ai primi di luglio del 2001 la società Costa Edutainment propone un‘iniziativa che in parte sembra rendere esplicito questo percorso, sebbene con un esito diverso relativo allo stadio, presentando ―un grande progetto che parte dall‟ipotesi di ottenere la gestione dello stadio Luigi Ferraris e culmina con l‟acquisto delle società di calcio di Genoa e Sampdoria, ciascuna delle quali manterrebbe la propria autonoma identità, pur facendo capo alla stessa holding‖8. Per ovviare al divieto posto dalla Lega Calcio di avere due squadre nella stessa categoria, l‘ipotesi progettuale prevede la fusione delle due squadre in una sola iscritta nei campionati professionistici, mantenendo i due marchi separati per le giovanili. In questo contesto Costa Edutainment chiederebbe la gestione dello stadio al Comune, ―adoperandolo per 300 giorni l‟anno con eventi di spettacolo, di musica e in generale di intrattenimento e realizzando anche all‟interno punti di shopping, bar e quant‟altro adatto alla bisogna, si potrebbero ottenere guadagni tali da sostenere anche le due squadre di calcio‖9. A fine luglio 2001 Riccardo Garrone non è ancora divenuto azionista di riferimento della Sampdoria ma conferma il suo interesse all‘ipotesi di lavoro. La premessa che lo muove è di natura economico-gestionale: ―la Sampdoria, come del resto il Genoa, è stata molti anni in A, ma ora della massima serie sono rimasti solo i costi e i ricavi sono meno della metà. Le società sono imprese economiche, il calcio è un business basato sulla competitività e non si può essere competitivi con chi investe centinaia di miliardi. (…) E allora eccola la ricetta del presidente della Erg: con una sola squadra si può tornare a grandi livelli e rimanerci, riacquisendo pari dignità rispetto ad altre realtà calcistiche italiane”10. La reazione delle due tifoserie, sin dall‘inizio, è negativa, tanto che del progetto della fusione non si sentirà più parlare: è possibile che se ne discuta ancora, a ―fari spenti‖, ma appare abbastanza chiaro come non sia una strada percorribile. Rimane invece aperto il tema dello stadio. Nuovo, ovviamente.

IL CAMBIO DI APPROCCIO: DUE SQUADRE FORTI IN UNO STADIO NUOVO. A TRASTA.

A gennaio del 2002 Riccardo Garrone, ormai in procinto di insediarsi al vertice della Sampdoria, annuncia il suo progetto ‖Si tratta di un piano concreto (…) già verificato con l‟amministrazione comunale, che prevede la demolizione del Ferraris, per procedere ad una sistemazione di un quartiere, quello di Marassi, che non può sopportare oltre i disagi che comporta uno stadio di calcio collocato nel proprio contesto urbano‖11. Il nuovo impianto sorgerebbe a Trasta.

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Evidentemente il business plan del 2001 ha ricevuto riscontri positivi. Oltre ad evidenziare argomenti sufficientemente convincenti da stimolare alcuni operatori economici a partecipare all‘iniziativa, sembrerebbe aver ottenuto anche il gradimento dell‘Amministrazione comunale, allora guidata dal Sindaco Giuseppe Pericu. Quando nel febbraio 2002 Riccardo Garrone diviene proprietario della Sampdoria la sua posizione in merito al progetto è molto chiara, in particolare per quelli che sono gli obiettivi dei nuovi azionisti: ―«L'azionariato attuale può cambiare in relazione al programma di sviluppo della Sampdoria e alla realizzazione del campo di Trasta. La compagine azionaria potrebbe essere modificata in maniera sensibile con l'ingresso di gruppi internazionali, persone che mi hanno già contattato e intravedono nella Sampdoria un buon business». (…) La Sampdoria deve muoversi, proporre fonti di guadagno. «E lo stadio, a condizione che le Ferrovie siano disposti a vendere l'area e che ci giochi anche il Genoa, lo è. Realizzarlo ha costi alti, 200-300 miliardi di lire, ci vogliono ritorni doppi»‖12. La proposta di un nuovo stadio per Genova non è, in sé, originale. La grossa discontinuità rispetto al passato è che, per la prima volta, c‘è un soggetto privato pronto ad impegnarsi in prima persona e con capitali propri per questo obiettivo. Corrado Sannucci, giornalista di Repubblica, dà una chiave di lettura particolare delle motivazioni che portano il Presidente Garrone a perseguire questo obiettivo: ―Garrone adesso rilancia e cerca una nuova dimensione dell‟affare (l‘acquisto della Sampdoria, ndr) anche perché, non volendo tirar fuori altri soldi, deve trovare soluzioni alternative per fare cassa. Da qui l‟ipotesi di un nuovo stadio, a Trasta, in un‟area dismessa delle ferrovie o a Cornigliano, nelle ex acciaierie. (…) Un progetto che ha bisogno della partnership del Genoa: conseguente il suo impegno per risolvere l‟agonia della società rossoblù, per avere un socio forte e affidabile‖13. Tale spiegazione, che può apparire quasi irriverente nella sua declinazione, non è però forse del tutto sbagliata, se si tiene conto delle dichiarazioni che lo stesso Garrone farà qualche anno più tardi, legando in maniera inequivocabile la possibilità di costruzione dello stadio alla sopravvivenza stessa della squadra di sua proprietà 14. Nel periodo fra il 2002 e il 2003 anche il Genoa versa in condizioni critiche. Sottotraccia si muove Stefano Zara, che sta cercando di raggruppare una cordata di imprenditori genovesi che possano rilevare la Società. La prospettiva della fusione sembra non interessare più. Lo stesso Riccardo Garrone, anzi, dichiara di essere impegnato nel trovare una soluzione positiva alla crisi del Genoa, ―perché la città, e soprattutto il progetto dello stadio a Trasta, con una grande cittadella dello sport in Valpolcevera, ha bisogno di due squadre forti, che si alternino con la partita alla domenica e poi successivamente aggiungano anche match europei, infrasettimanali, capaci di riempire l‟impianto e di aumentarne l'utilizzo (…) Al momento stiamo aspettando che i proprietari dell'area, le Ferrovie, ce la concedano. Poi affideremo lo studio di un progetto ai migliori professionisti. Io immagino negozi di articoli sportivi, bar, attrezzature per altre discipline. Un impianto di proprietà può portare un extra utile, che aiuterebbe di molto il bilancio delle due società‖15. Ed è talmente convinto della necessità di salvare il Genoa da parlarne anche durante una visita al ritiro della Sampdoria a Moena. Dispiaciuto perché l‘interessamento di Zamparini non si è rivelato concreto (―è un uomo dalle grandi capacità, appassionato e determinato; con lui avremmo potuto senz'altro realizzare la Cittadella dello Sport a Trasta”16) conferma il suo auspicio che la Sampdoria possa tornare rapidamente in serie A, insieme al Genoa ―per creare, le due società insieme, un nostro stadio, con nostre

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strutture, e formare un patrimonio comune non solo frutto del parco giocatori. Per fare questa cittadella è necessario che le due squadre siano forti e competitive, magari in A e magari in Coppa Uefa: in questo caso i ricavi sarebbero alti e doppi‖.17 Non sono, ovviamente, sentimenti ―sportivi‖. Probabilmente è il secondo scenario di lavoro previsto dal business plan del 2001. C‘è sempre un secondo scenario (a volte anche un terzo!) perché il business plan – se fatto bene - deve mettere in condizione l‘investitore di raggiungere il suo obiettivo, sempre. O, quantomeno, deve rendere evidente il massimo rischio sostenibile prima che l‘investimento possa creare dei seri problemi nel caso in cui non si possa realizzare secondo le premesse ideali. Nel febbraio 2003 l‘ipotesi di Trasta sembra tramontare. L‘area è di proprietà delle Ferrovie dello Stato, che però non hanno mai dato una risposta concreta alla possibilità di vendita. Riccardo Garrone annuncia di aver identificato un‘altra dislocazione per la Cittadella dello Sport: si tratta dell‘area delle acciaierie di Cornigliano, recentemente sdemanializzata, ed in gestione alla società Per Cornigliano Spa. Nonostante la destinazione d‘uso dell‘area sia produttiva e non sportiva, forse per fare pressioni sul vero obiettivo(Trasta), dichiara ―Noi faremo una proposta agli azionisti della società "Per Cornigliano", se non la riterranno adeguata, ci dovranno spiegare il perché‖18. Nel giugno del 2003 il Genoa viene rilevato da Enrico Preziosi, poco prima che la società venga dichiarata fallita. La cordata degli imprenditori genovesi (i ―cespugli‖ che si muovevano ―a fari spenti‖), che aveva trovato in Stefano Zara un punto di riferimento, non si è alla fine concretamente resa disponibile. Il Genoa è ora nelle mani di un imprenditore non genovese. Una persona che non ha sicuramente partecipato alla redazione del business plan.

LA LUNGA GESTAZIONE DEL PROGETTO DI SESTRI

Il 30 aprile 2004, nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, vengono presentati i risultati di uno studio commissionato due anni prima dal Gruppo Immobiliare Giacomazzi sulle possibili opzioni per la costruzione di uno stadio a Genova. ―Tutto nasce a fine 2002, quando il Gruppo Giacomazzi commissiona ad un pool di tecnici guidato dal milanese Stefano Boeri (…) ed allo Studio genovese Apice, uno studio su un impianto che sostituisca il Ferraris, giudicato da tutti vecchio e inadeguato anche dal punto di vista urbanistico. Un impianto che non sia però solamente un campo di calcio: deve essere una struttura che si autofinanzi, magari produca reddito, che sia vissuta anche quando non ci si gioca, che sia calata nella città, che risponda pure alle esigenze di Genova. (…) Da 9 progetti originari (…) si passa ai quattro che saranno presentati oggi: Trasta, Calata Sanità, l‟Isola più Marassi”19. Lo studio, però, sembra dare un riscontro inaspettato, ripresentando fra le ipotesi la ristrutturazione del ―Luigi Ferraris‖, i cui costi, anche nel caso di espansione verso le carceri (se le aree da queste occupate dovessero essere lasciate libere), sono molto inferiori a quelli di una nuova costruzione.

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È interessante analizzare la sintesi della presentazione dei quattro progetti, così come appare tutt‘oggi su alcuni siti internet specializzati. I paragrafi che seguono sono direttamente tratti dal sito Archinfo.it20. ―A partire da alcune necessità urgenti che riguardano le infrastrutture per il calcio professionistico a Genova, si è sviluppata una riflessione analitica e progettuale che ha considerato lo stadio non solo come un grande contenitore di eventi sportivi sporadici, ma piuttosto come un edificio polivalente e permanentemente attivo: un'occasione ed un volano per lo sviluppo della città. Questo studio presenta una prima riflessione sui possibili scenari di sviluppo di Genova che potrebbero essere indotti dalla realizzazione di un impianto sportivo polivalente: uno stadio che agisca come un fulcro e un attrattore di funzioni urbane dedicate al tempo libero, al commercio, alla cultura ed allo sport. Si è cercato in particolare di rispondere ai seguenti interrogativi: quali sono le caratteristiche di uno stadio moderno? Come può uno stadio rispondere alle esigenze della città che lo ospita? Qual è l'offerta attuale di spazi sportivi dedicati al calcio a Genova? Come progettare un nuovo polo calcistico a Genova? Quali aree possono ospitare un polo calcistico polivalente? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi delle aree individuate? Tra le molte aree inizialmente selezionate e studiate sono state scelte quelle che offrivano maggiori vantaggi e opportunità per la città di Genova. I criteri di selezione delle alternative di localizzazione del nuovo stadio polivalente, non sempre omogenei, ci hanno aiutato a circoscrivere la nostra scelta su aree facilmente raggiungibili, centrali rispetto alle tendenze in corso di sviluppo della città, potenzialmente capaci di tracciare il futuro sviluppo urbano e portuale, completando, ridefinendo o avviando processi di trasformazione. Le 4 localizzazioni individuate - Trasta nella Val Polcevera, Calata Sanità nell'arco portuale antico, un'isola sul colmo della Diga Foranea e l'attuale sede dello stadio Luigi Ferraris a Marassi - offrono opportunità ed evidenziano problematiche diverse. Trasta e Calata Sanità sono vasti suoli sostanzialmente artificiali, ciascuno di proprietà di un unico soggetto pubblico "specializzato" (Ferrovie dello Stato, Autorità Portuale) facilmente accessibili dal sistema infrastrutturale della città. L'idea di uno stadio polivalente a Calata Sanità introduce inoltre uno scenario potenziale di grande suggestione, legato al completamento del sistema urbano del Porto Antico. L'idea di uno stadio-isola è quella di un progetto visionario, ma indicativo di un possibile scenario di sviluppo della città, che non sottrae terreno ad altre attività. L'ampliamento dell'attuale stadio di Marassi è infine l'idea del miglioramento radicale di una struttura e di una localizzazione che, pur oggi non adeguate ai requisiti di sicurezza e di vivibilità per il quartiere, sono storicamente care alla città e apprezzate dai tifosi. Trasta: un nuovo edificio polivalente nella Val Polcevera Al corso del Polcevera, da sempre contenitore di grande importanza per lo sviluppo della città, da prima come riserva agricola poi come polmone di sfogo per la grande industria, si sono sovrapposti negli ultimi dieci anni tracciati stradali e ferroviari di grande importanza extra-urbana, divenuti col tempo attrattori per grandi contenitori commerciali. L'insediamento del nuovo stadio, sull'area dello scalo ferroviario di Trasta delle Ferrovie dello Stato che ne prevedono la dismissione, si inserisce in questa logica di sviluppo, contribuendo ad arricchire le grandi funzioni della Val Polcevera con una vera e propria cittadella dello sport. Il progetto prevede la costruzione di un grande contenitore introverso, come una "scocca" adagiata tra la collina e il fiume che cattura i flussi e li raccoglie al suo interno. Il nuovo organismo polivalente attrae intorno alle stadio di calcio una moltitudine di funzioni per il tempo libero e per lo sport, legate da una ricca sequenza di spazi pubblici coperti ed all'aperto. Marassi: una centralità ritrovata Da sempre area preferenziale di ubicazione di servizi alla città, la Valbisagno ha letteralmente subito la compresenza di una serie di funzioni di grande impatto e di scarsa o nulla qualità ambientale: il cimitero, il deposito dell'AMT, i mercati generali, le carceri, lo stadio. Attività per altro costipate e compresse all'interno di un tessuto

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residenziale molto denso. Ipotizzare il recupero dello stadio Luigi Ferraris e la sua riqualificazione come contenitore polivalente significa innanzitutto trasformarlo in un luogo centrale e fulcro di servizi anche per la vita del quartiere. Un progetto di riqualificazione che comprende necessariamente anche aree limitrofe allo stadio come le carceri, l'alveo del fiume e la villa Musso Piantelli. Il progetto prevede due differenti livelli di intervento, riferiti sia al sistema viabilistico e dei parcheggi (in modo da sgravare il quartiere da ondate squilibrate di automobili) sia ai problemi di sicurezza legati all'accesso e alla fuoriuscita dallo stadio (attraverso la dotazione del piazzale antistante lo stadio di un sistema di barriere fisse per l'afflusso e il deflusso degli spettatori). Il primo livello di intervento riguarda la ristrutturazione del manufatto stesso dello stadio, attraverso l'inserimento chirurgico di alcune nuove funzioni rispondenti alle nuove necessità e servizi e l'acquisizione e ristrutturazione della villa per eventi e servizi allo stadio durante l'evento. Il secondo livello di intervento riguarda invece l'addizione di un nuovo corpo di fabbrica: un edificio a L rovesciata - come un grande tetto attrezzato ed abitabile - a sbalzo sulla piazza antistante lo stadio che viene ridefinita e trasformata in un nuovo luogo di aggregazione per il quartiere. All'interno della grande terrazza panoramica sulla Val Bisagno e sulla costa urbana, si potranno localizzare funzioni commerciali, ludiche e culturali, che faranno dello stadio polivalente un nuovo luogo centrale per l'intera città di Genova. Calata Sanità: il completamento dell'arco del porto antico Per Calata Sanità è possibile ipotizzare nei prossimi anni la continuazione di una progressiva trasformazione delle banchine portuali specializzate in banchine di portualità allargata a funzioni urbane. Una trasformazione graduale iniziata nell'arco del Porto Antico con le Colombiadi del 1992. L'eccezionale collocazione dell'area a conclusione dell'arco portuale fa infatti di Calata Sanità l'anello mancante di un grande progetto di rifunzionalizzazione e rivitalizzazione del bacino portuale e il suo terminale urbano; uno dei luoghi contemporaneamente più visibili e più panoramici della città centrale rispetto a tutte le altre parti di Genova, collegata con le vecchie e con le future linee di infrastrutturazione a livello urbano e regionale, l'area di Calata Sanità si presta a divenire un nuovo polo di sviluppo di Genova. Un'area urbana e residenziale dotata di un grande Parco urbano e di strutture di servizio alla Portualità (un distripark, una stazione marittima per crociere, spazi di ricovero e riparazione per yacht), oltre che di grandi funzioni ricettive e per il tempo libero come - per l'appunto - il nuovo stadio polivalente e una seconda sede dell'acquario di Genova. Una nuova parte di Genova, dove vita residenziale, lavoro e tempo libero potrebbero riconciliarsi. Un polo urbano rivolto non solo alla città ma ad un'area geografica molto più vasta. Isola/Stadio: un grande attrattore polivalente nei pressi della Diga Foranea All'interno di un quadro di sviluppo dell'assetto viabilistico e portuale della città il progetto di un'isola artificiale dotata di servizi ricettivi e per il tempo libero costituisce una eventualità da considerare con attenzione. La costruzione di un'isola artificiale e delle sue necessarie infrastrutture di accesso, può infatti introdurre un nuovo scenario nel sistema della mobilità pubblica e privata genovese, da sempre organizzato intorno a brani di viabilità costiera che connettono i due assi di viabilità di fondovalle. In tal senso si completerebbe e meglio definirebbe la presenza a Genova di due anelli concentrici di scorrimento: uno centrale, in continuo e perpetuo rinnovamento (il sistema sopraelevata-tunnel), attorno la quale si organizza la città storica con le sue funzioni turistico ricettive; ed uno più esterno (il tratto autostradale tra i due caselli genovesi, i tratti urbani di viabilità di fondovalle e il nuovo asse viabilistico sulla diga foranea) bordato da grandi contenitori di servizio per lo sport, il commercio, il lavoro e la produzione. La realizzazione di un'isola artificiale nei pressi della Diga Foranea, in prossimità della bocca di porto realizzerebbe una condizione paesaggistica straordinaria, definendo la possibilità per un nuovo sguardo sulla città; un controcampo inatteso, capace di svelare una nuova immagine di Genova. Un primo tassello per la futura proliferazione di altri grandi contenitori acquatici posti lungo il bordo portuale.‖ Per qualche anno, il tema dello stadio nuovo sembra non destare più interesse, quantomeno non in maniera ufficiale. È verosimile che questo periodo sia stato utilizzato per passare dall‘indagine

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preliminare alla fase progettuale vera e propria, facendo anche i conti con le indisponibilità manifestatesi per tre delle quattro aree identificate dallo Studio Boeri (Trasta, Calata Sanità, Isola). A livello nazionale, anche a causa del ripetersi di episodi di violenza in occasione di partite di calcio, vengono introdotte una serie di normative di sicurezza, che impegnano pesantemente anche il Comune di Genova nell‘adeguamento del ―Luigi Ferraris‖ per consentire il regolare svolgimento delle partite delle due squadre della Città. Per chi frequenta regolarmente lo stadio iniziano ad apparire i seggiolini, i tornelli agli ingressi, le aree di pre-filtraggio. L‘Amministrazione Comunale sembra però aver definitivamente metabolizzato l‘idea di uno stadio nuovo. In un‘intervista di marzo 2006, l‘allora Assessore allo Sviluppo Economico e alle Infrastrutture del Comune di Genova, Mario Margini, nel parlare dello sviluppo della metropolitana cittadina, afferma ―Estendere la linea a San Martino e a Canepari è prioritario, mentre l'estensione al Ferraris credo lo sia meno, alla luce dell'ipotizzato trasferimento dello stadio di calcio‖21. Tre mesi prima che lo Stadio ―Luigi Ferraris‖ sia conferito in una società contribuendo a formare la parte più significativa del capitale sociale della stessa (capitale sulla base del quale il Comune sottoscriverà un aumento di capitale di AMIU), l‟Assessore allo Sviluppo Economico sa già che lo stadio verrà trasferito. La sua è ben più di una mera ipotesi, perché sulla base di questa idea si stanno indirizzando le strategie di sviluppo della mobilità urbana cittadina.

NASCE SPORTINGENOVA SPA

Nel giugno 2006 (l‘iter è iniziato nell‘estate del 2005) il Comune di Genova delibera la costituzione di SportInGenova Spa dove confluisce, fra gli impianti, anche lo Stadio ―Luigi Ferraris‖. Una quota del capitale sociale, pari al 30% sarà detenuta da AMIU a seguito di un aumento di capitale sottoscritto dal Comune mediante conferimento delle quote di SportInGenova. In un‘intervista dell‘estate precedente, l‘allora Amministratore delegato di AMIU, Pietro Antonio D‘Alema, aveva approfondito i motivi della scelta di AMIU come partner industriale del progetto: ―Il Comune di Genova gestisce direttamente cinque impianti (lo stadio Ferraris, lo stadio Carlini, la Sciorba, Lago Figoi e Villa Gentile) mentre altri cinquantuno sono gestiti da terzi in concessione. Spero di chiudere entro l' anno l' accordo col Comune con la stessa logica di bagni comunali e farmacie: quando li ha rilevati AMIU facevano acqua, adesso sono in attivo». Tradotto: aumenteranno i prezzi e ci saranno meno garanzie per le società... «Traduzione sbagliata: esistono sprechi, esistono cattive gestioni, si possono risparmiare soldi in acquisti mirati. Ma non è possibile che il privato, con lo sport, ci guadagni e il pubblico ci perda. Garantiremo le fasce deboli e lasceremo alle società gli spazi gestiti in concessione. Ma, come si dice, guarderemo tutto con occhio aziendale»‖22. Nel giugno 2006 il Genoa ritorna in Serie B e l‘anno successivo in Serie A. Il business plan, almeno nella parte che riguarda la fusione, viene riposto in un archivio. Può invece continuare il secondo scenario, quello che prevedeva la presenza di un‘altra squadra forte che rimanesse in Serie A e, possibilmente, si giocasse la possibilità di competere anche per traguardi europei. Non è chiaro se lo studio commissionato da Giacomazzi Spa allo Studio Stefano Boeri a fine 2002 avesse sin dall‘inizio anche il Presidente Garrone come ispiratore. Ma questi è risoluto ad affrontare e risolvere la questione dello Stadio al di fuori dell‘ipotesi di ristrutturazione del Luigi Ferraris. Nel dicembre 2006 viene commissionata alla Comperio Research23 un‘indagine per verificare

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l‘interesse da parte dell‘utenza imprenditoriale locale in merito all‘acquisizione di servizi all‘interno dello stadio (quali, ad esempio, gli Sky box o le sale VIP). Si tratterebbe di un impianto da 32 mila spettatori, parcheggi ed esercizi commerciali, destinato ad ospitare gli incontri della Sampdoria ma aperto anche ad altri. Una volta terminato lo studio di fattibilità, il passo successivo sarà quello di aggregare intorno al progetto altri soggetti, per rendere l‘ipotesi una realtà. Nel frattempo il Sindaco Pericu conferma l‘esito positivo dei lavori che hanno sancito la definitiva messa a norma del “Luigi Ferraris” e l‟ottenimento del certificato di agibilità24 che risolve definitivamente (dopo 17 anni!), il problema delle deroghe settimanali rilasciate per giocare. E, nel commentare l‘esclusione iniziale di Genova come sede prescelta ad ospitare alcune gare in caso di assegnazione di Euro 2012, sostiene che ―la scelta di escludere per ora Genova tra le possibili sedi degli Europei 2012 ha esclusivamente un sapore geopolitico. Sono convinto che, ultimati questi lavori, il Ferraris sia uno stadio gioiello, uno dei migliori d‟Italia. E spero vivamente che la Federcalcio torni sulla sua decisione‖25. Occorre chiedersi come questa affermazione si concili con quella dell‘Assessore Margini, rilasciata solo 9 mesi prima, relativa allo spostamento dello stadio. Nel febbraio 2007, alle primarie del PD per le elezioni comunali, Marta Vincenzi ottiene il 60% delle preferenze, superando Stefano Zara, ex presidente di Assindustria Genova sostenuto, fra gli altri, da Riccardo Garrone. La Vincenzi diventerà, qualche mese dopo, Sindaco di Genova.

IL PROGETTO DELLO STADIO DI SESTRI

Nella primavera del 2007 arriva la svolta. Le idee formulate nel 2002 diventano concrete: il 27 maggio 2007, alla Fiera di Milano, nell‘ambito dell‘evento ―Eire Expo Real Estate‖, viene presentato il progetto dello Stadio di Sestri Ponente. Il fatto avviene a pochi giorni dalle elezioni per il Sindaco di Genova e la scelta non è casuale: ―Vogliamo che i due candidati a sindaco di Genova dicano la loro prima delle elezioni‖26 . Promotore dell‘iniziativa sarà la Forum Liguria Srl, che nasce come società controllata dalla San Quirico Spa (holding delle famiglie Garrone/Mondini, che detiene fra l‘altro la partecipazione di controllo in Sampdoria Holding Spa e, per il tramite di questa, nella UC Sampdoria Spa) con il 58%. Al capitale sociale partecipano anche la Foruminvest Italia Spa (filiale italiana di una società olandese specializzata nella realizzazione di centri commerciali) con il 38%, Giacomazzi Spa con il 2% e Nicholas Gancikoff (leader della Sport Investment Group, società di consulenza dei club per la realizzazione di nuovi stadi). Più recentemente l‘azionariato di Forum Liguria è cambiato: attualmente la società vede le sue quote equamente suddivise fra San Quirico e Foruminvest Italia27. Il Presidente Garrone evidenzia da subito l‘importanza del progetto, sposando appieno le argomentazioni di quanti, Lega Calcio in testa, ricordano come il futuro delle squadre di calcio e la loro indipendenza economica siano fortemente influenzati dalla proprietà dello stadio in cui operano. Ecco la sintesi del progetto presentato, così come appare sul sito dell‘Arch. Stefano Boeri28. ―Il Nuovo Stadio per Genova è concepito come un complesso multifunzionale che include un moderno stadio di calcio per circa 35.000 spettatori, pensato per essere in regola con tutte le nuove norme di sicurezza UEFA; 40.000 mq

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di commercio, servizi, parcheggi e nuovi spazi pubblici. La particolarità del nuovo stadio è la sua articolazione su tre diversi livelli di suolo, tutti abitabili: la quota del campo da calcio, quella differenziata delle gradinate e quella sospesa nel vuoto della grande copertura abitabile, che ospiterà circa 5.000 mq di servizi ricettivi e commerciali e che sarà accessibile al pubblico anche quando non è in corso l‟evento calcistico. Anche all‟esterno il nuovo stadio sfrutterà questa sua articolazione, per piani verticali, attraverso una serie di percorsi pedonali in quota che lo collegheranno alla nuova stazione ferroviaria, alla funivia per Erzelli e all‟aeroporto, passando per la grande copertura verde del centro commerciale. Il progetto del Nuovo Stadio per Genova è localizzato a Sestri Ponente, in un contesto urbano di grandi potenzialità di trasformazione. Le previsioni di realizzazione del nuovo porto turistico, l‟esistenza del polo tecnologico dell‟IIT agli Erzelli e la riqualificazione dell‟area delle acciaierie Riva, consentono di immaginare un contesto di grande sviluppo e dinamicità, entro il quale la costruzione dello stadio rappresenta un elemento di articolazione e concentrazione. Il necessario potenziamento della rete infrastrutturale e la realizzazione di connessioni pedonali correlate all‟impianto sportivo, si prospettano come un‟importante risorsa per ordinare tutti gli interventi previsti, mentre le preesistenze, come nel caso dell‟aeroporto Cristoforo Colombo, sono assunte come importanti risorse per la valorizzazione di nuove relazioni urbane per questa parte della città. La favorevole posizione del sito nell‟ambito dell‟area metropolitana e le trasformazioni che vi sono in corso, consentono in questo modo di anticipare che la realizzazione del progetto per il Nuovo Stadio per Genova promette di costituire un nuovo forte elemento di centralità urbana per Genova. Incarico: Studio di fattibilità Anno: 2003 (on going) Promosso da: Golfo s.r.l. e Foruminvest Italia s.r.l. Committente: Giacomazzi s.p.a. Superficie costruita: stadio: 26.000 m piscina: 7.000 mq commercio: 18.000 mq sala concerti: 4.000 mq hotel: 12.000 mq museo del design: 3.500 mq darsena: 7.000 mq parcheggio: 80.000 mq costi di costruzione: Euro 212.000.000 opere pubbliche: Euro 72.000.000

Progetto architettonico: BOERISTUDIO (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca, Giovanni La Varra) e Studio Apice (Alessandro Cristalli, Alessandra Zuppa) in collaborazione con T.T.A S.r.l., Sport Investment Group S.r.l, A. Valentini, Studio Legale Giorni e Studio Legale Ghibellin.‖ Lo stadio di Sestri Ponente sembra rispecchiare appieno le caratteristiche dello stadio del futuro, perché si presenta come impianto:

multifunzionale, collegato ad un centro commerciale, capace di attirare un‘utenza slegata dal circuito del calcio e dall‘appuntamento settimanale da questo discendente;

moderno, anche se di dimensioni più contenute rispetto a quelle attuali del ―Luigi Ferraris‖, in grado di garantire quel comfort oggi non esistente e rispondente ai requisiti UEFA per l‘accreditamento dell‘impianto ai fini delle competizioni europee;

capace di incrementare i ricavi della squadra di calcio che ne detiene la proprietà, integrando in maniera significativa i ricavi esistenti e garantendo così, nell‘immediato e per il futuro, una maggiore solidità patrimoniale.

Per qualche tempo del progetto non si parlerà in maniera esplicita, ma è iniziato il conto alla rovescia, che porterà ai fatti dell‘estate 2009.

IL “LUIGI FERRARIS” IN VENDITA?

Nelle linee programmatiche del Comune approvate dalla nuova amministrazione (Sindaco Marta Vincenzi) nel settembre 2007, si inizia a parlare in maniera esplicita della vendita dello stadio

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“Luigi Ferraris”, senza lasciare spazio ad altre alternative. Nella scheda ―Ripensare e progettare l‟impiantistica sportiva‖ si declina anche l‘iter previsto per portare a termine l‘obiettivo prescelto: ―Individuazione dell‟iter amministrativo per l‟eventuale vendita dello stadio Luigi Ferraris: (1) Criteri di scelta: studio e valutazione dell‟eventuale tipologia dei criteri da inserire in un eventuale atto di vendita; (2) Controllo della tempistica: monitoraggio e verifica dei tempi dell‟iter amministrativo per l‟eventuale vendita; (3) Assicurare il ritorno dell‟investimento: accertamento dell‟investimento acquisito”29. Non si parla (ancora) di un nuovo stadio, ma della vendita del ―Luigi Ferraris‖ a terzi, verosimilmente perché lo gestiscano e si facciano carico dei relativi oneri. A partire dal settembre 2008 il Comune di Genova, per il tramite del Sindaco Vincenzi e dell‘Assessore allo Sport Pastorino, inizia a porre pubblicamente il problema del ―Luigi Ferraris‖. Per la prima volta viene data anche una precisa indicazione politica: il Comune di Genova non ha più intenzione di proseguire con la gestione diretta dello stadio, come chiaramente detto dall‘allora Assessore Pastorino: ―Non ci sono segreti. La scelta di vendere un bene come lo stadio Ferraris, che non serve alla promozione sportiva essendo riservato al calcio professionistico, è stata definitivamente presa da tempo. I costi sono eccessivi: basti pensare che il dovuto adeguamento alla normativa UEFA azzera in un colpo solo le quote versate da Genoa e Sampdoria. Il piano è quello della vendita ed è inevitabile che dalla parole si passi ai fatti‖30. Qualche giorno più tardi la stessa Vincenzi estende ulteriormente il concetto, anche immaginando una possibile alleanza con le iniziative per l‘Expo 2015 di Milano: ―Sì, il Ferraris non va bene. Credo che si possa dire con chiarezza – commenta il sindaco – aldilà del tifo e dei tifosi, aldilà della battaglia per la fede calcistica. Quell‟impianto deve essere superato. Perché sarà anche bellissimo dal punto di vista estetico, osservato dal suo interno. Ma visto da fuori è un unicum nazionale pericoloso. Così in mezzo alla città e alle case, a un quartiere popoloso e frequentato, addirittura così vicino a un fiume che ogni vent‟anni esce dai suoi argini”31. Dall‘ipotesi di vendita dello stadio si è passati, direttamente, alla sua sostituzione con un nuovo impianto. La cosa che lascia stupiti delle dichiarazioni del Sindaco è l‘assoluto contrasto con le affermazioni espresse solo due anni prima, nell‘illustrare il proprio programma elettorale: "(La demolizione dello stadio Ferraris) è un'ipotesi che non va presa in considerazione per molti motivi alcuni dei quali mi sembra opportuno sinteticamente indicare. Anzitutto perché lo stadio Ferraris è parte della storia della nostra città ed è stato palcoscenico di moltissimi eventi che sono nel patrimonio storico del calcio italiano che, giova sempre ricordarlo, è nato a Genova. Altra considerazione è che stiamo parlando di uno stadio di tipo inglese in cui il calore del pubblico e le sue coreografie si evidenziano in modo particolare riuscendo ad essere per la squadra di casa un vero e proprio dodicesimo giocatore in campo. Poi perché oggi, finalmente, il Ferraris è a norma ed è quindi idoneo ad ospitare qualsivoglia incontro di calcio a livello internazionale. In questo senso, tra l'altro, vi è una concreta possibilità che la Nazionale a breve venga a disputare un incontro valevole per le qualificazioni dell'Europeo 2008. Tra l'altro i giocatori della nazionale hanno in più occasioni dichiarato di gradire fortemente giocare al Ferraris sia per la tipologia dell'impianto che per il calore del pubblico genovese. Inoltre è uno dei primi stadi italiani ad essere in regola con le onerose e complesse prescrizioni di cui ai decreti Pisanu. Penso quindi che non vi sia proprio nessuna ragione razionale che porti ad ipotizzare una demolizione del Luigi Ferraris"32.

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Tale cambiamento di posizione potrebbe sembrare curioso al cittadino genovese che avesse votato il Sindaco alle elezioni, giacché nel suo programma elettorale la salvaguardia del Ferraris era invece un punto ben evidenziato. Se non è impossibile pensare che un candidato, successivamente alla propria elezione e preso atto delle contesto effettivo, possa variare idea su alcuni singoli punti, sarebbe probabilmente opportuno chiarire ai cittadini (e soprattutto ai propri elettori) che un cambiamento c‘è stato e specificare le ragioni alla base dello stesso. Renderebbe tutto più semplice e, forse, faciliterebbe la comprensione da parte del cittadino di ciò che avviene all‘interno dell‘Amministrazione Comunale. Il 24 ottobre 2008 l‘Assemblea degli azionisti di SportInGenova (Comune, AMIU) incarica il Consiglio di amministrazione di procedere alla nomina di un perito per la valutazione degli impianti di proprietà33. Non si parla solo del ―Luigi Ferraris‖, ma lo stadio è il cespite più importante, attraverso la cui vendita il Comune si aspetta di ottenere risorse per la sistemazione degli altri impianti sportivi. Come è possibile pensare che lo stadio, ceduto a privati, possa iniziare a produrre reddito se nei primi 18 anni di vita apparentemente ha prodotto delle perdite? Nella seconda parte del libro si cercherà di analizzare i costi del ―Luigi Ferraris‖, ma per ora occorre seguire il ragionamento così com'è stato fin qui proposto:

lo stadio produce perdite;

lo stadio impone continui investimenti per l‘adeguamento alle normative nazionali ed internazionali;

lo stadio non ha aree sfruttabili. Perché un privato dovrebbe partecipare a una gara per il suo acquisto e la sua gestione? Interessante l‘interpretazione dei fatti del giornalista Massimo Calandri in un articolo su ―La Repubblica‖ del 17 novembre 200834: “(…) questa che state per leggere è la sostanza della storia. Genoa e Sampdoria sono pronte a dire addio allo stadio Luigi Ferraris. Troppo vecchio ed oneroso, fuori tempo per le nuove regole – commerciali, in particolare – dell‟odierno football. Il Comune a sua volta è pronto a vendere la struttura ad una società che può mettere sul tavolo un piano inattaccabile: un parco urbano e magari ancora una discreta struttura sportiva che possa accontentare il quartiere, più un complesso residenziale. Due torri, per lasciare più spazio possibile a verde e sport. Con tanti appartamenti. Nelle casse dell‟amministrazione entrerebbero 35 milioni di euro, il valore stimato della struttura da radere al suolo. (…) E le squadre di calcio? Via libera ad un nuovo stadio, con preferenza per il progetto presentato a suo tempo da Garrone per Sestri Ponente. (…) Messo in questi termini, il Progetto pare accontentare tutti o quasi. (…) Questa è la storia cui stanno lavorando in gran segreto dal passato settembre‖. La risposta, forse, è tutta qui: l‘interesse di rilevare la proprietà dello Stadio ―Luigi Ferraris‖ nasce dalla disponibilità del Comune di variare la destinazione d‟uso dell‟area (proprio nel 2009 inizierà la rivisitazione del Piano Urbanistico Comunale), consentendo all‟acquirente di demolire lo stadio per realizzare un‟operazione immobiliare i cui proventi, uniti a quelli derivanti dalla costruzione del complesso stadio/centro commerciale di Sestri, servirebbero a rendere appetibile e redditizia l‟operazione. L‘architettura dell‘operazione è coerente con il Disegno di Legge sull‘impiantistica sportiva, che introduce, fra le sue varie previsioni, una semplificazione delle procedure amministrative per la

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costruzione di nuovi impianti e la possibilità di rendere disponibili ai soggetti promotori dell‘investimento aree anche non attigue a quella di costruzione del nuovo impianto, per investimenti di natura commerciale che consentano di raggiungere un equilibrio per la realizzazione di quello principale35. Il Sindaco Marta Vincenzi conferma: ―lo stadio Ferraris è ufficialmente in vendita. Il Comune è aperto a valutare tutte le ipotesi. Questo è un momento molto delicato. La cosa fondamentale è che venga garantita la massima trasparenza nelle procedure‖36. Nella stessa occasione il Sindaco precisa due condizioni irrinunciabili e cioè ―che non si tratti solo di un investimento per interessi privatistici (e che) Genova non può avere due stadi per le sue squadre di calcio. Genoa e Sampdoria continueranno a giocare in una sola struttura‖. Nella stessa intervista del 18 novembre, mentre il Sindaco annuncia la volontà di superare il ―Luigi Ferraris‖, l‘Assessore Pastorino introduce, al contrario, una forte discontinuità rispetto al quadro di precarietà e irrecuperabilità dello stadio, contestando che sia vecchio e inadeguato: ―Siamo in grado di adeguare lo stadio alle richieste Uefa. Nuove poltroncine, spogliatoi sotto le tribune e Skybox, i palchi. L‟importante è che i club ci dicano chiaramente se vogliono restare qui o hanno intenzione di andarsene fra pochi anni (…). Ha solo 18 anni. E non pesa sul bilancio di SportInGenova. Quest'anno il passivo è superiore di poco ai quattrocentomila euro. Ma perché abbiamo sulle spalle una serie di interventi recenti. E perché ad ottobre Genoa e Samp erano ancora in debito di un milione e mezzo di euro―. Parlando delle possibilità di sfruttamento delle strutture anche per il merchandising, aggiunge: ―Noi potremmo appoggiarci a Villa Piantelli. E poi, a Marassi siamo in grado di organizzare degli eventi che potrebbero farci respirare economicamente. Dei concerti musicali, ad esempio. (…) Come Assessore allo sport ho il dovere di tutelare l‟impianto attuale. Naturalmente so bene che c‟è un progetto portato avanti da alcuni privati. Prima di parlare di torri per appartamenti vorrei però ricordare che in quella zona ci sono dei vincoli.―37. Questa posizione, se possibile in maniera ancora più marcata, era già stata anticipata in Consiglio Comunale nella seduta pubblica del 21 ottobre 2008. Rispondendo ai Consiglieri in merito all‘ipotesi di vendita dello stadio: l‘Assessore Pastorino aveva precisato che l‘intenzione dell‘Amministrazione comunale era ―che il Luigi Ferraris rimanga un impianto destinato allo sport e al calcio professionistico. (…) Io credo che ci possano essere ipotesi che l‟Amministrazione possa mettere in campo dove quell‟impianto, con opportuni adeguamenti, e quindi riconoscendo la possibilità di svolgere quelle mansioni che sono oggi necessarie alle società professionistiche (parlo del merchandising, della rappresentanza, della mausoleità, dell‟ospitalità, ecc.) possa essere un impianto fortemente reddituale. Questa è la convinzione dell‟Amministrazione e l‟offerta che viene fatta a eventuali acquirenti è quella di uno stadio con gli ammodernamenti necessari per poter soddisfare quello che è lo sport professionistico (…) ovvero un impianto che potrà essere utilizzato per l‟intero periodo, eventualmente per tutti i giorni‖38. Non è la prima volta che l‘Assessore Pastorino si espone fuori dal coro a difesa dell‘idea di mantenere lo Stadio ―Luigi Ferraris‖. Accadrà per l‘ultima volta a maggio del 200939. Due mesi dopo sarà sostituito. Nell'ottobre 2008, le opzioni politiche sul tavolo sembrano essere due:

Il Sindaco Vincenzi sembra rassegnata alla sparizione dello stadio, perché ragiona in un‘ottica nella quale ci sarà un nuovo impianto a Genova (verosimilmente il progetto di Sestri) mentre l‘area oggi occupata dal ―Luigi Ferraris‖ sarà venduta (al promotore del progetto del nuovo

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stadio?) per consentire un‘operazione di riqualificazione urbana del quartiere. Bisognerebbe capire quanta parte di nuovo residenziale sia prevista nel concetto di ―riqualificazione urbana‖.

L‟Assessore Pastorino sembrerebbe invece rappresentare una scelta da parte dell‘Amministrazione Comunale tesa a vendere l‘impianto a un soggetto terzo, preservando però il ruolo del ―Luigi Ferraris‖ come stadio della città. Si intuisce però una disponibilità a favorire interventi di recupero dello stadio che lo possano modernizzare, soprattutto per favorirne uno sfruttamento commerciale;

Quale la posizione ufficiale della Giunta Vincenzi sull‘argomento? Quello che si capisce chiaramente è che l‘operazione del nuovo stadio così come proposta serve agli attuali proprietari delle squadre per mitigare o azzerare il loro investimento nel mondo del calcio. Uno dei due, Riccardo Garrone, si è esposto in prima persona finanziando e difendendo il progetto. L‘altro, Enrico Preziosi, è schierato su una posizione più attendista e non sembra rivolgere le sue attenzioni prioritarie all‘argomento. Il 13 gennaio 2009 il Consiglio Comunale di Genova approva gli ―Indirizzi di Pianificazione‖40 prodromici alla predisposizione del nuovo Piano Urbanistico Comunale (PUC). Il Consiglio Comunale esorta a ―costruire sul costruito là dove il territorio lo consenta‖ e considera ―prioritario indirizzare le trasformazioni urbane, con particolare riguardo ad interventi di ristrutturazione, riconversione, sostituzione e trasferimento di edificabilità sul tessuto costruito esistente”. Nel paragrafo che si occupa delle ―aree dismesse o dismettibili‖ (che per analogia possiamo applicare anche a Sestri) si dice anche che ―particolare attenzione dovrà essere rivolta alle esigenze di consolidamento e localizzazione industriale che rappresentano opportunità di radicamento e di sviluppo produttivi ed occupazionali‖. Parrebbe che i criteri cui il PUC dovrà orientarsi siano più coerenti con un recupero del ―Luigi Ferraris‖ piuttosto che non con il progetto dello Stadio di Sestri. Questo non tanto, o non solo, per il riferimento al ―costruire sul costruito‖ ma, soprattutto, per la scelta di dare priorità ad iniziative di localizzazione di tipo industriale più che commerciale/terziario.

ABBATTERE LE CARCERI PER RISTRUTTURARE IL “LUIGI FERRARIS”?

Nello stesso mese di gennaio 2009 appare sul sito della Fondazione Genoa un comunicato41 che, prendendo spunto dalla notizia in base alla quale il Ministero della Giustizia starebbe per varare un ―Piano Nazionale per le Carceri‖, sollecita il Comune di Genova e le altre istituzioni ad attivarsi per favorire lo spostamento delle carceri dal quartiere. ―La Fondazione Genoa vede in questa notizia un‟importante occasione per una felice nuova sistemazione, secondo quanto sempre da essa auspicato, della zona di Marassi nella quale attualmente coesistono le Carceri e lo Stadio Luigi Ferraris. La costruzione di un nuovo moderno carcere in un‟area periferica da identificarsi convenientemente consentirebbe di soddisfare fondamentali esigenze di civiltà, creando finalmente un ambiente vivibile per i reclusi. E, nello stesso tempo, una risistemazione complessiva della zona consentirebbe di creare le condizioni per un‟integrazione ottimale tra lo stadio e il quartiere. In questo quadro potrebbe collocarsi una ristrutturazione dell‟impianto sportivo che, conservandone i valori architettonici e di impatto spettacolare ed emotivo generalmente apprezzati, lo arricchisca di potenzialità commerciali e reddituali. Quali che siano le soluzioni che possano al riguardo prospettarsi in merito alla progettualità finanziaria e all‟identificazione dei soggetti, pubblici o privati, che possano essere i protagonisti dell‟iniziativa, crediamo che questa sia la vera via per

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affrontare, nel medio e lungo termine, il problema posto dall‟Amministrazione Comunale dell‟economicità della gestione dell‟impianto sportivo‖. Il tema dello stadio e quello delle carceri sono fortemente connessi, in quanto rappresentano indubbiamente due ―servitù‖ nel quartiere. Un eventuale spostamento delle carceri (del quale si parla da anni, e che sarebbe opportuno per motivi ben più importanti di quelli sportivi) risolverebbe anche il problema del ―Luigi Ferraris‖, rendendo disponibili spazi per uno sviluppo dell‘impianto verso quella logica di multifunzionalità con la quale era stato in origine concepito e che viene posta alla base della progettazione dei moderni impianti sportivi. A seguito dell‘incidente accaduto ad un tifoso genoano dopo la partita Genoa-Fiorentina del 15 febbraio 2009 riprendono le polemiche sulla sicurezza dell‘impianto. Il ―Luigi Ferraris‖ rispetta la normativa nazionale in termini di requisiti di sicurezza, ciononostante la sua ubicazione all‘interno della città comporta dei problemi addizionali che devono essere affrontati e risolti (non ultima la difficoltà di manovra dalle aree riservate dei pullman delle squadre). Occorrerebbe capire se le carenze strutturali siano tali da impedire (o rendere eccessivamente onerosa) una ristrutturazione dell‘impianto oppure se esista una soluzione, anche partendo dalle possibilità di riassetto dell‘area, anche successiva ad un ipotetico spostamento delle carceri cittadine. La domanda però non sembra essere mai posta in questi termini: l‘informazione veicolata è che l‘attuale stadio porta delle perdite ed una sua ristrutturazione non potrebbe comunque renderlo conforme alla normative nazionali e UEFA: è quindi necessario costruirne uno nuovo. Infatti, si prosegue nel ragionamento, in caso di successo dell‘Italia nella candidatura come nazione ospitante di Euro 2016 ci potrebbe essere la possibilità di intercettare fondi pubblici per ristrutturare il ―Luigi Ferraris‖ ma, considerando che lo stadio non può essere messo a norma, diventa necessario trovare un‘altra soluzione, un‘altra ubicazione, anche approfittando del fatto che il Comune sta lavorando sulla revisione del Piano Urbanistico Comunale. Di fronte a tale argomentazione, qualunque cittadino si sarebbe convinto che il romanticismo e il rispetto della storia devono fare i conti con la praticità. È inutile continuare a spendere denaro pubblico per un impianto che non avrebbe mai rappresentato la soluzione definitiva. Oltre che inutile, è anche controproducente nel momento in cui un soggetto privato si era reso disponibile a intervenire per la costruzione di un nuovo impianto. Sul tema della redditività, forse, si sarebbe dovuto dire che è SportInGenova a generare delle perdite e che, all‘interno della stessa, lo Stadio ―Luigi Ferraris‖ è la struttura più vicina al punto di equilibrio. E, soprattutto, che tutto ciò era previsto già dal momento in cui si era deciso di costituire la società42. Forse questa interpretazione non era funzionale allo scopo. Ma il ―Luigi Ferraris‖ è così strutturalmente inadeguato da non consentire neanche di prendere in considerazione l‘ipotesi di una sua ristrutturazione? Oppure (come sosteneva Calandri) il giro d‘affari generato dalla costruzione di un nuovo Stadio è tale da interessare e soddisfare tutti gli attori in causa, aldilà della vera convenienza per la Città? Lo stesso progettista del nuovo stadio di Sestri, l‘architetto Stefano Boeri, sembra dubbioso in merito all‘abbattimento del ―Luigi Ferraris‖. In un‘intervista del mese di novembre 200843 afferma,

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fra l‘altro che ―Quando la Sampdoria mi chiese un progetto di un nuovo stadio, confesso che prima cercai di capire se si potesse venirne fuori, intervenendo su Marassi. Certo, l‟impianto è costoso e vecchio sotto il profilo della sicurezza, con le normative UEFA, che sono diventata rigidissime. Però dal punto di vista architettonico resta uno degli stadi più belli che ci siano in Italia e ha una storia che non si può cancellare. Io credo che sarebbe un'offesa alla città buttarlo giù‖. Nel seguito dell‘intervista, parlando della difficoltà italiana di avere stadi di proprietà delle società, introduce un concetto in controtendenza rispetto a quello che si legge sulla stampa, sostenendo che ―certamente la lentezza della burocrazia svolge un ruolo piuttosto pesante. (…) Però, io starei sempre attento a ricordare che in Italia l‟approccio al calcio non può essere lo stesso che c‟è negli Stati Uniti o comunque anche in Inghilterra. (…) Bisogna andarci piano sotto questo aspetto, così come nell‟ideazione dei nuovi impianti. Va bene che siano multifunzionali, però, non dimentichiamoci mai che il clou è la partita. Io, ad esempio, nel progetto di Sestri le strutture commerciali le ho previste, però fuori dall‟impianto‖. Alla fine di aprile 2009, complice anche la necessità di dover ottenere la licenza UEFA per giocare le competizioni europee, Genoa e Sampdoria firmano il rinnovo della convenzione con SportInGenova. Viene stabilita una durata biennale, ad un canone di 1 milione di Euro per ogni squadra oltre ad una compartecipazione alle spese per le opere straordinarie. Viene in sostanza replicato, pur senza la forma giuridica del consorzio, l‘assetto che è utilizzato, ad esempio, a Milano per la gestione di San Siro44. L‘argomento del nuovo stadio ritorna prepotentemente alla ribalta il 21 maggio 2009. Al Presidente Preziosi, ospite della trasmissione ―We are Genoa‖ sulla rete televisiva Telenord, viene posta una domanda sulla vicenda dello stadio, probabilmente aspettandosi un‘ennesima conferma della linea fino a quel giorno tenuta (e, cioè, che lui intendeva rispettare il sentimento della tifoseria genoana che non intendeva spostarsi dal ―Luigi Ferraris‖). Invece la risposta non è quella attesa:―Il tifoso genoano si deve rassegnare, anche se il Ferraris è lo stadio dei ricordi. Ma una società che vuole essere proiettata verso traguardi importanti deve evitare di farsi condizionare dal romanticismo. C‟è un solo modo per continuare a utilizzare il Ferraris: spostare le carceri. In caso contrario, anche se so benissimo che molti tifosi non saranno d‟accordo con me, ne serve uno nuovo‖45. La posizione sembra chiara: se non è possibile procedere al ripensamento dello Stadio ―Luigi Ferraris‖ attraverso il recupero dell‘area oggi occupata dalle carceri cittadine, sarà necessario dotarsi di uno stadio nuovo. Anche l‘Assessore Pastorino conferma: ―Sono perfettamente d‟accordo con Preziosi che il problema principale dello stadio di Marassi è costituito dalla vicinanza dell‟istituto di pena. (…) È quella la vera servitù del quartiere, non lo stadio, e bisogna fare pressioni sul Governo, tutti insieme (società sportive e istituzioni), affinché il carcere sia finalmente trasferito. In questo modo molti dei problemi che segnala Preziosi potrebbero essere risolti. Non solo ci sarebbero gli spazi per ricavare nuovi parcheggi ma si potrebbero anche realizzare nuovi volumi di varia natura per accrescere la redditività del complesso‖46. Pochi giorni dopo, la Regione Liguria si schiera apertamente per sollecitare il Governo in merito allo spostamento delle carceri. Nasce anche un piccolo incidente ―istituzionale‖ fra Sindaco e Presidente della Regione, con la prima che tende a precisare che la scelta sul tema dello stadio sia prerogativa del Comune di Genova47. Il problema del carcere di Marassi, che era già vivo a fine anni ‘80, viene però così svilito da tema di civiltà (per le condizioni in cui versano i carcerati) a conflitto di competenze fra le istituzioni locali. Probabilmente questo è uno dei motivi per i quali, pur nel rispetto delle prerogative dei vari

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Enti Pubblici preposti, non si riesce ad affrontare in maniera costruttiva. Eppure le problematiche derivanti dalla prossimità delle carceri con lo Stadio sembrano non interessare in maniera particolare. Potrebbe essere un‘occasione, indipendentemente dal futuro del ―Luigi Ferraris‖, per alleggerire la Bassa Valbisagno da quelle che sono definite delle ―servitù‖. Nonostante le dichiarazioni compatte delle istituzioni locali, Regione e Comune in testa, nel Piano che il Governo predisporrà a ottobre 2009 l‘ipotesi di spostamento del carcere di Marassi (ventilata durante il governo Prodi) viene dimenticata a favore della creazione di un carcere leggero, da 400 posti, da aggiungere a quello esistente48. La problematica sembra offrire un‘importante argomentazione ai soggetti promotori del nuovo stadio: se è vero che fino a che le carceri non verranno ricostruite altrove non sarà possibile mettere mano ad una seria ristrutturazione dello Stadio ―Luigi Ferraris‖, allora è bene cercare di identificare quanto prima un sito per il nuovo stadio. Considerati i tempi decisionali medi della politica l‘impasse infrastrutturale è destinata a durare qualche lustro. Questa apparente pregiudiziale negativa rimarrà viva fino a quando lo studio della Fondazione Genoa 1893 non dimostrerà che la ristrutturazione è possibile indipendentemente dallo spostamento delle carceri. Ai primi di luglio 2009 l‘Assessore allo Sport Pastorino lascia le deleghe sullo Sport e viene sostituito da Stefano Anzalone. Inizia (non per responsabilità del nuovo Assessore, ovviamente) quello che fino ad oggi è stato il periodo di massima attenzione e scontro sul tema dello stadio di Genova e che vedrà contrapporsi le tre soluzioni: Sestri Ponente, la Colisa, la ristrutturazione dello Stadio ―Luigi Ferraris‖. Approssimandosi il momento nel quale va formalizzata la candidatura dell‘Italia per i Campionati Europei di Calcio del 2016 accelerano le procedure per la scelta delle città che l‘Italia avrebbe inserito nel dossier da presentare all‘UEFA. Occorreva passare dalla fase progettuale a quella operativa, cosa che avviene nel luglio 2009, quando Riccardo Garrone appone la sua firma su una Lettera di Intenti con il Comune di Genova che definisce un‘ipotesi di percorso per giungere alla realizzazione di un nuovo stadio (a Sestri), identificando contemporaneamente delle soluzioni anche per la conversione del ―Luigi Ferraris‖. Parte così l‘iter per la realizzazione del progetto, quello che nel gennaio 2007 era stato annunciato dallo stesso Riccardo Garrone come ―lo stadio della Sampdoria, gestito dalla Sampdoria‖49. A distanza di due anni, però (molto più coerentemente con le dichiarazioni rilasciate a partire dal 2002 sul tema del nuovo stadio di Genova), Garrone ricercherà la collaborazione e la partecipazione anche di Enrico Preziosi, precisando che si tratterà di un rapporto paritetico. Quindi, nelle sue nuove intenzioni, lo stadio di Genoa e Sampdoria50. Si apprenderà solo in seguito, però, che le due squadre non ne saranno proprietarie, ma semplici utilizzatrici. Il giorno 8 luglio, proprio mentre il Sindaco Marta Vincenzi (secondo una ricostruzione del Secolo XIX51) siglava la Lettera d‘Intenti con Riccardo Garrone, il neo Assessore allo Sport, Stefano Anzalone, si presenta alla stampa affermando fra l‘altro: ―riteniamo che lo stadio di Genova sia lo stadio di Marassi: è in pratica il tempio per molti tifosi e sportivi genovesi. Ritengo sia un pochino la nostra bandiera: debba essere considerato un vessillo e tutelato». In Consiglio Comunale ha anche detto che una sua occupazione sarà la realizzazione del nuovo stadio, al quale le società pensano per un futuro lontano dal Ferraris.

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«Certo, se ci saranno le opportunità, gli spazi, le risorse, si può discutere e vedere anche in qualche maniera, in prospettiva futura, di realizzare un nuovo impianto in città. Io sono aperto a qualunque novità, ma il Ferraris è lo stadio della città: ci vuole un approccio approfondito per capire cosa farne. Nel quartiere ci sono le carceri che dovrebbero essere spostate»”52. Tutelare il ―Luigi Ferraris‖ puntando allo spostamento delle carceri, prima di analizzare altri progetti. È cambiato Assessore, ma sembra che l‘antitesi con le dichiarazioni del Sindaco, già osservata in più occasioni con l‘Assessore Pastorino, rimanga una costante. Ma, forse, è lei che ha cambiato idea, considerando che nel marzo del 2007, poco prima che il progetto dello stadio di Sestri fosse presentato ufficialmente, l‘allora candidata sindaco si era espressa in una trasmissione televisiva (―Destra e Sinistra‖, sull‘emittente Primocanale) a favore della chiusura del carcere di Marassi e contro la realizzazione di un nuovo stadio nei pressi dell'aeroporto53. Nel frattempo, Enrico Preziosi non si è ancora ufficialmente schierato. Riccardo Garrone, conscio che il progetto avrà speranze di battere quelli che definisce i ―nemici del nuovo‖ solo se vedrà la partecipazione di ambedue i soggetti come promotori, lo invita pubblicamente a partecipare all‘iniziativa: ―(…) spero che entro l´estate si possa iniziare a lavorare con concretezza al progetto. La disponibilità dell´aeroporto a rinunciare a quella parte di area esiste, bisogna però andare avanti. Quella zona può diventare davvero un polo nuovo per la città di Genova e non penalizzerebbe assolutamente i commercianti di Sestri Ponente‖54.

STADIO VS. AEROPORTO

L‘affermazione di Riccardo Garrone in merito alla ―disponibilità dell‟aeroporto a rinunciare a quella parte di area‖ sarà però smentita dai fatti: la localizzazione nelle adiacenze dell‟Aeroporto di Genova è il vero punto debole del progetto. L'area oggetto dell‘investimento (centro commerciale e stadio) non è privata, né di proprietà comunale. È del Demanio Aeroportuale. Il titolare delle aree, per conto dello Stato Italiano è l'Ente Nazionale per l‟Aviazione Civile (ENAC) che il 30 aprile 2009 ha rinnovato la concessione delle stesse (fino al 2027) a favore della Società Aeroporto di Genova Spa, in conformità a un piano di sviluppo che poggia le sue basi sul potenziamento e l‘espansione dello scalo attraverso interventi che afferiscono la logistica, i parcheggi nonché un progetto di insediamento di una nuova compagnia aerea. Sulla base della vigente normativa, ENAC è l'autorità di regolazione tecnica, certificazione e vigilanza degli scali aeroportuali, mentre i gestori (fra cui, Aeroporto di Genova Spa) sono i soggetti ai quali sono affidati i compiti previsti dall'art. 705 del Codice della Navigazione; in particolare quelli di amministrare e gestire le infrastrutture e gli impianti aeroportuali, di organizzare le attività aeroportuali ed assicurare agli utenti la presenza in aeroporto dei necessari servizi di assistenza a terra, fornendoli direttamente o coordinando le attività degli operatori terzi o in autoproduzione55. I promotori del progetto di Sestri forse ritengono che le aree siano nella disponibilità dell‘Autorità Portuale di Genova56. Non è corretto. L‘Autorità Portuale detiene il 60% del capitale sociale della società Aeroporto di Genova Spa, beneficiaria della concessione ENAC. È quindi solo Aeroporto

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di Genova Spa che potrebbe rinunciare al proprio diritto di sfruttamento della stessa, modificando il proprio piano industriale e i progetti di sviluppo a suo tempo presentati ad ENAC. Forse avevano discusso dell‘ipotesi con l‘Autorità Portuale ottenendo un parere favorevole che poi sarebbe stato fatto valere in virtù della quota di maggioranza da questa detenuta? Luigi Merlo, che ne è il Presidente, sull‘argomento dichiara: ―Non mi sottraggo al confronto. Se da parte degli enti locali (Comune, Provincia e Regione), esiste la volontà di approfondire l'argomento, sono pronto a sedermi e a discuterne. Senza dimenticare che la questione è più ampia e tocca, oltre all'ampliamento dell'aerostazione (…), anche il polo degli Erzelli e la nuova stazione ferroviaria‖57. L‘altro azionista di riferimento di Aeroporto di Genova Spa, la Camera di Commercio (che ha il 25% delle quote), sembra invece molto meno disponibile a prendere in considerazione il progetto prima di aver concluso l‘iter di privatizzazione dell‘aeroporto. La procedura è in corso: la gara per la nomina dell‘advisor dei venditori è terminata nel mese di marzo 2010 con la scelta di KPMG Advisory, che dovrà predisporre il bando di gara. Si prevede che l‘operazione possa giungere a completa definizione nel corso del 2011. Accertato che le aree sono del Demanio Aeroportuale, gestite da ENAC e date in concessione fino al 2027 a servizio dei piani di sviluppo dell‘aeroporto, per variarne la destinazione d‘uso e sdemanializzarle, spiega Alberto Lelli (dirigente dell'ENAC) ―occorrerebbe indire una gara oppure, come a Genova è già accaduto per il G8 del 2001, fare una legge speciale che affidi le aree ad un soggetto individuato per la realizzazione di un progetto altrettanto individuato‖58. Una gara internazionale (in ambito UE) quindi, oppure una legge speciale. Ma anche nel caso in cui si procedesse in questo senso, dando per scontato che venga bandita una gara e che questa venga vinta dai promotori del progetto Sestri e non da altri (magari interessati ad utilizzi produttivi dell‘area), esisterebbero dei problemi di coesistenza fra la struttura aeroportuale ed un complesso come quello previsto dal progetto; fra questi, ad esempio, l‘impossibilità che le costruzioni abbiano un‘altezza superiore ai 45 metri ed impianti di illuminazione potenzialmente pericolosi per la gestione dei voli; si aggiungerebbero poi problemi di viabilità nei giorni delle partite e, più in generale, di ordine pubblico. Esiste poi un ulteriore problema, direttamente legato al nascente processo di privatizzazione dell‘Aeroporto di Genova, che potrebbe vedere diminuire in maniera sensibile il valore potenziale dell‘impianto se le uniche aree di sviluppo attivabili nel breve (non potendo pensare di realizzare lo spostamento sull‘isola artificiale nel giro di poco tempo) venissero acquisite al progetto del centro commerciale e dello stadio. Infine, mentre gli spazi necessari alla realizzazione del progetto del solo stadio (per circa 40 mila metri quadrati), seppur compresi nella metratura in concessione all'Aeroporto, erano in quel momento parzialmente non utilizzati, la necessità di costruire accanto a questo anche un centro commerciale (in assenza del quale il progetto sarebbe stato antieconomico e quindi non realizzato59) rende necessario sottrarre all'Aeroporto non solo un'area in quel momento non utilizzata, ma anche ulteriori 50 mila metri quadrati che ospitano le strutture della Protezione Civile (in particolare i Canadair), gli Aeroclub e l‘Aviazione Generale.

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La difficile coesistenza di un complesso commerciale nelle immediate prossimità di un aeroporto viene stigmatizzata anche dall‘Associazione dei Piloti e Proprietari di Aerei, in una lettera ufficiale inviata ad ENAC. L‘Associazione individua sei motivi per i quali la realizzazione di uno stadio così vicino all‘aeroporto sarebbe pericolosa per la sicurezza dei voli e pregiudicherebbe lo sviluppo dello scalo60. I primi tre sono direttamente legati alla sicurezza della navigazione derivanti:

dalle emissioni elettromagnetiche generate dallo stadio e dal centro commerciale, che porterebbero dei rischi per la radio-navigazione in fase di decollo ed atterraggio;

dall‘inquinamento luminoso derivante dall‘utilizzo dello stadio in ore serali, che potrebbe ostacolare la visibilità dei corridoi luminosi necessari agli aeromobili in fase di discesa;

dall‘aumento del rischio del cosiddetto ―bird-strike‖, in quanto la già delicata situazione dell‘aeroporto di Genova (condizionata dal richiamo della vicina discarica di Scarpino) verrebbe ulteriormente peggiorata per il richiamo che il centro commerciale avrebbe su gabbiani ed altri uccelli.

A seguire, l‘Associazione richiama l‘attenzione anche sulla difficile convivenza del centro commerciale con l‘utenza propria dell‘aeroporto in termini di misure di sicurezza richieste in tutto il sedime aeroportuale, particolarmente incisive dopo il 2001. Le ultime due problematiche evidenziate sono meno ostative, nel senso che l‘Associazione rileva come l‘eventuale realizzazione del progetto porterebbe, di fatto, all‘impossibilità di sfruttamento delle aree per scopi propri dell‟aeroporto, in particolare la pista di emergenza e la realizzazione di nuove aree di parcheggio e di rullaggio. Il progetto sembrava aver sottovalutato tutti questi aspetti. Ma anche un altro: aldilà dell'effettivo attuale posizionamento dell'Aeroporto di Genova sul panorama nazionale, non dovrebbe ritenersi di principio più strategico per la Città (ma anche per la Regione) lo sviluppo di un aeroporto che possa intercettare il traffico a servizio dell'utenza turistica, crocieristica e, non ultima, d‘affari? Sembrava quasi che i promotori del progetto dessero per scontato una sorta di loro "diritto" ad usufruire di terreno pubblico, demaniale, per un investimento di natura privata. Il tutto, tra l'altro, senza aver apparentemente verificato in precedenza con il legittimo proprietario (ENAC) la fattibilità di una siffatta operazione e, inoltre, dando per scontato di essere vincitori del bando di gara europeo che avrebbe dovuto precedere l‘eventuale sdemanializzazione delle aree stesse. A meno di non beneficiare di una legge speciale. Sul fatto che ENAC non fosse stata chiamata in causa è interessante la dichiarazione del presidente dell'ENAC, Vito Riggio: ―Richieste di costruire stadi accanto all'aeroporto di Genova non ci sono mai pervenute. Finché non arrivano non posso disporre una relazione tecnica e finché non ho in mano la relazione tecnica non mi muovo‖61. Affermazione, questa, che stupisce: solo il giorno prima si era appreso dalla stampa62 che il 14 luglio 2007, quindi circa due anni prima, ENAC aveva scritto al Presidente della Regione Liguria e per conoscenza al Sindaco di Genova, al Presidente dell‘Autorità Portuale e al Presidente di Aeroporto di Genova Spa esprimendo un parere negativo sulla possibilità di realizzare il progetto del centro commerciale e dello stadio nell‘area contigua all‘aeroporto Cristoforo Colombo. ENAC anticipava ―le perplessità circa la scelta del sito per il nuovo stadio: (1) sotto il profilo giuridico/tecnico, in quanto la sua realizzazione dovrebbe avvenire su demanio aeroportuale dello Stato,

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sottraendo all´aeroporto aree indispensabili per il suo previsto sviluppo; (2) sotto il profilo della compatibilità funzionale, in quanto si tratta di un‟infrastruttura in grado di generare forti concentrazioni di utenti in fasce temporali ristrette, congestionando così la rete di accessibilità all´aeroporto ed impedendone la fruizione, con danno alla collettività (sia passeggero che operatore aeroportuale); (3) sotto il profilo della sicurezza, poiché le manifestazioni calcistiche sono frequentemente origine di comportamenti ad alto rischio per l´ordine pubblico, in grado di influire non solo nelle aree limitrofe alla struttura di intrattenimento, ma anche sullo spazio aereo circostanze (per il rilascio di materiale pirotecnico)". L‘Ente era quindi stato sollecitato da qualcuno in passato. Qualche mese più tardi, sul Secolo XIX, si parlerà di un incontro fra Mario Giacomazzi e l‘allora Direttore Generale di ENAC, Silvano Manera63, avvenuto nel luglio 2008: si tratta di un banale errore sulle date (―2008‖ scritto al posto di ―2007―), oppure ci sono stati addirittura due incontri sull‘argomento? Vito Riggio è stato nominato Presidente dell‘ENAC nel 2003 ed era quindi già in carica nel momento in cui la lettera era stata inviata. È poco plausibile che non fosse informato di un argomento di questa portata. Le risposte date nella lettera del 2007 ricalcano in pieno le osservazioni che ENAC farà pervenire nel 2009, quindi il progetto di cui si parlava era, verosimilmente, lo stesso. Perché ENAC, allora, avrebbe scritto nel 2007? Le domande da porsi sono però ancora diverse: perché ripresentare in maniera ufficiale un progetto che ha già subito una bocciatura di ENAC, senza averlo modificato per risolvere le obiezioni evidenziate? E perché la notizia che il progetto era già stato bocciato in precedenza non è mai emersa fra luglio e ottobre 2009, quando si sapeva sin dal principio che ENAC non avrebbe potuto dare un parere positivo? È possibile che si volesse fare pressioni ―mediatiche‖ e ―politiche‖ perché il progetto fosse approvato? Il 14 luglio, Enrico Preziosi ribadisce la propria posizione, già espressa a fine maggio; intervistato sulla possibilità di un accordo con il Presidente Garrone sul progetto di Sestri e sul destino dello stadio ―Luigi Ferraris‖ afferma: ―Capisco i tifosi siano affezionati al Ferraris, è da sempre la loro casa. Però se mi si chiede che futuro abbia quello stadio, io rispondo nessuno. Non si può ogni anno battagliare per avere la deroga dall´Uefa. E allora ci sono due possibilità: o si buttano giù le carceri o si fa uno stadio nuovo. Invito ufficialmente il sindaco a farsi carico di trovare una soluzione, coinvolgendo tutte le istituzioni. Non siamo noi presidenti a dover dire dove si deve o non si deve fare lo stadio, il sindaco ci sottoponga un progetto e noi diremo se siamo d´accordo o meno‖64. Il 16 luglio appare sul Secolo XIX un articolo di Renzo Parodi dal titolo inequivocabile: ―Tursi dà il via libera allo stadio di Sestri - Riunione segreta. Protocollo d'intesa: Garrone ha firmato, Preziosi starebbe per farlo‖. Lo riportiamo per ampi stralci, perché contiene numerosi spunti di riflessione sul progetto di Sestri ma anche, più in generale, sul tema dello stadio. ―Un solo stadio del calcio a Genova, ma tranquilli. Non sta per suonare il requiem per il glorioso Luigi Ferraris, che sarà trasformato in un impianto polivalente per ospitare altre discipline sportive (…) Il nuovo stadio del football, previsto dal progetto presentato da Riccardo Garrone sull'area di Sestri Ponente a ridosso dell'aeroporto, dovrà ovviamente riunire sotto lo stesso tetto i due club calcistici cittadini. (…) La condizione è assoluta e insormontabile.

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(…) Una decina di giorni fa a palazzo Tursi è stato redatto un protocollo d'intesa che riguarda il nuovo stadio e contiene le prescrizioni per avviare la procedura che dovrebbe portare - prevedibilmente entro 4-6 anni - alla realizzazione dell'impianto sportivo con annesso centro commerciale non invasivo del commercio minuto delle delegazioni del primo ponente genovese. (…) La carta è stata sottoscritta dal sindaco di Genova, Marta Vincenzi, e da Riccardo Garrone, presidente della Sampdoria, promotore del progetto-stadio a Sestri Ponente. Secondo le indiscrezioni, il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, è d'accordo con la proposta contenuta nel protocollo, ha rimandato la firma ma si appresta ad apporla in tempi strettissimi. (…) Il nuovo impianto del football potrà sorgere a condizione che si inserisca armonicamente nel tessuto urbano cittadino e, specificamente, nel "sistema" urbanistico che comprende l'aeroporto Cristoforo Colombo e i suoi eventuali sviluppi territoriali, il polo tecnologico degli Erzelli e la Marina di Sestri Ponente. (…) Il modello-Sestri, se funzionerà, potrà riprodursi in città, attirando investimenti privati che risolverebbero i problemi dell'impiantistica di base e dei suoi costi di gestione, sempre più insostenibili per l'Erario. (…) Il cammino del nuovo stadio resta lungo e irto di ostacoli. L'aeroporto dovrà rinunciare ad una parte delle aree contigue senza che ciò pregiudichi il suo sviluppo. Parlare di sviluppo, oggi, suona come un azzardo. (…) Resta la questione delle aree del Demanio aeronautico. La sdemanializzazione spetta all'Enac e il consigliere Franco Pronzato, genovese, è l'interlocutore giusto per dialogare senza pregiudizi, a nome del presidente, Vito Riggio. Il protocollo d'intesa firmato nel 2005 dai tre enti locali, dai sindacati, dalla Confindustria, il celebre Affresco di Renzo Piano, aveva indicato per l'aeroporto l'ipotesi di un ampliamento a mare, risultando impraticabile l'opzione dello scalo spostato oltre Appennino. Le aree a mare di Sestri fanno gola anche al porto. L'intrico di interessi contrastanti è fitto e gli agguati non mancheranno‖. A seguito della notizia, la Fondazione Genoa 1893 emette un comunicato65 nel quale si dichiara stupita che ―possa non tenersi in alcun conto da parte del Comune la recente presa di posizione dell'Autorità preposta alla vigilanza del traffico aereo che ha escluso che lo sviluppo del Cristoforo Colombo possa essere tarpato dalla costruzione di un nuovo stadio in area limitrofa. Ci domandiamo infine se e come il Comune stia operando al fine dello spostamento delle carceri, approfittando delle opportunità del piano promosso dal Ministro della Giustizia. Tale iniziativa, oltre a consentire la soluzione ottimale di ogni problema relativo allo stadio, affronterebbe la grave emergenza civile delle condizioni di vita degli ospiti della casa circondariale, così da meritare a Genova la qualifica, che rischia di diventare solo uno slogan, di città dei diritti". Nessuna reazione. Il tema dello spostamento delle carceri, che solo un mese prima aveva portato a un conflitto di competenze fra Comune e Regione, evidentemente non appassiona più

LA LETTERA DI INTENTI E LE REAZIONI DELLA CITTÀ

Il 17 luglio, con un‘altro articolo sul Secolo XIX dal titolo ―Genova, firma anche Preziosi. Due squadre, un nuovo stadio‖, Renzo Parodi aggiunge ulteriori dettagli e spunti di riflessione. Riportiamo in maniera estesa anche questo secondo pezzo: ―La firma di Enrico Preziosi sul protocollo d'intesa che avvia la procedura per costruire il nuovo stadio (con annesso centro commerciale) a Sestri Ponente, è arrivata mercoledì sera. (…) Anche il Genoa affiancherà la Sampdoria nell'avventura di costruire uno stadio di proprietà. Con quanto di buono ne deriverà alle casse sociali. Gli scettici chiedano ai club inglesi, maestri nello sfruttamento "industriale" delle arene calcistiche. Marta Vincenzi ha accolto con soddisfazione la firma di Preziosi che si è aggiunta all'autografo di Riccardo Garrone sul documento d'intesa. (…) La trama tessuta dal sindaco di Genova con Garrone e Preziosi ha già ottenuto un primo, importante risultato: ha proiettato fuori dalla clandestinità, che stava soffocandolo, un progetto ampiamente noto per essere stato presentato, descritto, pubblicato dai giornali, discusso, sponsorizzato, osteggiato, intralciato, boicottato e sostenuto, secondo i ben conosciuti sistemi cittadini. Genova produce instancabilmente progetti, candidature, iniziative, salvo scaricare piombo nelle ali di chi prova a volare in alto. (…) Dentro o fuori, allora. Il cammino si annuncia accidentato, alle difficoltà obiettive - si

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tratta di ragionare su aree demaniali - si affiancano interessi contrapposti. Prevedibile una guerriglia, i franchi tiratori lustrano le armi. E preparano gli agguati. La città, non soltanto la città sportiva, discute e si accalora‖. Nell‘articolo, Parodi registra anche le reazioni di alcuni degli attori coinvolti dalla vicenda. Luigi Merlo, Presidente dell‘Autorità Portuale conferma di ―conoscere il quadro generale della proposta Garrone-Preziosi, peraltro già modificato rispetto all‟avvio, ma di non aver potuto approfondire‖. Non è contrario a ragionare sul progetto, ovviamente dopo che ENAC avrà sciolto le riserve tecniche, se lo stesso tenesse conto anche dei fabbisogni infrastrutturali derivanti dal piano di sviluppo dell‘aeroporto (viabilità, parcheggi, aree commerciali). Paolo Odone, Presidente della Camera di Commercio, riporta la posizione ufficiale della riunione di Giunta dedicata all‘analisi dell‘iniziativa, osservando che ―per un'opera così importante sarebbe meglio verificare gli aspetti normativi e di proprietà, evitando eventuali polemiche. Siamo convinti che la destinazione dell'area vada ricompresa nella privatizzazione del nostro scalo e la valutazione di compatibilità del progetto-stadio spetti quindi al compratore”. Pone l‘accento su un altro problema che dovrà essere affrontato perché ―la titolarità della concessione urbanistica spetta al Comune di Genova, ma la titolarità della concessione (relativa al centro commerciale che sorgerà accanto allo stadio, ndr) per dimensioni superiori ai 2.500 metri quadrati, è della Regione”. Positivo il commento del Presidente dell'Associazione Industriali, Giovanni Calvini, che la ritiene ―un'opportunità seria e interessante, che merita la massima attenzione. L'unico aspetto che va approfondito è la compatibilità con l'aeroporto‖66. Carlo Castellano, Presidente del DIXET67, non si esprime in attesa di riunire i suoi tecnici. A ottobre del 2009 chiarirà che l'idea di uno stadio accanto all'aeroporto “è assolutamente contraria all'interesse delle aziende specie quelle tecnologiche che sono sempre in giro per il mondo. E anche la crescita del Parco tecnologico degli Erzelli risentirebbe negativamente di questa situazione” 68. Lo stesso 17 luglio, il Secolo XIX pubblica un‘intervista di Renzo Parodi a Riccardo Garrone69, che consente di avere ulteriori dettagli sul contenuto del documento firmato con l‘Amministrazione comunale. ―«Più che un protocollo si tratta di una lettera d‟intenti in cui le parti firmatarie, le due società calcistiche e Forum Liguria (società promotrice del progetto) ottengono la disponibilità, da parte del sindaco Vincenzi, a valutare la fattibilità del progetto stadio. (…) Ne è infine uscito un documento programmatico che contiene le caratteristiche del progetto stadio e le indicazioni formulate dalla pubblica amministrazione». (…) Il fatto nuovo è che nella lettera d‟intenti è stato inserito un paragrafo che vede Genoa e Sampdoria impegnate a reperire i soggetti interessati a mettere a punto una profonda ristrutturazione del Ferraris. In un complesso così importante potranno essere inserite anche attività sportive. Fondamentale è che l‟operazione sia realizzata in termini economicamente positivi». Sono previsti anche nuovi volumi immobiliari? «Per forza, ma non saranno torri di venti piani, come ha scritto qualcuno». (…) Si sente di rassicurare i commercianti di Sestri? «Stiamo valutando la possibilità di inserire settori merceologici non trattati a Sestri. Nei pressi funziona già la Marina dell‟aeroporto con cui si può creare una sinergia. Con gli Erzelli la trasformazione di Sestri avrà un segno positivo. Penso che ragionandoci sopra le preclusioni possano essere superate». (…) A costo zero per l‟Erario. Pagheremo per l‟utilizzo dell‟area, sdemanializzata, un diritto di superficie di novant‟anni»‖. La prima informazione interessante è che il documento firmato non è un protocollo ma una lettera d‟intenti:

il documento ha quindi un valore simbolico molto forte perché certifica l‘esistenza di un‘idea progettuale che, soggetta a tutta una serie di verifiche, è condivisa dal soggetto investitore (Foruminvest Liguria), dai Presidenti delle due squadre di calcio che usufruirebbero dell‘impianto e dall‘Amministrazione comunale.

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Da un punto di vista formale, però, è un atto sostanzialmente privo di valore giuridico vincolante. Sia per la sua natura di lettera di intenti70, sia perché questo specifico documento (che pochi hanno visto) non sembra mai essere diventato un atto ufficialmente recepito dal Comune di Genova.

Trattandosi di un atto di localizzazione, avrebbe tra l‘altro dovuto seguire un iter complesso, con la necessità di una discussione e approvazione da parte della Giunta Comunale (annunciata dal Sindaco per la fine di luglio 2009, ma apparentemente mai avvenuta). Non essendone disponibile una versione ufficiale non è possibile analizzarlo e, di conseguenza, lo si conosce solo per le parti che sono state diffuse e nel modo in cui sono state diffuse. Nel merito, però, si apprende:

che il progetto centro commerciale/stadio non vede coinvolte le due squadre di calcio nella proprietà dell‟impianto, in quanto il soggetto promotore è Forum Liguria (come è sempre stato): le due squadre sarebbero le fruitrici dell‘impianto sportivo;

che il Comune si è reso disponibile a valutare la fattibilità del progetto del centro commerciale e dello stadio a Sestri, previa verifica della disponibilità di ENAC e di tutti gli altri organi competenti;

che l‘operazione avverrebbe mediante acquisto di un diritto di superficie novantennale sulle aree sdemanializzate;

che Genoa e Sampdoria, invece, sarebbero impegnate a trovare i finanziatori per il progetto di risistemazione dell‘area del Ferraris, al posto del quale dovrà sorgere un complesso residenziale che ospiterà “anche attività sportive”;

che il centro commerciale di Sestri dovrebbe cercare di specializzarsi su settori merceologici non in contrasto con l‘offerta dei commercianti del posto.

Esattamente lo schema progettuale raccontato un anno prima, il 17 novembre 2008, dal giornalista Massimo Calandri su ―La Repubblica‖71. L‘annuncio dell‘avvenuta firma della lettera di intenti scatena la discussione sul progetto, oltre che le reazioni della tifoseria (decisamente contraria quella Genoana, più possibilista quella Sampdoriana). Nella seconda metà del mese di luglio, mentre il Sindaco Vincenzi prende una pausa di riflessione nell‘attesa di ottenere il parere della Giunta Comunale (che peraltro non appare mai essere arrivato), si intrecciano le reazioni dei soggetti a vario titoli interessati (o contrari) alla sua realizzazione. Sulla presunta incompatibilità strategica del progetto con lo sviluppo dello scalo aeroportuale di Genova, Renzo Parodi è particolarmente tranchant in un articolo del 25 luglio, dal titolo molto esplicito: ―Aeroporto contro stadio‖. Nel commentare l‘iniziativa della Camera di Commercio, apparentemente interessata all‘acquisto della quota di controllo della società Aeroporto di Genova Spa ed al successivo rilancio dello scalo, definisce l‘operazione come estremamente rischiosa visto lo scenario economico mondiale (e le sue ricadute sul traffico aereo) e la tendenza del mercato a privilegiare le compagnie low cost. Aggiunge poi: ―Gli strateghi del “Colombo” inchiodato al milione e 200 mila passeggeri/anno si consolano sognando l‟arrivo di altri vettori. Ryanair, attesa come un messia, si starebbe tirando indietro. L‟altro atout vagheggiato, i voli cargo, per ora è lontano dal boom. Il costruttore Marcellino Gavio si accinge a presentare la richiesta per la costruzione di una pista di volo nel Tortonese dedicata alle merci destinate all‟outlet di Serravalle Scrivia‖72.

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Anche il Presidente Garrone insiste sull‘ipotesi della scarsa attendibilità del progetto di sviluppo dell‘aeroporto. In un‘intervista del 28 luglio73 descrive in maniera concreta quale rischio a suo parere corrono le due squadre di calcio della Città se non viene realizzato il progetto di Sestri (―Il Ferraris non va. Così le squadre genovesi rischiano di finire in serie B. E le alternative - giocare in altre città o costruire uno stadio ad Arquata - mi sembrano davvero incredibili‖) e aggiunge, con un‘iperbole: ―non mi risulta nessun piano di espansione del Colombo‖. La strategia sembra chiara: non si può, per buon senso e palese conflitto di interessi, difendere una posizione che penalizzi lo sviluppo dell‘aeroporto cittadino a favore di un investimento privato destinato ad un centro commerciale e ad uno stadio. Occorre, invece, rendere manifesto che lo sviluppo di cui sopra è del tutto ipotetico ed incerto anche sui tempi, mentre l‘investimento immobiliare sarebbe certo ed immediato. La soluzione proposta, inoltre, avrebbe una valenza strategica ―pubblica‖ perché consentirebbe anche di ottenere la sistemazione di due aree cittadine: la zona aeroportuale (e le infrastrutture connesse) e Marassi. Aree per le quali il Comune non ha fondi a disposizione. La storia dell‘aeroporto di Genova non è effettivamente quella di un modello di sviluppo formidabile. Negli ultimi cinque anni ha mantenuto un volume di traffico sempre oscillante fra 1 milione e 1,2 milioni di passeggeri/anno, dimostrando segnali di crescita effettiva solo per il traffico non di linea74. Forse ha vissuto di rendita per la presenza passata delle aziende statali e non ha saputo trovare sufficienti spunti di rinnovamento, nonostante la Liguria sia terra di turismo e, ormai da un decennio, ospiti un regolare traffico di crocieristi. Ciononostante, l‘aeroporto di Genova (nell‘ambito dei 48 aeroporti attualmente operativi) è comunque posizionato fra i primi 18, all‘interno della categoria ―B‖ che ENAC cataloga come ―scali primari‖ (insieme a Torino, Verona, Treviso, Trieste, Viterbo e Trapani). Sulla base dello studio commissionato da ENAC75 e trasmesso al Governo per l‘elaborazione del ―Piano Nazionale Aeroporti‖, è previsto che solo tali aeroporti, insieme agli ―scali strategici‖ (Malpensa, Linate, Bergamo, Venezia, Bologna, Firenze, Pisa, Fiumicino, Napoli, Bari, Palermo e Catania) siano possibili destinatari degli investimenti statali in infrastrutture di collegamento. Tutti gli altri scali dovranno operare in una logica di autofinanziamento. Nonostante tutto, quindi, l‘aeroporto di Genova rimarrà uno degli scali che saranno oggetto di attenzione da parte dello Stato. Il che non è cosa da poco conto, considerando che nell‘arco dell‘ultimo decennio lo scalo è stato il quinto per volume di finanziamenti pubblici a favore di interventi di adeguamento od espansione, per un valore di circa 30 milioni di Euro76. Il 29 luglio il Presidente dell‘Autorità Portuale, Luigi Merlo, dichiara la disponibilità a ―valutare, dal punto di vista degli spazi, la compatibilità del progetto di espansione dell'aeroporto con quello del nuovo stadio. Verifichiamo se sono possibili sinergie tra le due funzioni, in particolare per quanto riguarda i parcheggi e la galleria commerciale‖77. Il Sindaco Marta Vincenzi stigmatizza il comportamento di Camera di Commercio ed Autorità Portuale affermando: ―coloro che adesso contrastano il trasferimento dello stadio a Sestri sono gli stessi che, nel 2005, hanno firmato un protocollo sul waterfront che prevedeva lì lo stadio su indicazione di Renzo Piano‖78. Omette però di precisare che il progetto del waterfront conteneva tale ipotesi nell‘ambito dello spostamento dell‘aeroporto verso il mare, su in‘isola galleggiante; ipotesi progettuale, questa,

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estremamente onerosa. E che lei stessa, durante la campagna elettorale, si era dichiarata contraria al progetto di spostamento dell‘aeroporto79. Contemporaneamente il Sindaco, fino a questo momento molto positiva sul progetto, sembra frenare gli entusiasmi, ricordando che la discussione deve prima superare il problema delle aree, sulla cui destinazione è competente solo ENAC, e che dal suo punto di vista ha ―posto un'unica pregiudiziale: no a uno stadio della Samp, a Sestri, e uno del Genoa, a Marassi. (…) La nostra città non può sostenere l'impatto di due impianti‖ 80. Precisa anche che, non essendo lo stadio (a differenza delle carceri) oggetto del suo programma elettorale, l‘eventuale decisione va presa entro la fine del 2009, perché non trova corretto assumere impegni la cui portata travalichi la naturale durata del suo incarico. Il 1 agosto 2009 viene pubblicata un‘intervista a Marco Mutti81, Amministratore delegato di Foruminvest Italia, (promotrice del progetto di Sestri) società di sviluppo ed investimento immobiliare che, secondo la presentazione riportata sul sito internet82, si occupa di realizzare centri commerciali. Fa parte di un gruppo olandese fondato nel 1987 che ha sedi anche in Belgio e Francia e opera in Italia dal 2004. Ha progetti in altre regioni italiane ma il caso di Genova resta ―un unicum. Proprio perché riunisce stadio, Mall e aeroporto‖. Sulla base di un‘esperienza sperimentata con le crociere, verranno presi accordi con l‘aeroporto per una remunerazione basata ―sull‟incoming degli aerei. In base al numero, da concordare, dei velivoli in arrivo e partenza dal Colombo, l‟aeroporto incassa denaro in più. A costo zero. Va da sé, che tutta la città ne avrebbe beneficio. A partire dallo Sheraton e altri alberghi nelle vicinanze oggi un po‟ in sofferenza, che già nei due-tre anni di cantiere aumenterebbero le presenze in modo stabile‖. Ci sarebbe un altro effetto positivo, in termini di sicurezza ed ordine pubblico, perché ―diventando uno stadio privato delle due società di calcio, la sorveglianza sarebbe interna. Liberando le forze dell‟ordine, salvo sporadici casi, che potrebbero dedicarsi ad altri servizi. Il tutto nella massima sicurezza. Metal detector? Bastano le telecamere, collocate in punti strategici di tutto il complesso‖. Sembrerebbe quasi che il progetto di Sestri, lungi dall‘essere un freno allo sviluppo dell‘aeroporto, ne possa diventare invece un volano. Il problema potrebbe essere quello di non avere spazi fisici per incrementare il numero di voli, anche se, in realtà, la struttura sembra lontana dall‘aver raggiunto un livello di saturazione. Franco Pronzato, che rappresenta ENAC a Genova, spiega però che uno dei problemi è nel fabbisogno di spazio del progetto di Sestri, che andrebbe a sottrarre più della metà degli spazi dati in concessione ―quelli del piazzale Nord oggi riservato all‟Aeroclub, ai Canadair e all‟Aviazione Generale saranno destinati ad ampliare la zona arrivi partenze e sono già oggetto dell‟attenzione di compagnie low cost‖83. Un‘eventuale variazione del piano industriale presentato nel 2008, sul quale è stato basato il rinnovo della convenzione ad aprile del 2009, porterebbe ad una revoca della concessione con conseguente gara per assegnare gli spazi ad un altro gestore. Scenario quindi difficile da ipotizzare, in particolare nel momento in cui l‘Autorità Portuale ha intenzione di vendere le proprie quote detenute in Aeroporto di Genova e (ragionevolmente) sarà interessata a che il possibile compratore tenga conto, come elemento di valorizzazione, delle possibilità di sviluppo rivenienti dalle aree aggiuntive a disposizione. Il 9 agosto il Sindaco conferma quanto detto a fine luglio: il problema deve essere risolto in tempi brevi. Più precisamente ―o entro fine settembre si decide con L‟Enac che quello di Sestri è il sito per costruire il nuovo stadio privato di Genova, o per quanto mi riguarda non se ne fa più niente‖84. La data indicata, potrebbe sembrare derivante da una mera volontà esortativa, potrebbe non essere casuale. Il 30

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settembre di ogni anno, infatti, scade il termine entro il quale, ai sensi della normative in materia di lavori pubblici, la Giunta comunale deve approvare lo schema del Programma Triennale dei Lavori Pubblici, che poi, dopo le formalità di pubblicità ai terzi e l‘approvazione da parte del Consiglio Comunale, è trasmesso all‘Osservatorio dei Lavori Pubblici. È infatti necessario attivare l‘iter per dichiarare la pubblica utilità dell‟opera, atto con il quale la pubblica amministrazione dichiara che un'opera che deve essere costruita è utile ai cittadini e, approvandone il progetto, indica dove sarà costruita e stabilisce un termine entro il quale occorre iniziare l'espropriazione e dare inizio ai lavori. L‘opera pubblica si contrappone all‘opera di pubblica utilità, riconoscendosi che quest‘ultima, pur soddisfacendo interessi collettivi e possedendo un carattere immobiliare, non è realizzata da un ente pubblico, ma da un soggetto privato: le prime, compiute da soggetti pubblici, sono definite opere pubbliche; le seconde, compiute da privati, sono definite opere (private) di pubblica utilità85. E la qualifica del progetto di Sestri come ―opera di pubblica utilità‖ sarà proprio uno degli argomenti utilizzati nella difesa del progetto86. Nel mese di settembre 2009 il Comune di Genova approva le linee guida per il nuovo Piano Urbanistico Comunale: l‘eventuale spostamento dell‘aeroporto verso mare, su un‘isola artificiale (necessario per costruzione dello stadio a Sestri) dovrà essere opportunamente inserito in questo documento se si vuole consentire l‘opera dello stadio e del centro commerciale.

LE “PERPLESSITÀ” DI ENAC

Il 12 agosto, il Secolo XIX intervista il Direttore Centrale Regolazione Aeroporti di ENAC Alessandro Cardi87, che introduce gli elementi che anticipano la decisione ufficiale di ENAC. L‘Ing. Cardi, che ha partecipato all‘incontro del mese di luglio 2009 con i progettisti, non può e non vuole prendere una posizione ufficiale, anche perché sta ancora attendendo il progetto, che in quella sede ―è stato illustrato in linea di massima. Diciamo che ci è stata presentata l‟idea. Siamo in attesa dell‟invio di tutti i parametri necessari per poter dare un giudizio compiuto‖. Riprende quanto già emerso durante le discussioni avvenute nel mese di luglio: prima ancora di verificare eventuali problematiche tecniche (legate alla sicurezza della navigazione e della zona aeroportuale) occorre rimuovere l‘iniziale causa ostativa: le aree necessarie al progetto di Sestri sarebbero sottratte all‘aeroporto. Concorda con Pronzato nel ritenere che ciò significherebbe rimettere in discussione il progetto di sviluppo dell‘aeroporto approvato nel 2008 da ENAC, che ha dato luogo alla concessione fino al 2027: ―non importa la lunghezza di una pista, per incrementare il numero dei passeggeri. Si può passare da 1 a 12 milioni di persone in transito pur mantenendo la stessa pista (…). Oggi conta il cosiddetto lato terra. Le infrastrutture, le palazzine servizi e quanto serve alle compagnie aeree. Così si rende appetibile uno scalo. Che incentiva il traffico. Il progetto del Colombo è il progetto approvato dall‟Enac. Che punta allo sviluppo e alla maggiore operatività dell‟aeroporto. Ed è un progetto incompatibile con quello dello stadio‖. Se non bastasse questo per decretare il de profundis, l‘Ing. Cardi ribadisce anche altre problematiche derivanti dal fabbisogno di sicurezza proprio di un aeroporto: ―ci sono fortissime difficoltà e reali incompatibilità. Forti attrazioni di traffico nello stesso punto generano conflitto. L‟area è molto densa. E attrazioni di forti caratteristiche sociali quali uno stadio sono come benzina messa vicino al fuoco di un aeroporto‖. Il 1° settembre si tiene una riunione presso il Comune di Genova, nella quale il Sindaco incontra i vertici di ENAC. Secondo le indiscrezioni riportate il giorno prima dall‘emittente Primocanale, ―Enac porrà almeno due veti, che difficilmente non potranno non essere tenuti in considerazione. Uno di tipo

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logistico: per realizzare l‟impianto così come è stato progettato servono 90 mila metri quadrati di spazio, di cui 40 mila da sottrarre all‟aeroporto. A farne le spese sarebbe il piazzale nord, quello che ospita i Canadair della Protezione civile. Chi si assume la responsabilità, eventualmente, di spostarli in un‟altra sede, magari meno strategica? L‟operazione, inoltre, andrebbe a cozzare con l‟ipotesi, più volte sbandierata, di un ampliamento del Cristoforo Colombo. Il secondo veto è ancor più vincolante e riguarda la sicurezza: la struttura progettata sarebbe alta 45 metri. Troppo imponente – secondo il dossier dell‟Enac – tanto che metterebbe in seria difficoltà atterraggio e decollo degli aerei. Insomma, stadio e aeroporto non possono convivere‖88. Appaiono lo stesso giorno sulla stampa informazioni in base alle quali ENAC ―avrebbe compiuto simulazioni di incidenti che, a Genova, avrebbero esiti catastrofici‖89. A seguito della riunione non viene presa alcuna decisione ufficiale, in quanto ENAC informa che Aeroporto di Genova Spa ha da poco inviato un aggiornamento del proprio piano industriale. Secondo il rappresentante di ENAC, Pronzato, questo documento era atteso addirittura dal 2007, anno in cui era scaduta la precedente concessione. Il Sindaco Vincenzi dichiara: ―Sono contenta che oggi si pensi a un potenziamento dell'aeroporto - ha aggiunto il sindaco Marta Vincenzi - anche se è un po' strano che il piano sia stato presentato proprio ora che si è iniziato a parlare di utilizzare le aree attorno al Colombo per costruire un nuovo stadio. Una bella coincidenza‖ 90. Il Direttore Generale di Aeroporto di Genova Spa, Paolo Sirigu, dopo aver affidato la replica al Sindaco a un comunicato ufficiale, nel quale si precisa che ―il Piano di sviluppo infrastrutturale è stato a suo tempo elaborato e presentato ad ENAC nel 2008 (…) Enac ha deliberato il prolungamento della concessione nel mese di dicembre 2008 e la relativa convenzione è stata firmata nel mese di aprile 2009‖ (cosa che coincide con le informazioni presenti sulla scheda dell‘aeroporto di Genova presente sul sito internet di ENAC), spiega che quello che è stato inviato è un‘integrazione del documento contenente precisazioni richieste da ENAC stessa91. Specifica anche che l'area di 40 mila metri quadrati oggi inclusa nella concessione e che non è ancora utilizzata (e che sarebbe necessaria, insieme agli altri 50 mila metri quadrati già in uso per lo sviluppo del progetto del centro commerciale e dello stadio) è quella che nel progetto è destinata a diventare ―un polo intermodale, nel quale far confluire la nuova stazione ferroviaria di Sestri Ponente, e collegare così i treni e la metropolitana in superficie con l'aeroporto; un grande silos utile non solo per i passeggeri del Colombo, ma anche per tutti gli abitanti del ponente genovese che potrebbero utilizzarlo proprio per lasciare lì l'auto e raggiungere il centro di Genova con la ferrovia; un tapis-roulant che colleghi il parcheggio con l'aeroporto e, infine, il punto di partenza della funicolare che collegherà Sestri con la collina degli Erzelli dove sta nascendo il Villaggio tecnologico‖.

L‟APPROVAZIONE DELLE LINEE GUIDA DEL NUOVO PIANO URBANISTICO COMUNALE

Lo stesso 1° settembre, il Comune approva il Documento degli obiettivi del Piano Urbanistico Comunale (PUC) 2010 che, “(…) prendendo le mosse dai documenti strategici elaborati da Renzo Piano e l‟Urban Lab, dal Tavolo delle Idee e dallo sviluppo dei suoi contenuti con Richard Burdett, dagli Indirizzi di Pianificazione approvati con la DCC n. 1 del 13 gennaio 2009, (…) tre step irrinunciabili per il futuro della città: A. Sviluppo socio-economico e delle infrastrutture; B. Organizzazione spaziale della città e qualificazione dell‟immagine urbana; C. Difesa del territorio e qualità ambientale‖. Nell‘ambito degli obiettivi, il Comune identifica come contenuto strategico la ―realizzazione della nuova piattaforma aeroportuale delineata nel progetto Waterfront‖, ovverosia lo spostamento dell‘aeroporto su un‘isola artificiale, da realizzare utilizzando i detriti provenienti dai cantieri della Gronda e del Terzo Valico.

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Sul tema specifico dello spostamento dell‘aeroporto, le osservazioni al Documento degli Obiettivi effettuate da Confindustria Genova sono negative. Viene addirittura richiesto di eliminare dalle linee strategiche dello sviluppo delle infrastrutture il progetto della nuova piattaforma aeroportuale in quanto ―in contrasto con i progetti di sviluppo dell‟aeroporto nell‟attuale sedime, con la concessione prorogata dall‟Enac al 2027, con il processo di privatizzazione della società di gestione e con richieste di sviluppo delle funzioni portuali in tempi prevedibili e preferibilmente certi‖92. Sulla base di tali argomentazioni viene, invece, richiesto di inserire fra gli indirizzi strategici il ―potenziamento dell‟aeroporto nell‟attuale sedime e collegamenti intermodali‖. Per quanto riguarda la localizzazione a Sestri non è poi da trascurare un passaggio delle valutazioni effettuata dal gruppo di ingegneri incaricato dall‘Ordine degli Ingegneri della Provincia di Genova di analizzare e commentare il PUC, che sostengono93: ―In particolare, dalla lettura del Documento degli Obiettivi del PUC si riceve il messaggio che vaste aree della nostra città, come il Ponente e la Valpolcevera, sono considerate marginalmente e soltanto per allocarvi servitù sgradite in altre parti della città. E questo, inoltre, in palese contraddizione con quanto affermato all'interno del documento stesso, dove si parla di «riduzione delle servitù urbane presenti in alcune aree urbane e bilanciamento dell'offerta dei servizi pregiati ed ambientalmente compatibili»‖.

CAMBIA LA POSIZIONE DEL COMUNE DI GENOVA: PRIORITÀ AGLI EUROPEI

La posizione dell‘Amministrazione comunale cambia: rilevate le problematiche emerse immediatamente dopo la firma della Lettera di Intenti, infatti, ai primi di agosto il Sindaco Vincenzi aveva precisato che la costruzione di un nuovo stadio a Genova non era un suo obiettivo prioritario, perché non previsto dal suo programma di mandato (nelle linee programmatiche del settembre 200794 si parlava, in effetti, della vendita del ―Luigi Ferraris‖ e non della costruzione di un nuovo stadio). Da qui la dichiarazione: ―o entro fine settembre si decide con l‟Enac che quello di Sestri è il sito per costruire il nuovo stadio privato di Genova, o per quanto mi riguarda non se ne fa più niente‖95. Si trattava, aveva spiegato, anche di una questione di ―cortesia istituzionale‖, perché non riteneva corretto far assumere dall‘Amministrazione Comunale degli impegni che avrebbero condizionato, alla scadenza del suo naturale mandato, anche l‘attività del possibile futuro sindaco di Genova. Trascorso poco meno di un mese afferma, invece, che ―se lo stadio non si potrà fare lì cercheremo un‟area alternativa: Genova ha bisogno di un impianto all‟altezza delle due squadre‖96, aggiungendo: ―non escludo neppure che nella ricerca possa essere coinvolto il Comune‖97. Genova deve quindi dotarsi di un nuovo stadio al posto del “Luigi Ferraris”. Verificare le possibilità di una sua ristrutturazione non pare invece interessante: probabilmente ci si è resi conto che difficilmente tale operazione potrebbe attrarre investimenti privati, ipotizzando così non possibile un adeguato ritorno economico dell‘iniziativa. Non rileva, invece, il ritorno ―sportivo‖ del progetto, che sarebbe stato del tutto marginale anche nel progetto di Sestri, visto che le squadre sarebbero state delle utilizzatrici dell‘impianto e non le proprietarie. Il Sindaco Marta Vincenzi continua nel suo nuovo cammino, citando anche l‘ottimo posizionamento in classifica delle due squadre: ―Non è una casualità che si parli di uno stadio nuovo oggi che le squadre genovesi sono in testa al campionato. C´è una razionalità in quanto stiamo facendo; e mi fa piacere pensare che quanto sta accadendo sia anche l´effetto di un nuovo modo di rapportarci insieme, l´intera città e le squadre‖ 98. Il progetto del nuovo stadio e le modalità collaborative per affrontarlo possono quindi

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diventare, secondo il Sindaco, una sorta di laboratorio per affrontare anche gli altri problemi della Città. Occorre nel frattempo trovare una soluzione, magari solo temporanea, per il ―Luigi Ferraris‖. La Lettera di Intenti di luglio 2009 prevedeva infatti che le squadre continuassero ad usufruire dell‘impianto per tutto il tempo necessario alla costruzione di quello nuovo. SportInGenova Spa, proprietaria dell‘impianto, sin dalla sua costituzione (giugno 2006) ha continuato a far registrare perdite di esercizio e, quindi, potrebbe non essere in grado di reggere il tempo necessario alla realizzazione del progetto. Poco utile porre l'accento sul fatto che le perdite di SportInGenova Spa derivino solo in minima parte dal ―Luigi Ferraris‖ perché comunque il soggetto giuridico che deve essere in grado di ―sopravvivere‖ il tempo necessario è SportInGenova. Il 22 settembre, a seguito di una riunione fra tutti i soggetti interessati, è stabilito un accordo di massima che prevede di mutuare in parte quanto già sperimentato a Milano: un consorzio fra proprietario dell‘impianto (SportInGenova) ed utilizzatori dello stesso (Genoa e Sampdoria), che riceva in concessione esclusiva per 5 anni lo Stadio ―Luigi Ferraris‖, a fronte di un canone minimo ma accollandosi direttamente le spese per le manutenzioni ordinaria e straordinaria. Tutto ciò dopo che alcuni dei lavori necessari (fra cui il rifacimento del manto erboso e l‘installazione dei seggiolini a norme UEFA) saranno realizzati a cura del Comune (tramite SportInGenova). La concessione esclusiva, anche per eventi extra-calcistici, sarebbe per un periodo iniziale di cinque anni, prorogabile in funzione degli sviluppi del progetto del nuovo stadio99. A tutt‘oggi, pur avendo perseguito nel merito l‘obiettivo (la compartecipazione delle squadre a talune spese di manutenzione ordinaria e straordinaria), l‘ipotesi del consorzio non ha ancora visto la luce. Il 23 settembre, prima che ENAC confermi anche ufficialmente il parere negativo sulla possibilità di realizzare lo stadio di Sestri, Riccardo Garrone in prima persona si reca a Roma, dall‘Ing. Alessandro Cardi, insieme al figlio Edoardo Garrone e all‘advisor Mario Giacomazzi. All‘incontro partecipa anche Maurizio Beretta, Presidente della Lega Calcio100. L‘obiettivo della missione di Garrone è di presentare della documentazione addizionale a supporto del progetto. L‘incontro sembra necessario, perché ―il no dell‟Enac al nuovo stadio del calcio a Genova Sestri Ponente era già stato messo nero su bianco e l‟ente nazionale dell‟Aviazione Civile si apprestava a trasmettere il parere negativo al sindaco di Genova‖101. La missione non sortirà gli effetti desiderati. La sera del 24 settembre l‘emittente Primocanale organizza una puntata della trasmissione di approfondimento ―Destra e Sinistra‖ dedicata al progetto di Sestri. Partecipano Mario Giacomazzi (advisor del Progetto), il rappresentante di ENAC Franco Pronzato, il Direttore Generale di Aeroporto di Genova Spa Paolo Sirigu, il Capo Gabinetto del Comune di Genova Raffaele Gazzari e l‘allora esponente del PdL Gianfranco Gadolla. Aldilà delle differenti valutazioni espresse dai soggetti intervenuti alla trasmissione, ci sono alcuni elementi che meritano di essere evidenziati:

Giacomazzi sostiene che il progetto dello stadio nuovo era nato dopo che l‘ipotesi di riqualificazione del ―Luigi Ferraris‖ era stata bocciata durante un incontro a Roma, presso la FIGC. Nessuno ha chiesto chi avesse commissionato questo progetto di ristrutturazione, né a che titolo fossero stati ricevuti in FIGC.

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Giacomazzi conferma in maniera esplicita che il progetto non può essere realizzato in assenza del centro commerciale, perché i costi del solo stadio sarebbero troppo elevati per assicurare un ritorno economico adeguato agli investitori.

Gazzari anticipa che, grazie al lavoro di analisi del territorio comunale in corso di realizzazione e propedeutico alla definizione del nuovo Piano Urbanistico Comunale, potrebbero esistere aree alternative a quelle dell‟aeroporto per l‟insediamento del progetto. L‘amministrazione ne svelerà l‘ubicazione qualche giorno dopo: si tratta dell‘area ex Colisa (situata a Campi, all‘interno del territorio del Municipio Medio Ponente), da tempo inutilizzata; di proprietà dell‘Autorità Portuale, è stata oggetto di varie ipotesi urbanistiche, senza che nessuna di queste avesse un reale seguito102. Questa scelta avrebbe il vantaggio di riguardare un‘area che rientra totalmente all‘interno delle ―competenze comunali in termini di pianificazione urbana‖ ed è distante dalle abitazioni. Il maggior problema pare essere quello della viabilità, che andrebbe completamente ridisegnata e inventata per poter reggere i flussi di traffico tipici di un impianto sportivo.

Il 28 settembre, giorno in cui doveva tenersi la riunione definitiva fra Comune di Genova ed ENAC (nel corso della quale sarebbe stato formalizzato il parere negativo al progetto per lo stadio e il centro commerciale di Sestri), si assiste ad un nuovo rinvio concesso dal Presidente di ENAC Vito Riggio per consentire ―un supplemento di verifiche richiesto, pare, dalla Lega Calcio‖103. Sull‘impegno profuso da Maurizio Beretta a favore dello stadio di Sestri è opportuno fare una riflessione: nella sua funzione istituzionale di Presidente della Lega Calcio, è ovviamente interessato a favorire i progetti di investimento in nuovi impianti sportivi che sorgano dall'iniziativa delle squadre di calcio. Ed infatti, se il progetto dello stadio fosse finanziato da una di queste sarebbe sensato (anzi quasi doveroso) che venisse assistita dal Presidente della Lega Calcio in caso di problemi, in particolare quando la controparte è un soggetto pubblico quale ENAC. È opportuno, però, che si adoperi, nel suo ruolo istituzionale, anche quando il progetto non promana da una squadra di calcio ma da un gruppo di privati, all'interno dei quali è presente anche l'azionista di riferimento di una squadra di calcio? Ed è opportuno che spenda il suo ruolo istituzionale anche quando tale attività può apparire in conflitto di interessi? La stampa genovese, nel descrivere l‘incontro, rileva che ―tra i Garrone e Beretta c´è una forte intesa nata in Confindustria‖104. Ma non è l‘unico legame, anzi, probabilmente non è neanche il più importante: il dott. Beretta, da poco nominato Presidente della Lega Calcio, siede anche nei consigli di amministrazione di alcune società del Gruppo ERG105 , che ha come azionista di riferimento la stessa San Quirico Spa che è fra i promotori del progetto di Sestri. Tale situazione è stata risolta, sotto il profilo formale, nell‘ottobre del 2010, quando il dott. Beretta ha lasciato l‘ultimo incarico nella ERG Petroli Spa, dopo aver dato le dimissioni nelle altre due società nel mese di giugno 2010. Significativo, peraltro, il modo in cui il Sole 24 ORE riporta la notizia: “(…) Beretta era entrato nei tre consigli nel giugno 2009, poco prima di essere eletto Presidente della Lega Calcio. Tutto in sordina. La presenza di Beretta nei Cda di Garrone non era (e non è) indicata nel dettagliato curriculum del presidente sul sito della Lega. Sul web alcuni blogger hanno eccepito il potenziale conflitto d‟interesse del presidente della Lega nel calcio, perché Garrone è proprietario della Sampdoria, di cui peraltro la Erg è sponsor‖106.

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LA FONDAZIONE GENOA PREPARA UN PROGETTO DI RISTRUTTURAZIONE DEL “L. FERRARIS”

Il 28 settembre la Fondazione Genoa 1893 emette un ulteriore comunicato, che segna però un deciso cambio di atteggiamento: non ci si limita più a ribadire i concetti espressi in passato, ma si annuncia che è in fase di predisposizione uno studio di fattibilità per verificare le possibilità di ristrutturazione dello Stadio “Luigi Ferraris”: ―Continua il dibattito sull‟ipotesi di un nuovo stadio genovese, sulla quale è ben nota la posizione ripetutamente manifestata dalla Fondazione Genoa 1893. Sorprende che, mentre sembra che la proposta della localizzazione che interferisce con le aree aeroportuali sia destinata a cadere, quantomeno per ovvie ragioni di salvaguardia dello sviluppo aeroportuale, comincino a circolare nuove voci circa altre ipotesi che hanno un elemento comune: l‟abbandono del Luigi Ferraris. Sembra allora di assistere ad un vero e proprio partito preso contro l‟attuale impianto e la sua sede storica, motivato su veri e propri pregiudizi. La Fondazione Genoa 1893 intende farsi promotrice di un lavoro di studio e approfondimento tecnico, urbanistico, economico, volto alla individuazione di soluzioni che assicurino il mantenimento della localizzazione e delle caratteristiche attuali e, nel contempo, mediante una opportuna ristrutturazione nell‟ambito di una risistemazione ottimale dell‟intera zona, l‟efficienza e l‟economicità dell‟impianto, così da consentire di verificare e sfatare i pregiudizi anti Ferraris che da più parti si vogliono accreditare. Confidiamo che le Autorità competenti non si sottrarranno al confronto su di un tema che, oltre al futuro dell‟attuale Stadio, così caro alla comunità genoana, coinvolge un problema di civiltà, insoluto e urgente: quello della realizzazione, in altra più idonea zona, di una casa circondariale adeguata al valore di umanità della pena e alle sue finalità di rieducazione, come impone la carta costituzionale‖. Sulla possibilità di procedere allo spostamento delle carceri di Marassi interviene anche il Governo, attraverso il Provveditore alle Aree Pubbliche di Liguria e Lombardia, Francesco Errichiello107, che segnala: ―Con una semplice variante al piano regolatore il Comune di Genova - spiega il Provveditore - può cambiare la destinazione d‟uso del vecchio carcere, autorizzando l‟insediamento di una grande area commerciale. A quel punto potremmo facilmente vendere Marassi e, con il ricavato, costruire il nuovo penitenziario‖. Si tratta di forme alternative di finanziamento delle opere pubbliche che si stanno diffondendo in Italia e che, quindi, andrebbero esplorate. Inutile rilevare che se si verificasse la fattibilità di una tale operazione (ed il momento, con il PUC in fase di ridefinizione, potrebbe essere quello corretto), verosimilmente potrebbe essere più facile attrarre capitali privati anche su un‘ipotesi di ristrutturazione dello Stadio ―Luigi Ferraris‖. I mesi di ottobre e novembre del 2009 sono fra i più intensi dell‘ultimo decennio di dibattiti sullo stadio di Genova. Nell‘arco di questo periodo, infatti, osserveremo il (temporaneo?) tramonto dell‘opzione di Sestri, la presentazione del progetto del Comune sull‘area ex Colisa e la presentazione del progetto di ristrutturazione dello Stadio ―Luigi Ferraris‖ da parte della Fondazione Genoa 1893.

ENAC ESPRIME IL PROPRIO PARERE NEGATIVO

Il 6 ottobre 2009 che la notizia della bocciatura del progetto diventerà ufficiale: ENAC esprime un ―netto e definitivo parere negativo‖ perché al termine di un supplemento istruttorio "non sono state superate le gravi criticità già emerse ancora in fase di progetto preliminare e, pertanto, si è consolidato, sia pure con rincrescimento, il definitivo parere negativo"108.

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Nonostante l‘intervento in extremis del Ministro per le Infrastrutture Altiero Matteoli, non è stato possibile identificare delle argomentazioni che consentissero a ENAC di rivedere il proprio parere negativo, che si dice addirittura rimasto invariato e pronto dai primi di settembre. Le reazioni all‘ufficializzazione della notizia non tardano. Il Sindaco Marta Vincenzi sottolinea che la bocciatura dell‘area di Sestri non implica, di per sé stessa, la rinuncia da parte della Città di Genova alla candidatura per gli Europei. ―Ora parte un‟altra storia (…). Noi vogliamo esserci ai prossimi Europei. Vogliamo essere fra le nove città che ospiteranno l‟evento. Che ha un peso notevole. In termini di immagine, ma soprattutto, in termini di lavoro e d‟indotto. (…) È un appuntamento che Genova non può permettersi di perdere. Farò di tutto perché non accada‖.109 Il promotore originario del progetto, Riccardo Garrone, incassa la bocciatura del progetto (peraltro già nota) e rilancia, informando che, nel corso della settimana, saranno presentate ad ENAC una serie di controdeduzioni atte a dimostrare che la compatibilità fra aeroporto e progetto in realtà esiste. Mette però in guardia i tifosi segnalando loro “che nel giro di due anni lo stadio non avrà più la licenza Uefa. Entro febbraio Genova deve presentare il dossier per presentarsi agli Europei 2016: chi è contrario si assume gravissime responsabilità nei confronti della città e per il futuro delle sue squadre‖110: sono quelle che definisce le ―forze del male‖. Sul tema probabilmente più controverso, e cioè l‘utilizzo di aree demaniali (quindi pubbliche) destinate allo sviluppo aeroportuale per un investimento privato, inizia a declinare la sua strategia di difesa111: ―Questi signori si dimenticano che lo stadio, sebbene sia un'opera privata, costituisce una realizzazione di grandissimo interesse pubblico”. Garrone non discute l‘importanza dell'aeroporto, ma osserva che ―prima di pensare a progetti di espansione dell'aeroporto occorre convogliare sul Colombo traffico e passeggeri‖. I punti centrali del ragionamento sono due: (i) evitare uno ―scontro‖ fra interesse pubblico ed interesse privato, cercando di qualificare attraverso lo stadio anche il centro commerciale (prevalente, in termini di investimento) come iniziativa di ―grandissimo interesse pubblico‖ per le ricadute economiche ed infrastrutturali che promette di portare, attivando così le procedure previste per tali tipi di iniziative; (ii) perseguire nell‘evidenziare che in un caso si è in presenza di un progetto ―certo‖ (con finanziatori ed un tempo di esecuzione determinato ed a breve termine) mentre per l‘aeroporto si parla di qualcosa di molto più aleatorio. Il 7 ottobre sul sito dell‘emittente Primocanale, Mario Paternostro pubblica un editoriale dal titolo inequivocabile: ―Stadio, le ragioni di Garrone‖, che riportiamo: ―Il presidente della Sampdoria, Duccio Garrone ha ragione. Senza un nuovo stadio, moderno, sicuro, accessibile, che non condiziona la vita di un quartiere, la città (e non solo le società di calcio) è destinata a perdere colpi. Un nuovo stadio non è un lusso, ma un‟esigenza per creare nuova ricchezza. Un nuovo stadio è come una nuova azienda. E non c‟è tempo da perdere: ora Samp e Genoa brillano sportivamente, ora è possibile conquistare un posto per esserci agli Europei del 2016 e questo vuol dire entrare in un giro internazionale che porterebbe immagine, grande visibilità e, probabilmente, parecchi finanziamenti. Una scelta va fatta subito. L‟idea dell‟area adiacente all‟aeroporto sembrerebbe effettivamente la più sensata: nel grande affresco che Renzo Piano ha predisposto sulla Genova futura è così. Enac boccia questa soluzione perché, sostiene, impedirebbe la crescita del Cristoforo Colombo. Per la verità, fino a oggi, la crescita dell‟aeroporto è una chimera. Quindi sarebbe bene che fossero fatte fino in fondo le verifiche per capire se il progetto di Garrone è praticabile. Altre aree? Difficile trovarne nella cintura genovese che è già sufficientemente costipata. Ma se davvero ci sono, queste ipotetiche localizzazioni siano rese note senza perdere tempo.―

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È la sintesi di tutti i ragionamenti fino ad oggi rappresentati ai cittadini genovesi: (i) l‘elogio del ―nuovo‖, cui fa da contraltare il ―Luigi Ferraris‖, che condiziona la vita di un quartiere; (ii) lo stadio come necessità inderogabile per le squadre; (iii) l‘occasione di Euro 2016; (iv) la responsabilità di ENAC nel bocciare l‘ipotesi. Senza però mettere in evidenza anche gli altri aspetti: (i) i condizionamenti che lo stadio di Sestri porterebbe sull‘area; (ii) le modalità attraverso le quali uno stadio che non sia di proprietà delle squadre possa portare un beneficio alle stesse; (iii) la validità delle valutazioni di merito di ENAC sul progetto.

LA FEDERCALCIO A GENOVA PER VALUTARE LA CANDIDATURA A EURO 2016

In quegli stessi giorni Genova ospita una delegazione della Federcalcio incaricata di verificare le condizioni per l‘inserimento della Città all‘interno del novero iniziale di quelle che possano ospitare Euro 2016 nell‘ambito della candidatura dell‘Italia. Il Sindaco Marta Vincenzi, a margine dell‘incontro, conferma che i tempi sono stretti: ―abbiamo 10 giorni per presentare il nostro progetto. Ma ci vogliamo provare. Qui non è un discorso di destra o sinistra, di governo o opposizione, di Genoa o Sampdoria: il nuovo stadio sarà un bene importante di tutta la città, e prescinde dalla giunta che potrebbe governare Genova quando l´impianto sarà ultimato. Per questo chiamiamo tutti a raccolta, solo uniti possiamo farcela‖112. Per chiarire ulteriormente la necessità di coesione di tutti gli attori in campo, riprende anche Riccardo Garrone, che dopo la bocciatura di Sestri aveva provocatoriamente rilanciato Calata Sanità: ―Garrone la deve un po´ smettere. (…) Di una cosa sono sicura: lo stadio non può essere costruito sulle aree produttive. O lui (…) viene dietro a ciò che la città propone - sperando che nessuno si metta di traverso, perché questa è una città di Guelfi e Ghibellini e c´è sempre un settantenne che litiga con un altro settantenne - o tutto diventa maledettamente complicato‖113. Il project manager incaricato dalla Federcalcio, Michele Uva, sottolinea l‘urgenza di definire la verifica della rispondenza del sistema-Città ai requisiti previsti dalla UEFA entro una decina di giorni. Poi ci sarà tempo fino alla prima decade di gennaio per perfezionare il dossier definitivo. Per quella data, però, oltre al progetto occorrerà anche avere la garanzia della copertura finanziaria dell‘investimento. Intervistato con riferimento allo Stadio ―Luigi Ferraris‖ Uva conferma che“I criteri ci rendono impossibile inserirlo nel dossier (…). Non è questione di location, ma di strutture‖114. Questo ―Luigi Ferraris‖, che pure ora scopriamo essere a norma (―Il Ferraris è a norma per gli standard italiani‖)115 non potrà mai essere, senza interventi di ristrutturazione, uno stadio che ospita un incontro di calcio dei campionati Europei.

Non è chiaro fino a che punto il problema sia limitato agli standard per i Campionati Europei o possa, invece, colpire anche le competizioni UEFA cui le due squadre cittadine possono ambire per il futuro (Champions League, Europa League): leggendo i resoconti di due differenti interviste fatte ad Uva, si hanno infatti notizie divergenti: secondo il virgolettato riportato da Giuliano Gnecco sul Secolo XIX: ―È un problema solo per gli Europei, non per altro‖116. Mentre Renzo Parodi, sempre sul Secolo XIX, rende la lettura della risposta quasi una bocciatura esplicita:‖«Il Ferraris così com'è non ha assolutamente i requisiti per ospitare gare degli Europei». E gli standard per le gare internazionali dei club? «Non si discostano molto dalle richieste dell'Uefa per gli Europei»‖117.

Rimane da capire quale fosse l‘opinione sul tema del dott. Uva. Per Riccardo Garrone, ad esempio, la risposta è chiara ―se non verrà realizzato un nuovo stadio, Sampdoria e Genoa dovranno giocare in Europa lontano da Genova, poiché l'Uefa ha ribadito l'inagibilità del Ferraris"118.

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D‘altro canto, il dibattito sulla possibilità di ristrutturare il ―Luigi Ferraris‖ s'infrange sempre sul presupposto, ritenuto assolutamente insuperabile, che per ottenere una riqualificazione occorra prioritariamente trovare una nuova ubicazione per le carceri cittadine. Argomento che appassiona periodicamente il dibattito politico cittadino, senza aver però aver mai condotto ad una soluzione condivisa.

PER FAVORIRE IL PROGETTO COLISA, APERTURA ANCHE A DUE STADI CITTADINI

Il 13 ottobre 2009, con una conferenza stampa a Palazzo Tursi, è presentato il progetto dello stadio elaborato dal Comune di Genova tramite la partecipata Sviluppo Genova Spa119 e Urban Lab. L‘ubicazione è nota da qualche settimana ed è a Campi, nella zona dell‘ex Colisa. Lo stadio, che avrebbe una capienza di 35.000 posti, prevede la realizzazione anche di un Villaggio dell´Ospitalità per Euro 2016, esteso su una superficie di 10 mila metri quadrati, che al termine della manifestazione lascerà il posto ad una galleria commerciale. Accanto all‘impianto sportivo vero e proprio verrà posizionato il Gasometro rievocativo che, forte di un‘estensione di quindici piani, ospiterà il Museo dello Sport, il Museo di Arte Contemporanea, negozi dedicati al merchandising delle squadre, ma anche un‘area destinata alla ricettività (albergo, centro benessere, centro congressi). Per quanto riguarda la logistica, il piano prevede anche un parcheggio in grado di ospitare 100 pullman e 2.000 automobili, un tunnel autostradale per garantire un accesso diretto al casello di Cornigliano e, tramite il terzo binario della ferrovia della zona del Campasso, un collegamento con Brin. L‘investimento previsto, che dovrà essere interamente a carico dei privati, è di circa 190 milioni di Euro (a seguito di approfondimenti, la cifra salirà poi fino a 280 milioni di Euro). L‘interesse del Sindaco Marta Vincenzi è chiaro: mettere la Città in condizioni di essere inclusa nell‘ambito delle nove città che ospiteranno i Campionati Europei di calcio. L‘importanza dell‘obiettivo è talmente (e comprensibilmente) forte che, contrariamente a quanto sostenuto nel corso degli ultimi mesi il Sindaco è anche disponibile a rinunciare a una di quelle che lei stessa aveva indicato come pregiudiziali della lettera di intenti di luglio 2009: ―Se Genoa e Sampdoria non si troveranno d'accordo sul nuovo stadio alla Colisa, potranno esistere anche due stadi‖120. Le reazioni alla presentazione sono inizialmente positive da parte della Sampdoria, che per bocca del Presidente Garrone dice: ―Se, come sembra, quelle aree sono disponibili a un certo prezzo (…) e con la disponibilità delle infrastrutture, le nostre verifiche dovrebbero portare a un parere positivo, anche se i tempi sono molto stretti e resta da verificare la fattibilità economica del progetto‖121. Garrone conferma che il problema più grosso, aldilà della verifica sui costi, sembra essere nella scarsa metratura ad uso commerciale, che è solo un terzo di quella prevista nel progetto di Sestri. E, aggiunge, ―se valuteremo accettabili i margini di rischio, proporremo comunque che la Samp porti avanti il progetto‖122. Più fredda la reazione del Genoa, sia nelle parole dell‘Amministratore delegato Zarbano123 (―Valuteremo questo nuovo progetto che c'è stato presentato questa mattina e vedremo quali dati saranno forniti. Ma nelle prossime settimane cercheremo di capire per quale ragione, con la stessa cifra necessaria per il nuovo stadio, non si possa riconvertire il Luigi Ferraris‖), sia del Presidente Preziosi124 (―Dovrò valutare attentamente il progetto, ma la nostra volontà nel pieno rispetto del pensiero dei tifosi è quella di rimanere al Ferraris (…). Credo che, con uno spostamento delle carceri e con un investimento adeguato, siano possibili miglioramenti sull'attuale stadio. (…) La nostra scelta è indipendente da quello che sarà l'indirizzo che prenderà la Sampdoria‖).

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NUOVI I PROBLEMI PER IL “LUIGI FERRARIS”: SPAZI E RISCHIO ESONDAZIONE

Il 15 ottobre, con un'intervista sul Secolo XIX125, l‘Ing. Tizzoni (Vice Direttore Sviluppo Urbanistico ed Economico del Comune di Genova) introduce quello che appare come il nuovo vero problema dello Stadio ―Luigi Ferraris‖, che condiziona la possibilità di procedere ad una ristrutturazione oppure ad un ampliamento dell‘impianto: il rischio di esondazione del Bisagno. Nel Piano di Bacino della Provincia di Genova l‘area sulla quale insiste il ―Luigi Ferraris‖ è classificata all‘interno della cosiddetta fascia ―B‖, che presenta un rischio di esondazione con una frequenza compresa tra i 50 e i 200 anni. Nello specifico, l‟area dove ha sede lo stadio presenta un rischio di esondazione duecentennale. Questo comporta varie limitazioni, ed è escluso estendere ulteriormente l‘attuale copertura. Sembra una bocciatura implicita della possibilità di una ristrutturazione dell‘impianto che consenta il rispetto della normativa UEFA per gli Europei, visto che si ragiona ancora sul presupposto che sia indispensabile dotare il nuovo impianto di nuovi spazi e coperture sul Bisagno. In realtà, una soluzione potrebbe essere rappresentata dalla realizzazione del canale scolmatore del Bisagno, ma secondo l‘Ing. Tizzoni ―sarebbe certamente utile per far rientrare il Bisagno nei parametri di sicurezza fissati dalla legge. Una volta raggiunto l'obiettivo, grazie alla nuova opera idraulica, però, nuove coperture sarebbero comunque vietate‖.126 Per una porta che, apparentemente, si chiude, si apre però una finestra: sul Secolo XIX del 15 ottobre, Giuliano Gnecco127 fornisce una prima chiarificazione sull‘aderenza dello Stadio ―Luigi Ferraris‖ alle normative internazionali. Dopo un periodo di incertezze, viene finalmente spiegato ai lettori che non è corretto parlare genericamente di norme UEFA. Esistono, infatti, due livelli da considerare:

la Licenza UEFA, che è quella concessa dalla Federcalcio (secondo i parametri UEFA) sulla base della quale si verifica se un impianto può ospitare o meno competizioni internazionali per club (Champions League ed Europa League); per questa lo stadio non presenta problemi insormontabili: le problematiche più evidenti afferiscono all‘adeguamento delle sedute e dei servizi igienici, risolte le quali non ci sarebbe neanche più bisogno di chiedere deroghe per giocare. In questo momento, seppure con deroghe (che sono richieste da circa l‘‘80% degli stadi europei), il ―Luigi Ferraris‖ è infatti classificato di Categoria 3128, quindi può ospitare le fasi finali di Europa League e Champions League;

i requisiti per ospitare i Campionati Europei, che sono più corposi e stringenti; per questi sembra più difficile che il ―Luigi Ferraris‖ possa essere messo a norma.

Sul tema Gnecco riporta anche un'intervista al Prof. Andrea D‟Angelo, reggente della Fondazione Genoa 1893, che sta lavorando sul progetto di ristrutturazione dello Stadio e ritiene di riuscire a produrre un documento con il quale si evidenzi la possibilità che anche il ―Luigi Ferraris‖ rispetti i requisiti per Euro 2016, potendo così consentire la candidatura di Genova. Il Prof. D‘Angelo anticipa anche un‘altra notizia dirompente (per quelle che erano le convinzioni diffuse fino a quel momento): lo studio di fattibilità della Fondazione Genoa 1893 è basato su una ristrutturazione che prescinde dallo spostamento delle carceri. Nel caso questo fosse fattibile, sarà un atout in più del progetto, ma è possibile ottenere l‘obiettivo prefissato (la messa a norma dell‘impianto) senza dipendere da questo fattore esterno, i cui tempi non sono controllabili.

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Appena in tempo: il giorno dopo si scopre che nel nuovo "Piano delle Carceri" messo a punto dal Ministero della Giustizia è sparito ogni riferimento relativo al trasferimento di Marassi, che quindi si presuppone permanga nell‘attuale sede129. Si parla, invece, di una nuova struttura, addizionale, una sorta di "carcere leggero" da circa quattrocento posti. Resta ancora da capire se le iniziative annunciate a giugno 2009 da parte delle Istituzioni locali (in particolare, la Regione), siano state poi concretamente portate avanti o siano rimasti delle semplici buone intenzioni. Il 16 ottobre un‘intervista al Presidente Preziosi fa tramontare definitivamente l‘ipotesi che anche il Genoa possa partecipare all‘iniziativa della Colisa130 e chiarisce la posizione della Società sul tema dello Stadio. L‘intervista inizia ricordando la sollecitazione del Sindaco Marta Vincenzi che, lamentandosi dell‘assenza di Preziosi alla presentazione del progetto Colisa (nonostante anche lui avesse apposto la firma sulla Lettera di Intenti di luglio 2009), gli chiede di prendere una posizione definitiva sull‘argomento. Se il Genoa non è più interessato al nuovo impianto, dice il Sindaco, si faccia avanti per l‘acquisto e la gestione del ―Luigi Ferraris‖, perché il Comune non è più disponibile a sostenerne gli oneri di gestione131. La risposta di Preziosi è articolata. Precisa che lui non è ―venuto a Genova per comprare degli stadi o per fare dell‟altro‖ e men che mai è interessato ad un investimento finalizzato agli Europei di calcio: ―Io non faccio uno stadio per gli Europei, ma perché deve essere funzionale alle esigenze delle due società di Genova. E questo per noi vuol dire avere uno stadio a norma, nelle condizioni per giocare le partite internazionali‖. Ricorda anche che la Lettera di Intenti era legata al progetto di Sestri, e che quindi non è automaticamente applicabile alla Colisa. Infine sostiene con forza che non è corretto imputare alla squadre di calcio alcun obbligo sull‘impianto: ―Qui si fa confusione su chi ha il dovere di fare le cose. Lo stadio non l‟ha creato una società, e comunque lo stadio è dell‟amministrazione. Quindi è l‟amministrazione che si deve fare carico di capire se quella è un‟area che si deve mantenere, e se in futuro si possono portare via le carceri, magari in quella zona dove il sindaco vorrebbe un nuovo stadio. Questa sarebbe una soluzione intelligente, secondo me. A quel punto potremmo attrezzare lo stadio esistente per avere un impianto in linea con quelle che sono le richieste dell‟Uefa. E non credo che per fare questo si debbano spendere 190 milioni. Sicuramente, in ogni caso, non li spenderanno né il Genoa né la Sampdoria. Li dovrà spendere l‟amministrazione‖. Il 17 ottobre Foruminvest Italia, per voce del suo Amministratore delegato Marco Mutti, annuncia il ritiro da Forum Liguria Srl, società promotrice del progetto di Sestri132. Se la società non sarà messa in liquidazione, nella compagine sociale rimarrà la sola holding della famiglia Garrone che, ricorda Mutti ―ha grandi capacità. Può fare come preferisce. Ed è tranquillamente in grado di sostenere l‟operazione. Anche senza di noi‖. Lo spostamento dell‘area di progetto da Sestri alla Colisa e la riduzione delle aree commerciali non rende infatti più praticabile l‘iniziativa (‖Non m‟interessa fare un centro commerciale inerpicato su una collina. Anche ammesso di avere lo stesso spazio di Sestri e che qui non c‟è affatto‖). Qualche giorno più tardi, peraltro, quando ancora è in corso la valutazione del progetto Colisa da parte degli esperti incaricati da Riccardo Garrone, lo stesso Mutti apparirà più accondiscendente: a seguito di un incontro con Paolo Arlandini (Consigliere delegato di San Quirico Spa e Presidente di Forum Liguria Srl) ha accettato di pazientare prima di prendere la decisione definitiva in merito alla permanenza di Foruminvest Italia nel progetto133: effettivamente, ad ottobre 2010 risulta ancora presente nell‘azionariato di Forum Liguria Srl. La sera del 17 ottobre la tifoseria Genoana organizza una manifestazione al Porto Antico contro le ipotesi di abbandono del ―Luigi Ferraris‖. Nel pomeriggio il Sindaco aveva emesso un comunicato

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(―Cari genoani, parliamo del futuro dello stadio‖) cercando di spiegare le linee guida dell‘Amministrazione comunale nell‘affrontare il problema dello stadio di Genova. A fronte dei continui oneri di manutenzione dello Stadio ―Luigi Ferraris‖ e dell‘accertata impossibilità (testimoniata dai consulenti FIGC) di utilizzarlo per i Campionati Europei di calcio, l‘Amministrazione ritiene che la possibilità di inserire Genova nel novero delle città incluse nel dossier di candidatura dell‘Italia sia un‘occasione da non perdere, per le evidenti ricadute che tale fatto avrebbe sulla Città e sulla sua economia. Per questo motivo, dopo aver verificato l‘impossibilità di realizzare il progetto di Sestri, il Comune si è attivato per fornire alle due squadre di calcio un‘opportunità, rappresentata dalla Colisa, in modo da rendere disponibile un‘alternativa praticabile per soddisfare l‘esigenza espressa di avere un nuovo stadio e la possibilità che lo stesso presentasse tutti i requisiti richiesti dall‘UEFA per ospitare i Campionati Europei. Il Sindaco osserva che ―alla fine del percorso ci si potrebbe trovare di fronte a soluzioni diverse: un solo nuovo stadio per il calcio a Genova gestito dalle due società; due stadi, quello nuovo di proprietà della Sampdoria e quello vecchio “casa” del Genoa che dovrebbe assumersi la responsabilità di poterlo rendere adeguato alle norme Uefa. In ogni caso l‟onere economico dovrà essere assunto dai soggetti promotori e lo stadio Ferraris dovrà essere mantenuto alle sue originali finalità sportive evitando speculazioni edilizie nel quartiere di Marassi‖. La lettera si chiude con la proposta alla Città: ―esploriamo tutte le possibilità di un reale miglioramento dell‟attuale situazione, partendo dal presupposto che qualunque sia la soluzione finale occorrerà occuparsi di Marassi per almeno ancora 4 anni e nel frattempo il tempo e la ricerca di gloria sportiva non si fermano. Credo si possano aprire piani di azione paralleli: da un lato acquisire le proposte delle due società, per mettere Genova in condizioni di poter competere a livello europeo, a fronte delle norme Uefa in evoluzione; dall‟altro individuare le modalità che consentano nel frattempo di adeguare il Ferraris alle norme vigenti“. Il 22 ottobre, a solo una settimana dalla scadenza imposta dal Comune per dare una risposta alla Federcalcio, il Presidente Garrone interviene nuovamente nel dibattito134, rilevando che esistono molti soggetti che stanno partecipando alla discussione con ―interventi e prese di posizione assolutamente fuori luogo. Pareri inopportuni e infelici provenienti in taluni casi anche da figure di grande spessore che rivestono ruoli istituzionali e/o professionali‖: tutto questo anziché accettare l‘invito del Sindaco ad approfondire l‘ipotesi della Colisa, dimostrando di non comprendere l‘importanza ―di un progetto che potrebbe garantire grande visibilità alla nostra città nel medio termine e la vita futura del nostro football a lungo termine. Al contrario, l'ennesima occasione persa potrebbe comportare quasi certamente il rischio di dover emigrare in caso di partecipazione alle competizioni europee dei prossimi anni, oltre alla ridotta competitività delle due società genovesi rispetto alla concorrenza che realizzerà nuovi stadi, oppure sarà in grado di ristrutturare quelli esistenti per ottenere la licenza Uefa. Tale mai augurabile evento potrebbe portare in pochissimi anni le nostre società di calcio, e parlo solo di Sampdoria, ad una crisi irreversibile‖. Nei giorni immediatamente successivi, a parte un incontro fra il Sindaco e il Presidente Preziosi (sugli esiti del quale escono le versioni più disparate: da una presunta disponibilità del Genoa verso la Colisa135 per arrivare, con sfumature diverse, ad un presunto invito del Genoa al Comune a soprassedere al progetto136!), Genova riceve una nuova visita dei consulenti incaricati dalla Federcalcio. Nell‘attesa che le verifiche sulla fattibilità economica del progetto proposto dal Comune diano gli auspicati riscontri positivi, si cerca comunque di capire se lo Stadio ―Luigi Ferraris‖ abbia qualche speranza di essere ristrutturato per consentire al Comune di Genova di proporlo alla Federcalcio nell‘ambito del costituendo dossier di candidatura agli Europei.

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I riscontri ricevuti dalla ICON Venue Group, società incaricata dalla FIGC per le verifiche degli impianti, sono però negativi: forse solo l‘eliminazione delle coperture e la costruzione di un terzo anello consentirebbero di rendere l‘impianto coerente con le specifiche previste dall‘UEFA137. Rimarrebbe comunque il problema degli spazi interni (area ospitalità, area VIP) ed esterni, sia per le vie di accesso, sia per le aree a servizio dello stadio (fra le quali OB Van Area138, parcheggi). La sintesi della relazione finale di ICON Venue non lascia dubbi: ―(…) emerge chiaramente che lo stadio Luigi Ferraris e gli spazi esterni di pertinenza non sono conformi ai requisiti previsti dalla UEFA per la candidatura a EURO 2016‖. Vi è da dire, peraltro, che ICON Venue ha compiuto la propria valutazione il 27 ottobre 2009, sulla base dello stato dell‘arte dell‘impianto; non ha potuto quindi emettere un giudizio su un‘ipotesi di ristrutturazione dello stesso, non esistendo e non essendo stato fornito alcun progetto in questo senso. In questa condizione (con lo stadio nella sua veste attuale e nessun progetto di riqualificazione) la bocciatura era scontata, anche senza dover attendere una commissione tecnica inviata dalla FIGC. Forse sarebbe stato più opportuno evitare il sopralluogo, a meno di non volerne approfittare per far notare le varie carenze strutturali. Il 4 novembre, a seguito di un incontro fra il Sindaco Marta Vincenzi e Riccardo Garrone in merito alla fattibilità del progetto Colisa, viene emesso un comunicato congiunto nel quale si spiega che, oltre all‘analisi del progetto così come originariamente presentato (che, aldilà dei costi elevati ha il limite di una metratura commerciale di 10.000 metri quadrati), in linea con lo spirito del Progetto di legge sul finanziamento degli stadi già approvato dal Senato, si sta valutando la possibilità di assegnare al soggetto che si incaricherà della costruzione dell‘impianto anche la disponibilità di ulteriori 100.000 metri quadrati, in un‘area limitrofa, destinati però ad attività produttive. Questo consentirebbe, secondo quanto spiega il Sindaco, di permettere un supporto economico e finanziario all‘investimento della Colisa attraverso lo sviluppo di un‘area ―già destinata a quello scopo nella programmazione urbanistica della città e (che) non richiede varianti. L'apertura dovrebbe risultare gradita alla città, perché risponde ad una esigenza avvertita dal mondo imprenditoriale e nello stesso tempo, escludendo la costruzione di un centro commerciale, evita di accendere tensioni nel delicato tessuto commerciale‖139.

LA FONDAZIONE GENOA 1893 PRESENTA IL “LUIGI FERRARIS” A NORMA

Il 12 novembre 2009, presso la sede del Museo della Storia del Genoa, la Fondazione Genoa 1893 presenta ufficialmente il progetto di ristrutturazione dello Stadio ―Luigi Ferraris‖. Come anticipato dal Prof. D‘Angelo, reggente della Fondazione, il progetto prescinde dallo spostamento delle carceri ed è in grado di rendere l‘impianto a norma UEFA e compatibile con i requisiti di Euro 2016, con un investimento di 50 milioni di Euro. Il comunicato emanato in occasione della presentazione spiega che tutto ciò viene ottenuto attraverso la ―realizzazione di una nuova struttura piastra sopraelevata per gli accessi, dotata di un parco di 18 mila metri quadrati; 39 mila metri quadrati di parcheggi complessivi nel raggio di 300 metri dallo Stadio e due nuove torri rettangolari in vetro, materiali innovativi, ai lati della facciata principale fatta avanzare per generare nuovi spazi di accoglienza e di passaggio. Con queste soluzioni (…) la capienza dello stadio passerebbe dai nominali 36.569 posti attuali ai 32.960 effettivi del nuovo progetto - soddisfacendo ampliamente la normativa UEFA che ne fissa il limite minimo di 30 mila - sostanzialmente dovuto alla messa a norma delle gradinate Nord e Sud e del lato Distinti, nonché con la creazione di spazi più confortevoli in termini di tribuna stampa e autorità‖.

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Lo studio, coordinato dalla Fondazione Genoa 1893, ha avuto come project manager l‘Arch. Roberto Burlando (Studio Burlando Architettura) ed ha visto la collaborazione dell‘Ing. Attilio Bricchetto (già project manager del Ferraris nel 1989). Il piano economico-finanziario è stato invece redatto dall‘autore di questo libro. La Fondazione Genoa 1893, che si è fatta carico di coordinare tutta l‘attività, non aveva l‘obiettivo di porsi come sponsor dell‘iniziativa, quanto quello di ―far capire che attorno al Ferraris esiste un pregiudizio non dimostrato, mentre invece si può intervenire sullo stadio attuale rispondendo sia alle regole di uno stadio moderno che alle regole di economicità‖140. Il ragionamento sullo stadio, in Città, può essere ora condotto su un piano diverso: ora esiste una possibilità di scelta: ristrutturare il “Luigi Ferraris” o costruire un nuovo impianto; prima, invece, sembrava ci si trovasse di fronte ad una soluzione obbligata: non essendo apparentemente recuperabile il ―Luigi Ferraris‖ bisognava decidere dove fare lo stadio nuovo. Tralasciando i commenti positivi, le problematiche che emergono nei giorni immediatamente successivi alla presentazione vertono su aspetti tecnici e finanziari del progetto:

ci si chiede se la costruzione della piastra sopraelevata sia compatibile con le restrizioni previste dal Piano di Bacino; il problema verte anche sul soggetto cui competerebbero eventuali opere di adeguamento e che farebbero salire il costo complessivo dell‘intervento;

il Comune vuole ―liberarsi‖ dell‘impianto, ma sembra disponibile solo ad una vendita;

gli spazi commerciali sono limitati a 9 mila metri quadrati e sembrano insufficienti per garantire un ritorno economico dell‘investimento soddisfacente per eventuali investitori;

I Presidenti delle due squadre di calcio non si pronunciano esplicitamente sul progetto. In ogni caso sono in sintonia almeno sul ritenere che non si dovrebbe prevedere alcun esborso per l‘impianto (mentre il Sindaco Vincenzi vorrebbe ottenere almeno 25 milioni di Euro) e che le opere accessorie di messa in sicurezza del Bisagno e viabilità accessoria siano a carico delle Istituzioni e non di chi investe sul progetto dello stadio. Urban Lab scrive alla Fondazione Genoa 1893 informando che, per prendere in esame il progetto presentato, è necessario che la Fondazione stessa ottenga dall‘Autorità di Bacino la conferma che il progetto della piastra sopraelevata sia compatibile con il Piano di Bacino del Bisagno. La Fondazione rimane sorpresa che la richiesta le venga indirizzata, (―Abbiamo fatto tutte le verifiche del caso. Non pensavamo spettassero a noi anche quelle ufficiali, ma non sarà certo un problema”141), ma procede di conseguenza, ottenendo dei riscontri positivi (informali, perché non essendo proprietaria dell‘impianto non ha titolo per chiederli ufficialmente). Contemporaneamente, il progetto della Colisa sembra destinato ad essere accantonato anche da Riccardo Garrone. Nonostante non vi sia una risposta ufficiale (che arriverà solo nel marzo 2010), dalla stampa iniziano a filtrare alcune delle problematiche che sono state riscontrare in sede di verifica del progetto. Due, in particolare, sembrano affossare definitivamente l‘idea142:

il progetto avrebbe un costo decisamente più elevato di quello previsto e cioè 280 milioni di Euro contro i 190 milioni inizialmente ipotizzati, essenzialmente dovuti alla necessità di sottoporre l‘area ad operazioni di bonifica ben più incisive di quella già programmata e per l‘onerosità delle infrastrutture di collegamento da realizzare;

i tempi di deflusso dallo stadio non sarebbero ragionevoli. Se, ad esempio, il ―Luigi Ferraris‖ ha un tempo medio di deflusso del pubblico di circa venti minuti, l‘impianto della Colisa consente

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solo nove mila persone all‘ora e, quindi, l‘ultimo degli spettatori impiegherebbe potenzialmente tre ore dalla fine dell‘evento.

E, in fondo, Riccardo Garrone non ha ancora accettato l‘idea di dover rinunciare al progetto di Sestri: ―Hanno affermato cose che fanno morire dal ridere e continuo a non vedere la lettera che hanno consegnato al sindaco. L´ho chiesta più volte, ora lo farò formalmente, perché noi abbiamo speso un mucchio di soldi per progetto e studio di fattibilità e non sappiamo ancora cosa di negativo ha trovato l´Enac. Siamo pronti ad appoggiare qualsiasi ipotesi che abbia una sua validità, ma deve avere almeno gli stessi requisiti dell´aeroporto. La Colisa poteva essere interessante, ma mi pare una soluzione molto costosa, il progetto aeroporto continua ad essere il migliore. Chi si è permesso di dire di no, deve spiegare perché, assumersi le proprie responsabilità, dato che un anno fa era favorevole. Sia chiaro che la mia non è una polemica con il sindaco, lei ha chiesto un parere in via preliminare, ma con chi ha dato questo responso, senza capire che gli stadi sono interesse comune, opere di pubblica utilità‖143. Le affermazioni sono molto forti. Continua a rimanere, però, un dubbio sull‘identità del soggetto ―che un anno fa era favorevole‖ e che invece oggi ―si è permesso di dire di no‖: dovrebbe trattarsi di ENAC. Che però, già a luglio del 2007 aveva già mandato un circostanziato parere negativo sul progetto, comunicato anche di persona a Mario Giacomazzi, anticipando le posizioni ribadite nell'ottobre del 2009144. Ma allora, se il soggetto che in passato era favorevole non è ENAC, di chi si tratta?

GENOVA RINUNCIA A CANDIDARSI PER EURO 2016

Il 19 novembre il Sindaco, che ancora non ha ricevuto una risposta ufficiale dalle due società sul progetto della Colisa e che, invece, deve una risposta alla FIGC in merito all‘inserimento di Genova nel dossier per la candidatura agli Europei 2016, richiama i due Presidenti al rispetto degli impegni: ―Io voglio che Sampdoria e Genoa mi dicano, una volta per tutte, se vogliono correre con noi l´avventura di uno stadio per Euro 2016‖145. Il 20 novembre 2009 il Sindaco Marta Vincenzi annuncia ufficialmente che Genova rinuncia agli Europei 2016. Il che non vuol dire che si accantoni il tema dello stadio; ci sarà più tempo per analizzare le varie possibilità. Riccardo Garrone, presente all‘incontro, informa146 che i suoi legali stanno studiando una possibilità di ricorso al TAR contro le motivazioni addotte da ENAC per bocciare il progetto dello stadio di Sestri. Nel frattempo spiega che, passata la necessità di rispettare la scadenza degli Europei, la sua posizione definitiva sullo stadio sarà comunicata entro un anno. Ma non esistono a suo avviso alternative:―senza uno stadio di proprietà la Sampdoria, ma anche le altre società di calcio, non possono sopravvivere perché sarebbero fuori gioco rispetto alla concorrenza. Io non aspetterò quel momento, molto prima prenderò delle decisioni che non mi facciano essere presente al momento della morte della società‖. La battaglia in difesa del progetto di Sestri è quindi lungi dall‘essere terminata. Aldilà della non ricevibilità di un ricorso fatto da un privato contro un parere tecnico chiesto da un Ente Pubblico a un altro Ente, Riccardo Garrone non ritiene che siano ancora stati espletati tutti i tentativi.

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Su ―La Repubblica‖147 viene riportata la notizia di un presunto interessamento del Gruppo ERG ad acquisire una parte delle quote di Aeroporto di Genova Spa attualmente di proprietà dell‘Autorità Portuale. La notizia non ha inizialmente riscontri oggettivi, anche perché si è ancora nelle fasi preliminari della nomina dell‘advisor (che avverrà a marzo 2010), ma la presenza nell‘azionariato di Aeroporto di Genova Spa, che è l‘attuale concessionario delle aree sulle quali si vorrebbe far insediare il progetto di Sestri (centro commerciale e stadio) potrebbe giustificare l‘acquisto, avvenuto nel luglio 2008 della società ―Air Vallée Spa – Sérvices Aériens du Val d‟Aoste‖ (con base ad Aosta), da parte della Black Oils Spa, società di proprietà della famiglia Costantino partecipata al 25% dalla ERG. Air Vallée, è autorizzata a compiere manutenzioni sugli aeromobili in flotta e su aeromobili di altre compagnie. Oltre all‘attività di linea e charter, gestisce una flotta di elicotteri normalmente utilizzati nell‘ambito della Protezione Civile (tramite la controllata Helops) ed è proprietaria al 51% dell‘ Aeroporto ―Corrado Gex― di Aosta148. Ciò consentirebbe di dimostrare quell‘esperienza nella gestione dei servizi aeroportuali che, verosimilmente, sarà inserita fra i requisiti fondamentali del bando di gara della privatizzazione di Aeroporto di Genova Spa. Il patron di Air Vallée, Michele Costantino, conferma l‘interesse nel dicembre 2010: ―Gestiamo tre aeroporti e vogliamo sviluppare quest‟attività per giungere almeno a cinque aerostazioni tra le quali quella di Genova‖149. La delicatezza del passaggio sta nella considerazione che il titolare della concessione ENAC è la società Aeroporto di Genova Spa, che quindi è l‘unica eventualmente titolata all‘invio di una richiesta all‘Ente, in conformità ad un nuovo piano industriale, che possa variare l‘attuale destinazione d‘uso dei 90 mila metri quadrati interessati dal progetto del centro commerciale e dello stadio. Cosa che potrebbe accadere, aldilà degli apparentemente non superabili motivi ostativi di natura progettuale e di sicurezza che hanno causato la bocciatura del piano da parte di ENAC, se la gara per la privatizzazione dell‟aeroporto fosse vinta dallo stesso soggetto interessato all‟investimento immobiliare.

GLI EVENTI DEL 2010

La decisione del Comune di non candidare la Città di Genova per l‘inserimento nella lista delle città destinate a ospitare i Campionati Europei di calcio del 2016 ha fatto venire meno la necessità di addivenire ad una soluzione immediata sullo stadio. L‘argomento, seppur con un livello di tensione maggiore, riprende sostanzialmente le dinamiche che aveva avuto fino al mese di giugno 2009. Per quanto riguarda il “Luigi Ferraris”, il Comune ha cercato di proseguire con le due squadre di calcio la negoziazione di una modalità di gestione dell‘impianto che sgravasse l‘Amministrazione dalle spese di gestione e manutenzione, a fronte di una riduzione dei canoni di affitto. Si torna quindi a un tentativo di mutuare quanto impostato a Milano, per la gestione del ―Meazza‖. Un primo esempio si è avuto in occasione delle rizollature straordinarie del febbraio e dell‘ottobre 2010, quando il costo dell‘intervento è stato suddiviso in parti uguali fra SportInGenova, Genoa e Sampdoria. L‘Assessore allo Sport Anzalone, in una dichiarazione di luglio 2010 ha chiarito che, nonostante il contratto con le squadre scada nel giugno 2011, sta già affrontando con loro l‘argomento. Le strade seguite sono due: un aumento del canone di locazione oppure una gestione diretta dello stadio da parte di Genoa e Sampdoria a fronte ovviamente di una rivisitazione del canone stesso. Nell‘estate 2010 il Comune ha comunque provveduto a dotare lo Stadio dei

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seggiolini a norma UNI nonché a fare delle altre opere di miglioramento strutturale (spogliatoi, area stampa, biglietterie esterne), verosimilmente per fare in modo che, se si troverà un accordo con le due società, queste partano da una struttura migliore di quella del 2009. SportInGenova Spa è stata posta in liquidazione volontaria a giugno 2010. Tre dei cinque impianti che nel 2006 erano stati conferiti sono ritornati a far parte del patrimonio diretto del Comune di Genova. Il ―Luigi Ferraris‖ e la ―Sciorba‖, invece, rimangono per ora ancora in capo a SportInGenova ma dovrebbero rientrare anche questi nell‘ambito del patrimonio del Comune di Genova, probabilmente già nel corso del 2011150. Il 30 dicembre 2010 la Giunta Comunale ha deciso il rientro nell‘organico comunale dei 54 dipendenti trasferiti nel 2006 a SportInGenova. Nel frattempo non si è concluso l‘iter per la dismissione dei tre immobili che erano stati identificati quale fonte per reperire i 21 milioni di Euro giudicati necessari per la copertura del debito della società151. Il 3 gennaio 2011 l‘Assessore Anzalone ha dichiarato che l‘obiettivo ―è quello di completare la liquidazione di SportInGenova entro il mese di giugno. (…) A primavera dovrebbero essere pronti i bandi per affidare in concessione gli impianti, in modo da poter iniziare il nuovo corso dal prossimo 1 luglio‖152 Il progetto della Colisa sembra definitivamente tramontato. Se ne è parlato ancora nel mese di febbraio 2010, quando il Sindaco Vincenzi ha dato la disponibilità di principio a identificare delle aree anche distanti dalla Colisa sulle quali concedere lo sviluppo di progetti commerciali o residenziali che consentissero a un eventuale investitore di rientrare dei costi153. A marzo 2010, Riccardo Garrone ha definitivamente fatto capire che non è un‘ipotesi percorribile. Il progetto di ristrutturazione del “Luigi Ferraris”, elaborato dalla Fondazione è in stand-by. Le verifiche sul rispetto del Piano di Bacino sono state eseguite con esito positivo, ma è un esito ―informale‖ perché la Fondazione non è proprietaria dell‘impianto e, quindi, non è titolata a ricevere una risposta ufficiale da parte degli Enti competenti. Nessuno dei soggetti potenzialmente coinvolti sembra aver manifestato un concreto interesse ad approfondire il lavoro svolto. Il progetto di Sestri, nonostante la bocciatura da parte dell‘ENAC, è ancora vivo. Nel mese di maggio 2010 Riccardo Garrone ha annunciato di aver affidato a uno studio specializzato nella progettazione di sistemi aeroportuali l‘analisi del problema e che, a tempo debito, l‘argomento sarà riproposto. D‘altra parte, ―all'epoca, si doveva decidere in fretta perché premevano gli Europei. Ora quell'urgenza non c'è più‖154. Se l‘ipotesi di Sestri dovesse confermarsi non percorribile, vi sono proposte da Comuni del Basso Piemonte, che sarebbero interessati a ospitare un eventuale nuovo impianto. Aggiunge, nel dicembre 2010: ―Continuiamo a puntare sul progetto dell'Aeroporto, altre soluzioni non ne vedo. E' chiaro che, se non verrà fatto, gli azionisti non saranno più disposti a coprire le perdite, derivanti dai mancati ricavi, con capitali propri‖155. Alla fine di ottobre 2010 il Sindaco Vincenzi ha nuovamente proposto la costruzione dello stadio a Sestri. Nel tratteggiare le linee essenziali del nuovo Piano Urbanistico Comunale ha anticipato156 che il documento ―conferma lo stadio laddove lo immaginò Piano, quindi a Sestri - spiega il sindaco - Un aeroporto può essere sicuro soltanto senza centro commerciale al suo interno. La presenza di un nuovo stadio

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potrebbe assorbire gli spazi commerciali e costruire assieme allo scalo una nuova attrattiva per la città intera‖. Aggiungendo e precisando che la primogenitura dell‘idea di uno stadio a Sestri non è di Riccardo Garrone, ma sua: “(…) sia chiaro, io non pensai allo stadio a Sestri perché me lo chiese qualcuno. L'idea era già stata oggetto di una riflessione tra me e Piano. Nel mio Puc, l'ho confermato lì‖. Quest‘ultima affermazione suona abbastanza strana, considerando che durante la campagna elettorale l‘allora candidata sindaco non soltanto si era dichiarata contraria all‘abbattimento del ―Luigi Ferraris‖ ma aveva anche apertamente manifestato la sua contrarierà al progetto di realizzazione di un nuovo stadio nei pressi dell‘aeroporto157 e che, il 9 agosto 2009 aveva precisato: ―o entro fine settembre [2009] si decide con L‟Enac che quello di Sestri è il sito per costruire il nuovo stadio privato di Genova, o per quanto mi riguarda non se ne fa più niente‖158. Il 13 dicembre 2010 Urban Lab al Sindaco Vincenzi il nuovo Piano Urbanistico Comunale 2010-2023, che dovrà ora completare l‘iter formale di approvazione (l‘approvazione da parte del Consiglio Comunale potrebbe avvenire nell‘autunno 2011). In tale contesto, secondo quanto riportato dalla stampa159, sono previsti:

la possibile costruzione dello stadio a Sestri, nell‘area aeroportuale, senza centro commerciale (l‘Arch. Toniolo, direttore di Urban Lab, precisa:―se si costruirà un nuovo impianto si realizzerà solo quello, perché, in questo caso, l‟amministrazione ha deciso che farà eventuali interventi di valorizzazione sullo stadio di Marassi‖);

la vendita del ―Luigi Ferraris‖ e la sua trasformazione in polo sportivo, commerciale e ricettivo;

il possibile spostamento del carcere di Marassi a Forte Ratti. Per quanto riguarda la possibile collaborazione fra Genoa e Sampdoria sul progetto di un nuovo stadio, dopo le dichiarazioni rilasciate nel maggio 2010 dal Garrone sul Genoa e su Preziosi160, quest‘ultimo ha dichiarato di non ritenere esistenti le condizioni per sviluppare alcun tipo di progetto insieme all‘altra squadra. È quindi possibile che l‘accordo del luglio 2009 sia destinato a non essere più riproposto. Sarà interessante capire da dove ripartirà la discussione cittadina. Magari, così come fu fatto da Garrone nel maggio 2007, potrebbe essere un quesito da porre ai prossimi candidati alla carica di Sindaco della Città di Genova.

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PARTE SECONDA:

APPROFONDIMENTI

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CAPITOLO 1

IL “LUIGI FERRARIS” E SPORTINGENOVA

Lo stadio ―Luigi Ferraris‖ non è più di proprietà diretta del Comune di Genova a partire dal 1° luglio 2006, in applicazione della delibera del Consiglio Comunale n. 47/2006161, con la quale è stata decisa la costituzione della società SportInGenova Spa, conferendole la proprietà dello Stadio e di altri quattro impianti cittadini162. Doveva essere l‘inizio di un percorso teso a far confluire in SportInGenova tutti gli impianti cittadini, ritenendosi che la natura privatistica potesse garantire maggiore efficacia ed economicità di gestione. Nella percezione del cittadino esiste una sorta di identità fra SportInGenova e ―Luigi Ferraris‖, soprattutto perché normalmente si parla della prima in riferimento al secondo. Ciò rischia di far passare il concetto che lo stadio sia l‘unico (o il principale) responsabile dei risultati economici negativi della Società. Non è così.

LA COSTITUZIONE DI SPORTINGENOVA

Per comprendere le motivazioni alla base della nascita di SportInGenova, può essere utile analizzare il resoconto della seduta pubblica dell‘8a Commissione Consiliare del Comune di Genova tenutasi il 26 aprile 2006, che aveva in oggetto: ―Costituzione della Società - denominata “SportInGenova” - per la gestione degli impianti sportivi‖. L‘Assessore Giorgio Guerello, nell‘introdurre la discussione, afferma: ―oltre al mantenimento e al miglioramento dei fini sociali dello Sport, abbiamo anche l‟ambizione con questa Società di poter gestire più organicamente e uniformemente tutto il mondo dello sport (…) Questo è lo spirito con il quale proponiamo questa delibera che, a nostro avviso, permetterà di sfruttare e valorizzare ulteriormente i grandi impianti siti nel Comune di Genova, sfruttandoli meglio con attività culturali e ricreative e non soltanto con lo sport”. In quella stessa sede la dott.ssa Castagnacci (Direttore Unità Organizzativa Controllo e Società Partecipate) illustra il Piano Industriale alla base della proposta di delibera. Ricorda che i cinque impianti oggetto del conferimento sono in quel momento direttamente gestiti dal Comune di Genova e che ―il risultato economico globale del settore sportivo e ricreativo del Comune di Genova ha prodotto nel 2004 un saldo negativo per 6 milioni di Euro, nonostante ciò rappresenti un miglioramento nella gestione di circa il 7% rispetto al risultato del 2003.‖ Ricorda che ―ad eccezione dello stadio Ferraris, tutti gli altri impianti chiudono in perdita‖.

Fonte: Piano Industriale SportInGenova Spa (valori in migliaia di Euro)

982

199 111 13

1.268

(1.613)

(1.179)

(402) (182)

509

Sciorba Lago Figoi Carlini Villa Gentile Ferraris

Ricavi

Risultato

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L‘analisi mette in evidenza, in particolare, due punti deboli:

gli impianti producono ricavi unitari molto bassi, sia a livello orario, sia a livello di singolo utente;

il costo del personale ha un‘incidenza sul totale dei costi molto alta se rapportata ad altre aziende private o ad aziende comunali di altre città: siamo al 42% del totale dei costi, contro il 24% della media del campione delle aziende comunali e del 10% della media del campione delle aziende private163.

Emerge la consapevolezza che ―la gestione in atto sugli impianti sportivi esiga un intervento finalizzato al recupero di efficienza gestionale che consentirà, a parità di condizioni di socialità e di servizio erogato, un miglioramento nella qualità e garanzia, di un miglioramento nella quantità, nonché l‟effettuazione di quegli investimenti di ammodernamento degli impianti resisi necessari a causa dello stato di vetustà degli stessi‖. Le azioni per il rilancio e lo sviluppo dei servizi sportivi della Città partono quindi da una razionalizzazione della gestione operativa e, soprattutto, dall‘avvio di interventi di valorizzazione delle risorse (in particolare di quelle umane). Le quattro direttrici di miglioramento identificate sono:

la valorizzazione del capitale umano e tecnico, attraverso formazione e sviluppo professionale, nuovi modelli organizzativi e nuove modalità operative;

l‘aumento dei ricavi, mediante la differenziazione dei servizi disponibili (bar, servizi ristoro, punti vendita), l‘aumento degli utenti degli impianti e degli eventi in questi realizzabili, le sponsorizzazioni. Il tutto nell‘ambito di una ristrutturazione delle strutture destinata a migliorarne la capacità di attrazione;

la riduzione dei costi, grazie alle sinergie operative con AMIU (identificato come partner industriale), la razionalizzazione delle forniture e l‘ottimizzazione in termini di allocazione del personale;

la valorizzazione del patrimonio, mediante concessioni degli impianti o delle aree per lo sviluppo di progetti da parte del concessionario con la modalità del project financing.

Gli effetti attesi delle quattro azioni sui risultati della Società sono visibili nella tabella che segue:

PIANO INDUSTRIALE Anno 2004

Anno 1 Anno 2 Anno 3 Anno 4 Anno 5

Ricavi da gestione 2.573 3.380 4.203 5.005 5.666 6.251 Ricavi da Project Financing - - - 500 500 500

TOTALE RICAVI 2.573 3.380 4.203 5.505 6.166 6.751

Costo del lavoro (2.304) (1.755) (1.756) (1.761) (1.763) (1.768) Costo servizi (3.135) (2.581) (2.339) (2.178) (2.113) (2.055) Costi generali e societari (100) (270) (220) (220) (220) (220)

TOTALE COSTI OPERATIVI (5.539) (4.606) (4.315) (4.159) (4.096) (4.043)

Ammortamenti - (2.562) (2.595) (2.629) (2.662) (2.695)

REDDITO OPERATIVO (2.966) (3.788) (2.707) (1.283) (592) 13

Page 63: Ho provato a difendere un sogno

Fonte: Piano Industriale SportInGenova Spa (valori in migliaia di Euro)

Sulla base delle premesse enunciate, considerando che l‘attività è iniziata nel secondo semestre del 2006, la società avrebbe quindi dovuto generare, fra il 01.07.2006 ed il 31.12.2009, una perdita operativa cumulata di 6,5 milioni di Euro. Occorre però sommare anche il costo degli interessi effettivamente sostenuti da SportInGenova nel periodo in esame (derivanti dai debiti trasferiti in capo alla società al momento del conferimento). Il piano industriale prevedeva, quindi, una perdita cumulata di 9,1 milioni di Euro in questo periodo temporale.

I VALORI DEGLI IMPIANTI CONFERITI A SPORTINGENOVA

SportInGenova è nata con il conferimento dei cinque impianti da parte del Comune164. L‘atto costitutivo, datato 22 giugno 2006, ha fra i suoi allegati la relazione del Rag. Luigi Sardano, esperto nominato dal Presidente del Tribunale di Genova con l‘incarico di effettuare ―la stima degli impianti sportivi e pertinenze immobiliari da conferire al patrimonio di una costituenda società per azioni‖165. La relazione riporta i risultati del sopralluogo effettuato il 5 dicembre 2005 e, successivamente, descrive il criterio prescelto per valorizzare gli impianti. La relazione originale è stata oggetto di aggiornamento degli elementi patrimoniali in data 22 giugno 2006, si richiesta del Comune di Genova, allo scopo di identificare il valore di conferimento dei cinque impianti al 1° luglio 2006. Esistono varie metodologie per la valutazione di aziende o di complessi aziendali166. In questo caso, però, il Rag. Sardano ricorda che l‘oggetto della valutazione è costituito da impianti sportivi appartenenti ad un Ente Pubblico e che di conseguenza ―l‟apporto reddituale che gli stessi impianti, oggi oggetto di conferimento, hanno fino ad ora fornito è pressoché nullo (con l‟unica eccezione relativa allo Stadio Luigi Ferraris). Tale scarsa performance si aggiunge anche alla funzione in qualche modo “pubblicistica” che detti impianti hanno rivestito e rivestono, che non muterà anche in futuro, pur facendo parte di una S.p.A (…). Questo scenario fa pertanto ben comprendere come, aldilà dell‟appartenenza ad un soggetto “privatistico” non verrà esclusa affatto la valenza di tipo pubblico che gli impianti sportivi in questione continueranno a rivestire, vista anche la limitata offerta di infrastrutture sportive private che presenta la città di Genova‖167. L‘esperto rileva quindi che le cause del deficit sono da considerare strutturali e che non sarà il semplice conferimento degli oggetti ad una società per azioni a renderli redditizi. Per la valutazione viene utilizzato il metodo cosiddetto ―patrimoniale semplice‖, nel quale si rilevano i valori contabili degli impianti, si verifica se gli stessi debbano essere oggetto di una svalutazione (ad esempio per necessità di ristrutturazioni) e poi si sottrae il valore dei debiti direttamente collegati a tali impianti.

(8.000)

(6.000)

(4.000)

(2.000)

-

2.000

4.000

6.000

8.000

2.006 2.007 2.008 2.009 2.010

Ricavi Costi Risultato operativo

Page 64: Ho provato a difendere un sogno

Questo il risultato:

Impianto Valore di inventario

% di abbattimento

Valore rettificato

Mutui e finanziamenti

residui

Altri debiti residui (BOC e finanziamenti)

Valore Netto di

Conferimento

Centro Sportivo ―Lago Figoi‖ 3.775.340 20,0% 3.020.272 - - 3.020.272 Centro Sportivo ―Villa Gentile‖ 12.228.136 20,0% 9.782.509 - (131.076) 9.651.433 Stadio ―Carlini‖ 16.491.266 70,0% 4.947.380 (1.944.212) - 3.003.168 Impianto Polisportivo ―La Sciorba‖

32.297.932 30,0% 22.608.552 (4.310.290) (172.973) 18.125.289

Stadio ―Luigi Ferraris‖ 45.981.335 20,0% 36.785.068 (7.378.934) (434.285) 28.971.849 Lavori in corso ("Luigi Ferraris")

1.867.495 0,0% 1.867.495 - (1.911.838) (44.343)

TOTALE 112.641.504

79.011.276 (13.633.435) (738.334) 62.727.668 Fonte: Perizia di conferimento (valori in Euro)

Il valore netto di conferimento è poi arrotondato ad Euro 62.727.000. Il Rag. Sardano fornisce, infine, delle interessanti informazioni sulla situazione reddituale degli impianti, sulla base della documentazione contabile fornita dal Comune di Genova e riferita all‘anno 2004. I cinque impianti hanno fatto registrare ricavi complessivi per Euro 2,5 milioni e costi per Euro 5,4 milioni, producendo un disavanzo di Euro 2,9 milioni. Questi dati non tengono conto dei costi definiti come ―centrali‖ e cioè sostenuti dal Comune ma ascrivibili alla gestione diretta degli impianti.

Impianto Ricavi Costi Risultato

Centro Sportivo ―Lago Figoi‖ 199 (1.378) (1.179) Centro Sportivo ―Villa Gentile‖ 13 (195) (182) Stadio ―Carlini‖ 111 (513) (402) Impianto Polisportivo ―La Sciorba‖ 982 (2.595) (1.613) Stadio ―Luigi Ferraris‖ 1.268 (759) 509

TOTALE 2.573 (5.440) (2.867) Fonte: Perizia di conferimento (valori in migliaia Euro)

Il ―Luigi Ferraris‖ rappresenta da solo circa la metà del patrimonio conferito, avendo un valore netto di conferimento di 28,9 milioni di Euro; è anche l‟unico a produrre un reddito operativo positivo.

I COSTI NEL BILANCIO DEL COMUNE DI GENOVA

Prima di passare ai numeri di SportInGenova e, per quanto potrà essere possibile, del ―Luigi Ferraris‖, è utile analizzare i costi che il Comune di Genova sosteneva e sostiene per la gestione degli impianti sportivi. I dati sono tratti dai Bilanci Previsionali dal 2004 al 2010168. Per gli anni dal 2004 al 2008 sono stati utilizzati i consuntivi169; per il 2009, invece, ci si è basati sui dati contenuti nel Bilancio Previsionale 2010. Nell‘ambito del bilancio sono state osservate le spese relative alla Funzione n. 6 (―Funzioni nel settore sportivo e ricreativo‖) e, all‘interno di questa, il Servizio n. 1 (―Piscine Comunali‖) e n. 2 (―Stadio Comunale, Palazzo dello Sport ed altri impianti‖). L‘analisi si è limitata alle spese correnti, cioè quelle riferite all‘anno in corso per la gestione, senza prendere in considerazione le spese per investimento. Limitandoci al Bilancio del Comune, nel 2004, i due servizi oggetto di analisi hanno fatto registrare spese per circa 7,6 milioni di Euro. Nel 2009 questa stessa voce era pari a 2,6 milioni, con una riduzione netta di 5 milioni.

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Personale

Beni di consumo e m. prime

Servizi Utilizzo beni

di terzi Trasferimenti

Oneri finanziari

TOTALE

2004

Piscine comunali 1.325 6 2.773 1 - - 4.105

Stadio comunale, Palazzo dello Sport ed altri impianti

420 37 1.321 40 7 1.673 3.498

TOTALE SPESE CORRENTI 1.745 43 4.093 41 7 1.673 7.603

2009

Piscine comunali - - 566 5 - - 571

Stadio comunale, Palazzo dello Sport ed altri impianti

- 29 214 57 1 1.729 2.029

TOTALE SPESE CORRENTI - 29 780 61 1 1.729 2.600

DIFFERENZA (1.745) (14) (3.314) 21 (7) 55 (5.004) Fonte: Bilanci Comune di Genova 2004 e 2009 (valori in migliaia di Euro)

Prendendo come base i costi del Comune di Genova per il 2005 e proiettandoli per i 3,5 anni in esame (dal secondo semestre 2006 al 2009), avremmo avuto costi complessivi per 30,4 milioni di Euro. Sommando, invece, i costi effettivi del periodo, arriviamo a 14,6 milioni di Euro, cui occorre aggiungere i risultati di SportInGenova, che ha generato nello stesso periodo una perdita cumulata al netto degli ammortamenti degli impianti di 13,5 milioni. La somma dei dati del Comune (14,6 milioni) e di quelli, rettificati, di SportInGenova (13,5 milioni) ci consente di avere un proforma totale che può essere paragonato con i costi presenti nel Bilancio Comunale del 2005, per capire l‘effetto di tutta l‘operazione sulle casse del Comune.

Confronti con costi standard 2005 2006 2007 2008 2009 TOTALE

Costi Comune di Genova (da bilancio) (5.926) (3.061) (3.012) (2.600) (14.598)

Risultato di esercizio SportInGenova Spa (1.872) (4.224) (7.043) (7.236) (20.376) Storno ammortamenti 993 1.931 1.949 1.955 6.827 Corretta allocazione spese - (1.245) 772 473 -

Subtotale SportInGenova (879) (3.538) (4.323) (4.808) (13.549)

Proforma Comune+Sportingenova (6.805) (6.599) (7.335) (7.408) (28.147)

Proiezione spese correnti (base anno 2005) (7.603) (7.603) (7.603) (7.603) (30.413)

Confronto 798 1.004 269 196 2.266 Fonte: Elaborazione su Bilanci Comune e SportInGenova (valori in migliaia di Euro)

Il totale dei costi effettivi è di 28,1 milioni di Euro: sembrerebbe che sia stato generato un beneficio di 2,3 milioni di Euro rispetto ad una gestione diretta degli stessi impianti da parte del Comune basata su una proiezione del costo storico del 2005. Purtroppo non è possibile sapere quanta parte di questo risparmio derivi effettivamente dalla creazione di SportInGenova e quanta, invece, da una specifica azione di contenimento dei costi esercitata dal Comune che, quindi, si sarebbe realizzata anche in assenza dell‘operazione di costituzione della Società.

QUALCHE DETTAGLIO ADDIZIONALE SU SPORTINGENOVA

SportInGenova e fino a tutto il 31 dicembre 2009170, ha generato perdite cumulate per 20,4 milioni di Euro.

Conto Economico 2006-2009 2006

(2°sem) 2007 2008 2009

Ricavi 1.446 3.410 3.329 3.422

Costi operativi (1.979) (4.931) (6.277) (6.577) Rettifiche dei costi - (1.245) (473) - Ammortamenti (993) (1.931) (1.949) (2.384) Accantonamenti - - - (554) Oneri finanziari (346) (772) (901) (670) Imposte - - - -

Risultato netto (rettificato) (1.872) (5.469) (6.272) (6.763) Elaborazione su Bilanci SportInGenova (valori in migliaia di Euro)

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Si parla di risultato netto rettificato perché, rispetto ai bilanci depositati, sono state fatte delle riclassificazioni di alcuni dati. Sia il Bilancio dell‘anno 2008, sia quello del 2009, contenevano infatti al loro interno costi che in realtà appartenevano ad esercizi precedenti e che per errore non erano stati rilevati al momento corretto. Nella tabella, invece, sono stati riportati i costi come se si fossero manifestati da subito nell‘anno di competenza. Nel bilancio 2009 sono stati anche appostati dei fondi, per un totale di 983 mila Euro171: (i) un fondo svalutazione crediti specifico di 254 mila Euro, relativo ad un credito verso il Genoa CFC Spa imputato a bilancio in anni precedenti; (ii) un fondo svalutazione crediti di 300 mila Euro pari al 10% della massa dei crediti; (iii) un fondo rischi per possibili contenziosi con fornitori per 200 mila Euro, dei quali 60 mila Euro relativi alla gara svolta nel 2009 per la fornitura di seggiolini per lo Stadio ―Luigi Ferraris‖; (iv) un fondo rischi per possibili contenzioni con il personale dipendente per 229 mila Euro. I debiti sono aumentati significativamente, passando da 18,9 milioni di Euro del 2006 a 33,8 milioni di Euro del 2009. L‘incremento è avvenuto in piccola parte verso il sistema bancario, per Euro 3,6 milioni verso il Comune di Genova e AMIU, ma peggiorando invece sensibilmente l‘esposizione verso i fornitori, giunta a 13,8 milioni di Euro.

Stato Patrimoniale 2006-2009 2006 (2°sem) 2007 2008 2009 2009 vs 2006

Immobilizzazioni 78.662 76.790 74.998 73.154 (5.509) Depositi bancari 1 0 242 133 133 Altro attivo 1.220 2.749 3.562 3.412 2.193

Totale attivo 79.883 79.540 78.801 76.700 (3.183)

Patrimonio netto 60.855 56.631 49.588 42.352 (18.504) Fondi 80 88 91 519 440 Debiti verso banche e factor 14.883 15.367 16.193 15.714 831 Debiti verso Comune e AMIU 277 1.144 1.981 3.846 3.568 Altro passivo 3.788 6.309 10.949 14.269 10.481

Totale passivo 79.883 79.540 78.801 76.700 (3.183) Elaborazione su Bilanci SportInGenova (valori in migliaia di Euro)

La maggior parte dei debiti verso fornitori (sono nella voce ―Altro passivo‖ che totalizza 14,2 milioni di Euro), sono nei confronti di società ―del Gruppo‖: CAE – AMGA Energia Spa (3,98 milioni di Euro); Iride Mercato Spa (3,31 milioni di Euro); Mediterranea delle Acque Spa (1,63 milioni di Euro); AMIU Genova Spa (578 mila Euro); AMIU Bonifiche Spa (70 mila Euro). Gli altri fornitori, non identificati singolarmente, vantano crediti per ulteriori 1,77 milioni di Euro; ci sono poi 639 migliaia di Euro stanziati per costi inerenti migliorie dello Stadio ―Luigi Ferraris‖. Com‘è stato possibile che nell‘arco di quattro anni SportInGenova abbia fatto registrare perdite per circa 21 milioni di Euro? In realtà, il fatto che la società avrebbe accumulato perdite non è una sorpresa: la già citata Delibera 47/2006 precisava infatti: ―Rilevato che dal Piano di fattibilità, in cui la previsione del risultato economico della Società costituenda – autorizzata con il presente provvedimento – è confrontata con quelli della gestione comunale, emerge la convenienza economica dell‟operazione e viene evidenziata la tendenza al raggiungimento dell‟equilibrio di bilancio nell‟arco del quinquennio‖. Il piano industriale di SportInGenova prevedeva che la società, nel primo quinquennio, avrebbe avuto una perdita di esercizio, ma di ―soli‖ 9,1 milioni di Euro.

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Da dove deriva la differenza? Le tabelle mettono a confronto i dati del piano industriale172 con i risultati effettivi della Società, così come emergono dai bilanci depositati.

Anno 2006 Anno 2007 Anno 2008 Anno 2009

Bilancio Piano Bilancio Diff. Piano Bilancio Diff. Piano Bilancio Diff. Piano Bilancio Diff.

Ricavi da gestione 1.690 1.446 (244) 4.203 3.410 (793) 5.005 3.329 (1.676) 5.666 3.422 (2.244) Ricavi da Project Financing

- - - - 500 (500) 500 (500)

RICAVI 1.690 1.446 (244) 4.203 3.410 (793) 5.505 3.329 (2.176) 6.166 3.422 (2.744)

Costo del lavoro (878) (918) (40) (1.756) (1.859) (103) (1.761) (1.880) (119) (1.763) (1.983) (220) Costo servizi (1.291) (861) 430 (2.339) (3.891) (1.552) (2.178) (4.477) (2.299) (2.113) (4.070) (1.957) Costi generali e societari (135) (201) (66) (220) (426) (206) (220) (393) (173) (220) (524) (304)

COSTI OPERATIVI (2.303) (1.979) 324 (4.315) (6.176) (1.861) (4.159) (6.750) (2.591) (4.096) (6.577) (2.481)

Ammortamenti (1.281) (993) 288 (2.595) (1.931) 664 (2.629) (1.949) 680 (2.662) (2.939) (277)

REDDITO OPERATIVO (1.894) (1.526) 368 (2.707) (4.697) (1.990) (1.283) (5.371) (4.088) (592) (6.093) (5.501) Fonte: Elaborazione su Piano Industriale e Bilanci SportInGenova (valori in migliaia di Euro)

TOTALE PERIODO

Bilancio Piano Bilancio Differenza

Ricavi da gestione 16.564 11.607 (4.957) Ricavi da Project Financing 1.000 - (1.000) RICAVI 17.564 11.607 (5.957)

Costo del lavoro (6.158) (6.640) (482) Costo servizi (7.921) (13.298) (5.378) Costi generali e societari (795) (1.544) (749) COSTI OPERATIVI (14.873) (21.483) (6.610)

Ammortamenti (9.167) (7.811) 1.356

REDDITO OPERATIVO (6.476) (17.687) (11.211) Fonte: Elaborazione su Piano Industriale e Bilanci SportInGenova (valori in migliaia di Euro)

I risultati reali sono peggiori rispetto alle previsioni del Piano Industriale per circa 11,2 milioni di Euro:

4,95 milioni di Euro di minori ricavi dalla gestione corrente. Dovrebbero essere rappresentati dagli affitti degli impianti. Effettivamente nella Relazione sulla Gestione del Bilancio al 31 dicembre 2009173 gli amministratori rilevano che i ricavi per la gestione di quattro dei cinque impianti (con l‘eccezione del solo ―Luigi Ferraris‖) sono ―determinati da tariffe fissate dal Comune e non coprono che una minima parte dei costi di gestione. Ciò è certamente corretto dal punto di vista sociale e dalla visuale dell‟Azionista di maggioranza, ma il conseguente pesantissimo squilibrio dei conti aziendali non può essere ulteriormente sopportato dalla Società‖;

1 milione di Euro di minori ricavi da project financing. Il piano non specificava in cosa consistesse, concretamente, il project financing, non è quindi possibile capire se la loro mancata realizzazione derivi da una scelta aziendale o da fattori esogeni;

0,48 milioni di Euro di maggiori costi del personale. Si tratta di un errore ripetitivo sul costo del personale che, fatte salve situazioni particolari (quali gli straordinari, comunque stimabili sulla base del passato), non dovrebbe mai essere difficile valutare con sufficiente precisione174.

5,37 milioni di Euro di maggiori costi per servizi. È la voce in assoluto più elevata, poiché rappresenta un incremento del 168% sul valore di budget. In assenza di precisazioni nei Bilanci, è possibile che sia in parte dovuta a costi straordinari dell‘esercizio che non hanno incrementato il valore degli impianti (rifacimento del manto erboso, manutenzione) o da errori iniziali di stima nella costruzione del piano industriale;

0,74 milioni di Euro di maggiori costi generali.

1,35 milioni di Euro di minori costi per ammortamenti ed accantonamenti. Questa è l‘unica variazione chiaramente giustificata, poiché deriva da una variazione dei principi contabili intervenuta a partire dal 2007, che ha imposto di scorporare la quota di terreno dal valore del

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fabbricato, riducendo così il valore di partenza in base al quale effettuare il calcolo degli ammortamenti. Il beneficio è parzialmente annullato, nel 2009, da circa 980 mila di Euro di stanziamenti straordinari fatti in sede di approvazione del bilancio.

Aldilà delle spiegazioni, che sono solo delle ipotesi di lavoro (vista l‘impossibilità di accedere alla contabilità dell‘azienda), rimane difficile pensare che a fronte di un così forte scostamento dei dati consuntivi rispetto al piano originariamente concepito non vi sia traccia di spiegazioni nei Fascicoli di Bilancio. Sarebbe probabilmente opportuno che l‘azionista di maggioranza (oggi unico) e cioè il Comune di Genova, si interrogasse concretamente sulle motivazioni che hanno condotto ad una così forte differenza di risultato. Il costo di SportInGenova è stato quasi il doppio di quanto era inizialmente preventivato. Non in linea con le attese, viste le dichiarazioni del 2005 di Pietro D‘Alema ―esistono sprechi, esistono cattive gestioni, si possono risparmiare soldi in acquisti mirati. Ma non è possibile che il privato, con lo sport, ci guadagni e il pubblico ci perda. Garantiremo le fasce deboli e lasceremo alle società gli spazi gestiti in concessione. Ma, come si dice, guarderemo tutto con occhio aziendale‖175. Sul mancato raggiungimento dell‘autonomia gestionale e finanziaria il Consiglio di amministrazione, anche nella Relazione sulla Gestione del Bilancio 2009, ha ricordato due fattori che condizionano pesantemente la vita della Società:

i ricavi per la gestione di quattro dei cinque impianti (con l‘eccezione del solo Stadio ―Luigi Ferraris‖) sono ―determinati da tariffe fissate dal Comune e non coprono che una minima parte dei costi di gestione. Ciò è certamente corretto dal punto di vista sociale e dalla visuale dell‟Azionista di maggioranza, ma il conseguente pesantissimo squilibrio dei conti aziendali non può essere ulteriormente sopportato dalla Società‖;

―le limitate risorse finanziarie disponibili sono state interamente utilizzate per investimenti sullo stadio Ferraris, su indicazione dello stesso Azionista di maggioranza. (…) i cui costi e gli impegni finanziari relativi sono tali da non poter essere sopportati da SportInGenova senza il supporto degli Azionisti‖.

Sarebbe però interessante capire quanta parte di questi maggiori costi siano effettivamente da addebitare allo Stadio ―Luigi Ferraris‖ e quanti, invece, discendano dagli altri quattro impianti gestiti da SportInGenova. Questo non solo per un mero dovere di cronaca, ma anche e soprattutto per capire se il messaggio indirettamente passato dal 2008 ai cittadini (e cioè, sostanzialmente, che se SportInGenova era in perdita la responsabilità era da addebitare agli alti costi ordinari e straordinari dello Stadio ―Luigi Ferraris‖) trovi riscontro oggettivo o meno nei numeri.

QUANTO COSTA LO STADIO “LUIGI FERRARIS”?

Nell‘immaginario collettivo cittadino si è creata la percezione che SportInGenova e lo Stadio ―Luigi Ferraris‖ siano la stessa cosa. D‘altra parte, dei cinque impianti a suo tempo conferiti, è sicuramente il più famoso e quello di cui si è parlato di più. Nel momento in cui si dichiarano i dati riguardanti i deficit di bilancio di SportInGenova ed al crescente indebitamento bancario e con i fornitori di quest‘ultima, c‘è il forte rischio di passare un messaggio non corretto, e cioè che tale situazione sia dovuta ai costi dello ―Luigi Ferraris‖. È infatti verosimile che se si chiedesse cittadini genovesi quali sono i costi dello stadio, buona parte di questi risponderebbe: ―altissimi, i quattro anni ha causato perdite per 30 milioni!‖.

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La realtà è diversa. Nei quattro anni di vita di SportInGenova, l‘affitto dello stadio alle due squadre di calcio ha prodotto ricavi per circa 6,8 milioni di Euro176, quindi il 60,5% del fatturato complessivo. Ma a fronte di quali costi? Al momento della creazione di SportInGenova, il ―Luigi Ferraris‖ era l‘unico degli impianti oggetto del conferimento a presentare un risultato operativo positivo, per 500 mila Euro. Leggendo l‘intervento della dott.ssa Castagnacci in sede di presentazione del progetto si intuisce, addirittura, che lo Stadio viene conferito proprio perché, sfruttando la sua capacità di generare utili, potrà supportare la gestione degli altri quattro impianti che sono oggetto di una gestione ―sociale‖, ispirata più a garantirne la fruizione da parte dei cittadini utilizzatori che non al profitto economico. Pur non disponendo delle informazioni di dettaglio dei singoli impianti (se non per quanto riguarda i soli ricavi, e solo a partire dal 2007) è stato fatto un tentativo di simulazione del Bilancio del solo “Luigi Ferraris”. L‘ipotesi di lavoro è stata costruita sulla base dei seguenti criteri:

i ricavi sono rilevati in maniera puntuale dai bilanci di SportInGenova. Per il solo anno 2006, non essendo disponibile il dettaglio, è stato considerato il 60% dei ricavi complessivi della società, coerentemente con l‘andamento medio degli anni seguenti;

i costi operativi sono imputati sulla base dell‘incidenza media delle stesse voci (servizi e personale) per la voce ―Stadio comunale e Palazzetto dello Sport‖ nei bilanci del Comune di Genova degli anni 2004 e 2005. In particolare rappresentano il 37,72% dei costi per materie prime e servizi (e di questi il 55% è stato considerato riferito allo stadio) e il 27,38% dei costi per il personale (e di questi il 35% è stato considerato riferito allo stadio, corrispondente ai costi di 5 persone a tempo pieno); gli oneri diversi di gestione sono imputati al 20%. Questo valore è molto aleatorio, in quanto la voce è fortemente influenzata dai costi per le utenze, per le quali non è possibile stimare, dall‘esterno, l‘imputazione analitica ai singoli impianti;

gli ammortamenti sono iscritti sulla base dei bilanci di SportInGenova. Gli accantonamenti ai fondi rischi eseguiti nel 2009 non sono invece stati considerati perché inerenti un evento eccezionale (il fondo per la gara seggiolini) e, per la parte residua, fondi svalutazione su crediti verso i quali non è nota la competenza (e che potrebbero essere addirittura antecedenti al 2006);

gli oneri finanziari sono calcolati sulla base dell‘esposizione effettiva derivante da mutui e finanziamenti accesi sullo Stadio ―Luigi Ferraris‖ , ipotizzando una rata media ventennale ed un tasso di interesse fisso al 6%;

il debito verso le banche a breve termine evolve nel tempo, secondo indicatori patrimoniali che determinano la variazione dei flussi di cassa prevedono l‘incasso dei crediti a 12 mesi ed il pagamento dei costi operativi a 90 giorni. Si è tenuto conto degli investimenti effettuati, così come risultati dai bilanci.

Simulazione “Luigi Ferraris” 2006 2007 2008 2009

Ricavi affitti squadre 1.261 2.102 1.822 1.907 Altri ricavi - - 188 106 Totale Ricavi 1.261 2.102 2.010 2.013

Costi per servizi e acquisti (179) (807) (929) (844) Costi per il personale (88) (178) (180) (190) Spese generali (40) (85) (79) (105) EBITDA 955 1.031 822 874

Ammortamenti (509) (941) (959) (959) Proventi (oneri) finanziari (292) (569) (616) (585) Imposte - - - -

Utile (perdita) d'esercizio 154 (478) (752) (669) Elaborazione su Bilanci SportInGenova (valori in migliaia di Euro)

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Se tutte le premesse sono corrette, lo Stadio dovrebbe aver generato una perdita civilistica di esercizio, nell‘arco dei quattro anni presi in esame, di 1,75 milioni di Euro, rappresentante solo l‟8,5% del totale delle perdite cumulate di SportInGenova. Occorre ricordare che SportInGenova è nata da un conferimento e che:

i costi della gestione corrente sono probabilmente sovrastimati, in particolare per quanto riguarda il costo del personale dipendente. Non è possibile capire se anche le tariffe applicate dalle aziende per la fornitura delle utenze siano coerenti con i volumi sviluppati, anche se i costi di questa natura sembrerebbero aver avuto un notevole incremento dopo che gli impianti sono fuoriusciti dalla gestione diretta del Comune;

gli oneri finanziari sono elevati soprattutto per l‘alto costo del denaro, poiché SportInGenova ha ereditato dal Comune finanziamenti ad un tasso fisso del 6%, che è un costo medio superiore all‘‘attuale.

Se l‘impianto fosse gestito da un‘azienda totalmente privata, quindi, è verosimile che i costi di esercizio sarebbero più contenuti. Forse, addirittura, in maniera da garantire un equilibrio di esercizio. Uno dei pochi riscontri alla simulazione è nelle dichiarazioni del ottobre 2008 dell‘allora Amministratore delegato di SportInGenova, Silvio Sartorelli, secondo cui lo Stadio ―Luigi Ferraris‖ produceva una perdita di 466 mila Euro177. Se, come probabile, si riferiva ai risultati del 2007, allora i criteri impostati in questo lavoro non si discostano troppo dalla realtà (il risultato previsto dalla simulazione è, infatti, di 478 mila Euro di perdita). Per quanto attiene la situazione patrimoniale e finanziaria, le tabelle successive sono state predisposte sulla base dei seguenti criteri:

le immobilizzazioni sono calcolate puntualmente, esistendo sufficienti dati nei Bilanci della Società;

la valutazione del capitale circolante netto è impostata sulla previsione di incassare i crediti a 365 giorni e di pagare i debiti a 90 giorni. Questa situazione è più penalizzante di quella reale, in particolare sul fronte dei debiti verso i fornitori, che sono saldati con ritardi molto superiori;

il patrimonio netto si movimenta per effetto dei risultati di esercizio;

le banche a medio termine sono basate sui dati disponibili nel bilancio; la posizione delle banche a breve termine è la risultante del flusso di cassa prodotto.

Stato Patrimoniale riclassificato 2006 2007 2008 2009

Totale Immobilizzazioni 30.330 30.476 29.554 28.595 Crediti 1.261 2.102 2.010 2.013 Debiti (66) (243) (273) (255) Capitale Circolante Netto 1.195 1.859 1.737 1.758

Capitale Investito Netto 31.526 32.336 31.291 30.354

Patrimonio Netto 21.115 20.637 19.885 19.215 Banche a breve 687 2.461 1.389 1.670 Banche a medio/lungo 9.724 9.238 10.018 9.468 Posizione Finanziaria Netta 10.411 11.699 11.406 11.138

Totale Fonti 31.526 32.336 31.291 30.354 Fonte: Elaborazione su Bilanci SportInGenova (valori in migliaia di Euro)

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Un altro aspetto che incide sui risultati è il forte ritardo nei pagamenti da parte delle due squadre di calcio (decisamente più da parte del Genoa che non della Sampdoria): se a partire dal 2007 avessero rispettato normali condizioni di pagamento delle fatture a 90 giorni, su base trimestrale, il flusso di cassa operativo sarebbe stato positivo, con evidenti benefici in termini di autonomia della struttura. Ragionevolmente la Società avrebbe avuto anche una minore esposizione verso le banche, con addebito di minori interessi passivi. Sarebbe interessante capire se SportInGenova abbia mai provato a ricorrere alla cessione dei crediti, magari pro-soluto, a una società di factor: ciò avrebbe permesso di incassare immediatamente i crediti e migliorare sensibilmente la situazione finanziaria. L‘unica spiegazione ragionevole è che il tentativo non sia andato a buon fine per il probabile scarso ―merito di credito‖ delle due società di calcio (in assenza di garanzie dei due azionisti, ovviamente). La domanda cui occorre rispondere è però diversa: se il “Luigi Ferraris”, anziché essere conferito a SportInGenova, fosse rimasto di proprietà del Comune (all‘interno del Bilancio comunale), avrebbe continuato a produrre un risultato operativo positivo come al momento del conferimento, nel 2006, oppure avrebbe generato una perdita? Per rendere le previsioni di costo coerenti a quelli del Bilancio del Comune di Genova, occorre eliminare dai costi annuali i soli ammortamenti (cui il Comune non è tenuto). Le altre voci di costo rimangono invariate, pur con la stessa sensazione di sovrastima già esternata in precedenza. La tabella che segue parte dall‘ipotesi di risultato del ―Luigi Ferraris‖ in precedenza delineata, per arrivare al Risultato Operativo che si sarebbe avuto se l‘impianto fosse rimasto all‘interno del Bilancio del Comune di Genova.

Riclassifica secondo criteri del Piano Industriale 2006 2007 2008 2009

Risultato esercizio (stima) 154 (478) (752) (669) Storno ammortamenti 509 941 959 959

Ipotesi risultato “Luigi Ferraris” (se proprietà comunale)

663 463 206 289

Fonte: Elaborazione su Bilanci SportInGenova (valori in migliaia di Euro)

Lo Stadio “Luigi Ferraris” avrebbe quindi verosimilmente continuato a produrre un risultato operativo positivo nel periodo fra il 2006 e il 2009178. Questa affermazione è confermata anche dal Prof. Luca Gandullia, Presidente del Consiglio di amministrazione di SportInGenova dall‘estate 2009 fino alla messa in liquidazione della Società che conferma: ―Il principale limite è stato quello di pensare che una Spa, che per sua natura persegue fini lucrativi, potesse reggersi da sola praticando delle tariffe, stabilite dall‟amministrazione pubblica anche cono finalità sociali, insufficienti a garantire la copertura delle spese ordinarie di gestione. Parlando da economista, l‟unico impianto che avrebbe senso affidare ad un spa pubblica è il Ferraris, che, se gestito in forma manageriale, sarebbe in grado di produrre utili attraverso criteri privatistici e di mercato, mentre non si può dire che la sua gestione debba rispondere a criteri di socialità‖179

SPORTINGENOVA IN LIQUIDAZIONE: QUALE DESTINO PER LO STADIO “LUIGI FERRARIS”?

Nel dicembre 2009 il Consiglio Comunale decide di ―smontare‖ l‘operazione che nel 2006 aveva creato SportInGenova, determinando fra l‘altro di procedere alla riduzione del capitale sociale di AMIU Spa per un importo pari al valore delle partecipazioni cedute dal Comune di Genova (così

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come risultanti dal bilancio di AMIU Spa approvato al 31 dicembre 2008), riportando dette partecipazioni interamente sotto il controllo del Comune di Genova stesso. A seguito di tale operazione SportInGenova Spa torna ad essere controllata al 100% dal Comune di Genova180. Nel gennaio 2010 viene annunciato che SportInGenova sarà posta in liquidazione. Il Comune riporta sotto il suo controllo diretto tre dei cinque impianti sportivi precedentemente conferiti, accollandosi 16 milioni di Euro di debiti. Per quanto riguarda il ―Luigi Ferraris‖ si tenterà un accordo con le due squadre di calcio per una gestione condivisa. Sul tema l‘Assessore Anzalone ricorda che ―è noto che vorremmo affidare alle squadre la gestione dello stadio, ma bisogna che ci sia un‟intesa fra le due società, per quanto abbiamo pensato che SportInGenova, pur messa in liquidazione, potrebbe trasformarsi per un periodo determinato in una società ristretta che dialoghi con le squadre, in un‟intesa a tre, con un 33% ciascuno di impegno‖181. SportInGenova entra in liquidazione il 16 giugno 2010. Liquidatore è nominato il dott. Adriano Anselmi. Qualche settimana più tardi, nel luglio del 2010, l‘Assessore varia leggermente la posizione dell‘Amministrazione comunale. Probabilmente dopo aver incassato un diniego delle squadre relativamente all‘affidamento diretto della gestione dell‘impianto si passa a prevedere di riportare anche lo Stadio ―Luigi Ferraris‖ nell‘ambito del patrimonio del Comune di Genova e di effettuare quegli interventi che possano consentire di sfruttare al meglio la struttura anche al di fuori degli eventi calcistici182. La posizione dell‘Amministrazione Comunale sembra essere quella di non alienare questi beni (che prima del conferimento a SportInGenova facevano parte del patrimonio ―non disponibile‖183 del Comune) ma di provvedere a ricomprarli allo scopo di dotare SportInGenova delle risorse necessarie al saldo di tutti i propri debiti, così come iniziato con i primi tre impianti. Sembrerebbe tutto lineare: il Comune provvede a pagare – qualche anno dopo – costi che avrebbe comunque avuto nel suo bilancio per ciascuno degli anni di esistenza di SportInGenova. Bisogna però augurarsi che le cose vadano proprio come fin qui ipotizzato. Il processo di liquidazione di una società parte dal presupposto di portare alla chiusura del soggetto giuridico attraverso la vendita di tutte le componenti dell‘attivo (beni materiali ed immateriali, immobilizzazioni finanziarie, crediti) allo scopo di accumulare una quantità di denaro sufficiente a saldare tutti i debiti e, se possibile, restituire agli azionisti il capitale sociale a suo tempo versato. Questo è il caso della cosiddetta liquidazione in bonis, che non prevede alcun tipo di contenzioso con nessuno dei debitori (non esclude ovviamente transazioni ed accordi). Più di frequente, le società sono messe in liquidazione quando si sa in partenza che non esistono (né sono ottenibili) risorse sufficienti per saldare tutti i debiti: in questo caso, il liquidatore cerca di vendere i beni a sua disposizione al meglio delle sue possibilità, per poi negoziare con i creditori una chiusura delle posizioni versando solo una quota di quanto dovuto. Il creditore non soddisfatto della proposta può sempre provare a proporre istanza di fallimento della società; generalmente però viene scelta la soluzione meno penalizzante e cioè la certezza di incassare in tempi abbastanza rapidi una quota dei propri crediti, contro il rischio di vedere i tempi allungarsi per la dinamica fallimentare ottenendo al termine una cifra che non è poi così distante da quella che si sarebbe ottenuta negoziando.

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In verità il creditore di SportInGenova ha un discreto vantaggio, rappresentato dalla particolare situazione in cui la Società ha operato nell‘arco della sua attività. Sin dall‘inizio è stata sottoposta, ai sensi dell‘art. 2947 del Codice Civile, all‘attività di direzione e coordinamento da parte del Comune di Genova. Tale articolo, al primo comma, prevede che ―Le società o gli enti che, esercitando attività di direzione e coordinamento di società agiscono nell'interesse imprenditoriale proprio o altrui in violazione dei principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale delle società medesime, sono direttamente responsabili nei confronti dei soci di queste per il pregiudizio arrecato alla redditività ed al valore della partecipazione sociale, nonché nei confronti dei creditori sociali per la lesione cagionata all'integrità del patrimonio della società. Non vi è responsabilità quando il danno risulta mancante alla luce del risultato complessivo dell'attività di direzione e coordinamento ovvero integralmente eliminato anche a seguito di operazioni a ciò dirette‖. Il Consiglio di amministrazione di SportInGenova ha sempre messo in evidenza come la scarsa redditività ed autonomia finanziaria della Società dipendesse anche ―da tariffe fissate dal Comune [che] non coprono che una minima parte dei costi di gestione. Ciò è certamente corretto dal punto di vista sociale e dalla visuale dell‟Azionista di maggioranza, ma il conseguente pesantissimo squilibrio dei conti aziendali non può essere ulteriormente sopportato dalla Società‖184. Sebbene la maggioranza dei creditori siano fornitori direttamente o indirettamente partecipati dal Comune di Genova, anche per quelli minori questa situazione dovrebbe configurare una responsabilità solidale in capo al Comune stesso. Riacquistando gli impianti il Comune di Genova probabilmente sta solo anticipando un esborso che sarebbe stato comunque dovuto in caso di contenziosi. Il ―Luigi Ferraris‖ e la ―Sciorba‖, rimangono per ora in capo a SportInGenova ma dovrebbero rientrare anche questi nell‘ambito del patrimonio del Comune di Genova, probabilmente già nel corso del 2011185. In questo momento, infatti, il liquidatore dovrebbe essere in procinto di redigere una situazione di liquidazione della società, per capire quale strada seguire. Ha però un vantaggio: se per l‘amministratore di una società è estremamente pericoloso (anche sotto il profilo della responsabilità personale) vendere un bene ad un valore inferiore a quello di mercato, seppure in una situazione di difficoltà conclamata della società, il liquidatore ha meno problemi in questo senso, perché può dimostrare che lo sconto concesso era necessario per addivenire ad un incasso rapido e per garantire la chiusura della liquidazione senza contenziosi con i creditori È quindi possibile che il liquidatore (stante la probabile scarsa propensione del Comune di Genova a impegnare altri 15 milioni di Euro sottraendoli a capitoli di spesa, obiettivamente, più importanti per la vita dei cittadini) si trovi nella ―necessità‖ di dismettere gli impianti della ―Sciorba‖ ed il ―Luigi Ferraris‖? A chi potrebbero, però, interessare le piscine della ―Sciorba‖ che secondo le ultime informazioni (riferite al 2008) facevano registrare una perdita di circa 2 milioni di Euro all‘anno? Forse rimane un solo asset vendibile: lo Stadio “Luigi Ferraris”, che anche nella situazione attuale, se gestito con logiche privatistiche, potrebbe essere in pareggio. Se il Comune non desse seguito alla decisione di riacquistare l‘impianto, lo Stadio “Luigi Ferraris” sarà venduto? Chi può essere interessato a comprarlo? E, soprattutto, che cosa ne farà successivamente all‘acquisto?

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CAPITOLO 2

LA PROPOSTA DI LEGGE SULL‟IMPIANTISTICA SPORTIVA

Nel corso della discussione cittadina, si è spesso fatto riferimento ai benefici economici ai quali avrebbero avuto accesso i progetti che avessero fatto parte del dossier FIGC per la candidatura dell‘Italia ai Campionati Europei di calcio del 2016. In taluni casi si è parlato di contributi a fondo perduto, in altri di finanziamenti a tasso zero. La Proposta di Legge in discussione al Parlamento, porta in realtà vantaggi di natura prevalentemente procedurale, stabilendo delle corsie preferenziali e degli adempimenti semplificati per tutti i progetti che saranno inseriti nel previsto ―Piano Triennale di intervento straordinario per l'Impiantistica Sportiva‖. I vantaggi economici, rappresentati da un contributo sugli interessi passivi derivanti dai finanziamenti richiesti all‘Istituto per il Credito Sportivo, sono gli stessi che possono essere già richiesti sulla base della vigente normativa (come ha fatto la Juventus per il suo nuovo stadio). È ovviamente utile essere inseriti nel novero del Piano Triennale di Intervento, perché a questo sarà data priorità in caso di carenza di fondi a disposizione.

PUNTI SALIENTI DELLA PROPOSTA DI LEGGE

Il Senato della Repubblica, nell‘adunanza del 7 ottobre 2009 della 7° Commissione Permanente, ha approvato in sede referente la Proposta di Legge per il finanziamento degli impianti sportivi (―Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi e stadi anche a sostegno della candidatura dell‟Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale‖). Il testo approvato dal Senato è stato poi trasmesso alla Camera dei Deputati il 13 ottobre 2009, dove è stato recepito con il numero di riferimento A. C. 2800. È stato quindi assegnato alla VII Commissione permanente (Cultura, Scienza e Istruzione) che ne ha iniziato l‘analisi il giorno 11 maggio 2010. Dopo una serie di riunioni interlocutorie, il 7 luglio 2010 la Commissione ha deciso di nominare un Comitato Ristretto che avrà il compito di coordinare il testo con le altre proposte già presenti alla Camera186 e di approfondire le tematiche di discussione emerse. Durante l‘esame alla Camera è venuta meno la candidatura dell‘Italia a ospitare la manifestazione Euro 2016. La Proposta di Legge in esame, così come approvata dal Senato, ha l‘obiettivo di favorire la costruzione di nuovi impianti, ovvero la ristrutturazione di strutture esistenti ―secondo criteri di sicurezza, fruibilità e redditività dell'intervento e della gestione economico-finanziaria, in modo che sia garantita, nell'interesse della collettività, la sicurezza degli impianti e degli stadi, anche al fine di prevenire i fenomeni di violenza all'interno e all'esterno dei medesimi, e sia migliorata, a livello internazionale, l'immagine dello sport in vista della candidatura dell'Italia per l'organizzazione di manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale”. I progetti che presentino i requisiti necessari beneficeranno di una semplificazione ed accelerazione delle procedure amministrative necessarie alla loro realizzazione. È innanzitutto previsto che le opere oggetto della presente legge siano dichiarate ―di preminente interesse nazionale, di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza‖187. Nel caso di nuovi insediamenti, è necessario presentare al Comune uno studio di fattibilità ―comprensivo delle valutazioni di ordine sociale, ambientale e infrastrutturale, degli impatti paesaggistici e delle

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esigenze di riqualificazione paesaggistica, e del piano finanziario con l'indicazione delle eventuali risorse pubbliche e degli eventuali finanziamenti per la sua predisposizione‖. Il sindaco, entro sessanta giorni, promuove un Accordo di Programma ai sensi del D. Lgs. 267/2000, anche allo scopo di ―approvare le necessarie varianti urbanistiche e commerciali e per conseguire l'effetto di dichiarazione di pubblica utilità e di indifferibilità ed urgenza delle opere‖; iter che deve concludersi entro sei mesi. Se l'accordo di programma comporta ―variazione degli strumenti urbanistici comunali, vigenti o adottati‖ occorrerà la ratifica della Giunta Comunale (è comunque sempre esplicitamente prevista l'applicazione della disciplina in materia di valutazione di impatto ambientale). Nel caso di ristrutturazioni di impianti esistenti sarà sufficiente la presentazione di una Denuncia di Inizio Attività, fatti salvi i casi di interventi di ristrutturazione o di trasformazione non conformi agli strumenti urbanistici ai quali si applicherà l‘iter previsto nel caso di nuovi insediamenti. L‘impianto ed eventuali aree accessorie e pertinenziali potranno essere cedute dal Comune anche in concessione, purché di durata non inferiore ai 50 anni. I soggetti proponenti possono essere delle società professionistiche (anche mediante veicoli dei quali queste mantengano il controllo), oppure soggetti privati o pubblici che abbiano stipulato un accordo di durata almeno ventennale con una società professionistica, che dovrà essere la principale fruitrice dell‘impianto. I progetti, che possono riguardare gli ―stadi‖ oppure i ―complessi polifunzionali‖188, dovranno essere presentati entro 3 mesi dall‘approvazione della Legge, allo scopo di consentire al Consiglio dei Ministri la redazione di un Piano triennale di intervento straordinario per l‟Impiantistica Sportiva, che prevederà, fra l‘altro, contributi in conto interessi sui finanziamenti necessari per la realizzazione degli interventi. Sarà data priorità ai progetti che portino alla realizzazione di complessi multifunzionali, ―destinati ad essere usati durante l‟intero anno e per eventi anche sociali e culturali che abbiano capacità di generare processi di riqualificazione urbana e ambientale, che creino nuova occupazione nel territorio e che prevedano l‟uso di tecniche innovative di costruzione e la realizzazione di impianti di produzione di energie alternative, con particolare riguardo ai sistemi fotovoltaici idonei a generare energia elettrica a favore del territorio su cui è ubicato lo stadio‖.

LE CRITICHE ESPRESSE ALLA PROPOSTA DI LEGGE

Le principali critiche discendono dalle procedure di semplificazione e accelerazione dell‘iter amministrativo dei progetti, che riducono le possibilità di contrasto di eventuali utilizzi impropri della legge. Legambiente189 rileva innanzitutto come la proposta sia stata approvata dalla Commissione Cultura del Senato, ―pur trattandosi di un testo dai contenuti sicuramente difformi dalla normativa urbanistica vigente, e ben più inerenti ai temi propri delle Commissioni Ambiente e Lavori Pubblici‖. Uno dei passaggi più controversi è rappresentato dall‘art. 1, 2° comma, nella parte in cui recita: ―le opere oggetto della presente legge sono dichiarate di preminente interesse nazionale, di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza‖. Le criticità sono evidenziate dallo stesso relatore del progetto alla Camera, Claudio Barbaro, che nel presentare il Progetto alla Commissione l‘11 maggio 2010, con riferimento alla dichiarazione di preminente interesse nazionale, “segnala sin d'ora l'opportunità di chiarire se la finalità della disposizione è, o meno, quella dell'inserimento delle opere nel Programma delle

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infrastrutture strategiche di cui alla legge 443 del 2001. Ricorda, inoltre, che la dichiarazione di pubblica utilità attribuisce alle opere, anche quando private, la natura giuridica di opera pubblica e costituisce presupposto per eventuali procedure espropriative. Infine, la dichiarazione di indifferibilità ed urgenza costituisce il presupposto di legittimità del provvedimento di occupazione d'urgenza‖. Il secondo punto ritenuto controverso è l‘art. 4, 3° comma che disciplina la definizione, da parte del Sindaco, dell‘Accordo di Programma, al fine di ―approvare le necessarie varianti urbanistiche e commerciali e per conseguire l'effetto di dichiarazione di pubblica utilità e di indifferibilità ed urgenza delle opere‖. Tale procedura è già prevista dal Decreto Legislativo n. 267/2000 ma, in deroga all‘art. 34 di tale Decreto, si prevede che se l‘Accordo di Programma comporta una ―variazione degli strumenti urbanistici comunali, vigenti o adottati‖, la ratifica debba provenire dalla Giunta Comunale (espressione della sola maggioranza di governo della Città) e non da parte del Consiglio Comunale. I critici evidenziano il rischio di possibili abusi, derivanti dalla previsione dell‘art. 5, 2° comma (relativo ai nuovi impianti) che recita: ―Nel caso della realizzazione di complessi multifunzionali il progetto può prevedere locali e spazi da destinare ad attività residenziali, direzionali, turistico-ricettive e commerciali‖, e dell‘art. 6, 4° comma (relativo alla ristrutturazione e trasformazione degli impianti esistenti) che recita ―il Comune può prevedere la possibilità di un ampliamento edificatorio delle cubature che già insistono sull‟area interessata (stadio ed aree funzionali e pertinenziali, ndr)‖. La preoccupazione nasce sia dall‘estensione delle possibili destinazioni alternative, sia in collegamento con la definizione stessa di complesso multifunzionale, contenuta nell‘art. 2, che mette in relazione lo ―stadio, anche unitamente ad altri impianti sportivi tra loro collegati da organicità funzionale, strutturale ed impiantistica‖ con ―una o più strutture, anche non contigue, funzionali alla fruibilità del complesso medesimo‖. Questo perché: (i) se una struttura è definita come ―non contigua‖, stando alla lingua italiana, può paradossalmente essere anche molto distante, dall‘altra parte della Città; (ii) il concetto di ―funzionale alla fruibilità‖, che ad una prima lettura sembrerebbe indurre ad una funzionalità di utilizzo (es. un parcheggio vicino allo stadio), potrebbe essere inteso anche in maniera estensiva, cioè ―economicamente‖ funzionale alla fruibilità. In altri termini, chi è preoccupato da un‘applicazione speculativa della legge rileva che il soggetto promotore potrebbe affermare che per sostenere gli oneri dell‘investimento sull‘impianto posizionato in una determinata area sia necessario ottenere spazi a destinazione residenziale, direzionale, turistico/ricettiva o commerciale in un‘altra zona della città; che magari non ha alcuna prossimità con l‘impianto, ma i cui ritorni consentono di ammortizzare il costo della costruzione o ristrutturazione dell‘impianto sportivo. Osservando quanto avvenuto a Genova, il Sindaco Marta Vincenzi (per supportare gli oneri economici e finanziari del progetto Colisa) era stata sollecitata a dare la propria disponibilità nell‘identificare e rendere disponibili aree non collegate all‘impianto sulle quali il promotore del progetto avrebbe potuto effettuare altri investimenti. Nel caso della Colisa si era parlato di 100 mila metri quadrati destinati ad attività produttive190. La proposta per il nuovo Piano Urbanistico Comunale realizzata da Urban Lab lo scorso dicembre 2010, sembra prevedere che l‘area oggi occupata dal ―Luigi Ferraris‖ possa essere oggetto di riqualificazione per consentire il recupero degli investimenti per la costruzione dello stadio di Sestri, dove si conferma non possibile realizzare un centro commerciale.

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Anche la previsione dell‘art. 6, 5° comma lascia perplessi, poiché prevede che ―le opere di ristrutturazione degli stadi e di trasformazione in complessi multifunzionali, purché conformi alle destinazioni d‟uso previste ai sensi del comma 4 ed iniziate entro il termine di cinque anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, possono essere realizzate in base a denuncia di inizio attività ai sensi dell‟articolo 23 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, e successive modificazioni‖. La ―denuncia di inizio attività‖ cui si fa riferimento è la stessa ―DIA‖ di norma utilizzata per la realizzazione di opere interne alle abitazioni (o agli uffici) e per interventi definiti dalla pianificazione urbana vigente. Ciò che preoccupa, sempre secondo Legambiente, è che ―in questo caso si userebbe per ristrutturare stadi di 40-50 mila posti a sedere, costruire case e uffici. Con l‟autocertificazione del progettista. E la sicurezza? Quale paese civile, tanto più con caratteristiche di forte dissesto idrogeologico, potrebbe autorizzare una simile norma che mette seriamente a rischio l‟incolumità di cittadini?‖ 191 La Proposta di Legge, come attualmente formulata, sembrerebbe applicabile a tutti i progetti presentati a Genova (Sestri, Colisa, Ferraris) e non introduce una discriminante che possa privilegiare la scelta di uno fra questi. Suggerisce, invece, un modus operandi che potrebbe facilitare l‘ipotesi di recupero del ―Luigi Ferraris‖ se gli eventuali promotori non ritenessero di avere la possibilità di procedere all‘acquisto a titolo definitivo dell‘impianto. Stabilisce che, in alternativa alla vendita (per la quale è prevista una perizia dell‘Agenzia delle Entrate per la determinazione del valore di trasferimento), i Comuni possono cedere anche i soli diritti di superficie, purché per un periodo non inferiore ai 50 anni. Inoltre, ed anche questo è interessante, oggetto della cessione possono essere anche le aree e le strutture funzionali al complesso principale, anche se costituite da fabbricati autonomi. Occorrerà seguire i lavori della Camera192, anche per verificare gli esiti del coordinamento del testo approvato dal Senato con un altro documento in discussione (Atto Camera n. 1881). Aldilà di questioni di minore portata, quest‘ultimo Progetto di Legge conteneva infatti, all‘art. 8, delle disposizioni volte all‘assegnazione di agevolazioni fiscali e tributarie relative alle superfici degli impianti sportivi, non previste dal Senato, ma che potrebbero essere reintrodotte dalla VII Commissione. Il 1° comma dell‘articolo prevede la facoltà per i comuni di disporre esenzioni fiscali per un periodo fissato in 10 anni in materia di:

Imposta Comunale sugli Immobili (ICI);

Tassa per lo Smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani (TARSU);

Oneri di urbanizzazione e di costo di costruzione relativamente alle superfici degli impianti sportivi nuovi e di quelli ristrutturati.

Per avere un‘idea di massima sull‘impatto di tali norme sulle ipotesi di lavoro discusse a Genova, è possibile ipotizzare che il Comune debba rinunciare a circa 2,5 milioni di Euro per gli oneri di urbanizzazione193 e circa 500 mila euro all‘anno fra ICI e TARSU, per un totale di altri 5 milioni. Complessivamente, quindi, i soggetti promotori potrebbero avere un beneficio complessivo di circa 7,5 milioni di Euro dall‘approvazione di questo articolo. Il 2° comma, invece, introduce un‘agevolazione fiscale sotto forma di detrazione fiscale ai fini IRES194 a favore delle società utilizzatrici di spazi o servizi particolari funzionali all‘attività espletata dagli impianti sportivi, relativamente ai costi sostenuti. In pratica le società che si trovassero in questa situazione (negozi, strutture ricettive, ecc.) oltre a poter regolarmente dedurre i costi dal loro

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imponibile fiscale, avrebbero un bonus addizionale rappresentato dal diritto di detrarre le stesse spese (già dedotte) dal pagamento delle imposte. L‘articolo è peraltro molto vago, quindi risulta difficile comprenderne la reale portata. Occorrerà poi verificare l‘interpretazione che ne sarà data dall‘Agenzia delle Entrate.

L‟ISTITUTO PER IL CREDITO SPORTIVO

Il Progetto di Legge sul finanziamento degli Stadi prevede che il soggetto deputato a finanziare gli impianti oggetto del Piano Triennale Straordinario sia proprio l‘Istituto per il Credito Sportivo, avvalendosi dei fondi già oggi assegnati, nonché ―contributi erogati dalle regioni, dalle aree metropolitane e dai comuni, nel cui territorio sono ubicati gli stadi, ai fini della loro ristrutturazione e messa in sicurezza‖. Poiché i fondi a disposizione sono comunque limitati, è verosimile che solo i progetti che entrino a far parte del Piano Triennale possano essere oggetto di finanziamento e che, quindi, sia necessaria un‘attenta politica di coordinamento fra le varie Istituzioni locali per garantire il successo del progetto. L‘Istituto per il Credito Sportivo ha il compito di finanziare le spese di costruzione e ristrutturazione degli impianti sportivi, fino al 100% dell‘investimento. Il finanziamento è concesso a Enti Pubblici o Società Private, con rate costanti di capitale ed interesse, per periodi massimi rispettivamente di 25 e 20 anni I tassi di interesse applicati sono di mercato, con condizioni privilegiate per gli Enti Locali. Esiste la possibilità di richiedere un contributo in conto interessi fino a un massimo dell‘1%. Nel caso del finanziamento ottenuto dalla Juventus a marzo del 2009, ad esempio, l‘Istituto per il Credito Sportivo ha concesso un finanziamento di 50 milioni di Euro per 12 anni, con preammortamento massimo di 3 anni, ed un tasso a regime pari all‘EURIBOR 6 mesi e uno spread di 220 punti base, riconoscendo altresì un contributo in conto interessi. In cambio, ha ottenuto un‘ipoteca sull‘immobile ed un pegno su incassi di abbonamenti e biglietti. Nel maggio 2010 la Juventus ha ottenuto un secondo finanziamento di 10 milioni di Euro, alle stesse condizioni del primo.

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CAPITOLO 3

IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO: NORME NAZIONALI E UEFA

(in collaborazione con l‟Arch. Roberto Burlando – Studio Burlando Architettura) Durante il dibattito sullo stadio, in particolare nel corso del 2009, sono stati fatti più volte riferimenti espliciti alle normative che disciplinano gli impianti sportivi. Spesso la situazione del ―Luigi Ferraris‖ è stata descritta sommariamente, talune volte dando addirittura indicazioni non corrispondenti al vero. La frase ―il Ferraris non è a norma‖, non accompagnata dall‘indicazione della normativa cui si stava facendo riferimento (nazionale, UEFA, Euro 2016) ha rappresentato un‘immagine dello Stadio non sempre corrispondente alla realtà. L'ordinamento sportivo è una delle materie cosiddette ―a legislazione concorrente‖, nel senso che la potestà legislativa è in capo alle Regioni, fatta salva la riserva a favore dello Stato per la determinazione dei principi fondamentali. Il ruolo delle Regioni e degli Enti Locali in relazione agli impianti sportivi è particolarmente importante, poiché le infrastrutture sportive costituiscono lo strumento principale attraverso il quale la Pubblica Amministrazione Locale può concretamente svolgere la loro funzione di promozione delle attività sportive e ricreative. È compito invece della Commissione impianti sportivi del CONI esprimere un parere di tipo tecnico inerente la funzionalità sportiva sui progetti ristrutturazione o costruzione degli impianti sportivi. L‘Istituto per il Credito Sportivo è, infine, l‘Ente deputato a valutare e finanziare i progetti di costruzione o ristrutturazione degli impianti sportivi. Per provare a inquadrare le normative di riferimento si cercherà di sintetizzare i requisiti delle numerose normative applicabili in tabelle segnalando, per ciascuna di queste, lo stato dell‘arte del ―Luigi Ferraris‖. Per facilitare l‘immediata comprensione delle tabelle verranno utilizzati i seguenti pittogrammi (gli smile):

lo stadio rispetta il requisito normativo previsto;

lo stadio non rispetta il requisito normativo previsto, ma le modifiche necessarie possono

essere oggetto di deroghe facilmente ottenibili o possono essere risolte con interventi non significativi;

lo stadio non rispetta il requisito normativo previsto e le modifiche necessarie, pur oggetto di

deroghe, dovranno essere risolte con interventi che potrebbero essere anche di natura strutturale;

LA NORMATIVA NAZIONALE SUGLI IMPIANTI SPORTIVI

Le principali disposizioni normative relative alla costruzione e alla messa in uso degli impianti sono contenute nel Decreto Ministeriale 18 marzo 1996 (Norme di sicurezza per la costruzione e l'esercizio degli impianti sportivi), modificato e integrato dal Decreto Ministeriale 6 giugno 2005. Oltre a definire le modalità procedurali necessarie per la costruzione o ristrutturazione di impianti sportivi, il Decreto fornisce le disposizioni relative all‘ubicazione dell'impianto o del complesso

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sportivo, al rispetto delle misure di prevenzione degli incendi, nonché ai vari requisiti che devono essere rispettati relativamente alla sicurezza (sistemazione degli spettatori, separazione fra zona spettatori e zona attività sportiva, vie di uscita, aree di sicurezza e varchi, distribuzione interna dei percorsi di smistamento, servizi di supporto della zona spettatori). L‘argomento della sicurezza è quello che, più di altri, è stato oggetto di integrazioni negli ultimi anni ed ha indotto notevoli investimenti: oltre alla creazione di aree per il Gruppo Operativo di Sicurezza (GOS) e la presenza degli steward, nel caso del calcio i varchi di ingresso, numerati, devono essere dotati di metal detector ed apparecchiature elettroniche in grado di verificare la regolarità del titolo di accesso. È anche necessario un sistema CCTV (telecamere a circuito chiuso che consentano la registrazione televisiva delle aree riservate al pubblico sia all'interno dell'impianto, sia nelle sue immediate vicinanze) e strumenti di separazione che impediscano che i sostenitori delle due squadre vengano in contatto tra loro o possano invadere il campo. La normativa si applica agli impianti sportivi di nuova costruzione e a quelli esistenti (salvo nei casi di interventi di manutenzione ordinari) che devono anche rispettare i regolamenti del CONI e quelli delle Federazioni sportive nazionali ed internazionali. Il ―Luigi Ferraris‖ può essere considerato a norma di legge per quanto riguarda la legislazione nazionale, considerato che i problemi esistenti sono minori (numero ed adeguatezza dei servizi igienici, limitati problemi di visibilità in alcune aree), non ostativi per la fruizione dell‘impianto da parte del pubblico e comunque facilmente superabili. Il Decreto fa riferimento, in più di un‘occasione, a regolamenti emanati dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), dalla Federazione Nazionale competente (nel caso del calcio, la Lega Nazionale Professionisti, oggi Lega Serie A) e dalla Federazione Internazionale (in questo caso l‘UEFA). L‘entrata a regime della Tessera del Tifoso195, obbligatoria a partire dalla stagione calcistica 2010/2011, ha delle ricadute anche sugli impianti sportivi nei quali sono ospitate le partite di calcio. La disposizione, reiterata attraverso un‘ulteriore Direttiva del 6 agosto 2010196, prevede infatti che gli stadi siano dotati di corsie per l‘accesso all‘impianto dedicate ai possessori della Tessera del Tifoso e che, sugli altri ingressi, i controlli siano improntati al massimo rigore anche aumentando la dotazione di steward in servizio. Il punto importante è però che ―la mancata attuazione delle misure sopra descritte dovrà essere considerata alla stregua di carenze strutturali degli impianti, idonee a determinare limitazioni alla loro fruibilità, sino alla chiusura agli spettatori nei casi ritenuti più gravi‖. Esistono peraltro numerose perplessità sull‘esecutività di queste disposizioni, considerando che si tratta di una semplice Direttiva che, per sua natura, è efficace e vincolante solo all‘interno del Ministero che l‘ha emanata.

IL REGOLAMENTO CONI PER L'IMPIANTISTICA SPORTIVA

Nel giugno 2008, il CONI ha approvato le norme per l'impiantistica sportiva ed il Regolamento per l‘emissione dei pareri sugli interventi relativi all'impiantistica sportiva. Tali norme individuano i livelli minimi qualitativi e quantitativi da rispettare nella realizzazione di nuovi impianti sportivi (o nella ristrutturazione di quelli esistenti), al fine di

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garantire idonei livelli di funzionalità, igiene e sicurezza; le stesse si pongono altresì quale metro di riferimento per la verifica della qualità degli impianti sportivi realizzati. Ricadono nel campo di applicazione tutti gli impianti sportivi, cioè i luoghi opportunamente conformati ed attrezzati per la pratica di discipline sportive, regolamentate dalle federazioni sportive nazionali e dalle discipline sportive associate. Il Regolamento, destinato agli impianti sportivi in senso lato, oltre a fare riferimento alla normativa nazionale spesso ha delle prescrizioni di tipo residuale, che cioè si applicano solo in assenza di indicazioni della federazione competente per lo sport praticato nell‘impianto. Il documento è suddiviso in tre parti: una generale (art. 1-9), una specifica che contiene prescrizioni a seconda delle varie tipologie di sport (art. 10-12) ed una terza parte, non di nostro interesse, relativa agli impianti complementari (per il fitness, piste ciclabili, ecc.). Anche per quanto attiene le disposizione emanate dal CONI il ―Luigi Ferraris‖ può essere considerato a norma di legge, considerato che l‘unico problema identificato è rappresentato dall‘adeguatezza degli ascensori. Dal punto di vista tecnico, il CONI ha acquisito le specifiche dettate a livello internazionale, accogliendo le norme dell'Ente Nazionale Italiano di Unificazione (UNI) relative alla infrastrutturazione degli impianti sportivi197.

IL REGOLAMENTO DEGLI STADI DELLA LEGA NAZIONALE PROFESSIONISTI

La versione del ―Regolamento degli Stadi della Lega Nazionale Professionisti‖ in vigore è stata deliberata dall‘Assemblea Generale del 3 luglio 2007 e resa nota con il Comunicato Ufficiale n. 1 del 4 luglio 2007198. In quella sede sono state apportate alcune piccole modifiche all‘art. A1 (―Dimensioni e segnature‖) e G (―Capienza‖) rispetto al previgente testo, approvato dal Consiglio di Lega del 7 novembre 2006, facente parte del Comunicato Ufficiale n. 109 del 9 novembre 2006199. La normativa contiene l‘indicazione ―dei requisiti necessari a garantire gli standard ottimali di utilizzabilità e sicurezza degli stadi (…) traendo elementi significativi dalla normativa UEFA adottata dalla FIGC‖. Il ―Luigi Ferraris‖ è sostanzialmente a norma per quanto riguarda la normativa FIGC. A parte alcuni aspetti (distanze dalla linea laterale e dalle porte) che sono propri della tipologia di impianto cosiddetto ―all‘inglese‖, le problematiche riguardano infatti essenzialmente gli aspetti non direttamente legati allo svolgimento della partita ma, piuttosto, alle necessità dei mass media. Sono, comunque, temi che possono essere risolti mediante degli adeguamenti, in parte già realizzati nell‘estate del 2010. Il Regolamento emanato dalla Lega Nazionale Professionisti prevede anche l‘adozione di un ―Piano di Sicurezza dello Stadio‖ ai sensi del Decreto Ministeriale 18 marzo 1996 (e successive integrazioni e modifiche) e inoltre, per le società di calcio, l‘obbligo di:

stipulare una convenzione scritta con il proprietario dell‘impianto corredata dagli allegati tecnici;

stipulare un‘assicurazione a copertura della responsabilità civile;

nominare un dirigente Delegato allo Stadio, che la rappresenti nei confronti del proprietario, dei responsabili dell‘Ordine Pubblico, della Commissione Provinciale di Vigilanza e della Lega;

nominare un dirigente Delegato alla Sicurezza.

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NORMATIVA UEFA

Al momento della discussione sullo stadio, la normativa UEFA che riguardava gli stadi era contenuta nel documento UEFA Stadium Infrastructure Regulations200 entrato in vigore a partire dal 1° gennaio 2007, che definisce i criteri infrastrutturali che devono essere rispettati da uno stadio per essere classificato come Categoria UEFA 1, 2, 3 oppure Elite, rimandando alle regole delle singole competizioni UEFA:

la determinazione della categoria di stadio necessaria per il singolo evento (o gruppo di eventi);

la definizione delle responsabilità di controllo in merito al rispetto dei criteri;

le eventuali deroghe che possono essere rilasciate in merito alla mancanza di uno o più requisiti infrastrutturale per assegnare una categoria ad uno stadio.

Tale documento è stato oggetto di aggiornamento a seguito dell‘adozione dell‘Edizione 2010 (approvata il 24 marzo 2010 dal Comitato Esecutivo UEFA ed entrata in vigore il 1° maggio 2010). Il nuovo testo è stato strutturato in maniera differente da quelli precedenti. Pur mantenendo la distinzione degli stadi in quattro categorie (con la sola categoria ―Elite‖ ha ripreso la vecchia denominazione di categoria ―4‖), adesso il documento è diviso in una sezione generale (―General Provisions‖), una sezione di criteri strutturali applicabili a tutti gli stadi (―Structural criteria applicable to all categories‖), e quattro sezioni che disciplinano in maniera specifica le caratteristiche di ogni singola categoria di stadi. Rispetto alla versione precedente, in vigore fino allo scorso mese di aprile 2010 (quindi, anche la momento della discussione sullo stadio del secondo semestre 2009), sono state apportate una serie di modifiche, quasi tutte volte a semplificare talune previsioni forse considerate esuberanti o superflue. È verosimile che tali prescrizioni siano state così adattate per l‘alto numero di richieste di deroghe delle squadre che abitualmente partecipano alle competizioni europee.

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Normativa nazionale sull‟impiantistica sportiva Articolo Normativa Ferraris

Art. 2 – Definizioni Contiene le definizioni usate nel Decreto

Art. 3 – Norme di procedura

Contiene le norme di procedura per la costruzione o la modifica degli impianti sportivi

Art. 4 - Ubicazione dell‘impianto

Prevede che l‘impianto si ubicato in aree che consentano l‘avvicinamento o la manovra di mezzi di soccorso e dotato di una zona esterna che garantisca un rapido sfollamento, senza che parcheggi e mezzi pubblici possano costituire un ostacolo.

Art. 5 - Area di servizio annessa all‘impianto

Gli impianti con capienza superiore a 2.000 spettatori devono avere un‘area di servizio costituita da ―spazi scoperti delimitati in modo da risultare liberi da ostacoli al deflusso‖, con una superficie tale da garantire 2 persone per metro quadrato e a distanza di almeno 6 metri dall‘impianto. I varchi di accesso a queste aree devono essere sgombri da ostacoli

Art. 6 – Spazi riservati agli spettatori e all‘attività sportiva

Spazio spettatori I posti a sedere devono essere individuati e numerati e rispondere alle norme UNI 9931 e 9939 (disciplina il tipo di seggiolini e le modalità di ancoraggio), la visibilità deve essere conforme alla norma UNI 9217 (deve essere possibile vedere il limite più vicino del campo da gioco stando seduti) Spazio di attività sportiva Deve essere collegato agli spogliatoi ed all‘esterno con percorsi separati da quelli del pubblico. Deve essere delimitato da quello degli spettatori con recinzioni a norma UNI 10121, con almeno due varchi

Problemi di visibilità in alcune aree

Art. 6 bis – Sistemi di separazione tra zona spettatori e zona attività sportiva

Introdotto con Decreto del 2005. La zona dedicata all‘attività sportiva e la zona spettatori dovranno essere separate. È necessario prevedere un parapetto di altezza minima 1,10 metri, un fossato di almeno 2,5 metri di larghezza e di profondità, protetto da parapetti di almeno 1,10 metri di altezza con la realizzazione di un dislivello di altezza pari ad 1 metro fra il piano di calpestio degli spettatori ed il campo da gioco. Almeno uno dei parapetti deve avere un‘altezza di 2,20 metri con separatori idonei a consentire la visione del campo da calcio. L‘area di gioco può essere presidiata anche da steward, con un minimo di 30 unità ed una proporzione di 20 unità ogni 10.000 spettatori.

Art. 7 - Settori Modificato con il Decreto del 2005. L‘impianto, se di capienza superiore ai 10.000 spettatori, deve essere suddiviso in settori della capienza massima di 10.000 spettatori ciascuno. Uno di questi dovrà essere dedicato ai tifosi ospiti (con ingressi, vie di uscita ed aree di parcheggio indipendenti e separati). La divisione deve essere conforme alle normative CONI e delle Federazioni. I settori devo essere dotati di sistemi di separazione permanente, sia per evitare il contatto fra opposte tifoserie, sia per permettere la suddivisione in sub-settori. Per questo secondo scopo le separazioni possono essere mobili e andranno create zone temporaneamente sottoposte a divieto di stazionamento occupate dagli steward. Ogni settore deve avere almeno due uscite, con servizi e sistemi di vie d‘uscita indipendenti ed identificabili.

Art. 8 – Sistema di vie di uscita

Disciplina le caratteristiche delle vie di uscita. Ogni settore deve avere almeno due uscite, ciascuna di larghezza non inferiore a 1,20 metri per ogni 500 persone. Devono essere previsti spazi di calma per i portatori di handicap su sedia a rotelle. Anche per l‘area dedicata agli atleti valgono le stesse condizioni.

Art. 8bis – Aree di sicurezza e varchi

Introdotto ex novo nel 2005. Oltre alle aree previste all‘art. 8, sono state introdotte delle nuove aree di sicurezza, il cui accesso è consentito solo ai titolari del biglietto: (i) ―Area di massima sicurezza‖, che comprende impianto sportivo ed area di servizio annessa (varchi accesso) che deve essere delimitata da elementi di separazione; (ii) ―Area riservata‖ realizzata nell‘ambito dell‘area di servizio esterna e recintata, all‘interno della quale è riservato l‘accesso ai soli aventi diritto. Anche quest‘ultima deve essere suddivisa in settori, dei quali almeno uno riservato ai tifosi ospiti. I varchi di ingresso, posizionati lungo l‘area di massima sicurezza, devono essere almeno uno ogni 750 spettatori, in modo da garantire l‘afflusso degli spettatori entro un termine massimo di un‘ora e mezza (inclusi i controlli di sicurezza). Tali varchi devono avere del preselettori di incanalamento e tornelli ―a tutta altezza‖ che consentano l‘accesso ad una sola persona per volta. I varchi di ingresso devono essere separati dal sistema delle vie di uscita. Le biglietterie, se esistenti, devono essere ubicate al di fuori dell‘area riservata. Il sistema di afflusso deve essere approvato dal Questore della Provincia in cui è ubicato l‘impianto.

Art. 9 – Distribuzione interna

Disciplina i percorsi di smistamento, dimensioni e alzata dei gradini, caratteristiche delle rampe. I gradoni per i posti a sedere devono avere una pedana non inferiore o 0,60 metri.

Art. 10 – Servizi di supporto della zona spettatori

Disciplina le caratteristiche dei servizi igienici, prevedendo per gli uomini un gabinetto e due orinatoi ogni 500 uomini e due gabinetti ogni 500 donne, sulla base di un rapporto di due uomini ogni donna per gli stadi. Negli impianti con oltre 10.000 spettatori, prevede un posto di pronto soccorso ogni 10.000 persone e comunque per ogni settore, con presidio medico ed ambulanza. Le previsioni relative ai presidi di pronto soccorso possono essere integrati da un piano generale dei servizi medici e sanitari, anche relativamente alla singola manifestazione.

Numero e adeguatezza dei servizi igienici

Art. 11 – Spogliatoi Rimanda alla normativa CONI e della Federazione Nazionale Non applicabile

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Articolo Normativa Ferraris

Art. 12 – Manifestazioni occasionali

Disciplina l‘uso dell‘impianto per manifestazioni occasionali a carattere non sportivo

Art. 13 – Coperture pressostatiche Art. 14 - Piscine

Non di interesse Non

applicabile

Art. 15 – Strutture, finiture, arredi

Dimensionamento strutturale degli impianti, resistenza al fuoco degli elementi strutturali (muri, protezioni, arredi, pavimentazioni)

Art. 16 - Depositi Disciplina i depositi materiale combustibile

Art. 17 – Impianti tecnici

Disciplina i cosiddetti impianti tecnologici (elettrici, di riscaldamento, di condizionamento, di allarme, antincendio)

Art. 18 – Dispositivi di controllo degli spettatori

Modificato con il Decreto del 2005. Gli impianti con capienza superiore a 10.000 spettatori devono essere dotati di impianto televisivo a circuito chiuso, le cui immagini devono confluire in un locale dedicato che consenta di avere ―una visione complessiva, totale e diretta della zona di attività sportiva e della zona spettatori‖.

Art. 19 – Gestione della sicurezza antincendio

Modificato con il Decreto del 2005. Riprende e specifica la normativa antincendio e gli adempimenti cui sono tenuti il proprietario dell‘impianto e la società utilizzatrice, che dovranno elaborare uno specifico Piano di sicurezza. Per gli impianti con capienza superiore ai 10.000 spettatori deve essere dedicato un locale a un Centro per la gestione della sicurezza.

Art. 19bis – Gestione della sicurezza antincendio di complessi sportivi multifunzionali Art. 19ter – Gestione dell‘ordine e della sicurezza pubblica all‘interno degli impianti dove si disputano incontri di calcio

Introdotto con Decreto del 2005. Aggiunge ulteriori adempimenti specifici Introdotto con Decreto del 2005. Per gli impianti con capienza superiore ai 10.000 spettatori è istituito il Gruppo Operativo Sicurezza (GOS), su base permanente, che unisce i rappresentati di tutti i soggetti che operano sul tema della sicurezza e che ha il compito di verificare l‘adeguatezza delle misure organizzative e del piano di sicurezza. Il GOS dovrà avere a disposizione un adeguato locale per ospitare il Centro per la gestione della sicurezza, un ambiente da destinare a posto di Polizia per eventuali adempimenti di polizia giudiziaria, spazi idonei ad informare il pubblico.

Art. 19quater – Gestione dell‘impianto sportivo

Introdotto con Decreto del 2005. Precisa ulteriori adempimenti a carico delle società utilizzatrici, in merito ad accoglienza degli spettatori, piano di informazione, presenza degli steward.

Art. 20 – Complessi e impianti con capienza non superiore a 100 spettatori o privi di spettatori Art. 21 – Norme transitorie Art. 22 - Deroghe Art. 23 - Commercializzazione CEE

Non di interesse

Non applicabile

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Regolamento CONI

Articolo Normativa Ferraris

Art. 1 – Scopo e campo di validità

Introduzione

Art. 2 – Termini di riferimento

Definizioni dei termini usati

Art. 3 – Struttura degli impianti sportivi

Definisce le parti funzionali degli impianti (spazi per l‘attività sportiva, per i servizi di supporto, impianti tecnici, spazi per il pubblico, spazi aggiuntivi). Suggerisce la presenza di attività commerciali per ragioni gestionali

Art. 4 – Dotazioni Art. 5 – Fruibilità da parte degli utenti

Contengono dichiarazioni generiche sull‘opportunità di avere spazi per servizi correlati all‘attività sportiva, che favoriscano la fruibilità dell‘impianto anche ai diversamente abili (DA)

Problematiche

minori relative agli ascensori

Art. 6 – Caratteristiche delle aree

L‘articolo fa riferimenti alla normativa nazionale, fornendo alcune precisazioni e maggiori specifiche sull‘impianto. Localizzazione: inserito nel ―contesto ambientale ed integrato con le infrastrutture di servizi esistenti nel territorio‖ coerentemente col tipo di attività svolta. Recinzione esterna: indipendentemente dagli obblighi di legge, è suggerita una recinzione dell‘area con strutture di altezza non inferiore a 2,5 metri Aree di sosta: tenendo conto della modalità di utilizzo e delle abitudini locali, andrà condotto uno studio per valutare l‘effettiva necessità di parcheggi ed aree di sosta, residuali rispetto all‘utenza che raggiunge l‘impianto a piedi o con mezzi pubblici. Le arre di sosta andranno suddivise per categoria di destinatari (tifosi locali, tifosi ospiti, atleti, personale addetto all‘impianto, mezzi di soccorso e di intervento, media). Vengono date indicazioni della metratura ideale (motocicli 3mq/utente, auto 20mq/3utenti, pullman 50mq/60 utenti). Per gli impianti destinati alle manifestazioni sportive possono essere utilizzate anche aree esterne all'impianto sportivo ed aree della pubblica viabilità, purché effettivamente destinabili a tale funzione ed utilizzabili durante le manifestazioni stesse .

Art. 7 – Spazi per attività sportive

Devono essere di agevole utilizzo e garantire lo svolgimento della pratica sportiva in condizioni di sicurezza. Dovranno avere un orientamento come da prescrizioni della federazione di riferimento o, in assenza, ―l‘orientamento preferibile per l'asse principale di svolgimento dell'attività sportiva è nella direzione Nord-Sud, con una tolleranza di 15° verso Est o Ovest‖. Gli spazi per l‘attività sportiva, salvo indicazioni diverse della federazione di riferimento, devono avere una fascia di rispetto minima di 1,5 metri. Le aree sportive devono essere protette con recinzioni in modo da ―risultare inaccessibili agli spettatori‖. Vengono poi date indicazioni per pavimentazione, altezze, illuminazione naturale/artificiale/di sicurezza, ventilazione, regolazione dell‘umidità, dotazioni di attrezzature, manutenzione, affollamento degli spazi.

Art. 8 – Servizi di supporto per l‘attività sportiva

Introduce caratteristiche specifiche dei locali destinati ai servizi di supporto (che, oltre al rispetto delle normative edilizie locali, devono comunque avere altezza media non inferiore a 2,70 metri e mai inferiore a 2,20 metri), degli spogliatori per atleti, giudici, arbitri, dei locali ad uso medico (primo soccorso, antidoping, per visite mediche). Descrive i locali di servizio agli spogliatoi (servizi igienici, docce, ecc.)

Art. 9 – Spazi per il pubblico

Riprende le normative inerenti le caratteristiche degli spazi destinati al pubblico, per quanto attiene alla visibilità, le limitazioni di accesso all‘area sportiva, la presenza di spazi dedicati ai DA, la presenza di spazi di servizio (es. servizi igienici) adeguati al tipo di utilizzo dell‘impianto e secondo le norme della federazione competente.

Art. 10 – Impianti al chiuso e piscine Non applicabile Art. 11 - Impianti sportivi di esercizio

Art. 12 – Regolamenti tecnici e procedure di omologazione della FSN (Federazioni Sportive Nazionali) e DSA (Discipline Sportive Associate)

―Regolamenti tecnici e le procedure di omologazione sono stabiliti autonomamente dalle FSN e DSA in relazione alle caratteristiche delle discipline sportive di competenza ed al livello di attività praticato e sono approvati dagli organi ufficiali delle FSN e DSA stesse. Per omologazione di un impianto sportivo si intende l‘attestazione di idoneità allo svolgimento delle competizioni e all'omologazione dei risultati di un determinato livello e/o all'esercizio della pratica sportiva, riferita ad un impianto sportivo realizzato, completo e potenzialmente funzionante. L‘atto di omologazione è atto ufficiale emesso dalle FSN e DSA, anche se per le procedure di verifica tecnica le FSN e DSA possono delegare altri soggetti. Nell‘atto di omologazione deve essere indicata la durata di validità, al termine della quale l‘impianto dovrà ottenere una nuova omologazione. È compito di ogni FSN e DSA emanare, per ogni disciplina sportiva, uno o più regolamenti tecnici che per ogni livello di competizione (es. internazionale, nazionale, locale) e possibilmente per la relativa attività di esercizio, definiscano in modo completo ed univoco le procedure di omologazione ed i requisiti, in particolare le caratteristiche funzionali, geometriche (anche per mezzo di disegni e grafici leggibili), tecniche degli impianti e delle attrezzature utilizzate, nonché i relativi requisiti di sicurezza e di compatibilità ambientale‖

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Normativa Lega Nazionale Professionisti

Articolo Normativa Ferraris

A. TERRENO DI GIOCO A1. Dimensioni e segnature

Il terreno deve essere un rettangolo di 105x68 metri; in casi di limitazioni strutturali non eliminabili è ammessa la riduzione della larghezza fino a 65 metri. Il terreno deve essere di erba naturale o artificiale, adeguatamente tracciato. Lungo il perimetro deve essere prevista una fascia di sicurezza di 1,5 metri di larghezza, da estendersi a 2,5 metri lungo le linee laterali e a 3,5 metri dalle linee di porta.

A2. Caratteristi-che

Specifiche tecniche sul tipo di erba artificiale, sulla planarità del campo, sul drenaggio del terreno, sulla rete fognaria. Prevista l‘obbligo di teloni di copertura. Nel caso di terreni in erba naturale è obbligatoria la presenza di impianti di riscaldamento e di protezione per renderli praticabili anche nei mesi invernali. È prevista la possibilità di deroghe da parte del Consiglio di Lega per le città dove si possa ragionevolmente escludere il fabbisogno di sistemi di riscaldamento del terreno.

B. DOTAZIONI B1. Porte Descrizione delle dimensioni e delle caratteristiche delle porte.

B2. Bandierine

Descrizione delle dimensioni e delle caratteristiche delle bandierine d‘angolo.

B3. Panchine

Di larghezza minima 8 metri, devono essere ubicate ad almeno 2,5 metri dalla linea laterale ed avere caratteristiche tali da tenere conto di eventuali spettatori retrostanti.

Spazio

tecnico delle panchine

C. ATTREZZATURE C1. Recinzione interna

Il terreno di gioco deve essere protetto dal pubblico attraverso almeno uno dei seguenti sistemi: Separatori in elevazione: di altezza minima 1,10 metri a norma UNI 10121-2 con almeno due varchi di accesso al recinto di gioco (di emergenza) Fossati: profondi 2,50 metri, larghi 2,50 metri, protetti da parapetti di altezza non inferiore a 1,10 metri. Per ogni settore devono prevedere varchi di accesso (di emergenza) Dislivelli: con altezza di 1 metro e parte superiore protetta da parapetto di altezza pari a 1,10 metri Almeno uno dei tre sistemi deve essere munito di parapetti ―in grado di elevare la separazione fino a 2,2 metri, in materiale incombustibile, idoneo a consentire la visione della zona di attività sportiva‖.

C2. Passaggio carrabile all‘area di gioco

Almeno uno dei varchi deve consentire l‘accesso diretto all‘area di gioco dei mezzi di emergenza e per la manutenzione.

C3. Ingresso degli atleti sul terreno di gioco

Il tunnel o il sottopassaggio, preferibilmente a centrocampo, deve essere separato dal pubblico e protetto dal lancio di oggetti. Se dotato di protezioni mobili, queste devono essere spostate in un tempo massimo di 30 secondi.

C4. Protezione area di rigore

Le aree di rigore devono essere protette da reti contro il lancio di oggetti nei casi in cui la distanza del pubblico non sia tale da tutelare gli atleti. Le reti dovranno essere stese fino alle aree d‘angolo, con altezza non inferiore agli 8 metri.

C5. Pubblicità

I tabelloni pubblicitari devono essere posizionati a non meno di 2,5 metri dalla linea laterale e 3,5 metri dalla linea di porta, senza intralciare i varchi di esodo. Devono avere un‘altezza massima di 1,20 metri e non ostacolare la visibilità. Durante la presenza delle squadre sul terreno di gioco è vietata la presenza di pubblicità reale o virtuale sul terreno e sulle attrezzature. Seguono alcune limitazioni su riproduzione di loghi od emblemi.

Distanza dalla linea

laterale

C6. Postazioni fotografi e telecamere

Le postazioni dei fotografi devono essere ubicate dietro le porte, a non meno di 3,5 metri. Le postazioni di ripresa televisiva possono essere collocate sui quattro lati del terreno di gioco, nel rispetto del ―Regolamento per gli operatori e i giornalisti televisivi nelle aree di pertinenza tecnica‖ emanato dalla Lega Nazionale Professionisti.

Distanza

dalle porte

D. IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE D1. Impianto di illuminazio-ne

Disciplina le caratteristiche dell‘impianto e prevede la presenza di un idoneo impianto di emergenza in caso di mancanza di corrente

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Articolo Normativa Ferraris

E. SPAZI E SERVIZI DI SUPPORTO ALL‟ATTIVITA‟ SPORTIVA E1. Spogliatoi

Devono avere accesso indipendente e separato da quello del pubblico, ad una distanza se possibile inferiore ai 50 metri dal campo di gioco. Devono essere uno per squadra (minimo 30 mq esclusi servizi e zona massaggi) e due per gli ufficiali di gara (minimo 15 mq, esclusi servizi, dotati di presa telefonica). Le porte devono essere dotate di serrature di sicurezza. Devono avere un collegamento con parcheggi riservati alle squadre, isolati dal pubblico con recinzione di altezza non inferiore a 3 metri. Deve essere attivabile un‘uscita alternativa, comunque separata dal pubblico. L‘altezza minima è di 2,70 metri, con condizioni idonee di temperatura, umidità, illuminazione, ricambio d‘aria e rumore.

E2. Locali igienico-sanitari

Disciplina la quantità minima di servizi igienici ed alcune caratteristiche

Adeguare

E3. Locali antidoping e pronto soccorso

Il locale antidoping deve avere una superficie minima di 20 mq, ubicato in prossimità dello spogliatoio dell‘arbitro. Preferibilmente l‘area per il prelievo ematico deve essere separata da quella del prelievo antidoping ordinario. Il locale di pronto soccorso, anch‘esso di almeno 20 mq, deve essere in diretta comunicazione con la viabilità esterna dove sarà presente un‘ambulanza. La società ospitante deve garantire due barelle di soccorso e due ambulanze presenti dal momento dell‘apertura dei cancelli e fino ad un‘ora dopo la conclusione della gara.

F. Recinzione esterna

La recinzione esterna dello stadio deve essere in muratura od altro sistema non abbattibile ne‘ scavalcabile. Deve avere un‘altezza minima di 2,50 metri, lungo tutto il perimetro dello stadio, ai sensi della norma UNI 10121. Le parti perimetrali dello stadio possono essere considerate recinzioni esterne.

G. Capienza La capienza minima è di 20.000 posti per la Serie A e di 10.000 posti per la Serie B. Gli stadi possono avere esclusivamente posti a sedere numerati, con sedute a norma UNI 9931 e 9939. Una quota minima pari al 5% della capienza deve essere riservata ai tifosi ospiti. Ogni 10 anni deve essere presentato un certificato di idoneità statica.

H. Posti per disabili

Devono essere 2 ogni 400 posti, con altrettanti posti per gli accompagnatori. I posti e le vie di accesso devono essere conformi alla normativa vigente, godere di accesso separato e diretto dall‘esterno, essere al coperto, dotati di servizi igienici adeguati e servizi di assistenza.

Problema di accesso con l‘ascensore

I. Stampa, radio e telecronisti

Postazioni in tribuna: almeno 100 posti a sedere in Serie A (50 per la Serie B) con presa telefonica, alloggiamento PC, predisposizione luce e posto video TV Sala Stampa: con superficie minima di 75 mq, senza visione del terreno di gioco Sala interviste e conferenza stampa: Deve consentire la presenza di almeno 12 intervistati contemporaneamente, su una superficie minima di 50 mq Cabine radio e televisione: Lo stadio deve avere almeno 5 cabine, di 4 mq cadauna, con visione completa e diretta del campo di gioco. Posizionamento telecamere: deve essere prevista una piattaforma nella tribuna centrale, in linea con il centrocampo e con visione ottimale del terreno di gioco. Viene raccomandata la presenza di due piattaforme più piccole in linea con il limite dell‘area di rigore e spazi adeguati per posizionare le telecamere allineate con il vertice esterno dell‘area di rigore. Servizi igienici: previsti e dimensionati sulle presenze totali in tribuna.

Ammoder-

nare

L. Impianti tecnici

Segnalazioni acustiche: l‘impianto deve prevedere un sistema di amplificazione comandato da cabina di regia. Durante la partita possono essere trasmesse esclusivamente comunicazioni di servizio, di sicurezza ed inerenti cambiamento di risultato e sostituzioni di giocatori. Segnalazioni visive: viene consigliato l‘uso di tabelloni o schermi che possano informare gli spettatori sull‘andamento della gara e con comunicazioni di pubblica utilità. Devono essere ubicati in zone visibili a tutti e non annullare posti a sedere o costituire rischio per l‘incolumità . Non è consentita la trasmissione di immagini di fasi di gioco, se non per i monitor della stampa ed i canali a circuito chiuso. Impianto a circuito chiuso: è obbligatorio in tutti gli impianti e deve consentire – da un locale dedicato con vista panoramica su tutto lo stadio – il riconoscimento del singolo spettatore in ogni zona dello stadio, sia all‘interno dell‘impianto che nelle sue immediate vicinanze.

Ammoder-

nare

Page 90: Ho provato a difendere un sogno

UEFA Stadium Infrastructure Regulations Sezione I: Disposizioni Generali Gli articoli di questa sezione ricordano, fra l‘altro, che le regole indicate nel documento sono la base per la verifica del rispetto dei requisiti strutturali di uno stadio per il quale viene inoltrata una richiesta di verifica dei requisiti per una classificazione UEFA. L‘art. 1, e questa è una novità, precisa che il rispetto delle regole UEFA non fa venir meno gli obblighi normativi specifici di ciascuna nazione. Sezione II: Criteri strutturali applicabili a tutte le Categorie

Articolo Criterio Ferraris

Art. 4 – Terreno di gioco

Il campo da calcio può essere in erba naturale o sintetica; in quest‘ultimo caso deve essere conforme alla normativa FIFA. Lo stadio deve essere attrezzato in modo da garantire la possibilità di giocare durante tutta la stagione, ad esempio con sistemi di riscaldamento del campo. Nessun oggetto può essere posizionato a meno di 21m sopra il campo di calcio.

Sistema di

riscaldamen-to (deroga)

Art. 5 - Illuminazione

Anche nel caso di partite che non vengono trasmesse in televisione, è previsto un sistema di illuminazione che garantisca un minimo di 350 Ev(lx) .

Art. 6 – Area di riscaldamento

Richiesta lungo la linea laterale oppure superati i pannelli pubblicitari dietro le porte. Adeguare o

deroga

Art. 7 – Porte e porte di ricambio

Disciplina le dimensioni delle porte e prevede la presenza di almeno una porta di ricambio.

Art. 8 – Panchine

Due panchine coperte al livello del campo di gioco, con spazio per 13 persone, posizionate ad almeno 5 metri dalla linea laterale.

Da adeguare

o deroga

Art. 9 – Porta bandiere

Minimo 5 porta bandiere od altri supporti in grado di esporre 5 bandiere allo stadio.

Art. 10 - Spogliatoi

Uno spogliatoio per squadra, con almeno 25 posti a sedere e 5 docce, oltre a tavolo massaggi e lavagna tattica. Uno spogliatoio per gli arbitri, con una doccia, un wc e 5 posti a sedere. L‘accesso agli spogliatoi deve essere diretto, non alla portata del pubblico e sicuro, così come la possibilità di raggiungere e lasciare lo stadio.

Ammoderna

-re

Art .11 – Locale per il delegato UEFA

Deve essere previsto nelle vicinanze dello spogliatoio, attrezzato con tavolino, sedia, telefono e fax, con un servizio igienico a norma dedicato.

Art. 12 – Infermeria per giocatori e arbitri

Deve essere presente all‘interno dello stadio

Art. 13 – Locale per controllo antidoping

Secondo i requisiti dell‘Allegato II del documento.

Art. 14 - Parcheggi squadre e ufficiali di gara

Deve essere presente un parcheggio per almeno 2 autobus e 10 macchine, a disposizione di squadre ed ufficiali di gara. L‘area deve essere vicina agli spogliatoi e messa in sicurezza.

Art. 15 – Seggiolini e servizi

I seggiolini devono essere fissi, separati fra loro, numerati, con uno schienale di altezza minima 30 cm dalla seduta. Servizi di ristoro devono essere presenti in tutti i settori dello stadio

Servizi di

ristoro

Art. 16 – Tifosi ospiti

Deve esistere un settore separato dello stadio, riservato ai tifosi ospiti, con almeno il 5% dei posti disponibili.

Art. 17 – Accessi riservati al pubblico

Le aree di accesso devono evitare congestioni. Tali aree, così come quelle di circolazione e di uscita devono essere identificabili. Le porte di uscita non devono essere chiusi a chiave durante l‘evento.

Migliorare vivibilità

Art. 18 – Luci di emergenza

Lo stadio deve essere equipaggiato da un sistema di luci di emergenza approvato dalle autorità locali.

Art. 19 – Impianto diffusione sonora

Deve essere presente e garantire sia l‘interno che l‘esterno dello stadio.

Page 91: Ho provato a difendere un sogno

Articolo Criterio Ferraris

Art. 20 – Servizi igienici

In un rapporto 80:20 fra tifoseria maschile e femminile, lo stadio deve prevedere: 1 wc con seduta ogni 250 uomini e ogni 125 donne; 1 orinatoio ogni 125 uomini.

Da adeguare

Art. 21 – Pronto soccorso

In ogni settore deve essere presente un servizio di pronto soccorso approvato dall‘autorità locale, identificabile e facilmente accessibile.

Art. 22 – Servizi per disabili

Lo stadio deve avere aree di accesso e sedute dedicate per il personale disabile e per gli accompagnatori. Le aree di ristorno devono essere in prossimità. È previsto un WC dedicato ogni 15 disabili.

Da adeguare per i servizi

Art. 23 – Posti VIP

Devono essere coperti, nella tribuna, centrali.

Art. 24 – Aree di lavoro per i media

Deve essere presente almeno una stanza con scrivanie, prese di corrente e connessioni telefoniche/internet. Ammoderna

-re

Art. 25 – Posizione delle telecamere

Deve essere presente una supporto per la telecamera principale nell‘area della tribuna, ad un‘altezza tale da garantire l‘ottima qualità delle riprese.

Art. 26 – Box Stampa

Deve essere coperto e posizionato centralmente nella tribuna, con una vista aperta sul campo da gioco. I posti a sedere devono essere dotati di prese di corrente e connessioni telefoniche/internet.

Adeguare

Art. 27 – Box commentatori Radio e TV

Deve essere coperto e posizionato centralmente nella tribuna, con una vista aperta sul campo da gioco. I posti a sedere devono essere dotati di prese di corrente e connessioni telefoniche/internet.

Adeguare

Art. 28 – OB Van Area

Deve essere posizionata il più possibile vicino allo stadio, possibilmente dal lato della tribuna stampa. Deve consentire una vista aperta dell‘orizzonte sud per la trasmissione dei dati via satellite.

Adeguare

Sezione III e IV Criteri specifici per le categorie 1 e 2 (non di interesse) Sezioni V e VI: Criteri specifici per le categorie 3 e 4

Voce Categoria 3 Categoria 4 Ferraris

Campo da gioco

Art. 56: 105 x 68 metri Art. 71: -

Spogliatoi Art. 57: spogliatoi arbitri di minimo 20 m2. Art. 72: -

Illuminazione

Art. 58: Fra 1200 ed 800 Ev(lx). Deve esistere un generatore capace di garantire almeno 2/3 della luce in caso di blackout.

Art. 73: Media di 1400 Ev(lx). Il generatore deve garantire un minimo di 800 Ev(lx) in caso di blackout.

Parcheggi Art. 59: Minimo 100 parcheggi VIP. Art. 75: Minimo 150 parcheggi VIP Adeguare

Posti per pubblico

Art. 60: proibiti i posti in piedi. Art. 76: -

Capacità stadio

Art. 61: minimo 4.500 posti. Art. 77: minimo 8.000 posti

Stanza Controllo

Art. 62 Art. 78: -

Posti VIP ed area Hospitality

Art. 63: almeno 250 posti VIP dei quali almeno 50 riservati agli ospiti.

Art. 80: almeno 500 posti VIP, dei quali almeno 100 riservati agli ospiti. Area Hospitality di almeno 400 m2.

Adeguare

Area di lavoro per i media

Art. 64: deve avere una superficie minima di 100 m2 e ospitare almeno 50 persone. Necessario spazio per 15 fotografi, se possibile in area dedicata.

Art. 81: deve avere una superficie minima di 200 m2 e ospitare almeno 50 persone. Necessario spazio per 25 fotografi, se possibile in area dedicata.

Adeguare

Piattaforma telecamera

Art. 65: la piattaforma principale deve essere di almeno 6 m2, per ospitare 2 telecamere.

Art. 82: la piattaforma principale deve essere di almeno 10 m2, per ospitare 4 telecamere.

Adeguare

Box Stampa Art. 66: deve avere almeno 50 posti a sedere, 25 dei quali con scrivania

Art. 83: deve avere almeno 100 posti a sedere, 50 dei quali con scrivania

Adeguare

Box TV e Radio

Art. 67: Deve avere almeno 5 postazioni per commentatori Radio e TV

Art. 84: Deve avere almeno 25 postazioni per commentatori Radio e TV

Adeguare

Studi TV Art. 68: lo stadio deve avere almeno 2 studi (cm 500x500, h230).

Art. 85: lo stadio deve avere almeno 2 studi (cm 500x500, h230). Uno dei due deve avere vista sul campo da gioco. Devono esserci 4 aree per le ―flash interview‖, di 250x250 cm cadauna

Adeguare

OB Van Area

Art. 69: superficie di almeno 200 m2. Art. 86: superficie di almeno 1.000 m2. Adeguare

Page 92: Ho provato a difendere un sogno

Voce Categoria 3 Categoria 4 Ferraris

Sala Stampa e Mixed Zone

Art. 70: lo stadio deve avere una Sala Stampa per le conferenze, capace di ospitare almeno 50 persone. Deve essere prevista un‘area fra gli spogliatoi ed i parcheggi, da convertire in mixed zone.

Art. 87: lo stadio deve avere una Sala Stampa per le conferenze, capace di ospitare almeno 75 persone. Deve essere prevista un‘area fra gli spogliatoi ed i parcheggi, da convertire in mixed zone, capace di ospitare almeno 50 rappresentanti della stampa.

Adeguare

Aree di accesso ed uscita

Art. 76: lo stadio deve essere equipaggiato con un sistema elettronico di controllo accessi.

Sistema CCTV

Art. 79: lo stadio deve essere dotato di un sistema di TV a circuito chiuso, sia all‘esterno che all‘interno, in grado di fare foto ed a colori.

Per quanto riguarda i criteri generali, viene mantenuta la distinzione in quattro categorie; l‘ultima, però, torna alla vecchia denominazione cardinale (quarta) anziché essere chiamata ―Elite‖. Viene introdotto un criterio prima non specificato che precisa che le regole UEFA non influenzano gli obblighi normativi di ogni singola nazione201; dal testo del paragrafo sembrerebbe addirittura potersi intendere che venga riconosciuto un valore gerarchico superiore alle norme nazionali. Le altre modifiche riguardano:

l‘eliminazione del divieto di barriere intorno al campo per gli stadi di 4a categoria (ex Elite);

l‘introduzione di un obbligo di dotare gli impianti di tutte le attrezzature atte a garantire il regolare svolgimento delle partite durante tutta la stagione calcistica; viene espressamente citato l‘esempio del sistema di riscaldamento del campo da calcio;

l‘eliminazione del requisito inerente la disponibilità di almeno 400 parcheggi per gli autobus nelle vicinanze dello stadio;

la sensibile riduzione dei posti a sedere minimi per l‘assegnazione della categoria: cioè vale soprattutto per gli stadi di 4a categoria, per i quali prima erano necessari 30.000 posti (dei quali 22.500 coperti), mentre ora sono sufficienti 4.500 posti.

La sensibile riduzione dei posti VIP minimi, passati da 750 a 250 per la 3a categoria e da 1.000 a 500 per la 4a categoria.

Sono stati inoltre ridotti gli obblighi minimi per le aree a disposizione dei mass media ed in particolare nel numero e superficie minima di posti per giornalisti e fotografi e per l‘OB Van Area (tutti mediamente dimezzati rispetto a prima). Da un punto di vista procedurale, il compito di valutare gli stadi e di assegnare agli stessi la categoria UEFA di competenza spetta alle singole Federazioni Nazionali, che poi sottopongono i loro pareri alla UEFA, cui spetta la decisione finale. Per l‘Italia, la valutazione è compito della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), che opera sulla base del Manuale delle Licenze UEFA, il cui ultimo aggiornamento risale al 3 novembre 2009202. Questo non ha peraltro ancora recepito le recenti innovazioni del UEFA Stadium Infrastructure Regulations, la cui ultima edizione è successiva. Considerando che l‘art. 11.1, che definisce i Principi Generali ricorda che ―i requisiti minimi necessari a garantire gli standard ottimali di utilizzabilità e sicurezza degli stadi sono contenuti in un unico documento - UEFA Stadium Infrastructure Regulations- sulla base del quale gli impianti sportivi sono certificati e classificati in categorie‖, è verosimile che la FIGC provveda ad allineare il Manuale alle nuove disposizioni, in particolare a quelle di semplificazione. L‘Appendice IV del Manuale contiene, infatti, i ―requisiti

Page 93: Ho provato a difendere un sogno

infrastrutturali minimi che debbono essere rispettati, in aggiunta a quanto previsto dal UEFA Stadium Infrastructure Regulations‖ e precisa che ―in caso di contrasto tra il contenuto di questa appendice ed il regolamento UEFA Stadium Infrastructure Regulations prevale tale ultimo regolamento‖. Il Manuale descrive i requisiti necessari perché una squadra di calcio possa acquisire la Licenza UEFA, che ha durata annuale ed è indispensabile perché la squadra stessa possa iscriversi e partecipare ad una competizione UEFA. È suddiviso in capitoli che raggruppano i criteri di valutazione per natura: sportivi, infrastrutturali, organizzativi, legali, economico-finanziari. I regolamenti delle singole competizioni203 contengono alcune indicazioni supplementari, ma l‘unica che occorre ricordare sugli stadi la definizione della categoria richiesta: in ambedue i casi si tratta della 3a categoria per preliminari e fasi a gironi e la 4a categoria per play-off e finali. È opportuno concentrarsi solo sui requisiti di queste ultime due evidenziando le differenze con la normativa nazionale emanata dalla Lega Nazionale Professionisti e, per talune parti specifiche relative alla sicurezza, al Decreto Ministeriale 18 marzo 1996 (modificato dal Decreto Ministeriale 6 giugno 2005). In grassetto sono evidenziati i requisiti che sono stati cambiati dall‘edizione 2010 dell‘UEFA Stadium Infrastructure Regulations e che quindi, verosimilmente, saranno oggetto di modifica da parte della FIGC.

Requisito Norma

ITA -LNP Requisiti addizionali per Categoria 3 Ferraris

Art. 1 – Dimensioni e caratteristiche del terreno di gioco

A.1 A.2

Non sono concesse deroghe alla dimensione di metri 105x68 m. Estensione con fascia di calma 120x80 m.

Attuale estensione con fascia di calma

115x76, modificabile

Art. 2 – Porte e porta di riserva

B.1 Deve essere disponibile una porta di riserva con le stesse caratteristiche.

Art. 3 – Bandierine d‘angolo

B.2 -

Art. 4 – Panchine e quarto uomo

B.3 La distanza delle panchine per tecnici, giocatori di riserva e quarto uomo deve essere di 5 metri dalla linea laterale del campo da gioco. Devono ospitare almeno 13 persone sedute.

Modificabile con interventi su spazi inutilizzati tribuna.

Art. 5 – Cartelloni pubblicitari

C.5 Meno stringenti sull‘ubicazione: ―la posizione, la forma, i materiali utilizzati e le modalità di installazione non devono costituire un pericolo per l‘incolumità dei giocatori, degli arbitri e degli addetti ai lavori‖.

Art. 6 – Impianto di illuminazione

D.1 Evmed >=1.200 lux verso telecamere fisse Evmed >= 800 lux altre direzioni

Art. 7 – Bandiere n.p. Devono essere presenti supporti per l‘esposizione di almeno 5 bandiere.

Art. 8 – Accesso al terreno di gioco

C.3 Il percorso dagli spogliatoi al campo da gioco deve essere dotato di materiale antiscivolo. Pubblico e stampa non devono avere accesso a tale percorso.

Art. 9-10 – Spogliatoi squadre e arbitri

E.1 E.2

Leggere variazioni non significative (numero di persone anziché metratura, dotazioni servizi igienici, ecc.).

Da ammodernare

Art .11 – Locale per il delegato UEFA

n.p. Deve essere previsto nelle vicinanze dello spogliatoio, attrezzato con tavolino, sedia, telefono e fax, con un servizio igienico a norma dedicato.

Art. 12 – Infermeria per giocatori e arbitri

E.3 Minori prescrizioni rispetto alla norma nazionale.

Art. 13 – Locale per controllo antidoping

E.3 Specifica il numero posti a sedere (8).

Art. 14 - Parcheggi squadre e ufficiali di gara

E.1 Incrementa il solo numero di posti auto (da 4 a 10)

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Requisito Norma ITA -LNP

Requisiti addizionali per Categoria 3 Ferraris

Art. 15 – Capienza dello stadio Art. 16 – Seggiolini individuali

G. Almeno 30.000 posti a sedere, dei quali almeno 22.500 coperti.

Art. 17 – Tribune riservate agli spettatori

DM 1996 G.

Almeno 4 settori, con separatori non scavalcabili Almeno un punto vendita di cibo e bevande in ogni settore

Punti vendita cibo e bevande non

presenti in Gabbie Ospiti

Art. 18 – Tribuna Stampa

I.1 Le postazioni devono avere anche accesso internet.

Art. 19 – Postazioni per cronisti e radiocronisti

I.4 I.6

Devono esistere 25 postazioni, ciascuna dotata di almeno 3 posti a sedere.

144 postazioni, contro le 175

necessarie

Art. 20 – Tribuna VIP e area ospitalità

n.p. La Tribuna VIP deve essere situata all‘interno della tribuna principale con capienza minima di 750 posti coperti, di cui 200 per la squadra ospite. L‘area ospitalità deve avere una superficie minima di 400 mq.

192 posti a sedere,

contro i 750 necessari

Art. 21 – Spettatori portatori di handicap su sedia a rotelle

H. Normativa nazionale più stringente per numero di posti da rendere disponibili

Art. 22 – Ingressi ed uscite riservati al pubblico

DM 1996 Art. 8

Varchi e scale dipinte di colore giallo luminescente. Porte e portoni di uscita non chiusi a chiave durante l‘evento, ma dotati di dispositivo meccanico di apertura.

Art. 23 – Cartelli di segnalazione

DM 1996 Art. 7

Alcune integrazioni a quanto previsto dall‘art. 7

Art. 24 – Generatore di emergenza per le aree dello stadio

D.1

Art. 25 – Impianto di diffusione sonora

L.1

Da ammodernare

Art. 26 – Servizi Igienici

DM 1996 Art. 10

1 wc con seduta ogni 200 spettatori 1 orinatoi ogni 125 spettatori

Necessari 300 wc e

230 orinatoi

Art. 27 – Locali di primo soccorso

DM 1996 Art. 10

Art. 28 – Sala controllo DM 1996 Art. 18 Art. 19ter

Art. 29 – Sistemi di videosorveglianza

DM 1996 Art. 18

Il sistema TVCC deve avere monitor a colori con la possibilità di scattare delle nella sala controllo

Art. 30 – Sala lavoro giornalisti e fotografi

I.2 Superficie minima di 150 mq. Dotata di prese elettriche, linea telefonica, accesso internet

Da adeguare

Art. 31 – Posizionamento delle telecamere

I.5 Piattaforma di almeno 10 mq

Da adeguare Art. 32 – Studi TV e ―mixed zone‖

n. p. Devono essere presenti 2 studi TV, di superficie minima di metri 5x5x2,3h, uno dei quali con vista sul campo da gioco. Deve esistere una mixed zone interdetta al pubblico.

Da adeguare Art. 33 – OB Van Area n. p. Deve essere prevista un‘area riservata agli automezzi attrezzati per le

trasmissioni dall‘esterno con superficie minima di 1.000 mq.

Da adeguare Art. 34 – Sala conferenze stampa

I.3 Deve garantire un minimo di 75 posti a sedere, con tavolo per conferenza, piattaforma per telecamere, sistema audio centralizzato e sistema di diffusione sonora

Da adeguare

Art. 35 – Parcheggi VIP

n. p. Almeno 150 parcheggi VIP Almeno 400 parcheggi autobus entro una distanza di 20 minuti a piedi

Da adeguare

Art. 36 – Piano per il mantenimento delle condizioni di sicurezza

DM 1996

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LO STADIO “LUIGI FERRARIS” PER EURO 2016

Gli attuali problemi dello stadio ―Luigi Ferraris‖ riguardano:

l‘interno dello stadio e le norme tecniche per la realizzazione o l‘adeguamento degli impianti sportivi;

l‘esterno dello stadio, con riferimento agli spazi necessari per l‘adeguamento dell‘impianto sportivo (dotazione di parcheggi, ecc.), alcune norme di sicurezza e le vie di esodo.

Lo stadio ―Luigi Ferraris‖, oggi, può ospitare le partite nazionali della Serie A, le competizioni internazionali di club e delle Rappresentative Nazionali nell‘ambito delle qualificazioni ai principali tornei continentali e mondiali. Infatti, sia con deroghe, sia con interpretazioni della norma, sia con assunzione di responsabilità da parte di enti sovraordinati per l‘ordine pubblico (Sindaco e Questore, ad esempio), lo stadio ha ospitato ed ospiterà le partite di Champions League, Europa League, incontri della Nazionale e tutte le partite della serie A. Il problema sorto per il dossier Europei 2016 era (ed è) quello di rendere lo Stadio definitivamente a norma (senza deroghe), risolvere i problemi di deflusso del pubblico in situazioni di urgenza o emergenza, migliorare la visibilità e la vivibilità degli spazi interni, ammodernare rispetto agli ultimi indicatori UEFA (fra i quali la dotazione di Sky box, gli spazi per la stampa e gli spazi VIP) e renderlo più ―funzionale e moderno‖. A corollario di ciò chiarire, una volta per tutte, se la sua ubicazione nel tessuto urbano cittadino potesse o meno avere ancora un senso, economico e sociale. La scelta relativa all‘opportunità di inserire Genova fra le città candidate ad ospitare alcune partite della fase finale dei Campionati Europei di calcio è stata, giustamente o erroneamente, politica e non solo tecnica. I metri di giudizio della Commissione hanno riguardato anche la limitata capacità alberghiera del territorio cittadino di ospitare i tifosi e le squadre, la funzionalità degli spazi per la stampa, la presenza o meno di progetti o di idee di riqualificazione dello Stadio. In buona sostanza la valutazione sullo stadio ―Luigi Ferraris‖ ha coinvolto fattori che non derivavano esclusivamente dall‘infrastruttura, ma anche dal contesto in cui si sarebbero svolte le partite: le opere necessarie per l‘adeguamento ai parametri richiesti, probabilmente per svolgere solo tre gare di qualificazione, non rendevano economicamente vantaggioso proporre investimenti sullo stadio in una realtà di ben altri e più complessi problemi. Ma, è importante sottolinearlo perché da allora non si parla più di stadio, il tema Europei non può e non deve far abbandonare l‘idea di poter recuperare ed ammodernare il Ferraris. Non c‘entra nulla. Occorre innanzitutto precisare che lo Stadio è agibile, come da ultimo parere della Commissione di Vigilanza del Settembre 2008, per un totale di 36.569 spettatori distinti in 9.215 nel settore gradinata nord, 9.232 nel settore gradinata sud, 8.752 nel settore distinti, di cui 72 disabili e 76 accompagnatori, 4.246 tribuna superiore e 5.124 tribuna inferiore, stampa e VIP. Le normative di riferimento analizzate, per la verifica e la proposta di interventi per l‘adeguamento e l‘ammodernamento degli spazi, sono molteplici, alcune delle quali in evidente contrapposizione a indicazioni di norme vetuste ma mai del tutto sorpassate. I due testi base sono le norme UNI per i

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dimensionamenti tecnici e il Manuale delle licenze UEFA edito dalla FIGC204. Da questi due testi, con molti corollari di normative e leggi soprattutto sulle vie di fuga e i codici di sicurezza da attuare, è stato composto lo studio analitico. Non sfuggirà la differenza di approccio del progettista fra la realizzazione di uno stadio ex-novo, cercando di dare il massimo della vivibilità e andare incontro alle misure raccomandate, e la ristrutturazione di un impianto esistente, seguendo il dettato della normativa. Le norme UNI, per questo, sono assolutamente illuminanti, anche per le verifiche di visuali e di coperture degli spettatori. Con poche opere infrastrutturali è possibile intervenire in maniera corretta. Nel caso delle sedute, invece, la proposta di ristrutturazione è certamente più importante, con demolizione e rimozione delle attuali costole prefabbricate, non più a norma. La verifica degli spazi ha consentito di precisare che lo stadio può contenere, una volta effettuati i lavori, il numero di spettatori sufficienti alle normative UEFA.

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CAPITOLO 4

GLI STADI COME NUOVA FONTE DI REDDITO PER LE SQUADRE

È opinione ormai diffusa che il futuro delle squadre di calcio non possa prescindere dalla proprietà dello stadio nel quale queste giocano. Stadio che deve trasformarsi progressivamente da luogo di aggregazione domenicale ad impianto multifunzionale in grado di attrarre quotidianamente tifosi e cittadini (con ristoranti, musei, ecc.), allo scopo di garantire entrate sufficienti a renderlo fruibile ogni giorno ed economicamente indipendente, per garantire alla squadra ricavi addizionali. In Italia gli stadi delle squadre di Serie A e B sono di proprietà pubblica: le squadre di calcio li utilizzano a fronte di canoni di locazione che sempre più spesso sono integrati da accordi di compartecipazione per la suddivisione delle spese di manutenzione straordinaria degli impianti205. L'unica squadra di serie A che sta procedendo alla costruzione del proprio stadio è la Juventus; esistono progetti presentati da altre società che per il momento non hanno superato la fase pre-progettuale. Periodicamente, con picchi di interesse in occasione della candidatura italiana per ospitare i Campionati Europei di Calcio (è successo sia per Euro 2012, sia per Euro 2016), il fabbisogno di rinnovamento degli impianti sportivi esistenti torna alla ribalta, accompagnato da iniziative legislative per il loro finanziamento agevolato. La stessa Lega Calcio, attraverso il Presidente Beretta, sta intervenendo per sollevare il problema impiantistico: ‖Gli stadi di proprietà rappresentano una questione fondamentale per il calcio moderno (…) l'esempio del Bayern ci mostra come il passaggio allo stadio di proprietà abbia permesso alla società un grande balzo in avanti in termini di ricavi e un rafforzamento dal punto di vista patrimoniale. Abbiamo bisogno (…) che le società siano proprietarie degli stadi di calcio, che possano gestirli dall'inizio alla fine e non solo per poche ore la settimana e che siano responsabili della sicurezza e dei servizi offerti‖206. In verità, il caso dell‘Allianz Arena è controverso: se da un lato ha sicuramente generato un beneficio al FC Bayern (che però continua ad avere circa il 55% dei ricavi da merchandising e sponsorizzazioni), dall‘altro ha costretto l‘altro socio fondatore (il TSV 1860 München), dopo la sua retrocessione nel 2008, a cedere le proprie quote al Bayern per l‘impossibilità di far fronte agli oneri derivanti dalla costruzione dello stadio. Questo a dimostrare che il vero rafforzamento patrimoniale della squadra avviene solo dopo che i costi per la costruzione dell‘impianto sono stati completamente assorbiti. Ciò avviene, in media, dopo 15/20 anni, durante i quali i risultati economici addizionali ottenuti dalla società grazie allo stadio devono essere almeno pari agli esborsi per la restituzione dei finanziamenti ricevuti. I sostenitori dell‘assoluta necessità che le squadre divengano proprietarie degli stadi in cui giocano ritengono che, in un orizzonte temporale di breve-medio periodo, solo queste potranno sostenere i costi del mondo del calcio e confrontarsi con le prime realtà europee, mentre le altre saranno destinate a un declino inesorabile. All'estero buona parte delle squadre di calcio di un certo livello è proprietaria dell‘impianto in cui gioca, e questo è fruibile durante tutta la settimana. È la preoccupazione spesso esternata del Presidente della Sampdoria Riccardo Garrone, secondo cui la mancata costruzione del nuovo stadio di Genova ―potrebbe comportare quasi certamente il rischio di dover emigrare in caso di partecipazione alle competizioni europee dei prossimi anni, oltre alla ridotta competitività delle

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due società genovesi rispetto alla concorrenza che realizzerà nuovi stadi oppure sarà in grado di ristrutturare quelli esistenti per ottenere la licenza Uefa. Tale mai augurabile evento potrebbe portare in pochissimi anni le nostre società di calcio, e parlo solo di Sampdoria, ad una crisi irreversibile‖207. Tale affermazione contiene due imprecisioni:

la prima è la presunzione che il ―Luigi Ferraris‖ non possa essere oggetto di una ristrutturazione tale da consentire il pieno rispetto dalla normativa UEFA (e, in particolare, quella per ospitare incontri di Europa League e Champions League, visto che devono giocarci prevalentemente le due squadre della città);

la seconda è che il progetto di Sestri non prevedeva uno stadio di proprietà delle due squadre di calcio ma di investitori terzi: rimane poco chiaro come eventualmente si pensasse di ottenere il risultato sperato.

È un peccato che nessuno abbia mai posto questi due quesiti.

LE FONTI DI REDDITO DELLE SQUADRA DI CALCIO ED IL FAIR PLAY FINANZIARIO

L‘incremento dei costi di gestione delle squadre di calcio e la sempre maggiore dipendenza dai proventi televisivi hanno portato a interrogarsi se fosse possibile diversificare le fonti di ricavo delle squadre di calcio, allo scopo di sfruttare anche canali attualmente non sufficientemente esplorati. Per le squadre che hanno l‘ambizione di partecipare alle competizioni europee, tale necessità è ancora più evidente a seguito dell‘adozione da parte dell‘UEFA del nuovo Regolamento208, che introduce il concetto di Fair Play finanziario. A partire dalla stagione 2013/2014, una squadra di calcio che intende ottenere la licenza UEFA dovrà dimostrare di aver conseguito un break-even positivo nell‘esercizio di iscrizione e nei due esercizi precedenti (periodo di monitoraggio). Per break-even si intende il pareggio fra i ricavi ed i costi di gestione della squadra.

i ricavi (―relevant income‖) possono derivare dalla vendita di biglietti ed abbonamenti, dai diritti televisivi, da sponsorizzazioni e pubblicità. Sono inoltre incluse le plusvalenze sulla vendita di giocatori, i ricavi da alienazione di immobilizzazioni materiali (es. immobili) e i proventi da operazioni finanziarie;

i costi (―relevant expenses‖) sono quelli diretti del venduto (es. retrocessione di diritti alle squadre ospiti), i costi di salari e benefit dei dipendenti, le spese generali, gli ammortamenti dei costi dei giocatori, gli oneri finanziari ed eventuali dividendi.

La verifica deve essere fatta per ―periodi di monitoraggio‖ triennali: il risultato cumulato deve essere positivo o comunque evidenziare un deficit complessivo non superiore a 5 milioni di Euro. Qualora un anno tale limite fosse superato, le squadre sono autorizzate ad utilizzare eventuali surplus dei due anni precedenti. Per i primi cinque anni sarà ancora consentito alle squadre di avere deficit superiori al limite di 5 milioni di Euro, purché gli azionisti provvedano al loro completo ripianamento. È prevista una soglia massima decrescente di 45 milioni di Euro per le licenze richieste nelle stagioni 2013/2014 e 2014/2015, che scende a 30 milioni di Euro per le tre successive. A partire dalla stagione

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2018/2019 il Comitato Esecutivo UEFA deciderà ulteriori soglie, inferiori ai 30 milioni. La soglia si riferisce all‘intero periodo di monitoraggio (triennio) e non al singolo anno.

Periodo di monitoraggio Deficit consentito

Anno T Anni

inclusi T-2 T-1 T

Non Ripianato

Ripianato

2013 2 - 2012 2013 5 45 2014 3 2012 2013 2014 5 45 2015 3 2013 2014 2015 5 30 2016 3 2014 2015 2016 5 30 2017 3 2015 2016 2017 5 30 2018 3 2016 2017 2018 5 < 30

Fonte: UEFA Financial Fair Play (dati del deficit in milioni di Euro)

Ci sono alcune osservazioni da fare sui criteri di identificazione dei ricavi e dei costi ammissibili.

le transazioni effettuate con soggetti che possono essere definiti parte correlata209 (fra i quali, ad esempio, l‘azionista) devono essere ricondotte al fair value, concetto con il quale si intende un valore equo di mercato, quello che si sarebbe ragionevolmente ottenuto in una negoziazione con una controparte non correlata (e quindi potenzialmente interessata). Per fare un esempio concreto: se l‘azionista di maggioranza, non potendo più ripianare il deficit di bilancio, cercasse di ovviare compiendo una sponsorizzazione della squadra ad un valore manifestamente fuori mercato, al momento della verifica dei parametri tale sponsorizzazione andrebbe considerata non già al valore effettivo che appare in bilancio ma, appunto, ad un fair value, cioè ad un valore ragionevole, coerente con il mercato.

i ricavi che siano chiaramente ed esclusivamente non collegati all‘attività, alla localizzazione e al marchio della squadra non possono essere inseriti. Questo esclude, ad esempio, eventuali proventi immobiliari su aree o proprietà non strumentali all‘attività della squadra.

per quanto attiene ai costi, l‘eccezione più significativa riguarda l‘esclusione quelli originanti dagli investimenti infrastrutturali (ad esempio lo stadio, il centro sportivo, ecc.) che sono considerati dalla UEFA un costo ―sano‖, perché originato da una logica di investimento di lungo periodo a beneficio della squadra. È stata inserita a favore delle squadre che hanno realizzato o intendono realizzare un nuovo impianto, che sarebbero state altrimenti penalizzate.

L‘adozione di questa nuova normativa UEFA ha contribuito a stimolare il dibattito sulla necessità, da parte delle squadre di calcio, di identificare nuove fonti di ricavo per sostenere la propria attività. Per avere un quadro della situazione europea, è possibile fare riferimento al documento ―Football Money League‖, redatto annualmente da Deloitte Sports Business Group, che analizza le performance economiche e patrimoniali delle principali squadre europee. Le squadre italiane presenti nel campione analizzato sono Juventus, Inter, Milan e Roma. L‘ultima edizione, rilasciata nel marzo 2010210 e riferita alla stagione 2008/2009, evidenzia il graduale declino delle posizioni dei club italiani, fra le cui cause emerge la necessità di incrementare il peso delle ―matchday revenues‖ (essenzialmente ricavi da biglietti ed abbonamenti) rispetto alle altre due macro-categorie di ricavi che Deloitte ha identificato: i diritti televisivi (per le partite nazionali ed internazionali) e i ricavi commerciali (sponsorizzazioni e merchandising).

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Ricavi stagione 2008-2009 - Milioni di Euro

Squadra Nazione Matchday % Diritti

TV % Comm.li % Totale

Real Madrid E 101,4 25,3% 160,8 40,1% 139,2 34,7% 401,4 Barcellona E 95,5 26,1% 158,4 43,3% 112,0 30,6% 365,9 Manchester United UK 127,7 39,1% 117,1 35,8% 82,2 25,1% 327,0 Bayern Munich D 60,6 20,9% 69,6 24,0% 159,3 55,0% 289,5 Arsenal UK 117,5 44,7% 89,0 33,8% 56,5 21,5% 263,0 Chelsea UK 87,4 36,1% 92,9 38,3% 62,0 25,6% 242,3 Liverpool UK 49,9 24,5% 74,6 36,6% 79,5 39,0% 204,0 Juventus I 16,7 8,2% 132,2 65,1% 54,3 26,7% 203,2 Inter I 28,2 14,4% 115,7 58,9% 52,6 26,8% 196,5 Milan I 33,4 17,0% 99,0 50,4% 64,1 32,6% 196,5 Hamburger D 55,5 37,8% 35,6 24,3% 55,6 37,9% 146,7 Roma I 18,8 14,7% 74,0 58,0% 34,7 27,2% 127,5 Olympique Lyonnais F 22,4 16,0% 68,1 48,8% 49,1 35,2% 139,6 Olympique de Marseille F 24,9 18,7% 65,6 49,2% 42,7 32,1% 133,2 Tottenham Hotspur UK 46,3 34,9% 52,6 39,6% 33,8 25,5% 132,7 Shalke 04 D 29,2 23,5% 34,2 27,5% 61,1 49,1% 124,5 Werder Bremen D 27,8 24,2% 61,2 53,4% 25,7 22,4% 114,7 Borussia Dortmund D 22,2 21,4% 22,4 21,6% 58,9 56,9% 103,5 Manchester City UK 24,4 23,9% 56,7 55,5% 21,1 20,6% 102,2 Newcastle United UK 34,1 33,8% 44,1 43,7% 22,8 22,6% 101,0

TOTALE 1.023,9 26,1% 1.623,8 41,5% 1.267,2 32,4% 3.914,9 Fonte: elaborazione su dati Deloitte 2010; valori in milioni di Euro

Nella media dei primi venti club europei, i ricavi originano dai diritti televisivi per il 41,5%, dalle entrate commerciali per il 32,4% e dai matchday per il 26,1%. Le quattro squadre italiane, invece, sono molto più sbilanciate sui diritti televisivi, che pesano per il 58,2%, seguiti dalle entrate commerciali per il 28,4% e dai matchday per il 13,4%. Pur essendo realtà molto distanti, il confronto dei dati di Genoa e Sampdoria211 con quelli delle altre italiane incluse nello studio della Deloitte conferma la maggiore dipendenza del mercato italiano dai proventi televisivi e, di conseguenza, la necessità per intensificare gli sforzi commerciali sulle altre fonti di possibile ricavo.

Suddivisione Ricavi Matchday % Diritti

TV % Comm.li % Totale

Juventus 16,7 8,2% 132,2 65,1% 54,3 26,7% 203,2 Inter 28,2 14,4% 115,7 58,9% 52,6 26,8% 196,5 Milan 33,4 17,0% 99,0 50,4% 64,1 32,6% 196,5 Roma 18,8 14,7% 74,0 58,0% 34,7 27,2% 127,5 Genoa 10,5 20,4% 27,1 52,5% 14,0 27,1% 51,6 Sampdoria 6,5 14,6% 26,8 60,2% 11,2 25,2% 44,4

TOTALE CAMPIONE ITALIANE 114,1 13,9% 474,8 57,9% 230,9 28,2% 819,7 MEDIA CAMPIONE DELOITTE

26,1%

41,5%

32,4%

Fonte: elaborazione dati Deloitte e Bilanci 2009 Genoa e Sampdoria; valori in milioni di Euro

Milan e Genoa sono le due Società del campione che più si avvicinano alla media Deloitte; Juventus e Sampdoria sono le più distanti.

ALCUNE CARATTERISTICHE DELLO “STADIO MODERNO”

Anche in Europa è in atto da qualche tempo un processo di cambiamento del concetto stesso di stadio, portando questa infrastruttura a diventare un centro di profitto autonomo, in grado di produrre reddito a favore del proprietario dell‘impianto. In Gran Bretagna, ad esempio, gli stadi sono spesso di proprietà della squadra di calcio che vi gioca: ciò consente una maggiore ―personalizzazione‖ dell‘impianto ed un suo maggiore sfruttamento, grazie alla possibilità di

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integrare l‘impianto sportivo con altre attrazioni, quali il museo della squadra, ristoranti e club house dedicate, negozi dove vengono venduti i prodotti ufficiali della squadra. Nel corso degli ultimi 15 anni l‘orientamento è stato quello di trasformare lo stadio da centro di aggregazione di tifosi a prodotto da vendere a dei tifosi-consumatori. ―L‟intenzione odierna è di rendere la struttura un‟area aperta e visitata in maniera stabile durante tutto il corso della settimana; il calcio continua a rappresentare il core business, ma non rimane l‟esclusiva sorgente di introiti‖212. Il caso inglese è particolare, in quanto dopo gli eventi della seconda metà degli anni ‘80213 vi è stato un profondo rinnovamento a livello normativo ed anche a livello impiantistico. Buona parte delle squadre della Premier League ha costruito un nuovo impianto oppure ristrutturato l‘esistente214, facendo diventare il Regno Unito, in un certo senso, pioniere della concezione moderna di stadio. Lo stadio moderno prevede solo posti a sedere, dove gli spettatori sono identificati e maggiormente controllabili. Questi impianti tendono a massimizzare l‘attività di merchandising delle squadre proprietarie, attraverso la presenza di negozi dei club, di musei, di ristoranti, della possibilità di prenotare ed eseguire visite guidate (sia durante la settimana, sia in corrispondenza degli eventi) e della Club house per l‘incontro dei tifosi. A questa offerta standard, sono state aggiunte le iniziative più disparate, fra cui la presenza di palestre e centri di fitness legati al club, concorsi riservati ai tifosi che consentono di vedere la partita accanto ad un giocatore in tribuna215 e molte altre iniziative localizzate sullo stadio. Lo Stadio deve, quindi, progettare delle offerte che soddisfino una serie di utenze fra loro distinte. I tifosi, siano essi assidui od occasionali Si cerca di proporre un‘area che sia sinonimo di sicurezza, comodità/facilità di utilizzo, ampiezza dell‘offerta. La sicurezza è fondamentale per riavvicinare l‘utenza cosiddetta occasionale, facilitando la presenza delle famiglie. Per quanto riguarda la comodità, questa può essere interpretata secondo varie angolature: (i) facilità di accesso alla struttura, con mezzi pubblici e privati; (ii) facilità di fruizione dell‘evento sportivo (numero adeguato di biglietterie, possibilità di acquisto dei biglietti via internet, semplicità dei mezzi di pagamento); (iii) servizi offerti dalla struttura sportiva, quali chioschi e strutture per i bambini. L‟utenza business Normalmente intercettata attraverso la disponibilità di aree VIP situate all‘interno dello stadio, che possono essere affittare per il singolo evento, per la stagione sportiva od addirittura per più stagioni. Esistono, generalmente, tre livelli di offerta216:

le Sky Lounges/Sky Rooms, locali di dimensioni variabili (25-80 mq), con possibilità di ospitare 10-20 persone, offrendo loro, oltre ad una visuale sul campo da gioco, vari livelli di comfort (schermi Lcd personalizzati, catering dedicato, ecc.). Queste strutture possono essere utilizzate dalle aziende anche per riunioni o pranzi di lavoro nell‘arco della settimana;

gli Sky Box o Palchi, normalmente posizionati nelle vicinanze della tribuna in moduli da 6-12 posti a sedere e con servizi particolari (es. monitor personale) che si aggiungono a quelli executive;

la Tribuna Executive, che si differenzia dalla tribuna normale per alcuni servizi addizionali riservati (es. catering, steward dedicati, ecc.), spesso condivisi con gli Sky Box.

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Accanto a quest'offerta, che nasce legata all‘evento, gli stadi si sono anche attrezzati con centri congressi, (normalmente composti da un insieme modulare di stanze che possano soddisfare l‘esigenza della riunione di lavoro come della convention aziendale), uno o più ristoranti (operativi tutta la settimana, spesso gestiti dalla società che garantisce il catering dello stadio), in alcuni casi un albergo217 od altre strutture ricettive. I promoter (per concerti, congressi, pacchetti turistici business, ecc.) Lo Stadio può diventare oggetto di interesse da parte di agenzie specializzate nell‘organizzazione di eventi (concerti, conferenze) o nel turismo business. Interessante da questo punto di vista l‘offerta sul sito www.blufreccia.it che contiene una serie di iniziative sotto la categoria ―Sport Incentive Travel‖ (abbinamento di pacchetti viaggio e partite allo stadio, affitto palchi nei vari stadi per clienti e dipendenti). La capacità dello stadio di diventare centro di attrazione anche per eventi non calcistici è però direttamente proporzionale alla visibilità turistica della città che lo ospita. Nel caso dell‘Amsterdam ArenA (che è stato costruito ex novo, con i vantaggi progettuali che ciò comporta) all‘interno dello stadio esiste ad esempio la ―Arena Amphi”, anfiteatro con una capienza fra 5.000 e 12.000 posti che viene usato nei momenti di riposo dell‘attività agonistica, con sistema di muri di separazione e soffitti rimovibili con una giornata di lavoro, e consente lo svolgimento di incontri, sport indoor (volley, tennis, pattinaggio sul ghiaccio), teatro, convention aziendali. Le agenzie pubblicitarie e i media Oltre all‘identificazione di aree dedicate all‘interno dello stadio (box per i giornalisti, mixed zone, servizi accessori quali postazioni internet), sono importanti degli studi per lo sfruttamento degli spazi commerciali vendibili. Alcuni esempi:

l‘Allianz Arena, è stato oggetto di un‘analisi specifica per garantire un format speciale della cartellonistica interna (banner da 40 a 120 secondi), massimizzando spazi e visibilità e differenziando i prezzi di vendita di detti spazi;

la Lazio, nella partita UEFA contro il Vitoria Guimarães della stagione 2007-08, ha sperimentato un caso particolare di visual advertising: gli spazi pubblicitari sono stati venduti a più operatori e differenziati per nazione di trasmissione televisiva dell‘evento, incrementando così i ricavi;

all‘interno dell‘Amsterdam ArenA è stata introdotta una tessera di pagamento (Arena Card), che è l‘unico strumento di pagamento accettato per tutta l‘offerta locale. Tale tessera è ricaricabile e oltre a consentire la partecipazione a premi, estrazioni ed altro, viene usata anche per attività promozionali e sponsorizzazioni specifiche.

Una particolare menzione va fatta rispetto alla cessione dei naming rights come fonte di finanziamento dell‘investimento, come nel caso dell‘Emirates Stadium (120 milioni di Euro in 10 anni) e dell‘Allianz Arena (80 milioni di Euro per 30 anni). È una politica portata avanti da 83 società professionistiche su 121 negli USA, da 12 società di calcio su 18 in Germania e da 3 delle 20 società della Premier League218.

L‟IMPATTO DELLA GESTIONE DELLO STADIO SUI RISULTATI ECONOMICI DI UNA SQUADRA DI CALCIO

Non è facile reperire studi relativi all‘impatto di un nuovo stadio sui risultati economici di una squadra di calcio, sia perché ―per molti tifosi di calcio, fare discorsi riguardanti il lato finanziario ed affaristico equivale ad un‟eresia‖219 sia perché, salvo poche eccezioni rappresentate dalle società quotate, non è

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facile avere informazioni economiche e finanziarie delle società di calcio. Le stesse società non hanno interesse a divulgare queste informazioni, allo scopo di giustificare ―incrementi nei prezzi dei biglietti e limiti agli ingaggi ed ai benefit ai giocatori‖ 220.

Gli Stati Uniti sono la nazione dove le società sportive, per prime e in maniera più massiccia, hanno investito sugli impianti di proprietà, tradizionalmente di natura multifunzionale. Una prima serie di indicazioni possono essere tratte da uno studio apparso sulla rivista americana Sport Marketing Quarterly nel 2004221, nel quale si cerca di verificare in quali termini la costruzione di un nuovo stadio abbia portato benefici economici alle squadre aderenti alla National Football League (NFL) 222, analizzando l‘impatto sui ricavi netti delle squadre di football americano che fra il 1995 ed il 1999 si sono trasferite in un nuovo impianto223. Prima di riportare i risultati dello studio è però opportuno evidenziare le principali differenze esistenti fra NFL e Lega Calcio, in particolare sotto il profilo economico: la NFL distribuisce in maniera uguale i proventi da diritti televisivi fra le squadre, mentre i ricavi della vendita dei biglietti vengono suddivisi in una proporzione 60/40 fra la squadra di casa e la squadra ospite. Il risultato è che il 70% dei ricavi delle squadre provengono dai diritti televisivi venduti collettivamente, mentre il 30% dai ricavi da stadio (naming rights, parcheggi, concessioni, loge box). Non essendo quest‘ultima voce di ricavo soggetta ad alcun tipo di condivisione con le altre squadre, diventa fondamentale investire sulla sua crescita, che rimane patrimonio esclusivo della singola società consentendole di incrementare i ricavi e, quindi, la capacità di attrazione dei migliori giocatori. Lo studio rivela che effettivamente la costruzione di uno stadio di proprietà ha portato a un sensibile incremento dei ricavi cosiddetti ―locali‖ delle squadre, che sono composti, in particolare:

dalla vendita dei biglietti;

dai diritti televisivi e radiofonici locali;

dall‘affitto delle loge box (equivalenti agli Sky box del calcio);

dalle concessioni a terzi (ad esempio per il catering);

da pubblicità, parcheggi ed altri ricavi. Secondo le analisi condotte, la crescita media dei ricavi “locali” è stata dell‟85%, per effetto di un aumento del 54% dei ricavi per la vendita dei biglietti, di un 623% dei ricavi delle loge box e del 202% dei ricavi di pubblicità/parcheggi/altro. Le altre voci non hanno subito incrementi significativi. È interessante però osservare come si è arrivati ad ottenere tali risultati:

per quanto riguarda i ricavi dalla vendita di biglietti, l‘aumento è dovuto anche alla crescita del numero di posti disponibili (resa possibile dalla progettazione di impianti di dimensioni maggiori di quelli precedenti. Ma a fronte di un incremento del 14% nel numero di posti, i ricavi sono cresciuti del 54%, con un evidente effetto più che proporzionale derivante dall‘incremento del costo unitario dei biglietti, a scapito quindi di un‘utenza più popolare;

sono anche aumentati in maniera significativa i posti riservati all‘utenza business (le loge box o sky box) che vengono affittate per periodi annuali (oppure pluriennali) da singole aziende. Si è passati da una media di 3.961 posti business negli stadi costruiti fino al 1990 a 8.740 posti per gli stadi costruiti successivamente.

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Gli Autori fanno però notare il vero elemento di criticità del quale occorre tenere conto al momento della scelta di costruire uno stadio di proprietà: l‟impatto finanziario del progetto sui conti della squadra per il periodo in cui si è tenuti a restituire il finanziamento necessario alla realizzazione dell‘impianto. Le squadre osservate hanno speso una media di 120 milioni di dollari per la costruzione dei nuovi impianti, assumendo oneri finanziari addizionali in un range fra i 15 ed i 30 milioni di dollari l‘anno, con il risultato che buona parte del valore aggiunto generato dal nuovo impianto viene impegnato nel ―servizio del debito‖224. Al termine del finanziamento (15-20 anni), però, l‘impianto sarà completamente di proprietà della squadra e, fatta salva la necessità di adeguamenti o ulteriori traslochi, rimarrà un asset del bilancio. La criticità segnalata dagli autori deriva, soprattutto, dalla necessità di avere una struttura economica e finanziaria solida, con flussi di incassi certi, per far fronte alle rate del debito senza dover sacrificare la capacità della squadra di costruire e mantenere una rosa di giocatori all‟altezza delle attese dei tifosi. Due, in particolare gli elementi evidenziati dallo studio:

l‟aleatorietà dei volumi di incassi locali, condizionati dall‘andamento di fattori esogeni quali l‘economia (nel caso di crisi, anche solo dell‘area geografica sulla quale insiste l‘impianto sportivo, sono soggetti a forti oscillazioni negative, in particolare per la componente più ricca, rappresentata dall‘utenza business) ed i risultati della squadra, che possono catalizzare in positivo ma anche in negativo l‘andamento dei ricavi; ci sono stati casi di squadre che sono fallite per l‘incapacità di sostenere i propri costi di gestione, fra i quali gli oneri derivanti dalla costruzione del nuovo impianto225.

la necessità, per la squadra che intende realizzare un progetto di investimento su un nuovo impianto, di verificare il tipo di supporto economico e finanziario che può provenire dalle autorità locali. Lo studio ha fatto emergere che mediamente il finanziamento pubblico ha coperto il 70% del valore dell‟investimento, rendendo così contenuto l‘onere direttamente a carico della squadra, che si impegna per solo il 30%. Tanto è vero che tre delle squadre osservate hanno traslocato in nuove città, più piccole, grazie alla disponibilità delle municipalità locali di costruire per loro delle nuove strutture.

In un altro studio, sempre del 2004, viene condotta un‘interessante analisi che si riferisce al Baseball226. L‘Autore, partendo dall‘analisi di un campione di squadre che negli anni Novanta si sono trasferite in un nuovo impianto, ha effettuato un‘analisi statistica per cercare di valutare l‟impatto economico del trasferimento in un nuovo stadio sui bilanci delle società. Anche in questo caso esiste un limite, rappresentato dalla scarsa disponibilità di dati analitici sui risultati delle squadre, ma l‘Autore ritiene di aver comunque utilizzato una metodologia in grado di neutralizzare eventuali errori. Il risultato dell‘analisi coincide in buona parte con quello già osservato: anche nel caso del baseball le squadre che si sono trasferite in un nuovo impianto hanno fatto registrare un incremento dei ricavi locali (biglietteria, concessioni, pubblicità, parcheggi, servizi, ecc.), nonostante una riduzione media del 13% del numero di posti disponibili (passati da 51.371 a 44.671). Questo è stato ottenuto puntando su un incremento del costo del biglietto, sul potenziamento dei loge boxe (chiamati nello studio ―luxury suite‖) e da un più intenso sfruttamento del merchandising e dei servizi interni allo stadio (in particolare i punti di ristoro e la pubblicità interna).

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I ricavi netti generati dal nuovo stadio risentono di un effetto ―novità‖: hanno una crescita importante per un periodo di circa 5 anni per poi ritornare progressivamente a livelli leggermente superiori a quelli del vecchio stadio. Tuttavia, nell‟arco del decennio producono un profitto medio netto addizionale di circa 60 milioni di dollari. Questo risultato è positivamente influenzato dalla forte incidenza di finanziamento pubblico dell‟impianto, che anche nel baseball raggiunge circa il 70% dei costi complessivi227. La scelta statunitense di procedere alla costruzione di nuovi impianti è stata fortemente condizionata dalla presenza di rilevanti contributi pubblici, in assenza dei quali il costo di finanziamento dell‘impianto avrebbe reso poco sostenibile la realizzazione dell‘iniziativa. L‘Autore non approfondisce l‘analisi su quello che sarebbe stato l‘impatto del completo autofinanziamento della costruzione sui risultati delle squadre. Partendo dai suoi dati e considerando che, nella media, gli impianti costruiti hanno avuto un costo di 241 milioni di dollari (cui le squadre hanno contribuito per 80 milioni di dollari) le sole rate capitale della differenza, su un arco di venti anni, annullerebbero il beneficio netto generato dallo stadio. Rimarrebbe, ovviamente, al termine del periodo di pagamento, il valore dell‘impianto nel bilancio della società, ma nel frattempo la squadra potrebbe trovarsi con una limitata capacità di spesa per le esigenze di allestimento della rosa. L‘Università di Amburgo ha pubblicato uno studio sulle capacità di attrazione dei nuovi stadi228, per determinare se la scelta vincente fosse la realizzazione di impianti dedicati a un unico sport, ovvero se convenisse costruire stadi polivalenti. L‘analisi, di tipo statistico e basata sulla Bundesliga, ha evidenziato che sebbene l‘attrattiva del nuovo impianto dipenda ancora in maniera significativa dal risultato sportivo della squadra, la costruzione di un nuovo stadio non polivalente, ma dedicato al calcio, porta ad un incremento medio di 4.800 spettatori per incontro (+18,7%), con un beneficio netto di circa 1,4 milioni di Euro annui per la squadra che vi gioca.

L‟AMSTERDAM ARENA, PROTOTIPO DELLO STADIO MODERNO?

Terminato nel 1996, è considerato una sorta di prototipo dello stadio moderno. È utilizzato per le partite di calcio dell‘Ajax e della Nazionale Olandese, ma anche per eventi di tipologia diversa (concerti, meeting, congressi, ecc.). Nel decennio 1996-2006 ha ospitato circa 500 eventi per un totale di 17 milioni di fruitori e 1 milione di visitatori delle infrastrutture. Ogni anno vi si svolgono quasi 70 eventi dei quali, però, solo il 35% direttamente legato alle partite di calcio229.

Eventi ospitati 2008/2009 2007/2008 2006/2007 2005/2006 2004/2006

Partite di calcio 28 25 32 35 30 Concerti 4 12 11 10 6 Altri eventi di rilievo 58 36 38 36 41

TOTALE EVENTI ANNUALI 90 73 81 81 77

% eventi calcio su totale 31,1% 34,2% 39,5% 43,2% 39,0% Numero di visitatori (eventi) 1.554.000 1.696.000 1.992.000 1.967.000 1.504.000 Numero di visitatori (tour) 78.200 80.500 80.000 80.000 80.000

Fonte: Bilancio Amsterdam ArenA 2008/2009

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L‘impianto ha una capacità teorica di 51.628 sedute per le partite di calcio (arriva a una capienza massima di 68.000 visitatori nel caso di concerti), delle quali 6.835 (13,2%) hanno caratteristiche e redditività particolari, in quanto destinati prevalentemente ad un‘utenza business: (i) 100 posti nelle 10 Founder Lounge, riservate ai soci fondatori, che hanno finanziato i costi di costruzione230; (ii) 40 posti nella Royal Box; (iii) 202 posti nella Grand Terrace; (iv) 540 posti nella 54 Skybox; (v) 160 posti nelle 8 Sky Lounges (locali di 87 mq. da 20 posti ciascuno) e 120 posti nelle 12 Sky Rooms (locali di 26 mq. da 10 posti ciascuno) con vista ottimale sullo Stadio. Parte di queste è affittata su base stagionale, altre sono disponibili anche per il singolo evento. Oltre all‘affitto dello spazio sono previsti addebiti per i costi di arredamento, utenze, servizio. Possono essere usate anche durante la settimana per riunioni/pranzi di lavoro e rimangono a disposizione anche per gli eventi non sportivi; (vi) 1.564 posti Business; (vii) 4.109 posti riservati agli altri azionisti, fra i quali i sottoscrittori dei certificati di deposito emessi a parziale finanziamento della costruzione dello Stadio, che garantiscono il diritto al posto e, laddove esistente, un dividendo da parte della società proprietaria dello Stadio. Detti certificati possono essere oggetto di compravendita ed hanno visto il valore crescere nel corso del tempo. L‘impianto è dotato di un parcheggio da 12.500 posti (gestito però dalla Città di Amsterdam) e di un Centro Congressi di 14 stanze con una capacità teorica di 3.500 persone. In una pubblicazione dell‘ISTEI (Istituto di Economia d‘Impresa, Università Milano Bicocca) del 2004231 è stata condotta un‘interessante analisi dell‘evoluzione del progetto Amsterdam ArenA che fornisce spunti utili per le analisi successive. L‘Amsterdam ArenA nasce sulla base di un progetto del 1990. L‘obiettivo era quello di costruire un impianto ―noto in tutto il mondo ed in grado di ospitare eventi sportivi e non in modo continuativo. Doveva divenire il secondo centro della città di Amsterdam‖: lo stadio nasceva quindi come elemento catalizzatore di un più ampio progetto di sviluppo urbano, che ha portato alla nascita dell‘ArenA Boulevard ―una delle aree più sviluppate in Olanda ed un esempio di integrazione tra destinazioni di diverso utilizzo, come lo shopping, lo sport e l‟intrattenimento, il vivere ed il lavorare‖. Il progetto dell‘Amsterdam ArenA ha avuto un costo complessivo di circa 127 milioni di Euro, che sono stati reperiti: per il 29,9% da donazioni pubbliche (Città di Amsterdam e Governo Olandese); per il 22,8% da aziende (la squadra dell‘Ajax ed altri 8 soci fondatori) e per il 21,3% mediante emissione di certificati di deposito, cui sono legati particolari privilegi.

Soci finanziatori Migliaia di Euro % su totale

Città di Amsterdam 33.000 26,0% Governo Olandese 5.000 3,9% AFC Ajax 9.000 7,1% Soci fondatori (8 aziende) 20.000 15,7% Emissione certificati di deposito 27.000 21,3% Finanziamento bancario 33.000 26,0%

TOTALE COSTO 127.000 100,0%

Aldilà delle forme di finanziamento, per certi versi innovative (specialmente i certificati di deposito, che hanno avuto un grande successo), anche in questo caso solo il 26% del costo dell‟impianto è stato oggetto di un finanziamento bancario: la scelta è stata operata a seguito di valutazioni, che hanno evidenziato come un debito maggiore avrebbe potuto mettere a rischio la sostenibilità del progetto, a causa di un eccessivo servizio del debito. In effetti, l‘analisi dei bilanci degli ultimi anni porta a rilevare che, nonostante l‘insieme di condizioni particolarmente favorevoli dell‘Amsterdam ArenA, fra le quali l‘ubicazione (stadio della

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Capitale della nazione, presenza dell‘Amsterdam Boulevard), la possibilità di ospitare un numero importante di eventi calcistici (in quanto oltre alle partite dell‘Ajax è la sede di tutte le partite della Nazionale Orange) e l‘infrastruttura studiata per facilitare un utilizzo anche per concerti ed altri eventi di rilievo, la società produce un risultato positivo di esercizio oscillante fra 1,4 e 2 milioni di Euro all‟anno. Dato sicuramente interessante, ma in assoluto non così significativo da rappresentare la discriminante per la sopravvivenza sportiva di una squadra.

AM ArenA 2008/2009 2007/2008 2006/2007

Ricavi 27.674 29.997 31.077 Ricavi netti 12.429 13.173 13.413 Spese generali (4.469) (4.454) (5.135) Ammortamenti (5.365) (5.446) (5.464)

Risultato operativo 2.595 3.273 2.814

Proventi (oneri) finanziari (795) (741) (934) Risultato prima delle imposte 1.800 2.532 1.880

Risultato netto 1.396 1.954 1.880 Fonte: Bilancio Amsterdam Arena 2008/2009 (valori in migliaia di Euro)

Come ogni investimento che contenga una componente immobiliare, il risultato netto è fortemente influenzato dal peso degli ammortamenti sull‘impianto (pari a circa 5,5 milioni di Euro annuali) ed infatti, essendo questi dei costi ―figurativi‖ in termini finanziari, la produzione di cassa annuale rimane più che sufficiente per assicurare il servizio del debito, cioè il pagamento delle rate dei finanziamenti bancari e degli oneri finanziari. L‘impatto del nuovo stadio sulla squadra di calcio dell‘Ajax, nonostante questa abbia contribuito al finanziamento dell‘investimento, non è neutro, perché questa ha siglato ―un accordo per lo sfruttamento dello stadio limitatamente alla sue partite casalinghe, in cambio di un canone di affitto‖.

Ajax - Ricavi 2008 2009 2010 2010 vs 2009 Variazione

Ricavi stadio 26,9 28,9 29,8 0,9 3,11% Diritti TV 8,5 6,0 6,8 0,8 13,3% Ricavi commerciali 24,4 2,1 0,8 1,1 -61,9%

SUBTOTALE AREA CALCIO 59,8 37,0 37,4 0,4 1,1%

Altri ricavi 2,1 0,8 1,1 0,3 37,5%

TOTALE 61,9 37,8 38,5 0,7 1,9% Fonte: Elaborazione su Bilanci Ajax232 (Valori in milioni di Euro)

L‘incremento dei posti disponibili, le possibilità di sponsorizzazione ed i servizi a favore dell‘utenza business hanno comunque prodotto un margine positivo per la squadra, che ottiene circa il 76% dei propri ricavi dagli eventi sportivi. Occorre però rilevare che tale percentuale è così significativa soprattutto perché il mercato olandese dei diritti televisivi non è paragonabile a quello delle altre nazioni europee: l‘Ajax produce ricavi annuali da diritti televisivi per soli 7 milioni di Euro. Questo è comunque un caso in cui, nonostante la squadra non sia proprietaria (se non per un 7,1%) dell‘impianto e paghi un canone di affitto, ha ottenuto un beneficio economico dallo spostamento nel nuovo impianto. Nonostante questo, gli ultimi due bilanci hanno chiuso con una perdita di esercizio, rispettivamente di 3,4 milioni di Euro e 22,8 milioni di Euro. Un altro elemento interessante riguarda le modalità di gestione dell‟impianto da parte della società proprietaria. La logica seguita è stata quella di minimizzare i costi fissi ricorrendo, ogni qualvolta fosse possibile, all‘esternalizzazione dei servizi necessari al funzionamento della struttura. Considerando la media di eventi e di visitatori, infatti, emerge che il personale dipendente

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appartenente alla struttura fissa è ridotto; segno che si è cercato di concentrare l‘impegno di gestione sui punti salienti dell‘impianto. I dipendenti sono suddivisi in quattro aree funzionali: Finanza, Commerciale, Facility Management ed Eventi, cioè in quelle ritenute strategiche per lo sviluppo delle nuove iniziative, l‘attrazione dei potenziali clienti e la gestione dell‘impianto secondo standard qualitativi elevati.

Personale medio impiegato 2008/2009 2007/2008 2006/2007 2005/2006 2004/2005

Dipendenti 52 54 52 51 50 Steward 395 419 419 388 380

Fonte: Bilancio Amsterdam Arena 2008/2009

L‘Amsterdam ArenA ha firmato un accordo con una società di catering (Maison Van der Boer) cui è delegato lo sfruttamento degli spazi a disposizione all‘interno dello stadio, che sono molteplici ed organizzati in maniera modulare. Sono inoltre presenti circa 50 punti ristoro nello Stadio affidati anch‘essi in outsourcing (Vemo Catering, Catering Club). La Società rivende quindi ai clienti finali, solitamente gli organizzatori degli eventi o gli utilizzatori delle aree business, un insieme di servizi che a sua volta compra, di volta in volta, da questi fornitori contrattualizzati. Infine, grazie alla scelta progettuale di prevedere un tetto retraibile, è uno dei pochi impianti in Europa che può essere sfruttato tutto l‘anno. Tale possibilità consente, ad esempio, di ospitare un numero elevato di concerti di artisti e gruppi musicali di forte richiamo233, che consentono di ottimizzare i ricavi e la gestione della struttura, garantendone l‘impiego anche aldilà delle partite di calcio. Si possono trarre una serie di conclusioni:

l‘iniziativa ha tutta una serie di peculiarità (ubicazione, utilizzo, ecc.) che difficilmente possono rendere l‘Amsterdam ArenA un modello esportabile, tal quale, in altre realtà (tanto meno a Genova!);

viene confermata la criticità della componente finanziaria del progetto sulla capacità di produrre reddito da parte dell‘impianto. In questo caso solo il 26% del costo dell‘investimento iniziale è stato oggetto di un debito bancario, mentre il restante 74% è il risultato di un mix di finanziamenti pubblici e versamenti di capitale privato;

risulta invece estremamente interessante la metodologia di gestione prescelta, con un forte ricorso all‘outsourcing di servizi non ritenuti strategici, seppur produttivi di ricavi; al punto che la società proprietaria dell‘impianto ha anche costituito una società di consulenza (Amsterdam ArenA Advisory) intervenuta con il suo know-how (di progettazione e gestione) per Euro 2000, Euro 2004, i Campionati del Mondo del 2006 e le Olimpiadi di Pechino del 2008.

L‟EMIRATES STADIUM ED IL SUO IMPATTO SULL‟ARSENAL: UN PERFETTO CASE STUDY

L‘Emirates Stadium, inaugurato nel 2006, è di proprietà dell‘Arsenal, che vi si è trasferita abbandonando lo storico impianto di Highbury, dove aveva giocato sin dal 1913. L‘investimento per la costruzione del nuovo impianto è stato di circa 420 milioni di Sterline, pari a circa 500 milioni di Euro234. L‘Arsenal ha finanziato l‘investimento ricorrendo a varie fonti: (i) la cessione dei naming rights dell‘impianto alla compagnia aerea Emirates (circa 120 milioni di Euro); (ii) debito bancario a lungo termine, con scadenza al 2031 (circa 310 milioni di Euro); (iii) i proventi dell‘operazione

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immobiliare effettuata sul sito dove insisteva il vecchio stadio, al posto del quale è stato realizzato Highbury Square, un complesso residenziale che arriverà ad avere 680 appartamenti (per circa 48 milioni di Euro). La costruzione del nuovo stadio ha fortemente incrementato i ricavi della squadra inglese (matchday income): confrontando il bilancio della stagione 2006/2007 con quello dell‘anno precedente (in cui l‘Arsenal giocava ancora ad Highbury) i proventi derivanti dallo sfruttamento dello stadio sono praticamente raddoppiati, essendo passati da 44 milioni di GBP a 90 milioni di GBP235. Le principali ragioni di questo successo sono:

l‟incremento dei posti disponibili, passati da 38.500 a 60.430, che consentono alla squadra di avere circa 44.000 abbonati ed una media di 55.000 spettatori, con una percentuale di riempimento vicina al 91%;

l‟incremento del costo dei biglietti e degli abbonamenti: l‘abbonamento annuale (nel settore popolare) costa circa 1.150 Euro; valore molto elevato se confrontato con quello della seconda squadra più cara, il Tottenham, che ha un costo per la stessa categoria di abbonamento di circa 800 Euro (-41%). Il costo del singolo biglietto, sempre nei settori più economici, è in media di 50 euro per incontro. L‘Arsenal può permettersi tale politica perché esiste una lista d‘attesa di circa 37.000 persone;

la creazione di circa 9.000 posti (14,9% del totale) di categoria premium, che da soli rappresentano il 35% dei ricavi generati dallo stadio, con una media di ricavo di 4.500 Euro annui a posto (si tratta di un mix di offerta, che comprende posti VIP, Sky box, ecc.);

un forte incremento della quantità e qualità di servizi offerti all‘interno del complesso sportivo (catering, merchandising, ecc.).

La situazione dell‘Arsenal è indubbiamente molto particolare, soprattutto perché è difficile pensare ad altri esempi di squadre che, pur avendo aumentato l‘offerta di posti di 22.000 unità, non abbiano problemi ad avere lo stadio normalmente pieno ed a gestire la politica di prezzo in maniera così aggressiva. Tuttavia, il caso dell‘Emirates Stadium è sicuramente indicato per trarre ulteriori indicazioni sul tema più generale dell‘effettivo impatto degli stadi di proprietà sui bilanci delle squadre di calcio. Sarebbe folle (e in malafede) contestare la validità ed il successo dell‘operazione effettuata, soprattutto rilevando che il trasferimento della squadra nel nuovo impianto ha favorito un deciso sviluppo di ricavi, che in precedenza erano molto più contenuti: la possibilità di progettare un impianto ex novo ha, infatti, consentito di intercettare e sviluppare tutte quelle nuove tendenze di mercato (posti VIP, Sky box, club house, ecc.) che il vecchio impianto riusciva a soddisfare solo parzialmente. Analizzando il bilancio 2009/2010236, l‘Arsenal si conferma una società molto solida. I ricavi sono cresciuti di 66,5 milioni di sterline, il risultato operativo237 di 1,5 milioni e il risultato netto di 25,7 milioni, raggiungendo la ragguardevole cifra di 60,9 milioni di sterline.

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Bilancio 2008 2009 2010 2010 vs 2009

Ricavi football 207,7 225,1 222,9 (2,2) -1,0% Ricavi area immobiliare 15,3 88,3 156,9 68,7 77,8% Ricavi totali 223,0 313,3 379,8 66,5 21,2% Risultato operativo football 59,6 62,7 56,8 (5,9) -9,4% Risultato operativo immobiliare 0,1 7,8 15,2 7,4 94,9%

Risultato operativo totale 59,7 70,5 72,0 1,5 2,1%

Risultato (pretax) football 39,7 39,9 44,8 4,9 12,3% Risultato (pretax) immobiliare (3,0) 5,6 11,2 5,6 100,0% Risultato (pretax) totale 36,7 45,5 56,0 10,5 23,1%

Risultato netto 25,7 35,2 60,9 25,7 73,1% Fonte: Bilancio Arsenal Plc, valori in milioni di GBP

Arsenal – dettagli ricavi 2008 2009 2010 2010 vs 2009

Ricavi stadio 94,6 100,1 93,9 (6,2) -6,15% Diritti TV 68,4 73,2 84,6 11,3 15,5% Merchandising 13,1 13,9 12,6 (1,2) -9,0% Ricavi commerciali 31,3 34,3 31,4 (2,9) -8,5%

SUBTOTALE AREA CALCIO 207,3 221,5 222,5 1,0 0,5%

Ricavi immobiliari 15,2 88,3 156,9 68,6 77,7%

TOTALE 222,5 309,8 379,4 69,6 22,5% Fonte: Bilancio Arsenal Plc, valori in milioni di GBP

Nel corso dell‘anno la Società ha inoltre avuto una produzione di cassa positiva per 28 milioni di sterline, dopo aver rimborsato 23,2 milioni per il finanziamento relativo all‘Emirates Stadium (fra capitale ed interessi).

Flusso di cassa netto 2009 2010 2010 vs 2009

Cash flow prodotto 62,3 176,5 114,2 183,3% Saldo netto calciomercato (12,3) 15,9 28,2 (2,3) Imposte (7,6) (6,3) 1,3 (0,2) Investimenti (3,0) (5,3) (2,3) 0,8 Interessi netti (17,7) (17,6) 0,1 (0,0) Rate debito Highbury (10,0) (129,6) (119,6) 12,0 Rate debito Emirates (5,3) (5,6) (0,3) 0,1

Cash flow finale 6,4 28,0 21,6 3,4 Fonte: Bilancio Arsenal Plc, valori in milioni di GBP

Questi sono risultati che, probabilmente, molti tifosi italiani vorrebbero vedere legati ai bilanci della società della quale sono tifosi. Si parla, infatti, di una società che ha avuto un utile netto di circa 72,5 milioni di Euro e una produzione netta di cassa di 33,4 milioni di Euro. Sono numeri che devono però essere analizzati anche sotto un‘altra luce. Nelle note al Bilancio (peraltro nella parte in cui si descrivono ‖Rischi ed Incertezze‖, dove l‘estensore privilegia un approccio particolarmente prudente), il Chief Financial Officer dell‘Arsenal, Wisely, ricorda che il risultato del Gruppo è influenzato dalle performance e dalla popolarità della Prima Squadra, che in questi anni hanno fatto da traino grazie alle ottime performance in Premier League, FA Cup e UEFA Champions League. Aggiunge che una parte significativa dei ricavi del Gruppo deriva dalla vendita dei biglietti ai sostenitori individuali e aziendali, il cui livello di partecipazione può essere influenzato da una serie di fattori tra cui i risultati di successo del team, i prezzi degli ingressi, la copertura televisiva e le condizioni economiche generali: una riduzione del numero di partite giocate, dovuta ad esempio alla mancata partecipazione ad una competizione europea o a peggiori risultati in FA Cup, porterebbe dei riflessi negativi immediati sulle performance dell‘Arsenal238. Su un Blog specializzato in analisi delle squadre di calcio, sono apparse a più riprese valutazioni sui bilanci dell‘Arsenal239. Nel soffermarsi sugli impatti positivi dell‘operazione Emirates Stadium (rappresentata dalla costruzione del nuovo impianto e dalla contestuale operazione immobiliare

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realizzata sul sito del vecchio stadio), si mettono in evidenza aspetti che meritano di essere presi in considerazione. Fra questi, una simulazione di come sarebbe stato il bilancio dell‘Arsenal Holding Plc in assenza dei proventi derivanti dalla componente immobiliare (cioè dalla vendita degli appartamenti costruiti ad Highbury Square) che sono stati particolarmente significativi nell‘ultimo triennio. Non perché sia sbagliato considerarne l‘effetto positivo, ma perché mentre tali proventi potranno ancora manifestarsi per uno o due anni (molto dipende dall‘andamento del mercato immobiliare inglese), il piano di ammortamento del finanziamento per la costruzione dell‘Emirates Stadium si esaurirà solo nel 2031, quindi ben oltre. È una preoccupazione espressa anche dall‟Amministratore delegato del Gruppo Gazidis, nel suo commento al Bilancio 2009/2010240. Come evidenzia la tabella, si tratta comunque di un risultato estremamente positivo.

Simulazione solo Football 2008 2009 2010 2010 vs 2009

Ricavi football 207,7 225,1 222,9 (2,2) -1,0% Risultato operativo football 59,6 62,7 56,8 (5,9) -9,4% Risultato (pretax) football 39,7 39,9 44,8 4,9 12,3% Imposte dell'esercizio (media 22,3%) (8,9) (8,9) (10,0) (1,1) 12,3%

Risultato netto (solo football) 30,8 31,0 34,8 3,8 12,3% Fonte: Bilancio Arsenal Plc, valori in milioni di GBP

Il problema sollevato è sempre di natura finanziaria: fino a che punto un‘operazione come quella che ha portato alla costruzione dell‘Emirates Stadium, che produce con certezza un significativo incremento di ricavi annuali, può nascondere un rischio latente per la vita e le ambizioni di crescita della squadra che effettua l‘investimento? L‘Autore del Blog osserva come la necessità di assicurare la copertura finanziaria dell‘investimento abbia imposto una serie di scelte di medio/lungo periodo, che in parte hanno generato delle ripercussioni negative sul rendimento della società:

la necessità di assicurare dei flussi in entrata a supporto dell‟investimento ha portato a firmare contratti di lunga durata con la compagnia aerea Emirates per la cessione dei naming rights dell‘impianto (fino al 2021) e per la sponsorizzazione della maglia di gioco (fino al 2014), che stanno in questo momento penalizzando l‟area dei ricavi commerciali (commercial revenues) dell‟Arsenal. Secondo il già citato studio Deloitte 2010, infatti, l‘Arsenal produce 56,5 milioni di Euro di ricavi di questa natura, contro gli 82,2 milioni del Manchester United, i 79,5 del Liverpool, i 62 del Chelsea. L‘Autore stima che questa ―rigidità‖ porti a minori ricavi per circa 24 milioni di Euro all‟anno;

l‘eccezionale rendimento dello stadio (game and matchday revenues) è sottoposto ad una forte aleatorietà che deriva dal numero di partite che vi vengono giocate, in particolare con riferimento a quelle di Champions League241. Secondo il già citato Deloitte Money Football League, l‘Arsenal ha avuto nel 2009 una media di ricavi derivanti dallo stadio di circa 3,67 milioni di Euro per ogni partita giocata, e l‟eventuale mancata qualificazione della squadra alle fasi finali della Champions League porterebbe, da sola, minori ricavi per 22 milioni di Euro242;

il servizio del debito, relativo ai finanziamenti a medio termine accesi per sostenere la costruzione dell‘impianto, impatta sulle disponibilità della squadra per circa 27 milioni di Euro all‟anno, ancora per circa 19 anni.

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La preoccupazione latente espressa dal blogger (come tifoso, innanzitutto) è che una volta esauriti i proventi straordinari derivanti dalla vendita degli appartamenti di Highbury Square, un‘annata non favorevole della squadra (identificata, per l‘Arsenal, con la mancata qualificazione alla Champions League!) possa costringere la società ad utilizzare la leva del calciomercato (in uscita) per sostenere i propri costi. In effetti, forse non si arriverà mai a tale risultato, soprattutto considerando che nelle ultime quattro edizioni del torneo non soltanto l‘Arsenal si è qualificato ai gironi, ma ha sempre superato gli ottavi di finale ed è anche giunto due volte ai quarti ed una volta in semifinale.

Partite Champions League Girone Ottavi Quarti Semifinale Totale

Edizione 2006/2007 6 2 - - 8 Edizione 2007/2008 6 2 2 - 10 Edizione 2008/2009 6 2 2 2 12 Edizione 2009/2010 6 2 - - 8

È però vero che, a parte nell‘edizione corrente (2010/2011), nelle precedenti l‘Arsenal è arrivato alla fase a gironi attraverso i preliminari, che lasciano un‘alea sull‘accesso alla massima competizione. Nel caso di mancata qualificazione alla Champions League 2009, l‘Arsenal avrebbe avuto minori ricavi per circa 20 milioni di sterline, con un duplice effetto sui conti dell‘area ―Football‖ appena osservati:

il risultato netto dell‘esercizio 2010 sarebbe stato comunque in utile per 14,8 milioni di sterline (pari a circa 17,6 milioni di Euro);

la produzione di cassa, però, in assenza dei proventi straordinari derivanti dal calciomercato (pari a circa 15,8 milioni di sterline) sarebbe stata quasi certamente negativa, costringendo ad un incremento del debito a breve;

considerando che l‘Arsenal non può sfruttare oltre la leva dell‘aumento dei prezzi dei biglietti e che dimostra di non riuscire ad imprimere la necessaria crescita ai ricavi di natura commerciale, in caso di necessità l‘unica valvola di sfogo rimane il calciomercato.

Il Chief Financial Officer Wisely segnala esplicitamente in sede di bilancio che i proventi per l‘esercizio 2010/2011, differentemente dagli ultimi anni, sono minimi; questo, fatte salve possibili operazioni nel mercato di gennaio, potrà influenzare il risultato finale della società243. Le preoccupazioni del blogger non sono quindi del tutto peregrine.

L‟ALLIANZ ARENA: UNO STADIO PER DUE SQUADRE, POI PER UNA SOLA

L‘Allianz Arena, costruito in occasione dei Mondiali del 2006, era originariamente l‘unico esempio di stadio ―moderno‖ di proprietà di due squadre di calcio: FC Bayern e TSV 1860 München. Anche l‘Allianz Arena è una struttura a vocazione sportiva: le aree commerciali a servizio dello stadio, prevalentemente a tema (squadre di calcio o altri azionisti) si estendono per circa 6.000 metri quadrati, fra chioschi, ristoranti, negozi di merchandising ed altri esercizi commerciali. Il TSV 1860 München, a seguito della retrocessione nella Bundesliga 2 (l‘equivalente della Serie ―B‖ italiana), ha dovuto vendere le proprie quote dello stadio al FC Bayern, non essendo più in condizione di sostenere gli oneri diretti di gestione. Ciò ha consentito al TSV di evitare un possibile

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fallimento consentendo al FC Bayern a poter finalmente sfruttare appieno l‘impianto. È forse la dimostrazione più concreta di come la costruzione di un nuovo stadio – seppur con tutti i requisiti per essere qualificato come ―stadio moderno‖, non sia di per se stessa garanzia di successo economico per la squadra che effettua l‟investimento. Il Bilancio del FC Bayern per la stagione 2008/2009244 ha portato un risultato finale peggiore di quello dell‘anno precedente; quello che stupisce è la costante crescita di ricavi degli ultimi cinque anni (passati da 190 milioni di Euro del 2005 ai 290 milioni del 2009) ed il valore assoluto dei ricavi di natura commerciale, che, con la ragguardevole cifra di 159 milioni, ne fanno il club europeo di gran lunga più capace di sfruttare questo canale di ricavo. Il Real Madrid, secondo, si posiziona ad una distanza di quasi 20 milioni di euro.

FC Bayern - Ricavi 2008 2009 Diff. Variazione

Ricavi stadio 69,4 60,6 (8,8) -12,68% Diritti TV 49,4 69,6 20,2 40,9% Ricavi commerciali 176,5 159,3 (17,2) -9,7%

TOTALE 295,3 289,5 (5,8) -2,0% Fonte: Elaborazione su dati Deloitte Football Money League (2010). Valori in milioni di Euro.

I ricavi direttamente derivati dallo stadio, pur raggiungendo l‘interessante cifra di 60,6 milioni di Euro, non sono la voce sulla quale la squadra intende fare leva per garantire il proprio successo economico: differentemente da quanto visto per l‘Arsenal (e, più in generale, da tutte le analisi sul mercato anche americano) il FC Bayern non ha usato la leva dell‘aumento del prezzo dei biglietti che continuano a costare circa 20 Euro cadauno (cioè pressappoco la metà della Premier League). L‘acquisto delle quote residue di proprietà del TSV München ha portato il FC Bayern ad incrementare gli introiti derivanti dalle sponsorizzazioni dell‘Allianz Arena per una cifra che è stata stimata essere pari a 35 milioni di Euro245, a fronte di un costo di acquisto di 11 milioni di Euro. Il FC Bayern trae dallo sviluppo dell‘attività commerciale (merchandising e sponsorizzazioni) la linfa per il proprio sviluppo economico: ma è un caso particolare in Europa, anche in questo caso poco facilmente esportabile. La squadra, alla cui guida ci sono sicuramente dei manager capaci di massimizzare questa fonte di ricavo, gode indubbiamente degli effetti di azioni di marketing territoriale che vanno aldilà del mero fenomeno calcistico, potendo attrarre nuovi investitori che apportano capitale fresco per il finanziamento delle attività della squadra. È anche determinante il fatto che la società sia di proprietà della FC Bayer München Ev, che conta circa 115.000 soci-tifosi. Anche in questo caso la via prescelta per affrontare l‘impatto finanziario della costruzione dello stadio è molto particolare: l‘impianto ha avuto un costo di circa 346 milioni di Euro, finanziati attraverso la cessione dei naming right ad Allianz (90 milioni di Euro) e la vendita di azioni del club: la prima, nel 2002, ha fatto entrare il nuovo socio Adidas (77 milioni di Euro, per il 9,07%). Un‘altra quota del 9,09% è stata ceduta nel 2009 alla Audi246, a fronte di un esborso di 90 milioni di Euro, che verrà in buona parte destinato al rimborso del debito esistente, in modo da anticipare i tempi di ammortamento dei finanziamenti in essere. Il che vorrebbe dire che, proprio come nel caso dell‘Amsterdam ArenA, circa il 70% del costo dell‟investimento è coperto da apporti di capitale e non da un debito bancario. Poiché il servizio del debito sull‘Allianz Arena pesa per circa 30 milioni di Euro l‘anno, non appena il FC Bayern riuscirà a ridurre (oppure eliminare completamente) questa uscita dal proprio bilancio

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annuale, si troverà nell‘invidiabile situazione di poter disporre di un rilevante flusso di cassa che potrà essere destinato a migliorare la squadra, grazie all‘incrementata capacità di spesa. Ancora una volta, gli aspetti finanziari legati alla costruzione dell‘impianto sono decisivi nella valutazione dell‘effettivo apporto di un nuovo stadio: una delle due squadre originariamente proprietarie dell‘impianto ha dovuto cedere la propria partecipazione perché, retrocessa, non era più in grado di sostenere la sua quota parte di costi (nonostante l‘incremento dei ricavi da stadio); l‘altra, attuale proprietario unico, sta destinando gli incassi derivanti dalla cessione delle proprie quote azionarie al rimborso anticipato del debito, onde liberare il prima possibile il bilancio della società dal peso del servizio del debito.

CONCLUSIONI

Pur analizzando sport ed aree geografiche fra loro diverse, le analisi hanno fornito indicazioni coincidenti:

la costruzione di un nuovo stadio comporta un significativo incremento dei ricavi locali delle squadre che ne hanno la proprietà, per un periodo di tempo identificabile in circa un decennio;

l‘aumento dei ricavi avviene tipicamente grazie all‟incremento dei costi unitari dei biglietti, ad una maggiore quantità di posti dedicati all‟utenza business (incluse le Sky box) e, solo marginalmente, ai nuovi servizi accessori all‘impianto (parcheggi, concessioni, ecc.);

è diffusa un‘importante percentuale di capitale proprio (o di contributi da amministrazioni pubbliche) nel finanziamento dei nuovi impianti, con una quota di debito bancario limitata al 30% dei costi complessivi. Una diversa ripartizione potrebbe rendere più difficoltoso la copertura dell‘investimento da parte delle squadre.

Non sembra comunque la proprietà dell‟impianto che garantisce l‟incremento dei redditi per la squadra di calcio ma, piuttosto, la possibilità di poterlo sfruttare in maniera non circoscritta al solo evento calcistico, incrementando le possibili fonti di entrata. Se lo Stadio ―Luigi Ferraris‖ fosse in condizioni di garantire alle due squadre che lo utilizzano quell‘insieme di servizi accessori alla partita, che consentono di incrementare le entrate, potrebbe soddisfare le necessità di sviluppo delle squadre di calcio stesse.

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CAPITOLO 5

TRASFORMARE I PREGIUDIZI IN GIUDIZI

―Sembra allora di assistere ad un vero e proprio partito preso contro l‟attuale impianto e la sua sede storica, motivato su veri e propri pregiudizi‖. Questa frase è contenuta nel Comunicato della Fondazione Genoa 1893 con la quale si annunciava, il 28 settembre 2009, la decisione di entrare nella fase operativa di ―un lavoro di studio e approfondimento tecnico, urbanistico, economico, volto alla individuazione di soluzioni che assicurino il mantenimento della localizzazione e delle caratteristiche attuali e, nel contempo, mediante una opportuna ristrutturazione nell‟ambito di una risistemazione ottimale dell‟intera zona, l‟efficienza e l‟economicità dell‟impianto, così da consentire di verificare e sfatare i pregiudizi anti Ferraris che da più parti si vogliono accreditare”. Wikipedia247 definisce il pregiudizio come "giudizio prematuro", cioè ―parziale e basato su argomenti insufficienti e su una loro non completa o indiretta conoscenza‖ e aggiunge che ―nel linguaggio della psicologia sociale, quando si parla di pregiudizi ci si riferisce a un tipo particolare di atteggiamenti. Propriamente, sono atteggiamenti intergruppo, cioè posizioni di favore o sfavore che hanno per oggetto un gruppo, si formano nelle relazioni intergruppo e risultano largamente condivise. Un pregiudizio è generalmente basato su una predilezione immotivata per un particolare punto di vista o una particolare ideologia. Un tale pregiudizio può ad esempio condurre ad accettare o rifiutare la validità di una dichiarazione non in base alla forza degli argomenti a supporto della dichiarazione stessa, ma in base alla corrispondenza alle proprie idee preconcette. Senza quindi alcuna riflessione‖. Ripercorrendo il dibattito cittadino, e rilevando i pregiudizi e le imprecisioni spesso reiterate quando veniva affrontato l‘argomento del ―Luigi Ferraris‖, può sorgere il sospetto che tale atteggiamento derivi da una scelta deliberata, esercitata con l‘obiettivo di indirizzare il consenso verso una scelta strategica ben precisa: la costruzione del nuovo stadio. Non si intende sostenere che il ―Luigi Ferraris‖ sia adeguato nella sua situazione attuale, né che la sua ristrutturazione sia necessariamente vincente rispetto ad un nuovo stadio: l‘impianto ed il sito sul quale questo insiste presentano delle condizioni particolari che devono essere oggetto di riflessione prima di decidere. Ma una decisione (dice ancora Wikipedia248) ―è la scelta di intraprendere un'azione, tra più alternative considerate (opzioni), da parte di un individuo o di un gruppo (decisore). Nel processo che porta alla decisione (…) si possono distinguere due momenti: (i) la deliberazione, nella quale il decisore prende in considerazione le varie opzioni e valuta le motivazioni pro e contro di ciascuna di esse; (ii) la scelta, ossia la selezione di un'opzione, tra quelle prese in considerazione, in base all'esito della valutazione effettuata. Perché si possa parlare propriamente di decisione è necessario che il decisore abbia di fronte a sé una pluralità di opzioni: la scelta obbligata, in assenza di alternative, non è una decisione. La decisione è un elemento essenziale della libertà: l'azione libera è quella che viene scelta‖. Pare invece potersi affermare che nella discussione, anziché affrontare l‘argomento valutando tutte le opzioni possibili, si sia preferito eliminarne una alla radice, sostenendo che il ―Luigi Ferraris‖ non presentava alcuna possibilità di essere trasformato in uno stadio moderno e funzionale.

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Alcuni esempi?

quando il Sindaco di Genova definisce il ―Luigi Ferraris‖ un ―unicum nazionale pericoloso‖ 249 per la sua posizione all‘interno di un quartiere popoloso e per la vicinanza al Bisagno (―un fiume che ogni venti anni esce dagli argini‖), rappresentando al cittadino problemi specifici dello stadio (apparentemente non risolvibili, portando così a giudicare inevitabile la scelta di un alternativa) e nessuno interviene per ridimensionare tali affermazioni nel contesto in cui avrebbero dovuto essere riportate;

quando, nel pieno dello scontro mediatico su ENAC, si apprende che già due anni prima l‘Ente aveva scritto ufficialmente al Presidente della Regione Liguria, al Sindaco di Genova, al Presidente dell‘Autorità Portuale ed al Presidente di Aeroporto di Genova Spa250 esprimendo un parere negativo sulla possibilità di realizzare il progetto del centro commerciale e dello stadio nell‘area contigua all‘aeroporto Cristoforo Colombo (anticipando tutte le motivazioni poi confermate nella comunicazione definitiva di ottobre 2009), e nessuno chiede a questi quattro soggetti se la notizia è effettivamente vera e, in caso di risposta positiva, le motivazioni per le quali invece si cerca di stimolare l‘interesse dei cittadini a sostenere l‘iniziativa di Sestri;

quando, nel descrivere il progetto di Sestri, si continua a mettere in evidenza quell‘indispensabile effetto di rafforzamento patrimoniale sulle squadre, omettendo però di precisare che lo stadio non sarebbe stato di proprietà delle squadre di calcio (che ne sarebbero state delle semplici utilizzatrici privilegiate, forse a titolo gratuito) e quindi non avrebbe potuto generare quei benefici patrimoniali che la proprietà dell‘impianto, al termine del pagamento del debito per la sua costruzione, può forse garantire alla squadra proprietaria;

quando l‘Assessore allo Sport sostiene che in realtà l‘area del ―Luigi Ferraris‖ non sarà oggetto di speculazioni edilizie, perché si prevede di mettere l‘impianto al servizio dello sport cittadino, riconvertendolo e dotandolo di ulteriori strutture (palestre, centri fitness, ristoranti, ecc.)251 e su un quotidiano cittadino si legge che il Comune, così facendo, ―recupera l‟area pregiata del vecchio stadio oppure lo ripensa e lo ridisegna per un‟altra destinazione sportiva come sembra accadrebbe al Ferraris che diverrebbe uno stadio polivalente, aperto anche alla pratica sportiva di base, ragazzi e società dilettantistiche‖252; e nessuno obietta che è curioso pensare che un impianto che oggi è dichiarato dal Comune in perdita (pur incassando oltre 2 milioni di Euro di canoni di affitto dalle squadre) possa improvvisamente diventare oggetto di ingenti investimenti di ristrutturazione tali da consentire, al termine, un utilizzo sportivo anche di natura sociale. Specialmente considerando che gli altri impianti cittadini, proprio per la loro natura di ―servizio pubblico‖, generano delle perdite endemiche di esercizio.

Probabilmente, il progetto dello stadio di Sestri (o, più in generale, un nuovo stadio a Genova) è un‘iniziativa che accontenta tutti: i proprietari delle squadre di calcio, che possono probabilmente ottenere dall‘investimento in ritorno capace di consentire un recupero (parziale o totale) di quanto hanno fino ad oggi investito nel calcio; ma anche il Comune di Genova, che oltre a beneficiare (almeno nelle intenzioni) di opere di interesse pubblico sull‘area di Sestri (viabilità, servizi di comunicazione, ecc) può ottenere un vantaggio economico diretto sia dalla vendita del ―Luigi Ferraris‖, sia dagli oneri di urbanizzazione derivanti dal progetto di Sestri e dal progetto di rivisitazione in chiave anche residenziale dell‘area che oggi ospita lo stadio. Non sarebbe forse stato meglio dire il tutto in maniera chiara ai Genovesi, ricordando che il Comune deve muoversi nell‘ambito di risorse finanziarie definite e che, quindi, è interessante poter avere delle entrate straordinarie da reinvestire sulla Città? Probabilmente si.

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È stata invece prescelta la strada della ―demonizzazione‖ del ―Luigi Ferraris‖: costruire un nuovo stadio diventa così una scelta obbligata. Veicolata, però, attraverso parecchi pregiudizi.

PRIMO PREGIUDIZIO: L‟APPLICABILITÀ DEGLI ESEMPI INTERNAZIONALI

Nel corso del dibattito sullo stadio, sono stati spesso fatti riferimenti alle tre realtà ―vincenti‖ analizzate nel secondo capitolo: l‘Amsterdam ArenA, l‘Allianz Arena, l‘Emirates Stadium. Dal successo di tali iniziative (peraltro affermato senza affrontare anche il rovescio della medaglia costituito dall‘impatto finanziario delle stesse) si è argomentato che era imprescindibile che Genoa e Sampdoria si dotassero anch‘esse di uno stadio di proprietà. Quando si portano dati di carattere generale come base per un‘analisi specifica occorre ricordare che, se questi sono importanti per cogliere le indicazioni del mercato e le tendenze in atto, devono poi essere contestualizzati per verificare se sono applicabili tout court al caso che si sta osservando. Non perché si debba essere conservatori o ―provinciali‖ nell‘analisi, ma perché non necessariamente una situazione valida e di successo a livello internazionale può essere replicata e portata a modello in una specifica realtà. È quanto sostenuto, ad esempio, da Marco Di Domizio (Ricercatore di Economia Politica dell‘Università di Teramo): ―È indubbio che i club inglesi mostrino performance superiori rispetto a quelle dei club italiani (e non solo), ma tale gap si è determinato in particolare negli ultimi tre anni in cui ben 11 volte, sulle 12 potenziali, le squadre inglesi sono approdate ai quarti. È possibile che nel giro di tre anni si siano create le condizioni per un ampliamento così forte del livello di competitività? È possibile ricondurre tale gap alla possibilità di disporre di uno stadio di proprietà? Ma soprattutto il gap economico, se esiste, è riconducibile alla mancanza di uno stadio di proprietà? La nostra risposta è no! Quello dello stadio di proprietà si sta trasformando in una sorta di mito sul quale sono stati e si stanno tuttora riversando fiumi di inchiostro tra inchieste giornalistiche, pamphlet, libri (di sociologi), tesi di laurea ed altro. Quello che più sorprende è che per alimentare il dibattito intorno a questo tema si citano realtà lontane anni luce da quella italiana. Si portano come casi di confronto quelli dell‟Amsterdam Arena, dell‟Allianz Arena di Monaco di Baviera, dell‟Emirates Stadium di Londra, ovvero di realtà metropolitane estreme per dimensioni economiche e di bacino di utenza. Tali modelli sono esportabili in Italia? Se sì, per quante squadre? Quale opportunità, non solo di redditività ma soprattutto di finanziamento dell‟opera, avrebbe una società di medie dimensioni di Serie A per non parlare di quelle provinciali?‖253 È possibile, ad esempio, sostenere che lo stadio di Genova potrà avere la stessa capacità di attrazione dell‘Amsterdam ArenA, impianto nato254 con l‘obiettivo di essere ―noto in tutto il mondo ed in grado di ospitare eventi sportivi e non in modo continuativo” e di “divenire il secondo centro della città di Amsterdam‖? Che potrà ottenere lo stesso livello di saturazione sportiva di uno stadio che ospita, oltre alle partite dell‘Ajax, tutte le partite della nazionale olandese (oltre a vari sport ―minori‖)? Dove si tengono una media di 50 eventi non calcistici all‘anno, fra i quali concerti delle star musicali di spessore mondiale? Onestamente non si può. E se non si può sostenere tale capacità di attrazione, anche turistica, della Città e dell‘impianto, risulta più difficile pensare che lo stesso possa produrre sufficienti ricavi per coprire le proprie spese. Se, invece, si ritiene che Genova debba avere una maggiore ambizione turistica, francamente, non si capisce come si possa prescindere dal preferire uno sviluppo dell‘aeroporto.

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È possibile ipotizzare che uno stadio a Genova potrà mai trovarsi, come accaduto per l‘Emirates Stadium, a quasi raddoppiare l‘offerta di posti a sedere255 e portare il livello dei costi della biglietteria e degli abbonamenti ad un valore del 40% superiore alla più cara delle squadre di Serie A, come fatto dall‘Arsenal per incrementare i ricavi da stadio? Si ritiene quindi che Genova possa avere necessità di uno stadio da 60.000 posti? E che un tifoso del Genoa o della Sampdoria sia in condizioni di sostenere un costo di 400 euro all‘anno per un abbonamento popolare in Gradinata? Anche in questo caso, onestamente, non si può. È possibile, infine, ipotizzare che a Genova l‘iniziativa di costruire un nuovo impianto veda intervenire, a fianco della squadra di calcio proprietaria dell‘impianto, aziende del livello di Allianz, Adidas, Audi (come successo per l‘Allianz Arena) disponibili ad investire centinaia di milioni di Euro per contribuire alla copertura dei costi di finanziamento del progetto, permettendo così di ridurne gli oneri e non pesare sul bilancio della società di calcio? Purtroppo, non si può. Genova è diversa, come sintetizza efficacemente Curzio Maltese in un articolo del 2007: ―esiste la città alta, la più aristocratica e conservatrice d'Italia. La Genova dei quaranta palazzi nobiliari di via Garibaldi, invidia delle corti europee, eletti "patrimonio dell'umanità" dall'Unesco, ma in concreto proprietà delle antiche famiglie, forzieri di marmo e oro con tesori incredibili; ancora, la Genova borghese di Albaro e Castelletto con dimore austere all'esterno ma dentro sfarzi, arazzi, pinacoteche e giardini smeraldo da far impallidire la collina torinese o Brera o le ville romane. Dalla città alta le oligarchie controllano le rivolte e i traffici del porto e badano che nessuno prenda troppo potere in città. Genova è l'unica capitale italiana a non aver mai avuto una signoria. (…) Le dieci famiglie che contano vigilano l'una sull'altra (…). La borghesia conserva riti immutabili in circoli chiusissimi. Si può venire ammessi col voto dei soci, biglie bianche e nere, e c'è chi aspetta le bianche da trent'anni. Quasi ogni lunedì sera la mappa del potere si ritrova in galleria Mazzini, un tempo meta diletta di Montale e Calvino, e cena al ristorante Europa. Alle dieci precise si sgomberano i tavoli e parte lo scopone.‖256. Non pare che alcuno dei soggetti che hanno a più riprese sostenuto queste tesi abbiano compiutamente rappresentato alla controparte del momento (tifoso, cittadino, lettore o telespettatore che fosse in quel momento) anche questa visuale della questione, cercando di fornire argomentazioni che consentissero la formazione di un‘opinione, di un giudizio autonomo. Eppure, dall‘analisi dei tre stadi esteri emergono indicazioni applicabili anche a Genova; alcune di queste sono state ad esempio poste alla base del progetto di ristrutturazione del ―Luigi Ferraris‖:

nel progettare l‘impianto è opportuno riservare una parte degli spazi per aree destinate ad un‘utenza business, (Sky box, posti VIP, ecc.), se possibile anche aldilà delle specifiche prescrizioni minime dell‘UEFA, in quanto queste garantiscono un elevato ritorno economico ed attivano un potenziale utilizzo dell‘impianto anche al di fuori dei giorni di gara (riunioni di lavoro, catering, ecc.), con conseguente incremento dei ricavi. Il caso dell‘Arsenal è emblematico, in quanto la squadra ottiene da tali categorie di posti circa il 35% del totale delle matchday revenues;

le aree commerciali all‘interno dell‘impianto devono essere (preferibilmente) tematiche: museo della squadra, negozi dedicati al merchandising, ristoranti e club house257. Possono essere posizionate, come nel caso dell‘Allianz Arena anche i negozi degli sponsor principali. Le altre aree, se necessarie, sono ubicate all‘esterno;

la copertura dell‘investimento dovrebbe far prevalere l‘utilizzo di mezzi propri da parte dell‘investitore con una percentuale del 70%. L‘origine può essere mista: capitale degli azionisti, emissione di obbligazioni per coinvolgere la tifoseria, identificazione di possibili sponsor interessati a partecipare in qualità di soci-fondatori, vendita di proprietà immobiliari.

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Nell‘identificazione della percentuale di copertura attraverso mezzi propri è, evidentemente, rilevante il valore assoluto dell‘investimento: un conto è coprire un debito di 400/500 milioni di Euro, con esborsi annuali variabili fra i 25 ed i 30 milioni di Euro, altro conto se la cifra da finanziare è più contenuta e l‘esborso sostenibile nell‘ambito del giro d‘affari della squadra.

Gli esempi esteri, quindi, possono e devono essere analizzati. Ma vanno calati nel contesto della realtà che si sta considerando. Tale passaggio va fatto con onestà, allo scopo di non basare i propri progetti su premesse non replicabili.

SECONDO PREGIUDIZIO: È NECESSARIO UN NUOVO CONCETTO DELLO STADIO DI CALCIO

Lo stadio di calcio non può più essere considerato solo un contenitore vuoto e scomodo che vive qualche ora a settimana, in occasione degli eventi sportivi258. Tale tendenza non deriva tanto da una mutata richiesta del tifoso quanto dalla televisione che, contribuendo pesantemente a finanziare il mondo del calcio e dando una comoda alternativa di fruizione dello spettacolo, rende necessario costruire dei luoghi accoglienti perché l‘utente privilegi il prodotto ―stadio‖ rispetto al prodotto ―poltrona di casa‖. Non è ancora una modalità di utilizzo degli impianti cui siamo abituati, si sostiene, perché gli stadi italiani non offrono strutture come quelle presenti da anni nel resto dell‘Europa: non sono un‘attrazione per la famiglia in quanto non presentano le necessarie caratteristiche di offerta (centro commerciale, spazi per giochi, ristoranti), ma una volta che queste esisteranno e che la logistica di accesso sarà comoda (con strade, parcheggi, metropolitana), allora anche in Italia le abitudini potranno cambiare di conseguenza. Le osservazioni sono in parte condivisibili: un impianto moderno e dotato di comodità è evidentemente più attraente di un impianto scomodo e fatiscente. Fanno però riflettere le parole dell‘Arch. Boeri (progettista dello stadio di Sestri), che nel 2008 sostiene: ―io starei sempre attento a ricordare che in Italia l‟approccio al calcio non può essere lo stesso che c‟è negli Stati Uniti o comunque anche in Inghilterra. (…) Bisogna andarci piano sotto questo aspetto, così come nell‟ideazione dei nuovi impianti. Va bene che siano multifunzionali, però, non dimentichiamoci mai che il clou è la partita. Io, ad esempio, nel progetto di Sestri le strutture commerciali le ho previste, però fuori dall‟impianto‖ 259. Secondo questo professionista le strutture commerciali, che sono dichiarate indispensabili (in particolare in tutti i progetti presentati in Italia) per reggere il peso economico e finanziario della costruzione dell‘impianto, non devono addirittura influire sullo stadio, che nasce e deve restare dedicato alla partita di calcio. Peraltro, nonostante l‘Italia abbia stadi considerati fra i più vetusti e inadeguati d‘Europa, analizzando il trend di spettatori della Serie A degli ultimi tre anni, non pare configurarsi quella ―fuga‖ che viene talvolta dipinta. Genoa e Sampdoria sono addirittura in controtendenza, con numero di spettatori ed incassi in crescita negli ultimi anni. È verosimile che, a livello nazionale, la progressiva stratificazione di normative di sicurezza possa aver indotto parte dei tifosi a disamorarsi dell‘evento sportivo vissuto dal vivo.

Spettatori (abbonati + gara) 2007/2008 2008/2009 2009/2010 Media

Genoa 476.573 508.637 515.376 500.195 Sampdoria 413.725 440.967 480.627 445.106

Media Serie A 438.794 469.630 458.394 455.606

TOTALE SPETTATORI 8.775.883 9.392.600 9.167.870 9.112.118

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Incassi (biglietti + abbonamenti) 2007/2008 2008/2009 2009/2010 Media

Genoa 6.877.964 7.709.078 7.798.897 7.461.980 Sampdoria 5.110.512 5.272.787 5.892.470 5.425.256

Media Serie A 7.985.664 8.696.344 8.422.222 8.368.077

TOTALE SERIE A 159.713.278 173.926.877 168.444.443 167.361.533

Incasso medio pro capite (a gara) 2007/2008 2008/2009 2009/2010 Media

Genoa 14,4 15,2 15,1 14,9 Sampdoria 12,4 12,0 12,3 12,2

Media Serie A 18,2 18,5 18,4 18,4 Fonte: Elaborazione su dati Lega Calcio

La riduzione del numero complessivo degli abbonamenti, a Genova, per la stagione 2010/2011 sembra essere dovuta più all‘introduzione della Tessera del Tifoso ed al perdurare della crisi economica (per i pesanti riflessi che sta portando sull‘occupazione cittadina) che non ad un progressivo abbandono dello stadio. Comunque nella prima parte del campionato le due squadre hanno avuto una presenza media di circa 23.300 spettatori a partita, contro i 24.950 dell‘anno precedente, con una riduzione del 7,3%. A livello nazionale, il calo è stato del 7,64%260. Forse la correlazione fra comodità e frequentazione dello stadio, in Italia, è meno importante di quello che si pensi. Può darsi che ciò derivi dall‘assenza di alternative e che la situazione non abbia ancora raggiunto quella soglia di ―scomodità‖ tale da portare il tifoso a rinunciare al suo appuntamento quindicinale con la squadra. Non si può certamente negare che gli stadi così come concepiti oggi (incluso il ―Luigi Ferraris‖) non si prestino a consentire un utilizzo al di fuori dell‘evento sportivo. Questo è, indubbiamente, un problema da affrontare e risolvere. Così come è difficile contestare l‘argomentazione espressa (in maniera forse un po‘ pittoresca) dal giornalista Renzo Parodi, secondo il quale ―all‟estero le arene calcistiche si sono trasformate in salotti, in teatri, liberate dalla feccia teppistica che impesta i nostri circhi predatori. Vi sembra che il “nuovo” (risale al Novanta) Ferraris assomigli ad un salotto? Vie d‟accesso e parcheggi inesistenti. Sedili stretti e scomodi, metà dei quali esposti alle intemperie. Servizi igienici introvabili e scassati, soprattutto per le signore. Pochi e sgangherati punti di ristoro. Nessun ristorante, né una tavola calda. E non parliamo di spazi comuni, sale di divertimento, o altro. Uno scatolone vuoto. Eppure ce l‟avevano venduto come lo stadio che sarebbe stato vivo sette giorni su sette, con bar, pizzerie, sale giochi, palestre, bowling. Ricordo di avere scritto decine di articoli sul Secolo magnificandone le future virtù di volano per il quartiere e la città intera. Ci ero cascato. Il Ferraris “Mondiale” non ha mai ottenuto il decreto di abitabilità e il povero Tojo Sardelli, gloria rossoblù degli anni Quaranta, col suo negozio di sedie ha dovuto fare fagotto. Altro che stadio moderno. Una porcheria, una delle tante fregature lasciateci in eredità da Italia 90‖. L‘argomento dell‘inadeguatezza impiantistica è oggettivamente forte ed inconfutabile. Però si presta anche ad altre domande, che invece non sono mai state poste, e che potrebbero aiutare ad inquadrare il problema in una maniera più compiuta:

la situazione descritta da Parodi dello ―Luigi Ferraris‖ è un evento ―fatale‖, cioè dovuto al normale degrado dell'impianto, oppure con piani di manutenzione ordinaria e straordinaria ben gestiti si sarebbe potuta evitare o mitigare? E la manutenzione programmata avrebbe fatto spendere più o meno di quanto non costino gli interventi di emergenza?

Accertato che, riprendendo una famosa espressione del giornalista genovese Piero Sessarego, al "Luigi Ferraris‖ ―non ci sono neanche i gabinetti", l'alternativa è demolirlo e farne uno nuovo, oppure si può pensare di intervenire con una ristrutturazione?

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Il rapporto costi/benefici (anche sociali) di questa ipotetica ristrutturazione in cosa si differenzia da quello che emergerebbe dalla costruzione di un nuovo impianto?

Il pregiudizio non risiede sull‘esistenza o meno di una tendenza a cambiare il concetto stesso di stadio, ma sulla dichiarata impossibilità che il ―Luigi Ferraris‖ possa prestarsi, mediante un‘adeguata opera di ristrutturazione, a divenire esso stesso uno Stadio moderno.

TERZO PREGIUDIZIO: LO STADIO DI PROPRIETÀ INDISPENSABILE PER LA SOPRAVVIVENZA DELLE SQUADRE

Visti i costi di gestione di una squadra di calcio, lo stadio di proprietà viene dichiarato necessario per assicurare la stabilità ed il futuro. Renzo Parodi, addirittura, sottolinea come non si tratti di un‘esigenza per essere ai massimi livelli del calcio (ipotesi che per Genova è auspicabile ma poco sostenibile) ma anche solo per mantenersi ―stabilmente nella parte sinistra della classifica (…) serve alla loro esistenza sportiva‖261. È necessario perché incrementa le possibilità di profitto delle squadre derivanti dalle sponsorizzazioni (naming rights, pubblicità interna ed esterna), dalla gestione dei servizi accessori allo stadio (chioschi, ristoranti, Sky box, ecc.) e, soprattutto, dal merchandising (gadget e materiale della squadra). Anche il Presidente Garrone conferma che non ci sono alternative: ―senza uno stadio di proprietà la Sampdoria, ma anche le altre società di calcio, non possono sopravvivere perché sarebbero fuori gioco rispetto alla concorrenza. Io non aspetterò quel momento, molto prima prenderò delle decisioni che non mi facciano essere presente al momento della morte della società” 262. Come già argomentato nel quarto capitolo, non è la proprietà dello stadio ad essere determinante (anche perché comporta ingenti oneri finanziari a medio e lungo termine), ma piuttosto la possibilità di usufruire degli spazi che un nuovo stadio può offrire per lo sfruttamento delle iniziative commerciali. Infatti:

l‘Ajax non è proprietaria dell‘Amsterdam ArenA (ha una quota del 7,1%), paga un regolare affitto per l‘utilizzo dell‘impianto, ma ha beneficiato comunque di un incremento dei ricavi;

l‘Arsenal è proprietaria dell‘Emirates Stadium, ma non avrebbe avuto la forza di realizzare l‘investimento se non avesse potuto finanziarne una parte attraverso i proventi immobiliari derivanti dalla costruzione di Highbury Square (aree, peraltro, di sua proprietà);

L‘Allianz Arena dimostra che l‘investimento in un nuovo impianto è fonte di nuovi importanti ricavi (come sta accadendo per il FC Bayern), ma anche di possibili problemi, tanto è vero che il TSV 1860 München (l‘altro proprietario originale), non appena retrocesso, ha dovuto vendere la propria quota per l‘incapacità di sostenerne i costi.

Anche nel caso dello stadio di Sestri, chi propone, progetta, finanzia e realizza l‟investimento non è la squadra di calcio, ma un soggetto terzo263; ciò non toglie che l‘iniziativa venga lo stesso presentata come determinante per la sopravvivenza delle squadre di calcio cittadine. Ma, come dichiarato dal promoter del lavoro, Giacomazzi264, lo stadio di Sestri da solo, pur con le sue potenzialità economiche, non è un investimento che si autofinanzia e produce reddito. Tanto che, argomenta Parodi, ―per costruirlo e gestirlo senza dissanguarsi occorre concepire un progetto più ampio, che comprenda magari altri impianti sportivi e comunque almeno un centro commerciale. Chi costruisce a proprie spese (neppure un euro di denaro pubblico) avrà in cambio la concessione per sfruttare per tot anni le strutture che fanno da corona allo stadio. Il business vero sta li‖ 265. Non è chiaro, a questo punto, perché si continui a puntare sul concetto di stadio di proprietà di Genoa e Sampdoria e si faccia leva, oltre ai vari benefici economici (questi sì, veri) derivanti da una struttura che garantisce opportunità di ricavo (che l‘attuale ―Luigi Ferraris‖ sembrerebbe non

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consentire), anche sul presunto rafforzamento patrimoniale che l‘impianto garantirebbe alle due squadre. Genoa e Sampdoria non avrebbero nessun rafforzamento patrimoniale (peraltro, sarebbe un effetto solo nel lungo periodo) dalla costruzione di uno stadio non di loro proprietà. Gli investitori del progetto, invece, sì. Ma allora perché il dibattito si è concentrato sull‟importanza della proprietà dello stadio, quasi che tale istituto giuridico avesse la capacità di generare, di per se stesso, nuovi ricavi? Forse perché, se si fosse rappresentata la realtà (cioè che non è la proprietà dello stadio a generare ricavi, ma la possibilità di sfruttare al meglio gli spazi che in esso possono essere messi a servizio di iniziative commerciali), il buon senso avrebbe portato ad esplorare prioritariamente fattibilità e costi di una ristrutturazione dell‘impianto esistente. Un ―Luigi Ferraris‖ ristrutturato, come dimostra lo studio della Fondazione Genoa 1893, può consentire la gestione di spazi commerciali sufficienti ad assicurare l‘autosufficienza dell‘impianto, ad incrementare i ricavi commerciali delle squadre (museo, merchandising, ecc.). Non consente però all‘investitore di ottenere altro utile se non quello di avere un impianto a norma, comodo e fruibile dai tifosi, che migliora il conto economico della società: è un progetto nato a servizio delle squadre di calcio e non dei loro proprietari. Non vi è ovviamente nulla di illecito in tutto ciò: i presidenti delle squadre di calcio non sono dei benefattori ed è quindi ragionevole che ricerchino le modalità loro più congeniali per ridurre i costi di investimento che devono sostenere ogni anno. Se non si riesce a coprire i costi della squadra attraverso il controllo dei costi e la massimizzazione dei profitti diretti (sponsorizzazioni, diritti televisivi, calciomercato), l‘azionista – costretto a intervenire con finanziamenti e ricapitalizzazioni - deve identificare una modalità di copertura di questo suo continuo esborso finanziario. Differentemente si giunge al momento in cui il prezzo da pagare per il ―divertimento‖ di essere proprietario di una squadra di calcio diventa troppo alto e si decide di disimpegnarsi. Forse è questo il messaggio che il Presidente Garrone vuole lanciare quando afferma che non sarebbe stato inerme ad assistere al ―declino‖ della Sampdoria quando dichiara:“Continuo a sperare che la vicenda dell'aeroporto possa sbloccarsi, se non sarà così (…) andremo a costruire l'impianto nel basso Piemonte. Là, ci sono Comuni che farebbero ponti d'oro per un simile investimento. Ho salvato la Sampdoria, non voglio vederla morire"266.

QUARTO PREGIUDIZIO: IL “LUIGI FERRARIS” È UN “UNICUM NAZIONALE PERICOLOSO” 267

Il Sindaco Marta Vincenzi definisce così il ―Luigi Ferraris‖ per la sua posizione all‘interno di un quartiere popoloso e per la vicinanza al Bisagno ―un fiume che ogni venti anni esce dagli argini‖. Non è sola. Anche la stampa afferma che il ―Luigi Ferraris‖ non potrà mai diventare una risorsa e la sua gestione diretta non potrà mai essere remunerativa, perché lo stadio non ha possibilità di incrementare i propri ricavi essendo ―incastrato fra le case, le carceri e il torrente che il Piano di Bacino impedisce di coprire ulteriormente‖268.

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La prima parte del pregiudizio espresso riguarda la posizione del “Luigi Ferraris”: centrale, in un quartiere popoloso. L‘osservazione non è, di per sé, sbagliata. Rimane da capire se il ―Luigi Ferraris‖ sia veramente uno dei pochi stadi in queste condizioni e, soprattutto, se le squadre di calcio che hanno costruito nuovi impianti in Europa abbiano effettivamente scelto la strada di localizzarlo nelle periferie o se, invece, esistano altri casi di nuovi impianti, anche recentemente ristrutturati o costruiti, che sono rimasti all‘interno delle città.

Torino, “Olimpico” Napoli, “San Paolo” Firenze, “Artemio Franchi”

Parma, “Ennio Tardini” Londra, “Stamford Bridge” Madrid, “Santiago Bernabeu” Fonte: immagini tratte da Google Maps

Non è vero che gli impianti siano tutti in periferia. O, quantomeno, non è una conditio sine qua non, come viene trasmessa. Anzi, buona parte degli impianti, anche di dimensioni maggiori a quelle del ―Luigi Ferraris‖, sono in zone centrali della città e se ricostruiti vengono posizionati in zone centrali delle città (come ad esempio nel caso del nuovo ―Mestalla‖ di Valencia). Se Genova non avesse ancora un impianto, ragionevolmente ci si indirizzerebbe su di una localizzazione non così centrale. Forse, però, più per il valore di mercato di un‘area come quella che oggi ospita il ―Luigi Ferraris‖ (se riconvertita a destinazione residenziale), che non per mera scelta di urbanizzazione. È però un fatto che l‘area di Sestri è stata identificata dal team di studio incaricato da Riccardo Garrone solo dopo aver progressivamente scartato le altre opzioni, evidentemente non praticabili. Il che fa presupporre, vista anche la particolare orografia cittadina, che potrebbero non esistere spazi disponibili per un nuovo impianto, salvo sacrificare altre necessità cittadine ritenute strategicamente più rilevanti (porto, aeroporto, aree industriali). È infine curioso che l‘alternativa di uno stadio posizionato accanto ad un aeroporto sia stata oggetto di una Lettera di Intenti firmata dal Comune e non abbia anch‘essa goduto della definizione di ―unicum nazionale pericoloso‖. Il che stupisce, viste le osservazioni di ENAC e dell‘Associazione Nazionale Piloti sulle possibili problematiche inerenti la navigazione aerea, considerando inoltre che la presenza di trentamila persone accanto ad un aeroporto non può non generare delle ripercussioni sulla gestione della sicurezza all‘interno dell‘aeroporto stesso. Lo stesso

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problema (la sicurezza) viene quindi apparentemente affrontato con visuali opposte, forse strumentali all‘obiettivo che in quel momento si voleva perseguire. La seconda parte del pregiudizio riguarda, invece, i rischi di esondazione del Bisagno, che è un torrente con caratteristiche particolari, indotte anche dalle coperture degli affluenti effettuate nel corso del tempo (nel 2008 è stato indicato dalla Protezione Civile nell‘ambito delle principali aree da tenere sotto monitoraggio e sulle quali intervenire). Il vigente Piano di Bacino ricorda che ―le verifiche idrauliche e gli studi idrologici effettuati individuano lungo l‟asta principale del torrente Bisagno, nel tratto terminale coperto (dallo sbocco a mare al ponte ferroviario di Brignole) ed in quello scoperto compreso fra il ponte ferroviario e la confluenza con il rio Fereggiano le principali criticità idrauliche del bacino con particolare riferimento al rischio di inondazione. Il tronco più critico è quello terminale (dove sono in corso i lavori dal 2004, ndr) a causa della grave insufficienza del tratto canalizzato e coperto per il quale la portata di piena con periodo di ritorno 200-ennale è stimata in 1300 m3/s, valore che supera ampiamente la sua attuale capacità di smaltimento, calcolata in 500 m3/s in fase di progetto; valore superabile con periodo di ritorno 20-ennale-50-ennale e superato più volte, sia nel corso di questo secolo, sia in precedenza. L‟elevato rischio di esondazione per superamento della capacità di smaltimento del tronco canalizzato e coperto comporta pericolosi effetti di rigurgito a monte. Tali effetti si ripercuotono fino alla confluenza del rio Fereggiano e sono amplificati dalla presenza di ulteriori manufatti di attraversamento e/o strutture interferenti con l‟alveo. Conseguenza dell‟attuale configurazione geometrica, assai lontana da quella naturale, è un‟elevata suscettibilità al rischio di inondazione che, a causa dell‟elevata densità del tessuto urbano circostante, delinea una situazione di vera e propria emergenza idraulica. Va rilevato, in proposito, come la possibilità che una consistente zona urbana, sede di importanti insediamenti residenziali, commerciali e di servizio, sia soggetta a inondazioni con frequenza poco più che ventennale rappresenta, sia a livello italiano che europeo, un caso limite di vulnerabilità alluvionale‖269. Il problema esiste, in particolare per l‘area che dalla Stazione di Genova Brignole va fino al mare, ma con riflessi anche verso monte, cioè quella di Marassi dove è situato lo stadio. Ma nel momento in cui, parlando dello stadio, si dice che è vicino a ―un fiume che ogni venti anni esce dagli argini‖, si trasmette al cittadino la percezione di un rischio potenzialmente più alto di quello che è in realtà, perché l‘area dove insiste lo stadio è sottoposta ad un rischio duecentennale. Per meglio comprendere il concetto, è forse utile fare riferimento ad un intervista all‘Ing. Bernardo De Bernardinis, Direttore dell' Ufficio Prevenzione e Previsione dei Rischi Naturali presso la Protezione Civile (che, tra l‘altro, è genovese e conosce bene il problema). Alla richiesta di commentare la notizia dell‘inserimento del Bisagno fra i principali rischi sottoposti a monitoraggio da parte della Protezione Civile, afferma che ―il Bisagno è uno dei problemi che occorre affrontare subito. Non bastano i circa 200 milioni di euro spesi finora per rifare la copertura: divisi in due lotti stanno permettendo di riportare il corso d' acqua alla sua portata di progetto, ai 500 metri cubi d'acqua al secondo che può abbracciare. In caso di piena alluvionale, però, la portata sale a 1200 metri cubi al secondo. «È quella che noi chiamiamo bicentenaria - precisa de Bernardinis - che non riesce a defluire sotto il ponte della ferrovia e rigurgita verso monte, allagando Borgo Incrociati». Il miracolo sarebbe lo Scolmatore, un canale in galleria, che serva ad alleggerire il Bisagno e nel suo lungo tragitto raccoglierebbe i rivi Rovare e Noce: sei chilometri e 150 metri di tracciato, di diametro 9 metri, da realizzare in 5 anni. Il tunnel partirebbe dalla Sciorba, da 15 metri di altezza sul livello del mare, con una pendenza dello 0,2% attraverserebbe mezza città, finendo in corso Italia ed utilizzando la galleria del Fereggiano, già realizzata durante le Colombiane del '92‖ 270

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Il ―Luigi Ferraris‖ è ubicato in un tratto del Bacino del Bisagno considerato a rischio duecentennale di piena, non ventennale, né cinquantennale. Tale rischio sarà ulteriormente diminuito quando, al termine dei lavori in corso, dovrà essere affrontato il vero nodo cruciale: la portata del torrente nel passaggio sotto il ponte della ferrovia di Genova Brignole e, al termine, lo scolmatore. Non sono opere necessarie per il ―Luigi Ferraris‖: sono opere che mettono in sicurezza un‘area abitata da qualche decina di migliaia di Genovesi, con case, scuole, negozi, centri commerciali. È una soluzione che gli Enti preposti devono perseguire aldilà della permanenza del “Luigi Ferraris” nella sua attuale ubicazione.

QUINTO PREGIUDIZIO: IL “LUIGI FERRARIS” NON È A NORMA

Nel terzo capitolo sono state presentate le normative che devono essere rispettate da un impianto sportivo quale il ―Luigi Ferraris‖. Si tratta di un‘insieme di regole nazionali, cui si aggiungono delle prescrizioni specifiche emanate dalle Federazioni (FIGC e UEFA) che sono competenti per gli aspetti specifici del gioco del calcio. L‘Arch. Burlando ha analizzato le attuali carenze del ―Luigi Ferraris‖, rappresentando lo stato dell‘arte. Questo è già un primo passo verso la comprensione del problema che, per un lungo periodo, è stato oggetto di confusione. La discussione sul ―Luigi Ferraris‖ si è, infatti, spesso concentrata sul presunto mancato rispetto delle vigenti normative e, in seconda battuta, sulle cause insanabili di tale situazione. Il risultato è stato quello di presentare l‟impianto come irrecuperabile, aprendo così la strada ad una inevitabile scelta alternativa. Tale atteggiamento ha coinvolto numerosi soggetti, se è vero che ancora alla fine di settembre 2009, quando ormai il tema dello stadio era all‘ordine del giorno da tre mesi, si poteva leggere sul sito di un giornale cittadino un giornalista dichiarare ―in termini più strettamente calcistici, non è a norma per la Federcalcio (il sindaco Pericu per 15 anni ha firmato l‟agibilità in deroga, settimana dopo settimana), e neppure per l‟Uefa che ha richiesto l‟installazione di seggiolini a norma, intervento rivelatosi impossibile (…) perché i gradoni sono profondi appena 40 cm.‖ salvo poi, dieci giorni dopo, scrivere che ―Il Ferraris è a norma per gli standard italiani, non per quelli europei, tanto che il Genoa è costretto a richiedere la deroga per ogni incontro internazionale‖. Peccato che questa seconda affermazione, apparentemente positiva, fosse contenuta in un più ampio articolo nel quale, comunque si dava evidenza dell‘impossibilità per il ―Luigi Ferraris‖ di poter ospitare gare dei Campionati Europei. Per maggiore precisione:

Il Sindaco di Genova non è più obbligato a firmare le deroghe settimanali per l‘utilizzo dell‘impianto già a partire dal dicembre del 2006

I seggiolini non sono stati installati nell‘estate del 2009 per motivi che prescindevano dalla profondità dei gradoni, tanto è vero che quest‘anno il lavoro è stato eseguito e la Sampdoria può regolarmente giocare in Europa League senza aver avuto necessità di deroghe su questo specifico tema (che, invece, erano state effettivamente richieste l‘anno precedente dal Genoa).

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Pur non avendo accesso alla documentazione presentata da Genoa e Sampdoria per l‘ottenimento della Licenza UEFA, le due squadre dovrebbero aver richiesto alla FIGC le seguenti deroghe rispetto alle vigenti normative UEFA (edizione 2010) per uno stadio di Categoria 3:

Art. 6: distanza dell‘area di riscaldamento dalla linea laterale inferiore alle previsioni;

Art. 8: distanza delle panchine dalla linea laterale inferiore ai 5 metri previsti;

Art. 20: numero e tipologia dei servizi igienici inferiore alle previsioni UEFA;

Art. 63: numero posti VIP inferiore ai 250 richiesti

Artt. 64-70: aree di lavoro per i media con numero di posti riservati e dotazioni infrastrutturali inferiori ai quelle richieste.

È invece venuta meno la deroga (in passato necessaria) relativa alla presenza di posteggi per 400 pullman in prossimità dello stadio, in quanto l‘edizione 2010 del Regolamento UEFA non contiene più tale prescrizione. Le deroghe che devono essere richieste non riguardano quindi aspetti fondamentali della vigente normativa. L‘attenzione dell‘UEFA (e dei governi nazionali) è prioritariamente rivolta alla sicurezza degli eventi sportivi, rispetto alla quale il ―Luigi Ferraris‖, già oggi, non presenta significative problematiche. Il fatto che il rispetto delle norme da parte dello stadio fosse cosa quasi stupefacente si comprende anche dall‘incipit di un articolo del 19 ottobre 2009: ―L'ultima scoperta è una rivoluzione: «Il Ferraris è a norma, del resto altrimenti non ci si potrebbe giocare». La rivela una fonte della Federcalcio, che preferisce mantenere la riservatezza come se avesse svelato il terzo segreto di Fatima. Eppure, tutto vero: lo stadio di Marassi rispetta i parametri Uefa‖271. Una rivoluzione, oppure il risultato di un‘analisi finalmente condotta con obiettività? Il ―Luigi Ferraris‖, oggi, rispetta appieno le normative nazionali e quelle specifiche della FIGC. Possiede delle lacune infrastrutturali, parte delle quali sono state oggetto di interventi nel corso dell‘estate 2010, che impongono di chiedere delle deroghe per poter ospitare competizioni UEFA. Ma può essere oggetto di una ristrutturazione che, nel risolvere in maniera definitiva tutti questi aspetti (ed anche il problema del terreno di gioco), consenta nel frattempo di dotare l‘impianto di tutte quelle tipologie di offerta accessoria che caratterizzano i nuovi stadi e garantiscono alle squadre le nuove fonti di ricavo necessarie alla gestione della propria attività.

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PARTE TERZA:

LO STUDIO DI FATTIBILITÀ DELLA

FONDAZIONE GENOA 1893

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CAPITOLO 6

LA POSIZIONE DELLA FONDAZIONE GENOA 1893

Il 28 settembre 2009, la Fondazione Genoa 1893 annuncia che è in fase di predisposizione uno studio di fattibilità per verificare le possibilità di ristrutturazione e rifunzionalizzazione dello Stadio ―Luigi Ferraris‖. ―Continua il dibattito sull‟ipotesi di un nuovo stadio genovese, sulla quale è ben nota la posizione ripetutamente manifestata dalla Fondazione Genoa 1893. Sorprende che, mentre sembra che la proposta della localizzazione che interferisce con le aree aeroportuali sia destinata a cadere, quantomeno per ovvie ragioni di salvaguardia dello sviluppo aeroportuale, comincino a circolare nuove voci circa altre ipotesi che hanno un elemento comune: l‟abbandono del Luigi Ferraris. Sembra allora di assistere ad un vero e proprio partito preso contro l‟attuale impianto e la sua sede storica, motivato su veri e propri pregiudizi. La Fondazione Genoa 1893 intende farsi promotrice di un lavoro di studio e approfondimento tecnico, urbanistico, economico, volto alla individuazione di soluzioni che assicurino il mantenimento della localizzazione e delle caratteristiche attuali e, nel contempo, mediante una opportuna ristrutturazione nell‟ambito di una risistemazione ottimale dell‟intera zona, l‟efficienza e l‟economicità dell‟impianto, così da consentire di verificare e sfatare i pregiudizi anti Ferraris che da più parti si vogliono accreditare. Confidiamo che le Autorità competenti non si sottrarranno al confronto su di un tema che, oltre al futuro dell‟attuale Stadio, così caro alla comunità genoana, coinvolge un problema di civiltà, insoluto e urgente: quello della realizzazione, in altra più idonea zona, di una casa circondariale adeguata al valore di umanità della pena e alle sue finalità di rieducazione, come impone la carta costituzionale‖. La Fondazione Genoa 1893 aveva iniziato da qualche tempo a lavorare sul progetto, soprattutto sotto il profilo tecnico. L‘Arch. Roberto Burlando aveva quindi già compiuto un lavoro di analisi e verifica preliminare delle condizioni per la ristrutturazione dello Stadio, allo scopo di identificare un ventaglio di possibili soluzioni alle varie problematiche dell‘impianto. Di seguito viene riportato il testo del documento rilasciato alla stampa il 12 novembre 2009, quando l‘Avv. Andrea D‘Angelo (in allora uno dei Reggenti della Fondazione Genoa 1893) ha introdotto la conferenza stampa per la presentazione del progetto di ristrutturazione dello stadio ―Luigi Ferraris‖, elaborato dalla Fondazione Genoa 1893272. È utile leggerlo prima di passare all‘analisi del progetto, allo scopo di inquadrare lo spirito che ha animato l‘iniziativa.

1. LE RAGIONI E LO SPIRITO DELL‟INIZIATIVA

Il succedersi di proposte e di idee per la realizzazione a Genova di un nuovo stadio destinato ad ospitare Genoa e Sampdoria appare motivato dal presupposto indimostrato dell‘impossibilità di interventi che rendano il Luigi Ferraris i) conforme alle normative nazionali e internazionali, ii) suscettibile di una gestione più economica che soddisfi le aspettative delle Società calcistiche di un più profittevole esercizio della propria attività, iii) non oneroso per l‘Amministrazione comunale e per la Società alla quale essa ha conferito l‘impianto. Poiché non risulta che uno studio approfondito sia stato da alcuno fino ad oggi realizzato per verificare questo assunto, esso appare, allo stato, un vero e proprio pregiudizio. La Fondazione Genoa 1893 ha pertanto assunto l‘iniziativa di realizzare, grazie all‘apporto di qualificati

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professionisti animati dalla condivisione delle finalità della Fondazione, uno studio preliminare con lo scopo di i) verificare il corrente pregiudizio anti Ferraris (che tale si è effettivamente rivelato in esito agli approfondimenti svolti), ii) offrire alle Società calcistiche e alle Autorità un contributo del quale esse potranno tener conto nelle loro valutazioni circa il futuro impiantistico del calcio professionistico genovese, sul quale potranno svolgere gli approfondimenti e gli sviluppi progettuali opportuni e nella considerazione del quale potranno formare le determinazioni che loro competono. In questa iniziativa la Fondazione Genoa 1893 è stata animata da ragioni di rispetto e di difesa della tradizione storica del Genoa, della quale il Ferraris costituisce fondamentale componente, rendendosi interprete dei diffusi e intensi sentimenti della Comunità genoana. Ma ha voluto spogliarsi di tentazioni partigiane e antagonistiche: lo Stadio è stato teatro di tutta la storia calcistica genovese del ‗900 ed è il luogo in cui tutti gli appassionati genovesi hanno, per generazioni, vissuto lo spettacolo, le esperienze e le emozioni del calcio. E ha voluto affrontare lo studio delle problematiche che concernono lo Stadio in modo razionale e professionale, nella corretta considerazione delle legittime aspettative economiche delle Società di calcio e degli interessi della collettività, dei quali il valore sociale del calcio è una delle componenti.

2. I CRITERI INFORMATORI DELLO STUDIO

a) Lo Stadio e le Carceri La Fondazione Genoa 1893 ha sempre auspicato che la destinazione carceraria venga dislocata altrove, liberandone gli edifici e le aree attualmente ad essa adibiti. Ciò non soltanto a ragione della contiguità con l‘impianto sportivo e per motivi che attengono alla migliore vivibilità del quartiere, ma anche, e in primo luogo, per i valori di civiltà e umanità che esigono la realizzazione di un istituto ad essi adeguato e conforme alle normative e ai criteri più moderni, così da assicurare condizioni di vita e di rieducazione ottimali. Tuttavia lo Studio della Fondazione considera l‘ipotesi di un intervento sul Ferraris, nella sua attuale posizione, indipendente dalla auspicata eventualità dello spostamento delle carceri. In tal senso l‘intervento risulta immediatamente realizzabile, in modo indipendente dalle incertezze e dai tempi di maturazione e realizzazione della suddetta ipotesi. Peraltro, lo spostamento delle carceri consentirebbe l‘ottimizzazione urbanistica e sociale dell‘intera zona e offrirebbe opportunità di insediamenti sinergici all‘iniziativa di rifunzionalizzazione del Ferraris, con cospicui incrementi delle potenzialità reddituali del Progetto che lo concerne. Lo Studio della Fondazione è dunque limitato alla prima fase, considerata come autonoma, ma l‘intervento prospettato riceverebbe considerevoli benefici ulteriori dall‘attuazione della seconda fase, per la quale si auspica si attivino sollecitamente le Autorità competenti. b) Le normative Lo Studio ha verificato gli elementi di non conformità dell‘impianto alle normative nazionali e UEFA e individuato gli interventi necessari all‘adeguamento, accertandone la fattibilità e stimandone i costi. Indipendentemente da ogni valutazione di merito circa l‘ipotesi del perseguimento dell‘inserimento di Genova nell‘ambito della candidatura italiana ai Campionati Europei del 2016, lo Studio ha

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verificato le esigenze di adeguamento dell‘impianto a questo scopo, verificandone la fattibilità e stimando i relativi costi. Lo Studio si è dato carico di opportunità di miglioramento di alcune caratteristiche dell‘impianto anche al di là delle esigenze imposte dalle normative. Talché gli interventi prospettati conseguirebbero risultati di qualità dell‘impianto addirittura eccedenti rispetto a quelle richieste dalle normative, con ricadute urbanistiche positive per il quartiere e con costi infrastrutturali che, pur investendo le aree limitrofe all‘impianto, in realtà non sono propriamente inerenti alle esigenze di adeguamento dello Stadio. c) Interventi infrastrutturali eventuali Lo Studio non ha mancato di considerare profili estranei all‘adeguamento dell‘impianto alle normative e, infatti, non menzionati nella recente analisi della ICON, promossa dalla FIGC. Essi attengono a problematiche che sono state in vario tempo prospettate e che, peraltro, riguardano il quartiere nel suo complesso. Lo Studio menziona pertanto interventi infrastrutturali che comporterebbero un‘ottimizzazione delle condizioni del quartiere e della fruibilità dello stesso Stadio, l‘eventualità della cui realizzazione, nell‘interesse pubblico, compete, ovviamente, all‘Amministrazione di valutare. d) Interventi volti ad incrementare le potenzialità dello Stadio di generazione di ricavi Lo Studio ha assunto tra i suoi obiettivi primari l‘individuazione di interventi di rifunzionalizzazione dello Stadio che consentano di creare le condizioni per incrementare le potenzialità dell‘impianto di generazione di ricavi. Ciò sia mediante la modificazione e il riutilizzo di spazi già esistenti sia mediante la creazione di nuovi spazi. Ne risultano condizioni di finanziabilità del Progetto e ricadute positive per i conti economici delle Società di calcio. Lo Studio non manca al riguardo di offrire spunti circa voci di ricavo rese possibili dal prospettato intervento di rifunzionalizzazione, che sono destinati ad essere sviluppati nelle ulteriori fasi di studio e progettazione finanziaria.

3. DUTTILITÀ DEI RISULTATI DELLO STUDIO RISPETTO A VARIABILI DIPENDENTI DA VALUTAZIONI DI TERZI

Il senso dell‘iniziativa della Fondazione consiste nell‘offerta di un contributo ai soggetti, Amministrazione Comunale e Società di calcio, che sono a vario titolo interessati alla rifunzionalizzazione del Ferraris. Pertanto si è voluto formulare soluzioni che si prestino agevolmente ad essere adattate a esigenze ulteriori o a opzioni che fossero espresse dai soggetti interessati, ovviamente con conseguenti variazioni della stima dei costi. Ad esempio, mentre lo Studio prospetta la creazione di nuovi volumi sul fronte verso il Bisagno, è anche prevista la possibilità di creare volumi ulteriori dal lato opposto per il caso in cui le valutazioni costi-benefici delle Società di calcio conducessero all‘adozione di tale ulteriore intervento. Le stesse soluzioni progettuali che sono state formulate nell‘ambito dello Studio sono, ovviamente, destinate ad essere sottoposte alle valutazioni di ordine architettonico ed estetico e agli sviluppi

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progettuali dell‘Autore dell‘opera, Arch. Vittorio Gregotti, che la Fondazione non ha mancato di interpellare in questa fase di studio preliminare. Inoltre, pur essendo state le soluzioni prospettate dallo Studio formulate nella considerazione e nel rispetto delle normative, non possono escludersi indicazioni ulteriori degli enti preposti, che sono suscettibili di essere recepite.

4. CARATTERE PRELIMINARE DELLO STUDIO E FASI ULTERIORI

Il carattere preliminare dello Studio e la sua sottoposizione alle valutazioni, e decisioni, di soggetti a vario titolo interessati o competenti comporterà, ovviamente, fasi ulteriori di studio e di progettazione, sia di ordine architettonico che finanziario, nonché di ordine giuridico e contrattuale con riguardo all‘impianto dei rapporti tra Amministrazione Comunale, SportInGenova S.p.A., proprietaria del Ferraris, enti finanziatori, eventuale entità promotrice. Sotto quest‘ultimo profilo, lo Studio non esprime soluzioni, poiché queste dipenderanno dagli orientamenti e dalle volontà dell‘Amministrazione Comunale, di SportInGenova e delle Società di calcio.

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CAPITOLO 7

I PRINCIPALI ASPETTI PROGETTUALI

(a cura dell‟Arch. Roberto Burlando – Studio Burlando Architettura) Il progetto, nella sua parte di analisi e sviluppo tecnico-architettonico, ha coinvolto un team di diversi professionisti e professionalità, guidato dall‘Arch. Roberto Burlando. Fra tutti è stata particolarmente preziosa la disponibilità dell‘Ing. Attilio Bricchetto, che può vantare una profonda conoscenza del ―Luigi Ferraris‖, avendo operato con l'incarico di Project Manager nel corso della ristrutturazione dello stadio realizzata per i Mondiali di Italia ‘90. Parte della presentazione dell‘Arch. Burlando è reperibile sul sito di Primocanale Sport273, che era presente all‘evento e lo ha trasmesso in diretta.

ALCUNE CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE

Analizzare il ―Luigi Ferraris‖ vuol dire, sostanzialmente, analizzare un pezzo di Città. La storia dell‘evoluzione urbanistica ed il cuore non solo di un quartiere, ma di un intero territorio. Non avevamo un diktat. L‘idea di riqualificare il ―Luigi Ferraris‖ non è nata da zero. Non ―dovevamo‖ ristrutturare il ―Luigi Ferraris‖: il nostro compito, da subito, è stato verificare la fattibilità di un intervento di riqualificazione dello stadio di Genova. Anzi, ogni giorno che trascorrevamo a verificare i requisiti di normativa e li confrontavamo con lo stato dell‘arte, ci convincevamo sempre di più della difficoltà dell‘impresa. Ma noi non dovevamo difendere il ―Luigi Ferraris‖, dovevamo verificare se fosse o meno possibile, conveniente, fattibile. Dopo i primi approcci (negativi), lo stadio stesso e l‘urbanistica della città, le sue evoluzioni e le sue storie, ci hanno disegnato la via e tutto è sembrato chiaro. Pezzo dopo pezzo, tutti i dubbi e le perplessità si sono sciolte e ogni vincolo ed ogni problema è stato risolto. Attenzione, questo va sottolineato, la fattibilità, della possibile riqualificazione del ―Luigi Ferraris‖, non vuol dire che questa sia l‘unica soluzione. Abbiamo dimostrato che questa è diventata una possibilità: la scelta se percorrerla o meno non è solo tecnica od economica, ma certamente politica, ovvero di ―visione‖. Mettere a disposizione della Città la possibilità di questo intervento è stato per il team motivo di orgoglio e soddisfazione, al di là del tifo e del legame con lo stadio ―Luigi Ferraris‖. Il nostro approccio è stato soprattutto tecnico. La scelta urbanistica della localizzazione dello stadio in un quartiere popoloso come Marassi è certamente un tema importante. Se da un punto di vista di vivibilità può essere un problema, la realtà dello stadio nel cuore della città risolve molti nodi e molti problemi. In parecchi Stati Europei i grandi complessi sportivi sorgono nei quartieri cittadini, si pensi solo agli stadi inglesi o spagnoli. A livello infrastrutturale è certamente più semplice la gestione degli spostamenti e degli accessi. E consente allo stadio di diventare, potenzialmente, un bene per la comunità e non una cattedrale nel deserto.

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Il mito del centro commerciale con uno stadio all‘interno non è una filosofia ―da Genoa‖, ma neppure ―da Sampdoria‖, credo. La nostra realtà cittadina è fatta di cuore e di colore; lo stadio è per la comunità ed il territorio. Il centro commerciale intorno allo stadio rende l‘elemento architettonico soltanto come una scatola vuota, non vive insieme alla città, vive solo per il business del momento. Genova non ha bisogno di una scatola vuota e di un megastore, ha bisogno di un centro di vita e di sport, di attività culturali e di centro aggregativo sette giorni su sette. Il ―Luigi Ferraris‖ è sempre stato questo, nei decenni trascorsi. Oggi ha perso questo suo elemento aggregativo soltanto per le normative di sicurezza che lo hanno parificato ad un carcere, più che ad uno stadio. Uno dei temi affrontati, quindi, è stato quello di trasformare il suo presunto difetto, la localizzazione, in un pregio. Il ―Luigi Ferraris‖ doveva diventare un elemento attrattore e colloquiare con la città. Riteniamo di esserci riusciti. Il grande parco, la possibilità di realizzare eventi e manifestazioni all‘interno dello stradio, ma anche all‘esterno, il miglioramento della sicurezza idraulica e pubblica, sono tutti temi che hanno fatto ribaltare l‘oggetto del progetto (lo stadio) facendo diventare tema dello studio, in fondo, la città ed i suoi abitanti.

LA FILOSOFIA DI PROGETTO

Il progetto ha considerato alcuni aspetti prioritari:

la riqualificazione del Ferraris deve diventare occasione e fattore di miglioramento per tutto il quartiere, che costituisce un‘area cruciale del tessuto cittadino: un progetto ―nella Città e con la Città‖ per diventarne parte e migliorarla;

l‘investimento relativo alla riqualificazione dello Stadio deve riflettersi in un beneficio per il quartiere. In tal senso, occorre dotare lo Stadio di un ampio ―polmone verde‖, che possa anche fungere da spazio di sfogo e sicurezza nel momento della partita di calcio, ma che possa essere utilizzato 365 giorni l‘anno dal quartiere;

definire interventi infrastrutturali, pur non indispensabili all‘adeguamento dell‘impianto alle normative, che promuovano il quartiere nella prospettiva di una più ampia riqualificazione connessa anche all‘auspicata dislocazione della destinazione carceraria e di una integrazione nel tessuto cittadino al servizio della Città. In tal senso perseguire una accessibilità compatibile e sostenibile, con inserimento di viabilità alternative, parcheggi di testa e viabilità leggera;

deve essere un progetto partecipato, con la massima collaborazione degli abitanti, per aumentare i servizi e rendere l‘impianto ―vivo‖ 7 giorni su 7, capace di trasformarsi e di plasmarsi con il quartiere e con la città, anche utilizzando l‘occasione della dismissione del Mercato Ortofrutticolo, vero ―macigno‖ sul quartiere.

realizzare interventi di riqualificazione diretti alla ―pancia‖ dello Stadio ed al suo interno, anche rivolti al campo da gioco e alle tribune, per consentire la massima capienza, sempre con adeguamento alle normative nazionali ed UEFA.

previsione di interventi rivolti alle mitigazioni del rischio idraulico a beneficio del quartiere.

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PRIMI DATI DI PROGETTO – STUDIO DI FATTIBILITÀ

Stadio Il progetto prevede che lo stadio subisca un importante intervento di adeguamento e ammodernamento, con rimodellamento delle gradonate per i distinti e delle gradinate nord e sud. Le opere di ristrutturazione interverranno anche in tribuna, con lo spostamento dell‘area stampa a livello della tribuna superiore, la creazione di 28 skybox e poltrone vip nella tribuna inferiore. La capienza totale dello stadio subirà una riduzione dagli attuali nominali 36.569 posti agli effettivi 32.960 del progetto. Le gradinate sono gli spazi maggiormente incisi dall‘adeguamento delle normative, ma le conseguenti riduzioni possono trovare compensazione con la proposta di destinare circa 1.000 posti dei distinti laterali a ogni gradinata, rendendoli un tutt‘uno con la stessa e suggerendo di proporli al medesimo ―prezzo popolare‖ di ingresso. Verranno adeguati gli spogliatoi e gli spazi della stampa, oggi carenti e verranno inseriti nuovi e moderni servizi igienici e spazi accoglienza. Le superfici necessarie verranno recuperate grazie alla realizzazione di ―lame‖ esterne e di torri rettangolari ―modello San Siro‖ in vetro, con notevole diminuzione e razionalizzazione delle superfici attualmente in uso. Il progetto delle ―lame‖ e delle ―torri‖ è stato pensato in maniera da preservare la struttura originaria dell‘architetto Gregotti e dell‘elemento ancora esistente dell‘antico Luigi Ferraris, corrispondente alla parte inferiore della facciata lato tribuna. Al fine di ammodernare gli spazi e realizzare le superfici necessarie per gli adeguamenti interni richiesti, sono state due le alternative valutate: ampliare il fronte fino al limite del Bisagno, oppure andare a occupare gli spazi vuoti agli angoli della struttura Questa seconda soluzione consente di recuperare non solo spazi per attività commerciali e ―vitali‖ per lo Stadio, ma anche di realizzare alcune aree di calma e di sicurezza, per la distribuzione interna del pubblico e per il flusso e deflusso agevole degli spettatori. Il fronte del Ferraris (lato Bisagno) verrà valorizzato da una volumetria in vetro e acciaio realizzata sul prospetto storico, fino al tetto, ampliando gli spazi della tribuna e consentendo la distribuzione interna degli spettatori in arrivo dalle ―lame‖ di accesso.

Tutta l‘architettura diventerà così un complesso che vivrà in simbiosi con il parco urbano, le ―lame‖ diventeranno radici dalle quali prenderà vita la struttura che si ancorerà nel terreno e che, grazie al flusso continuo della linfa vitale degli spettatori e dei tifosi, potrà continuamente rinascere.

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Il campo da gioco verrà adeguato alle dimensioni prescritte dalle normative UEFA, recuperando gli spazi utilizzando gli spalti inferiori, già oggi occupati da posti non accessibili. Tutti gli interventi previsti consentiranno di migliorare la visibilità e di ottimizzare spazi e risorse, anche ipotizzando soluzioni modulari e ―modificabili‖ in funzione dell‘uso. Ad esempio, la tribuna stampa, progettata a norma UEFA, in occasione di incontri di cartello o semi finale UEFA, potrà aumentare la capienza con agevoli modifiche e inserimenti di posti stampa, utilizzando una serie di poltroncine di tribuna superiore, già predisposte. Lo studio prevede anche l‘adeguamento di tutti gli spazi interni alle più moderne tecnologie software ed hardware, l‘allestimento wireless e di una rete intranet anche per i contatti esterno/interno e interno/interno. Oltre ciò è prevista la rivisitazione dell‘impianto di sorveglianza a perimetro, con verifica delle coperture, incremento ed ammodernamento. Verrà inoltre realizzata una piccola copertura in tensostruttura, collegata alla travatura esistente consolidata, per garantire che la totalità dei posti a sedere sia coperta. La verifica delle strutture consentirà la realizzazione delle opere per l‘adeguamento antisismico dell‘immobile, considerato un sito strategico, che saranno necessarie per ottemperare alle nuove direttive della normativa vigente in materia. È stato pensato, anche se non incluso in questo progetto, un sistema di tendaggi mobili, del tipo utilizzato allo stadio di Wimbledon, per coprire totalmente la struttura. Infatti questa soluzione permetterebbe di rendere il ―Luigi Ferraris‖ uno degli stadi italiani più importanti per realizzare concerti ed eventi al coperto: consente di coprire velocemente l‘intero campo, senza creare problemi né quando è aperta, né quando è chiusa. Chiaramente dovranno essere adottati tutti gli accorgimenti tecnici per evitare che l‘utilizzo del campo possa compromettere il terreno da gioco. Ma non vediamo problemi irrisolvibili: in tutto il mondo gli stadi sono utilizzati come attrattori di eventi, grazie alla loro capienza ed alla loro predisposizione infrastrutturale per accogliere decine di migliaia di persone. Non si vede perché Genova dovrebbe temere danni irreparabili. Per quanto attiene alla tempistica si è verificata la possibilità di realizzare gli interventi all‘interno dello stadio (quelli che renderebbero non agibile lo stadio, con un impatto negativo sullo squadre), in 100 giorni, utilizzando la sosta del campionato per la realizzazione delle opere strutturali necessarie. Parco urbano Il progetto di fattibilità ha, nel suo indirizzo metodologico, l‘idea di realizzare interventi che possano essere utili e funzionali per la città e per il quartiere. In quest‘ottica, quando si è posto il problema degli spazi di sicurezza esterni e della decongestione di Corso De Stefanis, da subito, si è ipotizzata la realizzazione di un secondo livello sopra l‘attuale copertura del Bisagno. Le verifiche di fattibilità hanno consentito di rendere quell‘idea una delle basi dell‘intervento e di ottenere un ampio spazio urbano che potesse far vivere il quartiere 7 giorni su 7. Il ―parco urbano‖, con ampie zone verdi, sarà attrezzato per ospitare eventi, concerti e manifestazioni, ottenendo il duplice scopo di servire allo stadio ed essere utilizzato dalla comunità.

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La piastra, posta a circa 5 metri dal suolo, consentirà di mantenere intatto il valore della copertura attuale del Bisagno, con la possibilità di parcheggio e di transito. La viabilità del quartiere non verrà intralciata da questa infrastruttura, bensì risulterà razionalizzata.

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Questo grande accesso sopraelevato è stato molto dibattuto. Ma il tema è chiaro: lo spazio esterno al ―Luigi Ferraris‖ non è sufficiente, non è possibile coprire ulteriormente il Bisagno, le carceri potrebbero rimanere dove sono ancora per molti anni: è necessario ―alzarsi‖. Quali sono le controindicazioni? Il Bisagno non viene toccato perché ogni intervento sulla piastra attuale mira a consolidare e migliorare l‘attuale situazione. In secondo luogo, una piastra sopraelevata di circa 5 metri non può essere allagata dalla piena prevista del Bisagno, fungendo, invece, da eventuale via di fuga e di riparo per le persone che si trovano nelle strade alluvionate, eventualmente. Alzare la piastra vuol dire, inoltre, alzare la superficie dei tornelli, delle grate e delle gabbie. Il quartiere non avrebbe più le prigioni in casa, ma le avrebbe integrate nel parco sopraelevato. Infatti, avendo posto tutti gli accessi dalla piastra, tutti i tornelli e le verifiche di sicurezza avvengono prima dell‘accesso alle lame di ingresso, e non più a terra: il ―Luigi Ferraris‖ verrebbe in buona parte ―liberato‖. A terra resta il grande parcheggio attuale, che durante le partite oggi viene lasciato libero per questioni di sicurezza. I benefici sono quindi molteplici e le negatività riguardano soltanto l‘allungamento delle vie di accesso, che, con spazi sicuri posti nelle torri, aderiscono alle norme e possono certamente essere accettati rispetto allo stato attuale.

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Accessibilità Si prevede la realizzazione di una serie di ―lame‖ di accesso verso lo stadio, posizionate a diversi livelli, per consentire un ingresso unico sul lato ovest, finalizzato al controllo dei varchi ed al migliore flusso e deflusso del pubblico, evitando la realizzazione di gabbie e strutture, progettate insieme al parco urbano. Le lame di accesso consentono di giungere a tutti i settori distinti e tribuna, in maniera separata. Chiunque sale sulla rampa di accesso è stato controllato, verificato, ha il biglietto per il settore dove conduce la lama e non può in nessun modo creare imbarazzi o commistioni di tifoserie o di accessi in aree non corrette. La dimensione delle lame è stata pensata in funzione del flusso massimo di entrata, ma soprattutto di esodo, nel rispetto delle normative vigenti (specifiche per la definizione degli spazi architettonici in funzione del numero di persone che possono defluire). Rimane a terra l‘accesso alle due gradinate che, potendo fruire dei grandi spazi delle torri a piano terra, non necessitano di accessi in quota: i tifosi entrano ed escono dai fronti e dai tornelli integrati alle torri. L‘accesso delle squadre potrà rimanere su Corso De Stefanis, con opere di adeguamento dimensionale degli spazi interni, finalizzati all‘ottimale movimento dei mezzi, in sicurezza. La rampa di accesso verrà rimodellata per consentire un migliore e più agevole ingresso agli spogliatoi. Gli accompagnatori avranno un accesso dedicato e troveranno un parcheggio chiuso e riservato all‘interno dello stadio. La distribuzione interna sarà garantita da un sistema di passaggi coperti, separati per tipologia, che consentiranno di raggiungere il settore di destinazione in sicurezza, rispettando la normativa vigente. Lo spostamento degli accessi sul lato ovest consentirà la razionalizzazione dei varchi. Soprattutto l‘accesso della stampa, che è collocato in corrispondenza della tribuna, verso gli spogliatoi, è stato progettato in maniera dedicata, con tunnel riservati che collegano direttamente le tribune con gli spogliatoi. Parcheggi La realizzazione del ―parco urbano‖ consentirà di recuperare circa 15.000 mq di parcheggio fronte stadio, per VIP, pullman e auto, addetti stampa, disabili, mezzi di soccorso, di controllo e di pubblica sicurezza, oltre all‘individuazione di una ObVan Area per la stampa. Il resto dei parcheggi (già oggi esistenti), che porta un totale di metratura di circa 39.000 mq, verrà potenziato e razionalizzato, sempre nell‘ottica della moderna urbanistica che ipotizza il raggiungimento dello stadio con mezzi diversi dall‘auto privata e dal pullman. La normativa prevede l‘individuazione di parcheggi ―nei pressi dello stadio‖, che consentano lo spostamento a piedi in un tempo di circa 20 minuti. In quest‘ambito, con l‘adeguamento dei mezzi pubblici, anche Piazzale Kennedy rientra all‘interno della distanza richiesta. Peraltro questa limitazione è decaduta con l‘edizione 2010 del regolamente UEFA. Viabilità Attualmente sono presenti tre vie di accesso all‘area dello stadio, quindi perfettamente a norma. La realizzazione della seconda piastra sopra l‘attuale copertura, consentirà di mantenere tutti i posti auto attualmente disponibili e realizzando l‘elevazione degli ingressi. Inoltre sarà possibile realizzare un silos parcheggi, o in alternativa un centro commerciale, nel piazzale attuale a fianco del Mercato, tra Via Monnet e Via Canevari, anche per compensare la dotazione di parcheggi per il

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quartiere che, in occasione della partita di calcio, vede una buona parte dei posti auto presenti dirottati sulle destinazioni previste per lo stadio. Pur non essendo oggetto dell‘investimento, nell‘ottica della razionalizzazione dei percorsi di accesso e per realizzare opere che possano servire alla città, si ipotizza la possibilità di inserire (dalla sponda destra del Bisagno), una navetta elettrica con una capienza di 440 posti, in acciaio e vetro, che possa collegare in prima fase la stazione Brignole, lo Stadio e il parcheggio di Genova Est. Tale struttura potrà essere utilizzata ed ampliata per collegare la Val Bisagno al centro città e fungere da metro leggero in superficie. Le fermate di testa avranno parcheggi silos nei pressi delle stesse stazioni, per circa 900 posti lato Genova Est, utilizzando una parte del deposito AMT e la realizzazione di un silos con accesso riservato. Sicurezza Da un punto di vista idraulico il progetto suggerisce anche l‘abbattimento del Ponte Serra, della relativa briglia e la sistemazione nel tratto a monte del fondo e degli argini, fino all‘eventuale intervento di adeguamento di Ponte Campanella. Tali opere previste, dal Piano di Bacino, consentono la mitigazione del rischio idraulico attualmente presente nell‘area dello stadio, con la possibile eliminazione del rischio di inondazione duecentennale che interessa tutta l‘area. Le opere non sono in contrasto con tutti gli interventi già previsti e in corso di realizzazione, come la sistemazione del tratto terminale coperto e lo scolmatore. È possibile anche realizzare una seconda piastra sopra l‘attuale copertura di piazzale Atleti Azzurri d‘Italia, con copertura verde a Parco, anche per aumentare la superficie permeabile e diminuire il livello di afflusso sul torrente. Economicità La struttura soddisfa le esigenze; si realizzeranno circa 8.500 mq di spazi commerciali, di tipologia e accessibilità diversa, utilizzando in parte le nuove torri sul fronte Bisagno e in parte i locali fondi sotto le gradinate, di accesso da via Casata Centuriona e via Clavarezza. Il progetto ha adempiuto ad ogni richiesta. La tabella riassuntiva riguarda il rispetto puntuale della normativa e la verifica dei vari, innumerevoli vincoli, per portare lo stadio al livello della 3ª categoria

Spazi Interni Oggi Normativa Progetto

Capienza totale 36.569 30.000 32.960

Gradinata Nord Popolari Gradinata Nord

9.215 7.901 925

Gradinata Sud Popolari Gradinata Sud

9.232 7.918 925

Distinti 8.781 6.429

Tribuna Superiore di cui giornalisti *

4.246 144

175

3.846 176

Tribuna Inferiore di cui Vip Skybox

5.124 192

0

750

5.016 750 28

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Campo di gioco Oggi Normativa Progetto

Campo 105x68 m a norma 105x68 m

Compreso di spazio di calma 115x76 m 120x80 m 120x80 m

Gradoni spalti 60 cm 70 cm UNI13200 (35 sedile

+ 35 passaggio)

70 cm (35 sedile

+ 35 passaggio) Servizi Igienici Non adeguati 300 wc 230

orinatoi 308 wc 236

orinatoi Spazi accoglienza 3.200 mq

Adeguamento spazi spogliatoi 1.000 mq 1.000 mq

Vie d‟esodo (moduli ogni 250 persone) Normativa Progetto

Distinti ogni lato 9,50 m 11 m

Tribune 21 m 26 m

Gradinata 19,2 m 25 m

Le vie d‘esodo riguardano i percorsi di fuga, considerando i moduli della normativa Sicurezza, valutata in funzione del flusso di persone. La dimensione è la misura, in sezione trasversale, del totale delle vie d‘esodo progettate, in funzione delle nuove distribuzioni, verso il ―fronte‖ dello stadio.

Spazi Esterni Normativa Progetto

Spazi e aree esterne 16.500 mq 26.000 mq

di cui Parco Urbano 18.000 mq

di cui altri spazi 8.000 mq

Area parcheggi totale 39.000 mq

di cui Disabili 2.500 mq

di cui Vip 4.050 mq

di cui Media 9.500 mq

di cui Ob Van Area stampa 1.000 mq

di cui Parcheggi mezzi soccorso 2.200 mq

di cui Parcheggi mezzi intervento 2.000 mq

di cui Altri spazi parcheggio raggio 500 mt 15.000 mq

Il progetto di ristrutturazione dello stadio "Luigi Ferraris", promosso dalla Fondazione Genoa 1893, è stato realizzato da un team di lavoro guidato dall'Arch. Roberto Burlando (project manager) e che ha visto la partecipazione dell'Ing. Attilio Brichetto, dell'Ing. Domenico Rocca ( ITEC Engineering), degli Arch. Gianluca Buongiovanni e Martina Delfino (LandscapeProgetti) e di Roberto Cordeglio per il filmato 3D.

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CAPITOLO 8

IL BUSINESS PLAN DEL PROGETTO

Partendo dal lavoro sviluppato dal team diretto dall‘Arch. Burlando, è stato realizzato un business plan basato su vari scenari di lavoro, con conseguente identificazione del fabbisogno finanziario ed indicazioni sulla successiva gestione dello Stadio ―Luigi Ferraris‖.

LE PREMESSE COMUNI AGLI SCENARI DI PIANO

L‘investimento ha l‘obiettivo di risolvere in maniera definitiva le problematiche strutturali del ―Luigi Ferraris‖. Lo stadio deve essere economicamente e finanziariamente autosufficiente, fornendo alle due squadre di calcio un impianto costantemente all‘altezza delle loro legittime ambizioni, con un costo diretto di gestione decrescente e, contemporaneamente, la possibilità di cogliere e massimizzare tutte le opportunità di incrementare la quota di ricavi. Mantenere una presenza pubblica nel futuro “Luigi Ferraris” Si è partiti dal presupposto di privilegiare una soluzione che, nel rispetto di parametri di economicità e redditività, continuasse a vedere una partecipazione alla proprietà dell‘impianto da parte del Comune di Genova, fosse essa parziale (come nel caso del conferimento, considerato lo scenario ideale di lavoro), ovvero totale (nel caso della concessione), sgravando però in maniera definitiva l‘Amministrazione cittadina da oneri di investimento e di gestione. Questa impostazione nasce dalla convinzione che mantenere una presenza del Comune nell‘azionariato della Società che possiede e gestisce il ―Luigi Ferraris‖ (i) qualifichi in maniera inequivocabile il “Luigi Ferraris” come Stadio della Città di Genova e non di una parte sola di essa e (ii) possa meglio tutelare gli investimenti pubblici precedentemente realizzati (non va dimenticato che il ―Luigi Ferraris‖, nella sua attuale veste, ha beneficiato di importanti contributi pubblici ed è quindi doveroso, prima di ipotizzare un loro azzeramento, verificare le possibilità di una loro valorizzazione). Una prima ipotesi societaria e di governance Gli interventi sono realizzati da una società di nuova costituzione (―Newco‖) al cui capitale si ipotizza partecipino, oltre alle due Società di calcio cittadine (che deterranno la maggioranza del capitale ed il diritto di decidere la governance di Newco):

una serie di Investitori istituzionali (Istituzioni, Fondazioni, altre realtà economiche cittadine);

i tifosi che vorranno la qualifica di ―Socio fondatore‖;

nel caso del conferimento, il Comune di Genova. Si otterrebbe così il risultato di avere una presenza plurima di soggetti, portatori di interessi diversi (fra loro convergenti) verso un unico obiettivo, senza però che questa svilisca il ruolo primario e la necessaria autonomia delle due squadre di calcio nella gestione dell‘impianto. In questo modo terminerebbe l‘impegno di risorse umane e finanziarie del Comune, pur consentendone una presenza nella cabina di regia, anche come garanzia di utilizzo di questo bene (attualmente pubblico) coerentemente con le strategie della Città.

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Non è un investimento “speculativo” Non si tratta di uno studio posto alla base di un tradizionale investimento privato che, per sua natura, è alla ricerca di un ritorno sull‟investimento quanto più elevato possibile e che è stata la logica che ha animato gli altri progetti presentati su Genova e buona parte di quelli presentati in Italia. La Fondazione Genoa 1893 aveva l‘obiettivo di verificare:

se il ―Luigi Ferraris‖ potesse essere definitivamente allineato alle normative esistenti, attraverso adeguati piani di manutenzione ordinaria e straordinaria, allo scopo di supportare le legittime ambizioni di Genoa e Sampdoria, prevedendo quindi un utilizzo intensivo della struttura;

se il ―Luigi Ferraris‖ potesse essere rivisitato strutturalmente allo scopo di garantire la presenza di quegli spazi commerciali a servizio delle squadre, che potessero consentire loro di ottenere un incremento dei ricavi derivanti dalle matchday revenues;

quale fosse il costo minimo per ottenere quanto sopra, allo scopo di contenere l‘impatto dell‘investimento entro valori alla portata dei potenziali investitori.

Particolari vantaggi per Genoa e Sampdoria Nonostante l‘obiettivo primario fosse quello di verificare la possibilità di creare una realtà in grado di gestirsi autonomamente, garantendo un costante ed elevato livello qualitativo delle strutture e dei servizi offerti, il business plan ha inteso massimizzare i benefici per le squadre di calcio. È stata, ad esempio, prevista la possibilità di abbattere progressivamente il costo del canone di affitto che Genoa e Sampdoria versano alla Newco: questo penalizza gli altri soci, perché diminuisce i dividendi eventualmente distribuibili, ma chiarisce una volta di più il ruolo privilegiato delle due squadre nella gestione dell‘impianto. Accanto a questo beneficio, non immediato, ve ne sono altri subito disponibili per le due società: gli spazi commerciali a disposizione per massimizzare il merchandising, nonché le 28 Sky Box previste dall‘investimento, che saranno gratuitamente a disposizione degli investitori in modo da generare sin dall‘inizio un flusso addizionale di ricavi, oggi completamente assente. Mutuare le esperienze estere, ma solo dopo averle “localizzate” Nel quarto capitolo dedicato all‘apporto degli stadi ―moderni‖ è stato possibile identificare alcuni elementi comuni ad esperienze che sono fra loro diverse sia per posizionamento geografico (Stati Uniti, Gran Bretagna, Olanda, Germania), sia per tipologia di sport (calcio, football americano, baseball). È quindi verosimile pensare che tali indicazioni possano essere prese a riferimento anche per Genova, seppur con la necessità di ―localizzarle‖ alla realtà cittadina. La costruzione di un nuovo stadio comporta un significativo incremento dei ricavi locali delle squadre che ne hanno la proprietà, per un periodo di tempo identificabile in circa un decennio. La qualità e la quantità di tale impatto dipende da molteplici fattori, fra cui sono ritenuti significativi:

la politica decisa dalle società di calcio sui prezzi di accesso (biglietti ed abbonamenti), che ha portato ad osservare due approcci completamente diversi fra l‘Arsenal ed il FB Bayern, con la conseguenza che effettivamente il FB Bayern ha ottenuto dei benefici dallo sfruttamento commerciale dell‘impianto (naming rights, pubblicità, spazi merchandising) più che dall‘incremento dei costi dei biglietti, sul quale invece ha puntato l‘Arsenal;

la creazione di una maggiore quantità di posti dedicati all‘utenza business;

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la disponibilità di aree commerciali che possano essere destinate a negozi dedicati al merchandising delle squadre, a musei delle squadre e ad altre iniziative.

L‘unica effettiva controindicazione di un nuovo impianto (sia esso costruito ex novo, oppure ristrutturato) è rappresentata dall‘impatto negativo, per un periodo compreso fra i 10 ed i 20 anni, del servizio del debito derivante dai finanziamenti accesi. Per evitare che la gestione finanziaria possa creare dei problemi nel medio/lungo termine al soggetto che investe sull‘impianto, le analisi convergono sull‘opportunità che l‘investimento venga coperto da mezzi propri per una cifra quanto più vicina possibile al 70% del costo, in modo da contenere il ricorso al finanziamento bancario entro il 30% del totale. Pur nella consapevolezza che il caso di Genova è profondamente diverso (per le dimensioni della Città, per il bacino di utenza, per la presenza di due squadre, per il posizionamento competitivo delle stesse nell‘ambito del campionato italiano rispetto ad ipotesi di regolare accesso alle competizioni europee), tutte queste esperienze sono state analizzate, allo scopo di verificare se potessero essere in qualche modo replicabili al caso del ―Luigi Ferraris‖. Gli scenari presi in esame, così come il progetto di ristrutturazione nella sua complessità, sono coerenti con le indicazioni del Disegno di Legge in discussione alla Camera. Ciononostante, non si è tenuto conto delle eventuali agevolazioni in termini di contributo in conto interessi previste grazie all‘intervento dell‘Istituto per il Credito Sportivo. Se ottenute miglioreranno i risultati economici di Newco con un risparmio di circa 2,3 milioni di Euro di interessi passivi nell‘arco della durata del finanziamento. A mero titolo informativo, perché non oggetto di approfondimento in questo documento, oltre ai due scenari principali, il business plan ne ha simulato anche un terzo: la vendita Ferraris con l‘uscita a titolo definitivo del Comune dalla proprietà dell‘impianto, con simulazioni basate su tre possibili valori di acquisto. Sono state infine riportate alcune indicazioni inerenti due possibili estensioni dell‘investimento, che non sono necessarie, ma possono incrementare i ricavi di origine commerciale dello stadio: (i) la realizzazione di due ulteriori Torri commerciali dal lato Distinti; (ii) la costruzione di un silos (parcheggi) e di ulteriori spazi commerciali in prossimità dell‘Istituto ―Firpo‖.

L‟INVESTIMENTO ATTESO E LA SUA COPERTURA FINANZIARIA

Il progetto di rifunzionalizzazione dello stadio ha un costo complessivo di 49,6 milioni di Euro ed interviene:

sull‘Area dello Stadio, con il risultato di garantire l‘adeguamento dell‘impianto alla normativa UEFA;

sull‘Area Commerciale, ampliando e rendendo completamente fruibile la parte multifunzionale, già prevista nel progetto originario dell‘Arch. Gregotti.

sugli Spazi Esterni, garantendo gli standard di sicurezza richiesti e rendendo fra l‘altro disponibile alla cittadinanza un Parco Urbano di 18.000 mq e parcheggi.

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Investimento (Euro x 1.000) Anno 0 Anno 1 TOTALE

ST

AD

IO

Rifacimento campo da calcio 900 900

Opere adeguamento interno 1.890 1.890

Opere adeguamento servizi e impianti 1.890 1.890

Opere adeguamento antisismico 3.465 3.465

Opere adeguamento stadio 8.700 3.000 11.700

Progettazione, direzione lavori, ecc. 822 201 1.023

SUBTOTALE 16.767 4.101 20.868

SP

AZ

I E

ST

ER

NI

Cortine esterne 1.980 1.980

Parco urbano 9.900 9.900

Lame ingresso 1.980 1.980

Fonte attrezzato e collegamenti laterali 1.710 1.710

Collegamento lato distinti 1.080 1.080

Riqualificazione Villa Piantelli 1.200 1.200

Progettazione, direzione lavori, ecc. 858 62 920

SUBTOTALE 17.508 1.262 18.770

CO

MM

.LI Realizzazione Torri lato Bisagno 4.725 4.725 9.450

Torri lato distinti -

Progettazione, direzione lavori 244 244 487

SUBTOTALE 4.969 4.969 9.937

TOTALE COSTO 39.244 10.331 49.575

A dimostrazione della natura non speculativa del progetto, solo il 20% dell‘investimento è destinato all‘area commerciale. Le opere di adeguamento dello stadio incidono per il 42,1% ma, soprattutto, gli interventi sugli spazi esterni (che vanno a beneficio del Quartiere) rappresentano il 37,9% della spesa. I due scenari principali (il conferimento dell‘impianto da parte del Comune o la concessione dello stesso a Newco) non prevedono un costo di acquisto dello stadio. Il beneficio per il Comune, oltre alla definitiva eliminazione dell‘impatto della gestione sul bilancio comunale e sulle risorse umane impiegate, sarebbe rappresentato dalle opere infrastrutturali che rimarrebbero a disposizione anche della Città e, sotto il profilo reddituale, dai proventi rivenienti dagli utili della Newco (o dal canone di concessione). Si tiene invece conto di una spesa per oneri di urbanizzazione pari a 2,5 milioni di Euro. Tale voce di spesa è stata allocata nonostante il progetto restituisca già alla città elementi a disposizione del quartiere, che potrebbero essere considerati alternativi agli oneri stessi. Coerentemente con la logica prudenziale che ha ispirato tutto il lavoro, si è preferito considerare anche questo onere, la cui eventuale mancata applicazione porterà un ulteriore beneficio per Newco. Mutuando le esperienze estere, la copertura dell‘investimento dovrà essere garantita, per la parte più ampia possibile, da mezzi propri. L‘ipotesi di lavoro prevede che il debito bancario (per complessivi 24,2 milioni di Euro) rappresenti il 45,7% del totale dell‘investimento. È una quota, più alta della media di quanto osservato all‘estero, è comunque sostenibile perché la ristrutturazione contiene i costi assoluti e, di conseguenza, il servizio del debito.

Copertura dell'investimento Milioni di Euro % capitale sociale % su totale

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Capitale sociale 15,0 28,34%

di cui Squadre di calcio 10,0 66,7%

di cui Investitori Istituzionali 3,5 23,3%

di cui Soci Fondatori 1,5 10,0%

Cessione quota spazi commerciali 13,7 25,95%

Debito Bancario 24,2 45,72%

TOTALE 52,9 100,00%

L‘ipotesi di lavoro prevede le seguenti ipotesi di copertura dell‘investimento:

una quota pari al 28,34% (pari a 15 milioni di Euro) attraverso il capitale sociale di Newco. Ciascuna società di calcio versa 5 milioni di Euro, mentre la restante parte è reperita fra Investitori Istituzionali e Soci Fondatori;

una quota del 25,95% (pari a 13,7 milioni di Euro) la cessione a titolo definitivo a terzi di una quota degli spazi commerciali (circa il 56% del totale). La restante parte degli spazi rimarrà invece, nella disponibilità di Newco, allo scopo di garantire flussi di ricavi da affitti, a sostegno della gestione dell‘impianto;

il fabbisogno residuo di 24,2 milioni di Euro sarà invece oggetto di un finanziamento bancario (ipotizzato per un periodo di 15 anni, compresi due di preammortamento). Il servizio del debito iniziale è di 3 milioni di Euro e decresce in ragione di circa 100 mila Euro all‘anno.

Nel caso del conferimento del ―Luigi Ferraris‖ da parte del Comune di Genova, a un valore convenzionalmente stimato pari a 20 milioni di Euro, una quota di 5 milioni rappresenterebbe la partecipazione del Comune (che potrebbe così, su un capitale complessivo di 20 milioni, continuare a mantenere un ruolo importante in Assemblea), mentre la differenza sarebbe iscritta a riserva straordinaria, migliorando così il patrimonio netto della società. Poiché le due squadre di calcio, nell‘ipotesi di lavoro, ottengono già interessanti benefici (progressiva riduzione dei canoni di affitto, utilizzo delle 28 Sky box), è verosimile che in sede di regolamentazione dei criteri di ripartizione degli utili di esercizio si possa remunerare il Comune in maniera più che proporzionale alla sua partecipazione nominale, garantendo così proventi che potranno essere reimpiegati per il finanziamento dell‘attività sportiva cittadina. La cifra complessiva oggetto del finanziamento è più elevata del costo della sola ristrutturazione, perché tiene conto degli ipotetici 2,5 milioni di Euro di oneri di urbanizzazione nonché di una serie di costi di start-up.

IL CONTO ECONOMICO DI NEWCO

Nell‘impostare i parametri di ricavo e di costo di Newco si è tenuto conto del bacino di utenza offerto dalla Città e anche di stime relative all‘attuale capacità delle due squadre di attrarre ricavi di natura commerciale. Ciò sarà utile quando sarà affrontato, in particolare, il tema della cessione dei naming rights. È stato ipotizzato un modello di business fortemente basato sul ricorso all‘outsourcing di tutte quelle attività ritenute non strategiche per il funzionamento dell‘impianto, cercando di mutuare così il modello vincente dell‘Amsterdam ArenA. Differentemente dal caso olandese, però, l‘ipotesi di lavoro prevede di dare i servizi in concessione, anziché operare da intermediari fra il cliente finale e il fornitore. Questa politica mitiga l‘esposizione finanziaria di Newco (riducendo il c.d. capitale

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circolante), perché consente di mantenere una struttura snella sia in termini di personale, sia di costi fissi di struttura. I ricavi I ricavi sono stati raggruppati, per origine, all‘interno di quattro macro categorie: (i) da eventi sportivi; (ii) da sponsorizzazioni, (iii) da eventi non sportivi; (iv) da gestione degli spazi commerciali.

I ricavi da eventi sportivi provengono prevalentemente dall‘affitto pagato da Genoa e Sampdoria. Il canone partirà da una cifra di 1 milione di Euro a squadra (inferiore all‘attuale) per poi scendere progressivamente nell‘arco degli anni fino a 400 mila Euro a squadra. Una parte residuale, pari a 150 mila Euro annui, deriva invece dal margine generato dall'esternalizzazione della gestione del catering (chioschi, sala VIP, eventi sportivi). Non sono stati previsti ricavi diretti derivanti dalla gestione di ristoranti, club house e negozi, poiché questi spazi saranno eventualmente affittati (o acquistati) dalle squadre di calcio e, quindi, i benefici di tali attività rimarranno di esclusiva pertinenza delle due squadre. I ricavi da pubblicità ed eventi non sportivi considerano:

la cessione dei naming rights dell‘impianto, che sono stati stimati in maniera prudenziale in quanto sottoposti al duplice vincolo (a) di mantenere un riferimento al nome ―Luigi Ferraris‖ e (b) di non poter essere collegati a società o prodotti riferibili al proprietario di Genoa o Sampdoria (nessun ―Giochi Preziosi Arena‖, né ―ERG Arena‖, per intenderci);

la realizzazione di 4 eventi non sportivi all‘anno (concerti), mediante accordi con società specializzate che hanno già manifestato la loro disponibilità in tal senso, nell‘ambito di un impianto ristrutturato. Gli eventi saranno concentrati nei mesi di maggio e giugno per consentire il successivo ripristino del manto erboso274;

la vendita degli spazi pubblicitari esterni allo stadio (in particolare nel Parco Urbano), lasciando alle squadre la completa gestione di quelli interni al campo da calcio, così come avviene attualmente.

I ricavi da gestione degli spazi commerciali provengono dall‘affitto dei 3.450 metri quadrati di spazi che potranno ospitare attività commerciali sinergiche a quelle sportive (club house, merchandising, ecc.). Oltre a questi sono stati altresì previsti ricavi derivanti dalla concessione a terzi della gestione dei 1.000 parcheggi (sui 1.500 disponibili) che verranno ricavati nel Piazzale Atleti

34%

40%

13%

13%

Eventisportivi

Sponsor

Altri eventi

Commerciale

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Azzurri d‘Italia, sotto il costruendo parco urbano. Non è stato, invece, previsto alcun ricavo derivante dalle 28 Sky box, che verranno concesse gratuitamente in uso agli investitori, perché siano questi a trarne un beneficio economico (oggi non esistente). A regime (circa 5 anni dopo l‘inizio dei lavori) i ricavi della Newco si attestano a 6,2 milioni di Euro all‟anno, per poi diminuire progressivamente per effetto dell‘ipotizzata riduzione del canone alle squadre. Di questi il 35% deriva dagli eventi sportivi, il 52% da pubblicità ed eventi non sportivi, il 13% dalla gestione degli spazi commerciali. L‘impatto sui bilanci delle due squadre non è stimabile, dipendendo da scelte commerciali e di investimento che competono loro. Oltre alla progressiva riduzione del canone di affitto, è comunque ragionevole pensare che possano beneficiare di un incremento dei ricavi commerciali sia per le attività discendenti dal merchandising dei prodotti (i negozi, collocati all‘interno dello stadio, dovrebbe consentire una vendita più agevole e redditizia), sia dai proventi delle Sky box. Si tratta, in ogni caso, di un volume complessivo di ricavi che non dovrebbe discostarsi da quello che sarebbe stato raggiunto nel caso dei progetti di Sestri o della Colisa.

SPESE GENERALI

Ricordando il forte ricorso all‘outsourcing previsto dal modello di business, Newco avrà una struttura contenuta con spese generali stimate intorno a 1,2 milioni di Euro l‘anno. Le voci più significative di costo sono rappresentate dal mantenimento dell‘attuale contratto per la pulizia dell‘impianto con la Cooperativa dei tifosi e, per circa 300 mila Euro annui, i costi per le manutenzioni ordinarie di impianti e campo da calcio. La manutenzione del campo sarà gestita mediante un contratto esterno con una ditta specializzata, rimanendo così in capo a Newco solo la parte residuale degli interventi. Oltre ai costi di manutenzione ordinaria, annualmente sono stanziati anche costi per la manutenzione straordinaria.

Costi del personale La struttura di Newco sarà snella, grazie all‘ampio ricorso all‘outsourcing per la manutenzione, l‘hospitality e la pulizia. A regime, per un costo di 400 mila Euro annui, sono previsti 8 dipendenti diretti, concentrati nell‘area dei servizi tecnici e dei servizi generali, allo scopo di garantire il presidio delle aree strategiche ed il funzionamento ottimale della struttura.

5%

40%

16%

12%

27%

Costicommerciali

Costi difunzionamento

Costiamministrativi

Costigodimentobeni di terzi

Costi permanutenzione

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Ammortamenti ed accantonamenti Sono un'importante voce di costo per Newco, pari a circa 1,5 milioni di Euro nell‘ipotesi della concessione dello stadio (che diventano 2,7 milioni nel caso del conferimento). Gli accantonamenti ai fondi manutenzione straordinaria rappresentano circa 250 mila Euro annui (con l‘ipotesi di utilizzo biennale per la quota che si riferisce al campo sportivo, cui si somma la quota di spese di manutenzione ordinaria annuale già descritta). Oneri finanziari Newco avrà necessità di attingere a 3 differenti linee di credito, due delle quali sono temporanee ed auto liquidanti: si tratta del finanziamento del credito IVA generato dai lavori di ristrutturazione (che si riassorbe completamente nell‘arco di un biennio) e di una quota di finanziamento che verrà invece estinto, nell‘arco di un triennio, grazie alla già citata vendita di parte degli spazi commerciali. A regime, quindi, Newco avrà solamente il debito a medio termine di originari 24,2 milioni di Euro. Il piano è stato redatto nel novembre 2009 sulla base di costo del denaro medio del 6,10% (comprensivo di spread); ciò comporta una rata annuale di 1,6 milioni di Euro oltre ad interessi che partono da 1,4 milioni di Euro l‘anno per decrescere di circa 100 mila Euro all‘anno. Non prevede il ricorso alle agevolazioni previste dall‘Istituto per il Credito Sportivo (che potrebbero invece comportare un abbattimento degli oneri finanziari di circa 2,3 milioni nei 15 anni). Questo stesso finanziamento, se negoziato oggi, avrebbe un costo minore ed un ulteriore risparmio in termini di oneri finanziari. L‘effetto combinato della diminuzione del costo del denaro e del ricorso alle agevolazioni dell‘Istituto per il Credito Sportivo garantirebbe quindi agli investitori circa 3,5 milioni di oneri finanziari in meno rispetto a quelli previsti dal business plan di novembre 2009, con un evidente beneficio sul risultato netto e sulla capacità reddituale di Newco.

PARAMETRI FINANZIARI DEL PROGETTO

Nell‘analisi degli investimenti è necessario verificare taluni parametri, che consentono di comprendere se il progetto ha una sua validità intrinseca oppure se presenta dei punti di particolare debolezza. Tale valori sono normalmente utilizzati dagli enti finanziatori (in primis, le banche) per determinare la finanziabilità del progetto ed i relativi costi, in quanto considerati rappresentativi del rischio che chi presta il denaro deve assumersi per tutta la durata del piano di ammortamento. Il primo parametro che deve essere tenuto sotto osservazione è la capacità della società di produrre reddito. Ciò significa che quanto prima e con quanta maggiore soglia di confidenza l‘EBITDA275 ed il Risultato Netto di esercizio sono positivi, tanto più il progetto presenta i requisiti per essere finanziato. Newco ha un EBITDA sempre positivo, sin dal primo anno di vita, mentre inizia a produrre utili di esercizio dal terzo anno. Il secondo parametro, chiamato Debt Cover Ratio (rapporto di copertura del debito) misura il rapporto esistente fra l‘Indebitamento Finanziario Netto276 e l‘EBITDA. Tanto più il valore è elevato, tanto più il debito bancario è in un certo senso ―opprimente‖ per la società. Per esprimere il concetto in maniera più comprensibile, questo rapporto segnala quanti anni di lavoro (EBITDA) servano per ripagare il debito che l‘azienda ha contratto.

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Newco esprime un Debt Cover Ratio che parte con un rapporto di 4,9 per poi scendere rapidamente a livelli fisiologici, man mano che il debito viene ripagato. Il terzo parametro misura il rapporto fra l‟Indebitamento Finanziario Netto e il Patrimonio Netto della Società. Il ragionamento è simile a quello precedente, con la differenza che in questo caso si misura l‘effettiva partecipazione dell‘azionista della società al rischio di impresa: quanto più il valore risultante è alto, maggiore è il rischio potenziale del finanziatore di non vedersi restituire il prestito in caso di difficoltà della società. I valori sono qui molto diversi nei due scenari del piano. Nel caso del conferimento il Patrimonio Netto è influenzato dal valore di conferimento del ―Luigi Ferraris‖ (fra capitale sociale e riserva straordinaria), cosa che non avviene nel caso della concessione. In ambedue le ipotesi, comunque, il parametro è positivo perché l‘apporto di capitale proprio da parte dei soci è elevato rispetto alla media. L‘ultimo parametro è il Debt Service Cover Ratio (rapporto di copertura del servizio del debito). Nel corso del libro è stato più volte fatto riferimento al concetto di ―servizio del debito‖, rappresentato dalla somma delle rate di capitale ed interessi che la società paga in un determinato periodo. Il Debt Service Cover Ratio è il rapporto che esiste fra il flusso di cassa prodotto dall‘azienda in un determinato periodo e il servizio del debito dello stesso periodo. Deve essere superiore a 1, perché solo in questo caso si ha la dimostrazione che la società sta producendo da sola i flussi di cassa sufficienti a pagare i propri debiti (se il valore è inferiore a 1, si presume che la società si indebiti ulteriormente per pagare i propri debiti e questo aumenta la soglia di rischio percepita dai finanziatori). Newco esprime un valore superiore ad 1 a partire dal 4 anno di vita (quando ha concluso la vendita della quota di aree commerciali costruite ed esaurito il flusso di rimborso dell‘IVA).

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CONCLUSIONI

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Il dibattito sullo stadio avvenuto a Genova nel corso degli ultimi dieci anni è stato fortemente influenzato dalle dinamiche proprietarie delle due squadre di calcio cittadine ed in particolare dall‘acquisto della Sampdoria da parte di Riccardo Garrone, nel 2002. Indipendentemente dal fatto che si sia trovato in questa condizione per una sua libera scelta o per il succedersi di eventi che lo hanno portato a voler onorare un impegno, Garrone ha da subito chiarito che intendeva gestire la società attraverso un approccio nuovo, manageriale, molto lontano dalle abitudini dei suoi ―colleghi‖ presidenti. Il costante richiamo all‘attenzione alle logiche di bilancio, ritenute e dichiarate preponderanti anche rispetto alla normale e naturale irrazionalità del tifoso (che vorrebbe costantemente vedere la propria squadra investire in giocatori ―importanti‖), erano una novità quasi assoluta all‘epoca: tale approccio aveva addirittura portato Garrone (ed altri) a sostenere l‘opportunità di una fusione fra Genoa e Sampdoria, che è quanto di più distante possa passare nella mente di un tifoso di una delle due squadre di una città. Oggi l‘attenzione al bilancio viene invece ritenuta necessaria da buona parte delle squadre di Serie A, anche se perseguita con modalità diverse: se sia un merito da ascriversi a Riccardo Garrone ovvero un riflesso del mutato scenario economico dal 2008 ad oggi non è possibile affermarlo con certezza. Ragionevolmente il secondo aspetto è preponderante. Ciononostante, la mera dichiarazione di un principio non garantisce il successo dell‘iniziativa: i costi di una squadra di Serie A, anche al di fuori delle 4-5 cosiddette ―grandi‖, sono elevati, specialmente laddove sia necessario sostenere un confronto diretto con ―gli altri‖ in città. Le modalità di gestione di tali costi sono le più diverse, ma quasi tutte passano dalla verifica delle possibilità di incrementare i profitti della squadra. La sola attenzione ai costi non è più sufficiente. Dopo aver costatato l‘impossibilità di addivenire ad una fusione delle due squadre, che avrebbe avuto l‘effetto addizionale di non portare ad un quotidiano confronto fra le politiche commerciali ed i risultati delle due società, a partire dal 2002 la strada maestra ipotizzata da Garrone è quella dello stadio di proprietà. Curiosamente, però, nonostante all‘inizio si parlasse di ―stadio della Sampdoria‖, nel momento in cui è stato presentato il progetto di Sestri è emerso che la proprietà non sarebbe stata della squadra di calcio, ma di un gruppo di investitori privati che avevano concepito l‘operazione di costruzione dello stadio come parte ―emotiva‖ di richiamo di un più complesso intervento immobiliare che aveva il suo punto di forza (e di profitto) nella costruzione di un centro commerciale. I modi attraverso i quali uno stadio non di proprietà della squadra di calcio possa generare benefici sui conti della squadra stessa non sono però così evidenti. Da quello che si è potuto capire: (i) le due squadre di calcio avrebbero probabilmente giocato senza dover pagare un canone di affitto e (ii) avrebbero avuto a disposizione, all‘interno del nuovo impianto, spazi destinati allo sviluppo dell‘attività commerciale e del merchandising. L‘iniziativa avrebbe invece sicuramente avuto delle ripercussioni positive sugli investitori del progetto.

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La discussione cittadina è stata condizionata dalla presenza del progetto di Sestri e, successivamente, dall‘interesse del Comune per la vendita dello stadio ―Luigi Ferraris‖ (con l‘ipotesi di incassare circa 25 milioni di Euro) e per l‘opportunità rappresentata dalla candidatura dell‘Italia per Euro 2016: l‘apice della discussione si è infatti raggiunto nella seconda metà del 2009, per poi scemare quando, nel novembre di quell‘anno, il Comune di Genova ha deciso di rinunciare alla possibilità di inserire la Città nel novero delle possibili sedi ospitanti i Campionati Europei. La bocciatura dell‘Italia ha rinviato la discussione di qualche anno, probabilmente fino alla prossima candidatura. Il ragionamento portato avanti e difeso dai sostenitori del nuovo stadio parte dal presupposto che ―Luigi Ferraris‖:

sia antieconomico (perché oltre a produrre perdite di esercizio richiede continui e costosi investimenti);

non rispetti le normative nazionali e internazionali (precludendo, quindi, a Genoa e Sampdoria di ambire alle competizioni europee ed alla Città di Genova possa presentare la propria candidatura per i Campionati Europei);

non abbia le caratteristiche strutturali per garantire uno sfruttamento commerciale (tale da consentire alle due squadre di fare leva sui ricavi da stadio per sostenere gli oneri della propria permanenza in Serie A);

rappresenti una servitù per un quartiere molto popolato (generando impatti negativi in termini di viabilità e vivibilità dello stesso);

sia potenzialmente insicuro (perché posizionato al lato del Bisagno in una zona catalogata ad alto rischio di esondazione).

Stanti queste premesse, si afferma la necessità di costruire un nuovo impianto, concepito in chiave moderna. E la proprietà dello stadio è dichiarata fondamentale per garantire alle squadre che lo possiedono e vi giocano non soltanto un ambiente confortevole per i tifosi, ma anche la possibilità di trarre beneficio da tutte le nuove linee di ricavo attivabili (posti VIP, Sky box, sfruttamento dei naming rights, merchandising). Ma il ―Luigi Ferraris‖ si trova effettivamente nella situazione che è stata descritta? Lo studio della Fondazione Genoa 1893, presentato il 12 novembre 2009, ha dimostrato di no. Ma è giunto al termine di un dibattito che per almeno due anni è stato basato su informazioni talvolta veicolate con parzialità o, quantomeno, superficialità. Nella prima parte del libro è stata ripercorsa, attraverso notizie fornite sui mezzi di informazione locali, la discussione avvenuta intorno al tema dello stadio di Genova con l‘obiettivo di ricostruire la successione cronologica di taluni eventi e il modo in cui l‘argomento è stato affrontato e presentato. Nella seconda parte sono stati compiuti degli approfondimenti su temi emersi, ponendo le basi perché ciascuno potesse formarsi un‘opinione in merito ai vari punti che hanno animato il dibattito sullo stadio: SportInGenova Spa, la Proposta di Legge sul finanziamento degli stadi, la normativa sugli stadi di calcio, l‘impatto degli stadi moderni sui ricavi delle squadre. Sono stati portati argomenti a supporto della tesi secondo la quale il modo in cui taluni soggetti hanno affrontato l‘argomento e comunicato all‘esterno le loro opinioni, abbia contribuito alla formazione di

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pregiudizi sul ―Luigi Ferraris‖; ciò soprattutto da parte del cittadino comune, che non ha la possibilità di approfondire e documentarsi su ogni singolo dettaglio tecnico che viene comunicato e che, quindi, in assoluta buona fede, ritiene che le informazioni trasmesse siano quelle corrette. Nella terza parte è stato infine descritto il progetto di ristrutturazione del ―Luigi Ferraris‖ presentato dalla Fondazione Genoa 1893. Tale lavoro ha dimostrato, mediante uno studio di fattibilità tecnico-economica, che il ―Luigi Ferraris‖ può definitivamente trasformarsi in uno stadio moderno, a norma per ospitare partite nazionali ed internazionali. Tutto questo può accadere, attraverso un investimento certamente più contenuto di quello previsto per la costruzione ex novo di uno stadio e con una forma che garantisce economicità di gestione ed autosufficienza per gli anni futuri. Il progetto della Fondazione Genoa 1893 ha il merito di aver regalato alla Città un‘idea progettuale, che parte dal recupero di quella che è stata definita una ―scatola vuota‖, proponendo un approccio (la presenza di Comune e squadre di calcio) che, addirittura, potrebbe essere applicabile a molte altre città italiane. La discussione cittadina si è presto trasformata in uno scontro ―tutti contro tutti‖. Il cittadino genovese (tifoso o meno) è rimasto così spaesato fra due concetti polarizzati: chi vuole salvare il ―Luigi Ferraris‖ è genoano, chi vuole andarsene è sampdoriano. Non è così. Non può e non deve essere così. Sono così passati in secondo piano due problemi di fondo. Innanzitutto, una questione di merito: è corretto che un Comune sostenga un onere, fosse anche minimo, per la gestione e la manutenzione ordinaria e straordinaria di uno stadio di calcio? Lo sport ha un‘importante funzione sociale, la cui tutela è fra gli obiettivi primari di uno Stato. Ma tale principio non può essere applicato sic et simpliciter: un conto sono gli investimenti ed i costi per assicurare la possibilità a tutti i cittadini di avere strutture per poter praticare lo sport, altro è destinare risorse (poche o tante che siano) a favore di un impianto utilizzato da due squadre che operano in un contesto economico che muove decine di milioni di Euro all‘anno. Questo è un argomento che, nel tempo, il Comune di Genova ha spesso portato avanti. Ma che ha comunicato in maniera forse non adeguata, consentendo ai destinatari del messaggio (i proprietari delle due squadre) di evitare il confronto. La responsabilità del Comune emerge in particolare nel momento in cui, parlando della possibile vendita dell‘impianto a terzi, fa emergere cifre comprese fra i 25 ed i 30 milioni di Euro. Così facendo si sta mettendo fuori gioco da solo: eliminando alla radice la possibilità di trovare una soluzione, sta fornendo un alibi inattaccabile per temporeggiare o trovare soluzioni alternative. Esistono dei problemi generati dalla valorizzazione contabile del ―Luigi Ferraris‖, ma possono essere affrontati in maniera diversa. La Fondazione Genoa 1893 ha, ad esempio, ipotizzato di superare questo aspetto pensando ad un conferimento dell‘impianto ad una società costituita con le due squadre di calcio oppure, in subordine, ad una concessione ad un canone contenuto. Ma è

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possibile ipotizzare anche l‘idea del consorzio (non ―a tempo‖, però!) e probabilmente molte altre soluzioni percorribili. Se si vuole veramente esplorare la possibilità di recuperare il ―Luigi Ferraris‖, occorre avere un approccio nuovo, meno aggressivo ma più efficace. Bisogna identificare una soluzione che consenta al Comune di porre i Presidenti delle due squadre di calcio di fronte ad un bivio: che partecipino o meno alla proprietà dell‟impianto, il Comune è disponibile a metterli nelle condizioni di trasformare il “Luigi Ferraris” in uno stadio moderno, che porti alle loro squadre quell‟incremento di ricavi utile a sostenere l‟attività sportiva. Ma gli oneri di gestione, manutenzione ed adeguamento non possono più essere, neanche marginalmente, a carico del Comune. È un argomento, questo, che non riguarda solo la realtà genovese. Come tutti ricordano il 12 ottobre 2010 il ―Luigi Ferraris‖ ha ospitato l‘incontro Italia-Serbia, valido per le qualificazioni della Nazionale di Calcio agli Europei 2012. A causa delle intemperanze dei ―tifosi‖ ospiti, la partita è iniziata con circa mezz‘ora di ritardo ed è stata sospesa dall‘arbitro dopo soli sette minuti di gioco. I ―tifosi‖ ospiti avevano già approfittato del pomeriggio per effettuare qualche scorribanda in città, lasciando tracce del loro passaggio sui muri di Palazzo Ducale e in Piazza De Ferrari, dando in qualche modo un preavviso delle loro intenzioni non propriamente pacifiche. Non interessa qui stabilire di chi siano le responsabilità e cioè se la gestione dell‘ordine pubblico sia stata fatta nel migliore dei modi possibile. È però inconcepibile che nei giorni successivi l‘attenzione sia stata sviata da questo argomento, che è centrale, per concentrarsi sulla presunta inadeguatezza del ―Luigi Ferraris‖. Al termine di una riunione di Lega del 14 ottobre 2010, infatti, il messaggio che è stato trasmesso dalla Lega di Serie A, per bocca del Presidente, Maurizio Beretta, è che ―su Genova c'e' ben poco da confrontarsi. L'unica cosa da sottolineare è che c'è bisogno di una nuova generazione di stadi. Per farli c'e' bisogno della legge: siamo partiti bene, adesso serve uno scatto per farla approvare in tempi brevi''277. Ai Presidenti delle squadre di calcio, tutti, sembrerebbe quindi non interessare capire cosa è successo. Molto più interessante, invece, attivare i fondi per costruire gli stadi di proprietà. Vi è poi un secondo aspetto che non è stato messo sufficientemente in evidenza. E questo invece è proprio della discussione locale. Dall‘analisi degli avvenimenti riportata nella prima parte del libro sembra emergere che a partire dal 2007, quando cioè viene effettuata la presentazione del progetto dello stadio di Sestri (alternativa che, a differenza delle precedenti, era concreta e dotata della necessaria copertura finanziaria), sia iniziata un‘opera di ―demolizione‖ del ―Luigi Ferraris‖ (per fortuna, per ora, solo in senso figurato) evidenziandone una serie di difetti apparentemente irrisolvibili. Più che sottoporre alla Città un‘alternativa (lo stadio nuovo) si è quindi preferito presentare la cosa come necessaria ed ineluttabile, a causa dell‘irrecuperabilità del ―Luigi Ferraris‖. Bisogna però capire quale tipo di iniziativa si vuole portare avanti quando si sostiene che Genova ha bisogno di uno stadio nuovo.

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Se lo stadio è inteso come progetto per le squadre e come impianto di loro proprietà (costruito perché riverberi i suoi benefici sulle squadre, migliorandone in prospettiva i ricavi e le potenzialità di crescita da un punto di vista sportivo), risulta francamente difficile ipotizzare che la prima strada da seguire non sia quella dell‘adeguamento del ―Luigi Ferraris‖. È infatti verosimile che la ristrutturazione di un impianto esistente sia meno onerosa rispetto alla costruzione di un impianto ex novo, tanto è vero che gli stessi promotori dei progetti di Sestri e della Colisa hanno confermato che la sola struttura sportiva non è autosufficiente e deve essere accompagnata da iniziative immobiliari a supporto dell‘investimento. Lo studio di fattibilità realizzato dalla Fondazione Genoa 1893 propone una soluzione che ha ottenuto dei riscontri preliminari positivi da una serie di banche alle quali il progetto è stato rappresentato e con le quali sono stati effettuati approfondimenti sui criteri e sui numeri che qui sono stati solo succintamente descritti. Tali riscontri, allo stato attuale non hanno un valore formale, perché l‘esito di un'eventuale richiesta di finanziamento è subordinato ad un insieme di fattori che comprendono anche la qualità degli investitori. Ciononostante, considerato l‘elevato standing dei soci di riferimento delle due squadre di calcio ed atteso che i soggetti dai quali il progetto ha ricevuto un parere positivo sono gli stessi cui normalmente viene richiesta la valutazione, è ragionevole pensare che il progetto di ristrutturazione del ―Luigi Ferraris‖ elaborato dalla Fondazione Genoa 1893 presenti i requisiti per essere oggetto di finanziamento. È evidentemente un documento perfettibile, una base di discussione per approfondire l‘argomento in modo nuovo, diverso. Considerando che il piano economico-finanziario del progetto della Fondazione non è stato richiesto da alcuno dei soggetti potenzialmente interessati, si potrebbe pensare che il progetto non sia stato capace di convincere gli attori potenzialmente interessati (squadre, Comune, altre Istituzioni coinvolte): risulta allora singolare pensare che possano essersi formati un‘opinione (positiva o negativa). Ciò, ovviamente, se l‘obiettivo primario era veramente rivolto a favorire un rafforzamento sportivo. La sensazione, però, è che la natura “non speculativa” dell‟iniziativa non susciti lo stesso interesse degli investitori che erano disponibili a finanziare gli altri progetti, nonostante questi fossero dichiarati nati allo scopo di assicurare un futuro “sportivo” alle squadre. È a questo punto doveroso essere espliciti: se si vuole costruire un nuovo stadio nell‟ambito di una più complessa operazione immobiliare, che possa dotare gli investitori dei capitali necessari a finanziare la costruzione dello stadio ma anche i loro futuri interventi sulle squadre delle quali sono azionisti, si presenti l‟iniziativa per quello che è nella sostanza. La necessità di ―demonizzare‖ il ―Luigi Ferraris‖ per portare avanti il progetto di uno stadio nuovo è, ad oggi, l‘indicatore più evidente della debolezza dell‘alternativa che si vuole proporre: se così non fosse, questa trarrebbe dal suo interno le motivazioni per convincere la cittadinanza. I tifosi di Genoa e Sampdoria sono (spesso) anche cittadini di Genova: se può essere comprensibile rappresentare i fatti in maniera ―commerciale‖ quando ci si rivolge loro come tifosi, hanno invece diritto al massimo rispetto nella loro qualità di Cittadini. Rispetto che meritano anche tutti gli altri Genovesi che non frequentano il ―Luigi Ferraris‖, del resto.

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DIFENDERE UN SOGNO

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Credo di dovere una spiegazione sul titolo del libro, perché a chi ha avuto la voglia di arrivare fino alla fine della lettura potrebbe sembrare del tutto fuori luogo. Non è così. Se chiedete a un tifoso Genoano quali siano le cose che, secondo lui, caratterizzano il Genoa, alle quali ritiene che non potrà mai rinunciare, vi risponderà, senza esitare:

la maglia a quarti rossoblù;

Il nome Genoa CFC;

lo Stadio "Luigi Ferraris". Questa premessa è doverosa per consentire di capire quanto leggete in seguito. Anche se nulla potrà evitare che pensiate che sia una follia. La maglia a quarti rossoblù non è mai stata veramente in pericolo o in discussione nella storia del Genoa. Periodicamente i tifosi discutono perché il rosso è troppo (o troppo poco) rosso o il blu è troppo (o troppo poco) blu, e molti guardano con invidia al Barcellona che non ha uno sponsor che ―sporca la maglia‖. Serve ad esercitare l‘arte del mugugno. Il nome Genoa CFC ha rischiato seriamente di sparire il 27 giugno 2003, giorno in cui il Tribunale di Treviso ha decretato il fallimento dell‘allora controllante Laguna Group Srl. Secondo la testimonianza diretta di alcuni tifosi, presentatisi presso il Tribunale nell'estremo e disperato tentativo di esercitare una improbabile forma di pressione per salvare il Genoa, è solo verso le 18 dell‘ultimo giorno utile che un uomo è uscito da una lunga riunione con il giudice delegato per dire, sorridente, "il Genoa è salvo". Quell'uomo risponde al nome di Enrico Preziosi. È tutt'ora azionista di riferimento e Presidente del Genoa. Contrariamente a quello che uno si possa aspettare non è genovese. Questo è, probabilmente, un elemento importante della storia che abbiamo raccontato. Rimane lo stadio “Luigi Ferraris”, che nella terminologia Genoana è ―il Tempio‖ oppure, ―U Campu du Zena‖, perché quando fu costruito nell‘attuale posizione, nel 1911, era di proprietà del Genoa. Questo libro ha cercato di raccontare una storia che riguarda il ―Luigi Ferraris‖. È una storia che ha visto (e vede ancora) scontrarsi soggetti portatori di interessi fra loro collidenti, raccontata con la visuale limitata di un comune cittadino, che deve acquisire le informazioni per formare il proprio giudizio attraverso i canali che sono pubblicamente a disposizione: i giornali, la tv, internet. Sono strumenti che non sempre le veicolano in una maniera completa e comprensibile, ma dai quali la maggior parte delle persone attingono gli elementi per formare il proprio giudizio.

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Ma (per fortuna ogni tanto c‘è un "ma"), chi scrive ha avuto a disposizione un formidabile strumento per integrare la sua conoscenza: un forum di tifosi. Un ―semplice‖ e ―banale‖ forum di tifosi: il Sito dei Grifoni (www.grifoni.net). È frequentato da tante persone diverse: ultras, impiegati, operai, pensionati, liberi professionisti. Ciascuno di loro ha portato un piccolo contributo che ha consentito di mobilitare un insieme di soggetti che probabilmente neanche si conoscono fra loro. Sono i "mattoncini" del Muro. Chi scrive ne fa parte e ha avuto la possibilità di portare la sintesi di tutti questi contributi a vantaggio dell'iniziativa della Fondazione Genoa 1893 per il progetto di ristrutturazione dello Stadio ―Luigi Ferraris‖ di Genova. Il ―Sogno‖ che ho cercato di difendere non è solo ―mio‖. E, come forse avranno capito i tifosi Genoani, non è il Tempio. È qualcosa di molto diverso, che viene tramandato di padre in figlio, di nonno in nipote, dal 1924. Ed è forse l'essenza stessa dell'essere Genoani. E viene cantato con orgoglio sempre, nelle partite amichevoli come nelle competizioni ufficiali, in Europa (quando ci si va!), in Serie A, in Serie B ed anche in Serie C. È la certezza, priva di qualunque supporto razionale ed oggettivo (e forse, proprio per questo, ancor più bella) che il Genoa potrà un giorno vincere il suo decimo scudetto ed esporre la Stella sulla sua maglia a quarti. Ma cosa c‘entra lo scudetto con lo stadio? È la solita fissazione dei Genoani? Per rispondere occorre tornare al 17 luglio 2009: ricordo distintamente questa data, perché fa parte di quelle che rimangono indelebili nella mente, a volte un po' malata, di un tifoso. Era già una settimana che, sui giornali cittadini, girava insistentemente la notizia che Enrico Preziosi stese valutando positivamente la possibilità di siglare una Lettera di Intenti già firmata dal Presidente della Sampdoria e il Comune di Genova a supporto del progetto di costruzione del nuovo stadio a Sestri Ponente, vicino all'aeroporto. Non era una novità assoluta: il Presidente Preziosi, durante un‘intervista alla trasmissione ―We are Genoa‖ (sull‘emittente Telenord) del 21 maggio 2009, aveva lasciato intendere che occorreva trovare una soluzione alternativa al Luigi Ferraris, se … non fosse stato possibile spostare le carceri dalla loro sede attuale. Quella mattina, però, un articolo affermava che Preziosi aveva apposto la sua firma sull'accordo e che, quindi, verificate le condizioni operative (in particolare ottenuta l‘approvazione dell‘Ente Nazionale Aviazione Civile, proprietario delle aree), lo stadio di Sestri sarebbe diventato una realtà. E poiché il Sindaco di Genova aveva più volte dichiarato che Genova non poteva avere due stadi, questa notizia significava che lo Stadio Luigi Ferraris avrebbe presto cessato di esistere. Enrico Preziosi, agli occhi della tifoseria Genoana, sarebbe diventato un "traditore": la sua era un‘iniziativa capace di generare le reazioni irrazionali non solo di chi non lo sopporta "a prescindere", non solo degli integralisti che non accettano alcuna possibile discussione su quello che percepiscono come "valore superiore" (salvaguardare lo stadio ‖senza se e senza ma‖), ma anche di molti altri tifosi che avrebbero visto disconosciuto uno dei tre principi ―irrinunciabili‖.

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Come era possibile che l'uomo che nel 2003 aveva salvato il Genoa dal fallimento, che aveva giurato "non mollo" e aveva mantenuto la promessa, che aveva riportato il Genoa all'onore del mondo dopo un decennio di sostanziale anonimato calcistico, potesse fare un errore di questo tipo? Come era possibile che l'uomo che era stato capace di calarsi nella nostra mentalità e nel nostro linguaggio, promettendoci e riportandoci quella dignità che altri (non noi!) credevano perduta, desse il suo accordo a un'operazione, ovviamente di natura speculativa, che avrebbe ucciso il Ferraris? Non sono innamorato di Preziosi, ne‘ sono talmente obnubilato dal tifo per pensare che sia un Santo. Sono però convinto che sia il miglior Presidente che il Genoa possa avere e che se esiste una chance, per quanto infinitesimale, che il Genoa possa un giorno conquistare il suo decimo scudetto, questo potrà accadere con Preziosi. E fino ad oggi non ho mai, neanche nell'estate del 2005, pensato il contrario. Ma se avesse commesso l‘errore di ―tradire‖ il ―Luigi Ferraris‖ tutto sarebbe tornato in discussione: il percorso di crescita della società che era iniziato dal 2003 si sarebbe interrotto e questo, ai miei occhi, significava che il Genoa sarebbe tornato presto nelle mani di qualche personaggio genovese, un "maniman‖. Qualche business plan, ormai dimenticato, sarebbe uscito fuori dal cassetto che lo ospitava per un breve aggiornamento dei dati, prima della sua messa in esecuzione. Dopo quel 17 luglio mi sono messo a studiare. Non avevo idea di come avrei potuto utilizzare l‘insieme delle informazioni che stavo incamerando, fino a quando – qualche settimana dopo - mi sono imbattuto nel Comunicato dove si annunciava che ―la Fondazione Genoa 1893 intende farsi promotrice di un lavoro di studio e approfondimento tecnico, urbanistico, economico, volto alla individuazione di soluzioni che assicurino il mantenimento della localizzazione e delle caratteristiche attuali e, nel contempo, mediante una opportuna ristrutturazione nell‟ambito di una risistemazione ottimale dell‟intera zona, l‟efficienza e l‟economicità dell‟impianto, così da consentire di verificare e sfatare i pregiudizi anti Ferraris che da più parti si vogliono accreditare”. Non era in gioco solo il futuro del ―Luigi Ferraris‖: per qualche lunga ora avevo visto … il Sogno svanire per sempre. Ed il ―Luigi Ferraris‖, che ogni volta che il Genoa gioca si trasforma, quasi assume vita, facendo sì che la Gradinata Nord diventi il cosiddetto dodicesimo uomo in campo, anche in questa occasione diventava qualcosa di più di un semplice manufatto di cemento e ferro. Provare a difendere il ―Luigi Ferraris‖ diventava necessario, per difendere il Sogno. Adesso sappiamo, perché lo studio della Fondazione lo ha dimostrato, che esiste un‟alternativa: il “Luigi Ferraris” può essere ristrutturato e messo al servizio delle squadre.

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Non so se il lavoro fatto dalla Fondazione Genoa 1893 sarà mai veramente preso in considerazione. Abbiamo provato a dare il nostro contributo ad un‘idea forse folle, irrealizzabile. Gli interessi economici in gioco sono talmente grandi, che una sana dose di realismo dovrebbe farmi propendere per vedere il bicchiere ―mezzo vuoto‖. Ma ci abbiamo provato. Un giorno avrò una storia speciale, forse a lieto fine, da raccontare ai nipoti. Insieme, spero, al racconto di quel giorno che al ―Luigi Ferraris‖ ho visto il Genoa … vincere la Stella! Mi piacerebbe che ciascuna delle persone che leggono questo libro decidesse, al termine di aderire alla Fondazione Genoa 1893: oggi conta poco meno di 5.000 iscritti (risultato comunque straordinario) ed il peso ―politico‖ delle iniziative è decisamente limitato. Se fossimo di più, se fossimo 20.000 persone, allora forse potrebbe rappresentare in maniera ancora più autorevole la posizione di una parte della cittadinanza. Per il momento, comunque, mi accontento di sapere che martedì 11 gennaio 2011, lo Stadio ―Luigi Ferraris‖ ha festeggiato i suoi primi 100 anni di vita. È già un buon punto di partenza. Post Scriptum Ignoro il motivo per il quale Enrico Preziosi abbia (apparentemente) firmato la Lettera di Intenti nel luglio 2009. Visti i comportamenti tenuti successivamente, mi piace pensare che abbia agito seguendo un proverbio che spesso lui stesso cita (―se sei incudine, statti; se sei martello, batti‖) e che, quindi, abbia ritenuto che quella fosse la strategia migliore in un momento in cui le altre possibilità, per lui ―foresto‖ a Genova, non erano praticabili. È un‘interpretazione buonista e di parte, direte voi. Forse sì. Ma Enrico Preziosi è il mio Presidente. Spero che lo rimanga a lungo e dopo di lui la sua famiglia. Rivendico quindi il diritto a ragionare, almeno su questo aspetto, come tifoso del Genoa. Forza Grifone Sempre

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RINGRAZIAMENTI

Ai miei ―compagni di Ferraris‖ Pietro Thellung, Luca Bartolini e Andrea Chellini: se non mi avessero portato, anni fa, per la prima volta al Tempio a vedere il Genoa oggi forse non sarei Genoano, e questo libro non sarebbe mai nato. Lascio a voi la decisione se questo sia un merito oppure una colpa da ascrivere loro. A proposito: in quell‘occasione, il Genoa ha – ovviamente - perso! Ma ho capito che era la ―mia‖ Squadra. Al Prof. Andrea D‘Angelo, che l‘anno scorso mi ha accolto nel team progettuale della Fondazione Genoa 1893, dandomi la possibilità di vivere un‘esperienza unica, come dice anche il titolo del libro. A Claudio Onofri che ha scritto la prefazione del libro ed ha raccontato il suo Sogno, il suo ―Luigi Ferraris‖. È un onore per noi che abbiamo lavorato a questo progetto. All‘Arch. Roberto Burlando (Project Manager del progetto di ristrutturazione dello stadio ―Luigi Ferraris‖ prodotto dalla Fondazione Genoa 1893) che con entusiasmo ha aderito alla mia richiesta di contribuire a questo libro in modo da rendere le parti tecniche comprensibili anche ai ―comuni mortali‖ e all‘Ing. Fabio Masnata, che ha curato la trasformazione del libro da cartaceo in multimediale, dimostrando anche in questo modo che le tradizioni possono evolvere senza bisogno di essere abbandonate; proprio come nel caso del ―Luigi Ferraris‖! A Cristina Moresino, Roberto Bordigone ed alla Redazione di 1893.tv senza i quali questa idea sarebbe forse rimasta tale. Loro sanno perché. Devo poi un grosso ringraziamento a tutte le persone che hanno avuto la pazienza e la voglia di leggere le bozze del documento, dando suggerimenti, facendo correzioni, aiutandomi così a realizzare una cosa che non avevo mai fatto in vita mia: si tratta del mio Papà e degli amici Ettore Delsanto, Angelo Scarrà ed Eugenio Grondona. Una parte degli spunti per l‘analisi e per il lavoro sviluppato l‘anno scorso sono venuti dalla frequentazione del ―Muro dei Grifoni‖. Ancorché non lo conosca di persona, vorrei ringraziare il proprietario, Sergio, che con passione mette a disposizione questo strumento di comunicazione a tutti quelli che sono innamorati del Genoa. Dovrei citare tanti writer che, a varie riprese, hanno scritto post con idee e ragionamenti che poi sono confluiti nel lavoro realizzato per la Fondazione Genoa 1893, ma farei un torto a qualcuno. Vorrei, infine, dire grazie ai miei genitori: è anche grazie ai sacrifici che hanno fatto, alle opportunità che mi hanno offerto e (soprattutto) ai valori che mi hanno trasmesso se questo libro ha visto la luce. Spero di essere capace, quotidianamente, di far loro capire quanto voglia loro bene. Poiché non scrivo un libro tutti i giorni, non me ne vogliate, ne approfitto in quest‘occasione.

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BIBLIOGRAFIA E RIFERIMENTI

1 Consiglio Comunale di Genova del 28 maggio 1987, 2° turno pomeridiano, intervento Assessore Morchio 2 Ava Zunino, ―Un altro campo per Genova‖, La Repubblica, 02.02.1995, Sez. Genova 3 Tanto che il sindaco, fino al dicembre 2006, dovrà firmare una deroga settimanale per il suo utilizzo 4 Ava Zunino, ―Lo Stadio Ferraris ai privati con una gara internazionale‖, La Repubblica, 14.11.2000, Sez. Genova 5 ―Zara e Garrone senza dubbi. Meglio una squadra sola‖, La Repubblica, 13.12.2000, Sez. Genova 6 Luigi Pastore, ―Fusione, trattativa segreta‖, La Repubblica, 14.02.2001, Sez. Genova 7 Luigi Pastore, ―Fusione, in Regione il progetto‖, La Repubblica, 15.02.2001, Sez. Genova 8 Ava Zunino, ―I Costa si affacciano sullo stadio‖, La Repubblica, 04.07.2001, Sez. Genova 9 Ava Zunino, ―Costa Edutainment chiede la gestione dello Stadio‖, La Repubblica, 04.07.2001, Sez. Genova 10 Eugenio Agosti, ―Garrone: «Disponibile alla fusione»‖, Il Secolo XIX, 29.07.2001 11 Gessi Adamoli, ‖A Trasta uno stadio all'olandese Il Comune: Marassi non si tocca‖, La Repubblica, 12.01.2002, Sez. Genova 12 Stefano Zaino, ―Samp, comincia l'era Garrone‖, La Repubblica, 16.02.2002, Sez. Genova 13 Corrado Sannucci, ―Genova ritorna a sognare la Sampdoria è già nel futuro‖, La Repubblica, 05.03.2003, Sez. Genova 14 Fra cui, ad esempio, www.primocanale.it, ―Garrone: Senza lo stadio per la Sampdoria declino irreversibile", 21.10.2009- 07:16 15 Stefano Zaino, ―E ora salverò anche il Genoa‖, La Repubblica, 04.07.2002, Sez. Genova 16 F. B., ―Zamparini era il partner ideale‖, La Repubblica, 22.07.2002,Sez. Genova 17 ibidem 18 Stefano Zaino – Gessi Adamoli, ―Garrone, il pallone e l‟acciaio «Cercasi stadio inossidabile»‖, La Repubblica, 18.02.2003, Sez.

Genova 19 Luigi Bolognini, ―Nuovo stadio modello Olanda‖, La Repubblica, 30.04.2004, Sez. Genova 20 http://www.archinfo.it/quattro-progetti-e-quattro-scenari-per-il-futuro-di-genova/0,1254,53_ART_174322,00.html 21 Gil. F. ―Il futuro Margini: «Un gestore unico per bus, metropolitana e treni»‖, Il Secolo XIX, 26.03.2006 22 Raffaele Niri,‖ La ramazza di D' Alema jr‖, La Repubblica, 16.09.2005, Sez. Genova 23 Società specializzata, fra l‘altro, negli studi di fattibilità relativi all‘analisi degli stadi sportivi.

http://comperioresearch.com/comperio/expertise/stadium.html 24 SportInGenova Spa, Bilancio al 31.12.2007, Relazione sulla Gestione 25 ―Europei 2012- Perché sperare‖, La Repubblica, 24.01.2007, Sez. Genova, Pag. 2 26 Luigi Pastore, ―200 milioni, 32 mila posti, pagano i privati‖, La Repubblica, 10.05.2007, pag. 9 Sez. Firenze 27 Dati tratti da una Visura camerale del 25 agosto 2010

28www.stefanoboeriarchitetti.net 29 Comune di Genova, Linee Programmatiche, 17.09.2007 – Parte II Scheda 3.6 ―Ripensare e progettare l‟impiantistica sportiva‖ 30 Giovanni Mari, ―Stadio di Marassi in vendita. L‟asta parte da 30 milioni‖, Il Secolo XIX, 24.09.2008 31 Giovanni Mari, ―Nuovo stadio e alleanza con Milano‖, il Secolo XIX, 26.09.2008 32 Dal sito www.martavincenzi.it oggi non in linea 33 Nadia Campini, ―Stadio in vendita, palla ai periti‖, La Repubblica 25.10.2008, Sez. Genova 34 Massimo Calandri, ―Stadio, ecco il piano segreto. Addio Ferraris per Genoa e Samp‖, La Repubblica, 17.11.2008, Sez. Genova 35 Art. 6, 1° comma della proposta di Legge 36 Massimo Calandri, "Trasloco dello Stadio, Tursi va avanti‖, La Repubblica, 18.11.2008, Pag. 3 Sezione Genova 37 ibidem 38 Consiglio Comunale di Genova, Seduta pubblica del 21.10.2008, CDLXVI – Verbale Interrogazione a risposta immediata dei

Consiglieri Campora e Della Bianca, ai sensi dell‘art. 54 del Regolamento del Consiglio Comunale, in merito a ipotesi di vendita dello Stadio ―L. Ferraris‖.

39 ―Preziosi: Basta romanticismi, serve uno stadio nuovo‖, La Repubblica, 22.05.2009, Pag. 21, Sez. Genova 40 Consiglio Comunale di Genova, ―Approvazione degli Indirizzi di Pianificazione‖, Delibera n. 00001/2009 del 13.01.2009 41 Fondazione Genoa 1893, ―Nuovo respiro per il Ferraris?‖, 23.01.2009, www.fondazionegenoa.com 42 Delibera Consiglio Comunale di Genova del 22.06.2006, n. 00047/2006, ―Costituzione della Società per Azioni – denominata

SportInGenova – per la gestione degli impianti sportivi‖. Cfr. ultra, Cap. 1 43 Luigi Pastore, ―Marassi è un mito, salvatelo‖, La Repubblica, 28.11.2008, Sez. Genova 44 Si tratta del Consorzio San Siro 2000 - http://www.sansiro.net/ 45 ―Preziosi: Basta romanticismi, serve uno stadio nuovo‖, La Repubblica, 22.05.2009, Pag. 21, Sez. Genova 46 ibidem 47 ―Vincenzi richiama Burlando: Sul nuovo stadio decido io‖, Il Secolo XIX, 30.05.2009 48 Massimo Minnella, ―Il carcere non lascia. Anzi raddoppia‖, La Repubblica, 16.10.2009, Sez. Genova 49 Luigi Pastore, ―Nuovo stadio? Rivoluzione a Sestri‖, La Repubblica, 24.01.2007, Sez. Genova 50 Renzo Parodi, ―Garrone: Un progetto importante non solo per Genoa e Sampdoria", Il Secolo XIX, 17.07.2009

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51 Renzo Parodi, ―Tursi dà il via libera alla stadio di Sestri‖, Il Secolo XIX, 16.07.2009 52 ‖Il Ferraris è lo stadio della Città ma siamo pronti a nuovi impianti‖, Il Secolo XIX, 08.07.2009 53 Ferruccio Repetti, ―Marta Vincenzi rincorre Musso e dopo la Diga demolisce Pericu‖, Il Giornale, 24.03.2007 54 Luca Palmieri, ― Stadio, un altro invito per Preziosi: Entro l´estate lavoriamo al progetto", La Repubblica, 06.07.2009 55 www.enac.gov.it/Aeroporti_e_Compagnie_Aeree/Aeroporti_italiani/Regolamento_di_Scalo/index.html. 56 Claudio Mangini, ―Garrone: stadio avanti tutta‖, Il Secolo XIX, 06.07.2009 57 Renzo Parodi, ―Stadio, le mille variabili: Garrone spera, l'Enac aspetta, il sindaco Vincenzi tace‖, Il Secolo XIX, 11.07.2009 58 ibidem 59 Così, ad esempio, l‘advisor Giacomazzi durante la trasmissione televisiva ―Destra-Sinistra‖ (Primocanale) del 24.09.2009 60 Luigi Pastore, ―Stadio a Sestri, la bocciatura dei piloti. Sei ragioni per cui sarebbe pericoloso‖, La Repubblica, 01.08.2009, Sez. Genova 61 Renzo Parodi, ―Stadio, le mille variabili: Garrone spera, l'Enac aspetta, il sindaco Vincenzi tace‖, Il Secolo XIX, 11.07.2009 62 Luigi Pastore, ―Alla vigilia del Cda del Colombo rilanciato l´allarme già affidato a un documento del luglio 2007‖, La Repubblica,

10.07.2009, Sez. Genova 63 R. Al., ―Sestri: L'Enac aspetta l'incontro con il sindaco‖, Il Secolo XIX, 02.10.2009 64 Gessi Adamoli, ―Preziosi alla Vincenzi: Devi decidere sullo stadio", La Repubblica, 14.07.2009, Sez. Genova 65 Fondazione Genoa 1893, ―La Fondazione Genoa ancora sullo stadio ...‖, 16.07.2009, www.fondazionegenoa.com 66 La posizione ufficiale di Confindustria Genova sullo spostamento a mare dell‘aeroporto sarà invece negativa e sarà espressa

solo un paio di mesi dopo. 67 Distretto Elettronica e Tecnologie Avanzate di Genova 68 ‖Stadio, Castellano: Non vicino all'aeroporto", www.primocanale.it, 05.10.2009 69 Renzo Parodi, ―Garrone: Un progetto importante non solo per Genoa e Sampdoria", Il Secolo XIX, 17.07.2009 70 La lettera d'intenti è solitamente un quid minus rispetto al contratto preliminare, e non ha efficacia solamente qualora nel testo

sottoscritto non si desuma una chiara volontà di volersi obbligare. 71 Massimo Calandri, ―Stadio, ecco il piano segreto. Addio Ferraris per Genoa e Samp‖, La Repubblica, 17.11.2008, Sez. Genova 72 Renzo Parodi, ―Aeroporto contro stadio‖, Il Secolo XIX, 25.07.2009 73 Massimo Calandri, ―Garrone: Se restiamo a Marassi Samp e Genoa rischiano la serie B", La Repubblica, 28.07.2009, Sez. Genova 74 ENAC, ―Dati di traffico degli scali italiani‖, 2009 75 ―Sviluppo futuro della rete aeroportuale nazionale quale componente strategica dell‟organizzazione infrastrutturale del territorio‖, 2010 76 ENAC, ―Stato dei lavori finanziati da leggi nazionali‖, 28.01.2008, www.enac.gov.it 77 Vincenzo Galiano, ―L'Autorità portuale apre al nuovo stadio‖ Il Secolo XIX, 29.07.2009 78 ibidem 79 Ferruccio Repetti, ―Marta Vincenzi rincorre Musso e dopo la Diga demolisce Pericu‖, Il Giornale, 24.03.2007 80 Vincenzo Galiano, ―L'Autorità portuale apre al nuovo stadio‖ Il Secolo XIX, 29.07.2009 81 Patrizia Albanese, ―Centro commerciale pensato per voli e shopping low cost", Il Secolo XIX, 01.08.2009 82 www.foruminvest.it 83 Patrizia Albanese, ―Vincenzi: Via libera entro 50 giorni o non se ne farà nulla", Il Secolo XIX, 09.08.2009 84 ibidem 85 Che l‘intenzione fosse questa verrà dichiarato in occasione della riunione con ENAC del 1° settembre 2009, quando il

Sindaco Vincenzi dirà che ―serve a capire se ci sono gli spazi per inserire il progetto nel Piano triennale delle opere pubbliche come ipotesi di project financing. Il primo passo è quello di dichiarare la pubblica utilità dell‟opera‖ (Vincenzo Galiano, ―Stadio a Sestri, si apre uno spiraglio‖, Il Secolo XIX, 01.09.2009)

86 Renzo Parodi, ―Garrone non si arrende: Vado avanti‖, Il Secolo XIX, 07.10.2009 87 Patrizia Albanese, ―Lo stadio è incompatibile con l'aeroporto Colombo‖, Il Secolo XIX, 09.08.2009 88 ‖Enac dice no al nuovo stadio vicino all'aeroporto. Si riparte da zero‖ – www.primocanale.it, 31.08.2009 89 Massimo Minnella, ―Stadio a Sestri: il doppio no dell‟ENAC alla Vincenzi‖, La Repubblica, 01.09.2009, Sez. Genova 90 Primocanale, ―Aeroporto presenta un piano di espansione, nuovo stadio in forse‖ – www.primocanale.it , 01.09.2009 91 Primocanale, ―Nuovo stadio - aeroporto, si gioca tutto su 40mila metri quadrati‖ – www.primocanale.it , 02.09.2009 92 CONFINDUSTRIA GENOVA, ―Osservazioni al Documento degli Obiettivi del PUC 2010‖, 24.11.2009 93 Lettera del 13.01.2010, disponibile sul sito di www.genovaurbanlab.it 94 Comune di Genova, Linee Programmatiche, 17.09.2007 – Parte II Scheda 3.6 ―Ripensare e progettare l‟impiantistica sportiva‖ 95 Patrizia Albanese, ―Vincenzi: Via libera entro 50 giorni o non se ne farà nulla", Il Secolo XIX, 09.08.2009 96 Vincenzo Gaiano, ―Nuovo stadio, un mese per decidere‖, Il Secolo XIX, 02.09.2009 97 Vincenzo Galiano, ―Stadio a Sestri, si apre uno spiraglio‖, Il Secolo XIX, 01.09.2009 98 ‖Stadio, scende in campo il questore Nuovo impianto al posto di Marassi", La Repubblica, 15.09.2009 99 Giovanni Maria Testata, ―Lo stadio? Gestione totale alle squadre‖, Il Secolo XIX, 22.09.2009 100 Donatella Alfonso, ―Stadio a Sestri Incontro segreto tra Garrone e i vertici Enac‖, La Repubblica, 24.09.2009, Sez. Genova 101 Renzo Parodi, ―Garrone stoppa il no dell‟Enac allo stadio‖, Il Secolo XIX, 24.09.2009 102 V. Galiano – D. Grillo, ―Campi, lo stadio in collina‖, Il Secolo XIX, 01.01.2009 103 Massimo Minnella, ―Stadio a Sestri, il no diventa un giallo‖, La Repubblica, 28 settembre 2009, Sez. Genova

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104 Donatella Alfonso, ―Stadio a Sestri Incontro segreto tra Garrone e i vertici Enac‖, La Repubblica, 24.09.2009, Sez. Genova 105 ERG Petroli Spa, ERG Raffinerie Mediterranee Spa, ERG Power & Gas Spa 106 G. D., ―Se spunta Beretta fra Garrone e Cassano‖, http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2010-11-03/spunta-

beretta-garrone-cassano-084352.shtml?uuid=AYzlyfgC 107 Francesco Margiocco, ―Il Governo: vendiamo il carcere di Marassi", Il Secolo XIX 02.10.2009 108 AGI, ―Netto no a progetto stadio Genova vicino a scalo‖, 06.10.2009 109 Patrizia Albanese, ―Uno stadio per gli Europei‖, Il Secolo XIX, 06.10.2009 110 Marco Grasso, ―Garrone: Le forze del male non prevarranno‖, Il Secolo XIX, 06.10.2009 111 Renzo Parodi, ―Garrone non si arrende: Vado avanti‖, Il Secolo XIX, 07.10.2009 112 Gessi Adamoli, ―Gli Europei cancellano Marassi‖, La Repubblica, 08.10.2009, Sez. Genova 113 Donatella Alfonso . Raffaele Niri, ―Vincenzi: Il nuovo campo? Mai sulle aree produttive", La Repubblica 08.10.2009, Sez. Genova 114 Giuliano Gnecco - Daniele Grillo , ―Genova ha 10 giorni per decidere‖, Il Secolo XIX, 08.10.2009 115 Renzo Parodi, ―Volete gli Europei? Ecco le regole‖, Il Secolo XIX, 07.10.2009 116 Giuliano Gnecco - Daniele Grillo , ―Genova ha 10 giorni per decidere‖, Il Secolo XIX, 08.10.2009 117 Renzo Parodi, ―UVA: Così com'è il Ferraris non può ospitare gli europei‖, Il Secolo XIX, 09.10.2009 118 Maurizio Michieli, ―Ecco il nuovo stadio a Campi, in 15 giorni la risposta di Genoa e Samp‖, Primocanale, 13.10.2009 119 Nata a fine 1997 come Ponente Sviluppo e operativa dal 1998, Sviluppo Genova è una società pubblico-privata costituita per

realizzare iniziative dirette alla riqualificazione ambientale di Genova e della sua provincia, attraverso il riutilizzo di aree industriali dismesse o in via di dismissione.

120 AA.VV. ―Vincenzi: Possono esistere due stadi‖, Primocanale, 13.10.2009 121 Maurizio Michieli, ―Ecco il nuovo stadio a Campi, in 15 giorni la risposta di Genoa e Samp‖, Primocanale, 13.10.2009 122 Donatella Alfonso, ―Garrone: Se l´operazione sta in piedi pronti a andare avanti anche da soli" , La Repubblica, 14.10.2009, Sez.

Genova 123 Maurizio Michieli, ―Ecco il nuovo stadio a Campi, in 15 giorni la risposta di Genoa e Samp‖, Primocanale, 13.10.2009 124 ―Preziosi a Gradinata Nord: Noi restiamo al Ferraris", Primocanale, 13.10.2009 125 Vincenzo Galiano ―Un'area a forte rischio: 10 anni fa rinviata una partita‖, Il Secolo XIX, 15.10.2009 126 ibidem 127 Giuliano Gnecco, ―Uefa, così si “salva” il Ferraris‖, Il Secolo XIX, 15.10.2009 128 Per una migliore comprensione delle categorie UEFA si rimanda al Capitolo 3 129 Massimo Minnella, ―Il carcere non lascia. Anzi raddoppia‖ La Repubblica — 16.10.2009, Sez. Genova 130 Andrea Castanini, ―Spostiamo a Campi il carcere‖, Il Secolo XIX, 16.10.2009 131 Donatella Alfonso ―Stadio, il sindaco contro Preziosi: Vuole Marassi? Lo paghi lui‖, La Repubblica, 15.10.2009, Sez. Genova 132 AA.VV, "Il progetto non ci interessa più", il Secolo XIX, 17.10.2009 133 Patrizia Albanese, ―Ingegneri all'opera e parte la caccia allo sponsor‖, Il Secolo XIX, 28.10.2009 134 Renzo Parodi, ―Garrone: Senza stadio, qui il calcio va a picco‖, Il Secolo XIX, 21.10.2009 135 Donatella Alfonso, ―Nuovo stadio, vertice Vincenzi - Preziosi Una settimana per decidere sull´ex Colisa‖, La Repubblica, 29.10.2009,

Sez. Genova 136 Vincenzo Galiano, ―Preziosi Vincenzi, dialogo tra sordi‖, Il Secolo XIX, 29.10.2009 137 V. Galliano – G. Gnecco, ―Europei. risorge il Ferraris‖, Il Secolo XIX, 01.11.2009 138 Area riservata ai mezzi di trasmissione televisiva 139 Renzo Parodi, ―Stadio, nel piatto 100 mila metri di aree‖ Il Secolo XIX, 05.11.2009 140 Gessi Adamoli, ―Vetro, acciaio e passione ecco il Ferraris dei sogni‖, La Repubblica, 13.11.2009, Sez. Genova 141 Gessi Adamoli, ―Il numero uno rossoblù è favorevole alla ristrutturazione del Ferraris, ma non alle condizioni poste da Tursi‖, La

Repubblica, 20.11.2009, Sez. Genova 142 Giuliano Gnecco, ―Marassi braccio di ferro sul prezzo‖, Il Secolo XIX, 15.11.2009 143 Stefano Zaino, ―Stadio, faccia a faccia Preziosi - Garrone‖, La Repubblica, 18.11.2009, Sez. Genova 144 R. Al., ―Sestri: L'Enac aspetta l'incontro con il sindaco‖, Il Secolo XIX, 02.10.2009 145 Donatella Alfonso, ―Caso stadio Vincenzi furiosa. Cari presidenti basta prese in giro‖, La Repubblica, 19.11.2009, Sez. Genova 146 Donatella Alfonso ―L´ultima trincea di Garrone Ricorso al Tar per Sestri‖, La Repubblica, 20.11.2009, Sez. Genova 147 ibidem 148 http://www.airvallee.it/azienda.htm 149 ―Aeroporti: Costantino, noi facciamo fatti Regione VdA ricorsi‖, ANSA, 11.12.2010 ore 16:43 150 ―Martedì SportInGenova va in liquidazione, un "pacco" da 31 mln‖, Primocanale, 21.05.2010 15:40 151 Si tratta dell‘ex Facoltà di Economia e Commercio di via Bertani, di una parte dell‘Istituto San Raffaele di Coronata e di un

appartamento a Carignano. 152 A.C., ―SportInGenova, liquidazione a ostacoli per il Comine‖, Corriere Mercantile – Gazzetta del Lunedì, 03.01.2011 153 Vincenzo Galiano, ―Stadio, riprende quota l'ex Colisa‖, Il Secolo XIX, 12.02.2010 154 Patrizia Albanesi, ―Sestri, un nuovo progetto per lo stadio‖, Il Secolo XIX, 12.05.2010

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155 ―Garrone: Cassano va punito, gliene abbiamo perdonate tante", Primocanalesport, 13.12.2010,

http://www.primocanalesport.it/news.php?id=81163 156 Daniele Grillo, ―Stadio a Sestri, ospedale a Campi‖, Il Secolo XIX, 31.10.2010 157 Ferruccio Repetti, ―Marta Vincenzi rincorre Musso e dopo la Diga demolisce Pericu‖, Il Giornale, 24.03.2007 158 Patrizia Albanese, ―Vincenzi: Via libera entro 50 giorni o non se ne farà nulla", Il Secolo XIX, 09.08.2009 159 Annamaria Coluccia, ―Nuovo stadio solo se necessario e senza strutture di contorno‖, Corriere Mercantile, 14.12.2010 160 Ci si riferisce al famoso ―Preziosi & C premiata macelleria‖, per la quale Garrone è stato anche deferito dalla Procura Federale

FICG e condannato. 161 Delibera Consiglio Comunale di Genova del 22.06.2006, n. 00047/2006, ―Costituzione della Società per Azioni – denominata

SportInGenova – per la gestione degli impianti sportivi‖. 162 Si tratta degli impianti ―Carlini‖, ―Lago Figoi‖, ―Sciorba‖ e ―Villa Gentile‖, cui avrebbero dovuto far seguito gli altri 51

impianti cittadini. 163 Per le aziende comunali: Milanosport, Bergamosport, ASIS, Livorno Sport, Centro San Filippo, SAGIS. Per le aziende

private: a Brescia Studios Srl e Millennium Srl, a Roma Globo Srl e Forum Snc. 164 Codice Civile, art. 2343 1° comma: ―Chi conferisce beni in natura o crediti deve presentare la relazione giurata di un esperto designato dal

tribunale nel cui circondario ha sede la società, contenente la descrizione dei beni o dei crediti conferiti, l'attestazione che il loro valore è almeno pari a quello ad essi attribuito ai fini della determinazione del capitale sociale e dell'eventuale soprapprezzo e i criteri di valutazione seguiti. La relazione deve essere allegata all'atto costitutivo‖.

165 Rag. Luigi Sardano, ―Relazione redatta ai sensi dell‟art. 2343 c.c. ai fini delle valutazioni di n°5 impianti sportivi di proprietà del Comune di Genova da conferire in un società per azioni‖, nominato con Decreto dell‘Ill.mo Presidente del Tribunale di Genova del 19/08/2005 cron. 432, giurata presso la Cancelleria del Tribunale di Genova in data 16/02/2006 Reg. Cron. 1101 e allegato all‘Atto Costitutivo di SportInGenova Spa , depositato alla CCIAA di Genova al Protocollo n. 29010 del 29/06/2006.

166 Nell‘analisi di società commerciali è generalmente privilegiato un metodo finanziario oppure un metodo misto patrimoniale/reddituale, che consente di tenere conto del valore attuale dei beni dell‘azienda, ma anche del reddito da questa prodotto in passato, ipotizzandone un‘evoluzione futura costante.

167 Rag. Luigi Sardano, cit., pag. 18 168 Disponibili per la consultazione anche sul sito internet www.comune.genova.it 169 Ogni anno il Bilancio Previsionale riporta la previsione per l‘anno in corso, la previsione definitiva per l‘anno precedente ed il

consuntivo del dato riferito a due anni prima. Ad esempio il Bilancio Previsionale 2006 riporta: la previsione per il 2006, la stima definitiva per il 2005 ed il consuntivo (colonna ―Impegni‖) per il 2004.

170 I dati del 2010 non sono ancora disponibili 171 Tale approccio ha probabilmente risentito dell‘avvenuto cambiamento del Consiglio di amministrazione della Società ed

anche della decisione, presa immediatamente dopo, di procedere alla messa in liquidazione di SportInGenova. 172 Per l‘anno 2006, poiché il piano non prevedeva l‘operatività per un semestre, si è provveduto a dividere al 50% i risultati

economici, riprendendo poi in pieno i valori riportati nel documento per il periodo dal 2007 al 2009. 173 Che, di fatto, è il bilancio che anticipa una serie di azioni e riflessioni immediatamente precedenti la liquidazione. 174 A questo si aggiunge lo stanziamento fatto nel 2009, per complessivi 229 migliaia di Euro, per un non meglio precisato

fondo a copertura di contenziosi con il personale. 175 Raffaele Niri,‖La ramazza di D' Alema jr‖, La Repubblica, 16.09.2005, Pag. 4 Sez. Genova 176 Non essendo disponibile il dettaglio dell‘anno 2006, si assumeranno ricavi pari a 1,5 milioni di Euro. 177 Vincenzo Galiano, ―Stadio di Marassi ipotecato per un mutuo da tre milioni di Euro‖, Il Secolo XIX, 31 ottobre 2008 178 Il valore indicato nel piano industriale stimava un risultato operativo positivo per 509 mila Euro nell‘anno 2004 179 E. Bacerani, F. Ferrando, ―Crack InGenova. Il disastro della spa che gestiva gli impianti sportivi‖, Liguria Business Journal, Settembre

2010 180 Consiglio Comunale di Genova, Delibera n. 00090/2009 del 01 dicembre 2009, ―Approvazione delle modifiche allo Statuto

di AMIU Spa – Rientro nella diretta disponibilità del Comune delle partecipazioni di Bagni Marina, SportInGenova e Farmacie Genovesi detenute da AMIU Spa, tramite riduzione volontaria del Capitale Sociale. Indirizzi di riordino del Gruppo AMIU‖

181 Donatella Alfonso, ―Stadio, alleanza a tre per il rilancio‖, La Repubblica 18.05.2010, Sez. Genova 182 Daniele Grillo, ―Tornano i concerti al Ferraris‖, Il Secolo XIX, 19.07.2010 183 Il Patrimonio dello Stato è regolamentata dal Codice Civile: Art.826 – (Patrimonio dello Stato, delle province e dei comuni) -

I beni appartenenti allo Stato, alle province e ai comuni, i quali non siano della specie di quelli indicati dagli articoli precedenti, costituiscono il patrimonio dello Stato o, rispettivamente, delle province e dei comuni. Fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato le foreste che a norma delle leggi in materia costituiscono il demanio forestale dello Stato, le miniere, le cave e torbiere quando la disponibilità ne è sottratta al proprietario del fondo, le cose d'interesse storico, archeologico, paletnologico, paleontologico e artistico, da chiunque e in qualunque modo ritrovate nel sottosuolo, i beni costituenti la dotazione della presidenza della Repubblica, le caserme, gli armamenti, gli aeromobili militari e le navi da guerra. Fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato o, rispettivamente, delle province e dei comuni, secondo la loro appartenenza, gli edifici destinati a sede di uffici pubblici, con i loro arredi, gli altri beni destinati a un pubblico

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servizio. Art.828 – (Condizione giuridica dei beni patrimoniali) - I beni che costituiscono il patrimonio dello Stato, delle province e dei comuni sono soggetti alle regole particolari che li concernono e, in quanto non è diversamente disposto, alle regole del presente codice. I beni che fanno parte del patrimonio indisponibile non possono essere sottratti alla loro destinazione, se non nei modi stabiliti dalle leggi che li riguardano

184 Così nella Relazione sulla Gestione al Bilancio di SportInGenova Spa al 31 dicembre 2009 185 ―Martedì SportInGenova va in liquidazione, un «pacco» da 31 mln‖, Primocanale, 21.05.2010 15:40 186 In particolare con l‘A. C. 1881 187 Gli effetti pratici di tale dichiarazione sono descritti nel prosieguo del capitolo. 188 Così definiti se c‘è la presenza di aree accessorie, residenziali, direzionali o commerciali, che siano associate all‘impianto per

favorirne l‘autosufficienza economica 189 cfr www.terranauta.it/a1489/legambiente/ecco_i_veri_obiettivi_della_legge_sugli_stadi.html 190 Renzo Parodi, ―Stadio, nel piatto 100 mila metri di aree‖ Il Secolo XIX, 05.11.2009 191 cfr www.terranauta.it/a1489/legambiente/ecco_i_veri_obiettivi_della_legge_sugli_stadi.html 192 Tutta la documentazione, così come l‘aggiornamento dei lavori, è disponibile al link

http://nuovo.camera.it/126?PDL=2800&leg=16&tab=1 193 Calcolati in ragione del 5% sul costo del progetto della Fondazione (50 milioni) e sulle indicazioni della sola componente

―stadio‖ del progetto di Sestri indicata in 60 milioni. 194 Imposta sul Reddito delle Società, attualmente fissata al 27,5% dell‘utile fiscalmente rilevante 195 Direttiva Ministero dell‘Interno del Nr. 555/OP/0002448/2009/II/CNIMS del 14 agosto 2009 196 ANSA ―Tessera del tifoso, appello del Viminale - 'Massimo rigore e verifiche strutturali' 22 agosto 2010, 16:22 197 http://impiantisportivi.coni.it/index.php?id=35&no_cache=1 198 http://www.lega-calcio.it/rest/site/default/file/cu1234.pdf 199 http://www.lega-calcio.it/rest/site/default/file/cu109_0607.pdf 200 Disponibile sul sito www.uefa.com 201 Art. 1, 3° comma: ―These regulations do not affect the legal obligations arising from national legislation applicable to

stadium facilities‖ 202 FIGC, ―Manuale delle Licenze UEFA‖, Versione 2.2, 3 novembre 2009. www.figc.it/it/105/3816/Norme.shtml 203 Per la Champions League:

http://it.uefa.com/MultimediaFiles/Download/Regulations/competitions/Regulations/01/48/42/49/1484249_DOWNLOAD.pdf;

Per l‘Europa League: http://it.uefa.com/MultimediaFiles/Download/Regulations/competitions/Regulations/01/48/48/90/1484890_DOWNLOAD.pdf

204 FIGC, ―Manuale delle Licenze UEFA‖, Versione 2.2, 3 novembre 2009. www.figc.it/it/105/3816/Norme.shtml. Per i rimandi allo UEFA Stadium Infrastructure Regulation, invece, si veda http://www.uefa.com/MultimediaFiles/Download/Regulations/uefaorg/Stadium&Security/01/48/48/85/1484885_DOWNLOAD.pdf

205 Per limitarci al caso di Genova, talune spese inerenti il rifacimento manto erboso ed alcuni interventi di adeguamento per aderire a nuove norme nazionali o UEFA sono state divise in parti uguali fra SportInGenova, Genoa e Sampdoria.

206 Emanuele Melfi, ―Beretta: Proprietà stadi è la premessa fondamentale per successi sportivi", Vocegiallorossa.it , 19.05.2010 19:15 207 Renzo Parodi, ―Garrone: Senza stadio, qui il calcio va a picco‖, Il Secolo XIX, 21.10.2009 208 UEFA Club Licensing and Financial Fair Play Regulations, UEFA, 2010 209 Ai sensi del principio contabile IAS 24, sono parti correlate (a) le imprese che direttamente, o indirettamente attraverso una o

più imprese intermedie, controllano, o sono controllate dalla o sono sotto un comune controllo con, la società che redige il bilancio. (l'universo descritto è rappresentato dalle società controllanti, controllate e consociate); (b) le società collegate (vedere IAS 28, Contabilizzazione delle partecipazioni in società collegate); (c) le persone fisiche che hanno direttamente o indirettamente un potere di voto nell'impresa che redige il bilancio che conferisca loro un'influenza dominante sull'impresa e i loro stretti familiari. (d) i dirigenti con responsabilità strategiche, cioè coloro che hanno il potere e la responsabilità della pianificazione, della direzione e del controllo delle attività dell'impresa che redige il bilancio, compresi amministratori e funzionari della società e gli stretti familiari di tali persone; (e) le imprese nelle quali è posseduto, direttamente o indirettamente, un rilevante potere di voto da qualunque persona fisica descritta in (c) o in (d) o sulle quali tale persona fisica è in grado di esercitare un'influenza notevole. Questo caso comprende le imprese possedute dagli amministratori o dai maggiori azionisti dell'impresa che redige il bilancio e le imprese che hanno un dirigente con responsabilità strategiche in comune con l'impresa che redige il bilancio. Nell'esame di ciascun rapporto con parti correlate l'attenzione deve essere rivolta alla sostanza del rapporto e non solamente alla sua forma giuridica.

210 Deloitte, ―Football Money League‖, 13a edizione, marzo 2010, p. 3 211 I dati sono tratti dai Bilancio al 31 dicembre 2009 e non comprendono i proventi derivanti dal calciomercato e gli altri ricavi

e proventi (es. rimborsi assicurativi)

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212 S. Giudice, ―Il marketing nella gestione di uno stadio moderno‖, Rivista di Diritto ed Economia dello Sport, Vol. IV, Fasc. 2, 2008,

p. 41 213 Su tutti, gli incidenti dello stadio Heysel del 1985 e la tragedia di Hillsborough del 1989 214 Fra le squadre che hanno optato per la costruzione di un nuovo impianto vi sono Arsenal, Fulham, Balckburn Rovers,

Bolton Wanderers, Derby County, Manchester City. Fra quelle che hanno optato per la ristrutturazione il Manchester United (Old Trafford), Liverpool (Anfield), Chelsea (Stamford Bridge), West Ham (Upton Park).

215 Celtic Glasgow – pranzo al Captain‘s Table con ex capitani della squadra di calcio. 216 Si veda, ad esempio, l‘offerta corporate dell‘Inter (su www.inter.it/ospitalita/) e del Milan. 217 Si tratta, ad esempio, del Reebok Stadium, casa dei Bolton Wandereres, che ospita al suo interno il De Vere White Hotel,

struttura ricettiva a quattro stelle, prevalentemente dedicata ad un‘utenza business, che ha una serie di stanze con vista diretta sul campo da gioco.

218 S. Giudice, ―Il marketing nella gestione di uno stadio moderno‖, Rivista di Diritto ed Economia dello Sport, Vol. IV, Fasc. 2, 2008, pp. 45-46

219 Lago-Baroncelli-Szymanski, ―Il business del calcio‖, Egea, 2004, p. 10 220 AA.VV. ―Revenue and wealth maximization in the National Football League: the impact of stadia‖, Sport Marketing Quarterly, 2004,

13, Fitness Information Technology Inc., p. 229. 221 AA.VV. ―Revenue and wealth maximization in the National Football League: the impact of stadia‖, Sport Marketing Quarterly, 2004,

13, Fitness Information Technology Inc. 222 La National Football League riunisce 32 squadre di football americano. 223 Si tratta di sette squadre: Baltimore Ravens, Carolina Panthers, Tampa Bay Buccaneers, Tennessee Titans, Washington

Redskins, Cleveland Browns e St. Louis Ram; ma nel periodo dal 1995 a 2005 sono stati costruiti o ristrutturati 26 stadi. 224 Con il termine ―servizio del debito‖ si intende la somma delle rate di capitale ed interessi pagate in un periodo 225 Gli autori citano il caso degli Ottawa Senators, falliti nel 2003 per un debito totale di 240 milioni di dollari, dei quali 140

milioni di dollari erano riferiti al nuovo impianto. 226 Craig A. Depken II, ―The Impact of New Stadium on Professional Baseball Team Finances‖, University of Texas at Arlington, 2004. 227 ibi, pp. 23-26 228 A. Feddersen – W. Maenning, ―Arenas vs. Multifunctional Stadia – Which do spectators prefer?‖, Hamburg Contemporary

Economic Discussion, Universität Hamburg, 2007 229 Informazioni tratte dal sito internet dell‘Amsterdam ArenA, www.amsterdamarena.nl/over_amsterdam_arena/en/ 230 ABN Amro, Ballast Nedam Bouw B.V. Koninklijke BAM Groep NV , Coca-Cola Nederland, Grolsche, , Bierbrouwerij

Nederland B.V., KPN, Philips Electronics Nederland B.V., Stichting Exploitatie Nederlandse Staatsloterij, Amsterdam RAI B.V.

231 H. J. Markerink, A. Santini, ―Stadi e grandi aree di intrattenimento. Il caso Amsterdam ArenA‖, in ―Sport Management e mercati globali‖, Collana SYMPHONYA – Emerging Issues in Management, ISTEI - Istituto di Economia d‘Impresa , 2004, vol. 2

232 http://swissramble.blogspot.com/2010/11/why-ajax-are-no-longer-dutch-masters.html 233 Vi hanno suonato, fra gli altri: U2, Rolling Stones, Robbie Williams, Police 234 Arsenal Holding plc, Statements of Account and Annual Report 2006/2007 235 Nel‘ultima stagione sono stati circa 93 milioni di GBP, pari a circa 112 milioni di Euro. 236 Arsenal Holding Plc, Statement of Accounts and Annual Report 2009/2010 237 Non include gli ammortamenti e le svalutazioni derivanti dal calciomercato 238 ―The Group‟s income is affected by the performance and popularity of the first team. Significant sources of revenues are derived from strong

performances in the Premier League, FA Cup and UEFA Champions League (or the Europa League) and the level of income will vary depending upon the team‟s participation and performance in these competitions. A significant amount of the Group‟s income is derived from ticket sales to individual and corporate supporters who attend matches involving the first team at Emirates Stadium or elsewhere. The level of attendance may be influenced by a number of factors including the level of success of the team, admission prices, broadcasting coverage and general economic conditions‖. Arsenal Holding Plc, Statement of Accounts and Annual Report 2009/2010, p. 17

239 http://swissramble.blogspot.com/2010/03/i-owe-you-nothing.html, http://swissramble.blogspot.com/2010/09/cash-city-rockers.html

240 ―The cash from property will also allow us, for a short period, to push our investment in players ahead of where it might be if it was based purely on the revenues generated from football. Of course, the profit from property are temporary and we need to make sure that in the longer term costs remain at a level which can be paid from our football revenues‖. Arsenal Holding Plc, Statement of Accounts and Annual Report 2009/2010, p. 6

241 Oltre alle partite di campionato, l‘Arsenal ha disputato 8 partite di Champions nel 2006/2007, 10 partite nel 2007/2008, 12 partite nel 2008/2009 (quando è arrivata fino alle semifinali) e 8 partite nel 2009/2010.

242 La partecipazione alla fase a gironi prevede 6 partite. 243 ―There has been a very limited player sale activity during the summer transfer windows. As a result, in contrast to each of the previous three years,

we do not have a significant profit on disposal of player registrations on the books at this stage of the new financial year. Subject to any transfer activity in the January 2011 windows this may impact the final level of profit to be

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reported for the financial year 2010/11‖. Arsenal Holding Plc, Statement of Accounts and Annual Report 2009/2010, p. 19

244 Deloitte, ―Football Money League‖, 13a edizione, marzo 2010 245 http://bleacherreport.com/articles/400079-how-can-bayern-munich.pay-frank-ribery-so-much 246 Le azioni saranno acquistate in tre fasi, fra il Marzo 2010 ed il Luglio 2011. 247 http://it.wikipedia.org/wiki/Pregiudizio 248 http://it.wikipedia.org/wiki/Decisione 249 Giovanni Mari, ―Nuovo stadio e alleanza con Milano‖, il Secolo XIX, 26.09.2008 250 Luigi Pastore, ―Alla vigilia del Cda del Colombo rilanciato l´allarme già affidato a un documento del luglio 2007‖, La Repubblica,

10.07.2009, Sez. Genova. ENAC anticipava ―le perplessità circa la scelta del sito per il nuovo stadio: 1. sotto il profilo giuridico/tecnico, in quanto la sua realizzazione dovrebbe avvenire su demanio aeroportuale dello Stato, sottraendo all´aeroporto aree indispensabili per il suo previsto sviluppo; 2. sotto il profilo della compatibilità funzionale, in quanto si tratta di un‟infrastruttura in grado di generare forti concentrazioni di utenti in fasce temporali ristrette, congestionando così la rete di accessibilità all´aeroporto ed impedendone la fruizione, con danno alla collettività (sia passeggero che operatore aeroportuale); 3. sotto il profilo della sicurezza, poiché le manifestazioni calcistiche sono frequentemente origine di comportamenti ad alto rischio per l´ordine pubblico, in grado di influire non solo nelle aree limitrofe alla struttura di intrattenimento, ma anche sullo spazio aereo circostanze (per il rilascio di materiale pirotecnico)"

251 D. Gri. ―Ferraris,Tursi sogna di realizzare la cittadella dello sport‖, Il Secolo XIX on line, 14.10.2009 252 Renzo Parodi, ―La tv madre-padrona del calcio‖, Blog ―Italiani Strana Gente‖, Il Secolo XIX on line, 20.07.2009, nelle risposte ai

lettori 253 http://www.crusoe.it/mercato-regole/gli-stadi-in-italia-costruire-o-ripopolaress/133/ 254 H. J. Markerink, A. Santini, ―Stadi e grandi aree di intrattenimento. Il caso Amsterdam ArenA‖, in ―Sport Management e mercati globali‖,

Collana SYMPHONYA – Emerging Issues in Management, ISTEI - Istituto di Economia d‘Impresa , 2004, vol. 2 255 Passati da 38.500 a 60.432, consentono alla squadra di avere circa 44.000 abbonati ed una media di 55.000 spettatori, con una

percentuale di riempimento del 91%. 256 Curzio Maltese, ―La Genova che vince tra design e finanza‖, La Repubblica, 28.01.2007 257 Nel caso dell‘Emirates Stadium, la filosofia del club proprietario è addirittura definita come ―Arsenalisation‖. Nel caso

dell‘Amsterdam ArenA, che non nasce personalizzato sulle necessità dell‘Ajax, le aree veramente commerciali sono state oggetto di sviluppo nell‘ambito dell‘ArenA Boulevard.

258 Renzo Parodi, ―La tv madre-padrona del calcio‖, Blog ―Italiani Strana Gente‖, Il Secolo XIX, 20.07.2009 259 Luigi Pastore, ―Marassi è un mito, salvatelo‖, La Repubblica, 28.11.2008, Pag. 11 Sez. Genova 260 Dati tratti dal sito www.stadiapostcard.com 261 Renzo Parodi, ―La tv madre-padrona del calcio‖, Blog ―Italiani Strana Gente‖, Il Secolo XIX on line, 20.07.2009 262 Donatella Alfonso ―L´ultima trincea di Garrone Ricorso al Tar per Sestri‖, La Repubblica, 20.11.2009 263 Ce lo dice, fra gli altri, l‘allora Amministratore delegato della Sampdoria, Giuseppe Marotta: ―premesso che la committente per lo

stadio nuovo non è la Sampdoria come società, ma i suoi azionisti di maggioranza, cioè la famiglia Garrone, e che del progetto si è sempre occupato il presidente in prima persona‖ - Gessi Adamoli Stefano Zaino, ―Samp Entusiasta, Genoa Prudente‖, La Repubblica, 18.11.2009, Sez. Genova

264 ―Destra e Sinistra‖, Primocanale, 24.09.2009 265 Renzo Parodi, ―La tv madre-padrona del calcio‖, Blog ―Italiani Strana Gente‖, Il Secolo XIX on line, 20.07.2009 266 Garrone: "Sono pronto a costruire il nuovo stadio in Piemonte", Primocanale.it, 04.07.10 267 Giovanni Mari, ―Nuovo stadio e alleanza con Milano‖, il Secolo XIX, 26.09.2008 268 Renzo Parodi, ―La tv madre-padrona del calcio‖, Blog ―Italiani Strana Gente‖, Il Secolo XIX on line, 20.07.2009 269 Provincia di Genova, ―Piano di bacino stralcio per la difesa idrogeologica, geomorfologica, per la salvaguardia della rete

idrografica e per la compatibilità delle attività estrattive‖, approvato con Delibera del Consiglio Provinciale n. 62 del 04.12.2001

270 Giuseppe Filetto, 'Il Bisagno può annientare Genova', La Repubblica — 17 maggio 2008 Pag. 15 Sez. Genova 271 G. Gnecco, ―Il Ferraris è a norma per l'Uefa‖, Il Secolo XIX, 19.10.2009 272 ―Introduzione allo studio di fattibilità di un intervento per la ristrutturazione e nuova funzionalità dello stadio L. Ferraris‖, Fondazione

Genoa 1893, 12 novembre 2009 273 http://www.primocanalesport.it/video.php?id=28181 http://www.primocanalesport.it/video.php?id=28183 274 È ad esempio la prassi seguita per lo Stadio Olimpico di Roma, che ospita i concerti fra maggio e giugno, per poi procedere

alla rizollatura completa del campo di calcio. 275 Acronimo di Earning Before Interests, Taxes, Devaluations, Amortizations. Si ottiene sottraendo al valore della

produzione le spese generali (per materie prime e servizi, per godimento beni di terzi, per oneri diversi di gestione) ed i costi del personale. Viene considerato il parametro che misura il risultato del manager indipendentemente dalla politica di capitalizzazione della società che è propria dell‘azionista.

276 Per Indebitamento Finanziario Netto si intende in questo caso l‘esposizione complessiva verso banche (e società di leasing), sia a breve termine che a lungo termine.

277 ASCA, ―Calcio: Beretta, Dopo Disordini Genova Stadi Nuovi Più Urgenti‖, 14 ottobre 2010

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Parte della documentazione contenuta in questa bibliografia è disponibile sul sito del libro:

www.difendereunsogno.jimdo.com